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Autore: redseapearl    08/02/2014    7 recensioni
“Ecco, il giornale!” esclamò, del tutto fuori luogo. Gli altri due lo guardarono come se si trattasse di un pazzo. Kise si affrettò a spiegare. “Riguarda quello che stavamo dicendo prima. Ho notato che tutte le ragazze oggi stanno leggendo il giornale della scuola in modo… come dire… appassionato.”
Kise e Aomine guardarono Kuroko nella speranza che lui potesse risolvere quell’enigma al femminile.
“Ehm… probabilmente è dovuto alla storia che è stata pubblicata proprio oggi” spiegò l’interpellato come se fosse la cosa più logica del mondo. Tuttavia, vedendo le espressioni da triglia lessa dei due amici, realizzò che doveva essere più chiaro. “Sul giornale di oggi hanno pubblicato il primo capitolo di una fiction. Si prospetta essere una storia d’amore, suppongo sia per questo che molte ragazze ne siano attratte.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Anonymous

 

 

Per il bene di Kise

 

 

 

Il sogno di ogni ragazza della scuola media Teiko era lo stesso per tutte (tranne Momoi): trovare Kise Ryota fuori dalla propria aula, in trepidante attesa di lei.

Nakamori Haruka, studentessa del terzo anno rinchiusa nel corpo di una bambina delle elementari, unico membro femminile del club di giornalismo, appassionata di yaoi estremo, non faceva eccezione. Lo vide non appena svoltò l’angolo del corridoio che portava alla sua aula. Bello come un dio greco, poggiato al davanzale della finestra di fronte la porta come se stesse posando per una copertina e, soprattutto, con lo sguardo puntato su di lei. Era il sogno nel cassetto di qualunque ragazza (tranne Momoi), se non fosse stato per un dettaglio, neanche tanto piccolo, che stonava come una bara in bella vista ad una cerimonia nuziale. Accanto a Kise, vi era uno spazientito Aomine Daiki che, non appena notò la sua preda mancata per un soffio il giorno prima, sembrò pronto a saltarle addosso come una tigre inferocita.

Nakamori si bloccò di colpo, ma i due ragazzi rimasero lì fermi dov’erano. Sapevano che ben presto sarebbe dovuta entrare in classe e lei, di contro, sapeva cosa volevano. Deglutì, si fece forza, e avanzò come un condannato verso il patibolo. Quanto meno, la presenza di Kise avrebbe reso più dolce quell’agonia.

“Buongiorno Nakamori-san!” la salutò Kise, col suo sorriso smagliante.

Aomine emise un mugolio indecifrabile. Si erano accordarti per lasciar parlare Ryota, perché Daiki, a detta dello stesso compagno, con le ragazze era indelicato come un orso di foresta.

“Buongiorno a te, Kise-kun” rispose lei, ignorando deliberatamente l’orso.

Nakamori-san, ieri ti abbiamo spaventata, ma non era nostra intenzione farti nulla di male. Ecco, volevamo semplicemente chiederti una cosa.”

“So cosa volete, ma la risposta è no: non le avrete mai!” Di fronte alla prospettiva di essere derubata di uno dei suoi beni più preziosi si risvegliò all’istante tutta la sua baldanza.

“Di cosa stai parlando?”

Aomine non riuscì più a trattenersi. Sapeva che lasciare le cose in mano a quell’incapace di Kise avrebbe portato la storia per le lunghe e di fatti non si era sbagliato. “Avanti, confessa! Sei tu l’autrice della storia sul giornale, vero?”

Aominecchi!” lo richiamò l’amico con tono di rimprovero mescolato a rassegnazione.

“Cosa? Io! Magari lo fossi! No, mi spiace, ma avete preso un granchio.”

“Non fare la difficile: non potrebbe esserlo nessun altro!” Aomine avanzò sovrastando la ragazza con la sua ombra imponente, ma lei non si scansò di un centimetro. La sera prima era sola, ma di giorno, all’interno della scuola, era pieno di testimoni: Aomine non avrebbe potuto alzare un dito su di lei.

“E io ti dico di no!”

“E allora perché ci stavi spiando? Stavi raccogliendo materiale per la storia, no?”

“Sbagliato. Scattavo solo qualche foto di voi due. La coppia AominexKise attira molta attenzione, ormai.”

“Coppia AominexKise?” le fece eco Kise. “Perché il mio nome viene messo per secondo?”

“Be’, l’ordine dei nomi indica il ruolo che ognuno ha nella relazione. Chi sta dopo significa che è il passivo” spiegò Nakamori con la stessa serietà con cui avrebbe insegnato a risolvere un’equazione di secondo grado.

“Passivo… quindi, vuol dire che io… sarei…”

“Non abbiamo tempo per questo!” li interruppe Aomine, sul volto un leggero rossore per la piega che la conversazione aveva preso. “Dacci le foto, subito!”

“Mai!” Nakamori si strinse al petto la cartellina marrone, rivelando ad Aomine dove nascondeva i preziosi scatti che aveva rubato agli ignari giocatori.

“Non costringermi a…”

Aominecchi, per favore.” Kise, ripresosi dall’imbarazzo, mise una mano sulla spalla del compagno, invitandolo a farsi da parte e lasciare tutto in mano sua.

Nakamori-san…” soffiò gentile e prese tra le sue la piccola mano destra della ragazza, “… in questi ultimi tempi la nostra dignità è stata brutalmente calpestata più volte. Consegnami quelle fotografie, te ne prego. Te ne sarei davvero, davvero riconoscente.”

La presa di Nakamori sulla cartellina si allentò, facendola cadere rovinosamente a terra. Sentì le guance andare in fiamme e poi tutto il corpo, come se si stesse sciogliendo a fuoco lento, rischiando di diventare più bassa di cinque centimetri abbondanti. “Kise-kun… se me lo chiedi così…” Prese la cartellina, l’aprì e tirò fuori le foto. Le consegnò nelle mani di Kise come una devota che porge dei doni alla propria divinità.

“Grazie, Nakamori-san, sei stata tanto gentile.”

Allontanandosi lungo il corridoio, Kise sventolava le foto come un trofeo davanti al naso di Aomine, soddisfatto di essere riuscito lì dove il suo idolo aveva fallito.

“Sì, sì, bravo… diamo un’occhiata a queste foto, piuttosto.”

Le sfogliarono velocemente per assicurarsi che non ci fosse nulla di compromettente: loro due durante gli allenamenti, Kise che usciva dallo spogliatoio, Aomine che lo seguiva, loro che parlavano all’angolo del marciapiede. Kise ripensò subito alle ultime parole dette dal compagno ‘Invece io conosco bene i tuoi sentimenti’; temeva e al contempo smaniava di sapere cosa significassero.

“Mi era sembrata sincera” disse Aomine.

“Dunque non è lei l’autrice che stiamo cercando.”

Aomine sospirò di frustrazione. Erano di nuovo punto e a capo. A breve sarebbe uscito il nuovo capitolo e, stando a come si concludeva il terzo, la cosa si prospettava molto, molto, molto imbarazzante. Mancavano pochissimi giorni e della vera autrice ancora nessuna traccia.

Nel frattempo, seduta al proprio banco, Nakamori non riusciva a fare a meno di accarezzarsi la mano che Kise le aveva tenuto stretta per qualche secondo. Se la portò alle labbra e pensò che ora poteva anche morire felice.

 

 

Terminata la siesta post-pranzo, Aomine scese dal tetto della scuola per ritornare in classe. A metà strada, si trovò la via sbarrata da una ragazza rigida come uno stoccafisso. Lo guardava con disprezzo, quasi disgusto. Il ragazzo non aveva la minima idea di chi fosse, né di cosa volesse.

“Hai bisogno di qualcosa?” chiese lui, ancora assonnato.

“Sì, ho bisogno di parlare con te. Hai un minuto?”

“Basta che non riguarda la storia del giornaletto scolastico” ne ho le scatole piene, avrebbe voluto aggiungere, ma si trattenne.

“Si tratta di Kise-sama.”

Sama?”

“Sì, mi chiamo Usaki Akane e sono la presidentessa del primo fan club ufficiale di Kise Ryota.”

Aomine la guardò come se davanti avesse una pazza con tanto di camicia di forza, ma aveva imparato che le ragazze a volte perdevano davvero la testa (un esempio era Sastuki quando parlava di Tetsu) e facevano le cose più assurde (sempre Sastuki). “Oh, e cosa c’entra questo con me?”

“Io e tutte le ragazze del club siamo molto preoccupate per il nostro Kise-sama. Non solo il suo atteggiamento nei nostri confronti si raffredda di giorno in giorno, ma in generale lo vediamo molto provato e spento.”

“Ripeto: cosa c’entra questo con me?”

“Sei tu la causa del suo malessere” lo accusò Usaki, aspramente.

“Io? Non è che magari siete voi che lo asfissiate continuamente ogni giorno?”

“Impossibile! È successo da quando Kise-sama è entrato nella squadra di basket e precisamente da quando frequenta te.” Usaki puntò il dito indice contro di lui come se stesse impugnando una pistola. “La tua compagnia è deleteria per l’animo gentile e solare di Kise-sama. Lui si logora nel corpo e nella mente per raggiungere il tuo livello di bravura, si dispera per elemosinare un briciolo della tua compagnia e approvazione, mentre tu lo ripaghi con insulti e angherie.”

“Sai che ti dico? Sei solo una pazza e non intendo stare qui a farmi insultare da te. Me ne vado” disse Aomine, avviandosi verso le scale per scendere al primo piano.

“Se sei suo amico, se ci tiene a lui anche solo un minimo, faresti meglio a stargli lontano e a non farlo soffrire più” lo ammonì Usaki, dalla cima delle scale.

Aomine posò piede sul pianerottolo nell’istante in cui la voce della ragazza si zittì. Parlava come se sapesse come stavano davvero le cose, ma ciò era impossibile. Nessuno, eccetto il diretto interessato, poteva essere a conoscenza del fatto che Kise avesse un’infatuazione per lui. Però, ciò che Usaki gli aveva detto non era del tutto falso.

Kise lo amava e lui non poteva ricambiarlo…

Kise sapeva essere davvero terribile a volte, ma Aomine non voleva essere la causa della sua sofferenza, per nulla al mondo. Che fare?

Stargli vicino lo avrebbe fatto penare, alimentando in lui l’illusione che forse dalla loro amicizia sarebbe potuto scaturire qualcosa di più. Di contro, allontanarlo gli avrebbe arrecato comunque dolore. Le prospettive erano due: una lenta agonia nel primo caso o una sofferenza intensa ma breve nel secondo.

Forse era meglio la seconda opzione. Kise ne avrebbe sofferto, ovvio, ma se ne sarebbe fatto una ragione, lo avrebbe dimenticato e, quando le loro strade si fossero divise ai superiori, avrebbe trovato qualcun altro su cui riversare i suoi sentimenti.

Sì, avrebbe fatto così: avrebbe costruito un muro tra lui e Kise, così da preservarlo da un’orribile delusione futura. Semplice, no?

 

 

Quella stessa sera, conclusi gli allenamenti, dopo aver riposto le attrezzature nello stanzino, i ragazzi della squadra si avviarono verso lo spogliatoio, tranne uno.

Aominecchi, che ne dici di qualche uno-contro-uno?” propose Kise.

“No, non mi va” rispose freddamente l’interpellato, senza neanche voltarsi per guardarlo.

Kise sbarrò gli occhi a quel rifiuto. Ma come? Il giorno prima lo aveva persino rincorso fuori dalla scuola, offeso per il suo comportamento schivo, e adesso quello che lo ignorava era proprio lui? Era assurdo quel cambio di atteggiamento nell’arco di ventiquattr’ore. “Ma ieri tu stesso mi dicesti…”

“Ieri era ieri” lo interruppe Aomine, anche questa volta senza fermarsi o degnarlo di uno sguardo. Uscì dalla palestra, lasciando un confuso quanto rattristato Kise solo, in mezzo al campo. Anche se all’esterno poteva sembrare che non gliene importasse nulla, in realtà era stato più difficile di quanto pensasse. Non era facile troncare di punto in bianco un’amicizia, senza motivo apparente, per giunta, ma era la soluzione migliore. Lo faceva per Kise e per il suo bene. Doveva focalizzarsi su questo pensiero e basta. Aomine non era tipo da pensare troppo agli altri, ma con Kise non gli riusciva così facile. Perché poi? Era un rompiscatole in tutti i sensi, strillava in continuazione e dove c’era lui c’era sempre un gran casino tutto intorno… ma per qualche ragione ci teneva a lui.

Tutta colpa di questa maledetta storia e di quel dannato diario, pensò. Mi sto facendo suggestionare troppo!

 

 

Kise, immobile come una statua, veniva lentamente sepolto dalle sue stesse domande: cos’altro era successo adesso? Possibile che Aominecchi fosse rimasto offeso dalle sue parole? ‘…anche tu non capisci bene i sentimenti delle persone che ti sono vicine…’

No, era assurdo. Lui non era un tipo da prendersela per così poco. E allora cosa? Non ci capiva più niente. Aomine era il ragazzo più semplice da comprendere, sotto alcuni aspetti, ma negli ultimi tempi era diventato più complicato di un sudoku.

Kise lanciò la palla che ancora teneva in mano contro la parete di fronte, imprecando e tremando. Aveva solo voglia di sfogare la propria rabbia in qualche modo. Aominecchi scivolava via come acqua tra le dita e lui, per quanto tentasse di serrarle, non riusciva a trattenerlo in nessun modo. Si stava solo torturando, lo sapeva. Desiderava stargli accanto ogni momento della giornata, ma sapeva che il compagno non avrebbe mai al mondo ricambiato i suoi sentimenti. Era come perdere continuamente contro di lui. La sconfitta era amara, ma gli piaceva, perché aveva trovato qualcuno che sapesse stimolarlo. Era proprio un masochista, doveva riconoscerlo.

Immerso in questi pensieri, non si accorse di una persona che, cautamente, gli si era avvicinato alle spalle. “Kise-kun.” Kise sobbalzò. In un primo momento pensò si trattasse di Kuroko, ma quando si voltò vide i grandi occhi marroni di Nakamori Haruka, ingigantiti dalle spesse lenti degli occhiali, guardarlo con compassione, come se stesse osservando un cucciolo che tremava dal freddo.

Nakamori-san. Che ci fai qui? Non dirmi che ci stavi spiando?”

“No… cioè… non proprio… non ho fatto fotografie, comunque” rispose lei.

“Mi devi scusare, ma non è proprio un buon momento questo” le disse Kise, sperando che la ragazza cogliesse l’antifona e lo lasciasse solo per un po’.

“Lo so, ho visto tutto. Proprio per questo ti sono venuta a parlare.” Ora Kise le rivolse la sua più totale attenzione. “Dopo l’ora di pranzo, stavo… ehm… casualmente… seguendo Aomine-kun, quando ho visto Usaki Akane, la presidentessa del tuo fan club, a cui tra l’altro sono iscritta con la tessera numero quarantotto, tra l’altro, fermarlo per parlargli.”

Usaki-san? E cosa si sono detti?” Lentamente i pezzi iniziarono a combaciare e rivelare il disegno completo.

“Non lo so, ero troppo lontana per sentire. Ma da quel momento in poi Aomine-kun è stato molto pensiero e adombrato. Penso che sia per questo che prima si è rifiutato di giocare con te.”

Aominecchi è proprio un idiota. Grazie, Nakamori-san. Ora ho capito tutto. Ma perché ci tieni così tanto ad aiutarmi?”

“Oh, voi due siete una coppia così bella! Io faccio il tifo per voi, sai? E poi preferisco vederti con Aomine-kun piuttosto che insieme a qualche altra ragazza!” Gli occhi di Nakamori iniziarono a brillare come pepite: era entrata in quella che i suoi compagni giornalisti definivano ‘Yaoi mode on’.

Kise si allontanò da lei finché era ancora in tempo. Doveva raggiungere Aominecchi e parlargli al più presto. Arrivò a pochi metri dallo spogliatoio quando lo vide uscire in compagnia di Kuroko. “Aominecchi, dobbiamo parlare” gli disse, prima ancora di raggiungerli.

“Ho da fare, non posso fermarmi. Andiamo, Tetsu” ma Tetsu era già sparito. “Piccolo…” imprecò a mezza voce. Lo detestava quando spariva così, lasciandolo sadicamente solo tra le grinfie di Kise.  

 

 

 

Note dell’autrice

Non c’è pace per i nostri eroi! Purtroppo c’è sempre qualcuno pronto a mettersi in mezzo, ma se così non fosse non ci sarebbe nemmeno gusto :P Sono un po’ sadica, lo ammetto XD

Ho aggiornato un po’ prima del previsto, per farmi ulteriormente perdonare del ritardo con cui è uscito il capitolo precedente ^^ Non manca moltissimo alla conclusione della storia in realtà, ma qualche altro piccolo intoppo ci sarà. Sono felicissima di aver ritrovato alcune vecchie lettrici e anche di nuove! Al prossimo capitolo ;)

   
 
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