Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: fedekost    14/06/2008    2 recensioni
Quando Jamie si svegliò quella mattina non aveva idea che la sua vita sarebbe radicalmente cambiata. L'arrivo del misterioso signor Robinson aveva scombussolato la routine quotidiana della sua famiglia, che non sarebbe mai piùritornata come prima. Seguite Jamie nelle sue avventure nel mondo di Hogwarts e (ri)scoprite con lui l'emozione di (ri)vedere tutto come se fosse la prima volta!=PAUSA ESTIVA=
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO II
I giorni che seguirono furono tormentati e difficili.
La signora Summers ancora non aveva accettato il fatto di doversi separare da suo figlio per così tanto tempo, e quindi passava la maggior parte del suo tempo seguendo quest’ultimo come un’ombra.
Il signor Summers, invece, trascorreva la giornata chiuso nel suo ufficio a fare telefonate a parenti ed amici per informarli che suo figlio, il piccolo Jamie Summers, era stato ammesso al famoso conservatorio svizzero e sarebbe partito all’inizio di settembre per passare l’intero anno scolastico lì, tornando solo per Natale.
-Non sapevo che Jamie fosse un amante della musica classica!- Aveva detto la nonna Elizabeth udendo la notizia.
-No, mamma, infatti non lo è.- Si giustificava Oliver –è solo che lo vogliamo allontanare da questa città…conosce gente che non ci piace.-
In tutto ciò, poi, Jamie doveva fingere di essere arrabbiato con i suoi genitori, mentre in realtà erano giorni e giorni che rileggeva la lettera di Hogwarts, ancora incredulo dell’accaduto, e non riusciva a togliersi quel sorriso ebete dalla faccia.
Il signor Robinson aveva spiegato ai signori Summers come arrivare alla via magica dove si compra l’occorrente per la scuola, Origon Anney o una cosa simile, e come raggiungere il treno che avrebbe condotto loro figlio presso la sua nuova scuola, ma Jamie era troppo occupato a contemplare il bicchiere volante e la lettera per ascoltarlo.
Quando il signor Robinson se ne era andato, la signora Summers si era accasciata sul divano e non aveva spiccicato parola fino al mattino seguente, mentre il signor Summers aveva parlato con Jamie.
-Sei sicuro della tua scelta?- gli chiese in tono apprensivo.
-Sicurissimo, al cento per cento! Non vedo l’ora di partire!-
Lo sguardo di Oliver si addolcì vedendo la determinazione di suo figlio, e decise subito di appoggiarlo nella sua decisione.
Dopo quel “momento di debolezza”, come lo definiva lui, sul suo volto riaffiorò l’espressione seria e composta che da sempre lo contraddistingueva. Quando la bocca si mosse, Jamie pensò subito che il padre gli volesse vietare di partire, ma quando sentì le parole del genitore si tranquillizzò e lo abbracciò.
-Bene- aveva detto il padre –allora preparati, comincio ad avvertire i parenti che andrai in un conservatorio svizzero e poi tra una settimana andiamo in quel posto che diceva il signor Robinson!-
Jamie era al settimo cielo, e non riusciva a fingere di essere arrabbiato.
Camminava per casa senza una meta e sembrava volare. Stringeva sempre la famosa lettera in mano, e l’aveva letta così tante volte che ormai poteva recitarla a memoria.

I ritmi famigliari ormai si erano ristabiliti quando il signor Summers decise di portare suo figlio a fare acquisti per la scuola.
All’interno della sua Mercedes nera con i finestrini oscurati, percorreva con lo sguardo tutti i numeri civici della via datagli dal signor Robinson.
Sul sedile posteriore dell’auto Jamie guardava fuori dal finestrino, ma i suoi pensieri erano ben diversi da ciò che poteva lasciar trasparire: non vedeva l’ora di varcare la soglia di Diagon Alley per comprare tutto ciò che gli sarebbe servito. Più di tutto non vedeva l’ora di avere una bacchetta.
La Mercedes nera si parcheggiò all’angolo della strada e padre e figlio scesero dall’auto velocemente.
La signora Summers aveva deciso di non accompagnarli perché, diceva, aveva troppo da fare con le faccende di casa. Jamie non ci credeva, anzo sospettava che la madre fosse spaventata dalla situazione che era nata, ma comunque fece finta di nulla ed accettò la scusa senza dire una parole.
Cercando di non farsi vedere, si diressero verso un piccolo locale che sembrava invisibile agli occhi delle persone che correvano per la strada e vi entrarono.
Jamie non aveva mai visto nulla di così strano, e a quanto pare nemmeno il signor Summers, lo si capiva dal suo sguardo esterrefatto: c’erano ovunque persone vestite in modo eccentrico, con strani cappelli e lunghi mantelli di tutti i colori. Sulle spalle di alcuni si potevano trovare piccoli o grandi gufi, e quasi ogni persona aveva, davanti a sé, un bicchiere colmo di quella che sembrava essere birra.
-Buongiorno signori!- strillò una donna al di là del bancone.
Era una donna molto burbera, con lineamenti marcati e braccia muscolose. I capelli corvini le ricadevano sulle spalle in due trecce disordinate da sotto una bandana rossa intonata al vestito, e uno degli occhi era di vetro.
Jamie rabbrividì alla sua vista, ma cercò di mascherare la sensazione quando suo padre si avvicinò alla donna e le sussurrò qualcosa. Passarono pochi attimi che la donna uscì da dietro il bancone, lo prese per la cravatta e lo trascinò nel retrobottega.
-Vieni!- urlò il padre a Jamie, che lo seguì correndo.
Arrivati nel retrobottega, la donna disse:
-Ricordate bene questa combinazione…primo anno eh! Devi essere un Nato Babbano, altrimenti sapresti come accedere!-
Con queste parole tirò fuori la bacchetta da sotto il mantello e colpì in sequenza quattro mattoni del muro di fronte a loro. Fatto ciò se ne andò senza aggiungere altro, ma Jamie avrebbe giurato che gli avesse fatto l’occhiolino.
Quando portò nuovamente lo sguardo al muro, vide prima suo padre a bocca aperta, e poi che alla massiccia parete si era sostituito un arco.
Oltre l’arco c’era uno degli spettacoli più affascinanti che Jamie avesse mai visto: un mare di persone vestite in modo tanto strano quanto quelle che erano nel locale si affrettava a fare acquisti, mentre bambini si rincorrevano per la strada e gufi di tutti i colori e dimensioni volavano in aria, alcuni con dei foglietti attaccati alle zampe.
Incantato da quella visione, Jamie sussultò quando il padre gli disse, in modo burbero ma che nascondeva l’ammirazione:
-Andiamo? Prima fermata, la banca! Dobbiamo pur cambiare i nostri soldi, no?-
Jamie annuì, e seguendo il padre attraversò quell’infinità di persone per arrivare poi, dopo cinque minuti di camminata, davanti ad un edificio altissimo, bianco e antico. L’insegna sopra il grande portone d’ingresso recitava, chiaramente, “Gringott “.
Il signor Summers e suo figlio stettero qualche attimo a guastarsi lo spettacolo, ma presto Oliver prese il ragazzo per mano e lo trascinò dentro, attraverso la grande porta di legno massiccio.
Ormai Jamie non riusciva più a immaginare cos’altro di strano potesse esserci in quel mondo a lui nuovo: tantissimi piccoli uomini con delle dita lunghissime e dei nasi adunchi si aggiravano per l’atrio e dietro i banconi, contando soldi, parlando con maghi di tutte le età e pesando ogni genere di oggetti su bilance d’oro.
Sempre trascinato dal padre, Jamie si avvicinò ad un bancone vuoto, dove uno di quegli esseri li accolse con uno strascicante e annoiato –Prego, in cosa posso aiutarvi?-
-Buongiorno- Esordì il padre di Jamie, evitando accuratamente di chiamarlo “signore” e cercando di dissimulare l’inquietudine per la vista di una cosa tanto fuori dal comune. –volevamo cambiare del denaro-
A queste parole la creatura si tirò su e disse, più energicamente di prima:
-Perfetto…posizioni ciò che vuole cambiare qui, davanti a me.- Disse indicando con il lungo dito una rettangolo di cuoi posizionato sopra il bancone. Jamie notò che quel cuoio aveva qualcosa di stano…forse perché lo caratterizzava una sfumatura verde?
Titubante, Oliver Summers tirò fuori dalla tasca un portafoglio rilegato in pelle di una delle marche Babbane più prestigiose ed estrasse mille sterline tonde. Indugiando ancore le posò davanti a “quel coso” e attese.
Jamie guardava tutta la scena affascinato. In fondo si trattava solo di un cambio di denaro, ma non vedeva l’ora di poter osservare da vicino la moneta magica.
-Un attimo, prego-disse l’essere in tono autoritario, per poi sparire oltre una tenda dietro il bancone.
Padre e figlio stettero zitti a guardarsi intorno, finché dalla tenda non tornò la creatura con un sacchetto che sembrava essere abbastanza pesante pieno di monete tintinnanti.
-Prego- sussurrò al signor Summers, e senza altre parole tornò ai suoi calcoli. I Summers intuirono che l’operazione era finita.
Insieme cominciarono a camminare verso l’uscita, e giunti fuori, sotto il sole caldo e cocente dell’estate, il signor Summers, impettito, domandò al figlio, fiero:
-Da dove vogliamo cominciare?-
E Jamie sorrise.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: fedekost