6)La casa nel deserto (la
verità va affrontata prima o poi).
Il
fatto che io e Tom abbiano iniziato di nuovo a parlarci e a essere
amichevoli
uno verso l’altra ha creato scalpore. Mia sorella lo
considera né più né meno
che un miracolo e le ragazze con cui Tom flirtava una vera disgrazia.
Non
stiamo insieme, ma nessuno ha mai visto Tom parlare ed essere amico di
una
ragazza per più di una settimana, noi siamo a due settimane
e non è ancora
successo nulla tra di noi.
Abbiamo
fatto da terzo e quarto incomodo a una cena tra Mark e Isabel e non
è successo
nulla, anche se la tensione tra di noi era palpabile.
Io
non voglio lasciarmi andare e lui sembra voler procedere con i piedi di
piombo
per me, come dicono mia sorella e Johnny sono una preda stuzzicante per
lui.
È
stressante però avere addosso tutte le sue oche che ti
disturbano con mille
piccoli atti di bullismo, per fartela pagare. Come se fosse colpa mia
se lui ha
scelto la mia compagnia e non la loro!
Il
giorno in cui mi fanno sparire tutti i miei vestiti dopo educazione
fisica
decido che non ho più voglia di stare a scuola, in
calzoncini e maglietta esco
dall’edificio. Conosco strade poco trafficate che portano
verso l’esterno e le
percorro, poi scavalco la recinzione che divide la scuola dal parco,
poi quella
che divide il parco dal deserto e vado nella casa nella roccia.
Ci
trovo Johnny spaparanzato sul divano che guarda una telenovela
messicana.
“Pensavo
che i punk grandi e grossi come te schifassero queste cose.”
“Non
c’è niente di meglio da vedere in tv. Tu che ci
fai qui?
Non
dovresti essere a scuola?
E
poi perché sei in divisa da ginnastica?”
Io
mi siedo accanto a lui.
“Perché
il fan club di Tom ha fatto sparire i miei vestiti e io mi sono rotta
le palle
per stamattina e pomeriggio del liceo di Poway.”
“Avresti
fatto meglio a levartelo di torno.”
Io
faccio una faticaccia a non rispondergli a tono, dato che lui per primo
continua a frequentare Anne e non si sa cosa sia il loro rapporto.
Ho
il sospetto che presto il mio caro freddo, cinico e pessimista Jo
dovrà fare i
conti con i sentimenti che prova per Anne Hoppus.
“Comunque,
posso rimanere?”
“Sì
rimani pure.”
“Come
vanno le domande di lavoro?”
“Male,
se continua così dovrò tornare di nuovo al Mac e
fare le mie più sentite scuse
a quel finocchietto che mi ha licenziato.”
“Spero
non finisca così.”
Il
periodo in cui lui ha fatto il cuoco dal Mac è stato il
peggiore della sua
vita, era sempre teso, se non incazzato nero e diceva che il suo capo
ci
provava con lui.
“Perché
sono così sfigato?”
“Non
ne ho idea, amico. Hai anche un diploma.”
“Con
cui posso pulirmi il culo, quando vedono come sono è come se
io quel diploma
non ce l’avessi.”
“Magari
la banca ti risponderà.”
Lui
non dice nulla e sbuffa guardando il soffitto.
“Io
aspetto ancora uno di loro.”
“Loro
si sono dimenticati di noi, come succedeva a certi soldati durante la
prima
guerra mondiale.”
“Non
può essere così.”
Io
non dico nulla, io tempo sia così, ma Johnny crede ancora in
loro, come se fossero
la sua personale religione.
“Va
bene, Johnny. Il frigo è pieno?
Ho
una fame bestiale.”
“Ho
fatto la spesa sabato, penso che tra poco dovrò vivere
stabilmente qui almeno
per un po’ se non trovo lavoro. Non ho più i soldi
per l’affitto.”
“Azz.”
“Eh,
sono messo male.”
Chiacchieriamo
fino a mezzo giorno, poi mangiamo dei ramen precotti e facciamo una
partita a
carte fino a quando non arriva l’orario per
l’uscita da scuola.
“Adesso
è meglio che vada, Izzie potrebbe preoccuparsi.”
“Va
bene. Ciao!”
Esco
dalla casa e percorro all’inverso la strada, arrivando alla
mia macchina. Mia
sorella mi aspetta con le braccia incrociate, accanto a lei –
nella stessa posa
– c’è Tom.
“Dove
sei stata?”
Mi
sono spaventata da morire non trovandoti in giro e poi
perché indossi la divisa
da ginnastica?”
“Perché
il fan club di Tom ha pensato che fosse divertente farmi sparire i
vestiti.”
“Dov’eri?”
La
domanda secca di Tom mi fa capire che questa volta non posso cavarmela
con
qualche scusa imbastita lì per lì. Questa volta
vogliono la verità e la verità
in questo caso è come giocare alla roulette russa. Se sei
fortunato te la cavi
e sei non lo sei muori, nel mio caso perdi tutto: amici e famiglia.
Proviamoci,
non posso tenere loro nascosto per sempre quello che sono. Che Dio me
la mandi
buona.
“Adesso
vi ci porto.”
Salgo
in macchina seguita dagli altri due, ho il cuore che mi batte a mille
mentre
usciamo dal parcheggio della scuola. Ho una paura folle di quello che
sto per
fare, ma so che deve essere fatto, non posso procrastinare oltre.
Prendo
la strada per il deserto e poi dopo un buon tratto parcheggio la
macchina.
“Seguitemi.”
Dico
piatta.
“E
se ci perdessimo?”
Mi
chiede isterica mia sorella.
“Non
ci perderemo, seguitemi.”
Li
guido fino allo sperone, deglutiscono entrambi quando vedono la roccia
aprirsi
al mio tocco, Johnny è ancora lì.
“Che
cos’è questo? Cosa siete voi?”
Tom
è il primo a riprendersi dallo shock.
“Questo
è il posto in cui siamo nati, se si può dire
così, siamo usciti da quei due
bozzoli laggiù tredici anni fa.”
Tom
fa per avvicinarsi e ispezionarli, ma Johnny lo ferma.
“Non
ancora, DeLonge.”
“Da
dove venite, voi due?”
Io
punto il dito in alto.
“Da
un laboratorio dell’Alaska?”
Scuoto
la testa.
“Più
su.”
“Un
laboratorio al polo nord?”
“Più
su, DeLonge.”
Lui
deglutisce.
“Siete…
alieni..”
Annuiamo
entrambi e ci voltiamo tutti e tre al rumore di un tonfo, Izzie
è svenuta.
Johnny e Tom la trasportano sul divano e io cerco di rianimarla.
“Dimmi
che è uno scherzo, Chia. Dimmelo!”
“Non
lo è. Questo è quello che sono, sono
un’aliena.”
Si
alza di scatto.
“Provamelo!”
Io
chiudo gli occhi e faccio alzare in volo gli oggetti che ci sono nella
stanza,
facendo loro descrivere ampi cerchi. Izzie li guarda sconvolta.
“Perché
non me l’hai mai detto?”
“Perché dovevo
proteggerti. Se qualcuno ti avesse
chiesto qualcosa su di me e sui miei poteri tu non avresti saputo nulla
e non
saresti stata in pericolo.”
“Capisco.”
“Adesso
sai la verità, DeLonge. In quel locale, con i miei poteri,
ti ho salvato la
vita, ora cosa vuoi fare?
Correre
a dirlo a tutti o tenertelo per te?”
Lui
mi guarda per interminabili attimi.
“Trovarvi
è stata la realizzazione del sogno che ogni appassionato di
alieni ha, ma non
posso e non voglio parlare di voi in pubblico o dirlo a qualcun altro,
se non è
strettamente necessario.
Terrò
il vostro segreto, non voglio che finiate in mano al governo.”
“Grazie
mille, Tom. A chi ti riferivi prima, quando parlavi di rivelare il
segreto?”
“A
Mark, è il mio migliore amico.”
“Capisco.”
Tra
di noi cala per un attimo il silenzio, mia sorella guarda il soffitto
con
sguardo assente e Tom con desiderio i nostri bozzoli.
“Non
devi dirglielo.”
Il
tono di Johnny è duro, come mi aspettavo da lui.
“Perché?
Perché a lui no?”
“Tu
sai del nostro segreto perché Chia ti ha salvato e te
l’abbiamo dovuto dire e
ho ritenuto giusto che lo sapesse anche Izzie perché sua sorella, Mark non ha
motivo per saperlo.”
“Uno
ci sarebbe.”
La
voce di mia sorella è sottile.
“Quale,
Isabel?”
“Mi
piace, Johnny. Spero di riuscire a farlo entrare nella famiglia,
perché deduco
che ormai le persone che ci sono in questa stanza siano come una
famiglia o una
banda.”
Lui
sbuffa vistosamente.
“Ci
penseremo quando sarà il momento.”
“Posso
vedere i bozzoli?”
“NO.
Adesso è ora di andare a casa. Chia, mi dai uno
strappo?”
“Sì,
forza, andiamo. Izzie, ce la fai a camminare?”
“Sì,
non ti preoccupare.”
Ancora un po’ barcollante si alza dal divano e raggiunge noi
tre, poi usciamo
dalla stanza e ci ritroviamo nel deserto. Il contrasto tra
l’oscurità e la
frescura della stanza e il sole e il calore del deserto è
abbacinante. Ogni
volta mi fa venire i brividi.
“Tom,
dove dobbiamo lasciarti?”
“A
scuola, la mia macchina è lì.”
“Bene.”
Johnny
si mette alla guida, con Tom sul sedile passeggeri accanto a lui, in
modo che
io e Izzie possiamo parlare sui sedili posteriori.
“Perché
non me l’hai mai detto?”
“Per
non metterti in pericolo, te l’ho detto. La gente come me non
passa
inosservata, anche se ci impegniamo a fondo che sia
così.”
“Solo
per questo?”
“Solo
per questo, non c’è ne nessun altro
motivo.”
“Sicura?”
“Isabel,
sei mia sorella.”
Lei
sospira.
“Una
volta mi piaceva Johnny.”
Mi
dice sottovoce.
“Non
ho mai tentato di farglielo capire perché lo sentivo
così strano, ora so perché
avevo questa sensazione.”
Arriviamo
a scuola e Johnny fa scendere Tom, io e mia sorella lo salutiamo
timidamente,
poi ce ne andiamo. La seconda tappa è
l’appartamento dove vive il mio amico, lo
lasciamo lì e torniamo, oggi per me è stata una
giornata pesante e immagino lo
sia stata anche per Izzie.
Entriamo
in casa, siamo da sole.
“Non
so te, ma io ho una certa fame.”
“Sì,
vado a vedere se ci sono delle pizze in frigo perché non ho
voglia di
cucinare.”
Controllo
in frigo e per fortuna ce ne sono due, che mattiamo immediatamente nel
microonde, l’atmosfera tra me e Izzie è ancora un
po’tesa.
“Sai
di preciso da dove vieni?”
Mi
chiede con un tono strano, volutamente leggero, ma preoccupato nella
sostanza.
“No,
non lo so.
Non
ho idea di chi sia, del perché sia qui e di come mai
qualcuno si sia preso il
disturbo di mandare me e Johnny qui.
Niente.
L’unica
cosa che ho sono questi segni sono sulla schiena, io e Johnny abbiamo
speso
tutto l’anno scorso per tentare di decifrarli, ma non lo
sappiamo.”
“Capisco.
È …. Strano, parlare di queste cose.
Cioè, sapevo che avresti potuto essere
anche straniera, ma non così straniera.”
“Ti
capisco, anche io mi sono sentita così tutto
l’anno scorso ed è stato un brutto
anno, mi sono sentita… Persa, senza identità.
Un
foglio bianco senza disegni, un niente.
Alla
fine sono arrivata alla conclusione che era inutile che cercassi
ulteriormente,
qui ho già tutto quello che mi serve.”
Lei
sorride.
“Beh,
scommetto che se è destino che tu sappia chi sei finirai per
saperlo in un modo
o nell’altro.”
“Vedremo.”
Stasera
a cena il clima è più leggero, il fatto che Izzie
sappia del mio segreto mi fa
stare leggermente meglio, più integrata, diciamo.
Ora
siamo veramente sorelle.
Salgo
in camera mia una volta lavati i piatti e pulita la cucina e Izzie mi
segue.
“Spero
che domani nessuno mi rubi vestiti.”
Mugugno.
“Non
credo. Mark mi ha scritto che Tom andrà a parlare con le
stronze e gli dirà di
smettere di romperti.”
“Quasi
come se fosse il mio ragazzo.”
“Quasi.
Non ti piace in fondo?”
“Sì,
mi piace. Però ho ancora paura, sai, per il
segreto.”
“Lo
terrà.”
Io
mi butto sul letto.
“Lo
spero, non mi perdonerei se per causa mia Johnny finisse nei guai,
è il mio
unico vero amico, quasi un fratello.”
“Devi
avere più fiducia nei confronti di Tom, anche se con il
tempo immagino
imparerai ad averla. Se ti ha promesso che non dirà,
significa che non lo farà,
lui mantiene sempre le promesse che fa.
Sembra
uno scemo, invece è un bravissimo ragazzo, molto dolce, ma
solo con chi lo
conosce bene.”
“Se
lo dici tu, io non lo conosco molto bene.”
“Io
ho imparato a conoscerlo da quando sono la ragazza di Mark.”
“Quindi
lui ha mollato Josie?”
Mia
sorella annuisce soddisfatta.
“Non
sapevo avessi questa opinione di me.”
Una
terza voce si inserisce nella conversazione: è Tom.
Se
ne sta comodamente seduto sulla finestra aperta, nessuna delle due si
era
accorta che fosse arrivato.
“Entrare
dalle porte e salutare
è un’abitudine
che si è persa in questi tempi moderni?”
Chiedo
acida.
“Mi
sa di sì.”
“Cosa
ci fai qui, Tom?”
“Sono
venuto a vedere come stavi.”
Io
arrossisco improvvisamente, la temperatura nella stanza sembra essere
salita di
parecchi gradi.
“Ehm
sto bene. Grazie per il, ehm, pensiero.”
“Ah,
ti ho messo a disagio.”
Io
ringhio qualcosa di indefinito, Isabel ride.
“Sareste
proprio una bella coppia.”
Adesso
sia io che Tom siamo a disagio e guardiamo interessati il pavimento.
“Non
mi dite che non ci avete mai pensato?”
“Perché
non pensi a Mark, invece di fare la cupido della situazione?”
Le
chiedo imbarazzata, lei si porta un indice sotto il mento.
“Non
so, mi viene naturale cercare di aiutare gli altri quando sono in
difficoltà.”
“Io
in difficoltà con una ragazza?
Impossibile!”
Sentenzia
Tom facendo ridere come una matta mia sorella.
“A
me sembri MOLTO in difficoltà con Chia.”
“Piantala
Izzie!”
Urliamo
in coro noi due, poi ci zittiamo di botto.
Cosa
farebbero i nostri genitori se vedessero Tom qui?
Probabilmente
si lamenterebbero e non ho voglia di sentire le loro lamentele, mi
bastano
quelle che riservano per Johnnie.
Rimaniamo
zitti per qualche minuto, poi quando è chiaro che nessuno verrà a
controllare riprendiamo a parlare.
“Mi
ha detto Izzie che parlerai al tuo fan club, è
vero?”
“Non
ho un fan club!”
Io
lo guardo eloquente.
“Ok,
ce l’ho e parlerò loro.”
“Bene,
perché sono stanca di ricevere minacce, ho seriamente paura
di trovare una
testa mozzata di un qualche animale nel mio armadietto.”
“Come
la fai tragica. Non è la mafia.”
Io
lo guardo di nuovo eloquente,
“Ok,
un po’ forse sì. Non è colpa mia se
sono così bello.”
Io
sbuffo, lui ride, mi fa un cenno e se ne va.
Isabel
lo segue con lo sguardo fino a quando non ha svoltato
l’angolo della via e non
si vede più.
“È
stato carino a venire.”
“Sì,
ma non capisco perché.”
“Penso
gli interessi.”
“Sì,
come prima aliena che incontra nella sua vita.”
Lei
sbuffa sconsolata.
“Non
è per quello, un giorno lo capirete.”
Se
ne va, lasciandomi dubbi e speranze, se davvero Tom fosse interessato a
me come
ragazza sarebbe meraviglioso, ma non sono così stupida da
ignorare il fatto che
sia un’aliena e che ama questo genere di cose.
Devo
andarci con i piedi di piombo e non illudermi, illudersi fa sempre
male. Credi
che una cosa andrà in un certo modo – ne sei
certa, non può che andare così – e
invece va nel verso opposto e tu ci rimani male.
Mi
butto a letto con l’intenzione di dormire, ma mille cose mi
vorticano nella
stessa: la sparatoria, salvare Tom, sfuggirgli, Ava, la sfuriata, farmi
consolare da lui, rivelargli il mio segreto, stasera.
La
mia vita è stata piatta per diciotto anni e adesso sembra in
preda al peggiore
dei terremoti, nulla è dove dovrebbe essere, tutto
è confuso, la mia atarassia
se ne è andata al diavolo.
La
mia cotta – nascosta, soffocata e sopita per anni –
sta tornando a farsi
sentire con prepotenza e mi sta scombussolando.
Credevo
che per me il tempo dell’amore non potesse mai arrivare, mi
sbagliavo: è
arrivato anche per me.
Che
gran casino!
Mi
rigiro nel letto.
Vorrei
essere una ragazza normale, non una che volendo può
trasformare queste lenzuola
bianche in delle lenzuola rosso fuoco, fargli prendere fuoco o far
esplodere la
lampada o assumere le sembianze dei miei.
Vorrei..
Non
so nemmeno io cosa voglio, a essere sinceri, una vocina sussurra
“Tom”, l’altra
dice che lui è interessato a me solo per studiarmi.
Ora
spero tacciano entrambe ho bisogno di dormire, domani ho scuola e non
posso
certo saltare come oggi, anche se sarebbe bello.
In
preda a questi pensieri contradditori mi addormento cadendo in un nero
senza
sogni né incubi.
Qui
c’è solo pace.