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Autore: lillixsana    06/02/2014    7 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
Fissando il nome scritto in grassetto sul campanello feci un sorriso amaro, quella casa, era la rappresentazione simbolica della mia rinascita. Non ero scappata, semplicemente ero pronta a voltare pagina...
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Orizzonti!
 
 

Ero riuscita a traslocare nel giro di tre giorni, non volevo passare un secondo di più in quella città. Avevo bisogno di vedere gente nuova. Gente che non mi tormentasse ogni tre secondi con domande idiote tipo: “come stai” o che mi guardasse con compassione. Io non ero dispiaciuta, ero incazzata nera!
 
Nonostante le pressanti opposizioni di mia madre, che non perdeva un’occasione per potermi dare addosso, alla fine ero riuscita nel mio intento: andare via!
 
A dire il vero non sapevo se il lavoro mi sarebbe piaciuto o meno, sapevo semplicemente che si trattava di una delle più grandi e prestigiose sedi, presenti a Tokyo per ogni sorta di organizzazione. E, per il momento mi bastava sapere quello!
 
Affittai un piccolo appartamento, non molto lontano dal mio nuovo posto di lavoro.
 
Era una casa molto luminosa, settanta metri quadri suddivisi in: salone e cucina all’americana, camera dotata di cabina armadio e un bellissimo bagno, tappezzato di mattonelle color lavanda. Quando firmai il contratto d’affitto, pensai che per una sola persona, quella, era la casa dei sogni!
 
Ma per me, che fino a qualche mese prima progettavo di andare a convivere, con quello che, in ogni mia previsione futura doveva essere il padre dei miei figli, in una casa a due piani e centotrenta metri, quella casa non era altro che l’ennesima prova, del fatto che la mia vita era andata letteralmente a rotoli!
 
Nei quattro anni passati con Hojo, avevo dimenticato cosa voleva dire la parola: solitudine. Forse perché, con tutte le certezze che mi  aveva dato nel tempo, non mi sfiorava minimamente l’idea di restare sola.
Ero diventata totalmente dipendente, dalla sua costante presenza nella mia vita. Il brutto della dipendenza però, è che non finisce mai bene. Perché ad un certo punto, qualsiasi cosa ti fa stare bene, smette di fare bene e comincia a fare male. Ed io, lo stavo pagando a mie spese.
 
Nonostante la tristezza, avevo impiegato tutte le mie energie cercando di sistemare al meglio la mia nuova vita, cominciando proprio dalla casa! Mancavano quattro scatoloni e poi, tutto avrebbe avuto senso finalmente! Ma era sabato e, sinceramente non mi andava proprio di continuare la routine, che per quarantott’ore aveva occupato il mio tempo. E poi, il divano piazzato al centro della stanza, in quel momento, per i miei muscoli indolenziti era davvero allettante.
 
Mi buttai in un modo, decisamente poco elegante sul mio bel divano, afferrando una rivista di moda che avevo comprato proprio quella mattina. Non era una lettura appassionante, certo… ma anche leggere delle smagliature che popolavano il sedere di Victoria Beckham aveva il suo non so che d’intrigante. Due colpi alla porta mi costrinsero ad alzarmi.
Chissà chi era, di sabato pomeriggio che veniva a farmi visita… mia madre no di sicuro, era ancora troppo infuriata con me, mia sorella? Nah, l’avevo sentita al telefono poche ore prima.

Aprii leggermente la porta, senza chiedere nemmeno chi fosse. Ciò che vidi mi lasciò interdetta, un ragazzo con dei bellissimi occhi azzurri teneva tra le mani una piantina di… in realtà non sapevo che fiori fossero, erano carini, rosa…

-ciao, piacere di conoscerti vicina- oh, ora era tutto chiaro!

-emh, salve!-

-oh, scusami! Per caso ti ho disturbato?-  

Come al solito stavo facendo la figura della vecchia zitella acida, così mi decisi ad essere leggermente più cordiale.

-nono, assolutamente! Solo, non credevo di ricevere visite dagli altri condomini-

-beh, aspettatene molte altre invece. Qui siamo come una grande famiglia. A proposito, scusa la maleducazione, io mi chiamo Koga e abito proprio sotto casa tua-

Si liberò una mano e me la porse, io la strinsi ma poi tornai a pensare alle sue parole “grande famiglia eh?!”. Io avevo già problemi con la mia grande famiglia, pensa con un intero condominio cos’avrei potuto combinare.

-Kagome, il piacere è tutto mio- sfoderai un bel sorriso, non come quello per le grandi occasioni… la copia, ma meno tirata.

-ti ho portato una pianta, ne regalarono una anche a me quando, lo scorso anno venni ad abitare qui, suppongo sia una sorta di portafortuna…-

Accettai con piacere quel piccolo dono, era una cosa molto carina dopotutto.

-grazie, è stato gentile da parte tua. Ma accomodati, non stare sulla porta-

L’operazione diventa la miglior vicina del secolo era scattata! Mi scostai dalla porta per lasciarlo entrare, l’unica cosa di cui ero provvista al momento era the freddo al limone, gliene porsi un bicchiere mentre lo vidi vagare con lo sguardo per casa. Parlammo parecchio, mi disse che casa sua era divisa in modo un po’ diverso, mi spiegò quale fosse l’orario in cui il sole, batteva proprio dalle nostra parte così da evitare di (a detta sua) “cuocermi”.

Quando lo informai del lavoro che a breve avrei iniziato mi disse che anche un’altra ragazza del nostro condominio era stata assunta lì, fu un pomeriggio ben speso e Koga era davvero un ragazzo interessante. Verso le diciannove si defilò dicendo di dover andare a fare qualche giro prima di cena.

Rimasta sola, decisi di cuocere nel microonde una di quelle pizze surgelate da due soldi, che però dopo averle mangiate ti lasciavano piena e soddisfatta. Infatti così fu dato che dopo averne mangiato qualche trancio ero già sazia. Feci un bagno caldo e, mi ritrovai a pensare al fatto che, per qualcosa come tre ore, la mia mente aveva dimenticato Kashiwara e tutte le persone che vi risiedevano.

Se questo era l’effetto che Tokyo aveva su di me beh… che continuasse pure! Andai a dormire per la prima volta dopo quella settimana infernale con il sorriso sulle labbra.

Il weekend era passato in un baleno e, il primo giorno del mio nuovo lavoro era iniziato con il frastornante suono della sveglia che, a parer mio, era puntata fin troppo presto! Feci tutto con precisione: scelta dell’abito, trucco, scarpe e borsa. Prima di uscire di casa mi guardai allo specchio vittoriosa, avevo fatto proprio un bel lavoro!

Il tragitto da casa alla metropolitana fu un incubo, ma perché alle otto del mattino erano già tutti svegli?! Non avevano un bel letto in cui ronfare come ghiri?!
 
La città era in fermento ed io, ero sull’orlo di una crisi di nervi. Fortunatamente, quando arrivai alla metro, riuscii a riprendere lucidità prima di scendere alla mia fermata. Cercando di mantenere un minimo di sangue freddo, percorsi i pochi metri che mi dividevano da quella struttura che... Oddio ma era gigantesca!
 
Deglutii rumorosamente, vedevo le porte a vetro oscillare come impazzite, miriadi di persone entravano e uscivano. Così prendendo coraggio seguii la massa ed entrai.
 
Era tutto arredato con uno stile impeccabile, e anche tutti quelli che in teoria erano i miei colleghi erano vestiti di tutto punto. Raggiunsi il banco informazioni e parlai con una biondina, che mi disse che alle 9:30 avevo appuntamento con uno dei direttori dell’azienda. Mi spiegò come arrivare al suo ufficio, ma in realtà dopo mezzo secondo già l’avevo dimenticato, l’unica cosa che avevo afferrato era che dovevo andare al terzo piano.
 
Uscendo dall’ascensore, mi ritrovai in un corridoio tappezzato di scrivanie, sia a destra che a sinistra, con persone che digitavano sulle tastiere alla velocità della luce dei codici probabilmente. Mi fermai accanto ad una ragazza che sfogliava dei documenti e mi decisi a chiedere.
 
-ciao, scusami… sto cercando l’ufficio del direttore. Potresti indicarmelo per cortesia?-   mi ero sforzata da morire per non sembrare acida ma, il suo sguardo mi fece intendere che, nonostante tutto, non c’ero riuscita!

-se sei una nuova prima devi andare dal capo settore-   oh certo, ora era tutto più chiaro! Il capo settore è il mio migliore amico sai?!

-e… dove posso trovarlo?-

-trovarla, è una donna. Ultima scrivania a destra-  non mi lasciò nemmeno il tempo di ringraziarla che ne se andò ancheggiando, anche se, più che ancheggiare il suo sembrava essere un’amabile pestare le uova.

A passo di marcia mi diressi verso la scrivania precedentemente indicatami. Davanti ai miei occhi comparse una chioma nerissima acconciata in un carrè tagliato alla perfezione, non preannunciava nulla di buono! Infatti quando alzò gli occhi non potei che confermare la mia ipotesi!

-che c’è ti sei innamorata?!- respira Kagome, RESPIRA.

-veramente, ho un appuntamento con il direttore, mi hanno detto che prima dovevo parlare con lei però.-

-ah, si… sei la nuova. Io sono Yura. Seguimi-

Perfetto, quella donna mi stava davanti da nemmeno un minuto… e già potevo sentire che era simpatica come una spruzzata d’alcool puro su una ferita sanguinante!

Preferii non replicare in alcun modo, quindi mi limitai a seguirla. Mi portò di fronte ad un ufficiò che non aveva muri, ma bensì vetri! Vetri ovunque. Mi ritrovai a fissare interdetta la figura dietro la grande scrivania mogano. Era… bellissimo! I polsini della camicia bianca arrotolati lasciavano scoperta la prima parte dell’avambraccio, l’orologio color oro intorno al polso andava a contrasto con la carnagione chiara, gli occhi semi nascosti dalla folta frangia corvina splendevano di luce propria… quello che avevo davanti non era un uomo!!! Era qualcosa di oltraggiosamente bello! Ed io, lo stavo fissando da qualche minuto di troppo probabilmente, considerando che la carinissima ragazza che mi aveva cortesemente  accompagnato, aveva usato il trucco della tosse per riavere la mia attenzione.
 

-Cos'era, quella cosa?-  ma che diavolo?!


-Quella cosa, cosa?!-


-Quello sguardo, avevi delle piccole scintille intorno agli occhi!-  ok, La mia nuova amichetta stava dando, decisamente, i numeri!


-Beh, ho messo un po’ di ombretto glitter sta mane!-
 

-Oh avanti, stavi per svenire!- l’esagerazione di noi donne, a volte sfiora il ridicolo!


-Non so di cosa tu stia parlando!-
 

-Arrapamento femminile, l’ho notato sai?!-    Oh, mio, Dio! Ma come si permetteva quella cafona ignorante di… santo cielo aveva davvero detto la parola “arrapamento femminile?!”
 

-TU, hai qualcosa che non va! E comunque da qui credo di potermela cavare da sola!-
 

-certo, ti avverto però, ragazzina! Giù le mani da Inuyasha o mi costringerai a tagliartele-

Ovviamente non ebbi il tempo di replicare dato che “miss so tutto io” aveva fatto una veloce inversione di marcia per tornare… beh, dove fosse diretta non lo sapevo, ma di certo avevo le idee molte chiare sul luogo in cui l’avrei spedita! Quando la moretta sparì infondo al corridoio di tutte le parole che aveva detto ne ricordai una sola.

Quindi era quello il suo nome…

-Inu…yasha-







Saaaaaaaaaaalve a tutti!!! Ecco qua il secondo capitolo :D spero davvero che possa piacervi! Grazie a tutti quelli che recensiscono e anche a chi legge soltanto :)
Ci sentiamo presto.
Lillixsana
  
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