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Autore: Mister_Black95    08/02/2014    0 recensioni
Masamune guardò Kanjo negli occhi con un'espressione fredda, simile a quella di un killer professionista, cosa che lo aveva sempre caratterizzato, mentre lo sbatteva al muro e gli puntava la punta del pugnale alla gola.
-Guardali, Monaco, sono solo un mucchio di cibo per me. Pensi che io non abbia il fegato di trasformarmi e fare una strage anche sotto gli occhi di uno dei più forti guerrieri d'Europa?-
Guardandolo negli occhi, Kanjo sapeva che il so aggressore non mentiva, era sempre stato così e tutti nel Monastero sapevano di cosa Taira Masamune era capace.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Monastero capitolo 6

-Un giorno di lavoro quasi ordinario-


Kanjo se ne stava fermo e in piedi davanti al vampiro che detestava definire padre, eppure ora ce l'aveva lì davanti, a sostenere lo sguardo del Monaco con un'occhiata spavalda e piena di sé come lo era sempre stato, uno sguardo che raramente tradiva le sue vere intenzioni o i suoi sentimenti, se mai ne potesse provare qualcuno.

Appena i due finirono di squadrarsi, Masamune cominciò a girare attorno al figlio che lo seguiva con l'udito, non era che non lo guardasse per rispetto o per timore, bensì era per il più profondo e vivo disprezzo che non lo guardava negli occhi o che non gli rivolgeva nemmeno la parola da anni.

-Ti trovo bene, Kanjo, da quanto non ci vediamo?- il samurai voleva tanto far finta di non aver sentito, voleva tanto andarsene come se il suo interlocutore fosse una persona qualunque, ma non se ne sarebbe andato facilmente e dovette sopportare la presenza del padre, sebbene il solo pensiero lo innervosisse.

-Undici anni, vecchio.- ogni parola del giovane vampiro era intrisa di odio vivo, un odio che si portava dentro sin da quando aveva memoria, ma quel sentimento gli fece tradire la fretta che sperava tanto di nascondere per non dargliela vinta e l'altro sembrava godere del fastidio che faceva provare al proprio figlio, prolungando così l'incontro per vedere la reazione del Monaco; la situazione volgeva anche a vantaggio del vampiro più vecchio e potente: se Kanjo lo avesse attaccato fisicamente in qualche modo, senza un pretesto contemplato dalle leggi del Monastero, il samurai sarebbe stato arrestato, processato direttamente dal Consiglio e condannato a morte ma, anche se la cosa non gli andasse tanto a genio, avrebbe comunque tanto voluto sparare a Masamune o tagliargli lentamente la gola. Dopo un'ultima occhiataccia al suo simile, Kanjo gli diede le spalle e riprese a camminare per arrivare il prima possibile al suo attico, lontano dall'odiatissimo padre prima che questi gli potesse rivolgere l'ultima parola, ridendo di come il figlio rinnegato cercava di rimanere stoico in quel momento.

-E non mi dici come sta Rachel?- A quella domanda il ragazzo si dirò di scatto e, sferrando un pugno diretto, scagliò una lama di nebbia nera che però, anzichè colpire Masamune, colpì il terreno per lasciare un segno orizzontale lungo una decina di centimetri quando il Monaco dissolse la lama e si girò, continuando a guardarsi intorno, pronto a colpire di nuovo; una volta sicuro che il vampiro non fosse più nei paraggi, Kanjo corse fino alla funicolare e, dentro la cabina, riuscì finalmente a rilassarsi un po' e a rallentare il battito cardiaco una volta arrivato al chiostro del monastero e, fuori dalla cabina, trovò Rose ad accoglierlo a braccia incrociate, il peso tutto distribuito sulla gamba sinistra, la destra leggermente piegata con il ginocchio in avanti, la spalla sinistra rialzata rispetto l'altra e gli occhi viola che in un altro momento sarebbero stati dolci sembravano ora in fiamme mentre scrutavano il samurai che usciva ora, a mani alzate dalla cabina, come se potesse proteggersi in qualche modo dalla ragazza furiosa che aveva davanti.


Dopo l'intervento di Zhin per allontanare Kanjo dal ninja, Rose si era precipitata da Inua per cercare di curarlo lasciandolo bere dalla propria vena. Mentre lui beveva dal polso della compagna di squadra, la ragazza lupo non poteva mascherare uno sguardo di pietà nei confronti dei Monaci che si erano appena battuti e il loro maestro sembrava provare la stessa cosa dietro la maschera di rabbia nei confronti del samurai. Quando il vampiro a terra si riprese dalle ferite, fu portato nella sua stanza da Markus e Zhin, mentre Rose si voltò per trovare l'altro vampiro e sistemargli il braccio, ma tra la folla lui non c'era e nemmeno in infermeria, dove la ragazza arrivò col fiatone dopo aver corso a rotta di collo per aiutarlo; sembrava che il ragazzo non volesse farsi curare e non era nemmeno un episodio raro da vedere quando si parlava di lui che, se non si trattava di un'emorragia o di un osso fratturato, era capace di passare giorni rinchiuso in camera a vere sangue medico e aspettare che le ferite guarissero da sé.

Uscita dall'infermeria, la ragazza dagli occhi viola corse in lungo e in largo per il monastero, guardando ovunque, dagli hangar agli alloggi dell'amico, fino a vederlo sgattaiolare fuori dal portone e scendere fino alla cittadella. Conoscendo il suo caratteraccio, decise di seguirlo senza farsi notare ma, arrivati alla piazza sul lago, perse le sue tracce, sbuffando seccata del fatto che non aveva ricevuto la benchè minima spiegazione sull'accaduto o sul perché Kanjo fosse ancora infastidito dalla presenza dei suoi confratelli quando era ferito; il vampiro aveva infatti tenuto questo comportamento nei primi mesi dopo la morte di Rachel e per un po' era sembrato stare meglio ma, puntualmente dopo ogni missione, il samurai si chiudeva in camera sua o addirittura spariva per giorni per poi tornare, ovviamente, senza dire nulla su dove fosse stato.

Tornata nelle proprie stanze, la texana non si diede ancora pace, prima camminando avanti e indietro per scaricare il nervosismo e poi chiamando i suoi amici in città o i vari bar con camere in affitto per sapere se Kanjo stesse almeno bene, ma nulla, tutti rispondevano che il vampiro non si era visto lì e che non passava per di là da un bel pezzo; dopo che la ragazza riagganciò il telefono, alla fine dell'ultima di una lunga serie di telefonate, si passò una mano tra i capelli, sospirando sempre più preoccupata per colui che per lei era più di un amico e guardando, quasi per caso, fuori dalla finestra, notò il castello in mezzo al lago, la vecchia casa del samurai quando la sua famiglia si era trasferita a Ginevra, dimora che, a detta di tutti, aspettava solo di essere abbattuta dal suo odierno proprietario che però non era il vampiro con gli occhi verdi, bensì il padre, un nobile purosangue che aveva rinnegato il figlio e la sorella dopo uno scandalo tra i figli della notte. Fermandosi a guardare il vecchio palazzo della famiglia di Kanjo, Rose notò qualcosa di alquanto strano: le luci erano accese e il castello era abbandonato da anni. Una lampadina si accese nella mente della ragazza che si precipitò nel piazzale della caserma per uscire e andare a controllare se il confratello fosse al castello e, nel caso avesse trovato la famiglia di lui, avrebbe chiesto alle sorelle del vampiro dove la ragazza lupo avrebbe potuto avere maggiori probabilità di trovarlo. Rose arrivò nel piazzale mentre finiva di mettersi la giacca e infilarsi una nove millimetri in una fondina alla coscia, giusto nel caso in cui le si fossero presentate persone poco amichevoli, ma dovette però tornare subito indietro a prendere anche il distintivo, lasciato sicuramente sopra il mobile in entrata o tra le lenzuola in camera sua dato che, spesso e volentieri, dormiva vestita dopo una missione; recuperato il distintivo tra le lenzuola del letto, la texana si precipitò nuovamente fuori, per prendere la propria cabina funicolare, quando notò che quella di Kanjo stava ritornando proprio in quel momento e la ragazza, che ora lo aspettava, non si sentì proprio sollevata dal fatto che colui che considerava uno dei suoi migliori amici, e con cui andava a letto, fosse tornato e stesse bene, bensì si sentiva ignorata e particolarmente infastidita dal fatto che il Monaco non le aveva detto nulla, come se non si fidasse di lei.


Quando Kanjo uscì dalla cabina, si ritrovò davanti una Rose il cui stato d'animo era passato dall'essere scocciata all'essere furiosa nei confronti di lui. Gli occhi viola della ragazza lo scrutavano per avere almeno degli indizi su dove fosse stato, le braccia incrociate sotto il petto sembravano formare delle catene che le impedivano di schizzare verso il samurai, le dita della mano sinistra tamburellavano nervosamente sul bicipite destro, la gamba sinistra sosteneva tutto il peso del corpo mentre la destra, piegata in avanti, pareva pronta a tirare un calcio al mento della persona appena arrivata, la quale salutò Rose con nonchalance, sperando di cavarsela con poco; peccato solo che il samurai non avesse previsto lo scatto della ragazza, che ora gli tirava forti sberle sul capo e sulla guancia.

-Vuoi dirmi dove diavolo sei andato, stupido idiota insensibile?!- la texana colpiva così forte e ripetutamente il vampiro, scandendo le parole ad ogni colpo, che questo aveva solo il tempo di parare i colpi senza nemmeno dare una risposta all'amica che, in confronto a lui, era più bassa di una trentina di centimetri e ora lo stava riempiendo di botte. Quando lei sembrò stufarsi di picchiarlo, il samurai sbuffò quasi irritato dalle continue domande e ramanzine di lei e le rispose dicendole che era andato a fare un giro, ma la risposta sembrò piacere non poco all'agente, rimasta in ansia per lui per cinque ore e lo attaccò poco dopo.

-Stupido idiota! Io mi distruggo il fegato a cercarti per tutto questo tempo, sperando di poterti aiutare e tu non solo sparisci per tutto questo tempo, ma hai anche la faccia tosta di rispondermi come se fossi andato a fare una passeggiata di salute! E non rispondermi che te ne sei stato tranquillo e beato a gironzolare per la piazza, so benissimo che è una balla colossale!- finchè gli lanciava contro tutte quelle parole, il samurai era entrato nel suo appartamento, vuoto, seguito da Rose che sembrava non aver avuto bisogno di riprendere fiato, nemmeno dopo aver percorso tutta la caserma fino agli alloggi di lui che ora stava riponendo nell'armadio la camicia, rimanendo a petto nudo.

-Ero uscito per cercare di calmarmi dopo la scazzottata a sangue con Inua, a proposito, grazie per aver impedito a Zhin di farmi esplodere la spalla...- rispose con calma, assumendo un tono sarcastico nella seconda parte della risposta, guardandola seccato quando notò che lei era pronta a rispondergli a tono nuovamente e cercò di ignorarla andando a cercare qualcosa da mangiare nel frigorifero, ma ignorare la ragazza lupo quando si metteva in testa di fare una lavata di capo a qualcuno era praticamente impossibile. Dopo una rapida occhiata al contenuto del frigo, Kanjo tirò fuori una sacca di sangue e una scatoletta di carne, versò il contenuto di entrambi in una scodella e mischiò il tutto, ottenendo una specie di zuppa fredda con carne e sangue, il tutto mentre Rose gli rinfacciava il suo essere troppo orgoglioso, cocciuto, egocentrico e a volte egoista, ma, la ragazza con gli occhi viola ottenne come risultato uno sguardo indifferente dal samurai che prendeva un cucchiaio del suo preparato, seduto sul tavolo della cucina.

-Hai finito?- le chiese quello rimescolando la cena e la licantropo sembrava volergli tirare addosso il divano nero in salotto, cosa che avrebbe potuto fare benissimo, ma si trattenne da quel gesto violento: gli occhi le erano diventati color ambra a causa dello sfogo emotivo e un solo grammo di rabbia in più le avrebbe innescato il processo di trasformazione, cosa che non era ancora in grado di controllare se non bevendo il sangue di Kanjo, il quale, con la sua natura vampirica, teneva a bada il lato ferino della ragazza, ora intenta a camminare avanti e indietro per la cucina nel tentativo di rilassare i nervi e riprendere totalmente lucidità.

-Siediti e rilassati, eviterai una trasformazione involontaria.- il ragazzo sembrava indifferente nel darle quel tipo di consiglio, continuava a mangiare come se non gli importasse nulla del fatto che la sua più cara stesse per cambiare forma e perdere il controllo da un momento all'altro, ma sia lui che lei sapevano che non era così. Da quando erano stati arruolati Kanjo, Rachel, e Rose si proteggevano e si consideravano come fratello e sorelle, Rachel per il fatto che ammirava la parte da maschiaccio della texana la quale, a sua volta, era contenta di aver trovato in Kanjo un ragazzi che non avesse paura di una ragazza i cui hobby fossero sparare e collezionare armi da fuoco. Mentre la ragazza lupo si riprendeva, il samurai stava consumando le ultime cucchiaiate della sua cena e, messo via il tutto nel lavandino della cucina, si avvicinò al divano e si sedette vicino ad una Rose tremante che, chiudendo gli occhi, si strinse al petto nudo del samurai, abbracciandolo forte, ancora scossa dalla scarica di adrenalina che le aveva fatto quasi perdere il controllo, cosa deducibile dalle iridi dal colore mutato, i denti che avevano cominciato a diventare appuntiti e le unghie che si erano trasformate in artigli; lei non sapeva spiegarselo, ma a volte le bastava anche solo sentire la voce dell'amico per seppellire quella bestia che in realtà era, eppure nulla era come averlo lì con lei, carezzare il suo petto ampio con la punta delle dita, inspirare il suo aroma caldo, avvolgente e dalle note orientali, sfiorare con le labbra la pelle del suo collo, seguire con la lingua le linee dei suoi tatuaggi, sì, Rose stessa ammetteva più volte di essere fisicamente attratta da Kanjo, ma altrettante volte non sapeva se ciò che provava veramente per lui andasse oltre l'attrazione fisica. Ella stessa aveva cercato più volte di capirlo e soprattutto di capire, nel caso il sentimento nei suoi confronti fosse stato amore, se egli ricambiasse o se fosse almeno in grado di provare qualcosa per lei, specie dopo la morte della sorella; in quel momento però la cosa non le importava molto, ora lei voleva solo rimanere abbracciata a lui fino ad addormentarsi con il capo sul petto di lui e rannicchiata sotto le coperte, quando lui spostò il capo di lato per offrirle il collo e si praticò un taglio sulla pelle. All'inizio la texana non sapeva come reagire ma, resasi conto di essere ancora tesa, prima lo guardò negli occhi smeraldini che parevano sorriderle e dirle “Non c'è problema, andrà tutto bene”, provocandole già un senso di tranquillità e sollievo, sentendo il respiro ritornare al suo ritmo regolare così come il battito del suo cuore che però riaccelerò quasi subito nel momento in cui Rose avvertì l'essenza del suo sangue nell'aria e, richiusi gli occhi, avvicinò le labbra alla ferita sul collo del samurai, le posò ad essa e cominciò a bere il liquido cremisi, coinvolgendo anche la lingua la quale, ogni tanto, passava sulla pelle del ragazzo per raccogliere più sangue possibile, sentendo i propri sensi che avvertivano solo il vampiro con gli occhi di smeraldo. Le dita minute della ragazza gli stringevano i capelli, le labbra ormai sigillate sulla sua pelle e la mente vuota, rilassata, come se lui oltre a cullarla sul divano la stesse anche mandando in uno stato di trance per placare la parte ferina dentro di lei, dopo aver staccato le proprie labbra dal suo collo, Rose rimase abbracciata a lui per qualche minuto prima di chiudere gli occhi e, rilassato ogni muscolo del proprio corpo, crollò nel sonno tra le braccia del ragazzo che le prese in braccio e la portò nel suo letto, togliendole poi le armi e il distintivo, posati con cura sul comodino lì vicino e le tolse gli stivali, ponendoli sotto il letto, infine si tolse anche i suoi e si sdraiò con lei sotto le coperte, lasciando che lo stringesse in un abbraccio che sembrò avere un effetto soporifero anche su Kanjo, facendolo crollare poco dopo con la ragazza che aveva posato la testa sul suo petto con un dolce sorriso, come se in quel momento avesse tutto ciò di cui aveva bisogno.

Il mattino dopo tutti i Monaci erano impegnati ad allenarsi in gruppi da due all'interno dell'arena: Rose aveva Markus come partner, Inua si allenava con Zhin e Blessed faceva pratica con Kanjo, pregando il cielo che non avesse scoperto il fatto che la nuova arrivata avesse curiosato sul suo passato senza nemmeno il permesso del vampiro che sembrava più rilassato quel giorno e lanciava parecchie occhiate alla texana dagli occhi viola, anche quando la sua allieva vibrava potenti colpi con un bokken in ebano, colpi che Kanjo evitava quasi senza problemi, dato che alcuni era costretto a pararli, segno che le abilità della ragazza erano migliorate e lei già si sentiva più sicura di sé, tanto che avanzò con un passo e sferrò un fendente dall'alto verso il basso, sicura di mettere alle corde il Monaco e, con un guizzo, colpì con l'arma in legno, ma il colpo venne bloccato dal bastone corto del suo mentore che, chiudendo la mano sinistra sull'impugnatura del bokken tra quelle di lei, girò l'arma avversaria tra le mani della recluta, invertendo le posizioni del taglio e del dorso, spinse con il bastone sulla parte concava della spada e fece toccare la parte convessa al collo di Blessed che annuì per far capire di essere pronta ad un altro scambio, stavolta a mani nude e la new entry se la cavava decisamente meglio, tirando colpi veloci ma precisi e in rapida successione, puntando a zone come il plesso solare, le costole, il collo o il setto nasale oltre che alle articolazioni, aveva anche imparato a risparmiare le energie per gli ultimi istanti del combattimento, così da poter eseguire leve e prese più forti ed efficaci, ma confidava un po' troppo nella velocità e le sue sequenze di colpi erano ancora ripetitive, tanto che a Kanjo non ci volle molto per capire come evitare i colpi semplicemente con un mezzo passo di lato, usando i palmi delle mani per bloccare o deviare solo i calci alla testa che Blessed si ostinava a sferrare e il Monaco avrebbe potuto benissimo concludere subito l'incontro con una spazzata, ma voleva far durare quel corpo a corpo ancora per un po', dopotutto doveva allenarsi pure lui. Stanco di schivare colpi, il samurai passò al contrattacco con gli artigli e cominciò a sferrare colpi col taglio della mano sia in diagonale che in orizzontale, permettendo alla punta delle unghie di tagliare, la recluta però non era impreparata e, approfittando di un movimento circolare del braccio avversario, colpì il suo bicipite con l'avambraccio, gli bloccò il braccio sotto l'ascella e spostò la gamba sinistra dietro a quella di lui, puntandogli il coltello alla gola per concludere l'incontro, con tanto di sorriso soddisfatto, ma non fece in tempo a lasciarlo che sentì qualcosa di metallico premuto contro le sue costole e il rumore di un cane che veniva armato le confermò che si trattava della sua pistola, restituitale una volta che Kanjo fu libero dalla presa di Blessed che si domandava come e quando l'aveva presa dalla fondina allacciata alla coscia destra; la risposta arrivò poco dopo da Zhin che , terminato con Inua, aveva osservato le loro mosse: nel momento in cui Blessed era intenta a colpire il braccio del ragazzo, si era del tutto lasciata distrarre dai movimenti corretti da eseguire e il samurai aveva avuto tutto il tempo di prenderle l'arma, togliere la sicura, puntarla contro la sua allieva e infine armare il cane.

Terminata tutta la serie di allenamenti attorno alle una del pomeriggio, ciascun Monaco andò a farsi una doccia e a cambiarsi nei propri alloggi e, non appena Blessed fu lavata e cambiata, uscì dall'appartamento per farsi una passeggiata incrociando, all'entrata dell'appartamento, un ragazzo alto sul metro e settanta, biondo, occhi nocciola, il ventre piatto sotto la maglietta nera aderente, le gambe magre avvolte dai jeans scuri e teneva in mano una borsetta di plastica bianca con dentro un contenitore d'asporto per il cibo; il ragazzo salutò la recluta con un sorriso e chiese se un certo vampiro di nome Kanjo fosse in casa, presentandosi con il nome di Rory e, alla risposta positiva della ragazza, la ringraziò ed entrò nell'appartamento.

La persona che Rory aveva incrociato gli aveva solo detto che Kanjo era in casa, ma non gli aveva detto che il samurai era in doccia o meglio, che stava uscendo dalla doccia, come il ragazzo biondo poté constatare poco dopo: il vampiro uscì dal bagno lasciandosi dietro una piccola nube di vapore, la vita avvolta in un asciugamano bianco di cotone appena sopra l'inguine, gli addominali bianchi come la neve imperlati da goccioline di vapore, l'ampio petto, duro come marmo, si alzava e abbassava regolarmente con il respiro, le spalle larghe coperte da un asciugamano più piccolo che le mani, scosse dalle braccia forti, muovevano sui capelli corvini, lasciandoli leggermente umidi e abbastanza mossi come ogni giorno, dopotutto lui odiava il pettine e, dalla base di una ciocca di capelli, una goccia d'acqua gli scese lungo la fronte, passando sul viso e sul collo, scivolò sul petto e procedette un po' incerta sugli addominali come la carezza di una persona stregata dalla perfezione di quel corpo, sparendo poi nel cotone nell'asciugamano come avrebbe voluto fare Rory, rimasto a guardare a bocca aperta il fisico e gli occhi di Kanjo, un corpo privo di cicatrici sebbene il biondo fosse a conoscenza del fatto che i Monaci erano i guerrieri più forti del mondo e il fatto che il vampiro, mezzo nudo davanti a lui, non ne avesse gli dava un che di misterioso.

-Allora ti hanno assunto?- gli domandò quello mentre spariva dietro un separé dai disegni orientali per uscirne con addosso dei pantaloni neri e una felpa grigia con cappuccio e si diresse verso Rory, stringendogli la mano e dandogli una pacca sulla spalla, sorridendo per congratularsi del suo nuovo e più sicuro lavoro e l'ospite ricambiò il saluto con un abbraccio, forse anche per ringraziarlo di nuovo e, separatosi un po' controvoglia dal padrone di casa, aprì la custodia del cibo per rivelarne il contenuto: un mix di sushi. Pesce sfilettato e riso al vapore, assieme ad altre pietanze nipponiche, il tutto preparato per due persone affinché il ragazzo biondo potesse condividerne con il vampiro. Kanjo cominciò a mangiare per primo, prendendo con le bacchette un pezzo di tonno rosso, seguito da Rory che mangiò del salmone, passando poi a dei mini onigiri a cui aggiunse della salsa di soia, mentre il samurai condiva i propri pezzi con del sangue prima di cibarsene; mentre i due mangiavano, ebbero modo di parlare un po', conoscendosi, scambiandosi aneddoti più o meno divertenti riguardo la loro vita e mentre toccava al Monaco parlare, Rory sembrava rapito da quanto diceva, memorizzando ogni parola e tenendo gli occhi piantati sulle sue labbra mentre teneva le proprie dischiuse, arrossendo un po' quando gli toccò la mano, cosa di cui il samurai si accorse e rispose con un sorriso, facendo sparire un sashimi tra le sue labbra. Per il ragazzo con gli occhi nocciola sembrava tutto perfetto: grazie a Kanjo ora aveva un lavoro dignitoso, una vita migliore e più tranquilla, senza contare che poteva, ogni volta che voleva, andare a trovare il suo benefattore e pranzare o cenare con lui, gratis, e magari anche guardarsi un film in sua compagnia uno di quei giorni; sì, sarebbe stato bellissimo arrivare a vederlo più spesso anche solo per parlare o passare del tempo con lui. Al momento di pagare Rory informò il samurai di aver offerto lui, ricevendo un sorriso e un abbraccio per ringraziamento e stavolta fu lui ad arrossire, ma alla fine ricambiò l'abbraccio più che volentieri, anche lui con un sorriso stampato in volto e, raccolte le sue cose, uscì tutto felice dall'appartamento, giusto in tempo per vedere una ragazza con gli occhi viola passargli accanto, abbastanza in fretta, con in mano un gilet tattico.


Terminati gli allenamenti, Rose si era rinchiusa per un'ora abbondante nella doccia per cercare di trovare sollievo dai lividi che Markus le aveva lasciato durante il combattimento e, uscita dal bagno completamente circondata dal vapore, si rivestì con una tuta da ginnastica blu, giusto in tempo per aprire a Inua, Blessed e al licantropo tedesco per uscire con loro a mangiare qualcosa in paese; l'unica cosa che dispiaceva alla ragazza era che Kanjo non potesse raggiungerli ma, in un certo senso, il fatto che il samurai non ci fosse era positivo: prima di tutto perché si sarebbe isolato dal gruppo o sarebbe sparito da un momento all'altro e poi avrebbe cominciato a litigare con Inua o a tirargli frecciatine irritanti, facendo sfociare il tutto in una scazzottata che avrebbe portato a ferite tanto gravi quanto quelle della precedente, se non peggiori.

Uscita dal complesso di appartamenti, armerie e hangar pieni di forniture militari, i quattro Monaci si misero a camminare con tutta calma verso il centro della città, passando per una di quelle strade ad uso pedonale, per dare un'occhiata alle vetrine tutte allestite per le feste di Natale, alcune addobbate con decorazioni moderne in blu e argento, altre secondo una maniera più tradizionale con addobbi rossi, bianchi, verdi o dorati, che creavano un piacevole contrasto con le altre, come un'amichevole competizione tra tradizione e progresso; all'interno dei negozi era esposto di tutto: vestiti, accessori, profumi e perfino armi che Rose e Markus guardavano come due bambini davanti ad un giocattolo nuovo, senza nascondere un certo desiderio nel voler possedere qualche lama nuova o un fucile di un certo modello, camerato per un certo calibro. Passate tutte le vetrine fino alla fine della via, i quattro si rifugiarono dentro un bar situato in una piazzetta rotonda e, quasi all'unisono, sedutisi ad un tavolino vicino la stube del locale, ordinarono una cioccolata calda a testa: con polvere di caffè per Markus, vaniglia per Rose, peperoncino per Inua e del latte caldo per Blessed, occupando poi il tempo dell'attesa chiacchierando tra di loro fino all'arrivo delle bevande. All'interno della compagnia tutti erano rilassati e tranquilli, si comportavano come degli adolescenti di tutti i giorni, che vedevano negli amici dei fratelli e delle sorelle e alla ragazza con gli occhi viola sarebbe piaciuto molto vivere quei momenti assieme a Kanjo, non che la sua vita al Monastero non le piacesse, ma avrebbe voluto tanto stare di più con il samurai in momenti che non fossero solo ed esclusivamente eliminazioni di ricordi e, quando arrivò la sua cioccolata calda, quei pensieri sembrarono farsi più vivi, articolati e numerosi nella sua testa, forse era l'effetto della vaniglia o l'atmosfera che si respirava in quel momento a farle immaginare dei momenti più intimi, romantici e dolci assieme al vampiro con cui era finita a letto più di una volta. Markus sembrava essersi accorto del fatto che Rose stesse sognando ad occhi aperti e, quando le domandò se tutto stesse andando bene, lei cacciò via tutte quelle fantasticherie formatesi nella sia testa ed annuì al confratello dopo aver preso un altro sorso della cioccolata, ora un po' meno bollente di prima. Mentre la ragazza lupo si riscaldava le mani con il calore della tazza, Inua era coinvolto in una conversazione con Blessed, parlandole di come il Consiglio e il Monastero operavano e dell'importanza di essere in una squadra che funzionasse come un meccanismo ben oliato il tutto, ovviamente, non senza lanciare critiche al samurai che, per la fortuna del ninja stesso, non era lì; la recluta ignorava accuratamente le critiche sul suo mentore, ma sembrava molto interessata sul discorso del lavoro di squadra con qualcuno che non fosse Kanjo, non aveva nulla contro di lui, ma nella loro prima missione la aveva praticamente lasciata da sola contro un branco di licantropi e forse, se avesse cominciato a lavorare con Inua, Markus e Rose, avrebbe anche fatto un favore all'altro vampiro, facendolo tornare a lavorare da solo, senza nessuno tra i piedi e con ogni libertà possibile.

Il tempo trascorreva lentamente all'interno del locale e tutti, Monaci e altri clienti, sembravano consumare lentamente le loro ordinazioni apposta pur di trascorrere anche una manciata di minuti in più in quel luogo caldo e accogliente, tutto sembrava maledettamente perfetto, sembrava, perché poco dopo il cellulare di Inua cominciò a squillare e, dopo un rapido scambio di parole con il mittente, disse a Rose e Markus di andare a prendere armi ed equipaggiamento per un assalto rapido e, cercando di nascondere un certo senso di fastidio, di avvisare anche Kanjo, mentre Blessed sarebbe dovuta rimanere al Monastero data la sua scarsa esperienza; dopo essersi precipitata agli hangar, i tre soldati più esperti si cambiarono per indossare le loro uniformi, giubbotti a prova di proiettile e le loro armi, caricando su un elicottero anche degli armadietti portatili contenenti il resto della loro attrezzatura: corde, munizioni, lame, proiettili speciali e così via.

Subito uscita dall'hangar, Rose corse come una pazza con gli effetti personali di Kanjo sotto braccio per fargli risparmiare tempo ed era pure tutta presa dalla fretta di concludere l'incarico lampo affidato al gruppo che per poco non mandò contro un muro un ragazzo biondo che aveva appena varcato la soglia degli alloggi del samurai.


Appena il suo ospite uscì dall'appartamento, Kanjo dovette afferrare al volo il suo gilet tattico che una Rose tutta affrettata gli aveva appena lanciato assieme all'uniforme nera che venne subito indossata assieme al resto dell'equipaggiamento e alla katana dal fodero bianco che portava quasi sempre. Controllato di avere tutto, si tirò su il cappuccio nero della divisa e seguì la ragazza che gli spiegò il perché di quella chiamata lampo: il centro commerciale della città era stato preso di mira da un gruppo armato, formato da ex soldati umani, e tra gli ostaggi erano presenti anche vampiri e licantropi, ragion per cui la situazione richiedeva espressamente l'intervento del Monastero. Arrivati a destinazione, il vampiro con gli occhi verdi poté vedere meglio di persona la situazione: dei sequestratori ne erano rimasti otto, mentre degli altri se ne erano occupati Inua e Markus, che ora però erano bloccati al primo piano, affacciato sulla hall, intenti a cercare di contrattare con quello che sembrava il capo del plotone armato, senza nessun compromesso. Da dietro gli altri due Monaci, il samurai cominciò a studiare un piccolo piano da eseguire, ovviamente, da solo e, dopo aver notato che i restanti terroristi erano tutti disposti a cerchio e rivolti verso gli ostaggi, si diresse verso un armadietto portatile contente svariate armi, compreso un fucile di precisione e dei coltelli da lancio con la lama triangolare e un occhiello alla base dell'impugnatura, purtroppo le lame non erano abbastanza per uccidere tutti i terroristi, ma decise comunque di prenderli assieme a due pistole revolver con tamburo da otto colpi, camerati per il calibro 44. Magnum e li caricò con proiettili a punta cava; sistemò tutte le armi scelte nelle fondine e si avviò verso la parte opposta a quella dei due confratelli intenti a contrattare, seguito, per la sfortuna della sua pazienza, da Inua che cominciò prima a tempestarlo di domande sulle sue intenzioni e poi a vietargli categoricamente di fare qualunque cosa avesse in mente di fare, anche quando il samurai aveva già oscurato tutte le luci con la nebbia nera e si preparava a saltare al piano inferiore con le mani pronte a lanciare i tre coltelli che ciascuna teneva a ventaglio, per poi afferrare le pistole e fare fuoco sui due rimanenti. Dopo aver mandato a quel paese Inua, Kanjo salì sulla ringhiera in metallo e balzò verso il centro della hall, tirando i sei coltelli quando ancora era a mezz'aria, atterrò su un ginocchio e fece schizzare le mani verso i revolver che teneva dietro la schiena, armò i cani e subito dopo aver estratto le armi fece fuoco sui due che non poté far fuori con le lame, facendo esplodere a uno la testa e all'altro il collo, grazie all'effetto delle punte cave; si guardò poi intorno per verificare che non ci fossero feriti tra gli ostaggi e rinfoderò le armi, mostrando il dito medio al ninja che gli sbraitava contro.

-Punteggio ufficiale, sei a zero, tempo impiegato, meno di un minuto.- in risposta al piccolo rapporto del Monaco, Inua batté il pugno sul metallo della ringhiera e si allontanò dal centro commerciale mentre Kanjo, recuperati i coltelli, si materializzava nel chiostro della struttura che lo ospitava e poi in camera sua, gettando armi e vestiti dove capitava.


Quando gli altri erano stati convocati in missione, Blessed era tornata ad allenarsi per conto suo e dopo nei suoi alloggi senza sentirsi nessun osso, tanto era stanca. Passando attraverso il corridoio che portava alla sua stanza, cominciò a togliersi i vestiti e le protezioni di dosso, cominciando da pesante gilet antiproiettile rinforzato con lastre di ceramica, lasciando che le scivolasse dalle spalle, lungo la schiena e poi a terra, producendo un tonfo pesante; giunta in camera sua, si era praticamente lasciata dietro una scia di vestiti tra cui comparivano anche i pantaloni e la giacca nera che avrebbe volentieri usato in missione.

Davanti al letto a una piazza e mezza la recluta non seppe resistere e, con un salto, ci si gettò sopra affondando il viso nel cuscino e avvolgendosi in un bozzolo morbido costituito dal piumone, ignorando totalmente il livido alla mano che, da un puntino nero, si era allargato a tutto il dorso senza risparmiarle dolore, ma non poté non notare il samurai alla porta della stanza, il quale si avvicinava a lei con una pomata e delle bende.

-Stai sempre a strafare anche fuori servizio?- la voce di lui, benché in tono di ammonimento, era calda e rilassante per la ragazza, distrutta e con le palpebre di piombo; appena la pomata fredda toccò la pelle di Blessed, ella non riuscì a trattenere un piccolo sussulto, anche quando il vampiro con gli occhi verdi gli spalmava la lozione trasparente sulla zona contusa e, con delle garze bianche, le fasciava la mano. Blessed si aspettava di provare del dolore anche in minima parte e invece non sentì nulla mentre le dita di lui passavano le bende in cotone come le zampe di un ragno passano la ragnatela su una mosca appena presa, erano più delicate e leggere che mai nei movimenti e abili quando il maestro della recluta chiuse la fasciatura con una benda adesiva.
Appena fece per andarsene, la nuova arrivata trattenne Kanjo per la camicia, ritraendo subito la mano quando si girò ma lo sguardo di lei tradiva il suo pensiero: voleva un po' di compagnia quella notte, non che volesse finire a letto con lui, ma temeva di fare degli incubi come dopo la sua prima missione coi licantropi e la presenza del Monaco forse la avrebbe aiutata a passare la notte senza brutti sogni; il samurai sembrò aver capito la richiesta di lei e, toltosi la camicia grigia, si sedette accanto a lei sul letto, la abbracciò e si sdraiò con ella sotto le coperte, tenendola chiusa in un abbraccio protettivo, mentre Blessed si faceva piccola piccola al suo petto e chiudeva gli occhi, lasciando la bocca semichiusa, respirando piano mentre si addormentava.


Dopo l'incontro con Kanjo, Masamune era tornato al tempio di sua proprietà lì a Ginevra dove ad accoglierlo, di solito, stavano i suoi alleati del Consiglio e le sue tre figlie, queste ultime ora nelle loro stanze o a fare un giro per la città. Entrato nell'ampio atrio, il vampiro prese da un servo una coppa contenente del sangue fresco misto a del vino, bevendone un po' alla volta il contenuto mentre si dirigeva in camera sua, posta nella parte più alta di tutto l'edificio Il tempio era stato costruito dopo la guerra delle tre specie, guerra che aveva visto Masamune impegnato contro gli umani e i licantropi; un lungo viottolo in ciottoli si originava da una stradina poco fuori il centro della città e conduceva verso l'imponente costruzione più simile ad un castello del Giappone feudale che ad un luogo di culto, per certi aspetti, terminato il viale, una rampa di tre scalini, lunga da un'estremità all'altra del tempio, permetteva l'accesso all'atrio i cui interni erano decorati con figure di draghi dai corpi lunghi e tortuosi, le teste ornate con una criniera dorata, divinità che brandivano lucenti spade e demoni con pesanti kanabo stretti con forza nelle loro mani, le colonne poste ai lati della navata erano decorate con ideogrammi dorati, sempre sullo stesso sfondo color cremisi, rappresentanti i nomi dei suoi antenati più famosi e potenti. In fondo e ai lati della navata si aprivano tre porte, ciascuna con una scalinata al suo interno: quella centrale conduceva agli alloggi personali del padre di Kanjo, mentre quelle laterali permettevano di arrivare a qualunque altra parte dell'edificio; salendo le scale centrali Masamune si liberò della camicia in seta, lanciandola poi su una poltroncina all'interno della camera e posando il calice vuoto su un comodino vicino al letto a due piazze, posto al centro della stanza, davanti all'ampia finestra che offriva la panoramica della città e munita di saracinesche in metallo per proteggere la stanza dal sole durante il giorno, un armadio con le ante a scorrimento custodiva i vestiti del padrone del tempio mentre un altro, messo di fronte al primo, conteneva le armi e l'armatura del samurai, simili a quelle del figlio, tranne che per la forma dell'elmo e della spada dotata di una lama più alta e lunga, in proporzione all'impugnatura in cuoio e ciliegio. Rimanendo a petto nudo, Masamune si affacciò alla finestra ora aperta, posando il suo sguardo sulla città di Ginevra immersa nella notte, fino a guardare la caserma del Monastero su una collina; il suo petto si alzava e abbassava regolarmente, ampio e scolpito come gli addominali, entrambi segnati dalle cicatrici guadagnate sui campi di battaglia, la schiena al contrario era liscia e altrettanto potente, solcata da un tatuaggio che partiva dal collo, si diramava sulle spalle larghe arrivando fino ai gomiti dopo essere passato sui forti tricipiti, dalle spalle poi scendeva sul dorso e fino ai lombi in un intricato, quanto esotico, labirinto di piume verdi e blu in mezzo alle quali erano armoniosamente incastonate, sulla pelle bianca del vampiro, due carpe koi, più simili a serpenti, che risalivano la sua forte schiena fino alle scapole; gli occhi cremisi scrutavano la città illuminata dalle luci dei lampioni e dagli edifici mentre lui già pregustava quelle che sarebbero state le prossime battaglie cui avrebbe preso parte. -Dormi, piccolo samurai... presto arriverà il tuo giudizio.-

  
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