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Autore: Andy Grim    14/06/2008    3 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 28: Fra tre fuochi, poi salvato dal Quarto Potere

Capitolo 28: Fra tre fuochi, poi salvato dal Quarto Potere!

 

Q

uando Alan smontò dalla macchina del padre per avviarsi verso l’entrata della scuola, avrebbe ardentemente desiderato di essere trasparente, onde evitare quegli sguardi curiosi da parte di tutti gli studenti, fossero o meno compagni di classe.

Era sempre la solita storia: quando gli capitava di fare delle assenze che seguissero una sua operazione (andata regolarmente a vuoto) contro la ladra Saint Tail, le congetture all’interno dell’Istituto si sprecavano regolarmente: Cosa sarà successo durante l’inseguimento? Si sarà fatto male o era troppo stanco per tornare a scuola, stamattina? Ed era troppo stanco per la corsa o per qualche altro motivo…?

Non occorre precisare che tali voli di fantasia - soprattutto femminili - venivano regolarmente enfatizzati dai maledetti articoli di Mantano sul Saint Paulia Times, sempre preceduti da stupidi titoli sibillini, come SAINT TAIL LA SCAMPA ANCHE STAVOLTA! IL SOLITO CASO FORTUITO? oppure IL PIANO DI CATTURA ERA PERFETTO, MA LA CODINA È RIUSCITA A FUGGIRE! COME AVRÀ FATTO (A CONVINCERLO)?

Più volte l’esasperato Alan si era quasi deciso a prendere di petto quel cronista da strapazzo e ingiungergli di piantarla una volta per tutte con le sue sciocche insinuazioni, a costo di usare le maniere forti! A trattenerlo era sempre stato il pensiero di fornire, con tale gesto, la prova concreta e inequivocabile a tutta la scolaresca della sua tangibile relazione con quella ladra!

D’accordo, la “relazione” c’era, ma era pur sempre platonica: Alan Asuka era un professionista serio e, al pari dei suoi colleghi Isman e Honda,[1] non avrebbe mai consentito ai sentimenti d’interferire con l’adempimento del proprio dovere. O no…?

“Ciao, Alan! Come va?”

“Tutto bene? Eravamo preoccupati!”

“Abbiamo saputo che sei riuscito a salvare La Sfinge dalle grinfie di Seya: complimenti!”

“Siamo certi che, prima o poi, riuscirai ad acchiapparla!”

Sempre le stesse frasi, sempre le solite allusioni… ma almeno i suoi compagni maschi non mancavano di mescolare all’affettuosa ironia un tono di sincero rispetto. Si capiva che, in fondo, “tifavano” per lui!

Le femmine, invece… non solo non gli avevano mai domandato nulla (il che poteva anche andar bene) ma era fin troppo chiaro che tifavano tutte per la ladra! Si limitavano a guardarlo, scambiandosi i soliti bisbigli, intervallati da quelle stupide risatine scassa-nervi che rendevano i loro inespressi pensieri paurosamente eloquenti: “Non l’hai presa neanche stavolta, eh?” “Tanto lo sai che non ci riuscirai mai…“…e non perché NON puoi, ma perché NON vuoi…“…perché smettere d’inseguirla ti renderebbe infelice…“…e perché sei innamorato cotto di lei…” “…e chissà cos’è successo l’altra notte…!

Che andassero tutte al diavolo…!! Tanto lui le donne non le avrebbe mai capite. O forse non voleva capirle… non capiva, per esempio, se il loro tifo per Saint Tail auspicasse che la ladra riuscisse sempre a sfuggirgli o se propiziasse invece che se lo accalappiasse una volta per tutte!

In un caso o nell’altro, quel tifo, fino ad ora, aveva sempre funzionato…!

***

“Bentornato, Asuka” disse l’insegnante, una volta in cattedra “spero che ti sia ripreso!”

“Sì, madre, grazie. Ora sto bene!”

“Quindi non era niente di grave?”

“No, no… un semplice raffreddore, grazie!”

“Molto bene. Prendete il vostro libro di testo!”

Alan emise un soffio prolungato. Stavolta la suora responsabile della loro classe era stata più insistente del solito, come se non fossero bastati quelle due paia di chiodi che sentiva conficcati sulla nuca e che sapeva corrispondere agli occhi delle sue due controparti! Vagamente e confusamente, sentiva anche la presenza di un terzo paio di chiodi… ma cercò di concentrarsi il più possibile sulla lezione, desiderando che durasse per tutta la giornata, senza alcun intervallo di sorta. Sapeva bene che quello sarebbe stato, come di consueto, il momento peggiore della giornata: quello che avrebbe dato alle tre rivali l’occasione per scatenarsi!

Ma era troppo tardi per lamentarsi o per fuggire… e del resto non era venuto a scuola appunto per tenerle d’occhio?

 

***

Il suono della campanella ebbe sul povero Alan un effetto più trapanante del solito. Quanto a Philip Marlowe, gli sembrò veramente che suonasse il giorno del giudizio!

“Ci siamo…!” disse, con voce tremante.

“Coraggio, amico” lo rincuorò Chandler, dalla sua postazione “non è oggi che dobbiamo prendere la fatidica decisione. Per il momento, dobbiamo solo tenerle tranquille!”

“Ah, certo: una cosa da niente!” commentò il capo della Neuro, con un risolino nervoso.

“Andrà bene, vedrai: tutto sommato, mi sembrano entrambe due ragazze intelligenti e anche abbastanza ragionevoli!”

“Ragionevoli, già… quanto può esserlo una donna. Innamorata, per di più!”

A Chandler scappò un risolino: “Non mi dirai che preferiresti che lo odiassero…!”

 “Fra i due sessi, l’odio e l’amore sono i due punti d’un cerchio” ribatté Marlowe, con una smorfia amara “il destino di un uomo che venga suo malgrado a trovarsi al vertice di un triangolo, è quello di essere amato dalla prescelta e odiato dalla respinta. Non c’è scampo!”

“Dai, non esagerare. In fondo, se c’è una donna per ogni uomo, c’è anche un uomo per ogni donna. Anche senza Alan, miss Rina lo troverà il ragazzo che la farà felice. Vedrai che rimarranno buoni amici!”

“Come vorrei darti ragione! Ma tu non hai studiato psicologia femminile, come me… e ti posso assicurare…”

“Oddio, Phil…!!”

“Che ti succede…?”

“Il display visivo: indovina chi arriva!!”

Persi nelle loro dissertazioni da bar, i due maggiori responsabili sul controllo organico per gli avvenimenti della giornata, non avevano notato la ragazza col baschetto castano, abbellito dal solito fiocco lillà, che stava procedendo con passo lento ma sicuro verso il banco del loro assistito.

“Sayaka Shinomya” esclamò Chandler “ahi: questa proprio non ci voleva. E vedessi cosa tiene in mano…!”

“Cos’è…??” chiese Marlowe, in preda al panico.

“Un bento, maledizione… ha un bento!!”

Marlowe sbiancò. Poi, digrignando i denti, pasticciò coi comandi del comunicatore intersezionale: “Blackie… Blackie, rispondi! Metabolica da Neuro, urgente…!”

“Qui Meta, che c’è?”

“Blackie: ce l’abbiamo con noi il pranzo, vero…?”

“Beh, direi di sì… avevo ricordato io stesso di prepararlo, ieri sera!”

“A chi lo hai ricordato?”

“A Watson, credo!”

Al capo della Neuro venne un coccolone. Poi, con le mani già sudate, commutò sul canale della Cerebrale: “James… James: ce lo abbiamo, noi, il pranzo, vero? VERO…??!”

“Quale pranzo?” s’informò il collega, con voce tranquillissima.

“Quello che Wolfe ti ha rammentato di far preparare ad Alan ieri sera, brutto disgraziato!!”

Il responsabile della Cerebrale rimase un momento in apnea, poi borbottò: “Oh, cavolo… temo proprio di essermelo scordato! Capirai, mi hai tenuto in piedi fino a metà della notte, con Chandler, per tracciare i profili psicologici di Miss Coda Sacra e della nipote del sindaco. Quando mi sono ritirato ero distrutto e…”

Nessuno, in quell’organismo, aveva mai udito parole simili a quelle che uscirono, subito dopo, dalla bocca del neurologo di Alan.

“Sei uno stronzo, un maledetto sabotatore!! Dillo, che lo hai fatto apposta…!!! E Miss Velo da Sposa ci aveva pure fatto il segnetto, l’altro giorno![2] Adesso, come facciamo…??”

“Beh, digli che non ha fame!”

“Sei un bastardo!! Non ci crederà mai!! Siamo strafottuti…!!!”

Lew Harper dovette intervenire: “Ora basta, niente panico! Marlowe, non può pretendere di scegliere una donna senza far soffrire le altre… quindi sia fermo, nel rifiuto: cortese, ma fermo! Ha capito?”

“Io… sì, signore…!!” rispose il povero Phil, tutt’altro che convinto.

Soave ma ineluttabile, Miss Velo da Sposa arrivò finalmente davanti al banco del suo spasimato… e, col sorriso più leggiadro del mondo, glielo posò davanti: “Per te, sempai: con tutto il mio amore!”

Il malcapitato Alan alzò gli occhi su di lei e li vide brillare più della vetrina di un gioielliere… e i sensori olfattivi di Chandler poterono captare anche un altro messaggio, non meno esplicito: “Seduzione Notturna n°3[3] sentenziò il capo-sezione, dopo un rapido esame “mica male!”

“Fai anche dello spirito…?!” chiese Marlowe, disperato, notando che l’elaboratore emotivo aveva già cominciato a far ticchettare il contatore del C.R. “Tappagli le narici, fa’ qualcosa…!!!”

Ma il collega allargò le braccia, sconsolato: “Temo di non poter fare gran che, caro Phil. Mi spiace…!”

Il collega masticò un’imprecazione,  osservando il livello di Sayaka Shinomya che risaliva verso gli 800 punti…

“Cosa facciamo, signore…?” gli chiese l’assistente Murdock.

“Fategli dire… che non fame… che non…”

“Marlowe, stanno arrivando anche le altre due…!” avvertì sempre Chandler.

Il povero responsabile emotivo credette dapprima ad uno scherzo… doveva essere uno scherzo! Ma, dopo essersi fiondato nella camera di controllo del collega, in modo da osservare coi suoi occhi il display visivo, si pietrificò.

Lisa Haneoka e Rina Takamya si erano alzate pressoché contemporaneamente, dirigendosi a loro volta verso il banco del giovane detective… manco a dirlo, ognuna di loro teneva fra le mani un bento con una deliziosa colazione per lui!

Era assai difficile che la cosa fosse stata concordata fra di loro… l’idea era venuta singolarmente a ognuna delle tre, chiaramente decisa a dare una “spintarella” (ovviamente a proprio favore) alla decisione del ragazzo!

Né Lisa né Rina, naturalmente, si meravigliarono più di tanto nel constatare l’identico gesto reciproco. A sconcertarle in maniera notevole fu piuttosto il vedersi anticipare da Sayaka Shinomya… anche se Rina era già meno sorpresa dell’ex ladra Seya, costretta quest’ultima a raccogliere gli amari frutti della sua buona azione![4]

Tuttavia, dopo essersi fissate cupamente in un primo istante e aver successivamente guardato a bocca aperta la “nuova” e “inaspettata” rivale, si scambiarono ancora uno sguardo che, per quanto apparisse incredibile a entrambe, per la prima volta da che si conoscevano, fu uno sguardo di reciproca intesa!

Lo notò anche Alan, quello sguardo… e lo notò soprattutto il capo della sua Neuro, il quale, nonostante i ripetuti solleciti, era incapace di eseguire l’ordine impartitogli dal Coordinatore e rifiutare “garbatamente” il bento di Sayaka.

Non poteva, perché, dallo sguardo delle due antagoniste (la ladra per amore e la poliziotta per amore) aveva perfettamente compreso quello che stava per succedere e aveva altresì capito che niente avrebbe potuto impedirlo, se non forse un’istantanea, quanto ignominiosa fuga… e gli Asuka non erano mai stati educati a fuggire!

Le sue due pretendenti principali (ormai senza virgolette), avvicinatesi dunque al banco - che vibrava per simpatia alla tensione del suo proprietario - vi posarono sopra i rispettivi pranzetti, mostrando una perfetta sincronia di movimenti.

Miss Velo da Sposa, per parte sua, si limitò a guardare prima l’una poi quell’altra, mantenendo un’espressione abbastanza neutra (e in effetti non aveva di che stupirsi). Le sue rivali si limitarono a risponderle con un sorriso piuttosto tirato, per poi rivolgere uno sguardo intenso al “soggetto” del contendere![5]

Lo sguardo di Alan scorse i visi delle tre pulzelle che “incombevano” sopra di lui… la rossiccia alla sinistra, la brunetta sul davanti e la biondina sulla destra…

“Siamo circondati…!” mormorò il povero Marlowe, con un esile filo di voce. Forse, prima di lui, solo George Armstrong Custer si era sentito peggio![6]

Tentando di fare appello alle sue facoltà mentali, il capo di quella Neuro disgraziata si prese il tempo di guardarsi intorno: tutta la classe aveva circondato il banco di Asuka e aspettava silenziosa la conclusione di quella scena decisamente interessante. Tutti, chi più chi meno, erano al corrente dei sentimenti provati dalle tre compagne verso il “piccolo detective”, nonché inseguitore della ladra Saint Tail. Il quale, a dispetto delle sue reiterate dichiarazioni, aveva dimostrato, specialmente negli ultimi tempi, di non essere affatto indifferente, né a Lisa innanzitutto, né in seguito a Rina e infine nemmeno a Sayaka!

Alcuni compagni del “sesso forte” (purtroppo con le virgolette) sembravano leggermente preoccupati dei probabili imminenti sviluppi di quell’incidente, mentre le compagne del “sesso debole” (sempre con le virgolette) andavano dalla manifesta ansia di Sara Mimori (occhi sbarrati e mani giunte sulla bocca) alla beffarda soddisfazione di Ryoko Mizuki: mani sui fianchi e due occhi parlanti con rimbombante “voce” cristallina: *E adesso voglio proprio vedere come te la cavi…!*

Quella vista fu il colpo di grazia, per il povero direttore della Neuro: in tutte le altre camere di controllo, gli altoparlanti dei circuito intersezionale diffusero chiaramente un inequivocabile tonfo secco…

“Signore…!! Signore, si sente male…??!”

“Che succede, Murdock…??!” si affrettò a chiedere A1.

“Il signor Marlowe è svenuto, signore. Chiediamo istruzioni!”

“Proprio quello che ci voleva…!” Lew Harper esternò qualche espressione colorita, poi si riprese “Watson, tocca a lei!”

Il capo della Cerebrale divenne più bianco di quanto non lo fosse diventato quello della Neuro: “Come sarebbe? Che c’entro, io…?!”

“Non lo conosce, il Regolamento? In caso il responsabile della Neuro si trovi impossibilitato ad agire, il capo della Cerebrale deve prendere il suo posto. Quindi, la scelta del bento giusto la deve operare lei!”

“E come faccio?” chiese ancora il malcapitato, sudando copiosamente “Tiro la monetina?!”

“Sicuramente no! Tra l’altro le monete hanno due sole facce… e quelle sono in tre! Usi il suo buon senso. Nient’altro!”

Quella sembrava sicuramente una delle tipiche “risposte da capi”… ma, all’improvviso, James Watson si rese conto di tenere veramente in pugno la situazione: doveva decidere lui! E allora perché non scegliere la persona che, in quel momento, deteneva ancora il maggior punteggio nelle relazioni interpersonali? Anche il Regolamento Biologico lo avrebbe coperto. Chi avrebbe potuto accusarlo di aver commesso un’infrazione? Nessuno, nemmeno Phil Marlowe!

E già il capo della Cerebrale stava per dare il comando alla Motoria di afferrare il bento recato dalla bionda “assistente” di Alan… e già la sua testa era stata fatta volgere verso di lei… quando i ricevitori acustici della Sensitiva captarono il caratteristico rumore di uno scatto fotografico, seguito da un “OOOOOOHHH…!!!” da parte dell’intera classe.

 

***

Le tre “pretendenti” di Alan si scostarono meccanicamente dal suo banco e il disputato detective poté vedere il redattore del giornale scolastico che reggeva ancora la fotocamera munita di flash, col sorriso più tronfio che potesse esprimere.

“Uno scoop eccezionale! Il cacciatore di Saint Tail cacciato dalle tre ragazze più carine della classe: la rivale di Seya, la rivale di Lisa e la rivale di entrambe queste ultime. Grazie dell’occasione, gente…!”

Lo stranimento per la sorpresa durò soltanto un paio di secondi… trascorsi i quali, Rina fu la prima a reagire con la sua ben nota furia: “COME TI SEI PERMESSO?? TU VUOI MORIRE…!!”

“Non azzardarti a pubblicare quella foto, Sergio!” la seguì subito Lisa, per una volta ben determinata, in pubblico.

“Non farlo, ti prego…!!” lo supplicò infine Sayaka, con la sua solita delicatezza, mostrante però questa volta un lampo deciso negli occhi.

Anche Sara tentò d’intercedere, approfittando del debole che il reporter provava per lei, ma quell’arrivista non se ne dette per inteso: “Mi dispiace, ragazze. Ma la notizia prima di tutto” rispose mellifluo, riponendo la macchina a tracolla “noi missionari dell’informazione non siamo tenuti a…”

“Dammi quel maledetto rullino…!” lo interruppe una voce sinistramente calma.

Sergio Mantano rialzò la testa. Alan Asuka gli stava già davanti a pochi passi, con la mano protesa: in un decimo di secondo si era alzato in piedi e aveva aggirato il suo banco, con le ragazze che gli avevano subito fatto strada.

James Watson non aveva esitato un istante ad adeguarsi alla nuova situazione, che gli consentiva tra l’altro di non dovere più occuparsi di quella vecchia, al posto del collega fuori uso!

Il reporter non aveva mai goduto di un coraggio da leone, ma piuttosto di un’audacia opportunistica, fomentata dall’ambizione. Comunque, la vaga paura fisica che gli veniva dall’atteggiamento deciso di Alan (per non parlare dalle occhiate feroci di Rina, alle quali sarebbero seguite dolorose vie di fatto) era ancora insufficiente per darla vinta a quel damerino, che lui detestava per varie ragioni, cordialmente ricambiato dal detective.

“Oh, via, Alan… cosa temi? Questa foto mostra una cosa che sapevano già tutti!”

“Ora basta, pezzo di…” sbottò Rina.

Il detective la fermò con un gesto e si avvicinò maggiormente a Mantano, che a sua volta indietreggiò d’un passo.

“Non te lo chiederò un’altra volta, Sergio” di nuovo quel tono sinistramente tranquillo “dammi quella pellicola e la finiamo qui… altrimenti passerai un guaio!”

“E il guaio che ti farà passare lui, sarà niente, al confronto di quello che ti farò passare io…!” rimarcò Rina, facendo roteare il pugno di una mano sul palmo dell’altra.

A questo punto il reporter in erba si arrese. Aprì il dorso della macchina ed estrasse a malincuore il rullino: “A chi devo consegnarlo?” chiese, ironicamente.

“A ME…!!!” rispose istantaneamente un coro trifonico.

Alan si voltò e vide le ragazze che fissavano con ansia sia lui che il reporter. Allora tornò a girarsi e gli ordinò: “Dalla a me, avanti!”

“Mi sembra logico” rispose Sergio, con un ghigno “visto che ancora non sai decidere con chi metterti veramente. Chissà che questa foto non ti aiuti…!”

“Questo è troppo” mormorò Watson, veramente seccato “Rip, sai cosa fare con quel dannato cilindretto, dopo che l’hai preso!!”

“Con piacere, Jim!” rispose il capo della Motoria.

Alan afferrò sgarbatamente il rullino dalle mani del reporter. Quindi, tenendo il pugno teso in avanti e non badando al dolore delle dita, lo compresse fino a spaccarne l’involucro di plastica. Un secondo mormorio emerse dai compagni quando sentirono chiaramente il CRACK provenire dalla mano del detective. Il ragazzo sfilò fuori l’intero nastro, affinché tutta la pellicola prendesse luce, poi la gettò nel cestino della carta straccia.

“La spazzatura deve sempre stare al suo posto. E tu, Mantano, devi imparare a farti i fatti tuoi!”

“È difficile, quando si scelgono certi mestieri” ribatté l’altro, con greve filosofia “anche tu dovresti saperlo…!”

“Io non mi faccio gli affari degli altri” replicò Alan, piccato “io do la caccia ai ladri… e basta!!”

“Già, soprattutto quelli in gonnella… tanto meglio se derubano i truffatori!”

Il detective contrasse la mascella e tornò a piantarsi davanti al giornalista: “Per tua norma, io ne ho fatti arrestare buona parte, di quei truffatori!” precisò, guardandolo di sbieco.

“Sicuro. Ma, se non te li avesse scoperti Saint Tail, sarebbero ancora a piede libero!”

“Basta, Sergio…!!” gridò Lisa, esasperata.

Alan le fece un rapido cenno per calmarla, poi tornò a fissare il suo avversario: “È vero. E con questo?”

“E con questo… ho pensato più volte che tu e Seya non eravate poi su due sponde tanto differenti. Inoltre, vista la tua sempre dichiarata preferenza per lei, come donna…”

“Taglia corto: dove vuoi arrivare…?!”

L’intera classe continuava a osservare la scena con muto stupore. Soprattutto Lisa, consapevole di quanto poco volentieri il suo ragazzo parlasse di sé, si chiedeva se Alan si fosse dimenticato di avere intorno tutto quel po’ po’ di platea!

“Oh, nulla… pensavo solo che non sarebbe molto carino illudere così quelle tre povere ragazze, che stravedono per te!”

“TI HO DETTO DI FARTI I CAVOLI TUOI…!!!”

Avendo oramai esaurita tutta la pazienza, Alan spinse con la mano sinistra il tronco di Sergio contro il muro… e stava per mollargli un colpo con il destro, quando la voce di Sayaka lo arrestò. Ma la ragazza non si rivolse direttamente a lui: “Non siano povere, Sergio…!” squillò.

Tutti si voltarono verso di lei, comprese Rina, Lisa, l’impudente reporter inchiodato al muro e per ultimo il detective, con l’altro pugno alzato a mezz’aria, pronto a colpire.

“Non siamo povere” ripeté Sayaka “ma solo fortunate per aver conosciuto un ragazzo meraviglioso come lui… e gli vogliamo tanto bene! Non è vero, amiche mie?”

Considerate le circostanze, quell’appellativo suonò abbastanza strano alle sue “concorrenti” che, nondimeno, le concessero volentieri un sorriso.

“Certo” rispose Rina, passandosi velocemente una mano sugli occhi “e continueremo a volergliene, qualunque scelta prenderà. Vero, Lisa?”

Quest’ultima guardò le sue rivali, assentì e si rivolse verso i due ragazzi, che sembravano essersi pietrificati nella già descritta posizione.

“Hai sentito, tesoro? Sta’ tranquillo: hai tutto il tempo che vuoi!”

“Maledette ipocrite figlie di Eva…!!!” sbottò Watson, incavolatissimo “Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, eh?? Lo scherzetto del pranzo potevate risparmiarvelo, allora!! Che c’è…?”

“Capo” lo avvertì un assistente “il signor Chandler segnala che stiamo emettendo lacrime!”

“COSA?! Eh no, eh? Gus, Gus” Watson si gettò sul comunicatore “non azzardarti a farlo piangere davanti a tutti!! Fa’ qualcosa, perdio…!!!”

“Sono desolato, Jim… ma senza l’apporto di Marlowe, non so come impedirlo. E dubito che lui sia in grado di sentirmi!”

Mentre Watson sfogava invano la sua frustrazione, Alan abbassava il pugno col quale avrebbe voluto colpire Mantano, limitandosi a fissarlo, stranito.

“Mi dispiace” commentò lui, con fare vissuto “vorrei che tu mi stessi più simpatico… ma sei troppo fortunato, per i miei gusti: sei nato con la camicia, maledetto te…!”

“Vai al diavolo” sussurrò Alan “sapessi come mi sta’ stretta, questa camicia…!”

***

Il trillo della campanella annunciante la ripresa delle lezioni riscosse tutti dal loro stato catatonico. Mentre i compagni si risedevano ai loro posti, Alan raccattò alla svelta le sue cose e disse, rivolto a Sayaka, che era la più vicina di banco: “Per favore… dite all’insegnante della prossima ora che sono uscito prima!”

“Alan, ma tu sei pallido” gridò Lisa “ti senti di nuovo male?”

“Credo che mi sia tornata un po’ di febbre. Torno a casa, a riposare!”

“Ti accompagno!” disse Rina, la più risoluta, rialzandosi dal suo posto.

“Vengo anch’io” replicò Lisa. Poi, guardandola, aggiunse “è meglio essere in due!”

Rina sospirò, ma ne convenne: “D’accordo, andiamo!”

“Ci sono anch’io!” intervenne infine Sayaka, con tutta la forza della sua (antica) timidezza.

“Restate dove siete” le fermò Alan “non occorre: mi faccio venire a prendere!” spiegò, estraendo il cellulare.

“Ma…”

“Però…”

“Forse…”

“Vi prego, ragazze… state tranquille. Ho bisogno di stare da solo… vi telefonerò!”

Evidentemente lo sguardo di Alan era riuscito ad essere abbastanza rassicurante o perentorio, poiché le ragazze, mentre il detective abbandonava l’aula, se ne tornarono ai loro posti sospirando con docilità.

 



[1] Rispettivamente “cacciatori” di Cat’s Eye e Shadow Lady.

[2] Vedi capitolo 17.

[3] È il nome del profumo.

[4] Mi riferisco agli avvenimenti del terzo episodio della saga: I sentimenti delle ragazze.

[5] Mi veniva proprio da scrivere “oggetto”… ma poi ha prevalso il buon cuore!

  
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