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Autore: Goldendonkey    05/02/2014    14 recensioni
Londra è una città troppo monotona per Alyson, una giovane ragazza ricca di sogni e di speranze per il futuro.
Ma cosa succede se inaspettatamente entra qualcuno nella tua vita stravolgendola completamente?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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First day with you
 

Guardai distrattamente il quadrante dell’orologio, erano le sette, ormai il cielo si era tinto di un blu scuro costellandosi di stelle.
Decisi di chiamare Eloise e di invitarla a casa mia per quella sera, il mio comportamento con lei in questi giorni non era stato dei migliori.
Digitai velocemente il numero sul cellulare con le dita congelate dalla fredda temperatura londinese. Non ci mise molto a rispondere.

“Pronto Alyson, c’è qualche problema?”

“No El, sto benissimo, ti andrebbe di venire a casa mia stasera?”

“Oggi non ho impegni quindi vengo volentieri e poi devi anche darmi un sacco di spiegazioni, come ad esempio i tuoi strani mutamenti di
carattere in questi ultimi giorni”

“Certo El, ti aspetto tra poco sotto casa mia”

Riattaccai, le avrei davvero raccontato tutto? Le avrei detto di Michael? Non ne ero sicura, l’idea che quel ragazzo mantenesse la sua anonimità mi faceva sentire diversa dalla solita Alyson di tutti i giorni. Io avevo qualcosa in più rispetto alle altre persone, e quel qualcosa era Michael. Lui era il mio piccolo segreto. Sorrisi a quei pensieri mentre mi stringevo nel caldo cappotto lungo la via di casa.
Eloise mi attendeva sul pianerottolo tremante a causa dell’aria gelida.

“Scusami ho fatto più in fretta che potevo, entra pure”

Aprii l’enorme portone bianco e posai le chiavi seguita dalla ragazza.

“Wow, Alyson hai proprio una bella casa!”

Osservavo Eloise scrutare l’appartamento stupita, ora che ci pensavo non l’avevo mai invitata in casa.

“Non mi dire che tutti questi libri li hai letti tu”

Si voltò verso di me indicando l’enorme libreria straripante di libri, in effetti leggevo molto forse anche un po’troppo, ma era una cosa che adoravo, tutte quelle storie, quei racconti mi trasportavano in un altro mondo, mi estraniavo completamente dalla realtà. Avevo libri di ogni genere, leggevo testi scritti in francese, spagnolo, tedesco e persino italiano, adoravo le lingue e le loro culture differenti. Osservai la ragazza avvicinarsi incuriosita a uno scaffale  gremito di romanzi francesi.

“No, non toccarli potrebbero cade..”

Troppo tardi, la bionda spinta dalla curiosità fece cadere un intera pila di libri scatenando un grosso tonfo che per fortuna non svegliò i vicini.

“Oh, scusami tanto, io non volevo, davvero”

Stava cercando inutilmente di riporli ordinatamente nella libreria con scarsi risultati, mi avvicinai a lei prendendole i libri dalle mani e iniziai a sistemarli con cura sullo scaffale.

“Non ti preoccupare , non l’hai fatto apposta. Hai già mangiato?”

Cercai di cambiare argomento velocemente.

“Oh si, ho già cenato a casa.”

Ringraziai il cielo per la risposta che avevo ricevuto, ero davvero stanca e l’ultima cosa che avrei voluto fare era mettermi ai fornelli con la mia scarsa bravura. Io mi sarei arrangiata e poi non avevo nemmeno così tanta fame.
Mi diressi in cucina prendendo dal frigo una fetta di torta al cioccolato che la vicina mi aveva gentilmente offerto il giorno prima.

“Allora, non mi hai ancora spiegato il perché sui tuoi strani mutamenti del carattere”

La voce di Eloise attraversò il salotto e giunse fino alla cucina. Avrei dovuto raccontarle tutto su Michael oppure dirle una bugia?

“In realtà non c’è un perché preciso, sono solo un po’ stanca e annoiata della solita monotonia”

Decisi di aspettare, nel frattempo avrei continuato a nascondere il tutto con piccole bugie insignificanti.
Raggiunsi la bionda in salotto sedendomi accanto a lei sul comodo divano e iniziai a mangiare il mio pezzo di torta senza curarmi delle briciole che cadevano sul pavimento.

“Beh, allora perché domani mattina non ce ne andiamo fuori città e ci divertiamo un po’? Ho sentito dire che a poche ora da qui si trova un locale che..”

No, domani mattina sarei dovuta andare da Michael e niente e nessuno me lo avrebbe impedito. Avevo ancora così tante cose da scoprire sia sulla musica e su di lui, fino ad ora l’unica cosa che conoscevo di quel ragazzo era il nome e nulla di più.

“Non posso proprio, domani mattina sono occupata, mi spiace”

Pregavo che accettasse la risposta così per quella che era e che si cambiasse subito di scorso, ma era contro la natura di Eloise l’indifferenza; a lei piaceva indagare e scoprire nuove cose.

“Perché? Dove devi andare?”

Imprecai mentalmente, non sapevo proprio dirle le bugie.

“Ehm.. devo andare a trovare un parente, non sta qui, abita fuori Londra..”

Iniziai a giocherellare con una ciocca di capelli avvolgendola intorno al dito

“Alyson ti stai toccando i capelli, ti conosco troppo bene, quando te li tocchi significa che stai mentendo, che succede? C’è qualcosa che
dovrei sapere?”

Continuavo a imprecare mentalmente, possibile che quella ragazza fosse così invadente?

“No El, è la verità”

Mi trattenni dal toccarmi i capelli mantenendo lo sguardo basso. Non volevo raccontarle il mio ‘Piccolo segreto’ , non volevo condividere Michael con lei. Se avessi parlato tutta la magia dei giorni precedenti si sarebbe persa miscelandosi con la realtà monotona.

“Perché continui a mentirmi? Cosa ti ho fatto di male? Alyson, lo sai, ci conosciamo dall’asilo, a me puoi dire tutto.”

Mi appoggiò una mano sulla spalla destra.                                                                      
Non parlai, alzai il capo e incrociai i suoi occhi quasi volessi pregarla di non fare più domande.

“Ho capito, evidentemente non sei l’amica he credevo”

Si alzò di scatto dirigendosi verso la porta d’uscita, si mise il cappotto e scomparì dietro alla porta che venne sbattuta con violenza provocando un grosso tonfo.
Tirai un lungo sospiro, non avevo nemmeno più fame. Posai la torta sul tavolo della cucina e mi buttai sul letto sperando di riuscire a dormire, ma come al solito mi sbagliavo.                                                                                          
Quella notte pensai ad Eloise, non potevo dirle la verità anche se ci sarebbe andata di mezzo la nostra amicizia, non potevo proprio, Michael era il mio segreto.
 



Era mattina, lentamente aprii gli occhi,  ero ancora un po’stordita dalla giornata precedente, avrei tanto voluto continuare a dormire avvolta nel mio caldo piumone, ma mi ricordai di Michael.                                                                          
Scattai in piedi e ad una velocità sorprendente mi preparai.                                                      
Dieci minuti dopo ero già in taxi a ripercorrere lo stesso cammino del giorno prima. Avrei dovuto prendere la patente, sarebbe stato tutto più comodo e anche meno costoso, quel taxista chiedeva troppi soldi.
Scesi davanti alla casa di Michael e ,questa volta non più intimidita, bussai alla porta.                                                                                                                  
Nessuno rispose così provai un’altra volta, ma ancora nessuna risposta. Questo sicuramente non mi avrebbe impedito di rivedere il riccio perciò presi coraggio ed entrai da sola. Ripercorsi lo stesso corridoio che avevo percorso con la signora del giorno prima, chissà che fine avesse fatto.
Arrivai di fronte all’enorme porta nera che questa volta era socchiusa ed entrai.
Di colpo quella timidezza che avevo scacciato via tornò tutta d’un colpo, la sua presenza era qualcosa che mi intimidiva.
Michael era seduto di spalle di fronte a una grande scrivania, lo riconobbi subito dai riccioli color cioccolato dolcemente arruffati. Non si era accorto della mia presenza, continuava a scarabocchiare qualcosa che io non riuscivo a vedere.    
Mi avvicinai tremante senza fare rumore, non volevo che notasse la mia presenza,  stava disegnando, ma non capivo bene cosa, di sicuro doveva essere un disegno astratto. Mi sedetti sull’enorme divano, ma lui era troppo preso dal suo lavoro per accorgersi di me. Lo osservai passarsi una mano tra i capelli mentre impegnato tentava di portare a termine il suo disegno.                          
Sarei rimasta li seduta tutta la vita ad osservarlo comporre le sue creazioni artistiche.

“Sai, io disegno sempre quando sono stressato, mi aiuta a tranquillizzarmi”

Si era accorto di me. Si girò mostrandomi un lieve sorriso incastrando il suo sguardo col mio.

“Io quando sono stressata scrivo”

Non so dove trovai il coraggio di fare uscire quelle parole con lo sguardo ancora perso nei suoi occhi.

“Ah si? E cosa scrivi?”

Mi guardava curioso con i suoi occhioni da cerbiatto , si alzò e si sedette di fianco a me. Era la prima volta che qualcuno si interessava veramente ai miei pensieri, a quello che scrivevo.

“Un po’ di tutto quello che mi passa per la mente, vedi –tirai fuori il mio quaderno sul quale annotavo ogni cosa- qui c’è tutto, diciamo che
questo pezzo di carta contiene una parte di me”

Mi guardò e mi sorrise dolcemente lasciando posto a due tenere fossette, non le avevo mai notate prima, questa nuova scoperta mi provocò un piccolo brivido lungo la schiena che respinsi subito.

“Posso?”

Il riccio prese il libro che si trovava fra le mie mani, il contatto fra la nostra pelle mi provocò un piccolo sobbalzo che speravo non notasse. Lo osservai sfogliare le pagine interessato: qualche volta sul suo volto compariva un sorriso, qualche volta inarcava il sopracciglio forse stranito dalle mie idee e altre volte leggeva serio i miei pensieri.                                                                 
Inconsapevolmente stavo condividendo una parte di me, quella che non avevo mai mostrato a nessuno quella vera, con lui e ne ero contenta.
Si fermò in una delle ultime pagine mostrando uno sguardo indecifrabile. Lessi le poche parole che avevo scritto pochi giorni prima.

Baby I hate days like this
 
When it rain and rain, it rain and rains
When it rain and rain, it rain and rains
When it rain and rain, it rain and rains
When it rain and rain, it rain and rains
 
More than this
Baby I hate days like..

Non disse niente, stava li immobile, bloccato su quella pagina, perciò decisi che era arrivato il momento di parlare

“Michael?”

Era la prima volta che pronunciavo il suo nome davanti a lui, l’avevo detto con così tanta timidezza da spaventarmi.

“Si?”

Rivolse il suo sguardo verso di me, un paio di riccioli gli caddero sul volto ai quali lui diede poco peso, era davvero bello.

“Mi canti una canzone?”
 








|| Spazio a me ||
Eccomi qui con il quarto capitolo questa volta ho aggiornato in fretta ma non vedevo l’ora di scrivere di nuovo :)
Che ne pensate? Come vi sembra la relazione tra Alyson e Michael?
Spero tanto che vi piaccia
Un bacio<3

 
  
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