Fanfic su artisti musicali > MBLAQ
Segui la storia  |       
Autore: SSONGMAR    08/02/2014    4 recensioni
Prendete due persone distanti, distanti in tutti i sensi che possano esistere al mondo e metteteli tra la folla: quante possibilità hanno gli occhi di queste due persone di incontrarsi? Direi una su centomila. Eppure a loro era successo, per un secondo i loro occhi si erano incontrati, i loro sguardi sfiorati, le loro mani toccate e nulla poteva ostacolare quello che stava accadendo. Nemmeno l’oceano.
L’oceano tra noi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Restai immobile ad osservare la schiena di Seungho allontanarsi, mi sembrò di fare un passo in avanti ma in realtà me ne restavo ancora su me stessa. Abbassai lo sguardo e mi lasciai cadere al pavimento, il cuore stava battendo così forte che sentivo come se stesse quasi per lacerarmi il petto. Chiusi gli occhi e mi inarcai in avanti quando una lacrima bagnò il parquet – Mar – una voce preoccupata aveva pronunciato il mio nome. Con gli occhi offuscati dalle lacrime alzai lentamente il capo e tirai su col naso, cercai di aguzzare lo sguardo per mettere a fuoco quella figura che lentamente si avvicinava a me – Mar – aveva detto ancora – Thunder – mi limitai a dire prima di fiondarmi completamente tra le sua braccia.
Sentivo il suo petto aderire perfettamente al mio viso ed i battiti del suo cuore, che teneva il passo col mio,  erano quasi come una dolce melodia. Mi passò una mano tra i capelli facendo affondare le proprie dita e col capo si appoggiò su di esse stringendomi – ci sono io qui, per favore non piangere – sussurrò con la sua voce rassicurante, ma le sue parole non fecero altro che alimentare il mio pianto. Tra le sue braccia mi sentivo al sicuro, mi sentivo tra le braccia di una persona di cui mi sarei potuta fidare ciecamente e per questo motivo le lacrime non facevano altro che cadere indisturbate. Lentamente mi aiutò ad alzarmi e con un fazzoletto asciugò il mio viso – tra poco sarà tutto finito – disse sorridendo – cosa sta succedendo? – chiesi non riuscendo a capire chi fosse la causa di tale scompiglio, ero confusa, angosciata e non ero riuscita nemmeno  a capire le parole di Seungho “ancora lei” aveva detto. Thunder sospirò e sembrò quasi come se qualcosa di molto grande fosse accaduto – vieni, Jae Ha ti riaccompagnerà a casa – disse prendendomi per mano.
Riluttante seguivo Thunder verso la sala in cui ci sarebbe dovuto essere Jae Ha, mi guardai alle spalle e la porta socchiusa della sala prove riportò alla mia mente la dolce melodia che mi teneva stretta a Seungho. Lì, dove tutto aveva avuto inizio, dove le sue labbra umide si erano poggiate sulle mie tremanti per la prima volta; quello rappresentava di certo il luogo in cui ci eravamo accorti di esserci innamorati, proprio come un sogno meraviglioso. Sospirai e lasciai la mano di Thunder fermandomi di colpo – che succede? – chiese lui guardandomi, io me ne restavo con lo sguardo basso – non posso lasciarlo solo – confessai. Avevo causato fin troppi problemi, adesso scappare non era certamente la cosa giusta da fare. Thunder mi guardò comprensivo e sorrise – sapevo tu avresti risposto così, in realtà lo sapeva benissimo anche lui – si avvicinò e scompigliò piano i miei capelli – sei proprio tu, Smoky Girl – disse, lasciando una punta di curiosità interrogativa nel mio cuore.
Con una corsa affannata ci raggiunsero Jae Ha e Joon – stai bene?- gridarono all’unisono quando si accorsero delle lacrime ai lati dei miei occhi, annuii e sorrisi per far capire loro che stavo meglio, ma in realtà non mi sarei sentita meglio affinché tutto non sarebbe andato come sarebbe dovuto andare.
Il mio cuore era preoccupato a tal punto da scoppiare, il concerto era alle porte ed io non avevo fatto altro che causare problemi. Jae Ha si avvicinò a me e si fiondò tra le mie braccia – perdonami – disse, prima di stringermi in un abbraccio che toglieva il respiro. Lo allontanai appena cercando di guardarlo negli occhi ma lui distolse lo sguardo – forse avete bisogno di stare soli – suggerì Thunder col consenso di Joon che, con sguardo serio, aveva annuito al suo consiglio. Li salutai cercando di sorridere il più possibile, ma i miei pensieri erano costantemente con Seungho e nella mia mente la scena non faceva altro che ripetersi. A chi poteva appartenere quella folta chioma bionda?
Una cosa era certa, la persona che stava cercando di rovinarci era una donna, ed io avrei dovuto capire per quale motivo tale gesto, per quale motivo era disposta a fare determinate cose a tal punto da rovinare la carriera di Seungho. Jae Ha tossì appena richiamando la mia attenzione, sobbalzai quando fui sveglia dai miei pensieri – seguimi, ho qualcosa da dirti – suggerì, prima di avviarsi con le mani in tasca.
Lo seguii col cuore in gola e senza fiatare, mi sentii come la prima volta che fummo soli e mi parlò di loro, degli MBLAQ, dei miei idoli che sembravano così irraggiungibili.
Raggiungemmo l’ultimo piano dello stabile e passammo oltre una porta grigia ed arrugginita, Jae Ha l’aprì provocando uno scricchiolio assordante – a quanto pare nessuno sale qui da un po’ – rise prima di stringersi nelle spalle quando una folata di vento lo avvolse. Eravamo sul tetto della J Tune ed io potevo notare gli stabili che ci circondavano. Visti dal basso sembravano così imponenti, ma visti da quella altezza era tutt’altra storia. Capii che era così anche con le persone, avrei solo dovuto guardarli da un’altra prospettiva. Mi avvicinai a Jae Ha e decisi di dare il via alla nostra conversazione, avrei dovuto riempire quella voragine venutasi a creare alla bocca dello stomaco – c’è qualcosa che devi dirmi Jae? – dissi, ma la voce sembrava quasi come se non volesse uscire. Jae Ha mi stava dando le spalle ma in quel momento si voltò a fissarmi, i suoi occhi erano lì decisi puntati nei miei. Con impeto si avvicinò portando le sue mani intorno alle mie braccia e piano mi spinse contro la porta da cui eravamo arrivati – Jae cos.. – non riuscii a commentare, si avvicinò pericolosamente al mio viso e stava per baciarmi ma io non volli, lo strattonai appena prima di spingerlo via – cosa fai? – gridai contro di lui – era per questo motivo che mi stavi chiedendo scusa? – Jae Ha restò immobile con lo sguardo basso – perdonami – ripeté con un filo di voce – io, io vado via – dissi avviandomi alla porta ma lui mi fermò – aspetta – il suo sguardo era un misto di emozioni, nonostante mi rispecchiassi in esso non riuscivo a capire cosa stesse esattamente pensando. Jae sospirò e si poggiò al muro – ricordi il fan sign? – lo guardai in modo interrogativo non riuscendo a capire cosa c’entrasse esattamente. Ormai era passato tanto tempo da allora ma – si – mi limitai a rispondere deglutendo quasi silenziosamente, Jae Ha sospirò – e Seungho era l’unico a mancare, non è così? – chiese pur conoscendo la risposta. Passai nervosamente una mano tra i capelli non badando al vento che li scompigliava appena – Jae puoi spiegarti meglio per favore? – lo incitai, sperando che quell’ansia che mi opprimeva sparisse seduta stante. Jae si avvicinò di nuovo a me ed io istintivamente indietreggiai – fu proprio in quel momento che tutto ebbe inizio – confessò lasciandomi un minuto confusa – Seungho era l’unico presente in sala prove quando la ballerina si infortunò ad una gamba, o almeno era quello che credevamo fosse successo -. Immediatamente la mia mente tornò a quella mattina. Jae Ha era piombato in casa nostra dopo aver lasciato sul mio cellulare mille messaggi. Era il giorno dopo che i miei occhi avevano incontrato quelli di Seungho. A quel punto un sorriso malinconico prese forma sul mio viso. Jae Ha mi aveva parlato della ballerina infortunata e del fatto che Seungho avesse fatto ricadere la colpa su di lui, ma non avevo mai saputo il motivo reale di quel gesto. Guardai Jae Ha quasi supplichevole, volevo sapere, volevo che la realtà mi fosse svelata perché ero stata all’oscuro di tutto per troppo tempo – perché hai appena detto “o almeno era quello che credevamo fosse successo?” – in quel momento quelle parole di Jae Ha non facevano altro che confondermi maggiormente. Era tutto contorto, quel giorno mi disse che Seungho l’aveva combinata grossa, eppure adesso.. – perché non sapevamo quello che realmente era accaduto – portò il suo volto verso di me e mi guardò serio – lei e Seungho stavano provando quando ad un certo punto tentò di baciarlo. Seungho non volle e si staccò, ma lei reagì scaraventandosi a terra. In quel momento Seungho era di spalle e quando si girò la vide lì dolorante, pensò di averla fatta male, di averla ferita in qualche modo e per questo motivo fece ricadere ogni colpa su di lui. La portò in ospedale ma fu ingannato, in realtà lei non si era mai infortunata una caviglia, fu tutta una messa in scena e fu aiutata dall’altra ballerina nonché sua migliore amica – Jae Ha continuava a parlare e a spiegare la realtà dei fatti, ma io mi ero fermata al “tentò di baciarlo” ed ascoltavo senza intervenite né commentare. Adesso ogni cosa si faceva molto più chiara, nonostante le lacrime che intimavano di uscire mi avessero offuscato nuovamente la vista – stai bene Mar? – chiese Jae Ha quando si accorse della lacrima che non ero riuscita a trattenere. L’asciugai immediatamente sorridendo ed annuii col capo – continua – sussurrai, schiarendo piano la mia voce. Jae sospirò ed annuì a sua volta - Seungho ha scoperto del finto infortunio solo quando siamo andati tutti in ospedale, voleva essere il primo ad entrare e mentre era dietro la porta sentì le due ballerine chiacchierare tra loro. Mar.. – Jae Ha sospirò ancora – sono state loro due a creare quelle falsi voci, a seguirvi fino a Busan a pedinarti e ad inviare le foto ai giornali – in quel momento, dopo aver ascoltato attentamente quelle parole, sentii la forza abbandonare il mio corpo. Ciò che mi stava confessando Jae Ha non poteva essere assolutamente vero.
Ero stata trattata con sufficienza, quasi con disprezzo e tutto questo a causa della gelosia.
Passai lentamente una mano stanca sul capo per riavviarmi i capelli, in silenzio, senza scandire parola. Jae Ha mi fissava preoccupato, eppure io continuavo a tenere lo sguardo basso perso nel vuoto.
Il freddo si fece minaccioso e fu per questo che decisi di rientrare – andiamo – suggerii infatti, avviandomi senza attendere risposta alcuna. Jae Ha mi seguì e quando fui sul punto di aprire la porta lui la spinse via con una mano – non ti chiedi perché io ti abbia aggredito in quel modo prima? – sussurrò, mi voltai lasciando che il mio viso fosse ad un passo dal suo, ero così scossa che non mi accorsi nemmeno della situazione. Il vento si alzò piano e fu causa del mio pianto dirotto e spezzato. Feci un nuovo tentativo per allontanarmi ma fui agguantata per un braccio – rispondimi Mar – ordinò, ricevendo il mio silenzio come risposta.
Le sue parole in realtà mi avevano spiazzata, ormai ero così stanca di quella situazione che quasi mi sembrava di non avere più forza in corpo, eppure volevo raggiungere Seungho, ne sentivo fermamente il bisogno. Asciugai le lacrime e mi decisi a parlare – portami da Seungho – dissi quasi singhiozzando. Jae Ha sospirò e si ricompose, in realtà sapere per quale motivo mi avesse aggredita in quel modo era l’ultima cosa di cui avevo bisogno, almeno in quel momento.
Mentre silenziosamente scendevamo le scale ripercossi con la mente tutti i momenti vissuti fino ad ora.
Non avrei mai odiato quella persona per avermi fatto del male, piuttosto avrei provato tanta pena per lei.
Nella mia vita molte persone avevano agito in malo modo nei miei confronti, nessuno mai aveva provato a conoscermi almeno un pochino, erano poche quelle che ci avevano realmente provato, ed erano le uniche persone di cui mi sarei potuta sempre fidare, e tra queste vi era Meg.
Avevano sempre vissuto di giudizi, mi avevano odiata senza alcun motivo e alla fine, smisi di farmi del male e capii che per loro era molto più facile agire in quel modo.
Guardai Jae Ha con la coda dell’occhio e lo vidi a sguardo basso, ora capivo perché lui e Seungho si erano guardati in quel modo allo studio fotografico. Stavo per aprir bocca quando il mio cellulare iniziò a squillare, sullo sfondo il nome di Meg fece capolino. Risposi cercando di sembrare il più calma possibile ma la sua voce mi spezzò del tutto il cuore.

Ringraziai Jae Ha per essere stato tempestivo ed avermi riaccompagnata a casa. Uscii dalla sua auto correndo per dirigermi immediatamente verso il nostro appartamento, poiché fui fermata in prossimità di una stradina che portava al nostro quartiere. Quando fui fuori casa nostra mi fermai a riprendere fiato fuori il cancelletto, avevo un nodo stretto in gola e mi sentivo le gambe tremanti. Meg al telefono stava piangendo disperatamente. Feci un sospiro profondo e mi decisi ad entrare. Apparentemente sembrava tutto tranquillo. Dal fondo del corridoio uno spiraglio di luce si innalzava lungo il parquet, era sicuramente in camera. Mi diressi frettolosamente verso la porta e vi entrai. Meg era sul letto. I suoi indumenti erano sparsi ovunque, in un disordine che solitamente non le era abituale. Aveva il viso bagnato dalle lacrime e stretta tra le mani una foto che aveva vigorosamente stropicciato. Non parlò, non mi disse nulla, ma io avevo già capito tutto. Senza fiatare mi avvicinai e le scostai i capelli dal viso, nonostante fosse più alta di me stando lì rannicchiata sembrava piccola piccola. In quel momento accantonai per un po’ i miei problemi per starle accanto, ciò che stava capitando al suo cuore era forse molto più importante di quello che stava capitando a me. La strinsi tra le mie braccia e lei affondò il suo viso nel mio petto ed in quel momento si lasciò andare. Iniziò ad esprimersi a raffica, usando vocaboli non ben definiti e che a stento riuscivo a capire, ma accarezzandole il capo annuivo ad ogni singola parola. Mi sedetti accanto a lei e le asciugai il viso col bordo della mia maglia, vederla stare male in quel modo faceva stare tremendamente male anche me – è finita Mar – confessò poi tra un singhiozzo ed un altro.
Iniziai a sentirmi strana, iniziai a sentirmi tremendamente ingiusta nei suoi confronti perché sentivo come se in un certo senso il viaggio che avevamo intrapreso fosse stata la causa di tutto – non pensarlo nemmeno – sbottò lei, quasi come se avesse letto nella mia mente – cosa? – chiesi io guardandola – ti conosco Mar e so dalla tua espressione che in questo momento senti di essere la causa della nostra rottura, ma non è così – si asciugò un’ultima lacrima e si girò verso di me – è successo perché doveva succedere, in realtà eravamo in disaccordo già prima che partissi – si strinse nelle spalle e portò lo sguardo verso il basso – sai cosa ti dico? Vorrei conoscere quel genio che ha inventato l’amore, solo per fargli un monumento ed aspettare che i piccioni facciano il loro dovere – in quel momento non riuscii a trattenere una risata, il suo essere sempre ironica anche nei momenti meno adatti mi fece capire quanto in realtà fosse forte, eppure io la conoscevo, sapevo benissimo quanto stesse soffrendo – sei una forza della natura Meg – confessai quindi guardandola negli occhi e stringendole le mani – mica tanto – rispose lei, abbozzando un piccolo sorriso.
Invitai Meg a sfogarsi il più possibile e fui poi pronta a darle i miei consigli per aiutarla. Misuravo le parole e con calma cercavo di capire le sue risposte. Quando si parlava di sentimenti, che fossero miei o di altri, lo facevo sempre con pudore e delicatezza. Meg accolse il mio aiuto e si lasciò andare, confidandomi ogni singola lacuna che le opprimeva il cuore. A volte si mostrava decisa, altre volte si presentava come un cumulo di contraddizioni che sfociavano nell’ipocrisia.
Trascorremmo così il nostro tempo, ordinammo del cibo d’asporto e mandammo al diavolo tutte le persone che ci avevano ferite e fatto del male. Stando con lei mi sentii molto meglio anch’io, perché avevamo parlato a lungo ed entrambe avevamo confessato i nostri problemi. Sapevo che Meg mi sarebbe stata accanto. Lei, l’unica persona in grado di ascoltarmi e di capirmi.
Quella notte scoppiò un temporale furibondo con ponderose raffiche di vento che squassavano gli alberi e fischiavano tra le foglie. Meg aveva sempre avuto paura dei temporali violenti e lo stesso anch’io, ma in quella situazione sentivo di proteggerla e starle accanto più di ogni altra cosa. Così mi infilai nel suo letto e lo feci con molta cautela sperando di non svegliarla, ma quando mi strinse la mano capii che molto probabilmente quei pensieri che le balenavano in testa, erano molto più assordanti di qualsiasi altro temporale.

Il giorno seguente eravamo entrambe assonnate e quasi impresentabili, ma avremmo dovuto ricomporci per affrontare un’altra giornata. Ormai il tempo stringeva, il concerto era imminente.
Accesi la tv e in essa non si parlava d’altro, le immagini dei miei cinque ragazzi e delle fans acclamanti erano all’ordine del giorno.
Meg aveva preparato il caffè ed io intanto me ne restavo rannicchiata alla poltrona, in realtà avrei tanto voluto perdermici dentro. Sbadigliai e delle lacrime si accentuarono agli angoli dei miei occhi, poi il cellulare vibrò. Riluttante lo afferrai e a mia sorpresa era un messaggio di Thunder, mi sentivo un tantino scossa ed emozionata allo stesso tempo. Nel messaggio c’era scritto che andava tutto bene e che Seungho avesse sistemato le cose, speravo col cuore stesse dicendo la verità. Richiamai l’attenzione di Meg e la invitai a vestirsi – andiamo alla J Tune – risposi quando mi chiese la ragione.
Una volta arrivate a destinazione feci, come al solito, un respiro profondo e decisa mi incamminai per affrontare ciò che mi aspettava.
Erano tutti riuniti nell’ufficio del CEO poiché si era svolta una sorta di riunione. Sentivo un piccolo peso sul cuore. Salutai tutti cordialmente e mi accinsi ad ascoltare ciò che avevano da dire – le foto del vostro presunto photoshoot verranno pubblicate oggi insieme a quelle di Busan che scattò Seungho, il tema è lo stesso quindi puoi stare tranquilla – mi sorrise ed io credevo quasi di morire. In realtà avevo seriamente pensato di essere stata solo un peso per loro – mi dispiace averti causato problemi – in quel momento iniziai seriamente a pensare di essere in una candid, il CEO non aveva ragione di scusarsi – oh ma lei, lei non ha ragione di scusarsi. Al contrario, dovrei chiedere io scusa, avrei potuto compromettere la carriera di Seungho, mi dispiace – parlai tutto d’un fiato e mi sentivo quasi svenire, mi inchinai più che potevo e stavo tremando – Seungho è un adulto, è il leader ed è una persona di cui mi fido. So che quello che c’è tra voi è reale. Da CEO della sua compagnia non dovrei parlare in questo modo, dovrei vietare ogni singolo rapporto dei ragazzi con le donne, ma loro non mi hanno mai dato problemi, le loro relazioni non sono mai uscite da queste quattro mura – la voce decisa del CEO era quella che risuonava per l’intera stanza, i ragazzi, compreso Seungho, mi guardavano comprensivi ed annuivano. Tutto quello non poteva essere vero, mi sentivo un po’ come Cenerentola.
- So che non vuoi debuttare, Seungho me ne ha parlato ed hai pienamente ragione. In realtà quando Ji Hoon mi parlò del tuo debutto rimasi scosso, chiunque debutti in questa compagnia deve allenarsi per un determinato numero di anni – ed aveva pienamente ragione. Era quello che avevo sempre pensato, ed era quello che l’ultima volta cercai di spiegare a Jae Ha che, stranamente, non era presente alla “ruinione”.
Sorrisi sincera e mi sentivo sicuramente più leggera – in tutto ciò è giusto che tu sappia questa meravigliosa notizia – il CEO interruppe nuovamente i miei pensieri, mi strinsi nelle spalle ed annuii – un nuovo gruppo sta per debuttare e siccome i giornali sapevano dell’annunciazione di un debutto al concerto degli MBLAQ, ci è parso giusto inserire loro. Si tratta di un duo composto da i rapper del gruppo che debutterà poi nella metà del prossimo anno. Il loro nome è Pro C che sta per “Problem Children” – notizia più bella non mi poteva essere data, se ne avessi avuto la possibilità avrei sicuramente fatto i salti di gioia.
 
Quando la riunione fu terminata mi sentivo un’altra persona. Mi incamminai per i corridoi per raggiungere Meg che intanto mi aspettava nell’atrio principale, quando una mano mi circondò fugace la vita e mi spinse via nella prima stanza che vi si presentava.  Al suo tocco ebbi una scossa lungo la schiena, avrei potuto riconoscere le sue mani anche con altre mille che mi sfioravano. Mi guardai intorno e , a nostra sorpresa, la misteriosa stanza non era altro che la sala delle conferenze. Un’aula ampia con grandi vetrate che portavano alla strada. Seungho si rese conto della situazione e ridacchiò, con tutte quelle finestre la privacy non era il massimo. Lo guardai negli occhi e lui mi regalò uno dei suoi sorrisi capaci di illuminarmi il viso, sentii il cuore battere così forte che quasi si propagava nell’aria spezzando il silenzio, era meraviglioso.
- Vieni ad allenarti dopo? Domani è il grande giorno – mi propose ma io scossi la testa procurandogli uno sguardo interrogativo. Lo guardai affondo, lo scrutai per bene per lasciare la sua immagine impressa nella mia mente, perché nel mio cuore lo era già. Nonostante mi mostrassi tranquilla dentro mi portavo una tempesta, sarei dovuta ripartire e avrei dovuto lasciarlo lì, ormai era quello che mi ripetevo ogni giorno – ormai lei è ritornata ed è giusto che faccia il suo lavoro – confessai, ma nella mia voce vi era una punta di tristezza – sta bene – sorrisi – in realtà lo è sempre stata e.. – abbassai lo sguardo per continuare ma Seungho mi interruppe – tu, tu sai tutto? – chiese quasi mortificato, lo guardai nuovamente negli occhi ed annuii – Jae Ha mi ha raccontato tutto ciò che c’era da sapere – confessai ma lui mi si avvicinò stringendomi forte in uno di quegli abbracci capaci di rompere le costole ma che non fanno male, anzi, fanno tremendamente bene – mi dispiace, avrei dovuto dirtelo io – in quel momento corrugò la fronte ed abbassò lo sguardo, non mi piaceva vederlo così per cui fui io ad avvicinarmi e a permettere che i nostri corpi si unissero nuovamente in un saldo abbraccio. Affondai la testa nell’incavo del suo collo mentre lui affondò le dita nei miei capelli – sono così fiera di te, fiera della meravigliosa persona che sei – sussurrai, solleticando il suo collo col mio respiro. Lo sentii rabbrividire nel mio abbraccio – sono orgogliosa del fatto che tu abbia preferito lasciar correre piuttosto che compromettere la sua carriera nonostante le cose che ti ha fatto, che ci ha fatto – in quel momento la mia voce si spezzò e delle lacrime minacciarono di uscire, ma non volli, non in sua presenza – non sei arrabbiata? – chiese Seungho cordiale – nemmeno un po’ – confessai, cercando di pronunciare il tutto nel modo più dolce e rassicurante possibile. Mi guardò negli occhi fiero, sembrava essere altrettanto orgoglioso di me e la lucentezza che emanavano ne fu la prova. Mi strinsi nelle spalle – io avrei agito esattamente allo stesso modo – confessai cauta – il fatto che lei mi odi, che provi disprezzo per me non sta a significare che io provi la stessa cosa nei suoi confronti, non potrei perché non la conosco e sarebbe stupido da parte mia giudicare qualcuno senza conoscere il suo essere – sorrisi nel pronunciare quelle parole, ma il mio cuore faceva un po’ male poiché le mie stesse parole avevano riportato alla mente dei ricordi non proprio gradevoli. Seungho poggiò le sue labbra sulla mia fronte – è questo che ti rende speciale e meravigliosa – ed ecco che il mio primo battito minacciò di lasciare il petto – il tuo essere umile e sempre te stessa, il tuo essere gentile e solare per qualsiasi cosa, anche quando tutto va storto tu sorridi nonostante le lacrime bagnino il tuo splendido viso – sorrise e col pollice tirò via una lacrima che..ecco, era in caduta libera sulla mia guancia sinistra – ed io tutto ciò l’ho percepito in una volta sola, guardandoti semplicemente negli occhi. Ti confesso che non credo molto nei colpi di fulmine – mi prese la mano e mi poggiò lentamente al muro, sentivo il suo respiro ad un passo da me. La sua voce dolce risuonava in quell’aula vuota e lo stesso nel mio cuore, dentro me. Parlami ancora Yang Seungho, ripetevo tra me e me – io credo che una persona la si deve vivere prima di dire di conoscerla, eppure con te è stato diverso. I tuoi occhi rappresentano lo specchio della tua anima, in essi io capisco tutto e quel giorno mi parlarono. Ricordo ancora perfettamente i riflettori che illuminavano la tua pelle – mi accarezzò ed ecco che un altro battito mi abbandonò lì, inerme – poi le tue lacrime. Non posso dimenticare il modo in cui piangevi quella volta. Avrei tanto voluto saltare giù da quel palco per stringerti e proteggerti. E’ stato in quel momento che capii che in cuor mio ti conoscevo già, era finalmente arrivata la persona che stavo aspettando da ben 27 anni – a quel punto non potei non lasciarmi andare. Mi scostai dal muro e mi fiondai tra le sue braccia, completamente. Con i pugni tenevo stretto tra le dita l’orlo della sua maglia, ed i singhiozzi che partivano dalla mia gola divennero quasi melodia. Tutti quegli anni che avevo trascorso ad amarlo costantemente, così, senza fine. Sapere che adesso era tra le mie braccia, sapere di non essere stata l’unica ad aspettare il suo arrivo. Mi scostò dal suo petto e mi diede un bacio umido, salato, poiché le mie lacrime avevano preso il sopravvento. Ma nonostante vi fosse il loro sapore quello di Seungho era sempre lì, pronto a farmi innamorare di lui come nessuno mai. Ci staccammo e ci guardammo per un tempo non ben definito, ero consapevole dell’espressione da ebete che vi si presentava ogni volta, non riuscivo ad esprimermi perché le parole di Seungho avevano prosciugato del tutto le mie. Avrei voluto dirgli quanto lo amassi a mia volta, ma non ci riuscivo – l’amore non è un qualcosa che si compra. L’amore, così come l’amicizia, è una cosa che va guadagnata mentre altre volte è semplicemente innata, scritta, destinata. Ed è ciò che è capitato a noi – sorrise – con te è sempre stato tutto diverso – confessò ed io sorrisi a mia volta – in cosa è stato diverso? – chiesi con una nota curiosa che si accentuava dentro me – in tutto – confessò lui, portando nuovamente le sue labbra sulle mie, ed aveva ragione.
Perché in fondo a noi l’amore ci era sbocciato dentro, proprio come sbocciano i colorati fuochi d’artificio nel cielo d’estate.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > MBLAQ / Vai alla pagina dell'autore: SSONGMAR