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Autore: steph808    06/02/2014    2 recensioni
Un vicolo di New York e un cadavere. Sembra un caso come tanti per Beckett e Castle, ma ben presto si trasforma in una strana avventura ai limiti della logica e della scienza. Il cadavere appartiene ad una ragazza senza nome che non si capisce com’è stata uccisa ma, forse, è già morta vent’anni prima…
Un caleidoscopio di colpi di scena con l’apparizione di tutti i personaggi principali, ambientato da qualche parte nella prima stagione, quando il rapporto tra Beckett e Castle era ancora molto tumultuoso.
Genere: Avventura, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Capitolo7 Capitolo 7

Castle e Beckett parcheggiarono la vettura di servizio e si avviarono a piedi verso la sede della società di O’Neill.

«Qualcosa mi dice che quest’uomo è la chiave.»

«Sei uno scrittore o un indovino, Castle?»

«Sei caustica, Beckett.»

«E tu sei scontato.»

Lui aprì la porta a vetri e le rifilò un’occhiata. Stai dicendo sul serio, Kate? Così diceva la domanda nei suoi occhi. Lei passò oltre ostentando indifferenza. Quell’uomo le piaceva, ma le piaceva anche stuzzicarlo, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di fargli un complimento. Mai? Forse. Un giorno. Lasciando tempo al tempo.

Si annunciarono alla ragazza della reception e poco dopo entravano nell’ufficio di John O’Neill. Li accolse un uomo di mezza età, molto elegante, così come tutto il suo studio.

«Detective Beckett, signor Castle, accomodatevi.»

«Grazie. Lei sa già perché siamo qui.»

«Sì, detective.»

Beckett non replicò e scese il silenzio.

«Ha qualche domanda specifica da farmi?» domandò alla fine O’Neill.

«Una sola. Sa spiegarsi come sia possibile che una donna nata dopo la morte di sua moglie abbia il suo medesimo DNA?»

«No.»

«Tutto qui? Risponde solo con un semplice “no”?»

«Signor Castle, siete voi i poliziotti. Se voi non avete domande, nemmeno io ho delle risposte.»

Castle e Beckett si consultarono con lo sguardo. In altri contesti, l’avrebbero immediatamente considerato un teste era reticente. Stavolta no. O’Neill sembrava sincero e, soprattutto, sofferente. Alle sue spalle, su una mensola, c’era una foto in compagnia della moglie defunta. La somiglianza con la ragazza nell’obitorio di Lanie era sempre impressionante. Ma la ragazza della foto sorrideva felice in una bella giornata di sole, l’altra aveva il volto cinereo della morte.

«Si è mai risposato, signor O’Neill?»

«No, detective. L’unica donna che abbia mai amato è morta e con lei è morta una parte di me, la parte che sapeva amare.»

«Lei è un poeta.»

«No. Sono solo un uomo ancora innamorato di sua moglie. Anche se è morta più di vent’anni fa.»

Castle si schiarì la voce. «La vita continua», disse. Beckett gli rifilò un’occhiataccia.

«Sì, è una terribile verità. Dopo la morte di mia moglie ho pensato al suicidio. Per me non aveva più senso vivere. Se non mi sono tolto la vita, lo devo solo a mio figlio.»

Beckett non aveva studiato il fascicolo della moglie di O’Neill.

«Lei ha figli?» domandò.

«Solo uno. Si chiama Thomas. È nato pochi mesi prima che mia moglie morisse. Era piccolissimo e io non potevo lasciarlo solo al mondo. Lo dovevo a lui e a Mary Ellen. È solo per mio figlio che sono ancora vivo.»

 

Pochi minuti più tardi, uscivano di nuovo sul marciapiede di New York.

«Che ne pensi, Beckett?»

«Il mio istinto dice che O’Neill è sincero. Potrei sbagliare, ma…»

«Anch’io credo che il suo dolore sia autentico. Solo una cosa non mi convince: sembra che sua moglie sia morta ieri, non ventidue anni fa.»

«È colpa nostra.»

«In che senso?»

«Gli abbiamo detto che una ragazza che sembra in tutto e per tutto la gemella della sua defunta moglie è morta due giorni fa. Dev’essere stato uno shock. Sicuramente gli ha risvegliato molti ricordi tristi.»

«Anche questo è vero.»

«Ma?»

«Non c’è nessun ma.»

«Sicuro? Nessuna intuizione da scrittore?»

Castle stava per rispondere a tono alla provocazione. Poi notò una macchina che parcheggiava davanti al palazzo, nella zona riservata.

«Guarda, Beckett. Quell’auto.»

«La vedo.»

«È un’auto dell’azienda di O’Neill. Il modello è compatibile con le tracce di pneumatico trovate sui vestiti della ragazza.»

«Insieme ad altre centomila auto.»

«Nel nostro mestiere le coincidenze non esistono.»

Castle girò su se stesso e tornò al palazzo, seguito da Beckett. La ragazza della reception confermò che tutte le auto della flotta aziendale erano uguali, stesso modello e stesso colore.

«Le serve altro, signore?» domandò la giovane.

Castle alzò un sopracciglio e stava per dire qualcosa. Prima che potesse fare il galante con la receptionist, Beckett lo afferrò un braccio e lo trascinò via.


NdA
Ciao a tutti! faccio capolino qui sotto solo per ringraziare tutti i lettori.
Questa storia è a metà. Abbiamo tutti gli elementi e tutti i personaggi, bisogna soltato metterli nell'ordine giusto.
Da adesso in poi i fili inizieranno a dipanarsi. Castle ha già pronta una teoria delle sue e Beckett, come sempre, non mollerà fino a quando non avrà scoperto la verità. Alla prossima!

  
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