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Autore: Giulia23    07/02/2014    11 recensioni
SEGUITO DELLA FANFICTION "TIMELESS" DA ME SCRITTA e senza la quale non capirete poi molto =)! Non posso scrivere molto della trama senza spoilerare la prima parte, ma spero che questo vi piaccia e vi invogli a leggere la storia : < Devi smetterla, devi smetterla di metterti in mezzo.> le ringhiò contro Klaus, afferrandola rudemente per un braccio e portandola contro di sé. Era furioso con lei, ma il desiderio di stringerla tra le braccia era sempre stato più forte di qualsiasi turbamento, qualsiasi furibonda discussione.
< Volevo aiutarti, non volevo mettermi in mezzo ma se è questo che pensi, puoi stare tranquillo! Non entrerò più nella tua vita!> urlò per tutta risposta Caroline mentre si dimenava furiosamente tra le braccia di Klaus, ma una fitta alla schiena la fece tremare sulle sue stesse gambe. Klaus accorse a sorreggerla prontamente e la cullò contro di sé e chiuse gli occhi nel tentativo di cancellare la visione della sua Caroline così sofferente.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline\Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccoci qui, capitolo intenso… vi ho lasciato riprender fiato in quello precedente! =D E poi non dite che non sono buona. Buona lettura ragazze, ci ”sentiamo” a fine capitolo!
 
 
 
< Temi che non sarò un buon padre. Per questo hai così tanta paura?> domandò Klaus con voce concentrata, velatamente triste ma tenacemente atona, mentre osservava il soffitto sopra di lui.
Caroline sentì distintamente il suo cuore chiudersi in una morsa inaspettata quanto potente, dolorosamente lancinante. Il respiro le si mozzò nella gola al solo pensiero che Klaus avesse potuto per un solo istante essere tormentato da quell’insensato pensiero.
L’ibrido sollevò il viso per guardare nei profondi occhi blu di Klaus e scorgervi tutta la preoccupazione ed il timore che ogni altra parte di quel corpo marmoreo e nudo accanto a lei, celavano così bene.
L’Originale stava ancora giocherellando con i suoi capelli, distrattamente mentre la guardava in viso senza accennare alcun turbamento, inespressivo. In muta attesa.
Cosa avrebbe potuto dirgli? Cosa? Quando persino lei non sapeva cosa pensare a riguardo?
Un panico senza precedenti si impossessò di lei e per un istante Caroline pensò di alzarsi da quel letto, indossare una qualsivoglia cosa e correre via, fuggire. Andare da Stefan, raccontargli tutto… per sapere cosa fare, per sapere cosa avrebbe dovuto dire una persona buona, vera, profonda.
Ma lei non era più quella stupida ragazzina, doveva smetterla di fuggire davanti ai problemi e soprattutto doveva far scomparire quell’aria falsamente rilassata dal viso di Klaus. Non riusciva a tollerarla perché solo lei poteva vedere il tormento che celava al di sotto.
 < No. > gemette fuori la ragazza mentre una fitta le attraversava lo stomaco. Non riusciva a formulare un pensiero coerente ma alla vista dello sguardo incredulo dell’ibrido si sentì di nuovo rianimata. Rabbia.
Klaus doveva smetterla di dubitare di quello che lei provasse per lui, perché non si riteneva degno di essere amato.
 < Io … ho paura. Paura di me, non di te.> confessò con voce tremante Caroline. Dov’era finita l’aria determinata che aveva assunto nei suoi pensieri?
Klaus si portò a sedere, lasciando ricadere il lenzuolo sul suo bacino e mostrandosi in tutto il suo nudo splendore, agli occhi di Caroline.
“Non puoi pensare a questo ora!” la sua vocina le urlò praticamente, nella testa.
L’Originale la guardava con un profondo cipiglio dipinto in viso ed una volta sistematosi, allungò una mano per afferrare Caroline e trascinarla, letteralmente, al suo fianco.
 < Cosa stai dicendo?> domandò Klaus con tono stranito, nonostante le sue mani, che corsero a cingere la vita di Caroline e ad accarezzarne il volto, dimostrassero tutta la dolcezza e l’apprensione che quella semplice frase avevano scaturito in lui.
 < Klaus tu sembri già… così pronto. Non ti ho mai visto titubare, non … non sei spaventato? Perché io lo sono, da morire. > disse in un solo sospiro Caroline, mostrando a Klaus tutto il turbamento e l’angoscia che l’avevano afflitta in quei tre mesi.
 < Caroline stai parlando con l’uomo che è stato picchiato e cacciato per secoli da suo padre, come puoi credere che proprio io sappia come reagire alla cosa?> domandò scocciato, quasi irritato mentre si sollevava dal letto per indossare dei pantaloni di pelle scura e una camicia.
Stava reagendo male, lo sapeva benissimo ma non poteva credere che quello fosse il problema che aveva tormentato la ragazza per tutto quel tempo.
Caroline pensava di non essere pronta o adatta a diventare madre?
Di lui cosa doveva pensare allora? Lei, l’essere più caritatevole, altruista, genuino e luminoso sulla faccia della terra pensava di non poter crescere un bambino.
Non osava pensare conseguentemente, cosa nei meandri della mente di Caroline potesse nascondersi… lui, padre. Era un’elaborata associazione di pensieri persino per lui, se un angelo come Caroline non si riteneva degna di essere madre cosa poteva pensare in realtà di un mostro come lui?
Non avrebbe mai potuto considerarlo degno di diventare padre.
 < Tuo padre non c’entra niente con te … Dove vai ora?> la voce irritata e stridula di Caroline lo costrinse a voltarsi, mostrandole quanto si stesse sforzando di mantenere la calma.
 < Sono un mostro Caroline! Ho trucidato, ucciso, cospirato!  Non ho modelli a cui guardare, mio padre era un folle bastardo che ha cercato di uccidermi per quasi mille anni e mia madre … > quelle che erano diventate urla, si affievolirono al ricordo di Esther. No, lui non poteva parlarne… non poteva ricordare a Caroline che il sangue stesso di sua madre tingeva le sue mani, già abbastanza insanguinate, di rosso.
Caroline si alzò dal letto, avvolgendo abilmente il suo corpo col lenzuolo bianco. Perché Klaus stava reagendo in quel modo? Perché doveva pensare quelle cose? Era stata stupida, era stata stupida ad omettere quell’unico, unico flashback.
 <  Hai ucciso tua madre perché lei aveva ucciso me ed il bambino che portavo in grembo! Hanno cancellato quei ricordi e te ne hanno istillati degli altri, sbagliati! Sbagliati Klaus!> urlò Caroline mentre osservava Klaus smettere di abbottonare con rabbia la sua camicia e guardarla, scioccato.
 < Perché? Perché non me lo hai detto? Perché nascondermelo?> gridò Klaus afferrandola per le spalle e portandola contro il suo corpo. Caroline lo guardò con paura e la cosa lo destabilizzò come mai nulla aveva potuto fare prima.
Lasciò la presa e con un ghigno disgustato si apprestò a lasciare la stanza. Era disgustato da se stesso.
 < No, Klaus aspetta! Non so perché … volevo che fossi tu a parlarmene, non volevo… infierire. Io non lo so! Klaus!> urlò infine la ragazza quando notò che Klaus non aveva rallentato il passo, anzi era uscito dalla stanza.
Aveva notato l’espressione ferita di Klaus, ma lei non aveva avuto paura di lui, aveva paura… per lui. Come diavolo faceva quel cretino a non capirlo?
Indossò il primo indumento che trovò lì vicino e lo inseguì per le scale, che conducevano allo spazioso androne.
 < Klaus!> urlò prima di usare la super velocità ed afferrarlo per un braccio, portandogli una mano sulla sua tempia. Chiuse gli occhi e lasciò che le immagini fluissero nitide nella sua testa come in quella di Klaus.
 
 
Un rivolo di sangue uscì dalla bocca semi aperta di Caroline mentre le sue mani corsero a cingere la cosa più importante. Più importante della sua stessa vita, che ora vedeva scivolare via come fosse la cosa più fragile del mondo.
Cinse la sua pancia e una lacrima solitaria solcò il suo viso. Non voleva dare alcuna soddisfazione al suo carnefice e non voleva che l’ultimo ricordo di Klaus fosse il suo viso in lacrime. Ma non potè non piangere per suo figlio.
 < Mi dispiace.> sussurrò rivolta all’uomo a sua volta in lacrime, sofferente davanti a lei. L’ultima cosa che vide fu Mikael  colpire Klaus così forte da farlo contrarre in un conato di vomito.
La mano di Esther uscì fuori dal petto di Caroline, portando con sé il suo cuore e la ragazza cadde a terra, senza vita.
Un altro urlo di dolore così straziante da far tremare le gambe della stessa Esther e Klaus tentò con tutte le sue forze di raggiungerla, di stringerla a sé ma quelle dannate catene glielo impedirono.
 < Il bambino non poteva, non doveva nascere.> sussurrò con le lacrime agli occhi Esther. Il suo viso era così pallido da pareggiare quello ormai senza vita di Caroline.
 
 
Con un basso ringhio Klaus scostò la sua mano dalla tempia di Caroline, interrompendo la connessione.
L’Originale stava cercando di controllare il suo respiro accelerato, le sue mani tremanti ed un ringhio rauco, più profondo e terrificante uscì dalle sue labbra.
Caroline sbarrò gli occhi, impaurita quando il viso di Klaus si sollevò per guardare il suo. Gli occhi gialli e le vene gonfie, il corpo percorso da tremiti. Nulla poteva suggerire qualcosa di buono, vederla morire davanti ai suoi occhi, quel ricordo, sembrava aver innescato di nuovo in lui la furia ceca che lo aveva portato ad uccidere sua madre.
Caroline prese un profondo respiro e fece scomparire l’espressione allarmata che le turbava il viso. Fece un passo avanti e prese il viso di Klaus tra le mani, carezzandolo dolcemente prima di posare il pollice sulle labbra carnose di Klaus, carezzando i canini ormai scoperti, allungati.
Notò la sorpresa dipingersi sul viso ancora mutato dell’ibrido e gli sorrise, passando dall’osservare quelle labbra perfette che più di una volta le avevano fatto toccare il cielo con un dito, ai suoi occhi. Gialli e luminosi come la luna, venati d’ambra e circondato di rosso. Poteva leggervi attraverso anche in quello stato così mutato, ma non peggiore. Solo diverso.
Un bacio dolce, calibrato si posò contro le labbra dell’ibrido che per un primo istante rimase immobile, sorpreso e stupito dalla reazione di Caroline. Sorrise, quella donna aveva un potere infinito su di lui. Riusciva a fargli perdere le staffe in un secondo, sapeva ferirlo come nessun altro essere vivente aveva avuto il potere di fare, sapeva curarlo dalle sue profonde ferite, a volte ancora aperte e sanguinanti, tramutandole in cicatrici. Sapeva amarlo e renderlo l’uomo più sereno della Terra, solo con un suo sorriso innocente, con un gesto dolce.
 Una folata di vento e Caroline si ritrovò circondata da braccia familiari, ma stranamente … sbagliate.
Aprì gli occhi per capire cosa fosse successo e quando lo fece vide Klaus, qualche metro lontano da lei che non si trovava più nell’androne, bensì … Caroline si guardò attorno, era nel salotto ed al suo fianco si ergeva Elijah, guardingo e protettivo mentre scioglieva l’abbraccio e si parava davanti a lei.
Klaus guardò il fratello con astio, alzando il labbro superiore e scoprendo i canini, in un basso ringhio.
Elijah si acquattò un poco, pronto allo scontro, ma Klaus fece vagare le sue iridi gialle dal viso del fratello a quello di Caroline, alternando rabbia, delusione e dolore a … Caroline non sapeva bene dire cosa stesse provando Klaus, ma quando cercò di fermarlo, l’Originale sparì, veloce come solo lui sapeva essere.
 < Klaus!> lo chiamò Caroline, superando il vampiro che l’aveva protetta da una minaccia inesistente, ma Elijah le afferrò un polso e con delicatezza la riportò verso di sé.
 < Caroline, Klaus non era in sé.> cercò di spiegare l’Originale, ma Caroline non lo lasciò finire.
 < No Elijah, tu non capisci. Era tutto sotto controllo, Klaus non mi avrebbe fatto del male! Come puoi pensare una cosa del genere? > domandò scioccata la ragazza, liberandosi dalla presa del vampiro.
Elijah la fissò corrugando le sopracciglia, sorpreso.
 < Si era trasformato, Caroline e quando perde il controllo… sappiamo tutti cosa è in grado di fare Niklaus. Mi fido di mio fratello, ma nella tua condizione non possiamo rischiare.> si giustificò con aria seria Elijah mentre sistemava i polsini della camicia chiara che indossava sotto la sua immancabile giacca.
Caroline sospirò pesantemente e si lasciò cadere sul grande divano bordeaux, senza forze. Come poteva arrabbiarsi con Elijah per essersi preoccupato della sua incolumità sopra ogni cosa?
 < Non avremmo dovuto parlare del bambino.> sbuffò fuori Caroline, portandosi le mani tra i capelli e osservando per la prima volta cosa avesse indossato con tanta fretta. Una delle camicie di Klaus, che fortunatamente aveva lasciato per metà abbottonata o sarebbe stata praticamente nuda sotto lo sguardo di Elijah, che da vero gentiluomo sembrava non aver notato il suo inopportuno abbigliamento. Ah poteva davvero arrivare ad adorare quell’uomo!
Caroline sollevò lo sguardo per incrociare quello pensieroso di Elijah che l’attimo dopo svanì come aveva fatto Klaus, lasciandola sola nel salotto.
Caroline si guardò attorno, sconcertata.    < Cos’è? Il Molla-Caroline-nel-bel mezzo-di-una-conversazione day?> domandò scocciata, ma proprio mentre stava terminando la frase, Elijah riapparve di fronte a lei, con un sorriso fraterno sulle labbra ed un libro nella mano.
 < Non dovrei, ma … ho trovato questo, credo che possa interessarti.> le disse, porgendole il piccolo libro dalla copertina scura, in cuoio forse. Sembrava antico, molto antico e solo quando Caroline se lo rigirò tra le mani potè leggerne il titolo, scritto in piccoli caratteri dorati, sul dorso del libro.
Shakespeare, Sonetti I
 < Cosa?> ma la domanda le morì sulle labbra, notando tre piccole “orecchie”, che turbavano la rilegatura altrimenti perfetta del libro.
Osservò Elijah che con un cenno del capo la invitò ad aprire e si sedette, sbottonando la sua giacca, sulla poltrona di fronte Caroline.
Caroline aprì il libro con mano tremante, correndo al primo sonetto contrassegnato da … Elijah? Klaus? Non poteva saperlo, ma si sentiva stranamente in ansia.
 
 
Vergogna, riconosci di non amare nessuno,
tu che con te stesso sei così imprevidente!
Riconosco, se vuoi,  che sei da molti amato,
ma che non ami nessuno è del tutto evidente;
perché sei così posseduto da odio assassino
che non esiti a cospirare contro te stesso,
cercando di rovinare quella splendida casa che dovrebbe esser tuo primo desiderio restaurare.
Oh, cambia idea, perché io possa cambiar opinione!
Avrà l’odio miglior dimora del tenero amore?
Sii com’è la tua presenza, gentile,
o con te stesso almeno mostrati gentile nel cuore:
crea un altro te stesso, per amor mio,
così che la bellezza viva per sempre, in te o nei tuoi.
 
 
 
Caroline lesse e rilesse quelle parole strazianti. I suoi occhi si inumidirono al pensiero che Klaus avesse potuto sentirsi tanto vicino a questo sonetto, che sembrava realmente essere rivolto a lui. Ma la cosa che più la destabilizzava erano le ultime righe…  Klaus aveva desiderato dei figli. Aveva desiderato la redenzione, o forse…aveva cercato di ricordare il bambino che gli era stato portato via nel 900, assieme al ricordo di lei.
Caroline sfogliò in fretta le pagine seguenti, voleva, anzi doveva, leggere gli altri due che sembravano aver colpito maggiormente Klaus ed un dettaglio attirò la sua attenzione su una della pagine segnate. Il suo nome, Caroline, scritto a matita vicino a dei versi.
 
Oh, come posso con discrezione cantare il tuo valore,
quando tu sei la miglior parte di me?
 
Ma proprio in quell’istante Rebekah fece il suo ingresso nel salone di casa Mikaelson, avvolta in un aderente abitino nero che ne risaltava ogni curva senza renderla volgare.
 < Hanno fatto entrare anche te nel club del libro dei fratelli-psicopatici-Mikaelson? Non sapevo sapessi leggere, sei sempre una sorpresa Care.> osservò con nonchalance Rebekah mentre si metteva a sedere a fianco alla ragazza che nascose il libro tra lei ed il cuscino e cercò di ricomporsi.
 Elijah osservò con aria seccata la sorella e Rebekah li guardò socchiudendo gli occhi.
 < Non controbatti ad una mia frecciatina… c’è qualcosa che non va! Che succede? Perché sei mezza nuda, in salotto… con Elijah?> domandò guardinga la vampira, notando solo in quel momento che Caroline sotto la camicia indossasse solo la perlacea pelle delle sue gambe.
Caroline la fissò stizzita ed alzò un sopracciglio. Rebekah non poteva trovare momento peggiore per apparire dal nulla.
 < Rebekah non credo siano domande opportune da porre a Caroline.> osservò Elijah cercando di far gravitare l’attenzione sulla mezza nudità di Caroline e non su altro.
 < Sta zitto Elijah, tu… sei come una sorella per me e ti metti a fare cameratismo con Elijah, invece che con me? Cosa state nascondendo? Dovremmo essere io e te ad avere dei sordidi, piccoli segreti, Care! A lui lascio volentieri il club del libro!> sproloquiò Rebekah, puntando un dito accusatore contro Caroline che non riuscì a trattenere una risata genuina che coinvolse anche Elijah, e con sorpresa persino l’irritata Rebekah.
Caroline sentì un calore piacevole irradiare dal suo cuore sino alla punta dei suoi piedi. Non le era sfuggita l’affermazione di Rebekah seguita e a dirla tutta, preceduta, da numerosi pseudo insulti.
“Come una sorella”. Ed era vero, anche lei si sentiva connessa a Rebekah ed Elijah in un modo nuovo, inspiegabile. Si sentiva a casa, come riuscita solo a sentirsi con Liz, Stefan e … beh, Klaus.
Caroline sollevò lo sguardo verso Elijah, in cerca di un consenso che non tardò ad arrivare.
 < Penso che io ed Elijah abbiamo appena rubato un libro dalla collezione di Klaus. Io e lui abbiamo litigato, beh … per il bambino e questo sonett…> ma ancor prima che Caroline potesse recuperare il libro nascosto o finire la frase, Rebekah glielo strappò di mano e lo aprì sul sonetto che poco prima Caroline aveva potuto leggere interamente.
 < Wow finalmente dici quella parola … deve essere stata davvero una brutta litigata per convincerti a pronunciare…> ma le parole le si strozzarono in gola.
 < Nik.> sussurrò Rebekah con le lacrime agli occhi. Non poteva non leggere in quello splendido sonetto, parole orribili che persino lei aveva rivolto al fratello.
 “ Nessuno si sederà attorno ad un tavolo a raccontare storie su un uomo che non sapeva amare!”
Era stata proprio lei ad urlargli dietro quelle parole, neppure un anno addietro. Quanto aveva potuto ferirlo? Era quello che voleva all’epoca. Quella storia della maledizione e, dannazione, Caroline ormai da tempo, le avevano fatto rivalutare la figura di suo fratello. Non che le avrebbe mai riconosciuto quel merito ad alta voce!
 < Dobbiamo andare.> sussurrò la vampira chiudendo il libro e passandolo nelle mani di Elijah.
Caroline stava per controbattere, non aveva ancora potuto leggere gli altri due sonetti, ma Rebekah parlò prima di lei.
 < Se non sbaglio Klaus deve incontrare Davina e Marcel tra mezz’ora e … mi ucciderà per questo, ma penso che tu debba esserci Care. Io ci sarò di sicuro.> osservò con aria stanca la bionda.
 < Rebekah, Niklaus teme per l’incolumità di Caroline, non credo sarebbe prudente…> ma persino Elijah venne interrotto dalla sorella.
 < Elijah, Caroline si troverà in una stanza con tre Originali, la sua amica streghetta Bonnie e per di più ha due braccia e due lunghi canini e inaspettatamente non è un ebete. Caroline sa difendersi da sola. Per non contare il fatto che Marcel per ora è nostro alleato e lei deve venire per… mitigare Klaus. Sappiamo entrambi che la diplomazia non è il suo punto forte.> osservò con aria piccata l’Originale. Caroline si alzò mostrando un sorrisino di approvazione ad Elijah ed annuì facendo capire all’amico che Rebekah aveva ragione. Si lasciò prendere per mano da Rebekah e con la super velocità schizzarono al piano di sopra, per prepararsi.
 < Presumo che la mia opinione non debba venir nemmeno presa in considerazione. Vado a riporre il libro dove l’ho trovato.> sospirò sconfitto Elijah mentre si alzava dalla poltrona.
Sentì Caroline e Rebekah ridere della sua osservazione ed un sorriso divertito illuminò anche il volto del vampiro.
Quelle due un giorno all’altro lo avrebbero fatto impazzire, ma doveva ammetterlo … era bello aver acquisito una sorella in grado di portare unità e allegria all’interno di quella che doveva a tutti gli effetti considerarsi anche la famiglia di Caroline, i Mikaelson.
 
Era nervosa e Rebekah che spulciava nel suo armadio, sparando sentenze sul suo modo di vestire – come al solito- e che le faceva domande indiscrete sul litigio appena avuto con Klaus, non aiutava. Affatto.
Certo, aveva riso qua e là ma adesso che aveva indossato una comoda gonna color panna che le arrivava poco sopra il ginocchio, un top floreale, aderente sul seno ma svolazzante sulla pancia e delle alte scarpe con la zeppa, ed era pronta ad uscire si sentiva tremendamente nervosa.
Osservò il suo riflesso allo specchio mentre Rebekah era andata in camera sua per convincerla ad indossare delle scarpe tacco 12. Era incinta maledizione, già quelle scarpe la stavano uccidendo!
Forse su una cosa Rebekah aveva ragione, doveva abbandonare i top a fiorellini nonostante le donassero molto, ma le donassero un’aria forse fin troppo infantile. Ma quel top era stato l’unico indumento abbastanza largo da non far notare il rigonfiamento alla base della sua pancia.
Non ci aveva fatto molto caso ultimamente, ma era cresciuto … il piccoletto.
Un sorriso genuino apparve sulle sue labbra mentre contemplava il suo profilo allo specchio e Caroline non notò lo sguardo compiaciuto di Rebekah che si fermò sul ciglio della porta per godere a sua volta di quella scena.
 < Sarai un’ottima mamma.> sussurrò la vampira, facendola quasi sobbalzare per lo spavento.
 < Tu sarai di certo una pessima frequentazione.> scherzò Caroline, facendo sorridere l’amica che si accomodò sul letto a baldacchino di quella mastodontica stanza.
 < Probabilmente, ma io sarò la zia divertente che gli farà bere il suo primo drink e gli farà fare il primo giro in moto…senza casco ovviamente, mi adorerà.> disse con convinzione Rebekah mentre accantonava le vertiginose scarpe che aveva preso per Caroline.
 < A volte riesci a farmi dimenticare che sei incinta … dovremmo andare a fare un po’ di shopping sai, comprarti abiti che riescano ad entrarti e scarpe femminili, ma comode. > osservò l’Originale con naturalezza. Caroline le sorrise facendo intrecciare i loro profondi occhi azzurri … si, Rebekah sarebbe stata un’ottima zia, perché si stava dimostrando un’ottima sorella. Non che glielo avrebbe mai detto ad alta voce, ovvio!
 < Non appena non ci sarà il rischio che io ti cada tra le braccia per via di un flashback o che evapori nel nulla a causa di un viaggio nel tempo, lo faremo.> un sorriso a trentadue denti illuminò il viso di Caroline mentre metteva il lungo soprabito chiaro ed usciva dalla stanza assieme a Rebekah.
 < Nel frattempo sarai diventata una balena.> bofonchiò la vampira ricevendo un’occhiataccia da Caroline e un ammonimento da Elijah che le stava aspettando ai piedi delle scale.
 
 
 
 
 
 
 < E sentiamo, per quale motivo dovrei permettere a Davina di aiutarti?> domandò Marcel con un sorriso sornione sulla faccia, mentre allargava teatralmente le braccia. Era un uomo che riusciva a dare spettacolo persino nella malandata chiesa in cui l’incontro aveva avuto luogo, era stato Klaus ad insegnarglielo dopotutto.
 < Siamo alleati, tu fai un favore a me. Io ne faccio uno a te.> rispose con fare spazientito Klaus, rivolgendo a Marcel lo stesso sorriso canzonatorio. Stefan fece un passo avanti per non perdere mai di vista l’ibrido o Bonnie. Quel vampiro strano ed eccentrico presso il quale erano andati a chiedere aiuto era venuto a sua volta accompagnato da due uomini, Diego e Thierry se non aveva capito male. Aveva fatto bene a convincere prima Bonnie e poi Klaus che la sua presenza sarebbe servita.
 < Per un mio caro e vecchio amico, questo ed altro. Lo sai Klaus.> esordì ridendo Marcel prima di avvicinarsi all’ibrido per posargli una mano sulla spalla e stringerlo in un abbraccio veloce, ma fraterno.
 < Ma non posso semplicemente darti Davina senza sapere per che tipo di incantesimo ti serve.> osservò serio il vampiro mentre faceva cenno a Diego di andare a chiamare la strega.
 < È una questione privata Marcel, la cosa non dovrebbe preoccuparti ad ogni modo. Davina ti è fedele, giusto? Che razza di incantesimo potrei mai convincerla a fare per fare del male a te.> Klaus mandò in giù gli angoli della bocca, in un’espressione dubbiosa ma compiaciuta e Marcel non potè far altro che ghignare un mezzo sorriso.
 < Mi dispiace Klaus, non si può  fare.> rispose lapidario Marcel lasciando andare la presa che ancora teneva ben salda contro la spalla dell’ibrido.
 < Diego riporta Davina dentro.> urlò il vampiro per farsi sentire chiaramente.
 < Marcel … non scherzare con il fuoco. Sai che potrei salire quelle scale e prenderla.> lo minacciò allora Klaus, facendo sì che Diego e Thierry si avvicinassero pericolosamente a lui.
Marcel ridacchiò e fece cenno ai suoi scagnozzi di indietreggiare.  < Potresti, vero … ma poi Davina ti prenderà a calci, ti spedirà lontano miglia da qui in un bel pacchetto e cancellerà la tua memoria affinchè  tu possa dimenticare dove si trova, cosa che accadrà ad ognuno di voi ad ogni modo.>
Klaus emise un basso ringhio, ma poco prima che potesse afferrare Marcel per la gola, il vampiro cadde a terra assieme agli altri due, portandosi le mani sulle tempie e soffocando un gemito di dolore.
Klaus si voltò, mostrando un sorriso vittorioso verso Bonnie che avanzava al suo fianco, sussurrando parole a loro sconosciute ma evidentemente efficaci. Con una strega potente quanto lei al suo fianco le cose sarebbero andate nel modo giusto.
Klaus non riuscì nemmeno a formulare quel pensiero che un’onda d’urto infuocata investì il suo cervello, facendolo inginocchiare in preda ad un conato di vomito. Notò Marcel e gli altri sollevarsi da terra mentre lui, Bonnie e Stefan capitolavano al suolo.
Una ragazzina dai lunghi capelli castani fece la sua apparizione al centro della navata principale e senza ombra di dubbio Klaus potè dedurre che si trattasse di Davina.
 < L’esperienza di Rebekah con Davina non vi ha insegnato niente?> domandò con tono sadicamente divertito Marcel, ma proprio in quell’istante una dozzina di ragazze fecero il loro ingresso nella stanza, cantilenando a loro volta qualcosa di incomprensibile.
Davina interruppe subito il suo incantesimo, sorpresa da quella interruzione e pronta a riversare sulle streghe di Klaus tutta la sua magia.
 Klaus, Bonnie e Stefan tornarono sulle loro gambe con un sorriso vittorioso.
 < Dovevamo essere alleati Klaus, contro la minaccia comune.> osservò Marcel con aria tesa.
 < Lo pensavo anche io, ma non hai evidentemente voluto aiutarmi. Sono solo venuto preparato, amico.> puntualizzò Klaus allargando le braccia e mostrando un sorriso vittorioso.
Stefan si gettò contro Thierry, spezzandogli inaspettatamente l’osso del collo ma quando stava per fare lo stesso con Diego, Davina riversò su di lui un incantesimo tanto potente da farlo schiantare contro l’altare della chiesa e fargli perdere i sensi.
 < Basta!> l’urlo che riecheggiò per l’intera chiesa fece voltare tutti i presenti verso l’entrata dove Caroline circondata da Elijah e Rebekah aveva fatto la sua apparizione.
 < Credevo che fossimo qui per chiedere aiuto ad un amico, non per iniziare una guerra fratricida!> continuò l’ibrido, raggiungendo a grandi falcate il suo amico ormai incosciente. Klaus la afferrò per un braccio, ma Caroline se lo sgrullò di dosso con rabbia, non poteva impedirle di aiutare Stefan a causa della sua mania di proteggerla.
 < E tu chi saresti, di grazia?> domandò sorpreso Marcel mentre osservava Caroline mordersi un polso per versare il suo sangue sulle labbra di Stefan.
Nel frattempo Klaus aveva fulminato letteralmente i fratelli e Rebekah si era affiancata a lui per poter parlare in privato.
 < Stavi combinando un casino, come previsto. Siamo qui per aiutare e Caroline è la persona più adatta per far tornare un po’ di sale in zucca nella tua stupida zucca vuota.> puntualizzò la vampira con fare scocciato.
 < Se le succede qualcosa…> la voce rabbiosa di Klaus riuscì a far vacillare Rebekah e lo stesso Elijah, ma questa volta fu il fratello maggiore a prendere la parola.
 < È più al sicuro qui con noi che da sola a casa.> osservò, prima di far gravitare di nuovo la sua attenzione verso Marcel.
 < Sono un’amica. E sono qui per parlare, quindi … ragazze, grazie per il vostro aiuto ma potete andare. Ah ma… rimate nei paraggi per favore, dovrei parlarvi dopo. Grazie.> disse Caroline rivolta alle streghe, con tono amichevole, solare…come solo lei, persino in una situazione del genere, sapeva essere.
Klaus osservò Amanda, la strega dai lunghi capelli ricci ed annuì, confermando il comando di Caroline e le streghe lasciarono la chiesa.
Caroline allungò un braccio per aiutare Stefan, che si era appena ripreso, ad alzarsi.   <  Cosa diavolo stai combinando?> le domandò l’amico all’orecchio.
 < No, tu cosa diavolo stai combinando?  Sei diventato il tirapiedi di Klaus ora? E reggimi il gioco!> bofonchiò Caroline, irritata.
 < Tre giorni a cercarti come degli ossessi e a collaborare, vedendo quanto tenesse a te, forse mi hanno fatto capire che qui c’è qualcosa di enorme in ballo.> osservò con tono serio Stefan mentre raggiungeva Bonnie e Klaus, schierati verso il lato destro dell’altare.
Caroline deglutì rumorosamente ed evitò prudentemente di incrociare lo sguardo, lo sapeva benissimo, furioso di Klaus.
 < Lei non c’entra niente, e non credo che prendere questo tipo di iniziativa…> esordì Klaus con tono duro mentre faceva un passo avanti per raggiungerla.
Caroline indietreggiò e questa volta fu lei a fulminarlo con lo sguardo.
 < Io c’entro eccome! Davina deve fare un incantesimo per me. Sono in grossi guai e sono in cerca di una mano. Bonnie è una strega molto potente e se voi due uniste le forze… beh credo davvero che riuscireste persino a riportare una persona in vita. Mia sorella.> osservò prima irosa e poi addolorata Caroline. Si voltò verso Davina, che la stava ancora guardando con uno strano cipiglio sospettoso.
 < Davina, in realtà io ho bisogno di un tuo aiuto e non capisco cosa c’entrino Marcel e Klaus in tutto questo. Si tratta di noi due e non ho alcuna intenzione di sentirmi una pedina nelle mani dei grandi boss, quindi … tu fai un favore, innocuo a me ed io farò un favore a te. Quello che vuoi. > disse Caroline, avvicinandosi alla ragazza e porgendole una mano che sperava con tutte le sue forze la strega avrebbe stretto. Le sorrise e notò una scintilla di gioia attraversare gli occhi di Davina.
Lo stesso Klaus accennò un sorriso orgoglioso. Caroline non poteva saperlo, ma aveva ripetuto esattamente le stesse parole che poco prima proprio lui aveva rivolto a Marcel.
 < No, no, no. Qui non funziona così, amica. Davina non può…> ma Marcel venne bruscamente interrotto.
 < Marcel perché non dovrei aiutarla? Mi sta simpatica e poi tu e Klaus siete alleati. So giudicare da sola un incantesimo e se vorranno farmi fare qualcosa che potrebbe nuocere a te o me, sono certa che me ne accorgerò. Ho deciso.> esordì Davina con fare autoritario persino per una ragazzina di quindici anni.
Caroline le sorrise apertamente e la strega le prese la mano.
Klaus fece un passo avanti, vittorioso e sorrise a Marcel.
 < Bene vedo che la nostra Davina sa cosa significa la parola “alleati”. Caroline la incontrerà qui, nella chiesa. Siamo a conoscenza della scomoda storia del Raccolto, non preoccuparti. Rebekah avrà anche dimenticato il nascondiglio di Davina ma non è stupida.> cantilenò con fare trionfante Klaus mentre si affiancava a Caroline.
Stava cercando con tutte le sue forze di non dare a vedere quanto tenesse a lei, ma saperla così vicina alla strega più potente di tutti i secoli lo allarmava, lo inquietava… a dire la verità gli faceva scoppiare il cervello e gli faceva venire una voglia pazza di afferrarla per la vita e portarla lontano da lì, chilometri e chilometri.
 < Sante parole.> gongolò Rebekah mentre sorrideva felice ad un irritato Marcel.
 < Va bene, ma mi devi un favore Klaus. Se anche la tua streghetta è potente come dite potrebbe aiutarmi con questa storia del Raccolto… e soprattutto potrebbe aiutarmi con l’uomo mascherato che sta dietro alle numerose rivolte delle streghe di New Orleans che stanno infestando il quartiere. > sputò fuori irritato Marcel, prima di accarezzare Davina per attirare la sua attenzione.
 < Puoi starne certo.> sentenziò Bonnie che annuì sicura in direzione di Klaus, aveva il suo appoggio.
 < Il patto è stipulato.> sorrise Klaus, porgendo a sua volta la mano verso Marcel. 
 < Uomo mascherato?> domandò Caroline voltandosi a guardare Klaus. Non si erano lasciati nel modo migliore, prima a casa e a dirla tutta sapeva che questa sua apparizione lo avrebbe fatto arrabbiare di più, ma era stata brava. Aveva risolto la situazione, questo glielo doveva riconoscere!
 < Non sono problemi che ti riguardano o ti toccano personalmente questa volta, Caroline.> sputò fuori, irritato Klaus.
Caroline aggrottò le sopracciglia ed accelerò il respiro, irritata. Non voleva litigare davanti a tutti, ma proprio non lo tollerava quando la trattava così. Per non parlare poi degli ormoni impazziti.
 < Un uomo cerca di fare fuori Marcel e quindi anche il suo alleato Klaus? Beh puoi scommetterci che sono anche affari miei!> sbottò la ragazza, facendo scappare un risolino divertito a Davina e sorprendendo letteralmente Marcel che li guardò stralunato. Se conosceva bene Klaus ora quella ragazza si sarebbe trovata attaccata al muro con il cuore dall’altra parte della stanza.
Klaus alzò un sopracciglio e la fissò, più che furente. Strinse un pugno tremante e cercò di mantenere la calma.
 < Io direi di lasciare da sole Bonnie, Caroline e Davina. > osservò in quel preciso istante Stefan, cercando di attirare l’attenzione su di sé. Non potevano permettere che Marcel o chiunque altro capisse quanto Caroline contasse per Klaus.
 < Non se ne parla, due di voi contro una sola dei nostri. Nah.> puntualizzò Marcel passando un braccio sulle spalle di Davina.
 < Marcel io sono più forte di un ibrido e di una strega qualsiasi.> disse scocciata la ragazza.
 < Ehi! Strega qualsiasi? Sono una Bennett piccoletta e sono una strega sicuramente da più tempo di te!> sbottò fuori irritata Bonnie.
 < Un ibrido?> domandò Marcel, ancora più sospettoso lasciando che le due streghe si scambiassero occhiate di fuoco.
 < Già, uno dei miei pochi ibridi rimasti in vita. Un ibrido indisciplinato, devo tristemente ammettere.> intervenne Klaus nel disperato tentativo di nascondere quanto più possibile la verità, con la sua aria sarcastica.
Caroline fulminò Klaus con lo sguardo, ma Elijah fece la sua perfetta apparizione proprio in quel momento.
 < Allora Diego resterà con loro e Bonnie ultimate le trattative gli cancellerà la memoria.> diplomatico, tempestivo Elijah.
Caroline sorrise al vampiro che ricambiò immediatamente il gesto e a Marcel non restò altro che far cenno a Diego di portare fuori Thierry ed andarsene con aria scocciata dopo aver abbracciato Davina ed averle detto di stare attenta.
 < Klaus vieni a bere qualcosa con me, spero? Lasciamo alle donne questa noiosa faccenda!> lo invitò Marcel, spalancando la porta della chiesa.
Klaus rimase paralizzato al suo posto per un secondo di troppo. Non poteva non andare con lui, Marcel lo stava mettendo alla prova, era evidente. Per nulla al mondo Klaus aveva intenzione di allontanarsi troppo da Caroline, lasciandola da sola in balia di quella situazione.
L’ibrido guardò il fratello che annuì, comprendendo senza bisogno di parole il suo ordine. Resta con lei, non allontanarti.
 < Sempre pronto per un buon vecchio whisky in compagnia di un buon, vecchio amico.> cantilenò sorridendo Klaus mentre usciva dalla chiesa.
Non l’aveva nemmeno degnata di uno sguardo … Caroline cercò di trattenere la frustrazione ed il dolore che l’atteggiamento di Klaus avevano provocato in lei e si rivolse verso Davina che era stata nuovamente affiancata da Diego.
 < Andiamo da te?> domandò cordialmente l’ibrido. Davina annuì e le sorrise.
 < Di sopra, ma … Caroline soltanto tu e Bonnie.> puntualizzò guardando il resto della ciurma.
Caroline si voltò per guardare in modo eloquente i suoi amici e notò l’aria di disapprovazione dipinta sui loro visi.
 < Sta attenta.> le sussurrò Stefan, stringendole amorevolmente un braccio e facendola sorridere.
Rebekah ed Elijah svanirono assieme al vampiro senza ammettere un fiato.
 < Bene. Si va!> squittì allegra Caroline, sotto lo sguardo ammonitore di Bonnie.
 < Tu ci farai ammazzare un giorno o l’altro!> le sussurrò tra l’irritato ed il velatamente divertito l’amica.
 
 
 
 
 
L’incontro con Davina era stato breve, ma intenso. Caroline aveva glissato su molti particolari dicendole che una maledizione gravava su di lei, che riguardava le sue innumerevoli vite passate in cui ogni volta immancabilmente moriva. E pensava di aver detto anche troppo mentre Davina non faceva altro che chiederle più informazioni.
Aveva magistralmente glissato la questione parlando di Tatia e … la risposta ricevuta dalle due streghe l’aveva lasciata senza parole.
 < Per riportare in vita qualcuno… bisogna prendere una vita in cambio. È l’equilibrio Caroline. Sta a te decidere.> aveva osservato Davina, seduta comodamente sul suo letto mentre Bonnie le aveva rivolto uno sguardo preoccupato. Bonnie sapeva da tempo quale sarebbe dovuto essere l’inevitabile compromesso per riavere Tatia indietro e… secondo la loro etica, non era fattibile, punto. Per questo non gliene aveva neanche parlato.
Fantastico! Anche lì Caroline aveva glissato egregiamente, ricevendo in cambio uno sguardaccio da Bonnie per stare solo prendendo in considerazione l’idea. Certo che non voleva sacrificare una vita innocente! Ma doveva esserci una scappatoia! Se aveva imparato qualcosa da tutta quella storia era che c’è sempre una scappatoia, era viva grazie ad una di quelle.
Ma il tutto era terminato quando Davina aveva fatto la sua richiesta.
Un grimorio abbastanza potente da aiutarla ad aiutare Caroline e da aiutare lei stessa a controllare il suo potere.
Cosa che aveva alterato Bonnie, ma che Caroline era riuscita a gestire. Si sarebbero incontrate il giorno seguente, Marcel le avrebbe di nuovo condotte alla sua soffitta.
 < Allora, come è andata?> Caroline sobbalzò alle parole di Elijah che le stava attendendo all’uscita della chiesa.
 < Bene…cioè male, cioè non lo so!> sbuffò Caroline sollevando il viso per percepire il calore del sole sulla pelle. Aveva davvero bisogno di chiarire le idee e di sentire quel tepore familiare dopo essere stata rinchiusa in quella stanzetta buia e stantia. Avrebbe dovuto portare un poster, un quadro o non so qualsiasi cosa di colorato a Davina. Quella povera ragazza viveva come una prigioniera in casa propria ( casa che era più una topaia).
 < Hai le idee chiare vedo.> osservò Elijah rivolgendole un sorriso che riuscì a farle andare via buona parte della tensione che aveva accumulato.
 < Stai realmente prendendo in considerazione l’idea di far tornare Tatia nonostante…?> domandò con aria seria Bonnie.
 < Tatia?> domandò con tono strano, urgente Elijah.
Caroline fissò con aria preoccupata l’amico e capì in quel momento che anche l’imperturbabile Elijah era coinvolto in quella vicenda. Doveva aver amato veramente sua sorella.
Lei non ricordava se Tatia lo avesse realmente ricambiato ma … ogni parte di lei le suggeriva che era stato così.
 < Voglio trovare un’alternativa Bonnie, non so…magari prendere la vita di qualche nemico. Dell’uomo mascherato di cui non so niente per esempio!>  osservò stizzita Caroline, voltandosi a guardare di nuovo Elijah.
 < Hai ragione, ma non ne sappiamo molto anche noi. Sappiamo che c’è qualcuno dietro le rivolte delle streghe di New Orleans, forse le manovra, forse è il loro capo… ma sta creando un esercito stando alle nostri fonti e temo non solo di streghe, ma anche di licantropi. Ma è Marcel il suo obiettivo… anche se il tutto è iniziato con il nostro arrivo in città. Klaus ipotizza che sia stato proprio lui o uno dei suoi scagnozzi a fare irruzione a casa nostra quella notte.> si spiegò Elijah mentre si incamminava con le due ragazze verso Bourbon Street.
 < A me sembra tutto fin troppo sospetto.> osservò Caroline mentre godeva della vista di quella strada che ai suoi occhi sembrava quasi incantata, era così piena di vita e colori che riusciva a capire solo in quei momenti, cosa ci vedesse di tanto speciale in quella città Klaus.
 < Sospetto è dire poco. Così come la richiesta di Davina, io non le darò il mio grimorio, sia chiaro!> puntualizzò Bonnie mentre prendeva sottobraccio l’amica. Caroline le rivolse un sorriso solare e sentì una sensazione persa da tempo. Si sentì normale.
 < Penserò io ad assecondare quella richiesta ma adesso ci sono dodici streghe che aspettano di parlarti.> puntualizzò Elijah mentre apriva la porta di un vecchio edificio, per farle entrare.
Non appena oltrepassata la soglia Caroline si ritrovò molti occhi addosso. La piccola stanza era buia, i mobili marci e le finestre erano tappate da delle travi malandate. Proprio un bel posticino.
 < Streghe. > le salutò Elijah, ricevendo in cambio delle brutte occhiatacce.
Caroline riconobbe tra di loro Amanda, la giovane ragazza dai lunghi boccoli che le aveva svelato delle sue eco. Se doveva cominciare a parlare doveva farlo a partire da lei.
 < Grazie per essere qui.> esordì Caroline, prendendo la parola e ponendosi al centro della stanza. Le streghe si disposero in un grande cerchio, rivolgendole tutta la loro attenzione.
 < Non avevamo altra scelta quando i nostri cari sono stati soggiogati a tagliarsi la gola, in caso una di noi si ribellasse a Klaus.> sputò fuori con astio la donna sulla trentina, di colore che era venuta a casa sua quel giorno insieme ad Amanda. Anche quella volta Care aveva pensato che si trattasse del loro leader e quella non fu altro che una conferma.
Attutì in silenzio quell’informazione. Aveva immaginato che Klaus le avesse ricattate in modi… poteva ben dire brutali, ma averne la conferma era tutta altra cosa.
 < Alexis … mi dispiace. Non sarà più così, avete la mia parola. Parlerò io con Klaus. > sentenziò la vampira ricevendo in cambio le occhiate dubbiose di Elijah.
Tra le streghe si alzò un brusio di voci indistinte ed incredule e Caroline ne approfittò per continuare il suo discorso.
 < Ma devo chiedervi qualcosa in cambio.> deglutì rumorosamente, non sapeva bene lei stessa dove volesse andare a parare ma ormai si era messa in gioco ed aveva intenzione di risolvere ogni situazione e creare delle alleanze non basate sulla minaccia o l’odio, ma sul beneficio reciproco. Dopo le streghe avrebbe parlato con gli ibridi. E poi Klaus l’avrebbe ammazzata, ma erano solo dettagli.
 < Sentiamo … cosa vorresti offrirci in cambio della nostra libertà?> domandò guardinga Amanda, facendo un passo avanti.
 < Amanda hai visto … hai visto quello che ho visto io. Sai che Klaus non è un mostro, lo hanno reso tale… gli Spiriti ed una strega troppo accecata dalle sue manie di onnipotenza per capire che quell’uomo può divenire una risorsa incredibile per il vostro maledett… emh, per il vostro Equilibrio, per la Natura. Quello che vi propongo è un’alleanza. Una congrega di streghe protetta dalla famiglia Originale, non avrete più alcun tipo di problema con gli altri vampiri o con chi voglia sfruttarvi perché diciamocelo… nel mondo sovrannaturale voi siete le creature più manipolate, sfruttate o … ricattate. Finite sempre in casini che non vi riguardano direttamente e molto spesso perdete la vita.> era stata sicura di se stessa, della promessa appena fatta. Le aveva ammaliate con il suo fare gentile, genuino.
 < E noi dovremmo fidarci di una promessa fatta dai Mikaleson? Volete solo sfruttarci come tutti gli altri, ottenere da noi i giusti incantesimi e poi sciogliere la promessa… e chi lo sa? Potresti essere proprio tu, bella biondina ad affondare i tuoi lunghi canini nella nostra gola!> Alexis sembrava davvero un osso duro, per di più dall’espressione furente, Caroline poteva tranquillamente dedurre che odiasse i Mikaelson e di sicuro proprio lei.
  < Alexis il patto che ci propone è estremamente allettante.> fu Amanda l’unica che trovò il coraggio di esprimere ciò che molte consorelle pensavano. Caroline le sorrise facendo domandare alla strega come quella ragazza così gioviale e buona potesse essere la compagna del terribile Niklaus Mikaelson.
 < Sta zitta Amanda! Mai fidarsi di un vampiro, quando lo capirai!> urlò quasi Alexis passandosi i palmi delle mani sui jeans affusolati. Era nervosa, era evidente.
 < Alexis ha ragione, perfetto… fate un incantesimo. Legate le sorti di una di voi alla mia. Amanda ha capito … quanto io sia importante per la famiglia Mikaelson e so che sapete del … bambino prodigio. Legate una vita alla mia … vi sto dando totale fiducia. Voglio provarvi che faccio sul serio.> disse Caroline con sicurezza, guardando negli occhi ognuna di loro.
Elijah la afferrò rudemente per un braccio e la costrinse a guardarlo negli occhi.
 < No, cosa stai dicendo Caroline?> ruggì quasi, irritato. Caroline deglutì, spaventata. Elijah non aveva mai avuto una reazione così … istintiva, quasi violenta con lei nei paraggi. Non sapeva perché ma la terrorizzava.
 < Lascia fare a me.> la ragazza cercò di fargli capire qualcosa del suo piano generale con lo sguardo, ma sembrò non funzionare. Osservò allora Bonnie, era silenziosa. Annuì ed in quell’istante la presa di Elijah contro il suo braccio si fece più tenue. Notò l’espressione persa dell’Originale e capì che in qualche modo Bonnie doveva essersi messa in comunicazione con lui, stava parlando telecineticamente. Bonnie aveva capito tutto.
 < Il primo degli Originali informato del tuo patto già rifiuta… > osservò Alexis con disgusto.
  < No.> sussurrò in un soffio Elijah.    <   Avete la mia parola. Siete sotto la totale protezione della famiglia Mikaelson da ora, in cambio vi chiediamo aiuto… magico ovviamente. >
Caroline gioì internamente e ringraziò con gli occhi Bonnie. Sophie era ancora legata alla sua vita, nemmeno la sua amica strega era riuscita a sciogliere l’incantesimo, ma se … un’altra vita venisse legata alla sua, sarebbe stato come convalidare entrambe i malefici, ancor meglio…se aveva capito bene come funzionassero le leggi sull’equilibrio, le vite di una delle streghe di quel clan e quella di Sophie si sarebbero intrecciate indissolubilmente, lasciando lei finalmente libera.
Era subdolo, lo sapeva bene, come sapeva che quel patto sarebbe stato rispettato ad ogni costo, e Sophie non sarebbe morta così presto come nessuna di quelle streghe. Non stava ingannando nessuno, in fondo, in fondo.
 “ Si, vabbè… consoliamoci così!” Caroline maledisse la sua vocina e tornò a guardare Alexis.
 < Abbiamo un accordo?> domandò con voce sicura.
Alexis la fissò a lungo prima di annuire. Fu allora che Amanda fece un passo avanti.  < Legheremo la tua vita alla mia. mi sto fidando anche io di te.>
Caroline annuì e si avvicinò alla strega che estrasse un pugnale e tagliò il palmo della sua mano prima di passare il coltello all’ibrido che fece lo stesso.
Posarono le loro mani una sopra l’altra in modo che il sangue dell’una e dell’altra venisse in contatto ed Alexis posò a sua volta le sue mani sulle loro. I suoi occhi divennero completamente neri e l’incantesimo, così come quel patto fu sancito.
 
 
 
 
 
Era stata impulsiva … lo sapeva. Ma l’incantesimo aveva funzionato ed era stata Bonnie a ricordarglielo mentre la trascinava da un negozio all’altro per fare compere. Una cosa del tutto molto poco da Bonnie.
C’era qualcosa sotto e Caroline lo sapeva bene.
 < Per esserne sicura ho fatto un incantesimo mentre quello di Alexis veniva effettuato. Ho fatto sì che si intrecciasse con quello di Sophie che comunque era dentro di te, ma è una cosa da streghe, è lunga da spiegare non voglio annoiarti. O forse sì, allora…> Bonnie stava sproloquiando da quando Elijah, dopo una dovuta lavata di testa, le aveva lasciate sole per andare a fare… qualcosa che non era riuscito a spiegare poi così bene.
 < Che succede?> la interruppe bruscamente Caroline, afferrando dalle mani di Bonnie un’adorabile vestito bianco e rimettendolo nello scaffale del negozio.
 < Cosa? Non ti piaceva il vestito?> domandò sinceramente stupita l’amica.
 < Smettila di raccontarmi balle e dimmi cosa mi state nascondendo! Elijah sparire nel nulla arrancando scuse improbabili e tu… tu vuoi andare a fare shopping in una giornata incasinata come questa e non chiuderti in camera tua a consultare per ore il tuo prezioso grimorio? A proposito … dove dormite tu e Stefan?> sproloqui e cambi di discorso magistrali… non aveva perso smalto.
 < Da Klaus. Cioè a casa vostra… che a proposito è enorme, avete una piscina ed un bosco, un bosco privato! Per non parlare delle nove stanze da letto. Davvero Care, nove? Klaus non ha tutti questi amici!> disse Bonnie, tornando poco dopo col naso tra i vestiti.
Assolutamente strano.
 < Klaus ama gli spazi ampi e aperti e poi a quanto pare, qualche camera in più non ha fatto schifo né a te né a Stefan.> puntualizzò Caroline, ma Bonnie afferrò il cellulare dalle tasca sul retro dei suoi jeans e lesse in fretta un messaggio, poi sorrise.
 < Chi è? Un ragazzo forse?> domandò eccitata la bionda, ma quando si sporse per leggere il messaggio, Bonnie ritrasse il cellulare, la prese per mano e la trascinò fuori dal negozio.
 < Andiamo a casa tua, è tardi. Voglio leggere qualche incantesimo utile per la storia della maledizione.> sentenziò la strega.
 < Ma quel vestito… era proprio carino! Bon aspetta!> ma Caroline venne trascinata via quasi di peso dal negozio mentre le commesse ridevano sommessamente di quella bizzarra scena.
 
 
 
 
 
 < Non mi avevi parlato di quella biondina tutto pepe.> esordì Marcel con fare ammiccante mentre faceva cenno alla barista di versare due bicchieri di whisky per lui ed il suo amico.
Klaus accennò un sorriso forzato.  <  Non c’era poi molto da dire, presumo.> osservò con non curanza mentre sollevava il bicchiere per proporre a Marcel un brindisi.
 < Alla ritrovata alleanza.> disse Klaus aprendosi in un sorriso sornione, Marcel annuì e fece scontrare i loro bicchieri prima di mandare giù il liquido ambrato tutto d’un sorso, così come Klaus.
 < Devo dirti che mi ha davvero stupito il modo in cui ti teneva testa.> Marcel andò a prendere l’intera bottiglia dietro il bancone e si sedette di nuovo vicino Klaus, ridendo di gusto al ricordo di Caroline che faceva nero Niklaus Mikaelson.
 < Credevo che le avresti strappato il cuore, in quella chiesa. I tuoi uomini non ti rispettano molto!> il vampiro continuò a ridere mentre Klaus accennava un sorriso fintamente divertito. Marcel aveva capito qualcosa, era evidente.
 < Sai com’è… sono un gentiluomo.> scherzò Klaus, reggendo il gioco del vampiro.
  < Ad ogni modo è davvero una bella ragazza ed i tipetti sfacciati come lei mi piacciono, ti dispiace se…> Marcel lasciò la frase in sospeso, con aria maliziosa e versò di nuovo da bere nei loro bicchieri vuoti.
Klaus strinse la mascella fino a far stridere tra loro i denti e tentò di mantenere un’espressione neutrale.
 < Vuoi unire le nostre fila con un matrimonio di convenienza?> domandò Klaus sentendo la rabbia salire. Afferrò la spalla di Marcel nel tentativo di attuare una mossa fraterna, ma stando all’espressione sorpresa e dolorante di Marcel aveva stretto un po’ troppo la presa.
 < Non ho parlato di matrimonio, amico.> lo sguardo lussurioso di Marcel riuscì a fargli perdere ogni briciolo di razionalità rimasta.
  < Ti farò avere il suo numero. Sarà un vero piacere vedere il modo in cui ti rimetterà a posto.> disse con voce seccata, mentre cercava di coprire il suo stato d’animo con l’affabilità. Klaus afferrò la sua giacca di pelle dalla sedia ed uscì dal locale senza rivolgere un’altra parola all’amico.
Marcel rimase a lungo a contemplare la porta dalla quale Klaus era svanito. C’era qualcosa sotto, c’era assolutamente qualcosa sotto. Non aveva mai visto Klaus così invaghito di una donna. Se non lo avesse conosciuto… avrebbe ben potuto sospettare che Niklaus Mikaelson si fosse innamorato di quella ragazza.
 
 
 
 
 
 
 
Bonnie non le aveva nemmeno permesso di guidare. Non poteva crederci! Non era diventata improvvisamente invalida! Quando le avrebbe raccontato della gravidanza cosa avrebbe fatto allora? L’avrebbe messa sotto un’ampolla di vetro a vita? Ah… amici.
 < È stata una lunga giornata per te, devi riposare.> si spiegò Bonnie mentre svoltava… a destra?
 < Bonnie dovevi girare a sinistra! Casa nostra è dall’altra parte di New Orleans!> sbottò Caroline sollevandosi quasi totalmente dal sedile.
 < Lo so, lo so… volevo parlare.> disse la strega, guardando per un attimo l’amica negli occhi. Caroline incrociò le braccia al petto e sbuffò pronta ad una ramanzina.
 < Sei stata … grande oggi. Non me lo sarei mai aspettato. > confessò Bonnie mentre guardava attentamente la strada illuminata solo dai rari lampioni.
 < Sarebbe un complimento?> domandò tra il guardingo e l’irritato la ragazza. La strega scoppiò a ridere, facendo ridere Caroline in risposta. Le era mancato quello… infinitamente. Se solo ci fosse stata anche Elena, sarebbe stato tutto perfetto.
 < No, dai sul serio. C’è qualcosa di diverso in te… sei cambiata. Sembri più … te stessa. > osservò seriamente Bonnie rivolgendo un sorriso sincero all’amica. Quella frase poteva non avere senso per la maggior parte della gente ma per Caroline valeva più di mille dimostrazioni d’affetto.
Era stato il percorso della sua vita, un lungo percorso che la stava portando ad essere… se stessa, proprio come aveva detto Bonnie. Dall’umana orripilante che sentiva di essere, alla vampira prima timorosa poi sempre più confidente, sicura e generosa. Ed ora un ibrido, la compagna di un Originale … non sapeva bene cosa fosse diventata, o ancora meglio cosa stesse diventando, ma sapeva che questa nuova Caroline le piaceva.
  < Arrivati.> la voce di Bonnie la riportò alla realtà e Caroline fu finalmente felice di poter strisciare fino alla porta di casa e morire sul suo amato letto. Come diavolo aveva fatto Bonnie a capire che si sentiva così debole?
La testa le faceva un male cane ed una strana sensazione allo stomaco le stava facendo venire l’amaro in bocca. Strano.
Caroline raggiunse il largo portico che conduceva all’ingresso ed aprì la porta, seguita a ruota da Bonnie.
L’intera casa era al buio. Altra cosa strana. Dov’erano finiti tutti?
Caroline allungò la mano verso l’interruttore ed acuì i suoi sensi. C’era qualcuno in casa.
No, non qualcuno… poteva sentire più respiri, sommessi. Dovevano essere come minimo una quindicina di persone. Il cuore cominciò a batterle all’impazzata nel petto ed agì in fretta, senza pensare. Si voltò ed usando la super velocità spintonò indietro Bonnie, chiuse la porta sperando che l’amica avesse capito e scappasse a gambe levate da lì ed accese la luce mentre si acquattava e sentiva i lunghi canini liberarsi dalla loro prigione giornaliera e le vene attorno ai suoi occhi gonfiarsi.
Quello che vide una volta accesa la luce, la lasciò assolutamente senza parole.
 < Sorpresa!> urlarono in coro tutti i suoi amici, sbucando da dietro il divano, dal retro delle lunghe scalinate di marmo e dai luoghi più impensabili.
Caroline ritrasse immediatamente i canini e tornò in posizione eretta, accennando un sorriso sorpreso agli angoli della bocca. C’erano festoni, tavoli pieni di deliziose leccornie e di alcolici super costosi. Non poteva sapere quando Rebekah ed Elena avessero litigato per giungere a quel compromesso. Una festa casual ma elegante. Solo grazie alla mediazione di Stefan le due ragazze non si erano uccise a vicenda.
 Sentì la porta dietro di lei venire aperta e Bonnie si affacciò sorridente.  < Sono stata brava è?> le domandò solare.
Rebekah uscì fuori dalla marmaglia e prese per mano Caroline, conducendola nel gigantesco salotto dai colori scuri.
 < Pensavi davvero che non avremmo celebrato il tuo compleanno?> domandò quasi seccata Rebekah mentre passava un bicchiere colmo di champagne all’ibrido.
Caroline notò Elijah, elegantemente poggiato contro lo stipite di una della grandi porte finestre. Le sorrise solare e le mimò con le labbra “ Buon compleanno.” Prima di alzare in aria il suo calice e brindare.
Caroline fece lo stesso e fu stupida nel vedere tutte le facce familiari che la stavano contornando.
 < Vedi di bere poco. > le sussurrò apprensiva Rebekah prima di alzare il suo calice e brindare alla sua migliore amica.
Caroline non poteva crederci. Una festa a sorpresa.
 < Tanti auguri Care.> il forte abbraccio di Stefan la fece sorridere come un ebete. Non era riuscita ad emettere un suono concreto da quando aveva messo piede in quella casa.
Notò che il vampiro si allontanò da lei guardandola con aria sorpresa e scioccata, ma ancora prima che Caroline potesse dirgli qualsiasi cosa venne presa per mano da Bonnie e allontanata dal suo amico.
 < Aprirai i regali a fine serata, ma ora …> Bonnie le passò un altro bicchiere di champagne e a Caroline non passò inosservata l’occhiataccia che sia Rebekah che Elijah le rivolsero. Sorrise di un sorriso genuinamente falso e riuscì a rabbonirli.
 < Ora dobbiamo brindare. Noi tre.> Caroline si voltò per capire a chi si riferisse Bonnie e solo allora Elena fece la sua comparsa davanti a lei. La guardava sorridente e con un bicchiere tra le mani.
Non seppe perché ma Caroline sentì le lacrime affiorare ai suoi occhi e si gettò tra le braccia della sua amica. Le era mancata, le era mancata dannatamente tanto anche se era stata lei stessa ad estrometterla dalla sua vita.
 < Buon compleanno Care. Se scompari un’altra volta come hai fatto nelle ultime settimane potrei ucciderti.> scherzò Elena, ricambiando calorosamente l’abbraccio.
 < Grazie.> sussurrò solare l’ibrido.
 < Dov’è Damon?> domandò con tranquillità Caroline mentre si allontanava da lei. Elena indicò un punto dietro le sue spalle e lo notò parlare con il fratello. Sembravano divertirsi, forse si stavano sfottendo a vicenda, ma lo sguardo ambiguo che Stefan le rivolse la fece sentire… strana. Cosa aveva il suo amico?
 < Quindi sei finalmente entrata nella tana del lupo?> domandò Caroline mostrandosi il più scherzosa e genuina possibile. La verità era che temeva il giudizio di Elena.
 < Già. Molto bella. > lapidaria, ma cordiale. Le tre ragazze fecero scontrare i loro bicchieri mentre Rebekah faceva partire la musica e le note di “Sympathy for the Devil” dei Rolling Stones riempirono l’aria. Caroline si voltò per ridere di quella scelta musicale assieme a Rebekah.
Si domandò all’istante dove fosse il suo diavolo personale e guardandosi attorno, finalmente riuscì a scorgerlo.
Klaus era posato contro il muro che si trovava alle sue spalle. Aveva le braccia incrociate ed uno sguardo magnetico, ma indecifrabile. Uno sguardo di fuoco rivolto solo a lei. Era stupendo in quei pantaloni scuri ed aderenti, quella maglietta grigia dallo scollo a “v” che metteva in mostra il suo fisico e quella giacca di pelle. Già…il suo diavolo personale.
Caroline provò a sorridergli ma proprio in quel momento una persona che non avrebbe mai pensato di trovare lì, carpì la sua attenzione.
 < Mamma!> squittì di gioia l’ibrido mentre l’abbracciava stretta e veniva immediatamente ricambiata.
 < Sono così felice che tu sia venuta.> sussurrò Caroline contro il collo della madre, nel quale era letteralmente affondata. Come faceva quando era bambina.
 < Sembra che venire fino a New Orleans sia l’unico modo che mi è rimasto per vederti. Non mi avevi detto che hai abbandonato il college.> osservò un po’ irritata Liz mentre scioglieva l’abbraccio.
 < Mamma non ho mollato proprio niente. Ho solo avuto … un po’ di problemi, ma nulla di cui preoccuparsi, giuro. Riprenderò le lezioni il prima possibile.> si giustificò mortificata Caroline.
La ragazza sentì all’improvviso una mano familiare posarsi contro la sua vita, in una stretta rassicurante e possessiva.
Voltò il viso per sorridere a Klaus. Forse il suo ibrido l’aveva perdonata.
 < Salve Liz, è un piacere rivederla.> la salutò cortesemente l’ibrido allungando una mano che venne stretta con vigore.
 < Non posso dire lo stesso di te, Klaus.> disse sinceramente Liz, lasciando Caroline a bocca aperta.
 < Capisco.> sussurrò Klaus abbassando la testa, cortese in uno strano modo… come se si aspettasse quella reazione.
 < Volevo assicurarle che Caroline non abbandonerà i corsi per unirsi stabilmente a me, a New Orleans. Ma per questioni che riguardano la sua sicurezza per il momento è molto meglio che resti vicino a me e alla mia famiglia.> si spiegò Klaus, prendendo le sue difese. Non ne aveva bisogno … o forse sì. O forse no! Ah chi ci capiva più un cavolo!
 < Perché il mio sesto senso mi dice che la vita di mia figlia è in pericolo proprio a causa della famiglia Mikaleson?> domandò Liz, guardinga. Solo allora Caroline notò quanto sua madre sembrasse spossata. Indossava un paio di jeans ed una maglietta verde che le metteva in risaldo la carnagione perlacea ma aveva delle profondo occhiaie sul viso e … sembrava stanca. Liz non aveva preso molto bene la sua storia d’amore con Klaus ma Caroline non poteva immaginare quanto sua madre fosse preoccupata per lei. Passava le notti insonni a temere per sua figlia?
Avrebbe dovuto chiamarla più spesso… se lo rammentò. Così come capì che non era certo il caso metterla a conoscenza della sua gravidanza come aveva sperato. Un colpo del genere e la sanità mentale di sua madre sarebbe crollata irreversibilmente.
 < Potrebbe sembrare ad un occhio esterno ma se così fosse sarei il primo ad allontanarla per sempre.> disse con sicurezza Klaus, guardando negli occhi Liz che lo fissò sorpresa.
Cosa? Cosa aveva detto Klaus?
 < Allont.. ma! Ah… mamma non è colpa dei Mikaelson, che per inciso sono la mia famiglia come lo sei tu, adesso e poi tu…allontanarmi! Pff come se potessi riuscirci. Io non me ne vado, non mi interessa quanto le cose potranno mettersi male.> sputò fuori, irritata Caroline mentre puntava un dito accusatorio prima contro la madre e  subito dopo contro Klaus.
L’ibrido sciolse la presa attorno alla sua vita per guardarla negli occhi, scocciato.
 < Non ti sembra di aver tirato un po’ troppo la corda oggi Caroline?> le domandò seccato mentre chiudeva la bocca in quel modo irritato che la irritava ( e maledizone la eccitava ) a sua volta.
 < Ho … io? Ah al diavolo tutti!> sbraitò Caroline reggendosi improvvisamente lo stomaco. Doveva vomitare.
Corse a velocità vampiresca verso il giardino sul retro e reggendosi i capelli in una coda laterale lasciò che quel liquido dal sapore disgustoso si riversasse sull’erba all’inglese che Elijah tanto adorava. Ops.
 < Caroline?> le grandi mani di Klaus si posarono contro il suo fianco, sorreggendola ma subito dopo una mano corse a tirarle indietro le ciocche sfuggite al controllo di Caroline che si era piegata in un altro conato di vomito.
 < Ma le nausee non dovevano essere solo mattutine? > bofonchiò con la bocca impastata Caroline, facendo sorridere Klaus che le accarezzò amorevolmente il viso e strinse maggiormente la presa contro la sua impertinente anima gemella.
 < Il primo aspetto normale di questa gravidanza è già ti lamenti amore?> domandò con sarcasmo Klaus nel tentativo di farla sorridere. Caroline si sollevò, pulendosi la bocca col dorso della mano e gli sorrise, scrollando la testa. C’era riuscito, ma subito dopo quel sorriso scomparve lasciando il posto ad un’espressione scioccata.
Klaus si voltò per capire cosa avesse potuto provocare in lei quella reazione e alla vista di uno Stefan pietrificato a pochi metri da loro, capì. Doveva aver sentito tutto.
Klaus fu pronto a gettarsi contro di lui, per soggiogarlo a dimenticare tutto come aveva fatto in precedenza. Sperando inoltre che Stefan non avesse ripreso ad ingerire verbena, ma Caroline lo afferrò per una mano e gliela strinse amorevolmente, fermandolo.
 < Amore…?> domandò guardingo Klaus. Notò l’espressione titubante, ma stranamente sollevata di Caroline e in quell’istante capì. Non poteva privarla del suo migliore amico.
 < Vi lascio soli.> sussurrò Klaus prima di chiederle se stesse bene e rientrare in casa.
Caroline si morse un labbro, impietrita. Non sapeva cosa dire o come … come si faceva a parlare? Lo aveva scordato maledizione!
Stefan la stava fissando con aria corrucciata, anche lui in silenzio. Fantastico, se non fossero stati entrambi creature immortali Caroline avrebbe scommesso che si sarebbero diventati vecchi in quel luogo.
 < Avrei tanto voluto  dirtelo … non sai quanto, ma era pericoloso. Per te e per … noi. Klaus non voleva che la notizia si sapesse, insomma il bambino prodigio dell’ibrido Originale. Chi non avrebbe voluto rapirmi, uccidermi o peggio ucciderlo quando sarebbe nato? Lo so, di te posso fidarmi … ma Stef … non ero pronta. Io non sono pronta a dirlo a me stessa, come potevo dirlo a te! Andiamo! Io, mamma? Non era previsto, non era programmato! Ed io prevedo tutto, ho tutto sotto controllo, sempre! Ed ora… non so come si fa a fare la mamma, figuriamoci la mamma di una creaturina così indifesa e minacciata. Se io dovessi morire anche questa volta… non posso affezionarmi! Klaus non può affezionarsi! Nessuno deve! Io.. io..> le parole erano uscite dalla sua bocca come un fiume in piena e lacrime salate avevano cominciato a solcare il suo viso.
Stefan rimase basito a guardarla, Caroline notò come il suo respiro aveva preso ad accelerare ogni volta che una nuova parola usciva dalle sue labbra, così come la sua espressione diveniva sempre più addolorata.
Stefan pose fine alla distanza che intercorreva tra di loro con delle lunghe falcate e la strinse in un abbraccio irruento quanto disperato, forte, amorevole.
Caroline si aggrappò alle spalle di Stefan e si lasciò andare ad un pianto che per troppo tempo aveva cercato di reprimere dentro di sé. Ce l’aveva fatta, era riuscita a dire tutte quelle cose orribile che sentiva stavano logorandole l’anima. Non aveva trovato la forza per parlarne con Klaus… non poteva ferirlo in quel modo.
 < Va tutto bene Care. Va tutto bene. Tu e questo bambino ve la caverete mi hai capito?> gli domandò con aria risoluta Stefan mentre le afferrava il viso tra le mani e la obbligava a guardarlo.
Caroline deglutì rumorosamente ed annuì, poco convinta.
 < Hai una marea di amici di là che darebbero la vita per saperti al sicuro e poi diciamocelo … sei un osso duro Caroline, oggi hai persino rimesso in riga Marcel, il re più fasullo di Inghilterra.> Stefan le sorrise, solare facendola ridere a sua volta. Solo lui aveva quel potere su di lei, farla ridere di cuore nelle situazioni più assurde.
 < E … ce la farai. Sarai un’ottima mamma. Una di quelle mamme che controllano sempre se i figli indossano la canottiera e che frugano nei loro cassetti per trovare i loro diari ed intervenire vergognosamente nella loro vita privata, una di quelle che tagliano la crosta dai panini perché potrebbero farsi male ai denti, una mamma che…> Ma Caroline scoppiò in una risata genuina, facendolo ridere a sua volta.
 < Ho capito! Basta! Non sarò una mamma maniacale ed iper protettiva!> bofonchiò divertita Caroline. Quando Stefan alzò un sopracciglio in maniera dubbiosa per metterla di fronte all’evidente bugia che aveva appena detto, Caroline rise di nuovo ed abbracciò il suo migliore amico, un fratello.
 < Grazie Stef. Sei la mia roccia, lo sai?> gli domandò Caroline, posando il mento sulla spalla dell’amico e chiudendo gli occhi per godere di quell’attimo.
 < Tu sei la mia.> sussurrò Stefan, sincero e forse persino un po’ commosso. L’ultima volta che aveva stretto tra le braccia una Caroline in lacrime, una Caroline sconvolta e distrutta era stato anni prima, il giorno in cui le aveva fatto quella promessa.
 “ Te lo prometto. Non lascerò che ti succeda niente di male.”
E da allora aveva fatto di tutto per mantenerla.
 < Torniamo dentro, ti va?> gli domandò Stefan prima di accarezzarle il volto rigato dalle lacrime e sorriderle.
 < Ok … ma devo andare a rinfrescarmi prima.> osservò Caroline mentre prendeva sottobraccio l’amico e si indirizzava con lui dentro la casa.
 < E ad ogni modo… evita gli abbracci troppo calorosi. Prima, quando ti ho stretta… beh mi era venuto qualche dubbio. Hai un bel pancino da nascondere.> puntualizzò Stefan con fare ironico.
Ecco perché il suo amico la guardava in modo così strano prima…
 < Appuntato. Sto diventando una balena, niente abbracci.> scherzò l’ibrido ritrovando il suo buon umore. Le aveva fatto davvero bene sfogarsi con Stefan ed inoltre ora che qualcun altro, oltre a lei e agli Originali, sapeva della gravidanza… si sentiva più leggera.
 < Sai che non dicevo questo.> puntualizzò Stefan mentre rientravano nella mastodontica dimora dei Mikaelson.
Rebekah fu così veloce nel rapirla che a Caroline venne un altro conato di vomito. Fortunatamente l’amica l’aveva teletrasportata in bagno dove potè usufruire dello scarico.
 < Non dovevi bere lo champagne. Io te l’avevo detto.> bofonchiò irritata Rebekah mentre con una mano le teneva i capelli e con l’altra la fronte.
 < Dovrai come minimo farti tre docce per tornare presentabile.> disse con tono seccato la vampira.
Caroline sorrise. Era quello lo strano modo di dimostrare affetto di Rebekah, ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Aprì l’acqua del rubinetto e si sciacquò la bocca con dovizia.
 < Non ho tempo per fare una doccia. Tutti gli ospiti sono di sotto e poi non ho ancora salutato Matt.> disse Caroline prima di prendere il suo spazzolino e lavarsi i denti.
 < Perfetto … ad ogni modo ti ho rapita per dirti che Liz ha ricevuto una telefonata dall’ufficio ed è dovuta scappare. Elijah la sta accompagnando all’aeroporto. Sembrava molto dispiaciuta, voleva venire a cercarti, ma glie l’ho impedito. > spiegò Rebekah mentre si metteva a sedere sul bordo della vasca idromassaggio del bagno vittoriano.
 < Hai fatto bene.> sussurrò Caroline tristemente. Avrebbe davvero dovuto raggiungere sua madre per parlare, sembrava necessario.
 < Dov’è Klaus?> domandò all’improvviso l’ibrido, di nuovo pronta a mostrarsi al mondo.
 < In camera vostra credo.> disse Rebekah aprendo la porta del bagno e rivolgendole una smorfia da bambina indispettita che la fece scoppiare a ridere.
 < Grazie Bekah.> scherzò Caroline ricevendo una sonora pacca sul sedere.
 < Odio quando mi chiami così!> sbuffò la vampira irritata.
 < Lo so!> rispose con un sorriso Caroline, evitando la seconda pacca con uno scatto felino che le permise di intrufolarsi nella sua stanza.
 Klaus la stava aspettando, era in silenzio… sembrava teso. Era di spalle, le mani posate sul cornicione della finestra. Chissà cosa stesse contemplando? Forse la luna?
  < Grazie per aver capito, prima … con Stefan.> sussurrò Caroline, facendo un passo avanti, titubante.
 < Non avevo capito quanto ne avessi bisogno. Non avevo capito troppe cose a dire il vero. Perché non me ne hai parlato Caroline?> domandò con voce triste, senza voltarsi.
 < Hai ascoltato quello che ho detto a Stefan?> domandò quasi senza voce Caroline. Si sentì quasi sollevata, ma allo stesso tempo furente. Chi gli aveva dato il diritto?
 < Mi sembra evidente.> sbuffò con tranquillità Klaus, come se la cosa fosse scontata e normale. Solo allora si voltò per mostrare il suo viso corrucciato. Cosa che la fece andare su tutte le furie! Ah lui era alterato?
 < Evidente un corno! Esiste ancora la privacy e si da il caso che io tenga molto alla mia.> sbraitò Caroline andando così vicino a Klaus da poter sentire il suo respiro caldo sulla pelle. Nessuna distrazione Caroline!
 < Stai cambiando discorso.> osservò Klaus alzando un sopracciglio. La ragazza trattenne la sua mano che era già partita per prendere a schiaffi quel faccino da impertinente.
 < Lo stai facendo anche tu. Vuoi vedere come si cambia magistralmente discorso? Bene, voglio sapere dove alloggiano i venti ibridi che hai creato!> occhi negli occhi e respiro accelerato. Caroline si perse nei suoi oceani privati che la scrutavano famelici e rabbiosi almeno quanto i suoi.
 < Gli ibridi?> sibilò iracondo l’Originale, posandole in quel momento una mano sulla vita in totale contrasto col suo umore rabbioso. Averla così vicina e non poterla toccare era una tortura per lui… gli ricorda tempi lontani in cui si sarebbe dannato l’anima pur di poterla dire sua.
 < Perché? Vuoi parlare anche con loro e proporgli di tagliarti la gola per mostrare la tua buona fede?> domandò irritato l’ibrido, alzando involontariamente il labbro superiore per mostrarle i denti.
 < Sai delle streghe.> osservò Caroline con una smorfia, senza ritrarsi dal tocco rivitalizzante del suo amante nonostante in quel momento avesse una voglia matta di strozzarlo.
 < So di quanto sei stata stupida e sconsiderata!> urlò quasi Klaus, allontanandosi da lei. Si sentiva troppo furioso per rimanerle accanto.
 < Ho risolto due problemi con un solo incantesimo. Io direi che sono stata furba!> gridò Caroline con sicurezza mentre la pelle perlacea della sua fronte si aggrottava.
 < E se non fosse andato come speravi? Io non posso permettermi il lusso di rischiare quando si tratta di te! Perché diavolo non vuoi capirlo Caroline? Perché devi sfidarmi anche in questo?> Sibilò iracondo Klaus ad un centimetro dalle sue labbra. L’aveva afferrata per le braccia e l’aveva fatta scontrare contro il suo corpo diabolicamente magnifico.
 < Io non cerco di sfidarti! Io … io cerco di fare la cosa giusta. Voglio un futuro privo di streghe, congiure e maledizione con te… ed ho capito di essere disposta a tutto per ottenerlo.> riuscì a dire Caroline mentre i suoi occhi non facevano altro che vagare dagli occhi di Klaus alle sue splendide e carnose labbra.
 < Io non sono disposto a perderti tentando. Amore mio …> Klaus le accarezzò con dolcezza la guancia, accennando un sorriso all’angolo della bocca mentre le sue sopracciglia si aggrottavano ed i suoi occhi mostravano tutta la vulnerabilità che provava al pensiero di perderla.    <  La maledizione incombe su di noi. Sappiamo che potresti morire, che morirai a breve se non riuscissimo a fermare tutto. Proprio per questo ho bisogno che tu stia attenta, che tu viva. Per me. Non sopporterei perderti di nuovo. >
 < Non mi perderai. Te lo prometto Klaus: io tornerò sempre da te.> giurò Caroline con un sorriso triste sulle labbra. Non le piaceva vederlo così. Passò una mano sull’incolta barba dell’ibrido beandosi di quel lieve pizzicorio sotto le dita che tanto adorava.
 < Non farlo… Non fare promesse che potresti non mantenere.> la voce provata di Klaus la interruppe dal suo intento iniziale. Baciarlo. Lo scrutò attentamente con quelle iridi azzurre, così limpide da farlo sentire vulnerabile.
 < Non le faccio mai.> rispose la ragazza con un sorriso solare sulle labbra. Una risposta perfetta.
Klaus corse a baciare quelle morbide labbra che da tempo erano divenuto l’oggetto di ogni sua dannazione e della sua salvezza.
Insinuò gentilmente la lingua nella bocca di Caroline, che si dischiuse al suo avanzare. Ne sorrise. Non importava quanto potessero arrivare a sentirsi furiosi l’uno con l’altra, bastava un semplice contatto tra loro e tutto perdeva significato.
Sentì le dolci mani di Caroline scivolare dal suo viso ai suoi capelli, giocandoci in un modo così sensuale da fargli ribollire il sangue nelle vene, ogni volta. La afferrò per la vita e la strattonò a sé con rude passione per poter saggiare la consistenza di ogni magnifica curva del corpo di quella ammaliatrice contro di lui.
L’amava, l’amava da morire. Il che, molto spesso poteva rivelarsi un male, soprattutto per il suo equilibrio psichico e mentale. Ma chi voleva prendere in giro… Caroline aveva fatto molto più che rendere la sua vita un luogo magnifico dove vivere, Caroline era diventata… la sua vita. Se stesso. Perderla avrebbe significato morire, buffo… per lui che era l’unico essere sulla faccia della Terra a non poterlo fare. Anche se…
Quando le morbide labbra di Caroline si posarono sul suo collo, stuzzicandolo, Klaus tornò alla realtà con un sorriso. Basta pensieri così cupi, Caroline era stretta tra le sue braccia, era calda, passionale ed irritante come solo lei sapeva essere.
 < Ho un altro regalo per te.> sussurrò Klaus contro l’orecchio della ragazza mentre faceva scivolare le sue mani lungo la schiena di Caroline. La sentì rabbrividire al suo tocco e ne fu felice.
 < Non dovevi.> rispose Caroline con le guance arrossate e gli occhi vitrei. Era eccitata, era in subbuglio. Adorava vederla così dopo un suo bacio e l’avrebbe fatta sua al più presto, ma non prima di averla vista saltellare felice per tutta la casa, dopo averle mostrato i suoi regali.
 < Te lo avevo promesso. Mi hai detto proprio tu che non era giusto da parte mia farti un solo regalo per il tuo compleanno e il nostro anniversario, se così vogliamo chiamarlo.> sussurrò con un sorriso da perfetto ammaliatore Klaus prima di baciarla nuovamente. Un bacio unico, lento… infinitamente dolce.
 < Ah beh allora… se la metti così.> scherzò Caroline mostrando un sorriso disteso e solare, prima di riuscire a rubare un altro bacio a quelle labbra bramanti quanto le sue.
 < Chiudi gli occhi.> le sussurrò seducentemente Klaus contro un orecchio mentre una mano risaliva lungo il suo fianco, lasciando fuoco al suo posto.
Caroline sospirò pesantemente e fece come le era stato ordinato. Sentì Klaus portarsi alle sue spalle ed una sensazione fresca, non del tutto spiacevole, alla base del collo la fece sussultare.
 < Aprili.> lo sentì dire con quella sua stupenda voce, mentre le sue mani vagano sul suo bacino. Maledettamente sexy.
Caroline aprì gli occhi ed abbassò lo sguardo per rimanere senza parole. Una collana di diamanti le ornava il collo. Era semplice, ma molto elegante. Una semplice fila di piccoli diamanti formava una mezza luna abbastanza rettilinea ed una leggera collanina in oro bianco partiva dai loro estremi per congiungersi dietro il collo. Era magnifica.
Caroline posò le dita su quella piccola meraviglia e sorrise, quasi inebetita dalla troppa felicità. Non sapeva bene perché ma quel regalo le sembrava perfetto. E non voleva ammetterlo, ma … un gioiello è sempre un ottimo regalo.
Caroline si voltò di scatto e gettò le braccia al collo di Klaus per stringerlo a sé con la foga ed il sorriso di una bambina.
Klaus sorrise e ricambiò l’abbraccio. Possedeva da tempo immemore quel gioiello e da troppo tempo sognava di regalarlo a… in fin dei conti, a Caroline.
 < E quando vedrai la stalla che ho fatto costruire poco distante da qui, per mettervi uno stallone arabo dal manto bianco cosa farai?> domandò divertito l’ibrido.
Caroline scostò il viso dalla sua spalla e lo guardò ad occhi sbarrati.
 < O’Hara? Mi hai regalato O’Hara?> domandò eccitata Caroline.
 < Beh purtroppo proprio non lui, visto che è vissuto cinquecento anni fa, ma ci sono andato vicino.> scherzò Klaus aprendosi in un sorriso soddisfatto, genuino.
Le labbra di Caroline lambirono quelle di Klaus in un secondo, lasciandolo senza parole. Con una mossa lo aiutò a togliere la giacca di pelle e senza preavviso l’ibrido afferrò il suo top per poi strapparlo, facendola rimanere in reggiseno. La inchiodò ad uno degli stipiti del loro letto a baldacchino e la baciò, la baciò con così tanta passione da farle arrossare le labbra e la guancia a causa della sua barba che strusciava contro la  pelle della ragazza mentre le sue labbra torturavano il suo collo. Non erano nemmeno passate ventiquattro ore da quando avevano fatto l’amore eppure Caroline sentiva un bisogno impellente, urgente di sentirlo suo. Era pazzesco.
Le gambe della ragazza si strinsero attorno a bacino di Klaus che la sorresse afferrandola per il fondoschiena prima di toglierle con una mossa fluida il reggiseno.
Quando la lingua di Klaus iniziò a giocare con uno sei suoi capezzoli, Caroline portò la testa indietro ed emise un gemito di piacere.
La testa le girò quasi vorticosamente, quell’uomo aveva un effetto a volte devastante su di lei, ma ben presto Caroline si accorse che il mal di testa stava diventando insopportabile. Cercò di aggrapparsi alle spalle di Klaus, di parlare…ma nulla sembrava voler uscire dalla sua bocca.
Un giramento lancinante e Caroline smise di sentire la gravità attorno a lei.
Una specie di boato assordante e poi si sentì come gettata con violenza di nuovo nel mondo.
Aprì gli occhi e si coprì automaticamente la bocca con la mano, ma non riuscì a trattenere un conato di vomito.
Osservò il lavabo prima candido come la neve…ora un po’ meno, sotto di lei. Alzò lo sguardo ed aprì l’acqua per ripulire il casino che aveva creato.
Osservò il suo riflesso nello specchio e per poco non ebbe un mancamento.
Non perché era pallida come una straccio, ma perché … non sembrava lei!
Un’acconciatura a dir poco elaborata le incorniciava il viso. I capelli erano portati verso l’alto e… non pensava di aver mai avuto così tanti capelli! Nastri azzurri si intrecciavano ai suoi boccoli, richiamando il colore dei suoi occhi ed il suo abito… il suo assurdo, gonfio ed enorme abito color oro chiaro e azzurro ... era principesco. Quei due colori che messi insieme le apparivano pacchiani, ma stranamente le donavano.
Solo allora notò che il suo abbigliamento non era affatto la cosa più scioccante. Indossava la collana che Klaus le aveva regalato poco prima… o molti secoli più avanti. Era difficile dirlo.
E spettacolo degli spettacoli… le sorprese non erano finite lì. Caroline si portò a guardare la sua pancia e…c’era maledizione, il piccoletto c’era! Non era affatto visibile sotto quel corsetto, ma lei conosceva il suo corpo e quel rigonfiamento alla base della pancia… beh poteva spiegarsi in un solo modo, come la nausea.
 < Che diavolo ci fai qui?> domandò con voce stridula e scioccata Caroline, guardando la sua pancia. Doveva tornare a respirare, doveva farlo… doveva respirare! Caroline spalancò la finestra di quel bagno…oddio che razza di bagno era? No, non voleva nemmeno guardarlo!
Chiuse gli occhi e respirò pesantemente e riaprirli fu uno shock senza pari. Strade sabbiose, carri trainati da cavalli, gente in vestiti ridicoli.. gente che parlava in francese! Francese? E che cos’era quell’immenso edificio fortificato che aveva praticamente davanti agli occhi?
 < La …la Bastiglia?> sussurrò con voce stridula Caroline. No, no, no, no! Dove diavolo era finita?
 < Caroline, amore … tutto bene?> qualcuno bussò alla porta, attirando la sua attenzione. Maledizione, doveva uscire da quella stanza ed affrontare l’ennesima, nuova realtà.
  < Grazie mille Tatia.> bofonchiò irritata la ragazza mentre apriva titubante la porta.
 
 
 
 
 
 
Capitolo…lungo e molto difficile da scrivere per me. Mille personaggi in una stanza sola, diciamo che non aiutano per niente! Spero di essere riuscita a rendere il tutto credibile. Lo so, accadono molte cose in questo capitolo, come la festa a sorpresa che gli amici hanno organizzato a Caroline. Andiamo, non potevano ignorare totalmente il suo compleanno…soprattutto Rebekah, Elijah e Stefan. Stefan… non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate del suo momento rivelatore con Caroline. Non è una sorpresa dirvi che adoro la loro amicizia e che la 5x12 di TVD mi ha ispirato quindi… avanti con le domande, gli insulti o le critiche =D! E non preoccupatevi… saprete a breve dove l’incantesimo di Tatia ha trascinato Care questa volta. Un grande bacio e al prossimo capitolo. Giulia.
  
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