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Autore: _Francesco_    07/02/2014    1 recensioni
"Un semplice incontro può stravolgere un'intera esistenza."
*
{9.989 A.C}
[...]Undici anni. Undici anni sono passati dall'inizio dell'interminabile guerra tra Atlantide e Mu.
Una guerra infinita,che porterà alla distruzione completa una mentre la gloria eterna attenderà l'altra.
Entrambe le parti sono distrutte,migliaia di persone morte,adesso rimane solo un modo per concludere la guerra: Due fra i più potenti eroi si scontreranno in un duello mortale. Uno solo sopravviverà,gloria eterna porterà al suo popolo,l'altro rimarrà sconfitto,schiavo perenne del nemico.

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Julian Hackett , semplice ed innocente ragazzino, ignaro dei suoi maestosi poteri. Scoprirà la sua vera natura, cambiando caratterialmente e fisicamente, diverrà un imperioso Ranger. Nascituro e combattente di Atlantide, metterà come posta la sua intera vita pur di difendere la sua patria.
Cyrus Hardey , orgoglioso, sgarbato ed autorevole, fiero della sua strabiliante forza fisica. Principe ereditario al trono di Hyades: capitale del potentissimo esercito di Mu, si allenerà fin dalla nascita per divenire il più grande Aviatore della storia del pianeta, irrompendo nelle vite dei cittadini di Atlantide come se fossero schiavi.
*
STORIA IN RIELABORAZIONE
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 9

"Chi combatte con i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro
(F. Nietzsche)
 
Lucinda aprì gli occhi e si ritrovò nel posto dei suoi incubi.
Era proprio lì, nel posto in cui non avrebbe mai voluto essere: Nel grande castello della setta assassina Anonymus.
Faceva un caldo infernale, erano nel punto più a sud del pianeta. Il sole quel giorno emanava raggi ancora più ardenti e cocenti, tanto che Lucinda stava sudando dal calore.
Il viaggio era durato poche ore, ma lei era stata legata a mani e piedi e posta di una benda sugli occhi, per cui non riuscì a capire da dove siano arrivati, riconobbe solo il luogo, quel maledetto posto.
Si trovava all’interno di una cella piuttosto grande per contenere prigionieri, tuttavia la qualità di essa era tutt’altro che proporzionale alla grandezza: Sprovvista di finestre dalla quale si potesse vedere l’esterno, e sprovvista di qualunque altra cosa vi potesse essere. Tutto ciò che poteva vedere erano delle sbarre alte e nere che si estendevano dal pavimento, colorato in giallognolo, al soffitto, anch’esso giallognolo. Al centro di queste sbarre vi era una porta, una porta nera oscura, che si apriva solo dall’esterno.
Fuori dalle sbarre c’era un corridoio lunghissimo, tuttavia sprovvisto di ogni cosa; solo al termine dell’infinito corridoio vi erano delle scale, dalle quali probabilmente si saliva all’interno del castello.
Tutto era incredibilmente monotono, ripetitivo e malfatto.
Altre celle si presentavano nei lati esterni del corridoio, ma tutte vuote.
L’unica prigioniera era Lucinda.
Tuttavia, non sapeva come reagire.
Lucinda fissò il corridoio per ore e ore, tanto da memorizzare ogni singolo particolare di esso. Era sicura che nel giro di poco tempo sarebbero arrivati gli Anonymus da lei per estorcerle informazioni sui vari bilanciamenti dell’esercito di Demes, ma soprattutto perché pensavano che lei fosse ciò che non era: Il Ranger.
Era sicura di ciò che avrebbe fatto.
Gli avrebbe dimostrato subito che lei non fosse la persona che stavano cercando, ma, si promise che, a costo della sua stessa vita, non avrebbe dato la minima informazione di Julian. Non avrebbero dovuto scoprire chi fosse il vero Ranger.
Contemplò con cura tutti i minimi particolari sia della sua cella, che del corridoio, e si preparò un piano di fuga.
Passò il tempo, passarono le ore, poi finalmente, giunsero tre uomini.
Interamente vestiti di bianco, esattamente come i tre che aveva incontrato per strada. Non seppe riconoscere se magari fossero proprio quei tre, in quanto ogni membro della setta era interamente vestito in modo identico.
Avevano un passo orgoglioso e deciso. Erano armati fino al collo, portavano dalle tre alle sei spade a testa.
Ben presto si accorse che quello al centro camminava leggermente davanti agli altri due, ed era quello più armato: Lui doveva essere il capo, era su lui che doveva puntare.
In meno che non si dica, i tre arrivarono alla cella.
Sempre in tre si muovono.. alquanto strano..
Il primo, aprì la porta con un potentissimo calcio, sfondando il lucchetto e irrompendo nella cella con un aggressività tale da spaventare chiunque.
- Se provi un’altra volta a prenderci in giro, giuro che te la farò pagare cara! Te e tutti i tuoi amichetti idioti!- gridò urlando in modo spropositato, nonostante fossero a distanza molto ravvicinata.
Allora lo sanno. Sanno chi è il Ranger, sanno chi sono io.
- Che cosa è successo? – mentì spudoratamente Lucinda, non sapendo a cosa correva incontro.
All’uomo che aveva davanti, evidentemente saltarono i nervi.
Tuttavia, fece finta di niente e si voltò.
Lucinda tirò un sospiro di sollievo.
Ed invece, improvvisamente si rigirò tanto rapidamente che Lucinda nemmeno se ne accorse, e gli sfoderò un micidiale calcio dritto in faccia.
Un calcio di unica potenza e precisione, che la colpì dritta nella mascella sinistra.
Lucinda crebbe di non aver mai sentito così tanto dolore in vita sua.
Cadde a terra dolorante, ma l’uomo fece finta di niente.
Andò da lei, la prese per la maglia e la mise in piedi.
- Adesso lo sai che cosa è successo? Ridicola! – urlò, dopo di che la prese per il collo, e continuò.
- Ho messo a morte quei tre idioti che ti hanno preso al posto del vero Ranger, quel bamboccio. Spero che non vorrai fare la stessa fine. – E lasciò la presa.
Lucinda era del tutto insanguinata, e tutto ciò che desiderava era non morire.
Loro lo sanno, sanno tutto.
Come posso fermarli? Non c’è un modo. Una volta che prenderanno Julian sarà finita, sarà finita per tutti.
- Ottimo, adesso che hai capito con chi hai a che fare, fammi dire che cosa ho da proporti. – Disse sempre il solito uomo, che adesso aveva cambiato totalmente espressione, adesso pareva buono e umile.
- Ma prima, asciugati. Non voglio vederti con tutto quel sangue in viso. – Non appena ebbe finito di parlare, prese un fazzoletto dalla tasca e lo pose a Lucinda.
Con chi pensi di aver a che fare? Sei solamente un pezzente. Ora ti faccio vedere io che cosa significa combattere. Non ci sto. Non mi faccio prendere in giro. Non da voi.
- Tienitelo quel fazzoletto. Io non ne ho bisogno. Tu, tu giovane ed emerito idiota, hai la minima idea di chi hai davanti? –
Adesso la situazione si era capovolta. Lucinda lo provocava, e lui reagiva, senza scrupoli, ma non sapendo veramente con chi aveva a che fare. Lucinda era potente, soprattutto con la magia psicologica.
- Adesso ti faccio vedere io? Lurida donna di strada. –
Io donna di strada? Adesso ti faccio vedere.
Voi e tutta la vostra setta di falliti. Imbecilli.
 
L’uomo si avvicinò rapidamente per sferrare un altro dei suoi calci, ma Lucinda si fece cogliere preparata, e lo schivò senza il minimo problema.
Adesso tocca a me.
E fu in quel momento che iniziò veramente a colpire.
Un energico ed imperioso raggio di luce verde si alzò dalle mani di Lucinda, e colpì i due uomini dietro a quello che doveva essere il capo, spedendoli dritti a terra.
Dopo di che si mosse in modo rapidissimo, muovendosi di lato per non essere colpita, e prese una spada dal fodero di uno dei due uomini dietro al capo.
Applicò in modo svelto una magia incomprensibile e complicata, ma dopo tutta la spada, tranne l’impugnatura, si fece magicamente infuocata.
Un solo colpo, e l’uomo sarebbe morto.
- Fatti sotto! – urlò Lucinda, che aspettava l’attacco dell’uomo per colpire.
Pose la spada in posizione difensiva, ed attese la mossa del nemico.
L’uomo si fece avanti, tentando di colpirla con un montante. Lucinda lo parò senza problemi.
Poi di nuovo un altro attacco, ed un altro ancora. Tutti parati e schivati.
- Tutto qua quello che sai fare? –
L’uomo non rispose, e si gettò ancor più allo sbaraglio sulla preda.
Un attacco centrale, preceduto da un salto, con il chiaro obiettivo di colpire il collo, Lucinda si abbassò, e l’uomo piantò la spada sul muro.
- Ops. –
Lucinda scivolò dal lato e lo trafisse nella schiena, uccidendolo.
Il corpo prese fuoco a causa della spada, e ben presto di quell’orgoglioso uomo rimasero solo le ceneri.
Adesso era il momento.
Doveva andare fuori dal castello e colpirli tutti alla sprovvista.
 
Uscì dalla cella e percorse il corridoio, salì le lunghe scale e si ritrovò all’interno di un’altra stanza, piccola quanto la cella, solamente con finestre e decorata un minimo più della precedente. Deserta. Nessun uomo a farne guardia. Vuota.
Lucinda si guardò attorno, ma non c’era nessuno.
Strano.
Prese la porta che vi era di fronte a lei ed uscì da quella piccola quanto inutile stanza.
Dietro quella porta, c’era la stanza Base, dove vi era il comandante del posto.
Lucinda aprì la porta con forza, sicura di trovare qualcuno dentro quella nuova stanza.
Spalancò la porta e vide.
Un branco enorme di uomini, tutti vestiti interamente di bianco, la stava aspettando.
Saranno stati più di cinquanta, ma se l’obiettivo era fargli paura, non ci sarebbero riusciti, mai.
Che sapessero che fossi arrivata?
Prima ancora che potesse parlare, furono loro a parlare per lei.
Un uomo, interamente diverso da tutti gli altri, prese parola.
Era vestito uguale a tutti gli altri, con un'unica e fondamentale differenza: I colori erano opposti. Era totalmente nero. Poteva scorgere solamente il viso roseo, compreso di sopracciglia marcate e di due occhi neri come la pece.
- Sta tranquilla, Lucinda. Nessuno qua vuole farti del male.- esclamò con voce stranamente calma.
- Allora perché avete inviato tre uomini per uccidermi? Non prendetemi in giro, se volete combattere, vi affronto con piacere. – Disse lei, decisa e sorridendo. Quasi prendendolo in giro.
- Sta calma. Morta non serviresti a nessuno. –
- Nemmeno tu. –
- D’accordo, nemmeno io. Ma vuoi seriamente metterti contro dei miei fedeli compagni? Coloro che ti ho mandato in cella mi servivano solo per liberarti, sapevo benissimo che li avresti sconfitti con facilità. Erano solamente prigionieri di guerra a cui avevo promesso libertà se ti avrebbero ucciso. Ma questi sono i miei uomini, i miei guerrieri. Non li sconfiggeresti mai.-
- Vuoi mettermi alla prova? –
- No, mia cara. Non voglio. Voglio solamente parlare, altrimenti ti avrei già uccisa. –
Lucinda era intimorita, ma non voleva dimostrarglielo, voleva apparire forte, se avrebbe dovuto combattere contro un esercito, avrebbe dovuto essere pronta.
- Chi sei? Rivelati. –
- Non posso, non mi ascolteresti più, ne sono più che sicuro. Ho bisogno di te, devi ascoltarmi. –
Stava incominciando a capire chi fosse veramente quell’uomo, e se era veramente lui non avrebbe avuto pietà, a costo di essere trucidata, l’avrebbe affrontato mortalmente.
Ma forse se riusciva a portarlo in un luogo sicuro sarebbe stato meglio, lo avrebbe affrontato con maggiore probabilità di vittoria.
- D’accordo. Ma parleremo in privato. –
- Certamente, sono fiero di accoglierti nella mia stanza principale della reggia delle Rovine Desertiche. Tuttavia, temo che quella spada di cui ti sei appropriata, non ti servirà più. –
Disse, lentamente ma fiero di sé, dopo di che schioccò le dita e la spada infuocata scomparve.
Impossibile.
Dopo aver compiuto i preparativi, parlò nuovamente l’uomo vestito di nero.
- Molto bene, uomini. Sapete dove attendermi, vi raggiungerò al più presto.-
E’ lui. Ne sono sicura. Ho davanti a me Darius e non ho il coraggio di affrontarlo.
E’ una vita che aspetti questo momento, Lucinda. Non perdere l’occasione.
Non appena finì la frase gli uomini scesero le scale dietro di loro e se ne andarono.
Adesso erano soli.
Devo colpirlo, devo colpirlo.
- Ottimo, Lucinda. Adesso siamo soli. Vuoi andare nella mia stanza principale o vuoi sederti qua? Per me non c’è differenza. – domandò, ed in seguito indicò il tavolo rotondo con due sedie, due uniche sedie, esattamente dietro di loro.
Non lo aveva visto prima perché c’era un branco di uomini precisamente davanti a esso.
- Restiamo qua. –
- Perfetto. Sediamoci. – concluse, poi si avviò verso la sedia più lontana.
Non lo colpirò di spalle. Devo ucciderlo lealmente. Io non sono come lui.
Giunse alla sedia e si sedette, ed invitò Lucinda a fare lo stesso.
Lucinda accorse all’altra sedia, e si mise seduta, pronta in ogni caso a sferrare magie.
- Ottimo. Ora però devi promettermi una cosa, mia cara. Qualunque cosa ti dirò adesso, tu mi lascerai finire il discorso, senza attaccare né controbattere. Sai, tengo molto alla precisione e al seguire le regole, e, se non dovessero essere seguite, potrei arrabbiarmi in modo estremo, e non te lo consiglio.
Se gli prometto di non attaccarlo, non lo attacco. Io mantengo sempre le promesse.
Lo ucciderò in seguito, lealmente.
Mamma, stai per essere vendicata.
 
- D’accordo. Ti lascerò finire di parlare. –
Bofonchiò Lucinda, a cui non piaceva molto stare alle regole.
 
- Lascia che mi presenti. – disse, poi prese respirò e parlò definitivamente.
E’ Lui, è Lui.
 
- Il mio nome è Darius Hardey, comandante supremo del Grey Revenge e Leader indiscusso degli Anonymus.-
 
  
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