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Autore: Layla    07/02/2014    1 recensioni
Lui sta per sedersi a un tavolo quando la porta si apre violentemente e due rapinatori entrano nel locale puntando la pistola su di noi.
“Consegnaci l’incasso!”
Mi urlano, io corro al ricevitore di cassa, prelevo i soldi e schiaccio l’allarme, poi consegno tutto ai banditi che iniziano a far passare i clienti.
Arrivati a Tom lui si rifiuta di collaborare e tenta di disarmare uno di loro.
È questioni di attimi, il rapinatore – troppo teso ed eccitato, forse un eroinomane – perde il controllo e gli spara. L’altro impreca e lo trascina via, lasciando Tom steso a terra.
Dovrei aspettare l’ambulanza, ma i miei piedi si muovono da soli e con un unico movimento mi inginocchio accanto a lui e gli premo la mano dove è stato colpito.
Mi concentro e una leggera luce scaturisce dalla mia mano, fortunatamente nessuno lo nota e io continuo fino a quando non sento tutti i tessuti e gli organi tornare normali e la pallottola svanire completamente.
Genere: Generale, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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6)La casa nel deserto (la verità va affrontata prima o poi).

 

Il fatto che io e Tom abbiano iniziato di nuovo a parlarci e a essere amichevoli uno verso l’altra ha creato scalpore. Mia sorella lo considera né più né meno che un miracolo e le ragazze con cui Tom flirtava una vera disgrazia.
Non stiamo insieme, ma nessuno ha mai visto Tom parlare ed essere amico di una ragazza per più di una settimana, noi siamo a due settimane e non è ancora successo nulla tra di noi.
Abbiamo fatto da terzo e quarto incomodo a una cena tra Mark e Isabel e non è successo nulla, anche se la tensione tra di noi era palpabile.
Io non voglio lasciarmi andare e lui sembra voler procedere con i piedi di piombo per me, come dicono mia sorella e Johnny sono una preda stuzzicante per lui.
È stressante però avere addosso tutte le sue oche che ti disturbano con mille piccoli atti di bullismo, per fartela pagare. Come se fosse colpa mia se lui ha scelto la mia compagnia e non la loro!
Il giorno in cui mi fanno sparire tutti i miei vestiti dopo educazione fisica decido che non ho più voglia di stare a scuola, in calzoncini e maglietta esco dall’edificio. Conosco strade poco trafficate che portano verso l’esterno e le percorro, poi scavalco la recinzione che divide la scuola dal parco, poi quella che divide il parco dal deserto e vado nella casa nella roccia.
Ci trovo Johnny spaparanzato sul divano che guarda una telenovela messicana.
“Pensavo che i punk grandi e grossi come te schifassero queste cose.”
“Non c’è niente di meglio da vedere in tv. Tu che ci fai qui?
Non dovresti essere a scuola?
E poi perché sei in divisa da ginnastica?”
Io mi siedo accanto a lui.
“Perché il fan club di Tom ha fatto sparire i miei vestiti e io mi sono rotta le palle per stamattina e pomeriggio del liceo di Poway.”
“Avresti fatto meglio a levartelo di torno.”
Io faccio una faticaccia a non rispondergli a tono, dato che lui per primo continua a frequentare Anne e non si sa cosa sia il loro rapporto.
Ho il sospetto che presto il mio caro freddo, cinico e pessimista Jo dovrà fare i conti con i sentimenti che prova per Anne Hoppus.
“Comunque, posso rimanere?”
“Sì rimani pure.”
“Come vanno le domande di lavoro?”
“Male, se continua così dovrò tornare di nuovo al Mac e fare le mie più sentite scuse a quel finocchietto che mi ha licenziato.”
“Spero non finisca così.”
Il periodo in cui lui ha fatto il cuoco dal Mac è stato il peggiore della sua vita, era sempre teso, se non incazzato nero e diceva che il suo capo ci provava con lui.
“Perché sono così sfigato?”
“Non ne ho idea, amico. Hai anche un diploma.”
“Con cui posso pulirmi il culo, quando vedono come sono è come se io quel diploma non ce l’avessi.”
“Magari la banca ti risponderà.”
Lui non dice nulla e sbuffa guardando il soffitto.
“Io aspetto ancora uno di loro.”
“Loro si sono dimenticati di noi, come succedeva a certi soldati durante la prima guerra mondiale.”
“Non può essere così.”
Io non dico nulla, io tempo sia così, ma Johnny crede ancora in loro, come se fossero la sua personale religione.
“Va bene, Johnny. Il frigo è pieno?
Ho una fame bestiale.”
“Ho fatto la spesa sabato, penso che tra poco dovrò vivere stabilmente qui almeno per un po’ se non trovo lavoro. Non ho più i soldi per l’affitto.”
“Azz.”
“Eh, sono messo male.”
Chiacchieriamo fino a mezzo giorno, poi mangiamo dei ramen precotti e facciamo una partita a carte fino a quando non arriva l’orario per l’uscita da scuola.
“Adesso è meglio che vada, Izzie potrebbe preoccuparsi.”
“Va bene. Ciao!”
Esco dalla casa e percorro all’inverso la strada, arrivando alla mia macchina. Mia sorella mi aspetta con le braccia incrociate, accanto a lei – nella stessa posa – c’è Tom.
“Dove sei stata?”
Mi sono spaventata da morire non trovandoti in giro e poi perché indossi la divisa da ginnastica?”
“Perché il fan club di Tom ha pensato che fosse divertente farmi sparire i vestiti.”
“Dov’eri?”
La domanda secca di Tom mi fa capire che questa volta non posso cavarmela con qualche scusa imbastita lì per lì. Questa volta vogliono la verità e la verità in questo caso è come giocare alla roulette russa. Se sei fortunato te la cavi e sei non lo sei muori, nel mio caso perdi tutto: amici e famiglia.
Proviamoci, non posso tenere loro nascosto per sempre quello che sono. Che Dio me la mandi buona.
“Adesso vi ci porto.”
Salgo in macchina seguita dagli altri due, ho il cuore che mi batte a mille mentre usciamo dal parcheggio della scuola. Ho una paura folle di quello che sto per fare, ma so che deve essere fatto, non posso procrastinare oltre.
Prendo la strada per il deserto e poi dopo un buon tratto parcheggio la macchina.
“Seguitemi.”
Dico piatta.
“E se ci perdessimo?”
Mi chiede isterica mia sorella.
“Non ci perderemo, seguitemi.”
Li guido fino allo sperone, deglutiscono entrambi quando vedono la roccia aprirsi al mio tocco, Johnny è ancora lì.
“Che cos’è questo? Cosa siete voi?”
Tom è il primo a riprendersi dallo shock.
“Questo è il posto in cui siamo nati, se si può dire così, siamo usciti da quei due bozzoli laggiù tredici anni fa.”
Tom fa per avvicinarsi e ispezionarli, ma Johnny lo ferma.
“Non ancora, DeLonge.”
“Da dove venite, voi due?”
Io punto il dito in alto.
“Da un laboratorio dell’Alaska?”
Scuoto la testa.
“Più su.”
“Un laboratorio al polo nord?”
“Più su, DeLonge.”
Lui deglutisce.
“Siete… alieni..”
Annuiamo entrambi e ci voltiamo tutti e tre al rumore di un tonfo, Izzie è svenuta. Johnny e Tom la trasportano sul divano e io cerco di rianimarla.
“Dimmi che è uno scherzo, Chia. Dimmelo!”
“Non lo è. Questo è quello che sono, sono un’aliena.”
Si alza di scatto.
“Provamelo!”
Io chiudo gli occhi e faccio alzare in volo gli oggetti che ci sono nella stanza, facendo loro descrivere ampi cerchi. Izzie li guarda sconvolta.
“Perché non me l’hai mai detto?”
“Perché  dovevo proteggerti. Se qualcuno ti avesse chiesto qualcosa su di me e sui miei poteri tu non avresti saputo nulla e non saresti stata in pericolo.”
“Capisco.”
“Adesso sai la verità, DeLonge. In quel locale, con i miei poteri, ti ho salvato la vita, ora cosa vuoi fare?
Correre a dirlo a tutti o tenertelo per te?”
Lui mi guarda per interminabili attimi.
“Trovarvi è stata la realizzazione del sogno che ogni appassionato di alieni ha, ma non posso e non voglio parlare di voi in pubblico o dirlo a qualcun altro, se non è strettamente necessario.
Terrò il vostro segreto, non voglio che finiate in mano al governo.”
“Grazie mille, Tom. A chi ti riferivi prima, quando parlavi di rivelare il segreto?”
“A Mark, è il mio migliore amico.”
“Capisco.”
Tra di noi cala per un attimo il silenzio, mia sorella guarda il soffitto con sguardo assente e Tom con desiderio i nostri bozzoli.
“Non devi dirglielo.”
Il tono di Johnny è duro, come mi aspettavo da lui.
“Perché? Perché a lui no?”
“Tu sai del nostro segreto perché Chia ti ha salvato e te l’abbiamo dovuto dire e ho ritenuto giusto che lo sapesse anche Izzie perché  sua sorella, Mark non ha motivo per saperlo.”
“Uno ci sarebbe.”
La voce di mia sorella è sottile.
“Quale, Isabel?”
“Mi piace, Johnny. Spero di riuscire a farlo entrare nella famiglia, perché deduco che ormai le persone che ci sono in questa stanza siano come una famiglia o una banda.”
Lui sbuffa vistosamente.
“Ci penseremo quando sarà il momento.”
“Posso vedere i bozzoli?”
“NO. Adesso è ora di andare a casa. Chia, mi dai uno strappo?”
“Sì, forza, andiamo. Izzie, ce la fai a camminare?”
“Sì, non ti preoccupare.”
Ancora un po’ barcollante si alza dal divano e raggiunge noi tre, poi usciamo dalla stanza e ci ritroviamo nel deserto. Il contrasto tra l’oscurità e la frescura della stanza e il sole e il calore del deserto è abbacinante. Ogni volta mi fa venire i brividi.
“Tom, dove dobbiamo lasciarti?”
“A scuola, la mia macchina è lì.”
“Bene.”
Johnny si mette alla guida, con Tom sul sedile passeggeri accanto a lui, in modo che io e Izzie possiamo parlare sui sedili posteriori.
“Perché non me l’hai mai detto?”
“Per non metterti in pericolo, te l’ho detto. La gente come me non passa inosservata, anche se ci impegniamo a fondo che sia così.”
“Solo per questo?”
“Solo per questo, non c’è ne nessun altro motivo.”
“Sicura?”
“Isabel, sei mia sorella.”
Lei sospira.
“Una volta mi piaceva Johnny.”
Mi dice sottovoce.
“Non ho mai tentato di farglielo capire perché lo sentivo così strano, ora so perché avevo questa sensazione.”
Arriviamo a scuola e Johnny fa scendere Tom, io e mia sorella lo salutiamo timidamente, poi ce ne andiamo. La seconda tappa è l’appartamento dove vive il mio amico, lo lasciamo lì e torniamo, oggi per me è stata una giornata pesante e immagino lo sia stata anche per Izzie.
Entriamo in casa, siamo da sole.
“Non so te, ma io ho una certa fame.”
“Sì, vado a vedere se ci sono delle pizze in frigo perché non ho voglia di cucinare.”
Controllo in frigo e per fortuna ce ne sono due, che mattiamo immediatamente nel microonde, l’atmosfera tra me e Izzie è ancora un po’tesa.
“Sai di preciso da dove vieni?”
Mi chiede con un tono strano, volutamente leggero, ma preoccupato nella sostanza.
“No, non lo so.
Non ho idea di chi sia, del perché sia qui e di come mai qualcuno si sia preso il disturbo di mandare me e Johnny qui.
Niente.
L’unica cosa che ho sono questi segni sono sulla schiena, io e Johnny abbiamo speso tutto l’anno scorso per tentare di decifrarli, ma non lo sappiamo.”
“Capisco. È …. Strano, parlare di queste cose. Cioè, sapevo che avresti potuto essere anche straniera, ma non così straniera.”
“Ti capisco, anche io mi sono sentita così tutto l’anno scorso ed è stato un brutto anno, mi sono sentita… Persa, senza identità.
Un foglio bianco senza disegni, un niente.
Alla fine sono arrivata alla conclusione che era inutile che cercassi ulteriormente, qui ho già tutto quello che mi serve.”
Lei sorride.
“Beh, scommetto che se è destino che tu sappia chi sei finirai per saperlo in un modo o nell’altro.”
“Vedremo.”
 

Stasera a cena il clima è più leggero, il fatto che Izzie sappia del mio segreto mi fa stare leggermente meglio, più integrata, diciamo.
Ora siamo veramente sorelle.
Salgo in camera mia una volta lavati i piatti e pulita la cucina e Izzie mi segue.
“Spero che domani nessuno mi rubi vestiti.”
Mugugno.
“Non credo. Mark mi ha scritto che Tom andrà a parlare con le stronze e gli dirà di smettere di romperti.”
“Quasi come se fosse il mio ragazzo.”
“Quasi. Non ti piace in fondo?”
“Sì, mi piace. Però ho ancora paura, sai, per il segreto.”
“Lo terrà.”
Io mi butto sul letto.
“Lo spero, non mi perdonerei se per causa mia Johnny finisse nei guai, è il mio unico vero amico, quasi un fratello.”
“Devi avere più fiducia nei confronti di Tom, anche se con il tempo immagino imparerai ad averla. Se ti ha promesso che non dirà, significa che non lo farà, lui mantiene sempre le promesse che fa.
Sembra uno scemo, invece è un bravissimo ragazzo, molto dolce, ma solo con chi lo conosce bene.”
“Se lo dici tu, io non lo conosco molto bene.”
“Io ho imparato a conoscerlo da quando sono la ragazza di Mark.”
“Quindi lui ha mollato Josie?”
Mia sorella annuisce soddisfatta.
“Non sapevo avessi questa opinione di me.”
Una terza voce si inserisce nella conversazione: è Tom.
Se ne sta comodamente seduto sulla finestra aperta, nessuna delle due si era accorta che fosse arrivato.
“Entrare dalle porte e  salutare è un’abitudine che si è persa in questi tempi moderni?”
Chiedo acida.
“Mi sa di sì.”
“Cosa ci fai qui, Tom?”
“Sono venuto a vedere come stavi.”
Io arrossisco improvvisamente, la temperatura nella stanza sembra essere salita di parecchi gradi.
“Ehm sto bene. Grazie per il, ehm, pensiero.”
“Ah, ti ho messo a disagio.”
Io ringhio qualcosa di indefinito, Isabel ride.
“Sareste proprio una bella coppia.”
Adesso sia io che Tom siamo a disagio e guardiamo interessati il pavimento.
“Non mi dite che non ci avete mai pensato?”
“Perché non pensi a Mark, invece di fare la cupido della situazione?”
Le chiedo imbarazzata, lei si porta un indice sotto il mento.
“Non so, mi viene naturale cercare di aiutare gli altri quando sono in difficoltà.”
“Io in difficoltà con una ragazza?
Impossibile!”
Sentenzia Tom facendo ridere come una matta mia sorella.
“A me sembri MOLTO in difficoltà con Chia.”
“Piantala Izzie!”
Urliamo in coro noi due, poi ci zittiamo di botto.
Cosa farebbero i nostri genitori se vedessero Tom qui?
Probabilmente si lamenterebbero e non ho voglia di sentire le loro lamentele, mi bastano quelle che riservano per Johnnie.
Rimaniamo zitti per qualche minuto, poi quando è chiaro che nessuno  verrà a controllare riprendiamo a parlare.
“Mi ha detto Izzie che parlerai al tuo fan club, è vero?”
“Non ho un fan club!”
Io lo guardo eloquente.
“Ok, ce l’ho e parlerò loro.”
“Bene, perché sono stanca di ricevere minacce, ho seriamente paura di trovare una testa mozzata di un qualche animale nel mio armadietto.”
“Come la fai tragica. Non è la mafia.”
Io lo guardo di nuovo eloquente,
“Ok, un po’ forse sì. Non è colpa mia se sono così bello.”
Io sbuffo, lui ride, mi fa un cenno e se ne va.
Isabel lo segue con lo sguardo fino a quando non ha svoltato l’angolo della via e non si vede più.
“È stato carino a venire.”
“Sì, ma non capisco perché.”
“Penso gli interessi.”
“Sì, come prima aliena che incontra nella sua vita.”
Lei sbuffa sconsolata.
“Non è per quello, un giorno lo capirete.”
Se ne va, lasciandomi dubbi e speranze, se davvero Tom fosse interessato a me come ragazza sarebbe meraviglioso, ma non sono così stupida da ignorare il fatto che sia un’aliena e che ama questo genere di cose.
Devo andarci con i piedi di piombo e non illudermi, illudersi fa sempre male. Credi che una cosa andrà in un certo modo – ne sei certa, non può che andare così – e invece va nel verso opposto e tu ci rimani male.
Mi butto a letto con l’intenzione di dormire, ma mille cose mi vorticano nella stessa: la sparatoria, salvare Tom, sfuggirgli, Ava, la sfuriata, farmi consolare da lui, rivelargli il mio segreto, stasera.
La mia vita è stata piatta per diciotto anni e adesso sembra in preda al peggiore dei terremoti, nulla è dove dovrebbe essere, tutto è confuso, la mia atarassia se ne è andata al diavolo.
La mia cotta – nascosta, soffocata e sopita per anni – sta tornando a farsi sentire con prepotenza e mi sta scombussolando.
Credevo che per me il tempo dell’amore non potesse mai arrivare, mi sbagliavo: è arrivato anche per me.
Che gran casino!
Mi rigiro nel letto.
Vorrei essere una ragazza normale, non una che volendo può trasformare queste lenzuola bianche in delle lenzuola rosso fuoco, fargli prendere fuoco o far esplodere la lampada o assumere le sembianze dei miei.
Vorrei..
Non so nemmeno io cosa voglio, a essere sinceri, una vocina sussurra “Tom”, l’altra dice che lui è interessato a me solo per studiarmi.
Ora spero tacciano entrambe ho bisogno di dormire, domani ho scuola e non posso certo saltare come oggi, anche se sarebbe bello.
In preda a questi pensieri contradditori mi addormento cadendo in un nero senza sogni né incubi.
Qui c’è solo pace.

 

   
 
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