Lanie Parish tolse i guanti di lattice con un schiocco.
«Allora, hai terminato l’autopsia?»
«Giusto un minuto fa. Kate, non so se quello che ho da dire ti piacerà. Forse sì e forse no. Non lo so proprio.»
Erano ancora nell’obitorio, sotto la luce fredda delle lampade al neon.
«Non tenermi sulle spine, Lanie. Com’è morta?»
«Domanda sbagliata, Kate. Io non mi domando com’è morta, ma com’è vissuta. Quella ragazza aveva una serie impressionante di
malformazioni interne. Una al cuore e una ai reni abbastanza gravi, poi altre meno importanti.»
«È morta per questo?»
«No.»
La dottoressa Parish prese una cartella doveva aveva segnato
i suoi appunti.
«La causa ufficiale del decesso è
un’emorragia al cervello.
Immagino che si sia sentita male e che sia morta in pochi minuti.»
«Omicidio?»
«No, a meno che qualcuno non abbia inventato
un’arma che rompe le vene nella testa senza toccare nient’altro. Non ci
sono segni
di percosse o violenza. Se dovessi dare un parere definitivo, questa
ragazza è morta per cause naturali. Troverai tutto sul referto, questo
è quello che posso
anticiparti.»
Kate tornò alla sua scrivania immersa nei pensieri. Se era morta per cause naturali in pochi minuti, chi l’aveva portata in quel
vicolo? E perché?
Lanie aveva confermato che l’età più probabile era
di vent’anni. Una ragazza non appare dal nulla. Dov’era la sua
famiglia? Perché
nessuno ne aveva denunciato la scomparsa?
Con l’ufficializzazione di una morte per cause naturali avrebbe dovuto interrompere le indagini. Era un atto dovuto, non appena
si fossero aggiunti risultati dell’autopsia al fascicolo.
Eppure non tutto le tornava. I risultati del DNA, poi, erano davvero straordinari, così come era profondamente inquietante
confrontare le fotografie della ragazza con quelle di Mary Ellen O’Neill.
Com’è possibile che due gemelle siano vissute a vent’anni di
distanza l’una dall’altra? Che entrambe siano morte in giovane età? Entrambe
stroncate da cause naturali ma in circostanze sospette.
No, non era ancora tempo di abbandonare le ricerche.
Il capitano Roy Montgomery la riscosse dai suoi pensieri.
«Beckett! Nel mio ufficio!»
Kate scattò in piedi e raggiunse il capitano nella sua stanza.
«Eccomi, signore.»
«Detective Beckett, cos’è questo caso che hai sotto mano?»
«Quello della ragazza senza nome?»
«Io non posso seguire tutti i vostri casi,
Beckett. Io so soltanto che il sindaco mi ha telefonato chiedendomi
perché uno dei
miei detective è andato a disturbare un suo amico, il signor John
O’Neill. Un uomo schivo e riservato, ma molto ricco e con buoni appoggi
politici. Per di
più, sembra che l’hai disturbato senza motivo. Il signor O’Neill non è
un sospettato, non è un testimone, non c’entra niente con le indagini.»
«Signore, è un caso molto strano. Il DNA della moglie di O’Neill…»
«Sua moglie è morta oltre vent’anni fa. Hai degli elementi per riaprire il suo caso? Per ipotizzare un omicidio?»
«No, signore.»
«Hai degli elementi per sostenere che O’Neill è coinvolto nel caso di questa ragazza misteriosa?»
«No, signore.»
Il capitano annuì lentamente.
«Allora non ho bisogno che i miei ragazzi inseguano fantasmi, detective. Ci sono tanti casi là fuori che aspettano di
essere risolti. Non perdere altro tempo.»
«Sì, signore.»
«Puoi andare, Beckett.»