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Autore: Kiaretta_chan_94    14/06/2008    3 recensioni
Perché non sempre le favole hanno un lieto fine...
C'erano una volta due ragazzi.
Lei amava lui, lui amava lei.
E' vietato inserire il doppio tag br nelle introduzioni.
Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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There is not an Happy Ending.

 

Perché non sempre le favole hanno un lieto fine….

 

 

 

 

 

C’erano una volta due ragazzi.

Lei amava lui, lui amava lei.

 

 

-Avanti, ridammelo!

Rise, facendo segno di no con la testa.

-Su, non fare lo scemo.

Per tutta risposta lui alzò la mano, mettendo fuori portata il prezioso bottino.

Lei lo fissò, imbronciata.

-Me lo vuoi dare o no?- sbottò infastidita, allungandosi sulle punte dei piedi, tentando inutilmente di afferrare il casco dalle mani del fidanzato.

-Soltanto se mi dai un bacio- replicò lui divertito.

-No!-

-Allora niente…-

Fece dondolare in modo provocatorio la preziosa protezione da un braccio all’altro, senza distogliere lo sguardo dalle iridi chiare della ragazza, che si stavano accendendo di irritazione.

-Questo è un ricatto!-

-Già, può darsi.-

-E io non cedo ai ricatti!-

-Ah, no?-

-No!-

-E se te lo chiedessi per favore?-

Tentennò, titubante. Lo sguardo le cadde sull’espressione maliziosa di Mattia, sul suo sorrisetto [così dannatamente sexy] provocatorio, per poi indugiare sulle sue labbra.

E infine, cedette.

-Oh, e va bene- bofonchiò.

La sua espressione si fece raggiante.

-Sul serio, Aly? E io che mi aspettavo di doverti tediare tutta la sera, testarda come sei! Allora almeno un po’ mi ami…-

-In realtà devo tornare a casa presto.- puntualizzò seccata.

Tanto per non dargli l’ultima parola.

-Fa niente…- ribatté lui, avvicinandosi.

Lei si alzò sulle punte, e gli schioccò un bacio veloce sulle labbra.

-Solo questo?- fece Mattia deluso.

-Domani avrai il resto! E adesso dammi quel casco.-

Lui, però, glielo lanciò.

Aly vide inorridita il suo casco nuovo di zecca atterrare rovinosamente sull’asfalto della strada, per poi urtare contro la marmitta di metallo di uno dei due motorini parcheggiati vicino a loro.

-Oh, no!-

Corse, si chinò, l’afferrò.

-Magnifico! Si è rotto!- gemette, per poi mostrare con aria accusatoria la fibbia staccata dalla plastica nera al ragazzo alle sue spalle. –E adesso come faccio?-

 

Lei, nonostante le apparenze,

avrebbe dato la vita per lui.

 

Sorrise, colpevole.

-Dai, ti do il mio.- tolse il brillante casco nero dalla sella del motorino.

-E tu come fai, genio?-

-Vado senza, ovvio!- fece tranquillo.

 

Lui, nonostante non lo sapesse,

avrebbe dato la vita per lei.

 

-Non sono sicura…-

-Se non te lo metti tu, te lo metto io!- affermò. –E comunque, lo sai, sono un asso nel guidare!- sentenziò trionfante.

-Mah, se lo dici tu…-

Quando le passò il casco, sentì qualcosa annidarsi nei pressi nel suo stomaco, facendole venire una sorta di fitta dolorosa.

Ma non ci badò. Non allora.

Solo quella sera, abbracciata al suo cuscino annegato di lacrime, avrebbe pensato che forse, qualcuno da lassù aveva voluto lanciarle un avvertimento.

Ma lei, ignara, non lo aveva ascoltato.

 

***

 

 

L’asfalto sotto di lui scorreva veloce, grigio e bianco si mischiavano al blu cupo che portava con sé la luna, ogni sera.

Il tachimetro segnava gli ottanta chilometri orari.

I capelli volavano liberi, scossi dal vento.

E poi, l’incrocio.

L’auto.

La luce.

Il botto.

E poi…

…semplicemente il nulla.

 

 

-Non l’ho visto arrivare, il semaforo era verde, era nel torto, lui…! Andava troppo veloce! Giuro…

-Va bene, ora basta. Circolare! Fate spazio, gente!

Rinvenne.

Vide il cielo scuro di Roma, quasi del tutto privo di stelle.

Sentì il rumore delle sirene dell’autoambulanza, le voci concitate.

-Ragazzo! Ragazzo! Sei sveglio? Rispondi! Non chiudere gli occhi!

Provò a muovere un dito.

Il pavimento era scivoloso.

No, era asfalto.

Perché sentiva del liquido, sotto le dita? Che cosa stava succedendo?

-Non muoverti, ragazzo. Rischi di perdere altro sangue.

…sangue?

Faticosamente, cercò di ricordare.

Luce, buio, dolore.

L’auto.

L’auto!

Aveva fatto un… incidente?

Era tutto così irreale…

-Sta peggiorando! Presto, portatelo dentro!

-Resisti, accidenti, resisti!

Ma perché tutto questo?

Non poteva essere ferito alla testa. Lui aveva il casco. Lui portava sempre il casco.

Che cosa c’era da preoccuparsi?

Aveva diciotto anni, e non era mai andato in motorino senza.

Tranne…

Tranne quella sera.

Ah, giusto. Il casco lo aveva dato ad Aly.

Perciò, adesso stava per morire?

Che peccato! Che morte stupida.

-No! Non chiudere gli occhi! SVEGLIATI! SVEGLIATI!

Ciao, Aly. Ti ho amata tanto.

 

 

 

-Casa Guerrieri?

-Sì?

-Signora, suo figlio ha avuto un incidente…

 

 

-No.

-Alessia, ascolta…

-No. No.

-Aly…

-NO! Lui non può essere morto! Questa è una cosa assurda, succede solo in quelle fottutissime soap opera! Non a me! Non a lui!

-Ti prego, cara, ascolta…

Non stette a sentire altro.

Corse in camera, senza vedere veramente il percorso, gli occhi offuscati di lacrime.

Si fiondò sul letto, afferrò quel casco maledetto, si precipitò alla finestra, lo lanciò giù.

Lo guardò cadere, atterrare nel cortile.

Poi, si accasciò a terra.

 

Mentre piangeva, sul cuscino, si chiese il perché.

Erano bravi. Erano buoni. Si amavano.

L’utilizzo del verbo al passato la colpisce al cuore, una stilettata che affonda lentamente, dolorosamente.

Non ce la fa.

Non può sopportarlo.

Si alza, corre in bagno, spalanca le ante di un mobiletto.

Alla ricerca disperata di un rasoio.

Tagliarsi le vene. Morire. Raggiungerlo.

Tutto bene. Tutto semplice.

La mano che cerca frenetica, si blocca.

Le lacrime smettono per un attimo di scendere, la bocca si spalanca.

Ed Aly rimase lì, con l’arto ancora appoggiato vicino ai suoi assorbenti che ha intravisto di sfuggita.

Rendendosi conto di avere saltato un ciclo.

 

-Buongiorno.

-Buongiorno! In che posso servirla?

La mano corre al ventre, inconsapevolmente.

-Potrebbe darmi un test di gravidanza?

 

 

A volte nemmeno le favole hanno un lieto fine.

Però, qualche volta, arriva qualcosa,

un nuovo raggio di sole,

uno scopo nella vita,

qualcuno da amare.

 E così, ci si rende conto, cadendo e rialzandosi e soffrendo e asciugandosi le lacrime…

che vivere può essere una cosa meravigliosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine

 



Eventuali similitudini con altre storie sono assolutamente involontarie. Provvedete ad avvisarmi in questo caso, e io verificherò e cancellerò la storia se vi saranno punti evidenti in comune.
Le recensioni sono sempre ben accette.
Grazie per aver letto.
Ringraziamenti ancora più devoti a chi commenterà.



  
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