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Autore: Tomoko_chan    08/02/2014    5 recensioni
Una tradizione lega Naruto e Hinata fin da quando erano piccoli. Si ritrovano, ogni anno, mentre cade la prima neve dell'inverno su Konoha, per osservare l'unico fiore che continua a crescere testardo nonostante le intemperie: l'Elleboro, la rosa di Natale, un fiore che significa liberazione, liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita. Un fiore che li accomuna, che li vedrà conoscersi, innamorarsi, invecchiare.
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Quando cade la neve, tutto viene coperto dal silenzio. E’ il modo di zittirci della Natura. Ferma e guarda silenziosa, ci dice, gettando questa coperta bianca sul paesaggio. E’ l’unico fenomeno davvero silenzioso, la neve: il fulmine esplode in un boato, la pioggia scandisce il tempo, il vento sussurra, mentre la neve ci abbraccia col suo silenzio assordante.
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Prima classificata al contest "Winter Contest {NaruHina}" indetto da Dolcemente Complicata sul Forum di EFP, e vincitrice dei premi "Miglior Hinata", "Migliore grammatica", "Premio Originalità".

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Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Più contesti
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Elleboro - Forza e Rinascita.
 
Comunemente chiamato rosa di Natale,
l’Elleboro è il fiore da regalare a chi si appresta
a iniziare una nuova avventura o ha voglia di cambiamento.
Il suo significato è quello di liberazione:
liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia, e dunque rinascita.

Capitolo 3, Ricordi di neve.
 
Non si sentiva affatto stanca: ne era fiera.
Aveva corso per due giorni interi, quasi completamente senza pause, dopo una missione di due lunghe settimane.
C’era stata la guerra.
Le pareva ancora impossibile, a pensarci, ma le cicatrici che aveva sparse sul corpo e sul cuore ne erano la dolorosa testimonianza. Sul cuore, sì… Neji era morto.
Ecco perché non poteva crederci. Aveva partecipato ad una guerra ed il suo Neji-nii-san era morto da eroe, per proteggere lei e Naruto.
Già… suo cugino, il suo eroe personale, aveva salvato Naruto, l’eroe delle cinque terre, da una morte certa, dandogli la possibilità di sconfiggere Obito, il Juubi e Madara. Insieme a Sasuke, per giunta, che dopo la guerra era tornato a Konoha da eroe, tanto quanto Naruto.
Un po’, era anche merito suo… non poteva fare a meno di pensarci. Aveva affiancato Naruto nella battaglia, lo aveva ridestato dalla trans in cui era caduto quando Obito gli stava facendo il lavaggio del cervello. Gli aveva dato man forte, letteralmente, ricordandogli tutti i motivi che aveva per vincere quell’assurda guerra. Un po’, era anche merito suo.
Subito dopo la guerra, la foglia aveva reclutato tutti coloro che avevano dimostrato di esserne degni -e che non riportavano ferite gravi- come Ambu.
I confini erano deboli, la stessa Konoha andava ricostruita da zero: non potevano assolutamente rischiare di essere attaccati nuovamente da qualche approfittatore. Così, lei era diventata un Ambu, ed insieme a Kiba, Shino, Ten Ten e Rock Lee, era entrata a far parte di una nuova squadra  che riceveva ordini direttamente dall’Hokage. Per tre lunghi mesi era stata lontana da casa ad intermittenza, facendo lunghe missioni, difficili quanto segrete.
La guerra l’aveva forgiata, rendendola una Kunoichi perfetta: forte, slanciata, agile, resistente, silenziosa, abile col chakra, nel taijitsu, nel ninjutsu e nel genjutsu , intelligente e responsabile.
Era stata spesso lodata dal suo comandante, perché cercava sempre di migliorarsi. Non aveva mai commesso un errore, fino a quel momento, e si era concentrata anima e corpo per diventare un’ottima Kunoichi, cercando di pensare il meno possibile a Neji.
Quella sera, tornando a Konoha, nevicava. Adorava la neve, erano anni che non si fermava a guardarla, come faceva una volta. Le mancava molto stare lì, assorta, rilassata, così, dato che non si sentiva affatto stanca, dopo aver fatto rapporto insieme agli altri a Tsunade-hime, decise di fare una passeggiata per il villaggio, ancora in costruzione.
Riconobbe qualche chiosco che aveva resistito alla guerra ma, mentre girava per le stradine, incontrava soltanto case nuove, tutte uguali, tanto diverse da come ricordava Konoha. Più avanti, c’erano ancora altri edifici in costruzione, materiale di recupero, utensili vari. Una Konoha divisa, spezzata, mezza nuova, mezza vecchia.
La neve scendeva, bianca, a coprire i resti di quel marciume di città. Con un po’ di quel candore, Konoha le sembrava già più bella. Ricopriva lentamente ogni angolo del villaggio, che lei, senza accorgersene, girò in lungo e in largo, per poi finire nel bosco tanto amato, ancora intatto.
I piedi di Hinata ricordavano perfettamente il tragitto da fare, le orme da imprimere nella neve, quanti passi fare per arrivare lì, al suo albero biforcuto, ai suoi fiori testardi.
Un pensiero le balenò in testa all’improvviso: doveva tornare lì, ai ricordi migliori della sua infanzia, cresciuta, mostrando a quel bosco bianco e puro la nuova Hinata.
Rimise la maschera da Ambu, bianca con disegni celesti, saltò su un albero, tanto silenziosa ed agile che non cadde nemmeno la neve, attraversando lesta il bosco. L’ultimo albero su cui si posò era quello tanto sognato, quello con quella forma strana e particolare, dal quale scivolò un po’ di neve.
<< Ehi, tu! >> una voce forte e arrabbiata anticipò un gancio destro che riuscì ad evitare, spostandosi alle spalle dell’avversario che l’aveva attaccata.
Era pronta ad attaccare e, in un millisecondo, guardò il suo nemico, riconoscendo l’uomo alto che aveva di fronte principalmente perché aveva una folta e scompigliata chioma bionda.
Contemporaneamente, decise di non rispondere all’attacco, ma lui ancora non l’aveva riconosciuta, così si voltò e l’attaccò con un Kunai.
<< Naruto, fermo, sono io! >> urlò, bloccando l’arma ad un centimetro dal suo petto, premendo forte i palmi sulla lama.
Il biondo strabuzzò gli occhi, confuso da quella frase, ed Hinata si tolse la maschera per farsi riconoscere. Naruto allora la riconobbe, incredulo, sgranando gli occhi.
<< Hinata! >>  esclamò, ancora stupito << Scusa se ti ho aggredito, ma non ti avevo riconosciuta e… wow. >>
Hinata gli sorrise, davvero felice di rivederlo per la prima volta dopo la guerra. Rimasero per un attimo a guardarsi, entrambi estasiati.
Lui, solita benda attorno al viso e agli arti, più alto, ormai uomo, nel suo grande cappotto bianco sporco, forse regalo di qualche anima pia che non voleva che l’eroe comune prendesse la febbre al freddo della neve.
Lei, maschera in mano, capelli lunghissimi legati in una coda bassa costellata dai fiocchi di neve, maglioncino nero, pantaloni neri, corazza in ferro battuto per proteggere il busto dagli attacchi dei nemici. Più alta, più bella, più donna.
<< Sei così… diversa. >> mormorò il ragazzo, incredulo << Bella. >>
Hinata arrossì. Non era affatto abituata ai complimenti di Naruto: per poco tempo si erano visti da quando lui era tornato dall’allenamento con Jiraya, ed intanto ne erano successe di tutti i colori. Non avevano mai avuto davvero il modo di parlare da soli o, come facevano da piccoli, di condividere in un silenzio estasiato momenti preziosi come quello. Perciò, nonostante fosse cresciuta, cambiata, diventata più forte e un ninjia affermato, si sentiva ancora bambina, ancora in imbarazzo, sotto le semplici attenzioni di quel ragazzo amato così a lungo.
<< Non sapevo che fine avevi fatto! >> cominciò il biondo, parlando a raffica << Pensavo mi venissi a trovare, mentre ero bloccato in ospedale, invece non ti sei mai fatta vedere! Mi hai fatto preoccupare da morire, ‘tebayò! Così sono venuto qui, con la speranza di incontrarti! Ti trovo e non ti riconosco perché sei diventata un Ambu! Ed io sono ancora un genin! >>
Si guardarono, per un attimo, entrambi allibiti da tutte le parole che Naruto era riuscito a pronunciare in meno di mezzo minuto, per poi sbottare in una fragorosa risata.
Quando la risata si smorzò – e ce ne volle di tempo – Hinata guardò Naruto con occhi che sembravano brillare per la felicità.
<< Insomma, ero così felice perché avevamo vinto la guerra e perché potevo rompere le palle a Sasuke, che è in stanza con me nell’ospedale… Mi sono sentito così libero, eppure c’era qualcosa che mancava! Non facevo che pensare a dove fossi finita! >>
<< Perdonami, Naruto, ma come vedi ho avuto da fare… >> spiegò, la voce dolce << Sono davvero felice per te. >>
<< Dimmi, com’è essere Ambu? >> chiese, curioso come un bambino.
<< Non posso dire niente, lo sai! >> mormorò lei, con un mezzo sorriso sulle labbra.
<< Sei stata via molto? >>
<< Quasi tre mesi >> rispose lei, un poco rossa in viso per tutte quelle attenzioni.
<< Allora devi essere stanca! >> la guardò preoccupato, per poi togliersi il cappotto << Ed infreddolita. >>
Gli mise il suo cappotto sulle spalle, avvicinandosi a lei. Il suo viso era diventato talmente rosso da essere visibile di notte. Poi, Naruto si ricordò di avere indosso il suo pigiama arancione, così si imbarazzò a sua volta.
<< Ti prego, non prendermi in giro! >> disse, con una risata isterica.
Hinata si strinse nel cappotto, che aveva odore di arance, dal quale rimase inebriata. Poi gli sorrise, sperando che lui non l’avesse colta su fatto.
<< No, anzi, grazie. Sei gentile. >> sussurrò lei, con uno sguardo molto grato.
Lui si portò una mano sulla nuca, com’era solito fare, scompigliandosi i capelli.La mora si scostò, fece qualche passo, per poi piegarsi sulle ginocchia.
Ancora una volta, si fermò ad ammirare quei fiori incantati che era stato lui, Naruto, a farle vedere per primo.
Infatti, lui la seguì poco dopo.
<< Sai, mentre sei stato via in questi anni, ho avuto tempo per informarmi su questo fiore. >>  disse, flebile, cominciando a spostare la neve dalla pianta << Si chiama Elleboro, conosciuto anche come “Rosa di Natale”. È simbolo di rinascita, di liberazione da un dolore, da uno stato di angoscia. Si può dire che in questo momento ti rappresenti a pieno. >>
Naruto la guardò dolcemente, scostandole una ciocca di capelli sfuggita alla coda, e lei si beò di quel tocco cercando di non darlo a vedere.
<< E tu, Hinata? Come stai? >> chiese, preoccupato << Spero che tu ti sia liberata dal tuo dolore. >>
La ragazza sorrise, un sorriso che sembrava più una smorfia, con gli occhi cupi e malinconici al ricordo di Neji. Neji che moriva davanti ai suoi occhi.
<< Non ancora, Naruto-kun… ma prima o poi, questo fiore rappresenterà anche me. >>
<< Mi dispiace. >>  mormorò lui, accarezzandole la nuca << Vorrei tanto tornare indietro, impedire che accadesse, impedire che tu soffrissi… >>
Lei lo guardò molto seriamente, lasciandolo interdetto, per poi alzarsi e chinarsi in segno di profonda gratitudine.
<< Ma Hinata, che fai… >> mormorò il biondo, balbettando << Ti prego, sta su! >>
<< Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per le Cinque Terre, per la Foglia, per Konoha, per noi, per me. >>  asserì, con una voce ferma che non sembrava appartenerle, per poi tornare dritta e guardarlo con occhi pieni di commozione << Neji è morto, ma è stato lui a sacrificarsi, a morire da eroe, per proteggere te, perciò lo accetto. Non lo accetterei se fosse morto invano, ma sei riuscito a fare tutto quello che desideravi, a riportare indietro Sasuke, a sconfiggere i nemici, a riportare la pace. Ho sempre creduto in te. Sono sicura che diventerai un ottimo Hokage, Naruto. Il migliore. >>
Il biondo rimase senza parole. La bocca dischiusa, gli occhi sgranati. Aveva cominciato a tremare, commuovendosi per tale fiducia e amore. Non sapeva assolutamente cosa dire, così, istintivamente, l’abbracciò, stringendola forte a sé. Inspirò il suo profumo fresco, infilando una mano fra i suoi capelli per approfondire quel contatto. Lei era rimasta stupita, folgorata. Per anni non aveva desiderato altro che quello, un abbraccio, il suo calore, il suo amore, ed ora non riusciva a crederci.
<< Grazie a te, Hinata-chan. >>





 
*^.^* carini carini i miei Naruto e Hinata <3 *^.^*
Niente, non ho nulla da dire, loro sono così dolci che
parlano da soli. Il contesto in cui è inserito è facile da 
riconoscere: post guerra. Dal prossimo capitolo in poi
si andrà nel What If, ovverò qualcosa di immaginato 
unicamente da me, ciò che potrebbe accadere 
dopo qualche anno dalla guerra. Niente, spero vi piaccia !
A presto,
Tomoko.
 
   
 
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