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Autore: Lady Viviana    04/02/2014    1 recensioni
Un blogger e il suo amico sociopatico (o meglio “sociopatico ad alta funzionalità”, come ama autodefinirsi) che corrono per le strade di Londra alla ricerca di assassini e terroristi. Ma anche John e Sherlock, due uomini come tanti che hanno deciso di condividere un appartamento. Questa raccolta di dieci one-shot celebra appunto loro due e la vita quotidiana al 221B di Baker St. Perché è anche questo che li rende così speciali.
Spoiler-free (ma possibili riferimenti alle prime due serie)
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: OOC, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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One Flews Over the Moon’s Nest
by Servant of Fire

 
 
Link alla storia originale: https://www.fanfiction.net/s/9998224/1/One-Flew-Over-the-Moon-s-Nest
Link al profilo dell'autore originale (Servant of Fire): https://www.fanfiction.net/u/5403233/Servant-of-Fire
 

John
Sherlock
Mrs. Hudson
 

C’è sempre, in realtà, un momento in cui qualcuno si guarda indietro e dice “E’ in quel momento che è iniziato il litigio?”
Con Sherlock e John questo è impossibile.
 
Litigavano sempre  – secondo il nostro imparziale punto di vista – per cose stupide.
 
E’ un chiaro segno di affetto quando due persone posso essere in disaccordo così spesso e continuano a vivere sotto lo stesso tetto, in una specie di tregua. In questo senso, i due, col tempo, sono diventati più simili a due fratelli che a due amici.
Una sera in particolare, in questo momento, ci ritorna in mente.
 
Sherlock era annoiato. Aveva appena risolto 15 piccoli casi nelle ultime 72 ore e sì, era già annoiato.
Leggi un libro. Possibilmente su qualcosa che non conosci già” aveva scherzato John, senza nemmeno girarsi, appollaiato sul divano a vedere le repliche di Doctor Who.
 
“Parli come se la lista di cose fosse piuttosto lunga” lo schernì Sherlock, come se l’idea che non sapesse qualcosa fosse assurda.
 
Il programma che stava guardando diede a John un’idea. Forse non era giusto lanciare frecciatine a Sherlock dato che stava già così, ora che il suo divertimento per un “caso folle” – come John l’aveva affettuosamente chiamato – stava scemando, esausto per averlo aiutato negli ultimi tre e qualcosa giorni, ma era di umore dispettoso.
 
Lo so, perché non leggi un libro sullo spazio e su come funziona? Inizia con quello scritto per i ragazzi e poi vai avanti, dal momento che non sai nulla sul sistema solare!
 
Nel frattempo, in televisione, l’amato comandante alieno “Strax” stava di nuovo maledicendo la luna.
Prendendo spunto dalle parole dell’alieno appena udite, Sherlock prese il suo onnipresente violino e mormorò:
“C’è solo una cosa che mi sono preso la briga di studiare riguardo allo spazio ed è la Luna, grazie mille Strax. Mi interessava vedere se influenzava la mentalità dei criminali in questione e quindi se le eclissi lunari possono far aumentare il tasso di criminalità”
“E quindi per incrementare gli affari e questo è il jingle che sono SICURO hai scritto per questo!” John rise silenziosamente “Ed eccolo qui – guardò l’orologio – Ora…”
 
Fammi volare fin sulla luna,ho sentito che c’è omicidio sulle stelle, lasciami risolvere questi crimini su Marte e su Giove. Il cielo è pieno di corpi, ecco perché gli asteroidi si scontrano e bruciano, il mondo è così pieno di pazzi, perché lo spazio non può aspettare il suo turno!
 
John fu così sorpreso dal jingle che fermò il suo programma e si girò di 180°, guardando Sherlock come se fosse appena atterrato, parlando di diavoli, da Nettuno.
Sherlock era ignaro di lui, dopo essersi perso nel suo “jingle”. Ma, dopo un minuto, alzò lo sguardo e la musica di interruppe di colpo e il violino produsse quel suono usato nei film e nei programmi in televisione, se capisci cosa intendo…
 
“Per che cos’è quella faccia?”
John sbatté di nuovo le palpebre “Queste non sono le parole della canzone!
“Tu conosci Fly Me To The Moon, il resto è irrilevante” gridò Sherlock, puntando contro di lui l’archetto, come se fosse stato una spada.
Non…puoi….giocare con canzoni classiche come quella…
“Posso fare quello che mi pare, questa è casa mia…”
Casa tua? Vorresti dire casa NOSTRA? E, comunque, è un appartamento, signor  sono-un-genio-che-non-sbaglia-mai!
 
Cari lettori, se io, osservandoli dall’esterno, volassi  sul loro muro e avessi i mezzi per farlo, punterei su di loro il mio telecomando celeste, come nel film “Click” con Adam Sandler*, e li bloccherei in questo esatto istante e direi, signore e signori, che sì, è questo il momento in cui il litigio è iniziato.
 
Litigio stupido? Oh, sì, molto stupido.
 
Vi siete divertiti, finora? Mi vergogno a dirlo, ma per me è stato così. Come osservare come il viso di alabastro di Sherlock si sia improvvisamente trasformato nella polpa dell’ananas, disgustato all’idea che la sua genialità fosse messa in discussione. E i capelli di John, dritti come la cresta impazzita di un gallo. Entrambi, improvvisamente, iniziarono a battibeccare in modo maniacale su solo Dio sa cosa.
 
E litigarono finchè Mrs. Hudson non fu così irritata da, meraviglia delle meraviglie, entrare nella stanza, prendere la pistola di John dal tavolo e sparare alla faccia sulla parete, mancandola, colpendo quasi il teschio, ma creando un punto a caso nel muro, una sorta di naso, a solo un metro circa di distanza dal punto in cui avrebbe dovuto essere.
 
Sherlock e John si bloccarono e poi si mossero, silenziosi, con la bocca spalancata, come mimi, guardando nella sua direzione.
Ragazzi…” disse nella sua solita voce dolce, da nonna, rimettendo la pistola dove l’aveva trovata e togliendosi la polvere di dosso.
Se volete continuare a litigare in questo modo, andatevene e compratevi una villetta**, perché gli appartamenti hanno vicini, molto vicini, che possono sentire e questo è venuto fuori dal VOSTRO appartamenti, giovanotti  - indicò Sherlock – Perché diavolo mi stai fissando, con i capelli come la coda di un pavone, costringendomi a fare questo!
Sorrise, dolce come sempre e scomparve.
 
Un lungo silenzio, come quello del Caos prima della Creazione, calò sull’appartamento.
John e Sherlock chiusero gli occhi per la completa assurdità di quello che era appena successo. E poi, osando girarsi l’uno verso l’altro, ciascuno iniziò ad aprire, molto attentamente, l’occhio simmetrico rispetto all’altro e si guardarono di traverso.
“John – iniziò Sherlock, sconvolto – Mrs Hudson…abbiamo visto, abbiamo ENTRAMBI visto,  spero non fosse solo per me…voleva solo “mettere il punto”, potremmo dire!
 
John annuì, dimenticandosi momentaneamente e poi socchiuse gli occhi e lo guardò, imbarazzato e poi deglutì.
Penso che stesse più o meno “mettendo il punto” nel muro?
“Ma per ottenere la nostra attenzione, John!”  Sherlock balzò in piedi e si afferrò una manciata di riccioli corvini “COSA ABBIAMO FATTO A MRS. HUDSON?!?”
Il volto di John divenne dello stesso colore del gelato alla vaniglia “Oh, Sherlock!”, balzò in piedi e afferrò Sherlock per le braccia sottili
L’ABBIAMO ROVINATA!
 
Qualche minuto dopo, entrambi erano leggermente in panico (ed è un eufemismo visto che furono isterici per almeno venti minuti), seduti sul pavimento in stile “Injun” (come si dice nelle scuole elementari americane quando il vostro umile narratore del Tennessee era solo un bambino. Erano seduti con le gambe incrociate, formando con i loro corpi una sorta di “m”, se questo vi aiuta a capire meglio).  Sherlock alzò la mano, come fanno il Presidente o gli altri membri del governo il giorno dell’insediamento, e anche l’altro fece lo stesso,
“Ripeti, dopo di me, parola per parola, Io, John Haymich*** Watson
Uh, ma tu sei Sherlock Holmes!
“DI’ QUELLO CHE CORRISPONDE A TE, JOHN!”
“OK, MA NON URLARMI CONTRO!”
 
Ritornarono calmi e Sherlock rise, in realtà vergognandosi
“Tu, John Watson”
Quello sono io. E tu, Sherlock Holmes
“Anche io, sì, giuro solennemente, sul sangue”
Se deve essere messa su un piano così drammatico, sì
“Per mantenere l’ordine domestico”
Ovvero, in termini semplici, la sanità mentale di Mrs. Hudson
“Al massimo delle mie capacità”
E di mordermi la lingua e stringere i pugni, anche quando voglio picchiare Sherlock talmente forte da far uscire le caramelle dalla sua bocca come se fosse una piñada****, perché è sbagliato!
“E quando vorrò battere la logica e l’abilità deduttiva di John con un manico di scopa perché in realtà è spesso sbagliata ed è arrabbiato perché il mio cervello lavora meglio, cosa che non è colpa mia”
Amen e, diamine sì e, oh, no…
“E cosa diavolo stai dicendo e facendo, John, non importa, prendi un ago, dobbiamo suggellare il nostro patto col sangue!”
E colpirti con esso mi darà una grande soddisfazione dopo quest’ultima cosa…
“In realtà, lo farò io, dammelo!”
E John strappò l’ago “Come se io ti permettessi di farlo. Sei capace di sanguinare fino a morire su tutto il tappeto e poi dovremo pagare i danni con i soldi del tuo funerale e, indipendentemente, da questo, non voglio vederti farlo…
“Perché? Pensavo avessi detto che saresti stato contento”
Beh, perché ti amo tanto quanto ti odio. Ti odio e ti amo. Odio amarti e amo odiarti…io…” e arrossì, facendo confusione con le parole.
Sherlock alzò le sopracciglia “Sono molto confuso e questo non succede spesso…Buon lavoro, amico! Buon lavoro! Anche io amo odiarti!”
 
E suppongo che la morale di questa storia sia che il non essere d’accordo non implica necessariamente una mancanza di affetto. Il nostro sguardo all’interno della loro casa è un esperimento sulla natura dell’amore fraterno; suppongo sia una cosa volubile, viva e meravigliosa…
 
 

*Per chi non l’avesse mai visto (tipo la sottoscritta), qui potete trovare la schema dell’Imd di questo film :)
http://www.imdb.com/title/tt0389860/
**Qui si fa riferimento ai diversi tipi di case inglesi e per “house” si intende la villetta monofamiliare e isolata, contrapposta al “flat”, l’appartamento
***L’errore, qui, è dell’autrice originale, ho preferito non correggerlo.
****Le piñada sono quelle che si usano ancora nelle sagre e nelle feste di paese. Di solito sono fatte di cartone, a forma di animali o altri oggetti, riempite con caramelle, dolciumi e, a volte, anche qualche monetina. Vengono appese, di solito a un’asta o un albero e devono essere colpite forte con un bastone da una persona bendata perché si rompano e rivelino il loro dolce contenuto.

 
  
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