Serie TV > Una mamma per amica
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Autore: ki_ra    06/02/2014    2 recensioni
Due ragazzi, un milione di sogni e di interessi in comune,
un amore incosciente delle difficoltà e noncurante dei conflitti,
una fuga per trovare la propria strada, altrove da lei,
e gli occhi sempre puntati gli uni nell’anima dell’altro.
Anni di distacco, di lavoro, per arrivare ciascuno ai propri desideri,
e di dolore per i sogni spezzati.
E poi un uomo ed una donna,
gli stessi occhi e le stesse anime …
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jess Mariano, Lorelai Gilmore, Luke Danes, Rory Gilmore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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17 – The book and the award

 

Erano passati ormai poco più di due mesi.
Due mesi fatti di settimane interminabili e week-end sospirati e travolgenti, durante i quali, ogni venerdì, Jess lasciava Philadelphia per New York.
Terminata la promozione del libro, era tornato a quelli che lui stesso definiva, orari da impiegato, dalle nove alle cinque.
Senza contare che il suo lavoro poteva farlo ovunque: la concentrazione l’accompagnava sempre, in qualunque condizione. Decine di volte aveva letto per strada, non curante dei passanti, contro i quali finiva; o, da ragazzo, nel locale di Luke, mentre serviva ai tavoli con in una mano il libro e nell’altra il bricco del caffè. Per non parlare della sua capacità di concentrarsi ancora meglio con la musica ad alto volume, come  nei fine settimana nel garage di Lorelai, mentre ascoltava con Rory le prove della band di Lane.
I primi giorni di aprile davano alla città un dolce aspetto primaverile, nonostante la temperatura non fosse propriamente clemente.
Eppure entrambi si lasciavano sedurre, ogni sabato mattina, dal fascino del loro posto a New York: Washington Square Park.
Quella mattina, sedevano su di una panchina, ognuno perso nelle proprie letture.
Jess sedeva nell’angolo, con il gomito destro appoggiato al bracciolo, tenendo con la mano una bozza da esaminare; il piede destro appoggiato al suolo e l’altro sulla seduta della panchina. Tra le sue gambe divaricate, sedeva Rory, con la schiena adagiata sul petto di lui, reggendo con entrambe le mani l’immancabile copia del Times, mentre il braccio sinistro di Jess le fasciava le spalle, per assicurarla in quella posizione che negava ogni stabilità.
- Ma tu non hai fame? – domandò all’improvviso Rory, tagliando in due la concentrazione del suo  ragazzo.
- E tu non sei quella che meno di due ore fa ha divorato due muffins ai mirtilli, una ciambella alla crema ed un numero imprecisato di cioccolatini al caffè? – le rispose, distogliendo gli occhi dalla lettura e rivolgendo le labbra verso il collo, che Rory gli aveva delicatamente offerto, reclinando la testa sulla sua spalla.
- Infatti l’ho chiesto a te! – replicò.
- No.  – rispose secco Jess, scuotendo la testa in segno di disapprovazione. – Dovresti smetterla, finché sei in tempo, di mangiare così! – la rimproverò.
- Parli come Luke! Finirai per sostituire le patatine ed i cheeseburger con carote e verdurine al vapore … - sospirò spaventata.
- E tu sei come tua madre … - incalzò. –  “Magra come un chiodo. Nessuno direbbe che voi Gilmore mangiate come squali. Dovrebbero studiarvi!” – recitò un brandello di conversazione di quella disastrosa cena a casa di Emily.
- Fosti odioso … - gli ricordò, con un finto broncio.
- Ma davvero? E chissà perché poi … Ero in ritardo ad una cena che avrei evitato volentieri, la mia ospite mi detestava cordialmente e la mia ragazza … era convinta che avessi fatto a botte con “Mr. Perfezione”, come se poi quell’idiota potesse essere capace di fami un occhio nero … - sorrise spavaldo.
- Avresti dovuto dirmi subito che era stato un incidente … - insistette.
- Sì, un incidente con uno stupido, stupido cigno … - confessò, puntando lo sguardo lievemente imbarazzato, verso un punto indefinito di fronte a loro.
Rory si voltò a guardarlo incredula, per poi perdersi in una risatina sommessa.
- Un cigno? Fu un cigno? – ripeté, cercando di trattenersi. – Sei un bugiardo! – lo bacchettò, puntandogli il dito contro il naso.
- E tu un’ingenua … Avresti dovuto capirlo quella sera stessa che mentivo … - precisò, guardandola con la coda dell’occhio.
- Effettivamente … l’immagine di te che giochi a pallone … con degli amici … Avrei dovuto insospettirmi subito! – rifletté.
- Diciamo che subivi il mio fascino … - si dette delle arie, strofinando la punta del proprio naso contro quello di lei, proprio come allora.
- Non provarci … non crederai di cavartela così? – lo minacciò, cercando, con scarsi risultati, di sembrare determinata.
- E’ il mio! – esultò Jess, sentendo lo squillo del cellulare e sorridendo, come i bimbi scampati alla punizione. Lasciò cadere, con un gesto secco, i fogli nella tracolla, sistemata a terra di fianco alla panchina, recuperò il telefono e, continuando a guardarla, rispose.
- Matthew, lo sai che giorno è oggi? – chiese retorico all’amico che si era intromesso nel suo week-end.
- Lo so, è sabato … - gli rispose il socio, - Ma proprio non potevo aspettare! – si giustificò. – Sei con Rory? – farfugliò agitato.
- No, aveva da fare così l’ho sostituita con la vicina di pianerottolo. Ho promesso di non baciarla, però! – ironizzò, per il gusto di confondere Matthew, sempre così impettito e serio.
- Ah, ah …  Metti il vivavoce! – replicò, - Sai farlo? – si prese la rivincita, conoscendo l’avversione di Jess per i cellulari.
- Cos’è uno sketch da cabaret? – si difese, mentre esultava mentalmente per aver premuto il tasto giusto. – Fatto, sei in audio conferenza … - annunciò.
- Tenetevi forte: abbiamo vinto il premio come miglior casa editrice indipendente di Philadelphia! – annunciò tutto di un fiato. – E non è tutto … - continuò, senza dar loro la possibilità di replicare. – Uno dei nostri ha vinto come miglior scrittore emergente! Indovina chi è? – chiese sempre più esaltato.
- Collins, senza dubbi! – rispose risoluto Jess.
- Ritenta, sarai più fortunato … - gongolò  il socio dall’altro capo del telefono.
- Allora è Waiss: è meno geniale di Collins … ma sa scrivere! – azzardò, mentre sorrideva a Rory per la notizia.
- Neanche. Sei tu, Jess! – gli rivelò, dopo una breve pausa.
Rory sgranò gli occhi e trattenne il respiro, lasciò cadere il quotidiano, che aveva stretto nervosamente tra le mani, e le portò sul viso di lui, accarezzandolo.
- Ci sei ancora, amico? – lo richiamò, Matthew.
- Credo di sì … - rispose spiazzato dalla notizia.
- Allora i particolari a lunedì! Rory, ci vediamo per la premiazione tra due settimane.- li salutò entusiasta.
- Dobbiamo festeggiare. – urlò la ragazza, saltellando e battendo le mani come una bimba.
- Tutto quello che vuoi … - le sorrise suadente, travolto dall’entusiasmo contagioso della ragazza.
Se qualcuno, solo pochi mesi prima, gli avesse detto del premio non gli avrebbe creduto. Ma se gli avesse detto che la sua vita sarebbe ricominciata tra le braccia di Rory, gli avrebbe dato del pazzo.
Aveva fatto di tutto perché il ricordo di quella ragazza e i propri sentimenti per lei, lo lasciassero: aveva imprecato, pianto, gridato, bevuto, battuto i pugni e sputato sangue pur di riuscirci. E per un momento aveva anche creduto di avercela fatta.
Ma mai era stato più lontano dalla verità.
Rory si era avvinta dolcemente alla sua anima, come edera rampicante; i suoi occhi avevano riverberato nei momenti in cui aveva temuto di perdersi, come una fiamma  lontana ad indicargli la via; la bocca aveva continuato a chiamare il suo nome, sussurrandoglielo all’orecchio, come in uno di quei sogni, che acquietano le notti, lasciando, al mattino, una strana serenità e la spinta a non arrendersi.
Ed ora, non più solo la sua essenza, ma il corpo, il suono della voce, la dolcezza delle mani, gli danzavano davanti agli occhi e lo rendevano felice.
- Potremmo andare in quel ristorantino a  … - fece per proporre.
- … A Stars Hollow! – lo interruppe Rory, finendo per lui la frase.
- Cosa? – si allarmò: quel posto non gli sarebbe mai piaciuto.
- A Stars Hollow! – ripeté, scandendo sillaba per sillaba, - Inviteremo Luke e la mamma alla premiazione. – continuò, come se fosse la cosa più ovvia.
- Solo se dovessi scontare una pena detentiva! – la freddò.
- Non vuoi che la mamma e Luke assistano alla premiazione? – gli domandò stupita.
- Non voglio andare a Stars Hollow. – rispose seccato.
- Perché no? – insistette, ingenuamente.
- Perché la mia idea di festeggiare non coincide con quel buco di città! – sospirò.
-Ti prego … - lo implorò, sedendogli sulle ginocchia e prendendogli il viso corrucciato tra le mani.
- … Oh, ma perché … - piagnucolò, già sconfitto.
- Perché sono dolce … - mormorò, sbattendo le ciglia da bambola e sfiorandogli le labbra.
- … Manipolatrice! – la corresse, ricambiando il bacio con slancio.
- … Sensuale … - aggiunse, baciandolo ancora, ostentando un’aria da ammaliatrice.
- … Letale come Mata Hari … - insistette, baciandole la punta del naso, le guance, una dopo l’altra, e poi ancora le labbra.
- … Ma tu mi ami da morire! – concluse soddisfatta.
Jess sorrise, scuotendo la testa.
L’amava, era vero. L’amava più di ogni altra cosa al mondo e la conosceva, più di quanto conoscesse sé stesso. Per questo sapeva che opporsi sarebbe stato inutile. Aveva temporeggiato solo per ammirarla: il maldestro tentativo di ammaliarlo con le sue moine lo divertiva, lo conquistava ad ogni smorfia infantile, ad ogni battito di ciglia, ad ogni bacio tenero e conquistatore, ad ogni sussurro.
Le portò sui fianchi le mani, che aveva costrette lontano da lei, per non cedere già al primo bacio; li strinse in una delicata morsa, facendo aderire, più che poteva, i loro corpi e le sfiorò il collo profumato.
- A patto che dopo si festeggi … a modo mio! – fu la condizione per la resa sussurrata al suo orecchio.
- Tutto quello che vuoi … - lo imitò, lasciandosi stringere felice.

  
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