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Autore: Lady Viviana    08/02/2014    1 recensioni
Un blogger e il suo amico sociopatico (o meglio “sociopatico ad alta funzionalità”, come ama autodefinirsi) che corrono per le strade di Londra alla ricerca di assassini e terroristi. Ma anche John e Sherlock, due uomini come tanti che hanno deciso di condividere un appartamento. Questa raccolta di dieci one-shot celebra appunto loro due e la vita quotidiana al 221B di Baker St. Perché è anche questo che li rende così speciali.
Spoiler-free (ma possibili riferimenti alle prime due serie)
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: OOC, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Pitch Black
by jojoandpicnic97


 
Link alla storia originale: https://www.fanfiction.net/s/9997854/1/Pitch-Black
Link al profilo dell'autrice originale: https://www.fanfiction.net/u/3241203/jojoandpicnic97
 


Questa storia è ambientata in un mondo parallelo
 
John
Sherlock
John’s mum
Sherlock’s mum
 

John Watson aveva aspettato per tutta la vita il tredicesimo compleanno. Non perché avrebbe raggiunto l’adolescenza, ma perché i suoi occhi avrebbero finalmente avuto un colore.
 
Ogni bambino nel mondo nasceva con le iridi nere come la pece. Il giorno del loro tredicesimo compleanno, si sarebbe depositato un colore sulle iridi, che avrebbe oscillato fino a stabilirsi. Ovviamente non sarebbe successo subito e averne uno ben definito era estremamente raro. Il colore presto sarebbe diventato due, nella maggior parte dei casi, e ogni volta che il bambino si avvicinava a quello destinato ne sarebbe comparso un altro. Si sarebbero stabiliti solo quando i due occhi-compagni avrebbero avuto il loro primo contatto visivo.
 
Perciò, naturalmente, John fu eccitato per il giorno in cui avrebbe bloccato per la prima volta gli occhi con quelli della persona che era destinato ad amare per il resto della vita. E la vigilia del tredicesimo compleanno, rimbalzava su tutti i muri della casa, chiedendosi che colore sarebbe comparso il giorno successivo.
Rosa – chiese ad alta voce – Rosa è buono, mamma?
Sì, John – e sospirò per l’ennesima volta quella sera – E così il rosso, il giallo, il viola e qualsiasi altro dannato colore su cui hai chiesto
 
John aggrottò la fronte, guardandola negli occhi pervinca-sempreverde-blu diamante oltremare a forma di rombo “Ma maaaaamma, io voglio colori brillanti! Colori brillanti significano una vita veramente felice!
Ora era il suo turno di aggrottare la fronte “John, io ho colori spenti e una vita felice
Oltremare è brillante
 
Lei gli rivolse un piccolo sorriso “Vai a dormire e domani mattina scoprirai che colore hai”. Lui annuì un po’ accigliato e si allontanò per andare in camera sua. “E, John – si guardò indietro – ricordati che non sempre puoi avere quello che vuoi. So che IO volevo un colore definito, ma questa, infatti, era una speranza
John sorrise e le disse buona notte prima di andare nella sua stanza a dormire.
 
Quando si svegliò la mattina dopo, si svegliò immediatamente e andò in bagno a vedere il colore delle sue iridi nello specchio appeso sopra il lavandino. *Ecco – disse a se stesso – avrò finalmente un colore come i miei amici*
 
Guardando nello specchio, rimane molto deluso.
 
Niente – sussurrò – Sono ancora neri”. Era inorridito. Come era possibile che non ci fosse nessun colore che turbinava? Che cosa aveva fatto di male? Perché era l’unica persona a svegliarsi il giorno del suo tredicesimo compleanno e a non avere un colore a fluttuare nelle iridi? Non aveva nessuno da amare?
 
Dopo aver visto le sue iridi ancora nere, la famiglia di John rimase sbalordita, preoccupata e, ovviamente, sconvolta. Anche i suoi amici rimasero attoniti. E la società, tutta insieme, lo isolò. Lui, l’uomo adulto che aveva ancora le iridi color nero pece.
 
Con non molto altro da fare, dato che non aveva da aspettare il suo compagno di occhi, decise di entrare nell’Esercito. I militari non fecero domande, non se ne preoccuparono, l’unica cosa che gli importava era come John guariva i suoi pazienti. E quando gli spararono in una spalla, loro rimandarono indietro a Londra.
 


Sherlock quasi non aspettava il giorno in cui avrebbe compiuto tredici anni. Suo fratello Mycroft gli ricordava sempre che non sarebbe stato immune all’assegnazione del colore, come del resto non lo era stato lui stesso.
 
Era la vigilia del suo tredicesimo compleanno e non  stava pensando a quando avrebbe fissato lo specchio il giorno successivo per vedere un fastidioso colore agitarsi senza curarsi del mondo nelle sue iridi altrimenti nere. Non gli importava di quale sarebbe stato – i suoi genitori sì, però. Gli avevano insegnato tutto riguardo ai compagni di occhi.
 
I modelli che creavano i colori non avevano conseguenze – erano lì solo per essere lì. Colori brillanti significavano emozioni e litigi, spenti stabilità e romanticismo. Colori caldi significavano passione e  benessere, freddi profonda intelligenza e isolamento. Colori solidi, però, significavano tutto. Non importava che il colore fosse brillante, spento, caldo o freddo, se gli occhi gemelli erano solidi, allora il loro amore sarebbe stato il più vero di tutti. C’erano emozioni, litigi, stabilità e romanticismo, passione benessere, profonda intelligenza e isolamento. Era la ragione per cui erano rari e Sherlock pensò che erano terribilmente noiosi.
 
 “Oh, Sherlock, spero che tu abbia un colore caldo” gorgogliò la madre, abbracciando il figlio ancora seduto alla scrivania. Stava esaminando il caso ancora in corso di un importante serial killer. Francamente, si chiedeva come mai la polizia non fosse ancora riuscita a catturare l’uomo “Ma anche un colore opaco come Mycroft non sarebbe male
“Beh, lo scopriremo domani” rispose Sherlock.
Sua madre annuì “Qualsiasi colore sarà – disse – spero solo che la tua vita con il tuo compagno sia felice
Sherlock sbuffò e le sorrise “Gli studi mostrano che tutte le relazioni fra compagni di occhi sono felici, mamma. Non c’è bisogno di preoccuparsi per questo”
Lei rise “Lo so, sono solo eccitata
 
Quando guardò negli occhi del figlio la mattina dopo, però, tutto il suo entusiasmo svanì via, mentre Mycroft lì guardò sotto shock. Suo padre, invece, non sapeva cosa fare.
Sherlock guardò verso di loro con trepidazione “Forse i miei occhi sono rimasti neri” disse, come se questo potesse alleviare le loro preoccupazioni.
 
Era una buona cosa, no? Che fossero ancora neri? Che non si sarebbe dovuto preoccupare di dover rendere una persona felice per tutto il resto della vita? Alcune parti del suo cervello erano deluse, ovviamente, ma Sherlock sapeva che le emozioni erano irrazionali e che il suo compagno di occhi (o quello che avrebbe dovuto esserlo)  era molto probabilmente una persona noiosa e ordinaria come tutte le altre.
 
Era ancora deluso, però.
 
Spinse questo in un angolo remoto della mente e se ne andò per la sua strada. Divenne l’unico consulente investigativo al mondo e sopportò gli scherzi dei membri di Scotland Yard dovuti al fatto che i suoi occhi erano “neri come il suo cuore”. Ma Sherlock era abbastanza contento della sua vita al 221B di Baker St, anche se aveva disperatamente bisogno di un coinquilino.
 
E comunque, chi mai avrebbe voluto essere il suo coinquilino?
 

 
Mike Stamford non era sicuramente la persona che John si sarebbe aspettato di vedere di nuovo. Era una causalità pazzesca, ma avrebbe cambiato la vita di John per sempre. E in meglio.
 
Stava camminando per Londra quando udì qualcuno chiamare il suo nome. Si scambiarono convenevoli, parlarono di come John si era ferito, fine della storia.  Per non parlare del fatto che John aveva bisogno di un coinquilino, lo richiedeva il suo di soldato congedato “Chi mi vorrebbe come coinquilino” chiese a Mike.
Questi gli disse che era la seconda persona da cui sentiva una cosa del genere, quel giorno. Con un sorriso, portò John a incontrare quell’altro.
 
Mentre entrava nel laboratorio dell’ospedale St Bart, John  si aspettava di incontrare uno scienziato o magari un altro dottore. Non certo l’uomo chino su un microscopio che chiese in prestito il telefono a Mike (che l’aveva dimenticato) e cui John offrì il suo. Questo spinse l’uomo a guardarlo e a chiedergli se fosse stato in Afghanistan o Iraq. John guardò l’uomo che ora era tornato al microscopio “Scusa?
“Afghanistan o Iraq?”
L’uomo incontrò il suo sguardo e John si accorse che stava fissando occhi neri come la pece.
  
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