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Autore: Blind Guardian    07/02/2014    9 recensioni
[Storia ad OC]
Girovagando su EFP, mi sono imbattuta in numerose storie interattive che mi hanno incuriosita parecchio, così ho pensato che avrei potuto provare a scriverne una.
Questa parlerà del risveglio della più antica, misteriosa e potente entità divina e saranno i vostri semidei ad affrontarla.
Perché il destino del mondo e degli dèi è nelle mani di ogni semidio, almeno una volta nella sua vita.
Semidei, siete pronti ad intraprendere una nuova impresa?
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2: Muffin mette su qualche chilo di troppo.


Silvia Summer, figlia di Poseidone, era giunta al Campo Mezzosangue solo quella sera stessa, dopo aver trascorso un pessimo semestre in una scuola italiana.
Non che l'avesse fatto per dovere o per imparare qualcosa, intendiamoci: era là sotto copertura, come supporto del giovane satiro Chadwick, per tenere sotto controllo un ragazzetto sospettato di essere un semidio.
Un ragazzetto sospettato di essere un semidio che l'aveva minacciata con un righello ed un lapis, tra parentesi, ma, forse, questo perché lei era stata un pochettino brusca con lui.
Agguantarlo per la camicia e sbatterlo dietro la lavagna nel bel mezzo di una tranquilla chiacchierata poteva essere definito "brusco"?
Non poteva di certo biasimarlo se, una volta raddrizzatosi, aveva afferrato le prime cose che gli erano capitate a tiro e gliele aveva puntate contro.
Il fatto che stesse cercando di salvarlo dall'attacco di una Manticora, non sembrava aver contato molto per il ragazzino, che aveva gridato dietro a lei e a Chadwick le peggiori ingiurie che conosceva. E ne conosceva parecchie, a dirla tutta.
"Pazienza", si disse Silvia, raccogliendo i pezzi della sua armatura da guerriera greca e cominciando ad infilarseli.
Muffin, l'unico gatto del Campo, le si strusciò contro uno stinco facendo le fusa, e Silvia si chinò per accarezzargli la testolina rossa.
«Senti anche tu una brutta aria, eh?».
«Miau?», rispose Muffin, inclinando il capo.
E Silvia uscì dalla Casa 3, diretta al falò.

 
Ψ Ψ Ψ


«Semidei!».
Il richiamo del centauro Chirone mise a tacere le chiacchiere dei suoi allievi, radunati attorno al grande falò del Campo Mezzosangue.
Le fiamme non erano mai state tanto alte, rosse, scoppiettanti ed eccitate.
Will alzò il mento verso il suo mentore, incuriosito e al contempo preoccupato, posando una mano sulla spalla di Ermione, come a sottolinearle di ascoltare.
Stizzita da quel gesto, la ragazzina gli mollò un pugno - molto meno gentile di quello che gli aveva dato Geneviére, quella mattina - contro la spalla.
«Non invadere il mio spazio personale, William James Finnigan», intimò.
Qualcuno ridacchiò.
D'altronde, detta da Ermione - una che frugava tra la biancheria intima degli altri semidei un giorno sì e l'altro pure -, quella frase non suonava affatto bene.
«Shh!», fece Altair, portandosi l'indice davanti alle labbra «sembra importante!».
Chirone si schiarì la voce, e il figlio di Zeus si sporse verso di lui, curioso, e gli altri lo imitarono.
Tutti i semidei se ne stavano lì, col fiato sospeso ed i colli allungati verso il centauro, aspettando che si decidesse a rivelare il motivo di tanta agitazione tra gli dèi.
«Siete pronti per una partita di Caccia alla Bandiera?» domandò, invece, Chirone.
Le fiamme del falò, improvvisamente, si scaricarono.
Jane poté giurare aver visto le braccia di Geneviére cadere e la mascella di Isobel quasi sfiorare il pavimento dalla sorpresa.
«Cosa?!», esclamò Grisam Lightway, attonito «sta scherzando! Chirone...».
Il centauro lo fissò per un istante, con un sopracciglio sollevato e le labbra strette in una sottile linea bianca.
"Non una parola", sembrava dire il suo sguardo “non adesso. Non qui”.
Grisam decise saggiamente, seppur controvoglia, di non discutere.
Lizanne ed Elizabeth si scambiarono un'occhiata confusa.
«Credevo che...», cominciò a dire Lizanne, piano.
«È impazzito», dichiarò Elizabeth, incredula.
«Completamente», assentì Silvia, aggregandosi agli amici.
«Lo sapevo», commentò Isobel, scuotendo il capo «gli dèi ci snobbano».
Nathan, di fianco a lei, si strinse nelle spalle ed inclinò un sopracciglio.
«Io l'avevo detto», bofonchiò sottovoce, come se non volesse davvero farsi sentire.


 
Ψ Ψ Ψ
 

Nessuno dei semidei era soddisfatto.
C'era palesemente qualcosa che non quadrava, e Chirone cosa faceva invece di metterli al corrente del probabile pericolo...?
Organizzava una partita di Caccia alla Bandiera fuori programma.
William si sentì avvampare dall'esasperazione.
Letteralmente: la sua mano destra prese fuoco.
Geneviére, vicina a lui, gli rivolse un'occhiata a metà tra lo scherno e il divertimento, in un tentativo di sdrammatizzare.
«Non c'è che dire», osservò la ragazza «anche con l'armatura addosso e una fiamma in una mano, mantieni la solita faccia ebete del bravo ragazzo che va a casa di qualcuno e fa i complimenti a sua madre».
Will stava per replicare qualcosa, ma Grisam sbuffò sonoramente, visibilmente scocciato.
«Ecco, prendi esempio da Grisam», fece Lizanne, vicino a Geneviére, indicando il figlio di Atena «lui sì che ha la faccia del bravo ragazzo che va a casa di qualcuno e le da fuoco».
«Con la madre di quel qualcuno dentro, aggiungerei», concordò Isobel.
Ma nessuno poteva dare torto a Grisam.
Probabilmente, era quello che era rimasto più interdetto dal silenzio di Chirone.
Viveva al Campo da quando aveva appena cinque anni, quando aveva cambiato famiglia adottiva per la quarta volta, ed era stato Chirone stesso a crescerlo e ad addestrarlo.
Grisam lo considerava come un padre – e persino una madre, a volte, quando gli ripeteva decine di volte di fare attenzione, prima di lasciarlo partire in santa pace per un'impresa -.
E adesso non gli aveva voluto dire niente.
Bell'affare.
«Beh, ragazzi», intervenne Altair, storcendo il naso «credo che sarebbe bene dividerci, adesso... la Caccia alla Bandiera sta per cominciare».
«...e nessuno di noi ha un piano», osservò Elizabeth, pensierosa.
Gli occhi di Ermione s'illuminarono.
«Parla per te, Effy», sorrise furbamente, per poi allontanarsi dal gruppo e raggiungere i suoi compagni di battaglia.
La figlia di Ermes cominciò immediatamente a confabulare con i figli di Ares, che l'ascoltavano attentamente, quasi senza sbattere le palpebre dalla concentrazione.
Se avevano qualcosa in comune, Ermione e la progenie di Ares, era l'incapacità di accettare di perdere una sfida.
Will si batté un paio di volte l'indice contro la tempia e scosse il capo biondissimo.
«Voi avete bisogno di rivedere le vostre priorità», osservò.
Grisam mormorò qualcosa, a voce talmente bassa che neanche Jane, a pochi centimetri da lui, riuscì a sentirlo.
«Dove va?», domandò Lizanne, inarcando un sopracciglio, quando anche il figlio di Atena si staccò dal gruppo.
«A parlare con Chirone, direi», rispose Jane, osservando l'amico dirigersi verso il centauro tenendo le mani nelle tasche della tuta.
«È inutile», osservò Silvia «non gli dirà niente di più di quello che ha detto a noi».
«A noi non ha detto nulla», le fece notare Altair «ma proprio nulla».
«È qui da molto più tempo di chiunque altro», fece Isobel, incerta delle sue stesse parole «forse, con lui parlerà».
«Ha avuto l'intero pomeriggio per farlo...», commentò Elizabeth, tormentandosi il bordo della coloratissima maglia in stile pop-art che le sporgeva da sotto l'armatura «non dirà niente».
Fu allora che accadde.
Un acuto grido di terrore fece quasi prendere un infarto a tutti i semidei.
Altair si voltò in direzione del verso, imprecando in arabo.
«Dèi dell'Olimpo!», esclamò Silvia, sgranando i suoi grandi occhi del colore del mare.
Nathan, che fino a quel momento se ne era rimasto in silenzio ad ascoltare la conversazione, indicò verso la porta del Campo, arretrando di un passo.
«Un mostro...!», esclamò, perplesso «ma... è all'interno del confine?!».
«Come Ade ha fatto ad entrare?!», sbottò Will, portandosi una mano alla tasca posteriore dei jeans, dove teneva sempre la sua arma.
I semidei si scambiarono un'occhiata, mentre Chirone li superava al galoppo inforcando una lunga spada scintillante.
Grisam li raggiunse in un attimo, trafelato e visibilmente scosso.
«Qualcuno deve averlo evocato dall'interno», disse, lanciando rapide occhiate dai suoi amici a Chirone e viceversa «andiamo!».
Raggiunsero il luogo del combattimento in meno di cinque secondi, e ciò che videro fu ancora peggiore di quanto si aspettassero.
Vicino alla porta d'entrata, un'enorme figura a quattro zampe torreggiava al centro di un manipolo di mezzosangue armati che gridavano e provavano a colpirla.
E forse ci riuscivano persino, ma il mostro pareva non sentirli neanche.
Quando lo misero meglio a fuoco, i cuori dei ragazzi persero il secondo battito della giornata.
Il Leone Nemeo, in tutta la sua furia e grandezza, si trovava all'interno dei confini magici del Campo Mezzosangue. E non sembrava affatto pacifico.
«Okay, questo qua piacerebbe un sacco ad Hagrid», fece Geneviére.
Il leone ringhiò; ed i ragazzi sfoderarono simultaneamente le loro armi.
«Non è divertente!», esclamò Silvia, puntando Atlantas, la sua spada, contro a Nemeo.
Per tutta risposta, il leone ruggì di nuovo e menò una zampata tra la mischia, colpendo un giovane semidio dai capelli corvini, che schizzò in aria.
Fortunatamente, Altair e William l'afferrarono al volo e l'aiutarono a rimettersi in piedi, mentre una pioggia di dardi infuocati cadeva sulla pelliccia indistruttibile del mostro.
«Che è successo?! Tu ne sai qualcosa?!», gridò Altair al ragazzino.
«Muffin!», esclamò il moretto, terrorizzato.
Nemeo soffiò e tentò di addentare qualche altro semidio.
«Muffin?!», chiese in un urlo Will, perplesso ed inquieto «che diamine te ne fai dei Muffin in un momento come questo?!».
Il ragazzino gli rivolse un'occhiataccia, abbassandosi per evitare una lancia rimbalzata sulla pelliccia di Nemeo.
«Dèi, Will!», sbottò Ermione, passandogli accanto «se avessi un centesimo per ogni volta che ti ho sentito dire qualcosa di stupido, adesso avrei un sacco pieno di centesimi con cui picchiarti!».
«Muffin», ansimò Jane, avvicinandosi «il nostro gatto. Beh, non era proprio un gatto».
«Ma non è possibile!», esclamò Nathan, incuriosito e spaventato al contempo «Muffin vive con noi da mesi! I satiri se ne sarebbero accorti!».
«Ho sempre sospettato di non piacergli», commentò Elizabeth, reprimendo un brivido.
Nemeo – o Muffin, come preferite -, si lanciò su di loro.
Lizanne emise un gridolino terrorizzato, ma, d'un tratto, Muffin si fermò, soffiò e si acquattò a terra, miagolando come il più innocuo dei felini.
Un attimo dopo, di lui non rimase altro che una sottile nebbiolina dorata, che si disperse in fretta.
«Che orrore», commentò chiaramente una voce, alle spalle dei semidei.
Simultaneamente e continuando a brandire ognuno le proprie armi, si voltarono tutti a guardare il Signor D. che avanzava verso di loro con la sua camicia hawaiana sbottonata ed un paio di ridicole pantofole rosa ai pedi.
Sembrava annoiato.
«Vi pare questo il modo di disturbare il regale sonno di un dio?», brontolò, calcando sulla parola "regale".
Grisam si lasciò sfuggire una smorfia: non era mai corso buon sangue, tra i due.
Jane, di fianco a lui, gli diede una spinta leggera e Lizanne gli mollò un calcetto negli stinchi.
«Gregory Wayne, mh? Il sindacalista del campo».
Gli occhi di decine di mezzosangue, svariati satiri, quelli di un centauro e persino quelli di un dio si posarono all'unisono su Grisam, che ancora impugnava il suo boomerang da combattimento.

«È Grisam Lightway, signore», replicò il semidio, muovendo un passo avanti.
Dal suo tono di voce, si poteva intuire l'enorme sforzo che stava facendo per tenere a freno la lingua.
«Sì, sì, come ti pare» sbuffò il Signor D., agitando una mano all'aria «hai qualcosa da dire?».
L'espressione del ragazzo, in realtà, diceva tutto.
«Potrei fare a lei e a Chirone la stessa domanda», disse, serio come poche altre volte era stato in vita sua «ma suppongo che non riceverei la risposta che vorrei».
Il signor D. si grattò il mento, poi annuì: «esatto».
Il gruppo dei semidei venne percorso da un mormorio.
«Fantastico», rispose Grisam, raddrizzando le spalle «quando smetterete di cercare disperatamente di convincervi che tutto stia andando bene, fatecelo sapere».
Detto questo, voltò le spalle al dio e se ne andò, seguito dal resto del Campo.


 
Ψ Ψ Ψ
 
Angolo Blind:

Ciao a tutti - muahahahah - :3
Ecco qua il secondo capitolo, in tempi record (?) xD
Non è una gran cosa e non ha neanche un vero senso, ma spero che vi sia piaciuto lo stesso u.u
Oggi sono di poche parole - ma non vi abituate -, quindi mi limito a ringraziare tutte le persone che leggono e quelle che recensiscono - e quelle che hanno aggiunto questa storia tra le preferite, le seguite e le ricordate -.

Ci si legge... uhm... martedì o mercoledì,
Blind♥







 
  
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