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Autore: ladyvampiretta    04/02/2014    6 recensioni
Layla è destinata a morire tragicamente, così hanno deciso gli angeli. Castiel, però, ignaro di tutto, le salva la vita. I loro destini si incroceranno in un turbinio di amore e morte che li porterà ad attraversare l'Inferno e il Paradiso per sfuggire alla sorte avversa.
[Dalla storia]
"« Devo tenerti d'occhio... » continuò « ... corri un grave pericolo »
Rimasi colpita « Eh? Quale pericolo? » sbottai.
Castiel rimase impassibile « Ti vogliono morta »
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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UNA NUOVA SPERANZA

 

Mi accoccolai sul letto, lo stesso che fino a qualche giorno prima avevo condiviso con Castiel. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che non lo avrei più rivisto. Certo, non era morto, ma era in Paradiso, un luogo precluso agli umani se non da angeli... o morti. Mi sentivo tremendamente sola, devastata. Non facevo che chiedermi quale fossero le nostre colpe per meritare una sorta così avversa. Che il mio passato c'entrasse qualche cosa, ormai era lampante. Ma perché Castiel era stato portato via? Le parole di Zaccaria riguardo il mio essere un disertore mi rimbombavano in testa. Neanche con Sam e Dean ero riuscita a trovare qualcosa per riportare il mio angelo indietro.

Mi rannicchiai in posizione fetale.

"Torna da me, ti prego"

Improvvisamente, sentii uno sbattito d'ali.

Dallo stupore balzai giù dal letto.

"Castiel?" fu l'unico pensiero. "Magari l'hanno liberato, magari è riuscito a scappare!"

Ma tutte le mie fantasie e le speranze vennero meno quando incrociai lo sguardo dell'unico angelo che più di tutti volevo morto.

« Menea! » sputai tra i denti. Tirai fuori dalla tasca posteriore dei jeans la lama angelica e mi preparai all'attacco « Ci vuole una bella faccia tosta per ripresentarti qui »

L'angelo si portò le mani avanti, in segno di difesa.

« No, no, aspetta, sono qui per parlare... » bofonchiò, senza distogliere gli occhi dai miei.

« Certo, se vuoi ci prendiamo anche un caffè insieme » sibillai, velenosa, facendo un passo avanti.

Menea indietreggiò, impaurito « Per favore, ho delle cose da dirti »

« Io no, hai fatto bene a venire, almeno mi hai risparmiato il bisogno di cercarti! » e così dicendo gli saltai addosso. Rotolammo per terra.

Mi sedetti cavalcioni su di lui e gli puntai il pugnale alla gola.

Menea ansimò un attimo, preso alla sprovvista, ma continuò a guardarmi negli occhi. Infine abbassò tutte le difese.

« Sì, ti capisco se vuoi uccidermi... ne hai tutte le ragioni, ma posso aiutarti a riportalo indietro... »

« Non mi freghi più, bastardo, mi vendicherò a modo mio »

« So che non ti fidi, ma se non dicessi la verità, non sarei venuto qui a parlarti... »

Non avevo il coraggio di credere alle sue parole. Ne avevo passate tante per fidarmi ancora degli angeli.

« Non lo so, magari vuoi far fuori anche me... » suggerii, premendo la lama sul suo collo.

Menea degluttì « Senti, so che mi odi e che mi vuoi morto, ma sono l'unico che può salvare Castiel, devi fidarti di me »

Lo fissai negli occhi per scorgere un qualcosa che tradisse le sue parole, ma le sue iridi castane sembravano pure. Non stava mentendo.

Mi tirai su ma non riposi l'arma.

« Parla » ordinai, mentre anche Menea si alzava in piedi.

L'angelo si ricompose. Si lisciò i vestiti e sospirò.

« Senti, davvero mi dispiace... io volevo aiutarvi ma... »

« No, senti, salta questa parte, passa a quella in cui salvi Castiel! » gli ordinai, interrompendo la sue sequela di scuse. Ci sarebbe stato il tempo dedito a quello, ma non era il momento adatto.

Sospirò nuovamente « Va bene... »

Si sedette sul letto e si tormentò le mani, tenendo lo sguardo basso.

« Sai com'è strutturato il Paradiso? » domandò, con fare retorico.

Ero già esasperata dai suoi inutili giri di parole.

« Se non arrivi al dunque in fretta, ti colpisco! » mormorai. Lo fissai gelidamente, mostrandogli la mia arma.

« Ok, ok... » si affrettò a rispondere « ... il Paradiso è un luogo dove possono accedere solo gli angeli e chi ha l'anima immacolata... » e così dicendo, mi osservò con il sopracciglio alzato.

Lo guardai male e lui proseguì.

« Ci sono centinaia di versioni diverse del Paradiso, una per ogni anima pura che arriva lassù... ma conosco un incantesimo per farti arrivare in quello dove si trova Castiel e salvarlo... ». A quelle parole, il mio cuore partì all'impazzata.

"Lo rivedrò" pensai, mentre gli occhi mi diventarono lucidi.

« Dici davvero? » domandai, cercando di tenere la voce ferma malgrado l'agitazione.

Il caduto annuì.

Sentii il mio cuore scoppiare di gioia. Ormai avevo perso completamente le speranze.

C'era qualcosa che non quadrava, però.

« Menea, perché d'un tratto ti è venuta voglia di aiutarmi? »

Lui si tormentò nuovamente le mani « Non riesco a convivere con il pensiero di aver fatto del male... dopotutto sono un angelo, il ferire gli umani va contro i miei principi naturali...»

"Traduzione: è divorato dai sensi di colpa" .

« Ma non ti sei fatto scrupoli la prima volta » gli ricordai, serrando la mascella.

« Hai ragione, ma Castiel era un mio amico, un fratello, e io l'ho tradito... non accadrà più » mi promise.

Lo fulminai con lo sguardo « Perché ci hai traditi la prima volta? »

Il caduto degluttì, evitando il mio sguardo « Naomi... » disse solamente.

Sentii il mondo crollarmi addosso. Naomi. Era lei il nostro principale nemico.

« Che ti ha promesso in cambio? »

Gli occhi del caduto tornarno sui miei.

« Il perdono e il poter ritornare in Paradiso » disse a bassa voce.

Mi uscì una mezza risata « Strano, ma qualcosa mi dice che ti ha mentito »

Menea abbassò lo sguardo, ferito. Come me, anche lui si era fidato della persona sbagliata. Potevo davvero fargliene una colpa?

Era una guerra, nessuno poteva fidarsi di nessuno. Eppure, in quel momento, dovevo riporre le mie speranze in una creatura che ci aveva traditi poco prima.

Feci una smorfia e decisi di cambiare argomento.

« Cosa serve per l'incantesimo? » domandai. L'angelo caduto si alzò dal letto e raggiunse la scrivania. Una volta seduto sulla sedia, tirò fuori dalla tasca della giacca un sacchetto.

« Ho tutto io, questo incantesimo ti permettera di raggiungere Castiel. Una volta lì, dovrai recitare una formula e compiere un piccolo rituale... ».

Prese fiato e mi guardò fisso negli occhi « Sei ancora sicura di farcela? »

Annuii con decisione.

« Bene, cominciamo! ». Prese un foglio di carta e vi scrisse qualcosa. Ripiegò il foglietto con cura e me lo diede. Lo misi in tasca senza neanche guardarlo.

Mi spiegò in modo veloce il rituale e io rabbrividii all'istante. Dovevo essere forte, però, per me e per Castiel. Ormai eravamo ad un passo dal successo, non potevo fermarmi.

« Ok, sei pronta? » mi chiese, mentre apriva il sacchetto.

« Prontissima! »
Menea prese un bel respiro e soffiò il contenuo verso di me. Ne uscì una strana polvere scura. Aveva un odore forte e penetrante.

Istintivamente chiusi gli occhi e starnutii.

Dopo pochissimi attimi, riaprii gli occhi e quello che vidi mi lasciò a bocca aperta.

Non ero più nel mio appartamento. Ero all'aria aperta e in un luogo che è difficile da descrivere.

C'era il sole che splendeva nel cielo, l'aria era calda e il cielo era puntellato da piccole nuvole bianche. Intorno a me regnava il verde incontrastato, come se fosse estate, anche se i fiori, che facevano da padroni nel paesaggio, suggerivano che la stagione fosse primaverile. C'erano piante e frutti di ogni forma e colore, mentre degli uccellini cinguettavano allegramente. Poco lontano, scorsi anche una piccola cascata, sormontata da uno splendido arcobaleno.

Era un Paradiso, in tutti i sensi, anche se sembrava più un'immagine infantile di esso.

"Magari è così che se lo immagina un bambino" pensai, guardandomi intorno.

Ma non avevo tempo di osservare tutte quelle meraviglie, la mia priorità era Castiel.

Il punto era che non sapevo dove cercarlo. Per quanto ne sapevo, quel Paradiso era immenso.

Da lontano, scorsi un paio di uomini vestiti di un completo nero venire verso di me.

"Angeli..."

Mi nascosi immediatamente dietro una quercia.

"Chissà se sanno che sono qui" pensai preoccupata.

Non avevo molto tempo, dovevo trovare Castiel e tornare sulla Terra il prima possibile.

Una volta sinceratami che non ci fosse nessun angelo in vista, cominciai a correre, nascondendomi di tanto in tanto dietro alberi e cespugli.

Ormai ero arrivata vicino alla cascata.

Trattenni il fiato quando una donna, sempre vestita di nero mi passò vicino.

A quanto pare, Castiel era l'unico angelo ad indossare l'impermeabile...

Quando anche la donna si allontanò, individuai un sentiero poco distante che portava ad un viale alberato.

Non so come, ma sentivo che dovevo prendere quella direzione.

Controllai nuovamente che non ci fosse nessuno in vista e iniziai a correre lungo il sentiero.

Alberi, cespugli, felci e ancora alberi. La natura regnava incontrastata in quel posto.

"Sì, è sicuramente l'idea di Paradiso di un bambino"

Il mio cuore fece un balzo a metà sentiero.

Sentii dei passi vicino a me e subito mi nascosi, con il cuore che mi batteva all'impazzata.

Due angeli mi si fermarono vicini.

« Pensavo di aver visto qualcosa, devo essermi sbagliato... » mormorò uno.

« Può essere, magari era solo un cervo » convenne l'altro.

Continuando a chiacchierare, si allontanarono e io sospirai di sollievo.

Mi sedetti un attimo tra il fogliame per riprendere fiato.

"Di questo passo mi scopriranno prima ancora che io possa trovarlo..."

Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo.

"Castiel, dove sei?" pensai sconfortata.

Riaprii gli occhi, pronta a percorrere nuovamente il sentiero, ma qualcosa colse il mio sguardo.

Seduto su una panchina, a una quindicina di metri da me, c'era Castiel.

Riconobbi i capelli ribelli e il trench beige.

Il mio cuore riprese a battere forte.

"L'ho trovato!"

Cominciai a camminare senza fare il minimo rumore tra il fogliame.

Passo dopo passo il mio cuore batteva sempre più forte.

Castiel non si mosse, sembrava in contemplazione.

Un altro passo ancora.

Gli ero vicinissima quando un rametto si spezzò sotto i miei piedi.

Castiel, incuriosito dal rumore, si voltò.

I nostri sguardi si incrociarono immediatamente.

Restammo imbambolati per qualche secondo, poi presi coraggio e gli saltai addosso.

Vidi i suoi occhi illuminarsi e venni subito circondata dalle sue braccia.

« Layla? » domandò con un sorriso « Che ci fai qui? ». Era stupito

Feci una mezza risata « Sono venuta per riportare a casa il mio angelo » e lo strinsi più forte.

Castiel allentò la sua presa su di me, mi alzò il mento e le sue labbra si posarono sulle mie. Mi baciò dolcemente. Quando la sua lingua sfiorò la mia, lo sentii gemere piano. Mi uscì un sorriso involontario e lo strinsi di più a me, passando le mani sotto il trench e sfiorandogli la schiena attraverso la camicia. La sua pelle sembrava bollente a contatto con la mia. Intrecciò le mani tra i miei capelli e continuò a baciarmi.

Quanto mi era mancato tutto quello.

Si staccò da me giusto per riprendere fiato, ma eravamo ancora tanto vicini che i nostri nasi si sfioravano.

« Ti amo » sussurrò.

Avvampai di rossore e il mio cuore perse un battito, prima di riprendere a tamburellare forte nel mio petto.

Castiel mi aveva detto che mi amava.

Una creatura perfetta come lui mi aveva appena confessato i suoi sentimenti più profondi con due parole.

Non me lo aveva mai detto prima... neanche quella volta che ero stata io a dire quelle parole per prima, dopo aver visto il film "La città degli angeli".

I suoi occhi erano immersi nei miei. Le pupille erano dilatate.

La sua voce era sincera e pura.

Vidi un ombra di preoccupazione oscurargli il viso.

Solo in quel momento mi resi conto che non gli avevo ancora risposto.

« Ti amo anch'io » sussurrai, riavvicinandolo a me per un altro bacio. Ero sincera. Castiel era tutto quello che desideravo.

"Sì, sono in Paradiso"

Il mio cuore batteva all'impazzata e quelle due parole mi rimbombavano in testa.

Sorrise contro le mie labbra e le sue braccia mi circondarono. Mi prese in braccio e istintivamente intrecciai i miei piedi contro la sua schiena.

Mi bastava stare accanto a Castiel per sentirmi bene, completa, rinata. Tutta la sofferenza degli ultimi giorni sembrava sparita nel nulla.

Mi appoggiò allo schienale di legno della panchina senza smettere di baciarmi. Ormai ero preda del suo odore e del suo amore. Tutto era perfetto, non chiedevo altro.

Le sue mani mi sollevarono la canotta bianca che indossavo, sfiorandomi la pelle fino al gancetto del reggiseno.

Una scarica di eccitazione mi percorse tutto il corpo. Gli sfiorai l'addome e risalii lentamente fino al nodo della cravatta blu, con l'intento di slacciarla.

Improvvisamente le sue mani sulla mia schiena si bloccarono e il suo corpo si irrigidì. Sollevai lo sguardo e lo guardai, confusa. Mi rispose con un'occhiata spaventata.

« Nasconditi! » ordinò.

Non ebbi neanche il tempo di riflettere sulle sue parole che mi lanciai dalla panchina dietro un cespuglio, dando una bella botta in terra con le ginocchia.

Dopo quella che sembrò un'eternità, vidi un uomo avvicinarsi. Il tramite afroamericano era di una bellezza sconvolgente, avvolto da un completo grigio chiaro.

Era alto, rasato con degli occhi blu elettrici. Aveva il passo sicuro, deciso. Era evidentemente a suo agio in tutto e per tutto.

Si fermò vicino a noi.

« Castiel? Avevo sentito che eri tornato! » disse, sopreso. Aveva una voce profonda e sensuale.

Si avvicinò e appoggiò una mano sulla spalla del mio angelo

"Sono amici" pensai, sorpresa.

Castiel non parlava mai dei suoi amici... Winchester a parte.

« Andros? È una vita che non ci vediamo! »

Andros sorrise. Si allontanò da lui, ma non mollò la presa sulla spalla di Cass.

Il suo sguardo divenne immediatamente cupo.

« Ho saputo che sei stato confinato qui, che ti hanno torturato e il perchè... se vuoi, io posso andare sulla Terra a controllare come sta la tua... ragazza » mormorò, esitando sull'ultima parola.

"Torturato?" il mio cuore perse un colpo. Lo avevano torturato a causa mia...non dovevo esserne sopresa. Sapevo che gli angeli non concepivano il rapporto che c'era tra di noi.

"Noi angeli siamo fatti per amare, non per innamorarci..." mi aveva detto un giorno Castiel.

"Lo avranno torturato perché si ostina a proteggermi" pensai premendomi una mano sul petto. Il cuore mi si era fatto incredibilmente pesante.

« Grazie, ma se le fosse successo qualcosa lo saprei » e sorrise.

A quelle parole sorrisi anch'io e Andros non fu da meno.

« Amico, se vuoi qualcosa devi solo chiedere »

« Ti ringrazio ancora, ma va bene così... grazie davvero »

Andros sorrise di nuovo, questa volta sembrava in imbarazzo.

« Ma figurati... ti devo ancora un favore... non mi sono ancora sdebitato per Cleopatra »

Castiel ridacchiò. Il poter risentire la sua risata musicale...

"Aspetta, Cleopartra?!" pensai, sgranando gli occhi. Ogni volta mi sorprendevo per il tempo che gli angeli aveno trascorso sulla Terra.

Ripresi a sbirciare.

« L'ho solo convinta ad incontrarti » ammise, annodandosi meglio la cravatta che gli avevo quasi completamente slacciato.

Andros si era avvicinato pericolosamente al cespuglio dove ero nascosta io. Per fortuna mi dava le spalle, anche se il mio cuore batteva così forte che poteva benissimo essere sentito.

Malgrado tremassi, cercai di rimanere il più possibile immobile. Ero inginocchiata e i muscoli cominciarono a farmi male. Per fortuna la foresta venne attraversata da una folata di vento, così potei cambiare posizione senza dover destare sospetti.

Andros poggiò un braccio sulla spalla di Castiel.

« Ed è stata una delle notti più belle della mia vita » disse l'angelo con voce sognante.

Subito dopo si fece nuovamente serio.

« Amico, io sarò sempre dalla tua parte... » prese fiato e si scambiarono uno sguardo d'intesa « ... appoggerò sempre le tue scelte » e così dicendo, gli diede un'ultima pacca e ci diede le spalle, allontanandosi.

Poi sembrò ricordarsi di qualcosa e tornò indietro.

« Ah, e per la cronaca, dì alla tua ragazza che nascondersi dietro un cespuglio non è il massimo... »

 

Sgranai gli occhi.

"Merda, e adesso?" pensai, mentre mi alzavo in piedi.

Andros mi squadrò da capo a piedi, incrociando le braccia.

Guardai Castiel in cerca di aiuto ma era allibito quanto me.

« Come hai... » le parole mi uscirono a fatica, schiacciate dalle forti palpitazioni che mi attanagliavano il petto. Cominciai a tremare... avevo il pugnale, ma Andros sembrava davvero molto forte, anche per me e Castiel.

« Per favore! I tuoi respiri si potevano sentire anche dalla Terra » si fece beffe di me.

Degluttii a fatica.

In una frazione di secondo, Castiel mi si parò davanti.

« Andros, ti prego... » e si guardarono per quella che sembrò un'eternità.

Dopo poco, Andros scoppiò a ridere.

« Dai Castiel, sai che non ti farei mai una cosa del genere, sai che sono dalla tua parte! »

"Per fortuna" pensai, mentre mi calmavo.

L'angelo superò Castiel e mi venne vicino.

Per il modo in cui mi guardava, sembrava voler scavare nella mia anima... ed era una cosa angosciante.

Andros mi sorrise e mi porse la mano.

« Piacere di conoscerti, il mio nome è Andros »

« Layla » dissi solamente, rispondendo alla sua stretta.

Avevo ancora l'adrenalina in circolo per formulare una frase più carina.

« Per curiosità, si può sapere come hai fatto ad entrare? Mi sembri ancora... viva » domandò, lanciandomi un'occhiata inquisitoria.

Quella di Menea era stata un'azione contro natura, quindi era ovvio che non avrei dovuto parlarne.

« Meglio non sapere... » borbottai, stringendo la mano a Castiel.

« Peccato » rispose, alzando le spalle. Per fortuna non indagò oltre.

Si girò verso Castiel , dopo aver sorriso alle nostre mani intrecciate.

« Allora, posso aiutarvi in qualche modo? »

« No, ho tutto sotto controllo »

Andros sorrise e si sedette sulla panchina.

« Bene, almeno posso guardare? » chiese, divertito.

"Preferirei di no!"

Nè io, nè Castiel rispondemmo.

Era arrivato il momento di riportare il mio angelo sulla Terra.

Presi dalla tasca il foglietto di Menea e lo stirai con le mani.

Sgranai gli occhi.

« Io lo ammazzo! » mormorai, acida.

"Lo ammazzo davvero!"

« Che succede? » chiesero in coro Cass e Andros.

Mostrai loro il foglietto.

« Non mi ha scritto l'incantesimo, ma ha fatto dei disegnini! »

Castiel mi sfilò il foglio dalle mani, fece un sorrisetto.

« E' enochiano, non sono simboli a caso »

« E che c'è scritto? »

Castiel mormorò parole a mio parere senza senso.

Le ripetei per memorizzarne la pronuncia.

« Ok, cosa dobbiamo fare? » domandò.

Presi il pugnale e avvicinai la lama al braccio destro.

Mi incisi la pelle giusto per vedere un rivolo di sangue gocciolare giù fino a bagnare le foglie sottostanti.

Strinsi i denti.

Castiel mi guardò allibito « Ma che fai?! »

« E' l'unico modo che hai per uscire, così mi hanno detto » risposi.

Era un piccolo taglio fastidioso.

Gli porsi il pugnale « Fa lo stesso »

Castiel, titubante, fece quello che gli avevo detto.

Non fece mezza smorfia a differenza di me.

"E' un taglietto, controllati! Sei sopravvissuta alle torture di Crowley!"

« Bene, ora afferrami il braccio, così... ok, dobbiamo far combaciare i due tagli... perfetto »

Presi un lungo respiro e chiusi gli occhi.

Mi impegnai a ricordare la sequenza di suoni necessari per l'incantesimo.

Quando ebbi finito, pensai di aver sbagliato qualcosa perché non accadde nulla. Stavo per mollare la presa su Castiel quando le nostre braccia vennero attraversate da una luminosissima luce biancastra. Il bagliore sembrò diventare parte di me, come se cominciasse a scorrere nelle vene. La forma di Castiel sembrò distorcersi, fino a brillare come una stella. Un bruciore assurdo mi attraversò il braccio, finché non caddi in ginocchio, esausta. Castiel non era più davanti a me.

« Ma cos'è... » non riuscii a chiedere ad Andros una spiegazione che fui costretta ad urlare dal dolore. Era atroce, come se avessi avuto un numero indefinito di crampi nello stesso momento e nello stesso punto. Me lo afferrai con l'altro braccio, con la speranza di diminuire il dolore che mi stava mozzando il respiro.

Le orecchie cominciarono a fischiarmi, i suoi intorno a me divennero ovattati.

Non sentivo neanche Andros, in preda al panico.

Il dolore divenne troppo per me e caddi a terra, perdendo conoscenza.

 

Quando riaprii gli occhi, non mi trovavo nel bosco, ma in quella che sembrava una grotta.

Era fredda ed umida.

Inoltre sentivo un rumore in sottofondo.

Shhhhh.

Sembrava qualcosa che scorreva.

Mi tirai su a sedere, facendo forza sulle braccia.

Subito quello destro tornò a farmi male, per fortuna l'intensità del dolore era diminuita.

Decisi di abbassare lo sguardo e vedere l'effetto dell'incantesimo.

Dal gomito fino al polso, il braccio era segnato da un intreccio di due linee nere. Sembravano due lingue di fuoco.

Storsi il naso per non svenire di nuovo.

« Secondo me è meglio se resti giù » mormorò una voce profonda e sensuale.

Andros mi guardava dall'alto in basso.

« Co... cos'è successo? »

Si inginocchiò accanto a me « Stavi urlando troppo, ti avrebbero scoperta, così ti ho portata qui, dietro la cascata... »

« E Cass? »

Andros si morse il labbro. Non disse nulla, si era limitato ad indicare il mio braccio destro.

Strabuzzai gli occhi.

"Questo Menea non me lo aveva detto! Lo ammazzerò, davvero"

Mi guardai il braccio.

« Cass? » domandai in un sussurro.

« Non penso possa sentirti... adesso devi sbrigarti ad andare via » si grattò il mento « ...è probabile che vengano a controllare »

Annuii. Aveva pienamente ragione.

Ripresi il foglietto. In fondo c'erano altri simboli in enochiano.

Lo porsi all'angelo « Puoi decifrarmelo? » lo supplicai.

Mi rivolse un seducente sorriso e prese il foglio. Sembrò studiarlo a fondo.

Me lo porse nuovamente e proferì altri suono senza senso.

Li ripetei ad alta voce.

Sentii come un risucchio, ma durò pochissimo.

L'ultima cosa che vidi del Paradiso fu Andros che mi faceva un cenno di saluto con la mano.

Il tempo di sbattere le palpebre e l'ambiente intorno a me era cambiato. Nessun prato fiorito, nessun bosco, nessuna grotta e nessuna cascata. Eravamo tornati a casa, ce l'avevamo fatta.

Mi voltai e incontrai lo sguardo di Menea che mi guardava a bocca aperta.

Se non ce l'avessi avuta a morte con lui, gli sarei saltata in braccio per ringraziarlo.

« Ce l'hai fatta! » era davvero sorpreso.

Io però non avevo tempo da perdere.

Lo guardai in modo supplichevole.

« E adesso? » mormorai, indicandogli il braccio.

Menea si alzò subito in piedi e mi raggiunse.

« Inciditi il braccio come prima e pronuncia queste parole... » e mormorò suoni distinti.

Riluttante, feci quanto mi era stato detto.

I segni neri sulla pelle si illuminarono non appena la lama mi sfiorò la pelle. Il mio braccio brillò per alcuni istanti, prima che ritornasse il dolore acuto e lancinante.

Strinsi i denti per non urlare.

Dal fascio di luce, emerse la figura di Castiel che rimase sospeso per qualche istante prima di rovinare a terra.

La luce scomparve così come il dolore.

« Ce l'abbiamo fatta! » dissi, tra le lacrime.

Ero felice, si era tutto sistemato. Ero con Castiel, il resto non contava più nulla.

L'angelo si tirò in piedi e il suo sguardo ingenuo si posò su di me. Sorrise e mi prese il viso tra le mani. Mi tirò piano a se' e mi stampò un bacio sulle labbra.

Mentre la sua lingua si faceva strada in me, un gemito mi salì in gola.

Lo desideravo più che mai.

Afferrai i lembi del suo impermeabile e lo strinsi a me con tutta la forza che avevo, sentendo il suo corpo aderire al mio.

Menea si schiarì la gola.

Io e Castiel ci allontanammo subito.

Ma qualcosa lampeggiò neglio occhi del mio angelo.

Come un fulmine, afferrò Menea per il colletto della giacca e lo sollevo di pochi centimetri da terra.

« Tu, bastardo, meriti di morire! » sibillò tra i denti. L'angelo caduto era in difficoltà. Boccheggiò. Probabilmente conosceva di cosa era capace l'angelo guerriero.

« Senti, mi... mi dispiace tanto! » biascicò « Naomi mi ha minacciato e... non sapevo come fare, ma adesso è tutto finito, siete tornati insieme! » disse, indicandomi.

Il sudore cominciò ad imperlargli la fronte.

Mi avvicinai, quasi esitante.

« Cass, basta, mettilo giù » il mio fu quasi un sussurro. Le spalle di Castiel, fino a qualche secondo prima rigide, si rilassarono. Riportò l'altro angelo con i piedi per terra ma non lo mollò. Mi lanciò un'occhiata confusa.

« Ma che dici?! Dopo che ci ha traditi... »

« Ha rimediato ai suoi errori » risposi prontamente. Non sapevo neanche io perché stessi difendendo l'angelo che ci aveva divisi, ma ero stanca di tutto quell'odio.

Era un giorno di festa, eravamo tornati insieme, la vendetta non avrebbe riportato indietro il tempo.

Castiel, probabilmente, intuì i miei pensieri, così lasciò la presa sull'angelo.

Menea mi ringraziò e si aggiustò la giacca, guardando con disappunto Cass.

Sbuffò.

« Mentre non c'eravate, ho scritto l'incantesimo per "perdere le ali" » disse, mimando le virgolette.

Lanciò un'occhiataccia a Castiel e mi porse il foglietto.

Ovviamente era scritto in enochiano.

« Grazie » mormorò il mio angelo a denti stretti.

Menea si limitò ad annuire.

« Spero abbiate fortuna »

Il caduto fece per sparire, ma io lo bloccai.

Avevo delle domande da fargli, ma non davanti a Castiel.

Mi voltai verso di lui.

« Puoi lasciarci un attimo soli? » . Castiel mi rivolse un'espressione imbronciata, ma volò via.

Sicuramente mi avrebbe aspettato sulla veranda.

Menea mi guardò, curioso.

Degluttì. Volevo fargli urgentemente delle domande, ma infondo temevo le risposte che avrei potuto ricevere.

Cominciai a torturami le mani, cercando le parole adatte. Menea non mi mise fretta.

« Vuoi sapere cosa ne sarà di Castiel dopo aver perso le ali? » mi anticipò.

Lo guardai implorante.

« Sì... »
Menea si passò una mano tra i capelli.

« Per un angelo è una cosa terribile, un dolore atroce, inimmaginabile... » mi spiegò « ... perdere le ali è come perdere gli arti, staccarseli di propria volontà. Da quel momento in poi non si torna più indietro, non portà più accedere al Paradiso. Il suo corpo si spaccherà in due, la sua anima sarà macchiata per sempre » Lo scenario che mi delineò era atroce. Peggio di tutto.

"Cass soffrirà ancora". Quel pensiero mi colpì come un pugno nello stomaco. Sentii il sapore del sangue in bocca e solo allora mi resi conto che mi stavo mordendo le labbra con forza.

« Ma almeno nessun angelo vi infastidirà più perché sarete entrambi umani e non ci sarà più niente di... inumano tra voi » e così dicendo, mi fissò negli occhi, alzando le spalle.

"Saremo felici" pensai. Però tutto il discorso precedente mi aveva segnata. Sentii la terra sotto i piedi venir meno.

Potevo chiedere a Cass tutto quel dolore? Potevo davvero?
Non ne ero più tanto certa.

Ringraziai Menea e feci per andarmene. Mi fermai dopo pochi passi e mi voltai a guardarlo nuovamente.

« Menea... ma tu perché hai scelto di essere un caduto? » domandai a bruciapelo.

Lui rimase colpito dalle mie parole. Di certo non si aspettava una domanda del genere.

Incrociò le braccia a petto e fece per stringersi. Sembrava cercare di farsi forza.

« E' complicato... » mormorò.

Mi sedetti nuovamente sul letto, in attesa.

« Mi ero innamorato di una donna e per lei ero disposto a tutto... credevo che potesse andare bene... ».

Strinsi i pugni. Sapevo già come sarebbe continuata la storia, ma lo lasciai parlare lo stesso.

« Ci amavamo, ma lei era mortale... e un ubriaco al volante me l'ha portata via ». L'agonia che emerse dai suoi occhi nocciola era disarmante. Mi si fece vicino e mi poggiò una mano sulla spalla « ... avrei voluto che quel giorno qualcuno mi avesse fermato, magari sei sarebbe ancora viva » e mi diede le spalle.

Era un angelo caduto. Una creatura ferita.

Mi si strinse il cuore.

« Ho cercato anche di uccidermi, anche se lassù... » continuò, indicando il soffitto « qualcuno mi ha riportato in vita, dandomi nuovamente le ali ma precludendomi il Paradiso »

Menea mi guardò e sorrise.

« Magari sono tornato in vita per una ragione... ». Mi rivolse uno sguardo compassionevole.

Di certo non immaginavo che gli fosse successo tutto quello che mi aveva raccontato. Provai un senso di pena verso di lui.

Vidi le lacrime solcargli il volto, prima di volare via e vederlo scomparire nella notte.

Menea non c'era più.

 

 

  
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