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Autore: insane mind    06/02/2014    0 recensioni
Si è vero, magari leggendo l'introduzione può sembrare una semplice e banale storia d'amore,ma io avevo bisogno di scriverla e magari qualcuno ha bisogno di leggerla.
Tutti, prima o poi, trovano l'amore...chi più facile e chi meno, questo è il caso di Giò e "Alex", un amore più difficile di questo non poteva esistere, ma se davvero è importante, bhè si lotta...si lotta insieme, nel bene e nel male...soprattutto nel male.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV.Giò

 

"I wish you were here" sorrisi davanti allo shermo luminoso del cellulare.

"Non vale citare i Pink Floyd per addolcirmi" sorrisi e lo inviai, poco dopo sentii il cellulare trillare.

Mi alzai dal letto e misi l'ipod nello stereo facendo partire wish you were here dei Pink Floyd, tornai sul letto sfatto, il pigiama troppo grande per me, il buio della stanza che mi avvolgeva, l'unica cosa a rendere meno buia quella stanza era una piccola lampadina luminosa a forma di stella.

Presi il cellulare e aprii il messaggio " devo citare per forza frasi già esistenti, altrimenti sarei troppo scontato*

*Balle, tutte balle vado a letto che IO domani ho scuola...IO* scrissi velocemente, sorrisi al sarcasmo idiota del mio messaggio e lo inviai.

Non arrivarono più messaggi, in compensò mi chiamò.

-Non puoi chiamarmi!-

-E perchè no? sono un impedito con sti cavolo di messaggini-

-Non puoi chiamarmi, l'FBI potrebbe rintracciare le nostre telefonate, tu potresti finire in galera per pedofilia-

-Ma io dirò che tu eri consenziente!-

-e io negherò tutto- passò qualche secondo di silenzio poi scoppiammo a ridere entrambi.

-Bhè dai vatto a letto sul serio, IO e sottolineo IO domani ho scuola, non accompagno un primo a vedere qualche museo antico visto e rivisto senza ascoltare la guida o fare comunque nulla-

-Ma come ti permetti? i primi sono terrificanti, sono iper-attivi, non si fermano un attimo, ed inutile accompagnarli ovunque, tanto non ascoltano.-

-Ma stai zitto va, che domani prenderai la giornata stipendiata non facendo nulla, io invece non prendo una lira e starò sei ore con la schiena piegata sul banco...se sovessi diventare gobba e ciecata, con l'artrosi alle mani a forza di scrivere ti piacerei comunque?-

-E' una domanda a trabocchetto vero? comunque umm...fammi pensare..mmm no! probabilmente mi butterei su Anna-

Gli attaccai in faccia.

Mi richiamò quattro volte, alla quinta gli risposi.

-Vecchio decrepito che non sei altro, schifoso matematico sfigato, scienziato fallito che non sei altro, fisico andato a male, cosa vuoi da me? vai da quella battona biondo ossigenato di Anna...-

-Hhahahahahahaha siamo gelosette èh!!-

-No! un par di ciufoli sono gelosa, ho solo detto ciò che penso-

-Se mai dovessi diventare gobba, cieca e con l'artrosi alle mani ti.... ti vorrei bene comunque....sempre!-

-Mmmm faccio finta di crederti, comunque seriamente vado a dormire, ci sentiamo domani sera-

-Perchè domani sera?-

-Domani pomeriggio ho una visita, è da un pò che ho dei dolori strani alla schiena e vorrei farmi controllare!-

-Mmm va bene, poi dimmi come è andata, ci sentiamo domani sera, ciao piccola, un bacione-

Attaccai.

Sorrisi al cellulare.

Mi buttai sotto le coperte e sognai, non ricordo cosa ma sognai qualcosa di bello.

-----------------

La campanella dell'ultima ora suonò, mi precipitai alla fermata dell'auto; pranzai con un tramezzino delle macchinette di scuola, inutil descriverlo.

Arrivò con soli 5 minuti di ritardo, salii sul cotral e mi preparai per il lungo viaggio mettendo le cuffiette ed il trillo al cellulare per avvisarmi quando sarei arrivata...più o meno.

Dormii.

*bbbrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrbbbbbbbbbbbrrrrrrrrrrrrrrrrbbbbbbbbbr*

-Oh santissima divinità- sobbalzai sul sedile grigistro e sfaldato dell'autobus, bloccai la vibrazione, ero arrivata, finalmente.

Entrai in ospedale ed aspettai il mio interminabile, lungo, ansioso, sfiancante turno.

-Giorgia Arcangeli- la voce squillante dell'infermiera gridò il mio nome, controllai l'ora, erano passate due ore da quando ero arrivata.

Mi alzai, l'infermiera mi sorrise e mi fece cenno di seguirla, così facendo mi portò in un lungo corridoio bianco costeggiato da porte celestine con su scritto le varie specializzazzioni.

L'odore di disinfettante, di troppo pulito, di...malattia mi fece venire la nausea.

Le vans rieccheggiavano silenziosamente sui pavimenti tirati a lucido (apparentemente) color celestino-grigio come le porte.

Era tutto così triste.Gli ospedali mi avevano sempre messo tristezza, l'idea che in quel grande edificio erano "racchiuse" almeno un centinaio di persone tutte malate, chi più gravemente e chi meno, tutte con qualcosa che non funzionava...perchè? perchè alcuni meccanismi nelle persone non dovevano funzionare fino a fale rinchiudere in quattro mura dove altra gente, in grado di aggiustare quei meccanismi arruginiti, deve aiutarti per farti fare una vita migliore? ..la vedevo come una grande prova di umanità fondamentalmente,ma la trovai altrettanto triste.

-Bene cara, aspetta quì il tuo turno- mi disse l'infermiera dalla voce squillante, con il suo piccolo camice bianchissimo, gli occhi cerchiati dalla stanchezza e la cartellina trasparente tra le mani.

-Ancora? cioè devo ancora aspettare? oddio..- rigirai gli occhi e mi lasciai cadere sfranta su una sedie metallica ghiacciata.

-Lo so cara, è una gran rottura, ma pensa che poi non avrai più problemi alla schiena- mi buttò in faccia un sorriso di circostanza e si dileguò nel corridoio da cui eravamo appena arrivate.

-Un controllo alla schiena? brutto segno, spero per te che non sia nulla di grave- Una voce pacate e profonda arrivò dalla mia destra.

Non avevo proprio fatto caso a lui da quando ero arrivata.

Girai lentamente gli occhi per osservarlo, rimasi male, male nell'animo.

La pelle talmente bianca e sottile da far vedere nitidamente le vene violacee, il viso segnato dalla stanchezza, il contorno occhi scuro rendendo gli occhi ancora più incavati, come le guance completamente scavate.

Gli occhi nero pece, bellissimi, ancora vispi, ancora speranzosi...ma ciò che mi turbò maggiormente fu la sua calvizzia perfetta.

-Si lo so scusami, non devo essere uno bello spetacolo, perdonami-

-N-no scusami tu, se ti ho....osservato-

Mi sorrise, un bel sorriso, le labbra erano ancora piene e rosee.

-Piacere, Federico-disse porgendomi la mano, la guardai per un secondo, bianca, magra, i nervi e le vene in evidenza.

La strinsi -piacere Giorgia- dissi sfavillano uno dei miei miglior sorrisi.

-Uhmm Giorgia, gran bel nome...ah comunque io ho il cancro-

Una pugnalata in pieno petto...cosa avrei dovuto rispondergli? comemi sarei dovuta comportare? optai per la disinvolture nel ricevere quell'informazione.

-Umm ok, a me fa male laschiena-

Lo vidi abbassare la testa e ridere tra se e se.

-Grazie!-

-per cosa?-

-Per non avermi compatito, per non avermi detto "oh mio dio mi dispiace" e tutte le solite stronzate, è una malattia come un'altra, è un pò come il raffreddore, solo un pò più forte.

D'altronde in alcuni paesi i bambini muoiono per il raffreddore quindi si, posso dire che il cancro è come il raffreddore-

Sorrisi di rimando.

-Quant'è che hai il cancro?-

-Sono quasi tre mesi, è una rottura colossale, ho sempre la nausea e na volta a settimana devo venire quì per fare questa fottuta chemioterapia che ha totalmente eliminato tutto quel gran pezzo di gran ciuffo nero che avevo.-

-Hhaahahaha bhè dai, quando andrà a fanculo potrai farli ricrescere-

-Puoi giurarci, anche perchè 'stà bestia di "raffreddore" lo eliminerò e come se lo eliminerò...però sono preparato sai?

-A cosa?-

-All'eventualità che il "raffreddore" possa prendere il sopravvento, sono preparato alla..morte, non dovrebbe essere nulla di che, sò per certo che ho il 55% di probabilità che io possa non farcela.

-Più della meta?- rimasi esterrefatta, la combattività di questo ragazzo era qualcosa di assurdo, la sua positività, ma anche la sua razionalità, era fantastico.

-Oh...ohohooh sisi più della metà, il cancro vince quasi sempre sulla salute, la morte sulla vita, la malattia sulla guarigione...è così....è la natura.

Dopo mezz'ora sentii la voce squillante dell'infermiera chiamare il mio turno, guardai Federico e gli sorrisi.

-Tu...emm-

-Si tranquilla, rimango quì!- mi abbandonai al suo sorriso pieno di coraggio ed entrai.

La visita durò poco e il medico, dopo avermi fatto una tac mi rassicurò dincendomi che i miei dolori erano probabilmente dovuti alla postura quindi di stare solo attenta.

Uscii dallo studio del medico, mi guardai intorno...di Federico neanche l'ombra.

Chiusi la porta alle mie spalle e mi incamminai con uno strano senso di dispiacere e malinconia.

-Hey...hey hey hey, dove credi di andare-

Mi girai sorridente come una cretina di prima categoria.

-Ero andato a prendere dell'acqua, che c'è? due minuti che non ti stò tra i piedi e già scappi? dai forza andiamo al bar, facciamo la colazione delle 17.- Mi fece l'occhiolino e mi raggiunse.

Uscimmo da quelle quattro mura disinfettate, lo vidi imbacuccarsi tra cappotto, sciarpa e cappello.

Gli occhi neri leggermente velati di lacrime per il freddo.

Mi portò in una tavola calda deliziosa con uno stile vagamente olandese:il legno scuro decorato, le vetrate che davano sulla strada, la signorotta un pò paffuta dietro il bancone, con il suo grembiulino azzurrino, e le lucine attorcigliate alla ringhiera del piano superiore.

-Buongiorno!- disse Federico attraversando la porta di vetro. -Ci darebbe un tavolo per due perfavore?-

-oh certo cari, venite seguitemi-

Seguimmo la signorrotta che ci accompagnò ad un tavolo vicino ad una vetrata che dava su un paesaggio meraviglioso. Si vedeva il cielo rosa e arancio diviso da delle nuvole sottili ma ben delineate.

-Allora ragazzi? cosa vi porto?- disse tirando fuori dalla taschina contornata di merletto un blocchettino ed una penna.

-Umm per me un frappè al cioccolato e fragola e una fetta di crostata alla fragola....ah e anche una ciambella.... ah quasi dimenticavo, anche un succo alla pesca grazie!-

Lo guardai con un grande punto interrogativo stampato in faccia...dove la metteva tutta quella roba? sorrisi e abbassai la testa sul menù.

-Umm per me...mmm..per me un cappuccino con cioccolato e dun cornetto semplice grazie!- sorrisi dando alla signora il menù di cuoio marrone.

Mi girai verso Federico, aveva la fronte corrugata, come se avessi fatto qualcosa di sbagliao.

-Che c'è?- sbottai sorridendo.

-Un cappuccino ed un cornetto??-

-E allora? sei tu quello che ha preso il mondo-dissi incrociando le braccia e guardandolo con aria di strafottenza, era ovvio che avevo raione io.

-Sei a dieta?-

-Cosa? no perchè? oddio dovrei vero?, si lo so non sono molto filiforme...oddio aspetta chiedo alla signora cicciotta se mi elimina l'ordine- mi assalì un senso di ansia, come se sapevo di aver fatto qualcosa di sbagliato, come se quel cappuccino e quel cornetto fossero la mia condanna a morte.

-Hahahahahaha oddio nono, non disdire l'ordine, non volevo assolutamente dire che sei grassa, anzi, il fatto che tu non sia "filiforme" non mi dispiace affatto, quelle magre o che comunque sono fissate con la pancia piatta non le reggo, cioè dai... se stai con una persona, intendo in momenti più...emm- tossì nervosamente, sapevo dove voleva andare a parare ma lo lascia finire, mi divertiva vederlo a disagio.

-Dai su hai capito!!- finì abbassando lo sguardo sl èportatovaglioli con cui stava giocando.

-Ecco a voi ragazzi, ciambella,crostata, frappè e succo di frutta per te- disse a Federico mentre gli mette tutta quella roba sotto il naso - e il cappuccino con il cornetto per la tua ragazza, buon appetito cari, spero che le pagherai la merenda disse la signora a Federico facendogli l'occhiolino.

Ci guardammo,ancora non mi ero resa conto di che occhi davvero belli avesse, poi d'un tratto fece spallucce e mi sorrise - Bhè "amore" mangiamo!-

Risi di gusto e cominciammo a divorare la nostra merenda.

Passai un pomeriggio particolare ma decisamente interessante, parlammo di tutto, quando tornai a casa mi buttai sul divano ad ascoltare un pò di musica, pensai a quel pomeriggio, al fatto che non mi sarei mai aspettata da me stessa di prendere un'iniziativa del genere, cioè di uscire un pomeriggio con una persona che avevo conosciuto in mezz'ora, mi aveva ispirato da subito fiducia ed, essendo realista, forse anche un pò cinica ma decisamente poco veritiera con me stessa, pensai automaticamente al fatto che, avendo il cancro, non avrebbe potuto farmi nulla o che comunque non potesse essere un pazzo omicida.

Pensai che durante quelle due ore di estrema tranquillità ero stata me stessa con un perfetto sconosciuto, ci scambiammo tutti i nostri interessi, anche qualche segreto, infondo mi trovavo dall'altra parte della cità dove non consocevo assolutamente nessuno, dove non dovevo portare maschere ed essere assolutamente me stessa, dove potevo parlare con Federico tranquillamente il quale avrebbe potuto giudicarmi solo attraverso ciò che gli avrei raccontavo e nulla di più...fu davvero bello.

Mi addormentai sul divano, scordandomi completamente di Chiamare Alex.

  
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