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Autore: Minosse    06/02/2014    3 recensioni
Questa storia nasce da una semplice domanda, per certi versi abbastanza banale: cosa succederebbe se ci trovassimo ad impersonare un membro di uno dei tanti Team malvagi in un gioco Pokemon? Ho sviluppato questa idea, immaginandomi come potrebbe essere un'avventura vista dall'altra parte della barricata. Nel ruolo del team malvagio ho scelto banalmente il classico Team Rocket, per cui ammetto di aver sempre provato parecchia simpatia nell'anime, ambientando però l'avventura in una regione totalmente inventata abitata da personaggi originali.
La storia si ambienta all'epoca di Pokemon Argento, immaginando che la rinascita del Team Rocket possa aver coinvolto, oltre che Johto e Kanto, anche la regione di Orlos, ormai in preda all'anarchia per colpa di una gravissima catastrofe ecologica. Come si inserirà l'amicizia dei tre protagonisti nell'ambito delle dinamiche del Team Rocket? Proseguirà come sempre o creerà situazioni inedite, rancori, equivoci e ripensamenti?
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Tradimento

 

Senza bussare, senza annunciarsi e senza alcun complimento di sorta mio cugino apre dunque la porta dell’ufficio, che si rivela come un’enorme stanza piena di scaffali e apparecchiature futuristiche. La stanza è in preda al disordine più sfrenato: carte, provette, modellini, Poké Ball...tutto è gettato alla rinfusa in un marasma allucinante. In mezzo a tutta questa confusione sembra quasi perdersi la figura di zio Erodoto, il massimo esperto di Pokémon della regione di Orlos. La parentela fra Erodoto ed Ettore è lampante: anche lo zio è infatti un omaccione grande e grosso dalla pelle scura, con una folta barba nera e i capelli tagliati bene o male secondo lo stile afro (brr…non sanno proprio cosa sia l’eleganza, in quella casa). Più che un luminare universitario sembrerebbe quasi un rapper di periferia, non fosse per il camice bianco e per gli occhialetti da intellettuale che porta sempre con sé. Si dice che al momento di fondare la palestra di Dariopoli mio padre e mio zio si sfidarono per decidere chi dovesse essere il Capopalestra: i Pokémon tipo Buio di papà trionfarono su quelli tipo Veleno di Erodoto, facendo concludere a quest’ultimo che forse era più portato per gli studi teorici che per i combattimenti pratici. Da quel momento Erodoto intraprese la carriera di professore, diventando la massima autorità di Orlos nel campo dei Pokémon.

Il professore ci accoglie con un gran sorrisone, avvicinandosi ad Ettore ed arruffandogli i capelli come fosse un bambino:

« Ma guarda un po’ chi c’è, il meglio del meglio della gioventù di Dariopoli! Compreso il mio caro figlioletto! Siete un po’ in ritardo, a dire la verità, ma immagino sia stata colpa di Claudio… »

Elena sembra parecchio imbarazzata:

« Può scommetterci, professore… »

« Nidooooooo….nidooooooooooran… »

Improvvisamente da sotto un tavolo sbuca la Nidoran del professore, che si dirige verso le gambe di Elena e le si struscia contro come se volesse consolarla. Si tratta di un esemplare femmina, come ben intuibile dal colore azzurro: si tratta dello starter che Erodoto aveva ricevuto da ragazzino, e che dopo la sconfitta per mano di mio padre ha tenuto come animale domestico. Ettore approfitta della comparsa del Pokémon per sbuffare impaziente:

« Toh, guarda un po’ chi c’è! Che ne dici di bare un bando alle ciance e di consentire anche a noi di scegliere uno starter, papà? »

« Oh, ma certo, mio impaziente pargolo… »

Erodoto si china a raccogliere la Nidoran, consentendole di arrampicarsi sul suo braccio fino a posarsi sulla spalla. A questo punto il professore si volta e ci fa strada verso un macchinario futuristico, una specie di enorme provetta su cui galleggiano tre Poké Ball. Il macchinario sembra avere tre uscite, ciascuna con un piccolo schermo touch screen: lo zio ci fa quindi cenno di sistemarci ognuno su una delle tre uscite.

« Questa è la scelta più importante della vostra vita, ragazzi miei: non abbiate fretta di selezionare il vostro Pokémon, potreste pentirvene amaramente. Come forse già saprete, su consiglio di mio fratello ho deciso di abbandonare la classica triade Erba/Acqua/Fuoco in favore di tre tipi meno consueti, almeno come starter…ovvero Psico, Buio e Lotta. I tre Pokémon fra cui sarete chiamati a scegliere sono… »

Sullo schermo compare un Pokémon umanoide dalla pelle viola, vestito di nero con degli strani fiocchetti bianchi su tutto il corpo.

« Gothita, di tipo Psico. »

L’immagine viene rapidamente sostituita da quella di un mostriciattolo bruttissimo, per metà nero e per metà blu, con una specie di inopinato ciuffo emo che gli nasconde gli occhi.

« Deino, di tipo Buio e Drago. »

Infine anche l’orrido mostriciattolo viene sostituito da una specie di scoiattolo grigio e rosa che tiene in mano un pezzo di legno quasi più grande di lui.

« Timburr, di tipo Lotta. »

Il professore a questo punto richiama la nostra attenzione su di lui:

« Pensateci bene perché non sono ammessi ripensamenti: non appena toccherete il touch screen in corrispondenza del Pokémon scelto, la Poké Ball sarà indirizzata verso di voi e non potrete rifiutarla a meno di rinunciare al vostro viaggio. Potete scegliere a partire da…ORA! »

 

Molto bene, e ora che cosa scelgo? Sì, il doppio tipo di Deino potrebbe essere interessante, ma…NO. No, no e assolutamente no. Non riesco anche solo a concepire l’idea di girare per il resto della mia vita con un…coso così brutto, mi rovinerebbe l’immagine! E poi come se non bastasse il suo tipo principale è Buio, lo stesso in cui è specializzato mio padre…sarebbe come ammettere che voglio fare il figlio di papà e succedergli nella gestione della Palestra di famiglia. No, scartato.

Ad essere sinceri è da quando l’ho visto che ho puntato gli occhi su quel Timburr. È così carino…e poi con quel bastone dà proprio l’idea di essere uno che spacca tutto fin da subito. Però d’altro canto è di tipo Lotta, ovvero quello preferito da mia madre…non lo so, temo che finirebbe per ricordarmi troppo da vicino il Machamp che usa lei, mi piacerebbe sperimentare un tipo nuovo.

Come potrebbe essere lo Psico, per esempio. Certo che girare con quella Gothita potrebbe essere piuttosto ridicolo…o forse no? Magari potrebbe tornarmi comodo finché Elena sta attraversando questa fase da darkettona…potrebbe aiutarmi a fare colpo su di lei…forse. Dannazione, sono indecisissimo!

BZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ!!!

Il sangue nelle vene mi si gela al doppio suono di una sirena. Maledizione a me e alla mia indecisione, a quanto pare Elena ed Ettore hanno già scelto! Sarò obbligato ad accettare quello che rimane…speriamo di avere fortuna.

Osservo con il cuore in gola la Poké Ball che si dirige verso Elena, la quale visibilmente emozionata la usa per estrarre il Pokémon…che risulta essere Gothita! Ma già, che idiota che sono, era ovvio che lei sarebbe andata subito a scegliere Gothita!

A questo punto il mio sguardo si sposta freneticamente verso Ettore, che ha appena ricevuto la sua Poké Ball. Il tempo di aprirla e scopro che mio cugino ha scelto…Timburr! E come ti sbagli, impossibile che uno come lui non andasse subito sul Pokémon più grezzo fra i tre!

Un momento…ciò vuol dire che dentro la Poké Ball che sta lentamente scivolando verso di me c’è…no, non è possibile. Mi viene da piangere.

« Ma…ma…zio, non è giusto! Non voglio quel mostriciattolo orrendo! »

Erodoto alza le spalle:

« Se è per questo penso che non lo vorrà nessuno. Mi dispiace, nipote, ma le regole sono regole: quello è il tuo starter, se non ti piace puoi rinunciare al viaggio oppure fartelo andare bene almeno finché non ne avrai abbastanza da lasciarlo nel Box del tuo PC. »

Vecchiaccio malefico! Non è giusto! Te la farò pagare! Con aria decisamente rassegnata prendo la mia Poké Ball, osservando con aria invidiosa Ettore ed Elena giocare con Timburr e Gothita.

 

A differenza mia il professore sembra osservare la scenetta con un sorriso compiaciuto, salvo poi assumere un’espressione sorpresa:

« Ora che ci faccio caso…Elena cara, non avrai troppo caldo con quel mantellone nero? E tu, Achille? Non fa così freddo da vestirsi in quel modo… »

Effettivamente nel giocare con la sua Gothita la ragazza si è visibilmente accaldata, portando Erodoto a domandarsi del motivo per cui indossa un mantello nero così coprente nonostante sia primavera. Lo stesso mantello che indosso anch’io.

L’occasione è quella propizia. Ne approfitto per avvicinarmi di soppiatto ad Elena e sussurrarle qualcosa all’orecchio, qualcosa che né Erodoto né tantomeno Ettore sono in grado di capire. A questo punto la mia amica risponde al professore con fare sornione:

« Il motivo è semplice, professore… »

È il segnale convenuto. Nello stesso istante io ed Elena ci spogliamo dei nostri mantelli, mostrando ciò che celavamo con tanta cura sotto gli stessi: le nostre divise nuove fiammanti del Team Rocket. Ettore ed Erodoto in questo momento sono la metafora vivente dello stupore, dunque io ed Elena ne approfittiamo per pronunciare la nostra piccola filastrocca:

« Preparatevi ad affrontare una calamità… »

« Una calamità a dir poco devastante… »

« Noi incarniamo i numi della crudeltà… »

« Doneremo ai popoli una nuova identità… »

« Denunceremo quest’ordine perverso… »

« Estenderemo il nostro potere nell’universo… »

« Io sono Elena… »

« …e io Achille! »

« Il Team Rocket! Pronto ad annientarvi con la potenza di una supernova! »

« Arrendetevi subito, oppure…preparatevi a combattere! »

« Gothit... »

« …einooooooooooo! »

Osservo perplesso Gothita e Deino, che a quanto pare si sono fatti prendere dalla nostra filastrocca (perfezionata in anni e anni di attesa del nostro debutto) e hanno voluto a loro modo contribuire. La perplessità ovviamente risiede soprattutto in quello che dovrebbe essere il mio Pokémon, visto che è uscito dalla sfera senza che gli dicessi nulla per completare il motto. Andiamo bene, se il buongiorno si vede dal mattino…

 

Il primo a riscuotersi dallo stupore è ovviamente Ettore, che ci squadra con sguardo quasi sfigurato dalla rabbia.

« COSAAAAAAAAAAAAAAAAA?!? Voi due…NEL TEAM ROCKET?!? Cos’è questa storia? Se è uno scherzo, non è affatto divertente! L’hai…l’hai per caso organizzato tu, papà? »

Ettore si volta verso il professor Erodoto, ma questi sembra ancor più sconvolto del figlio:

« Non ne so niente…giuro, figlio mio, non ho idea di cosa sia questa storia... »

Mi stringo le spalle con aria fintamente noncurante, mentre dentro di me in realtà mi sto sollazzando per le espressioni idiote di mio zio e di mio cugino:

« In realtà è proprio colpa tua, zio, anche se indirettamente. Ricordi quel campus che ci avevi consigliato tre anni fa, proprio in preparazione del nostro viaggio? »

Elena completa la frase, ansiosa di condividere con me luci dei riflettori:

« Lungo la via siamo stati intercettati e rapiti da una squadra del Team Rocket. Inizialmente li abbiamo odiati, com’è ovvio che sia, però quando abbiamo capito che intendevano reclutarci e abbiamo visto la loro organizzazione, la loro potenza, i loro obiettivi… »

« Abbiamo deciso di unirci effettivamente a loro. Abbiamo passato un lungo periodo di addestramento segreto e ora siamo ufficialmente reclute del Team Rocket! Questa è la nostra prima missione, zio… »

« E consiste nel rubarti il carico di Pokémon starter che hai ricevuto ieri. Gli starter sono tradizionalmente Pokémon rarissimi, se non del tutto assenti, in una determinata regione…penso che svaligiando il vostro ufficio il Team possa fare un buon guadagno, professore. »

Lo ammetto, all’inizio ero piuttosto titubante nell’intraprendere quest’avventura. È stata Elena quella subito entusiasta, principalmente perché si tratta di un’avventura fuori dagli schemi proprio come piace a lei, e io l’ho seguita soprattutto per compiacerla. Però devo ammettere che, al di là dell’idea di far team con lei che proprio non mi dispiace, man mano mi sono convinto dal profondo che il Team Rocket sia dalla parte della ragione, almeno qui ad Orlos. Basta guardarsi intorno per rendersene conto: è una regione allo sbando, praticamente in preda alla semi-anarchia, dove tutti pensano a scappare. Cosa può esserci di meglio di una potente organizzazione a gerarchia rigida per controllare una regione del genere? Almeno un’imposizione del Team Rocket porterebbe un po’ di sospirato ordine, un po’ di normalità, e forse la gente la finirebbe di scappare.

 

D’altro canto…ammetto che un po’ mi dispiace trattare così mio cugino e mio zio, non ho assolutamente nulla contro di loro (fosse mio padre già avrei molti meno scrupoli). Mi piacerebbe fossero dalla nostra parte, tutto sommato. Meglio tentare un minimo di dialogo:

« Mi dispiace molto che debba essere proprio tu a subire tutto questo, zio, ma davvero…non è una cosa personale. Se ti arrenderai e ci consegnerai gli starter, prometto che il Team Rocket non ti infastidirà mai più. E magari Ettore potrebbe entrare a far parte dei nostri…sempre se lo vorrà… »

Guardo di soppiatto mio cugino, cercando di immaginarne la reazione. A dir la verità c’è ben poco da immaginare, dato che entrambi mi stanno squadrando con la stessa folle luce assassina negli occhi:

« Non vi permetterò mai di derubare dal mio ufficio, parentela o meno! Se è la guerra che volete…ebbene, guerra avrete! VAI, NIDORAN!!! »

« Pensavo che mi conoscessi, cugino, ma a quanto pare sei proprio una delusione totale. Io entrare in una volgare squadra di ladroni? Giammai! Io sono tagliato per fare l’eroe…FAGLIELO VEDERE, TIMBURR! »

Nidoran e Timburr si schierano fianco a fianco, pronti a combattere Gothita e Deino. Molto bene, sembra proprio che il nostro primo combattimento sarà in doppio! Che emozione!

« Io vi ho avvertiti entrambi, peggio per voi. Deino, usa…MA CHE CA…?!?»

Senza nemmeno aspettare che gli dicessi che attacco usare e soprattutto su chi scagliarsi, Deino è partito in quarta caricando Timburr con la furia di un toro impazzito. Prima ancora che Ettore abbia modo di avvisarlo Timburr scorge la minaccia e si sposta lateralmente con grazia, facendo schiantare Deino contro il tavolo dietro di lui. Il mio starter si ritrova quindi travolto dal tavolo che lui stesso ha abbattuto, indugiando barcollante nelle vicinanze di Timburr. Per Ettore l’occasione è fin troppo ghiotta:

« Timburr, usa Botta! »

Il piccolo Pokémon di Ettore non se lo fa ripetere due volte e prende il suo bastone di legno per tirare una potente randellata al povero Deino, mettendolo KO. Che figura misera…schifosa quasi quanto il Pokémon che mi è capitato, ahimé…sigh…

« Ok, essere inutile di un Deino, rientra! »

 

Meno male che c’è ancora Elena, la quale pensa bene di colpire proprio un Timburr ancora festante per il trionfo contro Deino.

« Vendichiamo i nostri partner, Gothita! Usa Confusione! »

Erodoto si mette le mani nei capelli al solo annuncio dell’attacco di Gothita:

« Ahia! I Pokémon di tipo Lotta sono deboli contro gli attacchi Psico… »

In effetti Timburr sembra improvvisamente a corto di forze: lascia il bastone di legno e comincia a barcollare in quella che sembra una macabra danza di morte, per poi cadere al suolo senza forze. Ettore, scoraggiato, non può far altro che richiamare Timburr:

« Grr…tipico del team Rocket essere così infidi e sfruttare subito le debolezze dei Pokémon altrui… »

Sembra dunque che tocchi al professor Erodoto e alla sua Nidoran, già pronta a caricare la Gothita di Elena:

« Nidoran, usa…ahem…Graffio! »

Il Pokémon Velenago si avventa su Gothita, causandole appena un piccolo graffietto…per la disperazione di Ettore:

« Ma sei serio, papà?!? Lei è la tuo starter…e in tutti questi anni non le hai insegnato niente di più utile?!? »

Erodoto alza le spalle imbarazzato:

« Capiscimi, figliolo mio: sono un uomo di scienza, non un allenatore…e lei è un Pokémon domestico, non la uso in combattimento da secoli… »

Per loro è decisamente un bel problema, visto che Gothita è ancora abile al combattimento ed è più determinata che mai. Elena dal canto suo non è da meno, anzi fa quasi impressione come si sta umettando le labbra per pregustare il trionfo finale…

« Gothita, usa Confusione! Annienta quella topastra di fogna! »

Nidoran cerca in qualche modo di scansarsi, ma è troppo lenta: le onde psichiche di Gothita la colpiscono in pieno e, dopo qualche istante in cui la starter di Erodoto barcolla pateticamente, anche lei cade a terra stremata.

 

Il professor Erodoto non può fare altro che richiamare la sua starter nella Ball con aria rassegnata:

« Se non fossi diventata una volgare ladra giuro che ti farei i complimenti, Elena: hai sfruttato al massimo la debolezza dei tipi Lotta e Veleno al tipo Psico, facendo usare alla tua Gothita l’attacco Confusione. Avessi usato un semplice attacco fisico probabilmente avresti perso. Sicura che non vuoi ripensarci? Mi piange il cuore a vedere una giovane così promettente far parte del Team Rocket. Sei ancora in tempo per ripensarci…giuro che non dirò nulla a nessuno… »

E su di me niente, vecchiaccio della malora?!? Ok, non ho fatto una gran figura, ma è tutta colpa di quel Pokémon orrendo e inutilissimo che mi hai dato TU! Non ho mai avuto nulla contro zio Erodoto, ma ora comincio ad avercelo. Elena mi anticipa nella risposta al maledetto:

« Sono così forte grazie agli insegnamenti che mi ha dato il Team Rocket, professore. Le vostre parole non fanno che confermare ulteriormente la giustezza della mia decisione. »

Nel frattempo Ettore ha cominciato a cercare nervosamente qualcosa per gli scaffali dell’ufficio, e a quanto pare l’ha trovato:

« Ecco qua! Tutte queste Poké Ball…immagino siano gli altri starter che ti sono stati consegnati ieri, vero papà? In tal caso…forza, prendiamone altri e cacciamo questi impiastri a pedate! »

A questo punto non posso che mettermi a ridere, di una risata insana che sembra tanto quella dei grandi cattivoni dei film. Mi sono allenato per mesi sulle risate malefiche, intanto che Elena pensava alle parole della nostra filastrocca…

« Mi dispiace per te, cugino… »

Tiro fuori dalla tasca un oggetto che sembra dannatamente antiquato in quest’ufficio così futuristico: la ricetrasmittente che mi è stata consegnata assieme alla divisa del Team.

« …ma dopo la sconfitta di quel balordo di Deino non sono certo rimasto con le mani in mano. Ho inoltrato il segnale di “missione compiuta” alla squadra che attendeva nei paraggi per portare via gli starter…squadra che dovrebbe arrivare a… »

« ORA! Mani in alto e che nessuno si muova, sarà un lavoretto semplice e veloce e nessuno si farà male! »

La squadra di supporto del Team fa irruzione nell’ufficio armata di tutto punto (sono armi giocattolo ma vabbé, quei babbei di Erodoto ed Ettore non lo sanno). In via del tutto teorica avremmo potuto fare irruzione di massa fin da subito, ma siamo stati appositamente mandati avanti sotto copertura per testare la nostra affidabilità come reclute del Team.

A questo punto Ettore ed Erodoto non possono fare altro che arrendersi, osservando furenti ed impotenti la squadra Rocket che ripulisce l’ufficio del professore. Noi due stiamo a guardare a nostra volta, gonfi d’orgoglio per il successo della nostra prima missione. Ad un certo punto il capitano della squadra, un ragazzo alto e magro come un lampione con degli improbabili capelli corti blu, si avvicina a noi due e accenna alle Poké Ball in mano di Ettore ed Erodoto:

« Prendiamo anche quelle? Il capo non aveva lasciato istruzioni in merito… »

Prima che abbia modo di intervenire Elena risponde sprezzante:

« Direi che non serve. I Pokémon di quei due sono bidoni assurdi, li abbiamo annientati senza fatica. »

Ahem…forse volevi dire che LI HAI annientati senza fatica. Il mio Deino si è ucciso praticamente da solo, farei volentieri a cambio con il Timburr di Ettore! Ma ormai quel che è detto è detto, non posso contraddire la mia partner, finirebbero per pensare che abbiamo avuto difficoltà ed Elena voleva coprire la nostra inaffidabilità.

A questo punto Ettore si avvicina di un passo e, pur restando prudentemente con le mani in alto, ci squadra malissimo:

« Avete fatto un errore mortale, miei ex amici. Costi quel che costi, vi darò la caccia e vi prenderò a calci fino alle fonti dell’Orlos. Avrete modo di rinsavire una volta che sarete stati assicurati alla giustizia, canaglie. »

Mi avvicino a lui e lo guardo sprezzante come non mai:

« Ti consiglio una bella visita dallo psicologo, cuginetto. Forse senza il tuo complesso dell’eroe saresti più in pace con te stesso. »

La voce del capitano ci interrompe:

« Ok, abbiamo caricato tutto. Ragazzi, si parte! »

Due membri del Team prendono i loro fucili (giocattolo, ma comunque pesanti) e stendono Ettore ed Erodoto con un secco colpo alla nuca, in modo che non possano intralciare la nostra fuga.

Ora che l’ufficio del professore è stato ripulito per bene, non ci resta che saltare sul furgone e scappare alla velocità della luce verso il covo più vicino del Team, verso nuove avventure…

 

  
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