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Autore: Ginny90    29/11/2004    5 recensioni
Il tempo. Lontano. Inafferrabile.
Non possiamo vederlo, eppure ci cammina sempre accanto.
Spesso và troppo veloce.
Lo vediamo distante e, con lui, i nostri ricordi.
E' il vero padrone delle nostre vite.
Siamo schiavi del tempo che passa.
Ma c'è una favola che spezzò quelle catene. La favola che trovò un lieto fine, nonostante tutto.
Perchè c'è un "e vissero tutti felici e contenti" anche oltre il confine del tempo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Due paroline prima di cominciare

 

Salve gente ^_____^ [a quale gente ti riferisci, scusa?! Non ha recensito nessuno nd vocina-bastarda dettaglio di assoluta irrilevanza v.v nd me]... Come vi avevo accennato, mi è venuto a mancare internet per ben 15 giorni (trattenetemi dal compiere azioni inconsulte >.< ) quindi non ho potuto aggiornare la "scemenza" ! Per vostra gioia (seseee) sono tornata, quindi, siccome voglio sbarazzarmi della vergogna di aver scritto 'sta roba, oggi ho deciso di somministrarvi un concentrato di questa "storia" (non vorrei offendere il termine =__= )...

Un appello a chiunque legga quanto segue (santa pazienza u.u ) : RECENSITE VI SUPPLICOOOO ç__ç !!!

 

TIME

- Capitolo 2 -

Perchè i sogni son belli, sì, è vero, ma annebbiano la vista quando si ha bisogno di vedere

 

Il fioco chiarore emanato dalla luna mostrava una Londra innevata, prossima ad un nuovo festoso Natale.

Candidi fiocchi di neve scivolavano silenziosamente lungo le facciate dei palazzi, carezzavano i tetti aguzzi delle case, sfioravano delicatamente i volti arrossati dei passanti, posandosi poi sui davanzali delle finestre o nei marciapiedi affollati dalla gente in festa.

Un delizioso paesaggio che infondeva allegria in coloro che vi assistevano, incorniciato dalla vasta distesa notturna punteggiata da miriadi di luci azzurrine, uniche spettatrici di quell'armonia natalizia. Stelle luminose che parevano vegliare silenziosamente sugli animi della gente. Ma, tra queste, una sola sembrava brillare ancor più delle altre, almeno per coloro che riuscivano a cogliere la sua luce e ne custodivano gelosamente il segreto nel loro cuore.

La seconda stella a destra.

Un ultimo fiocco di neve segnò la fine di quella gioiosa serata natalizia. Poco dopo le strade erano sgombre. Lungo le vie ostruite dalla neve alcuni spazzini si occupavano di agevolare il cammino ai passanti che, lentamente, si rintanavano al caldo dei focolari casalinghi.

Una nebbiolina si faceva strada fra i tetti aguzzi delle case, nel freddo pungente di quella notte invernale. Le finestre erano naturalmente chiuse.

Tutte, tranne una.

Sporta sul davanzale della sua finestra, una curiosa figura, incurante del freddo invernale, godeva dell'aria frizzante che le scompigliava la chioma castana. La camicia da notte svolazzava ad ogni soffio di vento.

A guardarla così, nulla era cambiato. Nei suoi occhi brillava ancora speranza, voglia di vivere, l'infantile desiderio di non crescere mai. E lì, all'angolo destro della sua bocca arrossata dal gelo, riposava un bacio nascosto che avrebbe custodito per sempre.

Ma un anno apporta molti cambiamenti alla vita delle persone, anche in quella di chi non vuole crescere. Perchè purtroppo, che lo si voglia o no, il tempo trascorre inesorabile ed è inutile fingere che a noi le lancette ci abbiano concesso una pausa.

E così anche la sua vita aveva subito innumerevoli svolte che l'avevano inevitabilmente portata a crescere.

Fra le prime, aveva seguito le lezioni di bon ton pianificate da tempo da sua zia Millicent. Era ora per lei di diventare donna e forse aveva tardato anche troppo. Le avevano concesso di dormire ancora nella nursery, ma conosceva bene le condizioni e questa era l'ultima sera. L'indomani poi...

I balli di Natale erano una ricorrenza che si tramandava da tempo e da tempo i balli erano scena di diversissimi episodi. Quello a cui avrebbe assistito il ballo dell'indomani la vedeva protagonista. Sapeva perfettamente cosa sarebbe successo. Sapeva perfettamente a cosa sarebbe andata in contro. Infondo la società di quell'epoca lo imponeva. Perciò non se ne meravigliava. E magari avrebbe avuto anche una vita felice...un giorno! I suoi genitori non erano cattivi, assolutamente. Era consapevole di quanto bene le volessero e non l'avrebbero costretta. Ma lei sapeva anche che non poteva deluderli, per cui domani avrebbe fatto la sua scelta. Certamente non aveva intenzione di sacrificare la propria vita e quantunque non avrebbe preso a genio nessuno dei rampolli delle famiglie più o meno in vista di Londra, anche se non credeva fosse possibile, indubbiamente non avrebbero accordato il matrimonio.

L'avrebbero data in moglie. Moglie. Il solo pronunciare quella parola le provocava un tremito e la schiena era attraversata da un susseguirsi di brividi freddi. Ma era ora di crescere.

E le cose cambiano.

Un anno fà, a quest'ora, riposava beata nel proprio letto dopo ore trascorse a giocare. Un anno fà immaginava di brandire una spada affilata, mentre ciò che stringeva in mano era l'impugnatura di un vecchio ombrello di suo padre. E, certamente, un anno fa non avrebbe mai detto che 365 giorni dopo avrebbe immaginato la sua vita, il suo futuro e, soprattutto, non avrebbe mai potuto pensare che, ciò che avrebbe visto, sarebbe stato solo una donna schiava del tempo che passa, fasciata da lunghe e sfarzose vesti, circondata da una prole di bimbi schiamazzanti, al fianco del nobile figlio di chissà quale famiglia.

Le cose cambiano.

Mentre il cielo ricominciava a nevicare, le ritornarono alla mente i momenti che la condussero all'Isola che Non C'è. A Peter Pan. Ricordò quella notte in cui tutto incominciò, quando Nana afferrò l'ombra di Peter. Ricordò la polvere di fata e la sensazione di sentirsi sollevare da terra. Bastavano pensieri felici e galleggiavi in aria, volavi e potevi sfiorare le nuvole come nei migliori sogni di un bambino.

Sogni.

Appunto erano solo sogni. E, malgrado noi crediamo ancora nelle favole, sono sogni irrealizzabili che per questa ragione devono essere messi da parte.

Chiusi in un cassetto del nostro cuore.

In quel frangente le sembrò di focalizzare nitidamente la figura di sua madre, splendida nell'abito rosa antico che ondeggiava ad ogni suo passo, accovacciata all'angolo del letto disfatto, con in grembo il piccolo Micheal e attorniata dai due figli maggiori. Le sue parole le tornarono chiare nella mente, come se le stesse ascoltando realmente, e soltanto adesso ne riusciva a cogliere il significato più profondo.

"Ci sono modi differenti di essere coraggiosi. C'è il coraggio di pensare agli altri prima che a se stessi. Certo, vostro padre non ha mai brandito una spada o impugnato una pistola, ringraziando il cielo! Ma ha fatto tanti sacrifici per la sua famiglia e messo da parte molti sogni."

"E dove li ha messi?".

"Li ha messi in un cassetto. E a volte, a tarda notte, li tiriamo fuori e li ammiriamo. Ma è sempre più difficile richiudere quel cassetto. Lui lo fà. Per questo è coraggioso!".

Era arrivato questo momento anche per lei. Doveva avere coraggio. Il coraggio di affrontare la vita, di saper distinguere la realtà dalla fantasia, di saper porre un confine tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere e di accantonare i nostri sogni in un cassetto. Ma soprattutto di riuscire a richiuderlo quantunque un giorno lo riapriremo.

Era giunto il momento di chiudere quel cassetto.

Era giunto il momento di chiudere quella finestra.

Perchè i sogni sono belli, sì, è vero, ma annebbiano la vista quando si ha bisogno di vedere.

 

continua...(purtroppo nd lettori)

  
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