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Autore: Merope_Blackbow    04/02/2014    3 recensioni
Una ragazza semplice ma determinata, pronta a offrirsi volontaria per vendicare la morte del fratello. Pronta a uccidere, a sconfiggere, coloro che le hanno portato via il suo eroe.
All'età di soli 13 anni, Chiara conosce tutta la storia della Ghiandaia Imitatrice, colei che ha abolito gli Hunger Games. Sono passati 70 anni dalla vittoria dei ribelli, la capitale è riuscita a riconquistare il comando e ha fatto rinascere gli Hunger Games dalle loro ceneri, come una fenice. Suo fratello è morto alla 15° edizione. Ora Chiara, tributo del Distretto 10 nella 20° edizione dei giochi, vuole vendicare la sua morte e mettere un fermo all'ingiusta carneficina, ripercorrendo le orme di Katniss Everdeen, la Ghiandaia Imitatrice.
Dal testo:
"Mi alzai in silenzio e portai le tre dita centrali della mano sinistra alle labbra, per poi allungarle verso il pubblico. Ecco, l'avevo fatto. Il gesto del distretto 12, quel gesto che, all'inizio, significava ammirazione, rispetto e dire addio ad una persona cara; mentre, durante la rivolta, significava Ribellione."
"[…]…rabbrividii. Non perché mi facesse venire la nausea al solo pensiero di quelle morti, anzi, me ne rallegravo. Erano 6 tributi in meno. Sei possibilità in più di sopravvivere."
Genere: Azione, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Caesar Flickerman, Nuovi Tributi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Mancavano dieci secondi e sarebbe iniziato il bagno di sangue.

Guardai James, era dall'altra parte della Cornucopia rispetto a me, ma lo vedevo. Ovviamente lo vedevo. La Cornucopia era una bolla sott'acqua. Noi dovevamo scivolare in quella sottospecie di tunnel che ci ritrovavamo davanti.

Nove secondi.

Sapevo che sarei potuta morire lì sotto ma mi serviva un'arma.

Otto secondi. BOOOOOM! Uno dei tributi doveva essere esploso, ma non lo degnai di uno sguardo.

Sette secondi.

Mancava poco ormai. Dovevo organizzarmi, pensare. Forse i tunnel erano un labirinto, forse si estendevano per tutta l'arena.

Sei secondi.

Mi misi in posizione e aspettai.

Cinque secondi.

Spostai lo sguardo sugli altri tributi.

Quattro secondi.

L'esplosione proveniva dalla mia destra: era la ragazza del Distretto 8.

Tre secondi.

Tornai a guardare la Cornucopia.

Due secondi.

Si vedevano armi, zaini e altre cose che servivano per la sopravvivenza.

Un secondo.

Mi lanciai giù dalla mia postazione e scivolai nel tunnel.

Era buio lì sotto, umido e freddo.

Corsi verso la Cornucopia, l'unica cosa che si vedeva nel buio. Appena la raggiunsi mi fermai per qualche secondo. Era la stessa Cornucopia ad emettere luce. Una luce verdastra, ma pur sempre luce. Ricominciai a correre e raggiunsi le armi. Afferrai una spada, uno zaino con sacco a pelo e provviste e cominciai a combattere.

Non attaccavo, mi difendevo e basta. Non volevo uccidere nessuno, anche se prima o poi avrei dovuto farlo.

Per terra c'era tanto di quel sangue che rischiai di scivolare parecchie volte. Sembrava che il terreno stesso stesse sanguinando.

 

 

Correvo a più non posso verso l'uscita, quando sentii qualcuno dietro di me. Mi girai di scatto, la spada pronta a colpire.

James era davanti a me, grondava sangue. Devo essere inorridita, perché sorrise e mi si avvicinò: -Tranquilla, neanche una goccia di questo sangue è mio-.

Non so perché lo feci. So che non avrei dovuto, ma proprio non capisco cosa mi prese. Mi domando ancora perché lo abbracciai.

Eppure lo feci, e lui non mi allontanò. Rimanemmo così finché il tributo maschile dell'otto non ci attaccò.

Non ero sorpresa dal suo arrivo, l'avevo visto arrivare. Sciolsi l'abbraccio e spinsi James dietro di me, sollevai la spada e...il tributo non si fermò.

Arrivò fino all'impugnatura, e il sangue mi schizzò sulla faccia.

Il cannone sparò.

L'avevo ucciso. Avevo appena ucciso un ragazzo della mia stessa età. La mia prima vittima.

Estrassi la spada e mi girai verso il mio alleato.

-Dobbiamo andare…- non riconoscevo la mia voce, era troppo calma -…qui è troppo pericoloso. Dobbiamo trovare un luogo sicuro per accamparci questa notte-. M'incamminai nuovamente verso l'uscita. James mi seguì.

 

Quando fummo fuori sentimmo l'odore acre e metallico del sangue…e i cannoni che sparavano. Una…due…tre volte.

Poi vedemmo la battaglia. Infuriava fuori dai tunnel. Era tremenda, ragazzi e ragazze dai tredici ai sedici anni che si pugnalavano a vicenda. Rabbrividii. James mi mise un braccio intorno alle spalle e corremmo verso la foresta che si estendeva tutta intorno alla Cornucopia. Ci dirigemmo ad Est, dall'altra parte rispetto alla carneficina.

Mentre cercavamo di non inciampare nelle radici dei pioppi, sentimmo i cannoni sparare cinque volte.

 

La sera eravamo tra i rami di una Quercia, nel mio sacco a pelo. Non era morto più nessuno e noi non avevamo incontrato nessuno, apparte due scoiattoli che avevamo ucciso e cotto per poi mangiarli.

Stavamo discutendo sulla strategia da adottare, o meglio io stavo parlando di quello, James cercava di farmi ridere facendo facce buffe, quando sentimmo l'inno della Capitale.

Mostrarono i volti dei tributi morti quel giorno:

Il ragazzo dell'uno, mi ricordavo il suo volto: era morto nel bagno di sangue sopra la Cornucopia;

Il ragazzo del tre;

Entrambi i tributi del nove;

Entrambi i tributi dell'otto, una era esplosa, l'altro l'avevo ucciso io;

Il ragazzo del cinque, morto anche lui nel bagno di sangue. Buffo, era stato lui a uccidere il ragazzo del Distretto 1;

La ragazza dell'undici;

La ragazza del dodici. Quando fecero vedere l'ultimo volto, James sospirò, si mise seduto e fece lo stesso gesto che feci io alla fine della mia intervista. Solo che lui voleva esprimere ammirazione, e voleva dire addio ad una persona cara.

 

-James?- lo chiamai. Lui si girò, aveva le guance rigate dalle lacrime.

Per la seconda volta quel giorno feci la cosa più sbagliata di tutte: lo abbracciai.

Lo strinsi a me e lo consolai.

-Era mia sorella…- sussurrò nel mio orecchio.

-Tranquillo…- non volevo rifilargli le stronzate che avevano rifilato a me, così gli dissi la pura e semplice verità: -…so che fa male, ma col tempo diventerà più sopportabile…-

Mi guardò negli occhi, e io mi sciolsi sotto quello sguardo.

-Tu ci sei riuscita? A superare la morte di tuo fratello?- mi domanda con voce strozzata.

Io scuoto la testa: -No, non l'ho ancora superata, ma sono riuscita a trovare un modo per onorarlo- gli faccio un sorriso triste.

-Quale?- domanda lui a mezza voce.

-Questo- allargo le braccia per mostrargli l'Arena.

-Mi sono offerta volontaria per vincere e rendergli onore.-

Lui mi guarda e scuote la testa. Poi torna a guardarmi negli occhi: -È la cosa più idiota che qualcuno abbia mai fatto…- sorride -…ma anche la più dolce-.

Fu con queste parole nell'aria, che James si chinò su di me, e mi baciò. Un bacio dolce, che finì troppo presto.

 

 

 

Nota dell'autore:

 

Ecco qui il mio nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto.

Non so che altro dire se non: recensite, per favore. Ad ogni autore fa piacere che qualcuno critichi il suo lavoro. Significa che almeno qualcuno lo ha letto.

Approposito della storia(e del prossimo capitolo): certe volte scriverò dal punto di vista dei capitolini, almeno credo…non ne sono così sicura.

Al prossimo capitolo, allora!

 

-Peace & love-”

  
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