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Autore: Dea Elisa    05/02/2014    1 recensioni
Semplice raccolta di drabble/one-shot con protagonisti Anna e Antonio. I titoli delle storie seguiranno un ordine alfabetico, tecnica abusata, ma a mio parere ideale per lavorare di fantasia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Segreto



 

Dovevo immaginarlo.

Da come parlottavano, riempiendo i vuoti tra le parole con qualche occhiata nella mia direzione.

Io distoglievo lo sguardo, arrotolando il lenzuolo tra le dita e fingendo di non accorgermi di loro, di essere unicamente presa dalla mia sofferenza.

Dovevo saperlo.

Per il solo fatto di essere una donna.

Strinsi gli occhi, cercando di innalzare una barriera tra me e loro, in piedi sull’uscio della porta ad agitare le braccia, gli sguardi, i pensieri.

«L’ha rovinata» mio padre non si curò di abbassare la voce. «Si è rovinata.»

Udii il medico di famiglia congedarsi a passi affrettati, accennando un saluto.

«Quando lo si saprà a Torino…»

«Smettetela, conte. Nessuno lo verrà a sapere.»

«Come intendete agire, allora? Dandola in sposa a-»

«Il figlio dei Magliano.»

Sussultai.

Non importava come mi sentissi, né se stessi bene.

A loro stava unicamente a cuore garantire il riserbo della famiglia, e trovare la soluzione più rapida ed efficace a questo guaio.

Il guaio più bello del mondo.

«Credete potrà essere ancora interessato? Quando scoprirà il motivo per cui si sono affrettate le nozze…»

«Il motivo rimarrà in questa casa» proseguì mia madre. «Ma dobbiamo sbrigarci. Il marchese sarà anche tonto, ma tutti sanno quanto dura una gravidanza.»

Mi rannicchiai avvicinando le ginocchia al petto.

Avevo freddo, ma non mi mossi a cercare la coperta, col timore di attirare l’attenzione su di me.

«Quando nascerà, niente potrà convincerlo che non sia figlio suo.»

Una lacrima mi rigò il viso e bagnò il cuscino.

Mia madre sospirò, forse stupita di aver pronunciato tali parole. «Tu credi ce la farà a tenere per sé questo segreto?» si rivolse al marito, che rimase in silenzio qualche istante.

«Non per tutta la vita.»

 

Non per tutta la vita, mamma.

Anche se me lo hai fatto promettere, anche se me lo hai fatto giurare, anche se mi hai donato conforto tra le lacrime, chiamandomi piccola, chiamandomi figlia.

Quella bambina che ti ha delusa, ma che continuerai a proteggere, stringendola in un abbraccio e custodendo la verità come un fiore in una teca di vetro.

 

E si può chiamare tradimento corrergli incontro sotto la pioggia, nel buio di una sera, mentre a palazzo Alvise sbraitava ubriaco contro i servi?

O guardare i suoi occhi illuminarsi di una gioia mai provata, dopo essersi bloccato a metà di un movimento?

 

«Perdonami Antonio» di averti mentito tutti questi anni.

 

Perdonami, madre, per non avere mantenuto la parola, per essere volata a ritrovare la mia gioia, per aver chiesto alla vita che mi restituisse ciò che mi aveva riservato e poi sottratto.

Ma avevo bisogno che le sue mani afferrassero titubanti le mie, e che le sentissi tremare, come i brividi stavano facendo con il mio corpo, di un’emozione mai vissuta.

Che studiasse attonito la mia espressione, chiedendo silenziose spiegazioni.

Che sorridesse, incredulo, alle mie lacrime.

 

   
 
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