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Autore: RedMarauder    06/02/2014    28 recensioni
Il suo sorriso, quel sorriso che riusciva a farla arrossire ogni volta, lo stesso sorriso che le rivolgeva ora, era spietato, disarmante...bello.
Troppo bello. Ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, per mostrarsi debole. Hermione Granger doveva avere sempre il controllo della situazione. Sempre!
- Attenta a giocare con il fuoco, Granger. E' pericoloso!-
- Perché?- rispose, alzando il mento - Potrei scottarmi?-
Di nuovo quel sorriso. - Sì, ma il problema è che..potrebbe piacerti!-
Tanti cari saluti al suo controllo e alla sua tempra morale. Come poteva resistere quando quegli occhi la guardavano in quel modo? Così profondi, così intensi..così perfetti! Valeva la pena lasciarsi andare. Valeva la pena affondare le mani in quel fuoco, nel fuoco dei suoi capelli. Valeva la pena scottarsi!
Infondo, ad essere sincera, non era poi così male perdere il controllo!
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Luna/Neville
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 26
Le Regole di Sopravvivenza
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 1: Resta fuori dai guai!
 

 
 
 
 
 
 
Hermione era nascosta dentro una nicchia del corridoio. Ginny era accanto a lei, Ron e Harry erano appostati due nicchie più indietro. Nascondersi era sempre stato il loro forte, con o senza Mantello dell’Invisibilità.
Hermione sospirò, appoggiando la testa contro la pietra fredda alle sue spalle.
Resta fuori dai guai. Sì certo, un gioco da ragazzi. A meno che i guai non trovino te!
Ginny le afferrò la mano e la strinse, trasmettendole un po’ di calma. Sarebbe andato tutto bene. Dovevano solo rimanere nascosti. Ma perché capitavano sempre nel corridoio sbagliato?
Quel giorno, alcuni studenti di Corvonero avrebbero dato vita a un piano estremamente elaborato e potenzialmente pericoloso. Volevano attentare ai membri della Squadra di Inquisizione. Hermione non conosceva i dettagli precisi del piano, e non le interessavano. Cogliere le parole “Fattura Gambemolli” “Pozione Pruriginosa” e “Baccelli velenosi di Pus di Bubotubero” era stato sufficiente per convincerla a restarne fuori. Aveva delle regole da seguire. Sbuffò per l’ennesima volta. Lei seguiva le regole. E Fred? Lui, forse proprio in quel medesimo istante, era a Diagon Alley insieme al gemello a vendere prodotti e mezzi per generare nuove infrazioni alle regole. Poteva esistere controsenso più grande? Evitò di rispondersi.
A un certo punto, Ginny strinse la sua mano e Hermione aguzzò l’udito. Dei passi risuonarono frettolosi nel corridoio. Qualcuno correva. In lontananza, sentì arrivare un’altra serie di passi. L’attentato alla Squadra di Inquisizione sarebbe avvenuto nell’ala Est del corridoio del quarto piano. Loro erano a soli due corridoi di distanza da quella zona. Chiunque, nelle vicinanze, sarebbe stato messo in punizione. Ormai era una prerogativa della Umbridge. I passi oltrepassarono i loro nascondigli e, poco dopo, da lontano arrivarono le urla di uno scontro.
- Ora!- bisbigliò Hermione.
Scattarono fuori dal nascondiglio. Ginny alzò la bacchetta e lanciò delle scintille rosse in direzione della nicchia di Harry e Ron. Pochi secondi dopo, i ragazzi sfrecciarono verso le ragazze. Arrivarono di corsa fino all’incrocio con le scale che portavano alla Torre di Grifondoro. Rallentarono subito il passo, fingendosi innocenti. Hermione rifletté su quest’ultimo punto e di nuovo l’ironia tornò a ribollire nei suoi pensieri.
Noi siamo innocenti!
In Sala Comune, Lavanda e Calì stavano studiando Divinazione. Seamus e Dean giocavano a scacchi. Harry e Ron si unirono a loro. Hermione e Ginny presero posto in due poltrone lì vicino. Erano tutti esausti per la corsa, e per la paura di essere incastrati per un scherzo non loro.
- Ci è mancato poco!- commentò Ginny.
Hermione annuì. – Siamo stati veloci..-
Da quando i gemelli se ne erano andati, Hogwarts aveva cominciato a ribellarsi. Hermione non aveva mai assistito a nulla di simile. Era una vera e propria ribellione, di quelle con i fiocchi. I membri della Squadra di Inquisizione erano le vittime preferite degli scherzi degli studenti. Subito dopo, veniva la Umbridge. Gli studenti inghiottivano ogni giorno quantità improponibili di Merendine Marinare; Fuochi Forsennati si accendevano nei posti più impensabili; il bagno del quarto piano era esploso in circostanze misteriose; Daphne Greengrass era stata ricoverata in infermeria con due tentacoli al posto delle braccia. Pix seminava il caos. E nessuno se ne preoccupava. I professori avevano deciso fin dal primo momento di schierarsi dalla parte della ribellione. Fingevano di non sapere rimediare a un problema, e chiamavano la Umbridge continuamente. La prima settimana nel ruolo di Preside, per la vecchia rospa, era stata un incubo.
Le giornate scorrevano rapide. Quell’atmosfera di complicità che si era creata fra gli studenti rendeva tutto surreale e magico. Hermione si svegliava ogni mattina senza avere la certezza di arrivare a sera sfuggendo ad ogni pericolo, consapevole che ogni giornata aveva in serbo qualche piccola o grande sorpresa.
E tutte le sere andava a dormire sfinita ma stranamente tranquilla. Fred e George avevano lasciato il segno. Avevano dato inizio a una vera ribellione. Le fiamme erano risorte dalle ceneri. Ormai più nessuno credeva alle bugie del Ministero. La scuola si era schierata dalla parte di Harry. Dalla parte di Silente.
Ogni sera, prima di addormentarsi, Hermione guardava le stelle oltre la finestra. E contava.
Mancavano un mese e tre settimane..
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 2: Non intrometterti se qualcuno, specialmente Lee, tenta di combinare qualche guaio!
 
 
 
 
 
 
 
Hermione camminava tranquilla per i corridoi, in direzione della Biblioteca. All’improvviso, qualcuno la afferrò per le spalle e la spinse di lato, portandola contro la parete.
Era Lee.
- Ma si può sapere che diavolo..-
- Shh!- esclamò Lee, e indicò il soffitto.
Hermione seguì la direzione del suo dito e vide Pix, arrotolato attorno al lampadario, mentre cercava di svitarlo.
- Perché lo svita?- chiese Hermione perplessa.
Lee scosse le spalle. – Distruggere è il suo nuovo motto! Ci si vede Granger!-
Detto questo, sparì oltre l’angolo. Sospirando, Hermione si incamminò. In quel momento, la professoressa McGranitt arrivò dalla direzione opposta. Hermione la salutò con un sorriso che l’insegnante ricambiò.
- Signorina Granger, spero stia passando una buona giornata!- disse in tono spiccio.
Hermione annuì. – Oh sì, splendida. Spero sia buona anche per lei!-
- Abbiamo avuto momenti peggiori!-
- Senza dubbio!-
- Come sta il signor Weasley?- chiese la McGranitt, abbassando la voce.
Hermione si avvicinò e sussurrò. – Bene. La saluta..-
Dietro le labbra strette dell’insegnante, Hermione vide un sorriso. – Riferisca ai signori Weasley che dovranno impegnarsi a fondo nel loro lavoro: gli studenti stanno finendo le scorte di Merendine Marinare!-. Hermione boccheggiò, indecisa se commentare, ma la McGranitt sorrise impercettibilmente davanti alla sua esitazione: - Dubito che esista veramente la Umbridgite..- mormorò.
Hermione sorrise. – Le leggende a volte sono vere!- rispose, con aria complice.
La McGranitt sospirò. – Temo di dover concordare, signorina Granger! Pix!- esclamò all’improvviso, spaventando Hermione. – Si svita dall’altra parte!-
Senza aggiungere altro, la professoressa riprese la sua camminata e sparì. Pix sorrise beffardo e cominciò a svitare il lampadario dalla parte opposta. Hermione scosse la testa incredula. Vedere la McGranitt rivolgere consigli a Pix per creare il caos era davvero un Unicorno Rosa. Per un momento, pensò a Fred e una fitta dolorosa le strinse lo stomaco. La scacciò, cominciando a contare. Il conto alla rovescia era diventato una sorta di calmante, un mantra da ripetere per scacciare il senso di abbandono, il vuoto. Le mancava. Terribilmente. Le mancava ogni giorno. Ma lei doveva solo stare calma e contare. Erano cose che sapeva fare piuttosto bene!
Un cigolio sinistro attirò la sua attenzione. Pix scoppiò a ridere, mentre il lampadario tremava, ormai quasi del tutto separato dal suo appiglio. Un campanello d’allarme suonò nella mente di Hermione.
Non intrometterti se qualcuno, specialmente Lee, tenta di combinare qualche guaio!
Lee e Pix potevano occupare lo stesso livello di pericolosità, no?
Senza pensarci due volte, Hermione scappò via dal corridoio e si infilò in Biblioteca, nello stesso istante in cui uno schianto risuonò per il castello, rimbalzando da una parete all’altra. Sospirando di sollievo, Hermione prese posto al suo tavolo preferito e cominciò a studiare. Fuori dalla finestra, il sole splendeva sui prati.
Maggio. Primavera.
Il conto alla rovescia continuava.
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 3: Evita di innervosire la Umbridge e cerca di non finire in punizione!
 
 
 
 
 
 
 
Difesa contro le Arti Oscure era diventata una specie di incubo settimanale ricorrente. Ogni lezione sembrava durare secoli. Era una tortura alla quale nessuno poteva sottrarsi. Hermione rimaneva tutta l’ora inchiodata sulla panca, le mani strette attorno al bordo del banco, il sangue ribollente di rabbia.
La Umbridge diventava malvagia ogni giorno di più. Nonostante la sua tendenza a prendersela con Harry per ogni cosa non fosse calata, ora non lo puniva più apertamente come prima. Era passata a una strategia meno invasiva e più studiata. Forse aveva paura. Questo pensiero alleggeriva ogni volta la tensione di Hermione.
Sì, aveva paura. Degli studenti. Temeva i corridoi, temeva gli scherzi, temeva gli stessi alunni che cercava di soggiogare e fermare. E la paura la rendeva ancora più nervosa, ancora più vulnerabile. Se prima la Umbridge attaccava apertamente Harry e i suoi alleati, ora ricorreva all’intimidazione e alla provocazione. Ogni lezione era teatro di commenti e sottintesi riferimenti a Silente, alle presunte bugie sul ritorno di Voldemort e al coinvolgimento di Sirius nella fuga di massa di Azkaban. Aspettava che qualcuno reagisse, ma gli studenti sapevano di essere un passo avanti a lei. Avevano capito di poter guidare la ribellione senza farsi punire: bastava mantenere il controllo e mordersi la lingua. Per Harry era una sfida molto dura. Per Hermione lo stesso.
Fuori dall’aula, la Umbridge scandagliava i corridoi sperando di cogliere sul fatto i ribelli, ma fortunatamente furono in pochi a essere puniti. La sua sete di controllo la rendeva nevrotica e pericolosa, ma erano in pochi a temerla veramente. Cosa potevano essere delle ferite su una mano in confronto alla potenza della verità?
Quel giorno, Hermione stava camminando tranquilla per il castello. Si era ritrovata spesso, negli ultimi tempi, a pattugliare i corridoi. In qualità di Prefetto, aveva la scusa della sorveglianza. Ma la verità era un’altra. Per quanto Fred le avesse fatto promettere di rimanere fuori dai guai, Hermione cedeva spesso a quella piccola parte di sé che insisteva per andare proprio a cercarli. Era preoccupata per gli studenti più piccoli, e per quelli innocenti. Voleva assicurarsi che tutti stessero bene. Sorvegliare i corridoi la teneva impegnata e la faceva sentire meno inutile.
Svoltò l’angolo e vide una gigantesca pozza d’acqua allargarsi dal bagno di Mirtilla Malcontenta. Per un momento, Hermione pensò di dare l’allarme. Un Basilisco sopravvissuto alla bonifica di Harry si era appena fatto un giro fuori dalla Camera dei Segreti?
No, era impossibile. Hermione afferrò la bacchetta e si diresse verso il bagno. Scostò la porta ed entrò. Sotto i suoi piedi, la pozza d’acqua cominciava a bagnarle scarpe e calze, e a lambirle le caviglie. Ogni suo passo era accompagnato da uno sciacquettio.
Nella sala principale del bagno, Mirtilla Malcontenta era a terra, chinata su un ragazzino di Tassorosso svenuto, petulante e lamentosa come sempre.
- Mirtilla!- gridò Hermione, scattando in direzione del ragazzino.
Il fantasma sollevò lo sguardo. – Hermione! L’ho trovato cinque minuti fa. Qualcuno ha allagato il bagno..- mugolò.
Hermione si morse la lingua e represse il sarcasmo. – Hai visto cos’è successo?- chiese.
Mirtilla scosse la testa, il labbro le tremò. – Stavo seduta nel mio gabinetto. Stavo pensando a quella volta in cui Brigitte Burton mi lanciò un sacchetto di fegati di drago, imbrattandomi i capelli..poi ho sentito un rumore, passi e voci. C’è stata un’esplosione e poi tutto si è allagato!-
Hermione voltò lo sguardo verso i rubinetti. Tutti i lavandini erano saltati e l’acqua scorreva copiosa dai tubi spezzati. Tornò a guardare il ragazzino. Aveva un taglio poco profondo sulla fronte e una piccola ferita alla mano, ma sembrava a posto.
Hermione sollevò la bacchetta e la puntò sul bambino. – Reinnerva!- mormorò.
Dopo un istante, il ragazzino aprì gli occhi, mettendo lentamente a fuoco il mondo attorno a sé. Tentò di sollevarsi, ma Hermione lo costrinse a rimanere steso, con un sorriso. Passò un braccio attorno alle sue spalle e gli sollevò la schiena, tirandola fuori dall’acqua. Hermione si inginocchiò, bagnandosi calze e gonna, poi appoggiò la schiena del bambino sulle proprie gambe.
- Stai bene?- chiese dolcemente.
Il bambino annuì.
- Come ti chiami?-
- Devon..-
Hermione lo riconobbe. Frequentava il secondo anno. Le aveva chiesto aiuto in biblioteca per prendere un libro da uno scaffale molto alto e si erano messi a parlare di Trasfigurazione. Era estremamente intelligente e anche molto dolce.
- Cos’è successo?-
– Non sono stato io, lo giuro. Sono entrato perché avevo ricevuto un gufo urgente. Pensavo che qualche mio amico mi volesse spaventare..sai..- esitò, rivolgendo un’occhiata di sbieco a Mirtilla, poi avvicinò il viso e Hermione istintivamente si chinò. -..scommettiamo spesso su di lei..dicevano che non avevo il coraggio di venire qui a consolarla per l’ennesima crisi di pianto!- aggiunse, abbassando la voce.
Hermione sorrise. – Ci vuole un gran coraggio, per farlo!- commentò con aria complice.
- Comunque quando sono entrato ho visto dei ragazzi. Sono stati dei Serpeverde. Mi hanno Schiantato poi hanno fatto esplodere tutto. Prima che mi colpissero, mi hanno detto che mi avevano attirato loro qui. Per fare in modo che sembrasse colpa mia..- mormorò spaventato.
Hermione annuì. – Ti porto da Madama Chips. Poi dopo che ti avrà sistemato a dovere, mi dirai i nomi di quei..-
- Hermione..- mugolò Mirtilla, mentre due lacrime le scorrevano sulle guance.
- Bene, bene!- esclamò una vocetta falsamente dolce.
Lo scrosciare dell’acqua aveva attutito ogni suono circostante. Hermione si voltò di scatto verso la porta. Non l’aveva sentita entrare. Digrignò i denti e osservò la Umbridge avanzare lentamente nell’acqua che le arrivava fino a metà tibia.
Mirtilla volteggiò per un secondo, indecisa se sparire. Poi Hermione la vide fare qualcosa di totalmente inaspettato. Tirò su con il naso con forza, scacciò le lacrime con una mano e fece una lunga capriola a mezz’aria, atterrando proprio alle spalle di Hermione. con la coda dell’occhio, la vide accovacciarsi accanto a lei e posare una mano sulla fronte di Devon, che trasalì, ma rimase immobile a guardare la vecchia rospa. Hermione avvertì un senso di freddo quando la spalla di Mirtilla incontrò la sua. Nonostante la spiacevole sensazione, Hermione rimase colpita da quel gesto. La lotta contro il male univa tutti, ora ne aveva la prova tangibile!
- Cosa succede qui?- chiese la Umbridge, con il tono tagliente di chi ha già tratto le sue conclusioni e non ascolterà altre versioni.
Hermione sostenne lo sguardo dell’odiata insegnante, e trattenne a stento un ringhio. – Degli alunni hanno fatto saltare le tubature e attirato qui Devon per incolparlo. L’ho trovato svenuto sul pavimento!-
- Sono stati dei Serpeverde!- aggiunse Devon, sollevandosi a sedere.
Hermione ammirò il suo coraggio. Ma sapeva che era del tutto inutile..
La Umbridge sorrise, allargando la bocca da rospo in una smorfia compiaciuta. – Oh, non credo che sia molto attendibile come scusa. Sono più propensa a credere che voi due vi siate dati appuntamento qui per far esplodere il bagno!-
- Non è vero!- gridò Mirtilla, spaventando tutti e tre gli umani presenti nella stanza. – Non è stato lui, io l’ho visto!-
- E io dovrei credere alle parole di un fantasma petulante e insopportabile come lei, Mirtilla?- cinguettò la Umbridge.
Il volto di Mirtilla parve incrinarsi sotto il peso di quell’offesa. Hermione provò una rabbia così profonda che le sue dita rischiarono di spezzare la bacchetta. Come poteva dire una cosa simile?
Sorprendendo Hermione, Mirtilla scoppiò a piangere ma non svanì. I suoi mugolii rimasero di sottofondo. La Umbridge spostò lo sguardo su Hermione e la sua bocca si aprì in un ghigno malvagio e orribile.
- Temo che entrambi riceverete una punizione, signorina Granger!-
Fu in quel momento che le parole di Fred risuonarono nella sua mente. Regola numero tre. Regola numero dieci.
- Temo di doverla contraddire, professoressa!- tuonò Hermione, marcando bene l’ultima parola con del vivo sarcasmo.
Il sorriso della Umbridge vacillò e la sua guancia tremò come se Hermione l’avesse appena schiaffeggiata.
- Devon non è responsabile. Sono stata io. Lui era solo nel posto sbagliato al momento sbagliato..-
- Hermione. no!- protestò lui.
- Va tutto bene, non è colpa tua!- mormorò Hermione con un sorriso, a voce abbastanza alta per fare in modo che la Umbridge lo sentisse. – Non prenderti responsabilità che non hai! Uno dei due può salvarsi..Meglio tu che io..- aggiunse, accarezzandogli i capelli zuppi. Erano rossi. Hermione se ne accorse solo in quel momento. Doveva essere un segno..
- Benissimo!- trillò la Umbridge, riassestando il suo ghigno da rospo vorace. – La aspetto fra cinque minuti, nel mio ufficio! Un’ora di punizione sarà sufficiente-
- Prima mi assicurerò che Devon arrivi sano e salvo da Madama Chips!- protestò Hermione.
- Temo che non sia una sua responsabilità, signorina Granger!- cinguettò lei.
- Temo che lo sia, invece!- replicò Hermione, con un sorriso. – Sono un Prefetto!-
Di nuovo, le guance della Umbridge tremarono. Qualcosa di molto simile alla rabbia felina passò negli occhi di quella donna orribile. Impiegò più tempo del previsto a rimettere a posto il suo sorriso falso e il risultato fu talmente deprimente che Hermione allargò ancora di più il suo.
- Per ora!- sbottò la Umbridge, prima di girarsi e sparire dal bagno.
Devon si alzò a fatica, sorretto da Hermione.
- Non avresti dovuto! Potevo cavarmela..-
- No, dovevo!-
- Perché?-
Hermione si voltò verso di lui sorridendo. – Regola numero dieci..-
Devon sollevò le sopracciglia. – Eh?-
- Un giorno capirai..grazie per quello che hai fatto Mirtilla!- disse Hermione, girandosi verso il fantasma.
Mirtilla annuì e cominciò a tormentare un brufolo. – Gliela farai pagare?-
Prima di uscire dal bagno, Hermione le rivolse un ghigno. – Oh sì, puoi giurarci!-
 
 
Devon era in infermeria. Al sicuro. Hermione bussò alla porta dell’ufficio della Umbridge. Senza dire una parola, entrò e si sistemò al piccolo tavolo accanto alla finestra. Prese la piuma e cominciò a scrivere, senza nemmeno aspettare che la Umbridge dicesse qualcosa. L’insegnante la osservò in silenzio, senza dare segno di voler aprire bocca. Hermione scrisse rapida, veloce, impassibile. Non alzò mai la testa, soffocò il dolore nella sua mente, lontano da ogni altro pensiero. Sentiva lo sguardo della Umbridge su di sé. Sapeva che la stava osservando. La teneva d’occhio. La Umbridge era seduta alla sua scrivania. Sollevava spesso il collo per osservare Hermione e la pergamena che, minuto dopo minuto, cominciava a oltrepassare il bordo del tavolino. Era curiosa di leggere cosa stesse scrivendo, ma non si alzò. Mai. Hermione lo prese come un segno di rassegnazione. Voleva aspettare che fosse lei a fare una mossa. La Umbridge stava semplicemente studiando la sua preda, osservandola e cercando di capire quale strategia avrebbe usato. Hermione pensò fra sé che non avrebbe deluso l’insegnante. La Umbridge avrebbe avuto pane per i suoi denti.
Quando l’ora terminò, Hermione sollevò la testa, appoggiò la piuma accanto alla pergamena striata di rosso scarlatto e si sollevò. Le dita della mano ferita cominciavano a tremarle per il dolore, ma lei costrinse i suoi muscoli a tendersi fino allo sfinimento. Non si sarebbe mai mostrata debole davanti a lei. Mai. Hermione si alzò, arrotolò la pergamena con cura e poi raggiunse la scrivania della Umbridge con un sorriso. Lentamente e con gesti studiati, Hermione appoggiò il rotolo di pergamena davanti a lei e lo srotolò con calma. Lo sguardo felino della Umbridge passò dagli occhi di Hermione alla pergamena. Hermione vide i suoi occhi passare rapidi da un estremo all’altro del foglio e per la prima volta, nel suo sguardo, lesse qualcosa che andava oltre la rabbia: paura, disgusto e sconfitta. Per un momento, un solo istante, Dolores Umbridge fu sconfitta da Hermione Granger. Poi si riprese, e la rabbia tornò  a scintillare negli occhi sporgenti. Sollevò lo sguardo su Hermione, senza dire una parola.
La ragazza sorrise. – Trasmetta il messaggio a chi di dovere, professoressa!- sibilò Hermione.
E detto questo, si sollevò, sorrise all’insegnante e uscì lentamente dall’ufficio. Sentì lo sguardo della Umbridge sulla sua schiena, ma l’insegnante non osò proferire parola.
Hermione camminò con calma fino al bagno del quinto piano. Gli studenti erano tutti in Sala Grande. Nessuno l’avrebbe vista. Corse al lavandino e aprì il rubinetto dell’acqua fredda. Senza esitare, cacciò la mano sotto il getto e una fitta intensa di dolore rischiò quasi di farla vomitare. Con la destra afferrò il bordo di ceramica e si aggrappò. Strinse i denti, trattenendo un gemito così sofferente che avrebbe potuto spaventare anche i quadri nel corridoio.
Ansimando per il dolore, Hermione chiuse il rubinetto e spostò la mano all’altezza del suo viso. Qualcosa catturò il suo sguardo in sottofondo. Era lei. Hermione Granger. Riflessa nello specchio sbeccato sopra il lavandino. Hermione spostò lo sguardo sul suo riflesso e vide una ragazza dai tratti decisi, tesi per l’ira, ma traboccanti di soddisfazione. Aveva vinto. E infranto quasi tutte le regole di Fred. Ma aveva vinto.
La ragazza nello specchio stirò le labbra in un sorriso. Era fiera. Letale. Pericolosa. Abbastanza impavida per l’età che aveva. Era il volto di una ragazzina diventata adulta troppo in fretta, costretta dagli eventi del mondo esterno. Una ragazza pronta a combattere. Be’, aveva vinto la sua prima guerra. Senza staccare gli occhi dal suo riflesso, Hermione stirò le dita della mano, scacciando il dolore.
Sulla pelle illuminata da gocce d’acqua, riluceva una frase incisa nella carne viva, rossa come il sangue.
“Io dirò sempre la verità”
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 4: Resta fuori dai guai!
 
 
 
 
 
 
 
“..esattamente quello che avrei fatto io. Ed è questo il punto. Tu-non-lo-devi-fare! Avevamo un patto, mi avevi promesso che saresti rimasta fuori dai guai. Hai dieci regole da rispettare. Be’, nove, in realtà, perché la decima è una scappatoia, e capisco solo ora che non te l’avrei dovuta lasciare! Non so se essere fiero di te per quello che hai fatto, o se arrabbiarmi per aver fatto esattamente il contrario di quello che ti avevo chiesto di fare. George suggerisce la prima!
Ti amo. Per favore, davvero, resta fuori dai guai!
Almeno provaci..
..ti prego!”
 
 
Ridendo, Hermione posò la lettera accanto al libro di Aritmanzia. Quattro fogli in cui Fred aveva ripetuto praticamente la stessa cosa. Prima la perdonava, poi si arrabbiava di nuovo, poi diceva che era fiero di lei, poi si arrabbiava..l’altalena era andata avanti per quasi tre pagine. Poi le aveva raccontato un po’ di novità del negozio. Dopodiché aveva ricominciato con l’altalena!
Fuori dalla Sala Comune, il sole splendeva sui prati. Molti degli studenti erano usciti a godersi quella domenica di caldo, ma Hermione aveva optato per la tranquillità del castello. Aveva un programma di ripasso da seguire e il sole e le grida l’avrebbero solo distratta.
Raccontare a Fred del suo trucchetto con la Umbridge era stato epico. Non solo era fiera di se stessa, ma sapeva anche che, in un modo o nell’altro, lui avrebbe pensato lo stesso. Anzi, l’avrebbe quasi invidiata per non aver pensato lui stesso a una mossa così geniale! Harry e Ron avevano accolto quella notizia con sguardi allibiti, ma poi avevano stretto Hermione in un abbraccio molto lungo. Ginny le aveva medicato la ferita, l’aveva sgridata per il suo comportamento avventato, poi le aveva sorriso e le aveva detto che era stata brillante.
La Umbridge, da quel giorno, evitò Hermione il più possibile. Non le rivolgeva mai la parola, né la degnava di uno sguardo. A lei stava bene così. Anzi, era molto soddisfatta di quel risultato. Per tutta la scuola, si era diffusa la voce di quella punizione sfuggita al controllo della Umbridge. Hermione era diventata una sorta di eroina del popolo studentesco. Odiava ammetterlo, e avrebbe preferito ingoiare uno Schiopodo piuttosto che confessarlo a Fred, ma ora capiva perfettamente quanto fosse esaltante l’euforia dell’infrangere le regole. Ecco perché i gemelli ne andavano così ghiotti!
In Sala Comune, Hermione si osservò la mano. La cicatrice riluceva sulla sua pelle candida. E quella scritta le ricordava ogni volta il suo gesto avventato. L’euforia gorgogliò nel suo petto. Sorridendo, Hermione rilesse un’ultima volta la lettera di Fred. Una leggera nota di sofferente abbandono scintillò sotto la sua felicità, ma lei la scacciò.
Mise da parte la lettera e ricominciò a studiare Aritmanzia.
Verso l’ora di cena, scese in Sala Grande e vi trovò Harry, Ron e Ginny, intenti a parlottare sospettosamente in un’area isolata del lungo tavolo. Hermione sedette affianco a Ginny e li guardò uno a uno con la fronte aggrottata.
Ginny fece un cenno con il capo verso il tavolo dei Corvonero. – Sembra che a un paio di ragazze del quarto anno sia capitata la stessa cosa che è capitata a Devon. Un Serpeverde ha distrutto una statua al terzo piano, e la colpa è ricaduta su di loro!-
- Non è giusto!- sbottò Ron.
Hermione annuì. – Lo so. Ma non possiamo fare niente. O meglio..io non posso fare niente!- borbottò, suscitando un sorriso nei suoi amici.
Ginny le accarezzò una spalla. – In realtà finge di essere arrabbiato. Starà già trovando il modo di farti avere un Ordine di Merlino Prima Classe!-
Hermione sorrise. – Già, è probabile. Comunque non possiamo fare niente, per davvero. Meglio rimanere fuori dai guai!-
Harry annuì. – Peggioreremmo le cose!-
In quel momento, Lee si avvicinò a loro. – Ragazzi, un suggerimento: domani non passate per i sotterranei!-
Hermione sollevò un sopracciglio. – Perché?-
Lee sfoderò un sorriso. – E’ ora di spiegare ai Serpeverde chi comanda!-
- Lee..- iniziò Ginny, ma la mano del ragazzo scattò in aria.
- Spiacente Weasley Junior! Ormai ho deciso..- disse, poi sparì dopo aver rivolto a tutti un sorriso.
Hermione sospirò. – Abbiamo ancora un paio di Merendine Marinare?-
Ron sollevò la testa di scatto dal piatto. – Perché?-
- Perché domani penso che starò male..molto male..-
 
 
Quella sera, Hermione rilesse la lettera di Fred, prima di addormentarsi. Alla fine aveva abbandonato il progetto di fingersi malata. Doveva solo stare lontano dal sotterraneo. Non avevano nemmeno Pozioni, di lunedì!
Sospirando, Hermione rilesse uno dei suoi pezzi preferiti della lettera.
 
“Nessuno ha ancora fatto uno scherzo a McLaggen? Credo che scriverò a Lee. Un po’ deplorevole annientare i propri alleati, ma lui è un caso a parte. Ti ho già detto di rimanere fuori dai guai? Per favore, Granger! Fallo per me. Mi manchi, ogni singolo giorno. Voglio che torni a casa intera, perciò ti prego, ti scongiuro, resta fuori dai guai!
Il negozio sta andando a gonfie vele. George ha qualche problema con un occhio..ehm..un esperimento andato male. Ma dovrebbe guarire. A proposito..per caso conosci qualche ingrediente adatto a curare un’irritazione da polvere pruriginosa? Se ci aiutassi, George te ne sarebbe immensamente grato. Ti saluta, dice che ti vuole bene e aggiunge “Sei stata geniale e brillante!”. Io ci aggiungo “Sei stata irresponsabile..ma comunque brillante!”.
Ti amo. Mi manchi.
 
Il tuo Viktor!”
 
 
Hermione scosse la testa. Lei era un’irresponsabile? La predica veniva da uno molto maturo..
Sorridendo, Hermione richiuse la lettera e la sistemò nel cassetto assieme alle altre. Si accoccolò fra le coperte e lasciò che il sonno prendesse il sopravvento. Pensò a Fred così intensamente che, per un momento, le parve di sentire le sue braccia stringerla e cullarla..
 
 
 
Il giorno dopo, i Serpeverde arrivarono con quasi due ore di ritardo alle lezioni. Il passaggio della loro Sala Comune era stato invaso da una rete intricata di radici nodose e resistenti come ferro. La Sprite era rimasta allibita, nel vederlo. Non era una pianta cresciuta in natura. Era un incantesimo, molto complesso. Non si poteva bruciare, tagliare, né far saltare in aria. Era così resistente che i professori impiegarono quasi due ore a liberare i Serpeverde dal dormitorio. La Umbridge, a pranzo, passò gli occhi da rospo sulla Sala Grande in cerca di un colpevole, e quando incontrò Hermione, lei sostenne il suo sguardo. Alzò il mento in segno di sfida e piegò la bocca in un piccolo ghigno. Hermione poté giurare di averla vista digrignare i denti. Non poteva incolparla. Hermione era innocente. Ma come poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di innervosirla?
Infondo, aveva seguito la regola. Era rimasta fuori da guai!
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 5: Non uccidere Malfoy, a meno che non sia strettamente necessario!
 
 
 
 
 
 
 
Evitare la Squadra di Inquisizione era un’impresa pressoché impossibile. Più che altro, la lista di persone e cose che Hermione doveva evitare per i corridoi si era estesa a dismisura, tanto che la soluzione migliore sarebbe stata: “evitare i corridoi, punto!”.
Malfoy e la sua cricca seminavano terrore ovunque passassero. Punivano gli studenti anche senza una ragione, toglievano punti a caso, senza motivazioni, e spaventavano gli studenti più giovani. Ma come tutti, del resto, anche Malfoy aveva i suoi limiti. Sapeva che c’erano persone che non andavano sfidate. Lee e Pix erano solo la punta dell’iceberg. Il Furetto evitava accuratamente di mostrare spavalderia e superiorità davanti a quelli che avrebbero potuto ridurlo a un mucchietto di ceneri spelacchiate molto facilmente.
Hermione comunque, per sicurezza, evitava Malfoy. Vedere quella faccia appuntita e quel ghigno da Purosangue spocchioso la rendeva incapace di intendere e di volere. Avrebbe rischiato di violare una delle regole di Fred. E di finire ad Azkaban per omicidio!
Quel pomeriggio, Hermione aveva seguito Harry e Ron nei giardini. Si erano sistemati sotto il loro faggio preferito per studiare, ma poi si erano ritrovati a parlare di rivolte e punizioni.
- Dovremmo concentrarci sugli esami!- sbottò Hermione, dopo quasi mezz’ora.
Ron sbuffò. – Lo so, non ricordarcelo!-
- Che ve lo ricordi o meno, non fa molta differenza, Ronald! Gli esami si avvicinano..-
- Sei peggio di Percy, quando ti ci metti!-
- Benissimo! Spero di essere presente quando arriverà la lettera con i risultati: non vedo l’ora di vedere la faccia di tua madre!-
- Sei davvero simpatica, Hermione!-
Lei aprì bocca per ribattere, ma Harry alzò le mani di scatto. – Mi fa male la testa!-
Contemporaneamente, Ron e Hermione scattarono in avanti e lo afferrarono per le braccia.
- Miseriaccia..-
- La cicatrice?-
- No! Voi due!- sbottò lui, fulminandoli con lo sguardo.
Ridendo, Hermione e Ron lo lasciarono andare.
- Scusa..- mormorò Ron, rivolto a Hermione.
Lei sorrise. – No, scusa tu..è che sto cominciando a preoccuparmi per questi esami!-
- Andranno benissimo!- commentò Harry. – Preoccupati per noi, piuttosto!-
Scoppiarono a ridere tutti e tre, ma si interruppero quando videro tre ombre sovrastare i loro angolo di sole. Malfoy, Tiger e Goyle se ne stavano impalati davanti a loro, le braccia incrociate e gli sguardi minacciosi. Be’, quelli dei due Troll. Malfoy aveva più l’aria di uno che aveva appena trovato un sacchetto pieno di Galeoni.
- Sai, Sfregiato, concordo con te! Dovreste cominciare a preoccuparvi..- disse con la sua solita voce strascicata.
Harry piegò la bocca in un mezzo sorriso. – Fossi in te non lo direi a voce troppo alta, Malfoy! Non vorrai che la gente sappia che sei d’accordo con me?-
Il sorriso scomparve dalla faccia da serpe di Malfoy. – Un giorno qualcuno ti tapperà la bocca!-
- Vuoi metterti in fila per provarci?- lo provocò Harry.
Quella sfida fece ridere Hermione e Ron. Tiger e Goyle arricciarono leggermente gli occhi. Forse non avevano capito il senso di quella conversazione. Poverini..
Lo sguardo tagliente di Malfoy si spostò su Hermione. – Mezzosangue, ho un avvertimento per te: prenditi ancora gioco della Umbridge e te la vedrai con noi!-
Con un sorriso divertito, Hermione si alzò in piedi. Ron allungò una mano per fermarla, ma rimase sospeso a metà del movimento, il viso piegato in una smorfia di panico.
Sempre sorridendo, Hermione si parò davanti a Malfoy e incrociò le braccia. Muovendosi insieme, Harry e Ron scattarono al suo fianco.
- E cosa mi farete?- chiese Hermione, con tono falsamente spaventato.
Il ghigno di Malfoy si allargò. – Non sfidarmi, Mezzosangue!-
- Per tua informazione, non mi fai paura..Furetto!- rispose lei.
- Non c’è più Weasley a difenderti!-
- Non ho bisogno di lui per difendermi!-
In un gesto avventato, Ron estrasse la bacchetta. Forse voleva dimostrare a Malfoy che c’era qualcun altro pronto a difenderla. Quel gesto fece irrompere Malfoy in una risata strascicata.
- Weasleyuccio, tuo fratello ti ruba la ragazza e tu sei ancora qui a batterti per lei? Lodevole, davvero!- lo prese in giro lui.
Harry, il volto contratto in una smorfia di rabbia, prese al volo la bacchetta dalla tasca.
- Sfregiato, mettila via!- cantilenò Malfoy. – O sarò costretto a togliervi dei punti. Anzi, ora che mi ci fai pensare..vediamo, mi state puntando contro due bacchette, perciò direi che potrei togliere a Grifondoro..-
Ma Hermione fu molto più veloce. Malfoy richiuse rapidamente la bocca, quando la punta della bacchetta di Hermione premette sulla sua gola. Lei lo aveva afferrato per la cravatta, ed era stata così veloce che Malfoy non aveva fatto nemmeno in tempo a finire la frase.
- Tre bacchette!- lo corresse Hermione, con un sorriso.
Tiger e Goyle si rivolsero un’occhiata di stupida sorpresa e fecero per aprire i mantelli, ma Harry e Ron alzarono le bacchette, puntandole contro di loro, che si fermarono.
Ron scosse la testa. – Oh non lo farei se fossi in voi!-
Malfoy trafisse Hermione con lo sguardo. – Lasciami andare, piccola, sudicia..-
La bacchetta di Hermione spinse con più forza contro la sua gola. – Avanti, continua. Piccola, sudicia..?- lo sfidò lei.
- Vi pentirete!- sbottò Malfoy, mentre una goccia di sudore solcava la sua fronte piatta.
Hermione gli rivolse un sorriso comprensivo. – Ne sono certa, Furetto. Buona giornata!-
Insieme, Hermione, Harry e Ron ritrassero le bacchette e si voltarono per andarsene. Con la coda dell’occhio, Hermione vide Malfoy afferrare la bacchetta e puntarla verso di lei con espressione infuriata. Accadde tutto in un lampo. Hermione ruotò su se stessa ed eseguì un rapido movimento con il braccio, come un colpo di frusta. Gridando, Malfoy si abbatté al suolo, le gambe legate da una spessa corda intrecciata. Tiger e Goyle corsero a cercare di slegarlo. Digrignando i denti per la rabbia, Malfoy sollevò la bacchetta un’altra volta e aprì la bocca per scagliare un incantesimo. Ma Hermione, di nuovo, fu più veloce. Un rapido colpo con il braccio e la corda si allungò, cominciando ad avvilupparsi attorno al corpo del Furetto. L’ultimo tratto di corda passò sulla sua bocca e si strinse sul suo viso. Malfoy cominciò a emettere gridi soffocati, non potendo parlare, e a cercare l’aiuto dei suoi due bestioni con lo sguardo. Tiger e Goyle sembravano due babbuini un po’ tonti. Le loro grosse mani non riuscivano a sciogliere la corda magica. Harry e Ron erano quasi caduti a terra per le risate. Hermione sollevò una mano in direzione di Malfoy e lo salutò con un sorriso.
Ron le circondò le spalle con un braccio e Harry le prese la mano. Risalirono il pendio verso il castello, in preda a continui attacchi di risate. Sulle scale dell’Ingresso incrociarono la McGranitt.
- Professoressa, credo che qualcuno abbia legato Malfoy!- la avvertì Hermione, sotto lo stupore generale dei due amici.
La McGranitt strinse gli occhi dietro gli occhiali. – E’ ferito?-
- Solo nell’orgoglio!-
- Bene..lasciamolo lì a rifletterci sopra!- decretò lei, con un mezzo sorriso. – Ora filate nel vostro dormitorio!- disse, ma non riuscì a fingersi severa.
In Sala Comune, Harry e Ron presero tre bottiglie di Burrobirra dalla scorta che Fred e George avevano nascosto e proposero un brindisi.
- A Hermione Granger!- iniziò Harry.
- La vera erede di Fred e George!- concluse Ron.
Ridendo, Hermione fece scontrare la sua bottiglia con quelle dei due amici. Aveva violato un’altra regola. Be’, in realtà Fred non era mai stato troppo convinto di questa particolare avvertenza. Poteva considerarsi una violazione innocente?
Entro sera, la storia dell’attacco a Malfoy aveva fatto il giro del castello. Hermione andò a dormire solo dopo aver scritto una breve lettera a Fred, in cui gli raccontava l’accaduto. Questa volta era piuttosto convinta di non ricevere una risposta preoccupata di disapprovazione.
Alle tre del mattino, Hermione fu svegliata da un rumore secco. Proveniva dalla finestra accanto al suo letto. Era così snervante e fastidioso che Hermione sfuggì rapidamente al calore delle coperte per alzarsi. Un gufo batteva nervosamente contro il vetro della finestra. Quando Hermione la spalancò, l’animale planò nella stanza e atterrò sul suo comodino. Poi sollevò la zampa. Hermione slegò il rotolo di pergamena e ringraziò il gufo con un buffetto. Quello schioccò il becco e cominciò a ripulirsi le piume dell’ala. In piedi, davanti alla finestra ancora aperta, Hermione lesse la lettera un paio di volte e trattenne a stento una risata che avrebbe potuto svegliare le compagne di stanza.
 
 
“Un giorno dovrò fare ammenda per aver trasformato la brillante e saccente Hermione Granger in una letale erede dei Weasley. Cosa devo fare per convincerti a non cacciarti nei guai? No..non rispondere legarti! A meno che.., no niente lascia perdere!
Questa volta la passi liscia..sono fiero di te!
Ti amo
 
P.s.: la prossima volta legalo con un Tranello del Diavolo!”
 
 
 
Una brezza calda arrivò dalla finestra aperta. Hermione sollevò la testa e chiuse gli occhi, godendosi l’aria di una notte di maggio. Riaprì gli occhi e si avvicinò alla finestra. Fuori, la notte brillava di stelle. Il cielo sembrava sconfinare in un mare di diamanti. Le montagne attorno a Hogwarts erano illuminate dalla luce della luna. Hermione appoggiò la testa contro il muro di pietra e sorrise, stringendo la lettera fra le dita.
Un mese..
Trattenendo un’altra risata, Hermione scattò rapida verso il comodino. Le era venuta un’idea! Aprì il cassetto e prese una boccetta di inchiostro e una piuma. Appoggiandosi al libro di Trasfigurazione, Hermione scrisse rapida una risposta sul retro della lettera di Fred. Il gufo seguì i suoi movimenti con gli enormi occhi gialli. Hermione posò la piuma e rilesse quelle brevi parole. Sorrise beffarda. Era sempre stata brava a vendicarsi.
Legò la pergamena alla zampa del gufo, improvvisamente felice di avere una nuova missione, e lo accompagnò alla finestra.
- Sempre a Fred Weasley!- sussurrò Hermione.
Il gufo schioccò il becco e planò fuori dalla finestra. Hermione seguì il volo del volatile finché il buio non lo inghiottì. Poi tornò a dormire, ridendo ancora al pensiero della faccia che avrebbe fatto Fred..
 
 
 
 
 
A tanti, troppi, chilometri di distanza, Fred Weasley fu svegliato da un fastidioso ticchettio. Per un momento, pensò che fosse George, intento a spostare qualcosa al piano disotto. Ma era impossibile. Il negozio era ancora chiuso. E, nel silenzio, Fred riuscì a sentire il gemello russare nella stanza accanto.
Sbuffando, Fred aprì gli occhi e vide il profilo di un gufo dietro il vetro della finestra. L’alba stava sorgendo. I tetti di Diagon Alley cominciavano a colorarsi di luce rosea. Sbadigliando, Fred arrivò alla finestra e la aprì. Il gufo cacciò uno stridio acuto e Fred per poco non perse l’udito.
- Non ti agitare! Ti rendi conto di che ore sono?- sbottò, rendendosi conto di quanto fosse stupido parlare con un volatile.
- Dai, dammi la zampa!- ordinò.
Il gufo sollevò con eleganza la secca zampetta e Fred slegò la lettera. Era la sua. No aspetta, c’era qualcosa sul retro. Il gufo schioccò il becco in cerca di attenzioni e Fred gli lanciò un biscottino recuperato dal davanzale.
Fred dovette rileggere più di una volta quelle poche parole. O era ancora addormentato e stava sognando, o quello era appena diventato il buongiorno più intrigante della storia della sua vita. Optò per la seconda ipotesi.
 
“Manca solo un mese..poi potrai impedirmi di cacciarmi nei guai..o legarmi..scegli tu!”
 
 
Sospirando, Fred chiuse gli occhi e un sorriso comparve allegramente sul suo viso. Un mese. Mancava solo un mese. E quella frase lo aveva appena decretato come il mese più lungo della sua vita!
Ridendo, Fred salutò il gufo con un buffetto e ripose la lettera nel cassetto del comodino.
Ora aveva bisogno di una doccia. Fredda. Molto fredda.
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 6: Non confiscare le Merendine Marinare!
 
 
 
 
 
 
 
Commerciare le Merendine Marinare era diventata l’occupazione principale dei più furbi della scuola. Lee aveva confessato a Hermione che Fred e George avevano lasciato pile infinite di scorte nella Stanza delle Necessità. Lee e altri impavidi studenti si erano occupati di commerciarle di nascosto. Hermione si era attenuta alla regola numero sei: fingere di non vedere!
Andava contro i suoi dovere di Prefetto. Ma non le importava più di tanto, specialmente se pensava che gli studenti utilizzavano le Merendine per infastidire la Umbridge!
Di ritorno dalla Biblioteca, Hermione dovette cambiare strada per raggiungere il dormitorio. Pix aveva appena indetto una guerra a palle di inchiostro a metà del corridoio del quarto piano, e lei preferiva tenersene fuori. L’inchiostro non concordava con la sua idea di shampoo per capelli!
Hermione usò uno dei passaggi segreti che Harry le aveva mostrato sulla Mappa. A metà del terzo piano vide quattro ragazzini seduti in un angolo, intenti a guardarsi intorno con circospezione. Lenta e cauta, Hermione si avvicinò. Dalle cravatte, Hermione capì che si trattasse di due Grifondoro, un Tassorosso e un Corvonero. Secondo, forse terzo anno. I ragazzini captarono il pericolo e alzarono la testa nella sua direzione. Il Tassorosso era Devon. Hermione gli sorrise e lui ricambiò.
- Tranquilli, lei è dei nostri!- rassicurò i compagni.
Il Corvonero squadrò Hermione poi Devon. – Ma è un Prefetto!-
- Un Prefetto molto ribelle!- concluse Hermione, sedendosi sul pavimento accanto a loro. – Che combinate?- chiese.
I ragazzini arrossirono, tutti tranne Devon che sorrise e indicò il pavimento. Una scatola di Merendine Marinare era aperta, accanto a un sacchetto di dolcetti.
- E’ difficile incastrarli dentro!- commentò Devon.
- Per chi sono?- chiese Hermione.
- Tiger e Goyle!- rispose il Grifondoro.
Hermione annuì. – Sono abbastanza stupidi..non noteranno la differenza! La prossima volta però, non mettetevi a farlo nei corridoi..potrebbero beccarvi!- aggiunse, sinceramente preoccupata per loro.
Devon annuì. – Penso che andremo a nasconderci nel bagno di Mirtilla. Quando questi tre smetteranno di lamentarsi!-
Hermione scoppiò a ridere. – Tranquilli, ragazzi! Mirtilla è piuttosto amichevole ultimamente!-
- Dici che funzionerà?- chiese il Corvonero, indicando i dolcetti.
Con un sorriso, Hermione si alzò in piedi. – Perché non verifichiamo subito?-
Sotto gli sguardi stupiti di tutti, tranne Devon, Hermione afferrò il sacchetto di dolcetti contaminati. Rivolse un occhiolino al gruppo e gli fece cenno di seguirla.
Tiger e Goyle stavano uscendo dall’aula di Trasfigurazione. La McGranitt li aveva messi in castigo per una settimana per aver bruciato un banco durante la sua lezione. Era stato quasi del tutto accidentale, ma la professoressa ne aveva approfittato per vendicarsi delle malefatte dei due Troll.
Hermione alzò un braccio e costrinse i quattro ragazzi a rintanarsi in una nicchia. Poi prese il sacchetto e, con la bacchetta, tracciò una scritta sulla carta marrone.
 
“A Tiger e Goyle: i difensori più valorosi del Ministero!”
 
Devon dovette premersi una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere.
- A te l’onore!- esclamò Hermione.
Con un movimento fluido della bacchetta, Devon mormorò. – Wingardium Leviosa!-
Il dolcetti volteggiarono in aria e si fermarono a metà del corridoio. Tiger e Goyle si avvicinarono, parlottando fra loro. Quando si imbatterono nel sacchetto, lessero la scritta e arrossirono. A Hermione fecero quasi tenerezza.
Tiger e Goyle sfilarono due dolcetti dal sacchetto e diedero un grosso morso. Nemmeno il tempo di deglutire e finirono entrambi al tappeto, svenendo come sassi.
- Pasticcetti Svenevoli! Ottima scelta..- mormorò Hermione divertita.
I quattro ragazzi si scambiarono il cinque e ringraziarono Hermione. Prima di sparire dal corridoio, Devon si girò e tornò indietro.
- Grazie!- esclamò.
Hermione sorrise. – Figurati!-
- Anche per l’altro giorno..sai, per la punizione!- disse, arrossendo. – Sei stata grande!-
Hermione arrossì. – Grazie..-
Dopo un ultimo sorriso, Devon sparì. Hermione lanciò uno sguardo a Tiger e Goyle. Scoppiò a ridere e si dileguò dal corridoio prima che qualcuno potesse beccarla sulla scena del crimine. Raggiunse la Sala Comune sentendosi leggera e felice.
Era stata complice dell’ennesimo scherzo. Ma almeno non aveva infranto la regola numero sei..
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 7: Se sei in pericolo, scappa!
 
 
 
 
 
 
 
Il sole cedette il posto alla pioggia per qualche giorno. Per Hermione fu un pretesto in più per chiudersi in Sala Comune o in Biblioteca e studiare. Il temporale scuoteva le montagne, e Hermione rimaneva con la testa china sui libri, decisa a mandare avanti il suo ripasso per i G.U.F.O.
Quel pomeriggio, Ginny e Angelina si erano unite a lei. La Sala Comune era piena, ma silenziosa. Il settimo e il quinto anno avevano esami importanti da superare. Gli altri erano comunque carichi di studio. A metà giornata, le ragazze decisero di concedersi una pausa. Hermione ne approfittò per uscire a sgranchirsi le gambe. Non sentiva i suoi genitori da due settimane. Forse era giunto il momento di mandargli una lettera.
La camminata verso la Guferia fu piuttosto tranquilla. Il ritorno non fu altrettanto.
Il tramonto era vicino. Tuoni e lampi scuotevano ancora il castello. Hermione aveva impiegato quasi un’ora a scrivere la lettera per i suoi. Tanto valeva scendere in Sala Grande e aspettare che gli altri la raggiungessero.
Era a metà del terzo piano, quando un urlo straziante le gelò il sangue nelle vene. Quella era la voce di..
Angelina!
Scattando come una molla, Hermione invertì direzione e cominciò a correre, seguendo le urla. Prese la bacchetta dalla tasca interna del mantello e spinse i muscoli delle gambe al massimo della velocità. Quando svoltò l’angolo, una scena orribile le si parò davanti.
Pansy Parkinson e Millicent Bulstrode stavano scagliando incantesimi a non finire contro Ginny e Angelina. Quest’ultima era finita distesa contro una colonna. Una striscia di sangue le rigava la fronte. Senza pensarci due volte, Hermione uscì dall’angolo e scagliò uno Schiantesimo contro la Parkinson, che crollò a terra. Millicent fu distratta dalla sconfitta della sua compagna, e Ginny  la centrò in pieno con un incantesimo di disarmo. Millicent vide la sua bacchetta volare via. Hermione corse verso l’amica e puntò la sua contro la Serpeverde, che inorridì e scappò via. Hermione e Ginny si girarono contemporaneamente verso Angelina e la aiutarono ad alzarsi.
- Andiamo in infermeria!- esclamò Ginny, lo voce intrisa di panico.
Angelina scosse la testa. – No, ho sentito che c’è la Umbridge. Sta interrogando Madama Chips..vuole sapere se ha curato qualcuno contro i suoi ordini! Me l’ha detto Lee..-
- Ma allora cosa facciamo?-
- Venite con me!- rispose Hermione.
Lasciarono la Parkinson distesa a terra e insieme sostennero Angelina. Hermione le guidò fino all’ala isolata del sesto piano. Sistemarono Angelina sul divano logoro della stanza abbandonata, e insieme tentarono di curare la ferita. Hermione fece apparire delle bende e improvvisò una fasciatura abbastanza sicura.
- Stasera però vai in infermeria, appena se ne va la vecchia rospa!-
Angelina annuì.
- Cos’è successo?- chiese Hermione.
Ginny digrignò i denti. – Ci hanno attaccate senza motivo!-
Angelina annuì, ma quel gesto le fece dolere la fronte. – Stavamo camminando. Ci hanno attaccate alle spalle! Non dirlo a Fred!- esclamò preoccupata, rivolgendosi a Hermione. – Altrimenti George lo verrà a sapere e io passerò queste ultime settimane a scrivere milioni di lettere per calmarlo!-
Hermione sorrise. – Tranquilla! Resta fra noi!-
Ginny sospirò. – Quasi quasi torno indietro a finirla con le mie mani!-
Hermione posò una mano sul braccio dell’amica. – No, meglio rimanerne fuori!-
Con un piccolo sorriso, Ginny disse: - Non mi dire che ti stai attenendo alle regole?-
- In caso di pericolo, scappa!- recitò Hermione, scuotendo le spalle.
Angelina sorrise, massaggiandosi la guancia. – Grazie per averci salvate!-
Hermione strinse le mani di entrambe. Ginny appoggiò la testa sulla sua spalla. Rimasero tutte e tre in silenzio, aspettando che rabbia e spirito di vendetta volassero via. Hermione chiuse gli occhi e cercò di calmare il suo cuore. Nonostante il coraggioso salvataggio, era stato spaventoso vedere Angelina a terra e Ginny intenta a combattere contro due odiose Serpeverde.
Regole o no, Hermione capì che era inutile pensarci: era il pericolo a correre nella sua direzione!
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 8: Evita McLaggen come se fosse affetto da Spruzzolosi!
 
 
 
 
 
 
 
In un paio di giorni, la ferita sulla fronte di Angelina era scomparsa. E così la rabbia. Ginny aveva passato l’intera serata a imprecare. Sottovoce, per nascondersi dalle orecchie attente di Harry. Calmarla era stata un’impresa.
L’equilibrio del mondo, comunque, era stato ristabilito. Qualcuno aveva trovato la Parkinson svenuta nel corridoio. In infermeria, Madama Chips l’aveva curata, ma la ragazza non ne aveva voluto sapere di uscire. Temeva così tanto il suo ingresso nella scuola, che era rimasta confinata in infermeria per quasi una settimana. Una volta uscita, era scivolata per sbaglio dalle scale e si era rotta una spalla. Hermione sapeva che era una coincidenza. Il corridoio era vuoto, Ginny e Angelina erano con lei. Le coincidenze, a volte, seguivano un flusso logico molto preciso!
Hermione evitò di raccontare i dettagli dell’accaduto a Fred. Raccontò solo del volo della Parkinson dalle scale e il fatto che fosse costretta a bere Ossofast fece gioire Fred più del dovuto. Hermione sorrise al pensiero di quel che sarebbe successo se Fred, George e Harry avessero scoperto dello scontro nel corridoio. Nonostante Harry fosse l’unico a Hogwarts, nemmeno lui era a rischio. Millicent tenne la bocca chiusa, stessa cosa fece la Parkinson. Rischiavano entrambe l’espulsione per aver attaccato qualcuno nei corridoi. La Umbridge le avrebbe difese, ma era davvero così prudente rivelarsi? Avevano optato per il silenzio, cosa che rallegrò Hermione.
La tempesta era passata. Il sole era tornato a splendere nel primo vero e proprio calore estivo. Giugno stava portando gli studenti allo sfinimento: gli esami si avvicinavano. Hermione passava tutto il suo tempo a studiare. La Biblioteca, ormai, era diventata la sua tana personale.
Quella domenica mattina, però, le sue ore di studio furono fastidiosamente interrotte da McLaggen. Il ragazzo entrò con passo spavaldo e si sedette di fronte a lei, senza nemmeno chiedere il permesso.
Hermione alzò lo sguardo su di lui e sollevò le sopracciglia. Un campanello d’allarme risuonò nella sua mente.
Evita McLaggen come se fosse affetto da Spruzzolosi!
- Granger!- la salutò lui, con un sorriso suadente così viscido che Hermione represse una smorfia di disgusto.
- McLaggen!- rispose lei, intingendo la punta della piuma nel calamaio.
- Allora, a quanto pare sei diventata una specie di eroina per i ribelli della scuola!- la stuzzicò.
Hermione sollevò la testa dalla pergamena. – I pettegolezzi sono sempre esagerati!-
McLaggen piegò la bocca in un ghigno. – Erano esagerati anche quando parlavano di te e di Weasley?-
Hermione trattenne una risata. – No – mormorò, ricambiando il ghigno.
Qualcosa si incrinò nell’espressione spocchiosa di McLaggen, ma lui non sembrò comunque cedere. – Uscite ancora insieme?-
- Considerando che in questo momento è a quasi mezzo Paese di distanza, direi non in senso letterale. Ma sì. Stiamo ancora insieme!- rispose lei, calcando bene la soddisfazione nella sua voce.
La crepa nel bel viso di McLaggen scese più in profondità. – Deve essere stato un duro colpo per te..-
- Ho superato di peggio!- ribatté lei, scrollando le spalle con indifferenza.
- Insomma, non è stato un gesto molto carino. Se fosse qui potrebbe proteggerti!-
Se fosse qui ti spaccherebbe la faccia...
- So cavarmela da sola!- commentò sprezzante Hermione.
McLaggen sfoderò un sorriso arrendevole. – Oh sì, ho notato. E come vanno le cose fra voi?-
Hermione trattenne un sospiro. Cos’era quell’interesse per la sua vita sentimentale? Cercava una breccia nella quale insinuarsi e gettare scompiglio? Bel tentativo. Povero Cormac!
- A meraviglia!- rispose Hermione, sfoderando un sorriso dolce.
Il viso di McLaggen parve piegarsi come sotto l’effetto di uno schiaffo. Hermione soffocò la soddisfazione nei meandri della sua mente.
- Comunque, sono venuto qui per chiederti un favore..- disse McLaggen, cambiando argomento.
Hermione alzò la testa. – E cioè?-
- Al Club dei Duellanti ho qualche problema a insegnare gli Incantesimi di Disarmo ai più piccoli. Che ne diresti di fare da insegnante per qualche lezione?-
Hermione dovette trattenere una risata. Forse McLaggen si credeva così geniale da potersi permettere il lusso di sottovalutare gli altri. Hermione compresa. Pessima mossa. Aveva a che fare con la studentessa migliore della scuola e abbassava la guardia? Principiante!
Il Club dei Duellanti era stato chiuso dalla Umbridge tre giorni prima. La professoressa aveva chiuso il Club di nascosto, invitando gli studenti coinvolti a tenere la bocca chiusa. Ma una ragazza di Corvonero l’aveva detto subito a Hermione. McLaggen era davvero convinto che la voce non si sarebbe presto diffusa? Hermione decise comunque di reggergli il gioco, giusto per vedere dove stesse andando a parare.
- Non saprei..sai, con tutto il ripasso e gli esami che si avvicinano! Non credo che avrò tempo!- rispose Hermione.
Le spalle di Cormac si abbassarono. – Oh, capisco. Be’, se cambi idea sai dove trovarmi!- esclamò, rivolgendole un viscido occhiolino.
Hermione represse una smorfia. – Certo..- mormorò.
Dopo un ultimo sorriso, McLaggen si alzò e svanì dalla Biblioteca. Hermione si concesse il lusso di rabbrividire. Quella sera, Hermione si divertì a raccontare l’accaduto a Fred. Non sapeva nemmeno lei quale fosse il suo obiettivo preciso. Farlo rosicare? Può darsi. Dimostrargli che rispettava ancora le regole? Anche. Ingelosirlo? Altamente probabile.
Verso le due del mattino, un gufo portò la risposta di Fred. Hermione passò quasi venti minuti a contorcersi sul divano della Sala Comune, dove si era addormentata. Rilesse la parte della lettera che riguardava McLaggen e un sorriso soddisfatto le increspò le labbra.
 
 
“La prossima volta che osa parlarti, pietrificalo, affatturalo, schiantalo..scegli tu, basta che gli fai cambiare idea! Cosa aveva bevuto il Cappello Parlante, quando lo ha smistato in Grifondoro? È una sudicia serpe..meglio che tenga le sue zampacce lontane da te! Comunque, bella mossa Granger! La prossima volta però, spezzagli il cuore..E’ di conforto sapere che rimango ancora il solo e l’unico per te. A meno che tu non mi stia rifilando una lunga serie di bugie. Ma non credo. Ti conosco troppo bene, sei una frana con le bugie!
Però su una cosa ha ragione: non avrei mai dovuto lasciarti sola! Lo so, non dirlo: te la cavi benissimo da sola! Mai sostenuto il contrario. Però vorrei comunque essere lì. Mi manchi”
 
 
 
Quelle ultime frasi, scatenarono una serie di emozioni contrastanti nel cuore di Hermione. Tenerezza. Un pizzico di tristezza. Gioia. Amore.
Le mancava. Terribilmente. Ogni giorno si svegliava con la consapevolezza che non lo avrebbe rivisto e ogni sera si addormentava cullata dal pensiero che un altro giorno era passato. Il tempo scorreva troppo lentamente. Aveva bisogno delle sue braccia. Aveva bisogno dei suoi baci. Aveva bisogno di lui.
Allo stesso tempo, non voleva che si sentisse in colpa per questo. Rapidamente, scrisse sul retro della lettera:
 
“Sì, so cavarmela da sola. Mi manchi anche tu, ma non sentirti in colpa. Non hai idea di quanto sia bello averti soffiato il ruolo di Capo Ribelle qui a scuola! Ormai il trono è mio, (non dirlo a Lee) e ne vado fiera. McLaggen imparerà a stare al suo posto.
Sicuro di essere il solo e unico per me? Ne riparleremo..fra quattro settimane!
Ti amo.”
 
 
Sorridendo, Hermione arrotolò la pergamena e la spedì con il gufo che aveva atteso affianco a lei sulla poltrona. Tornò sul divano e osservò le fiamme nel camino.
Quanto le mancavano le sue labbra. E i suoi capelli. E il suo profumo. Voleva riabbracciarlo. Quell’attesa stava diventando snervante. In un modo o nell’altro l’avrebbe superata. Infondo, mancavano quattro settimane.
Quattro settimane. Solamente quattro settimane..
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 9: Resta fuori dai Guai!
 

 
 
 
 
 
 
- Quante regole hai infranto, finora?- chiese Angelina.
- Abbastanza!- rispose Hermione con un sorriso. – E tu?-
Angelina scoppiò a ridere. – Parecchie. Quasi tutte. Insomma, come possono dettarci delle regole? Loro che non ne hanno mai rispettata una!-
Hermione scosse la testa. – Non lo so, quel che è certo è che prima o poi la pagheranno!-
Sorridendo, Angelina le strinse una spalla. Stavano tornando nel dormitorio, dopo aver passeggiato a lungo nei prati. Mancavano due giorni agli esami. Il castello era silenzioso e deserto. Tutti erano impegnati a ripassare e studiare. Fuori dalle mura, i fortunati si godevano quella giornata di sole.
In quel momento, videro Lee correre all’impazzata verso di loro.
- Ragazze! Ho bisogno di una mano!- gridò, raggiungendole.
- Che succede?- chiese Hermione.
- Malfoy e Zabini hanno interrotto uno dei nostri piani! Hanno scoperto che stavamo per ricoprire l’ufficio della Umbridge di Folletti della Cornovaglia. Si sono intrufolati nella Stanza delle Necessità e hanno preso Dean!-
- Dean?- esclamò Angelina allarmata.
Lee annuì. – Mi stava dando una mano!-
Hermione si girò istintivamente verso Angelina. Insieme, le ragazze sospirarono.
- Non c’è scampo..- mormorò Angelina.
Hermione annuì. – Sono i guai a cercare noi!-
Con un sorriso, Lee iniziò a correre e fece cenno alle ragazze di seguirlo. Arrivarono alla Stanza delle Necessità in un lampo. Non ebbero bisogno di entrare. Malfoy e Zabini, nascosti dietro una statua, lanciavano incantesimi contro Dean, accovacciato dietro una colonna. Lo scontro si era spostato all’esterno. Senza perdere tempo, Lee distrasse gli aggressori scagliando contro Zabini uno Schiantesimo, che colpì però la statua. Con un lamento spaventato, Malfoy indirizzò la bacchetta verso di loro e un colpo partì, rischiando di disarmare Angelina. Hermione gridò: - Protego!- e salvò entrambe. Lee rotolò a terra e poi puntò la bacchetta di nuovo contro Zabini, questa volta centrandolo in pieno. Il ragazzo crollò a terra svenuto. Malfoy guardò con orrore il suo compagno, poi si girò verso il trio.
Hermione avanzò con la bacchetta alzata. – Mettila giù Malfoy!-
Il Furetto scattò come se qualcuno lo avesse punto. I suoi occhi lucidi per lo spavento vagarono da un angolo all’altro del corridoio, in cerca di una via di fuga. Hermione continuava ad avanzare, con Angelina, Lee e Dean, riemerso dalla colonna, schierati al suo fianco.
- Malfoy, abbassa quella bacchetta!- intimò Lee.
Gli occhi di Malfoy trovarono quelli di Hermione. Articolò qualcosa di molto simile a “Sudicia Mezzosangue” poi sollevò la bacchetta. Hermione non gli concesse del tempo in più. Con un incantesimo non-verbale, schiantò Malfoy. Il ragazzo crollò al tappeto, gli occhi chiusi e i capelli scompigliati.
Sospirando, Lee si girò verso Hermione. – Ricordami di non farti mai arrabbiare!-
Hermione sorrise. – Sarà fatto! Forza, liberiamoci di questi due..-
- Cosa facciamo?- chiese Angelina.
- Cancelliamogli la memoria!- propose Dean.
Hermione annuì. – Bella idea..-
Insieme, sollevarono i due Serpeverde, li sistemarono contro la parete opposta del corridoio e poi riordinarono la stanza. Lee riparò la statua infranta, Angelina il pavimento scheggiato e Dean la colonna. Hermione cancellò la memoria di Malfoy e Zabini, poi raggiunse gli altri. Sparirono dal corridoio prima che qualcuno potesse accorgersi del combattimento appena avvenuto.
Quella sera, Hermione raccontò tutto a Ginny.
- E’ incredibile. Non c’è una giornata tranquilla in questo posto!- commentò l’amica.
Hermione sorrise e abbassò lo sguardo sul pavimento. – Ho infranto l’ennesima regola!-
- Ti ha dato quelle regole solo per assicurarsi di farti arrivare viva alla fine dell’anno. Questo non significa che sottovaluti le tue capacità!-
Hermione le sorrise. – La tua intelligenza a volte, mi stupisce!-
Ginny si finse offesa e la colpì con un cuscino. – I tuoi riflessi, invece, fanno pena come sempre!- ribatté lei, mentre Hermione si sfregava il naso.
Scoppiarono a ridere insieme e si abbracciarono.
- Ti manca, vero?- chiese Ginny.
Hermione annuì. – Ogni giorno!-
- Pensa che fra tre settimane potrai tornare fra le sue braccia..-
- Fra tre settimane lo legherò e lo appenderò a testa in giù dal tetto della Tana..- borbottò Hermione.
Ginny sorrise e le accarezzò la testa. – Qualcosa mi dice che il tuo piano fallirà!-
- Non mi dire..- mormorò lei.
Ridendo, Ginny le diede un bacio sulla fronte. – Guarda il lato positivo!-
- Sempre il solito ottimismo, eh?-
- Non mi smentisco mai!-
- Dai, parla..-
- Avete tutta l’estate per recuperare il tempo perduto!- esclamò Ginny, con un sorriso malizioso.
Hermione sollevò la testa e le sorrise. – Sì è vero..ma lo appenderò comunque a testa in giù dal tetto della Tana, prima o poi!-
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 10: In caso di emergenza, al diavolo le regole!
 
 
 
 
 
 
 
Una morsa dolorosa le mozzò il respiro. Il suo cuore si fermò. Doveva stare calma. Doveva rimanere concentrata. Ma come poteva riuscirci? Era una follia. Una grossa, gigantesca follia. E se fosse stata una trappola?
Ragionare con Harry era impossibile. Camminava avanti e indietro, urlando e sbraitando, arrabbiato e preoccupato al tempo stesso.
Sirius.
Cosa stava succedendo?
La confusione minacciò di mandarla in paranoia. Era nel panico più totale. Cosa dovevano fare? Il Ministero era impenetrabile. Chi li avrebbe salvati? I membri dell’Ordine sarebbero arrivati in tempo?
- Harry..- mormorò Hermione.
- Non dirmi di stare calmo! Andiamo, ora!- gridò Harry infuriato.
Negli occhi del suo migliore amico, Hermione vide una determinazione così bruciante da spaventarla. Non avrebbe cambiato idea. Hermione lo aveva già capito, ma lo realizzò veramente solo quando i suoi occhi incontrarono quelli di Harry. Il fuoco ardeva nelle iridi verdi così simili a quelle di Lily. Non potevano fermarlo. Sarebbero andati al Ministero. Avrebbero salvato Sirius. O sarebbero caduti in una trappola?
Per un momento, Hermione pensò a Fred. Quella scelta andava contro tutte le promesse fatte. Stava per rischiare la vita. Per proteggere Sirius. Harry. Ginny. Ron. Era un’emergenza.
Mentre volava a dorso del Thestral invisibile ai suoi occhi, Hermione rifletté su quel punto. Era davvero un’emergenza? Quanto poteva essere sottile la linea fra un’emergenza e una situazione troppo pericolosa? Sarebbe morta?
Be’, se doveva proprio morire quel giorno, allora tanto valeva andarsene facendo la cosa giusta. Lottando. Hermione non poteva non raccogliere una sfida. Non poteva abbandonare Harry. Quella era la vera eccezione alla regola. La scappatoia. Perché Fred sapeva, conosceva fin troppo bene il suo carattere testardo e intraprendente. Hermione non avrebbe mai abbandonato Harry, né gli altri. Né lui.
Nella deserta strada  di Londra, Harry li guidò fino alla cabina telefonica. Hermione paragonò quella discesa a un tunnel per l’inferno. Sarebbe morta laggiù?
Poco importava. Se fermavano Voldemort, allora ne sarebbe valsa la pena. Pensò a Fred. No. Non era pronta a dirgli addio.
Strinse con forza la bacchetta. Avrebbe combattuto fino allo sfinimento. Non l’avrebbero strappata a lui. Non ancora. Lentamente, la cabina si fermò. L’atrio del Ministero era silenzioso. Avanzarono verso gli ascensori e poi giù, verso l’Ufficio Misteri. Harry appoggiò la mano sulla maniglia e la fece scattare. Prima di oltrepassare la soglia, Hermione prese un lungo e lento respiro per calmarsi. Sarebbe andato tutto bene.
Ci vediamo fra due settimane, Fred..
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 

 
 
Salve gente!
Comincio subito con i ringraziamenti: siete davvero delle persone meravigliose! Il vostro sostegno è il motore della mia fantasia. Le vostre parole sono come ossigeno, e mi danno veramente la possibilità di credere in me stessa e di sognare! Questa storia sta diventando davvero importante per me, ed è tutto merito vostro! Ancora non posso credere di avere dei lettori così meravigliosi! Non penso nemmeno di meritarmelo! Grazie infinite! Questo capitolo è dedicato a voi e, in particolare, ad alcune amiche speciali con cui sto condividendo una bellissima amicizia: Vany, Sia, Hoon, Hermione00, Vale47, la ribattezzata Dinamite, Krucci e tante, tantissime altre! Siete magiche, davvero! Grazie a tutte le fantastiche persone che recensiscono e che stanno leggendo! Siete davvero speciali, dalla prima all’ultima!
Passando al capitolo: come dicevo l’altra volta, ho inserito questo capitolo all’ultimo! Volevo dare un tocco comico, prima di cominciare la parte un po’ più seria. Nel prossimo capitolo, comunque, saremo ancora leggermente distanti dall’argomento guerra. Sarà tutto centrato sull’estate che Hermione passerà alla Tana..quindi traete pure le vostre conclusioni :D
Finale del capitolo: lo so. Non ce l’ho fatta a continuare. Sapete tutti come va a finire. Non avevo il coraggio di scrivere la morte di Sirius! La storia riprenderà dal momento in cui Hermione arriva alla Tana (o qualcosa del genere!). Affronterò l’argomento Sirius attraverso gli occhi di Hermione, ma nulla di troppo drammatico. Non voglio togliere spazio al mio padrino preferito, ma è troppo doloroso dovermi addentrare in questo labirinto di lacrime!
Detto questo: ancora un milione di grazie!
Piccolo sondaggio: che ne pensate della notizia che sta oltrepassando il Mondo Magico e il Mondo Babbano? Concordate con la zia Jo, o Harry e Hermione dovevano rimanere solo amici? Io ammetto di aver sostenuto questa coppia fino al quinto libro. Da lì ho capito che la zia Jo non li avrebbe messi insieme, e ci ho rinunciato! Però sarebbero stati una bella coppia! Voi che ne pensate?
Ok, la smetto di scrivere. A volte mi odio per essere così prolissa :D
Grazie mille ancora!
Baci di Mielandia :)
Amy
 
 
  
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