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Autore: tl_eisenmann    08/02/2014    0 recensioni
E' la mia prima fanfiction, spero vi piaccia! Sono bene accetti suggerimenti di ogni tipo :)
Una simpatica storia su Poseidone alla ricerca del suo tridente scomparso, ovviamente aiutato dall'immancabile Percy.
Enjoy :)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Puff”. Percy e Poseidone erano tornati alle fucine sottomarine dei ciclopi… a mani vuote.
Il dio del mare era sconvolto, riusciva solo a boccheggiare come un pesce, e Percy era un misto di delusione, inquietudine e rabbia. Delusione per non essere riuscito a trovare il tridente. Inquietudine per la minaccia ricevuta da Ares. Rabbia per non avere aiutato suo padre.
Oppresso da questi sentimenti, il semidio tirò un pugno sul tavolo da lavoro vicino, ma l’aria del movimento fece volare un biglietto, sudicio di olio da motori, che Percy prese prontamente al volo; in una scrittura storta e bitorzoluta campeggiavano le parole “Ho preso io il tridente perché sono l’unico che può aggiustarlo come si deve. Efesto”.
- … papà!
- Mmm… mare… guerra… sangue… vendetta… ladro… ma chi?… tridente… -
Ok, ormai Poseidone era proprio catatonico. Allora Percy prese il sudicio biglietto e lo spiaccicò davanti al naso di suo padre, che per la felicità stritolò fra le braccia il figlio e lo alzò da terra mentre piroettava per la fucina (ovviamente calciando elmi, pestando scudi e fracassando qualunque altra cosa capitasse in mezzo). Finito il momento di euforia, Poseidone guardò Percy, si rese conto della situazione imbarazzante e lo rimise a terra.
- Ehm ehm… bravo figliolo! – disse dando una bella pacca sulla spalla a Percy, mentre cercava di ridarsi un contegno.
- E ora andiamo da quell’asociale di mio nipote!
“Puff”. Ora si trovavano in una fucina ancora più grande di quella dove lavorava Tyson. In questa infatti c’erano molti ciclopi e altrettanti robot che lavoravano incessantemente. Una figura attirò lo sguardo di Percy: un uomo massiccio dava le spalle ai due nuovi arrivati e batteva con violenza il martello sull’incudine, lavorando qualcosa con tre punte...
- EFESTO! PER LA BARBA DI CRONO, DAMMI IL TRIDENTE!– tuonò Poseidone.
- Sì sì, Altri due colpi e ho finito – rispose scorbuticamente il dio del fuoco.
“Ting”, “ting”. – Ecco fatto: il ciclope aveva fatto un lavoro egregio ma non era ancora perfetto - disse infine Efesto, e lanciò il tridente nelle mani di Poseidone, che lo prese al volo.
L’intera fucina venne scossa da una scarica elettrica potentissima, scaturita dal tridente e dal dio del mare.
- Ooooh! Adesso sì che si ragiona! Sono tornato in piena forma!
Poseidone era come un bambino la mattina di Natale: aveva un sorriso compiaciuto stampato sul viso e continuava a rigirarsi tra le mani il tridente, quasi come non credesse di averlo davvero ritrovato. Poi lo soppesò attentamente e lo guardò da tutte le visuali, finché esclamò:
- Ah vecchio mio! Un altro lavoro perfetto, come sempre! Però… PERCHE’ NON HAI LASCIATO SUBITO UN BIGLIETTO PER DIRMI CHE AVEVI TU IL MIO TRIDENTE?!
“Ecco mi sembrava strano…” pensò Percy.
- Guarda che io ho lasciato subito il biglietto – ribatté Efesto.
Solo allora Percy guardò con attenzione il biglietto che stringeva ancora in mano: nell’eccitazione del momento, prima non si era accorto che, oltre alle macchie di olio, c’era anche qualcos’altro… Delle macchie di burro d’arachidi e il chiaro segno lasciato da un morso.
Quando il giovane semidio alzò nuovamente lo sguardo, si accorse che anche suo padre aveva avuto il suo stesso pensiero.
-… Tyson! – esclamò Poseidone.
 
 
-Maialino! Maialino! Buono maialino!- stava dicendo Tyson, mentre era ipnotizzato davanti alla televisione a guardare Peppa Pig nella stanza dove andava a riposare dopo il lavoro.
Poi il ciclope guardò lo spuntino che teneva in mano e, forse riflettendo su quello che aveva appena detto, esclamò infine: -Ma burro d’arachidi MOLTO PIU’ BUONO di maialino!- e addentò soddisfatto il panino.
 
Ci mancò un pelo che Tyson venisse ucciso dalla sua merenda, dato che gli andò per traverso il boccone che aveva appena messo in bocca, perché tutto d’un tratto una mano dalla presa poderosa prese il suo collo da dietro la poltrona dov’era seduto.
 
-Papà lascialo dai! Non esagerare…- stava dicendo Percy a Poseidone, che teneva ancora in una mano il biglietto e nell’altra… il collo di Tyson!
Dopo alcuni istanti il dio mollò finalmente la presa e il ciclope cadde a terra tossendo.
 
-Perché papà uccide Tyson?
-Ti dice niente questo?- chiese Poseidone sventolandogli davanti agli occhi il biglietto di Efesto.
-Cattiva carta igienica! E’ entrata nel panino! Neanche buon sapore, bleah!... Ma perché papà strozza Tyson e non foglio che stamattina stava per strozzare Tyson?
Tyson si stava quasi per mettere a piangere.
-PERCHE’…- iniziò rabbioso Poseidone, ma non finì la frase perché si era accorto dell’umore di Tyson.
A Percy sembrò il momento giusto per intervenire: -Sai Tyson… è stata una giornata lunga e papà è molto stanco e stressato, ma non intendeva farti del male perché lui sa’, come me, che sei il ciclope più buono del mondo e che se mai fai qualcosa che non va non lo fai assolutamente apposta, ma in completa buona fede.-
Appena Percy ebbe concluso la frase, Tyson gli si gettò addosso abbracciandolo mentre piangeva come una fontana e farfugliava cose come “Percy vuole bene a Tyson”, “Percy è il fratello migliore”, “allora papà vuole bene a Tyson”.
Poseidone guardava compiaciuto i due figli e pensava. Percy era destinato a grandi cose non solo perché era suo figlio, ma anche perché era speciale di suo. “Sono orgoglioso di te, Percy. Grazie.”
In qualche modo sembrò che il giovane semidio avesse sentito i suoi pensieri, perché proprio in quel momento si voltò verso di lui e gli sorrise.
-Hey ragazzi, che ne dite di andare a mangiare una pizza alla alghe?- propose sorridendo Poseidone.
-Sìììì pizza con alghe e burro d’arachidi!- urlò subito Tyson.
“La pizza con le alghe non m’ispira proprio ma vengo volentieri” pensò Percy.
  
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