Capitolo 28: Fra tre fuochi, poi salvato
dal Quarto Potere!
Q |
uando
Alan smontò dalla macchina del padre per avviarsi verso l’entrata della scuola,
avrebbe ardentemente desiderato di essere trasparente, onde evitare quegli
sguardi curiosi da parte di tutti gli studenti, fossero o meno compagni di
classe.
Era
sempre la solita storia: quando gli capitava di fare delle assenze che seguissero
una sua operazione (andata regolarmente a vuoto) contro la ladra Saint Tail, le
congetture all’interno dell’Istituto si sprecavano regolarmente: Cosa sarà successo durante l’inseguimento?
Si sarà fatto male o era troppo stanco per tornare a scuola, stamattina? Ed era
troppo stanco per la corsa o per qualche altro motivo…?
Non
occorre precisare che tali voli di fantasia - soprattutto femminili - venivano
regolarmente enfatizzati dai maledetti articoli di Mantano sul Saint Paulia Times, sempre preceduti da stupidi
titoli sibillini, come SAINT
TAIL LA SCAMPA ANCHE STAVOLTA! IL SOLITO CASO FORTUITO? oppure IL PIANO DI CATTURA ERA PERFETTO, MA
Più
volte l’esasperato Alan si era quasi deciso a prendere di petto quel cronista
da strapazzo e ingiungergli di piantarla una volta per tutte con le sue
sciocche insinuazioni, a costo di usare le maniere forti! A trattenerlo era sempre
stato il pensiero di fornire, con tale gesto, la prova concreta e
inequivocabile a tutta la scolaresca della sua tangibile relazione con quella
ladra!
D’accordo,
la “relazione” c’era, ma era pur sempre platonica: Alan Asuka era un
professionista serio e, al pari dei suoi colleghi Isman e Honda,[1] non
avrebbe mai consentito ai sentimenti d’interferire con l’adempimento del proprio
dovere. O no…?
“Ciao,
Alan! Come va?”
“Tutto
bene? Eravamo preoccupati!”
“Abbiamo
saputo che sei riuscito a salvare La
Sfinge dalle grinfie di Seya: complimenti!”
“Siamo
certi che, prima o poi, riuscirai ad acchiapparla!”
Sempre
le stesse frasi, sempre le solite allusioni… ma almeno i suoi compagni maschi non
mancavano di mescolare all’affettuosa ironia un tono di sincero rispetto. Si
capiva che, in fondo, “tifavano” per lui!
Le
femmine, invece… non solo non gli avevano mai domandato nulla (il che poteva
anche andar bene) ma era fin troppo chiaro che tifavano tutte per la ladra! Si limitavano a guardarlo, scambiandosi i
soliti bisbigli, intervallati da quelle stupide risatine scassa-nervi che
rendevano i loro inespressi pensieri paurosamente eloquenti: “Non l’hai presa neanche stavolta, eh?” “Tanto lo sai che non ci riuscirai mai…” “…e non perché NON puoi, ma perché NON vuoi…”
“…perché smettere d’inseguirla ti
renderebbe infelice…” “…e perché sei innamorato
cotto di lei…” “…e chissà cos’è
successo l’altra notte…!”
Che
andassero tutte al diavolo…!! Tanto lui le donne non le avrebbe mai capite. O
forse non voleva capirle… non capiva, per esempio, se il loro tifo per Saint
Tail auspicasse che la ladra riuscisse sempre a sfuggirgli o se propiziasse invece
che se lo accalappiasse una volta per tutte!
In
un caso o nell’altro, quel tifo, fino ad ora, aveva sempre funzionato…!
***
“Bentornato,
Asuka” disse l’insegnante, una volta in cattedra “spero che ti sia ripreso!”
“Sì,
madre, grazie. Ora sto bene!”
“Quindi
non era niente di grave?”
“No,
no… un semplice raffreddore, grazie!”
“Molto
bene. Prendete il vostro libro di testo!”
Alan
emise un soffio prolungato. Stavolta la suora responsabile della loro classe
era stata più insistente del solito, come se non fossero bastati quelle due
paia di chiodi che sentiva conficcati sulla nuca e che sapeva corrispondere
agli occhi delle sue due controparti! Vagamente e confusamente, sentiva anche
la presenza di un terzo paio di
chiodi… ma cercò di concentrarsi il più possibile sulla lezione, desiderando
che durasse per tutta la giornata, senza alcun intervallo di sorta. Sapeva bene
che quello sarebbe stato, come di consueto, il momento peggiore della giornata:
quello che avrebbe dato alle tre rivali l’occasione per scatenarsi!
Ma
era troppo tardi per lamentarsi o per fuggire… e del resto non era venuto a
scuola appunto per tenerle d’occhio?
***
Il
suono della campanella ebbe sul povero Alan un effetto più trapanante del solito.
Quanto a Philip Marlowe, gli sembrò veramente che suonasse il giorno del
giudizio!
“Ci
siamo…!” disse, con voce tremante.
“Coraggio,
amico” lo rincuorò Chandler, dalla sua postazione “non è oggi che dobbiamo prendere la fatidica decisione. Per il momento,
dobbiamo solo tenerle tranquille!”
“Ah,
certo: una cosa da niente!” commentò il capo della Neuro, con un risolino
nervoso.
“Andrà
bene, vedrai: tutto sommato, mi sembrano entrambe due ragazze intelligenti e anche
abbastanza ragionevoli!”
“Ragionevoli,
già… quanto può esserlo una donna. Innamorata, per di più!”
A
Chandler scappò un risolino: “Non mi dirai che preferiresti che lo odiassero…!”
“Fra i due sessi, l’odio e l’amore sono i due
punti d’un cerchio” ribatté Marlowe, con una smorfia amara “il destino di un
uomo che venga suo malgrado a trovarsi al vertice di un triangolo, è quello di
essere amato dalla prescelta e odiato dalla respinta. Non c’è scampo!”
“Dai,
non esagerare. In fondo, se c’è una donna per ogni uomo, c’è anche un uomo per
ogni donna. Anche senza Alan, miss Rina lo troverà il ragazzo che la farà
felice. Vedrai che rimarranno buoni amici!”
“Come
vorrei darti ragione! Ma tu non hai studiato psicologia femminile, come me… e
ti posso assicurare…”
“Oddio,
Phil…!!”
“Che
ti succede…?”
“Il
display visivo: indovina chi arriva!!”
Persi
nelle loro dissertazioni da bar, i due maggiori responsabili sul controllo
organico per gli avvenimenti della giornata, non avevano notato la ragazza col
baschetto castano, abbellito dal solito fiocco lillà, che stava procedendo con
passo lento ma sicuro verso il banco del loro assistito.
“Sayaka
Shinomya” esclamò Chandler “ahi: questa proprio non ci voleva. E vedessi cosa
tiene in mano…!”
“Cos’è…??”
chiese Marlowe, in preda al panico.
“Un
bento, maledizione… ha un bento!!”
Marlowe
sbiancò. Poi, digrignando i denti, pasticciò coi comandi del comunicatore
intersezionale: “Blackie… Blackie, rispondi! Metabolica da Neuro, urgente…!”
“Qui
Meta, che c’è?”
“Blackie:
ce l’abbiamo con noi il pranzo, vero…?”
“Beh,
direi di sì… avevo ricordato io stesso di prepararlo, ieri sera!”
“A
chi lo hai ricordato?”
“A
Watson, credo!”
Al
capo della Neuro venne un coccolone. Poi, con le mani già sudate, commutò sul
canale della Cerebrale: “James… James: ce lo abbiamo, noi, il pranzo, vero?
VERO…??!”
“Quale
pranzo?” s’informò il collega, con voce tranquillissima.
“Quello
che Wolfe ti ha rammentato di far preparare ad Alan ieri sera, brutto
disgraziato!!”
Il
responsabile della Cerebrale rimase un momento in apnea, poi borbottò: “Oh,
cavolo… temo proprio di essermelo scordato! Capirai, mi hai tenuto in piedi
fino a metà della notte, con Chandler, per tracciare i profili psicologici di Miss Coda Sacra e della nipote del sindaco.
Quando mi sono ritirato ero distrutto e…”
Nessuno,
in quell’organismo, aveva mai udito parole simili a quelle che uscirono, subito
dopo, dalla bocca del neurologo di Alan.
“Sei
uno stronzo, un maledetto sabotatore!! Dillo, che lo hai fatto apposta…!!! E Miss Velo da Sposa ci aveva pure fatto
il segnetto, l’altro giorno![2] Adesso,
come facciamo…??”
“Beh,
digli che non ha fame!”
“Sei
un bastardo!! Non ci crederà mai!! Siamo strafottuti…!!!”
Lew
Harper dovette intervenire: “Ora basta, niente panico! Marlowe, non può
pretendere di scegliere una donna senza far soffrire le altre… quindi sia
fermo, nel rifiuto: cortese, ma fermo! Ha capito?”
“Io…
sì, signore…!!” rispose il povero Phil, tutt’altro che convinto.
Soave
ma ineluttabile, Miss Velo da Sposa
arrivò finalmente davanti al banco del suo spasimato… e, col sorriso più
leggiadro del mondo, glielo posò davanti: “Per te, sempai: con tutto il mio
amore!”
Il
malcapitato Alan alzò gli occhi su di lei e li vide brillare più della vetrina
di un gioielliere… e i sensori olfattivi di Chandler poterono captare anche un altro
messaggio, non meno esplicito: “Seduzione
Notturna n°3”[3] sentenziò il capo-sezione,
dopo un rapido esame “mica male!”
“Fai
anche dello spirito…?!” chiese Marlowe, disperato, notando che l’elaboratore
emotivo aveva già cominciato a far ticchettare il contatore del C.R. “Tappagli le
narici, fa’ qualcosa…!!!”
Ma
il collega allargò le braccia, sconsolato: “Temo di non poter fare gran che, caro
Phil. Mi spiace…!”
Il
collega masticò un’imprecazione, osservando
il livello di Sayaka Shinomya che risaliva verso gli 800 punti…
“Cosa
facciamo, signore…?” gli chiese l’assistente Murdock.
“Fategli
dire… che non fame… che non…”
“Marlowe,
stanno arrivando anche le altre due…!” avvertì sempre Chandler.
Il
povero responsabile emotivo credette dapprima ad uno scherzo… doveva essere uno scherzo! Ma, dopo
essersi fiondato nella camera di controllo del collega, in modo da osservare
coi suoi occhi il display visivo, si pietrificò.
Lisa
Haneoka e Rina Takamya si erano alzate pressoché contemporaneamente,
dirigendosi a loro volta verso il banco del giovane detective… manco a dirlo,
ognuna di loro teneva fra le mani un bento con una deliziosa colazione per lui!
Era
assai difficile che la cosa fosse stata concordata fra di loro… l’idea era
venuta singolarmente a ognuna delle tre, chiaramente decisa a dare una
“spintarella” (ovviamente a proprio favore) alla decisione del ragazzo!
Né
Lisa né Rina, naturalmente, si meravigliarono più di tanto nel constatare
l’identico gesto reciproco. A sconcertarle in maniera notevole fu piuttosto il vedersi
anticipare da Sayaka Shinomya… anche se Rina era già meno sorpresa dell’ex ladra
Seya, costretta quest’ultima a raccogliere gli amari frutti della sua buona
azione![4]
Tuttavia,
dopo essersi fissate cupamente in un primo istante e aver successivamente guardato
a bocca aperta la “nuova” e “inaspettata” rivale, si scambiarono ancora uno
sguardo che, per quanto apparisse incredibile a entrambe, per la prima volta da
che si conoscevano, fu uno sguardo di reciproca intesa!
Lo
notò anche Alan, quello sguardo… e lo notò soprattutto il capo della sua Neuro,
il quale, nonostante i ripetuti solleciti, era incapace di eseguire l’ordine
impartitogli dal Coordinatore e rifiutare “garbatamente” il bento di Sayaka.
Non
poteva, perché, dallo sguardo delle due antagoniste (la ladra per amore e la
poliziotta per amore) aveva perfettamente compreso quello che stava per
succedere e aveva altresì capito che niente
avrebbe potuto impedirlo, se non forse un’istantanea, quanto ignominiosa fuga…
e gli Asuka non erano mai stati
educati a fuggire!
Le
sue due pretendenti principali (ormai senza virgolette), avvicinatesi dunque al
banco - che vibrava per simpatia alla tensione del suo proprietario - vi
posarono sopra i rispettivi pranzetti, mostrando una perfetta sincronia di
movimenti.
Miss Velo da Sposa, per parte sua, si limitò a guardare prima l’una poi quell’altra,
mantenendo un’espressione abbastanza neutra (e in effetti non aveva di che
stupirsi). Le sue rivali si limitarono a risponderle con un sorriso piuttosto
tirato, per poi rivolgere uno sguardo intenso al “soggetto” del contendere![5]
Lo
sguardo di Alan scorse i visi delle tre pulzelle che “incombevano” sopra di
lui… la rossiccia alla sinistra, la brunetta sul davanti e la biondina sulla
destra…
“Siamo
circondati…!” mormorò il povero Marlowe, con un esile filo di voce. Forse,
prima di lui, solo George Armstrong Custer si era sentito peggio![6]
Tentando
di fare appello alle sue facoltà mentali, il capo di quella Neuro disgraziata si
prese il tempo di guardarsi intorno: tutta la classe aveva circondato il banco di
Asuka e aspettava silenziosa la conclusione di quella scena decisamente interessante.
Tutti, chi più chi meno, erano al corrente dei sentimenti provati dalle tre compagne
verso il “piccolo detective”, nonché inseguitore della ladra Saint Tail. Il
quale, a dispetto delle sue reiterate dichiarazioni, aveva dimostrato,
specialmente negli ultimi tempi, di non essere affatto indifferente, né a Lisa innanzitutto,
né in seguito a Rina e infine nemmeno a Sayaka!
Alcuni
compagni del “sesso forte” (purtroppo con le virgolette) sembravano leggermente
preoccupati dei probabili imminenti sviluppi di quell’incidente, mentre le
compagne del “sesso debole” (sempre con le virgolette) andavano dalla manifesta
ansia di Sara Mimori (occhi sbarrati e mani giunte sulla bocca) alla beffarda
soddisfazione di Ryoko Mizuki: mani sui fianchi e due occhi parlanti con rimbombante
“voce” cristallina: *E adesso voglio proprio vedere come te la cavi…!*
Quella
vista fu il colpo di grazia, per il povero direttore della Neuro: in tutte le
altre camere di controllo, gli altoparlanti dei circuito intersezionale diffusero
chiaramente un inequivocabile tonfo secco…
“Signore…!!
Signore, si sente male…??!”
“Che
succede, Murdock…??!” si affrettò a chiedere A1.
“Il
signor Marlowe è svenuto, signore. Chiediamo istruzioni!”
“Proprio
quello che ci voleva…!” Lew Harper esternò qualche espressione colorita, poi si
riprese “Watson, tocca a lei!”
Il
capo della Cerebrale divenne più bianco di quanto non lo fosse diventato quello
della Neuro: “Come sarebbe? Che c’entro, io…?!”
“Non
lo conosce, il Regolamento? In caso il responsabile della Neuro si trovi impossibilitato
ad agire, il capo della Cerebrale deve prendere il suo posto. Quindi, la scelta
del bento giusto la deve operare lei!”
“E
come faccio?” chiese ancora il malcapitato, sudando copiosamente “Tiro la
monetina?!”
“Sicuramente
no! Tra l’altro le monete hanno due sole facce… e quelle sono in tre! Usi il
suo buon senso. Nient’altro!”
Quella
sembrava sicuramente una delle tipiche “risposte da capi”… ma, all’improvviso, James
Watson si rese conto di tenere veramente in pugno la situazione: doveva
decidere lui! E allora perché non
scegliere la persona che, in quel momento, deteneva ancora il maggior punteggio
nelle relazioni interpersonali? Anche il Regolamento Biologico lo avrebbe
coperto. Chi avrebbe potuto accusarlo di aver commesso un’infrazione? Nessuno,
nemmeno Phil Marlowe!
E
già il capo della Cerebrale stava per dare il comando alla Motoria di afferrare
il bento recato dalla bionda “assistente” di Alan… e già la sua testa era stata
fatta volgere verso di lei… quando i ricevitori acustici della Sensitiva
captarono il caratteristico rumore di uno scatto fotografico, seguito da un
“OOOOOOHHH…!!!” da parte dell’intera classe.
***
Le
tre “pretendenti” di Alan si scostarono meccanicamente dal suo banco e il
disputato detective poté vedere il redattore del giornale scolastico che
reggeva ancora la fotocamera munita di flash, col sorriso più tronfio che
potesse esprimere.
“Uno
scoop eccezionale! Il cacciatore di Saint Tail cacciato dalle tre ragazze più carine
della classe: la rivale di Seya, la rivale di Lisa e la rivale di entrambe
queste ultime. Grazie dell’occasione, gente…!”
Lo
stranimento per la sorpresa durò soltanto un paio di secondi… trascorsi i
quali, Rina fu la prima a reagire con la sua ben nota furia: “COME TI SEI
PERMESSO?? TU VUOI MORIRE…!!”
“Non
azzardarti a pubblicare quella foto, Sergio!” la seguì subito Lisa, per una
volta ben determinata, in pubblico.
“Non
farlo, ti prego…!!” lo supplicò infine Sayaka, con la sua solita delicatezza, mostrante
però questa volta un lampo deciso negli occhi.
Anche
Sara tentò d’intercedere, approfittando del debole che il reporter provava per
lei, ma quell’arrivista non se ne dette per inteso: “Mi dispiace, ragazze. Ma la
notizia prima di tutto” rispose mellifluo, riponendo la macchina a tracolla “noi
missionari dell’informazione non siamo tenuti a…”
“Dammi
quel maledetto rullino…!” lo interruppe una voce sinistramente calma.
Sergio
Mantano rialzò la testa. Alan Asuka gli stava già davanti a pochi passi, con la
mano protesa: in un decimo di secondo si era alzato in piedi e aveva aggirato
il suo banco, con le ragazze che gli avevano subito fatto strada.
James
Watson non aveva esitato un istante ad adeguarsi alla nuova situazione, che gli
consentiva tra l’altro di non dovere più occuparsi di quella vecchia, al posto
del collega fuori uso!
Il
reporter non aveva mai goduto di un coraggio da leone, ma piuttosto di
un’audacia opportunistica, fomentata dall’ambizione. Comunque, la vaga paura
fisica che gli veniva dall’atteggiamento deciso di Alan (per non parlare dalle
occhiate feroci di Rina, alle quali sarebbero seguite dolorose vie di fatto) era ancora insufficiente
per darla vinta a quel damerino, che lui detestava per varie ragioni,
cordialmente ricambiato dal detective.
“Oh,
via, Alan… cosa temi? Questa foto mostra una cosa che sapevano già tutti!”
“Ora
basta, pezzo di…” sbottò Rina.
Il
detective la fermò con un gesto e si avvicinò maggiormente a Mantano, che a sua
volta indietreggiò d’un passo.
“Non
te lo chiederò un’altra volta, Sergio” di nuovo quel tono sinistramente tranquillo
“dammi quella pellicola e la finiamo qui… altrimenti passerai un guaio!”
“E
il guaio che ti farà passare lui, sarà niente, al confronto di quello che ti farò
passare io…!” rimarcò Rina, facendo
roteare il pugno di una mano sul palmo dell’altra.
A
questo punto il reporter in erba si arrese. Aprì il dorso della macchina ed
estrasse a malincuore il rullino: “A chi devo consegnarlo?” chiese,
ironicamente.
“A
ME…!!!” rispose istantaneamente un coro trifonico.
Alan
si voltò e vide le ragazze che fissavano con ansia sia lui che il reporter. Allora
tornò a girarsi e gli ordinò: “Dalla a me, avanti!”
“Mi
sembra logico” rispose Sergio, con un ghigno “visto che ancora non sai decidere
con chi metterti veramente. Chissà che questa foto non ti aiuti…!”
“Questo
è troppo” mormorò Watson, veramente seccato “Rip, sai cosa fare con quel
dannato cilindretto, dopo che l’hai preso!!”
“Con
piacere, Jim!” rispose il capo della Motoria.
Alan
afferrò sgarbatamente il rullino dalle mani del reporter. Quindi, tenendo il
pugno teso in avanti e non badando al dolore delle dita, lo compresse fino a
spaccarne l’involucro di plastica. Un secondo mormorio emerse dai compagni quando
sentirono chiaramente il CRACK provenire dalla mano del detective. Il ragazzo
sfilò fuori l’intero nastro, affinché tutta la pellicola prendesse luce, poi la
gettò nel cestino della carta straccia.
“La
spazzatura deve sempre stare al suo posto. E tu, Mantano, devi imparare a farti
i fatti tuoi!”
“È
difficile, quando si scelgono certi mestieri” ribatté l’altro, con greve
filosofia “anche tu dovresti saperlo…!”
“Io
non mi faccio gli affari degli altri” replicò Alan, piccato “io do la caccia ai
ladri… e basta!!”
“Già,
soprattutto quelli in gonnella… tanto meglio se derubano i truffatori!”
Il
detective contrasse la mascella e tornò a piantarsi davanti al giornalista:
“Per tua norma, io ne ho fatti arrestare buona parte, di quei truffatori!”
precisò, guardandolo di sbieco.
“Sicuro.
Ma, se non te li avesse scoperti Saint Tail, sarebbero ancora a piede libero!”
“Basta,
Sergio…!!” gridò Lisa, esasperata.
Alan
le fece un rapido cenno per calmarla, poi tornò a fissare il suo avversario: “È
vero. E con questo?”
“E
con questo… ho pensato più volte che tu e Seya non eravate poi su due sponde tanto
differenti. Inoltre, vista la tua sempre dichiarata preferenza per lei, come
donna…”
“Taglia
corto: dove vuoi arrivare…?!”
L’intera
classe continuava a osservare la scena con muto stupore. Soprattutto Lisa, consapevole
di quanto poco volentieri il suo ragazzo
parlasse di sé, si chiedeva se Alan si fosse dimenticato di avere intorno tutto
quel po’ po’ di platea!
“Oh,
nulla… pensavo solo che non sarebbe molto carino illudere così quelle tre povere
ragazze, che stravedono per te!”
“TI
HO DETTO DI FARTI I CAVOLI TUOI…!!!”
Avendo
oramai esaurita tutta la pazienza, Alan spinse con la mano sinistra il tronco
di Sergio contro il muro… e stava per mollargli un colpo con il destro, quando
la voce di Sayaka lo arrestò. Ma la ragazza non si rivolse direttamente a lui: “Non
siano povere, Sergio…!” squillò.
Tutti
si voltarono verso di lei, comprese Rina, Lisa, l’impudente reporter inchiodato
al muro e per ultimo il detective, con l’altro pugno alzato a mezz’aria, pronto
a colpire.
“Non
siamo povere” ripeté Sayaka “ma solo fortunate per aver conosciuto un ragazzo meraviglioso
come lui… e gli vogliamo tanto bene! Non è vero, amiche mie?”
Considerate
le circostanze, quell’appellativo suonò abbastanza strano alle sue
“concorrenti” che, nondimeno, le concessero volentieri un sorriso.
“Certo”
rispose Rina, passandosi velocemente una mano sugli occhi “e continueremo a
volergliene, qualunque scelta prenderà. Vero, Lisa?”
Quest’ultima
guardò le sue rivali, assentì e si rivolse verso i due ragazzi, che sembravano
essersi pietrificati nella già descritta posizione.
“Hai
sentito, tesoro? Sta’ tranquillo: hai tutto il tempo che vuoi!”
“Maledette
ipocrite figlie di Eva…!!!” sbottò Watson, incavolatissimo “Abbiamo tutto il
tempo che vogliamo, eh?? Lo scherzetto del pranzo potevate risparmiarvelo,
allora!! Che c’è…?”
“Capo”
lo avvertì un assistente “il signor Chandler segnala che stiamo emettendo lacrime!”
“COSA?!
Eh no, eh? Gus, Gus” Watson si gettò sul comunicatore “non azzardarti a farlo
piangere davanti a tutti!! Fa’ qualcosa, perdio…!!!”
“Sono
desolato, Jim… ma senza l’apporto di Marlowe, non so come impedirlo. E dubito
che lui sia in grado di sentirmi!”
Mentre
Watson sfogava invano la sua frustrazione, Alan abbassava il pugno col quale
avrebbe voluto colpire Mantano, limitandosi a fissarlo, stranito.
“Mi
dispiace” commentò lui, con fare vissuto “vorrei che tu mi stessi più
simpatico… ma sei troppo fortunato, per i miei gusti: sei nato con la camicia,
maledetto te…!”
“Vai
al diavolo” sussurrò Alan “sapessi come mi sta’ stretta, questa camicia…!”
***
Il
trillo della campanella annunciante la ripresa delle lezioni riscosse tutti dal
loro stato catatonico. Mentre i compagni si risedevano ai loro posti, Alan
raccattò alla svelta le sue cose e disse, rivolto a Sayaka, che era la più
vicina di banco: “Per favore… dite all’insegnante della prossima ora che sono
uscito prima!”
“Alan,
ma tu sei pallido” gridò Lisa “ti senti di nuovo male?”
“Credo
che mi sia tornata un po’ di febbre. Torno a casa, a riposare!”
“Ti
accompagno!” disse Rina, la più risoluta, rialzandosi dal suo posto.
“Vengo
anch’io” replicò Lisa. Poi, guardandola, aggiunse “è meglio essere in due!”
Rina
sospirò, ma ne convenne: “D’accordo, andiamo!”
“Ci
sono anch’io!” intervenne infine Sayaka, con tutta la forza della sua (antica)
timidezza.
“Restate
dove siete” le fermò Alan “non occorre: mi faccio venire a prendere!” spiegò,
estraendo il cellulare.
“Ma…”
“Però…”
“Forse…”
“Vi
prego, ragazze… state tranquille. Ho bisogno di stare da solo… vi telefonerò!”
Evidentemente
lo sguardo di Alan era riuscito ad essere abbastanza rassicurante o perentorio,
poiché le ragazze, mentre il detective abbandonava l’aula, se ne tornarono ai
loro posti sospirando con docilità.