Incredibile
ma vero siamo all’ultimo capitolo!!!! Non ci credo nemmeno io
…
Mi
scuso ancora una volta per l’enorme ritardo che ho avuto nel
postare, purtroppo
la vita ci impone sempre più spesso di mettere da parte le
nostre passioni per
l’urgenza della quotidianità e sia io che la mia
Beta abbiamo avuto problemi a
palate.
Sono
contenta però di essere arrivata alla fine.
Grazie
a Serena e a tutti coloro che hanno letto e commentato, a quelli che
hanno
letto silenziosamente, a chi mi ha inserito tra le preferite e anche a
chi si è
stufato di starmi ad aspettare e mi ha lasciata perdere, ha fatto bene!!
Se
ancora c’è qualcuno che vuole leggerla BUONA
LETTURA!!
29
Edward
Stava
proteggendo solo me oppure aveva messo tutti sotto il suo scudo?
Come
aveva fatto?
Da
quanto lo stava facendo?
Me
ne ero accorto soltanto quando, percependo i pensieri di Chelsea, avevo
capito
che non riusciva a raggiungerci con il suo potere e indebolire,
così, i nostri
legami.
Lo
stesso valeva per Jane.
I
ripetuti attacchi contro mia moglie non avevano sortito, come sempre,
alcun
effetto; ma adesso ci stava provando con me e, non riuscire a piegarmi
dal
dolore con il suo potere, la stava irritando.
«Chelsea
sta cercando di rompere i nostri legami», le sussurrai
incredulo, per
sincerarmi della mia teoria. «... ma non riesce a trovarli.
Non ci sente ... Sei
tu con il tuo scudo?».
«Sto
dominando tutta la situazione». Mi rispose risoluta, e il suo
viso si riempì di
soddisfazione.
“Carlise
…”
pensò improvvisamente Jane spostando
lo sguardo su mio padre. Lasciare la mano di Bella per raggiungerlo, fu
un
attimo.
«Carlisle?
Tutto bene?» chiesi preoccupato.
«Sì.
Perché?»
«Jane»,
risposi senza aggiungere altro.
In
quello stesso istante, furiosa per il suo inspiegabile fallimento,
provò a
sferrare una raffica di attacchi a tutta la nostra formazione.
Non
ne andò a segno nemmeno uno.
Restammo
tutti miracolosamente Illesi.
«Incredibile»,
Sussurrai con soddisfazione.
«Ma
perché non aspettano che decidano?»
sibilò Tanya che, come gli altri, aveva già
capito, dal breve scambio di battute che avevo avuto con mia moglie,
che Bella
era riuscita a gestire il suo dono meglio di ogni nostra più
ottimistica
previsione.
«È
la loro procedura normale» risposi brusco. «Di
solito rendono inoffensive le
persone sotto processo, in modo che non possano fuggire». “… e poi, quando sono
già a pezzi, fingono di sciogliere il conclave …
bastardi!”
“Ti
distruggerò. Fosse l’ultima
cosa che faccio.”
Pensò la piccola strega puntando nuovamente su Bella, ma il
ringhio feroce che
ne seguì mi diede conferma del suo ennesimo fallimento.
Alec
confortò la sorella e poi, imperturbabile e sicuro di
sé, mentre ancora la stringeva
a sé, si voltò verso di noi, il suo potere era
diverso, potevamo vederlo
arrivare e da quel momento la nostra copertura sarebbe stata sotto gli
occhi di
tutti.
Pregustavo
già la sorpresa.
«Tutto
bene?» mi chiese preoccupata. Rimasi interdetto:
Qual’era il problema?
«Sì»
sussurrai.
«Alec
ci sta provando?»
Annuii.
Non l’aveva mai visto in azione e giustamente non sapeva cosa
aspettarsi. «Il
suo dono è più lento di quello di Jane. Avanza
strisciando. Ci raggiungerà fra
qualche secondo» e, come previsto, alcuni istanti dopo una
foschia grigia, appena
percettibile, sullo sfondo bianco del terreno innevato,
iniziò a fluire
lentamente verso di noi.
“Non
ci avrete senza lottare!” Pensò
Benjamin alle mie spalle,
la terra tremò sotto i nostri piedi, scatenando un turbinio
d’improvvise folate
di vento. Stava cercando di dirottare la nebbia di Alec, purtroppo
però non era
così semplice … Nemmeno la faglia che
squarciò il terreno tra le nostre fazioni
arrestò il suo cammino.
Riuscì,
però, a sciogliere la riunione dei tre anziani, lasciandoli
ammutoliti, davanti
al baratro che si era creato tra noi.
“Splendido!
Splendido e … terrificante!”
gioì
nella sua
mente Aro, senza manifestare alcuna emozione in volto
“Che meravigliose annessioni … dobbiamo solo
limitare le perdite …
sarebbe un peccato …”. Conosceva
già Zafrina e il suo potere, sapeva
perfettamente che in fase di scontro sarebbero stati accecati, il dono
di
Benjamin non destò certo meno interesse … e
doveva ancora scoprire le piene
potenzialità di mia moglie.
Jane
sorrideva soddisfatta del fallimento dell’egiziano, quando
vide, però, la
nebbia del suo gemello scontrarsi contro lo scudo di Bella e arrancare
nella
sua avanzata, le sue certezze vacillarono.
«Bel
colpo, Bella!», esultò Benjamin a voce bassa.
Bella
sogghignò, ed io con lei.
Alec,
per la prima volta in vita sua, rimase esterrefatto.
Aro
impazzì di gioia e terrore.
“Uno
scudo … che meraviglia …
che potenza … ho sempre saputo che quell’umana
avrebbe avuto potenzialità
immense come vampira … Ottime scelte Carlisle, uno
schieramento minimo ma ben
dotato … dobbiamo solo limitare le perdite …
Potrei perdere più di quanto
riesca a guadagnare … dobbiamo valutare, capire, e se il
rischio è troppo …
distruggere … ma che terribile spreco …
un’assoluta situazione di parità …
estremamente pericoloso … ritirarsi adesso, ridicolo
…”
rifletteva tra sé.
Il
respiro mi si fermò in gola.
Non
glielo avrei permesso.
NON.MIA.MOGLIE.
MAI.
«Dovrò
assolutamente concentrarmi», mi sussurrò lei.
«Quando arriveremo al corpo a
corpo, sarà più difficile mantenere lo scudo
intorno alle persone giuste».
«Te
li terrò lontani».
“Non permetterò a
nessuno in alcun modo, di farti del male!”
«No.
Tu devi assolutamente occuparti di Demetri. Sarà Zafrina a
tenermeli lontani».
“Scordatelo!”
«Nessuno
toccherà questa ragazza», promise
l’amazzone risoluta.
“Te
lo puoi scordare, sta a me
proteggerla!” pensai
fissandola dritto negli occhi.
Sostenne
il mio sguardo per poco più di un secondo per poi spostarlo
ribattendo «Mi
occuperei io di Jane e Alec, ma sono più utile
qui».
“Che
donna ostinata. Fai come
credi” pensai “io non mi allontano di un passo
comunque.”
«Jane
è mia», sibilò Kate. «Ha
bisogno di essere ripagata con la sua stessa moneta».
«E
Alec è in debito di varie vite con me, ma posso
accontentarmi della sua», ruggì
Vladimir dall'altra parte. «È tutto mio».
«Io
voglio solo Caius», “Pagherà
per la morte
di mia sorella.” disse pacata Tanya.
L’improvvisa
consapevolezza del nostro inaspettato vantaggio aveva dato una sferzata
di
ottimismo a tutti quanti.
La
speranza sarebbe stata il nostro asso nella manica.
«Prima
che votiamo...», esordì finalmente Aro dopo aver
valutato brevemente
l’inutilità delle loro migliori armi.
«... lasciate che vi ricordi che,
qualunque sia la decisione del consiglio, non occorre che ne consegua
alcuna
violenza qui».
“Certo,
adesso che hai capito
chi può farti comodo!”
pensai esplodendo in una macabra risata. “peccato
che non sai come cavarne le gambe da questo scomodo
impiccio!!”
«Sarebbe
uno spreco deplorevole per la nostra specie perdere qualcuno di voi.
Specialmente tu, giovane Edward, e la tua compagna neonata.»
continuò Aro
fingendosi costernato «I Volturi sarebbero felici di
accogliere molti di voi
fra le loro schiere. Bella, Benjamin, Zafrina, Kate. Avete molte
possibilità di
scelta davanti a voi. Prendetele in considerazione».
E
comunque se avesse voluto, almeno, sembrare più credibile
avrebbe potuto
ordinare a Chelsea di smettere di provare a spezzare i nostri legami.
Non
ero in grado di avvertire il suo potere in azione, ma potevo leggere
nei suoi
pensieri tutta la rabbia e l’incredulità di fronte
al fallimento dell’ordine
impartitole.
Aro
ci passò in rassegna uno ad uno cercando, nei nostri volti
un qualsiasi segnale
che finalmente Chelsea fosse andata a segno. Non ne trovò.
«Votiamo,
dunque», disse infine vedendosi costretto a trovare una
soluzione alternativa
alla “procedura standard”.
«La
bambina è una variabile impazzita.»
esclamò Caius impaziente di ottenere la sua
giustizia «Non ci sono motivi per permettere che esista un
rischio del genere.
Deve essere distrutta insieme a tutti quelli che la
proteggono.» Aggiunse con
un ghigno malvagio.
«Non
vedo rischi nell'immediato. La bambina per ora non rappresenta un
pericolo.
Possiamo sempre giudicarla in seguito. Viviamo in pace».
Votò Marcus, come se
tutto quello che stava accadendo gli fosse appena scivolato addosso
come acqua
fresca.
«A
quanto pare il voto decisivo spetta a me», finse di mormorare
fra sé Aro.
Fu
in quel momento che nella mia mente riecheggiò una voce che
pensavo, non avrei
più potuto udire “EHI
FRATELLONE!!!
Pensavi vi avessimo abbandonati?” Incredulo e
sorpreso come mai prima d’ora
mi paralizzai all’istante.“Prendi
tempo.
Stiamo arrivando. È questione di minuti. Renesmee non
è l’unica mezza vampira
al mondo. Assicuragli che la sua crescita non sarà un
problema. Ho con me dei
testimoni, più di quanto si potesse sperare. CREDIMI!
Abbiamo delle possibilità
di vittoria, ne abbiamo molte. Possiamo farcela.”
«Sì!»,
sibilai trionfante.
Bella
mi guardò perplessa, ma non era il momento delle
spiegazioni, anche perché
avrei sciupato l’effetto sorpresa e non potevo fare un torto
simile ad Alice; le
piacevano troppo le entrate in grande stile!
«Aro?»
chiamai fermo e risoluto, lui percepì all’istante
il cambiamento del mio tono di
voce.
«Sì,
Edward? Hai qualcos'altro da...?»
«Forse»,
lo interruppi cercando di dominare la mia esaltazione. «Prima
di tutto, posso
chiarire un punto?».
«Ma
certo», disse mellifluo e viscido come mai prima
d’ora.
«Il
pericolo che vedi rappresentato da mia figlia nasce soltanto dalla
nostra
incapacità di prevedere la sua crescita? È questo
il nodo della questione?»
«Sì,
amico Edward», asserì. «Se potessimo
solo essere certi ... essere davvero
sicuri che, quando crescerà, sarà capace di
restare celata al mondo umano,
senza mettere in pericolo la sicurezza del nostro mondo segreto
...». Aggiunse,
fintamente, addolorato che non ci fossero altre possibili soluzioni.
«Quindi,
se potessimo sapere con certezza cosa
diventerà...», insinuai parlando molto
lentamente in modo da guadagnare istanti preziosi, «non ci
sarebbe alcun
bisogno di un ulteriore consiglio?»
«Se
ci fosse un qualche modo di essere certi al cento per cento»,
convenne Aro, cercando
al contempo di capire dove volessi arrivare con i miei giri di parole.
«In quel
caso, sì: non ci sarebbero più problemi su cui
discutere». Ci sperava, lo
percepivo dai suoi pensieri, era preoccupato per lo scontro, era la
prima volta
che si confrontavano alla pari con dei nemici e non era preparato per
questo
evento. Sia noi che loro ne saremmo rimasti fortemente indeboliti, ma,
lui,
aveva messo in gioco anche la credibilità cui tanto teneva.
«E
noi ci saluteremo in pace e saremo di nuovo buoni amici?»
Chiesi ironico.
«Ma
certo, mio giovane amico. Niente potrebbe farmi più
piacere». Si stava spazientendo.
«Allora,
ho davvero qualcos'altro da offrirti». Risposi ridacchiando
soddisfatto.
Gli
occhi di tutti erano puntati increduli su di me. Bella, ormai, non era
più la
sola a considerarmi pazzo da legare … Aro affilò
lo sguardo. «Lei è
assolutamente unica. Il suo futuro si può solo
indovinare». Sibilò.
«Non
è assolutamente unica», dissentii.
«È rara, di sicuro, ma non proprio
unica».
Lo
stupore generale rimbombò come un’eco nella mia
mente.
«Aro,
puoi chiedere a Jane di smettere di attaccare mia moglie?»
chiesi gentilmente. Stava
letteralmente impazzando nel tentativo di poterci piegare al suo
potere,
dovevamo dargliene atto, lei e Chelsea erano perseveranti, fino allo
sfinimento. «Stiamo ancora discutendo delle prove».
Aro
alzò una mano. «Pace, miei cari.
Ascoltiamolo».
Jane
ringhiò dalla rabbia.
“SIAMO
ARRIVATI! Siamo alle
vostre spalle!”
«Perché
non ci raggiungi Alice?», chiamai forte.
Il
precedente stupore si tramutò in giubilo.
Alice
Questa
volta avevo superato me stessa.
“Un
ingresso da vera star…” pensai
godendomi la mia
entrata trionfale insieme a Jasper ed ai nostri testimoni.
L’istinto
m’incitava a correre ad abbracciare la mia famiglia, Esme in
primis, che non
riusciva a levarmi gli occhi di dosso e sorridere come se le avessero
fatto il
più bel regalo della sua vita, poi Bella … Dio
solo sa quanto mi fosse mancata;
ma resistetti.
Tutti
i presenti erano rimasti senza parole, l’unica cosa che
riuscivano a dire era
il mio nome.
Persino
Aro.
Potei
costatare con soddisfazione che la mia visione si era ancora una volta
avverata, Bella era riuscita a tirare fuori tutto il suo potenziale e
stava
dominando la situazione egregiamente.
È
quando si è convinti che tutto stia per finire che si trova
la forza per
reagire.
Con
un piccolo balzo oltrepassai la foschia di Alec e mi fermai a fianco di
Edward,
con gli occhi fissi sul nostro nemico avvertii le carezze della mia
famiglia e
mi sentii più forte e determinata che mai.
Ero
stata costretta ad allontanarmi da loro e sapevo benissimo quanto
avrebbero
sofferto ma non avevo avuto scelta; vedere che adesso eravamo
nuovamente una
cosa sola, una famiglia, mi diede un’incredibile sferzata di
energia.
“Vai
fratellone, stupiscili! Ci
resteranno malissimo!”
pensai, e Edward prese la parola.
«Nelle
ultime settimane Alice ha cercato per conto suo dei
testimoni», spiegò. «E non
è tornata a mani vuote. Alice, perché non ci
presenti i testimoni che hai
portato con te?»
«È
finito il tempo concesso alle testimonianze! Aro, deciditi a
votare!». Ringhiò
furioso Caius, ma Aro senza spostarmi gli occhi di dosso lo
tacitò.
Ostentando
una fermezza che dubitavo di avere, in quel momento, feci un passo
avanti e
presentai i miei compagni di viaggio. «Lei si chiama Huilen e
lui è suo nipote
Nahuel».
«Parla,
Huilen», ordinò Aro. «Dacci la
testimonianza per la quale sei stata condotta
fin qui».
Huilen
mi guardò titubante, le sorrisi cercando di darle coraggio,
la stessa cosa fece
Kachiri posandole la mano sulla spalla.
«Mi
chiamo Huilen», disse la piccola vampira «Un secolo
e mezzo fa abitavo con il
mio popolo, i Mapuche. Mia sorella si chiamava Pire. I nostri genitori
le
avevano dato il nome della neve sulle montagne, perché aveva
la pelle chiara.
Ed era bellissima, fin troppo bella. Un giorno venne da me a confidarmi
il
segreto dell'angelo che l'aveva scoperta nei boschi e l'andava a
trovare di
notte. Io la misi in guardia, Come se a farlo non fossero bastati i
lividi che
aveva sulla pelle. Sapevo che si trattava del Lobishomen delle nostre
leggende,
ma lei non voleva ascoltarmi. Era sotto l'effetto di un incantesimo.
Quando fu
sicura che il figlio del suo angelo scuro le stava crescendo dentro, me
lo
disse. Non cercai di scoraggiarla dal suo progetto di fuga: sapevo che
persino
nostro padre e nostra madre avrebbero convenuto che quel bambino doveva
essere
ucciso e Pire insieme a lui. L'accompagnai nelle zone più
remote della foresta.
Lei cercò il suo angelo demonio, ma non trovò
nulla. Mi presi cura di lei e
cacciai per lei quando le forze le vennero meno. Si cibava di animali
crudi,
beveva il loro sangue. Non avevo più bisogno di conferme su
quello che lei
portava nel ventre. Speravo di salvarle la vita prima di uccidere il
mostro. Ma
lei amava il bambino che le cresceva dentro. Lo chiamò
Nahuel, come il
giaguaro, quando diventò forte e le spezzò le
ossa; e nonostante questo
continuava ad amarlo. Non riuscii a salvarla. Il bambino
uscì dal grembo
facendo a pezzi il corpo della madre e lei morì presto,
mentre mi supplicava
senza sosta di prendermi cura del suo Nahuel. Fu il suo ultimo
desiderio, e
accettai di esaudirlo. Però lui mi morse quando cercai di
sollevarlo dal corpo
di sua madre. Andai a nascondermi nella giungla a morire. Non mi
allontanai di
molto perché il dolore era troppo. Ma lui mi
trovò: il neonato si era fatto
strada a fatica nel sottobosco fino ad arrivare da me e mi
aspettò. Quando il
dolore finì, trovai il piccolo accoccolato vicino a me che
dormiva. Mi sono
presa cura di lui finché non è stato in grado di
cacciare da solo. Cacciavamo
nei villaggi della nostra foresta, restando in disparte. Non ci siamo
mai
allontanati tanto dalla nostra casa, ma Nahuel voleva vedere la bambina
che c'è
qui». E in silenzio tornò a nascondersi dietro
l’amazzone che ci aveva
accompagnato.
Dalla
smorfia appena accennata, comparsa sul volto di Aro capii che non aveva
apprezzato la mia iniziativa «Nahuel, hai centocinquanta
anni?», gli chiese.
«Sì,
decennio più, decennio meno», rispose sicuro di
sé.
Mi
piaceva questo ragazzo, fiero e determinato.
Sicuramente
sarebbe stato un buon partito per la mia nipotina, se non si fosse
impelagata
con il capo del canile! «Noi non li contiamo».
Ribadì.
«E
a quanti anni hai raggiunto la maturità?».
«Circa
sette anni dopo la mia nascita avevo completato la crescita».
«E
da allora non sei cambiato?»
Nahuel
alzò le spalle: «Non che io sappia».
«E
di cosa ti nutri?», lo incalzò Aro, palesemente
seccato di dover mostrare
interesse.
«Di
sangue, soprattutto, ma anche di cibo umano. Posso sopravvivere con
entrambi».
«Sei
stato capace di creare un'immortale?» Chiese ancora ma
stavolta con rinnovato
interesse.
Pessimo
segno. Ma l’avevo previsto.
«Sì,
ma nessuna delle altre sa farlo». Replicò Nauhel
gestendo il terzo grado senza
problemi.
«Le
altre?» chiese bruscamente Aro.
“Ti
abbiamo stupito vero??”
«Le
mie sorelle», rispose come se fosse la cosa più
naturale del mondo.
Lo
sguardo di Aro fiammeggiava di rabbia, avesse potuto,
l’avrebbe incenerito
all’istante. Il precario castello di carte che aveva
costruito per colpire la
mia famiglia stava crollando rovinosamente.
«Immagino
che tu ci voglia raccontare il resto della tua storia, visto che a
quanto pare
non è finita.» esclamò acido; e Nahuel
cominciò.
«Qualche
anno dopo la morte di mia madre, mio padre è venuto a
cercarmi. È stato felice
di trovarmi. «Aveva due figlie, ma nessun altro figlio
maschio. Si aspettava
che mi unissi a lui, come avevano fatto le mie sorelle. Si sorprese di
non
trovarmi solo. Le mie sorelle non sono velenose, ma non so se dipenda
dal sesso
o dal caso, chi può dirlo? Comunque io avevo già
formato una famiglia con
Huilen e cambiare non m'interessava»,
aggiunse. «Ogni tanto lo
vedo. Ho una sorella nuova: ha raggiunto la maturità circa
dieci anni fa».
«Tuo
padre come si chiama?» sibilò Caius furente.
«Joham»,
rispose Nahuel. «Si considera uno scienziato. È
convinto di poter creare una
nuova razza eletta». Non si sforzò di nascondere
il disgusto.
«Tua
figlia è velenosa?», chiese con disprezzo a Bella.
«No»,
rispose decisa.
«Prendiamoci
cura dell'anomalia che c'è qui e poi proseguiamo verso
sud», ringhiò Caius
cercando di incalzare il fratello.
Aro
tacque.
“Bene,
questo lo so … l’ho già
visto … arriviamo al dunque Aro! So che ti ho fatto un
favore, quindi, non stare
a rimuginarci tanto!”
pensai iniziando a innervosirmi per tutto questo tergiversare.
«Fratello»
disse, finalmente,con un sussurro a Caius. «Pare proprio che
non ci sia
pericolo. Questo sviluppo è davvero insolito, ma non vedo
alcuna minaccia.
Sembra che questi mezzi vampiri siano quasi uguali a noi».
«Questo
è il tuo voto?», chiese perentorio Caius.
«Sì».
“Credimi
è meglio per tutti
così …” pensai
entusiasta!
«E
quel Joham? Quell'immortale così appassionato di
sperimentazioni?» Insistette.
«Forse
è il caso che andiamo a parlare con lui», convenne
Aro.
«Fermate
pure Joham se volete», intervenne Nahuel. «Ma
lasciate stare le mie sorelle.
Loro sono innocenti».
Aro
annuì. «Miei cari», gridò al
corpo di guardia. «Oggi non si combatte».
E
finalmente potei rilassarmi.
Avevamo
vinto.
Carlisle
«Sono
così felice che tutto si sia potuto risolvere senza
violenza», disse Aro con artefatta dolcezza.
«Carlisle, amico mio, quanto mi fa
piacere poterti chiamare di nuovo amico! Spero non ci sia rancore. So
che
capisci il rigido fardello che il nostro dovere ci pone sulle
spalle».
«Vai
in pace, Aro», risposi con distacco. «Ricorda che
qui
dobbiamo ancora proteggere il nostro anonimato, quindi fa' in modo che
le tue
guardie non si mettano a cacciare in questa regione».
«Ma
certo, Carlisle», mi rassicurò. «Mi
dispiace che tu
disapprovi, caro amico. Forse, col tempo, mi perdonerai».
«Forse,
col tempo, se ci dimostrerai di nuovo la tua amicizia». Ci
tenni a precisare, anche se non condividevamo il reciproco stile di
vita li avevo
sempre considerati all’altezza del ruolo che rivestivano,
persone su cui si
poteva contare, sia per la loro correttezza che per la loro
imparzialità.
Mi
ero sbagliato.
E
non avrei commesso il solito errore due volte.
Mi
costava ammetterlo, perché credevo veramente nella nostra
antica amicizia, ma gli stratagemmi che avevano cercato di imbastire
contro di
noi con l’unico fine di accrescere il loro potere; la
coercizione con cui
avevano sicuramente costretto i loro testimoni a presenziare, mi
avevano talmente
disgustato che la loro sola vista mi dava la nausea e riusciva a
scatenare in
me sentimenti che credevo ormai sopiti da secoli.
Aro
chinò il capo, vittima della sua stessa vergogna, e come gli
altri prima di lui sparì.
Renesmee
La
zia era tornata!
Lo
sapevo che non sarebbe stata bene senza di noi.
Aveva
portato con sé degli amici … il ragazzo era come
me … e
loro avevano convinto i cattivi ad andarsene. Dovevano avergli fatto
davvero
tanta paura. Chissà cosa li aveva spaventati di
più …
«È
davvero finita?», sussurrò mamma guardando
papà.
«Sì.
Si sono arresi. Come tutti i prepotenti, dietro la
spavalderia sono dei vigliacchi». Rispose papà
sorridendole proprio come
piaceva a lei.
Ma
anche a me piaceva quando sorrideva così … era
stato tanto
triste negli ultimi giorni …
Ma
se davvero erano tornati a casa loro perché nessuno diceva
nulla?
Perché
tutto quel silenzio?
Potevo
abbracciare mamma e papà o dovevo rimanere con Jacob?
Forse
stavano tornando indietro? Si erano nascosti tra gli
alberi?
Per
sicurezza cominciai a scrutare il bosco.
«Sul
serio, gente. Non ritorneranno. Potete rilassarvi tutti,
ora». Disse zia Alice ridendo come papà.
Ancora
tutti zitti.
Qualcuno
in lontananza borbottò qualcosa e, subito dopo, tutti
iniziarono a gridare impazziti dalla gioia.
Si
abbracciavano, ridevano, si baciavano, era come una grande festa.
Solo
i due Vampiri con la faccia vecchia sembravano ancora arrabbiati.
In quel momento mi sentii sollevare, «Nessie, Nessie,
Nessie», ripeteva mamma mentre
mi staccava dalla schiena di Jacob per stringermi stretta al suo petto
… allora
non dovevo più partire?? Avevo capito bene??? Quando anche
papà ci avvolse nel
suo abbraccio capii che nessuno ci avrebbe più separati.
«Posso
restare con voi?», chiesi piano piano.
«Per
sempre», mi sussurrò mamma baciandomi la fronte.
«Per
sempre», le ripeté papà nell'orecchio.
Mamma
si voltò verso di lui e gli diede un bacio, uno di quei
baci belli, quelli dove c’è tanto tantissimo amore
e che non mi sarei mai
stancata di stare guardare, e stretta in mezzo al loro abbraccio mi
sentii al
sicuro.
Edward
«E
quindi alla fine ha agito una combinazione di fattori, ma se bisogna
sintetizzare è stata... Bella», spiegavo
gongolando dalla gioia e pieno
d’orgoglio, alla mia famiglia e agli ultimi ospiti rimasti.
La
maggior parte di loro era ripartita subito dopo aver festeggiato,
desiderosi di
tornare ognuno nelle proprie realtà, eccetto Vladimir e
Stefan, che si
dileguarono ancor prima che iniziassimo a festeggiare; gli sarebbe
piaciuto
assistere alla disfatta fisica, oltre che morale, dei Volturi, ma
quella non
era la nostra guerra, certi problemi dovevano risolverseli da
sé. L’unico velo
di tristezza che offuscò la nostra gioia fu il dolore che
inevitabilmente
trapelava dagli occhi delle nostre cugine per la perdita della sorella.
Nonostante
tutto ci lasciarono per ultimi e Garrett lì
seguì. Mi piaceva quel patriota, ed
ero contento per Kate. Sperai in cuor mio che anche Tania potesse, un
giorno,
darsi pace e trovare l’altra metà del suo cuore.
Tutti
ci aspettavamo che Huilen e Nahuel partissero con le Amazzoni, invece
ci
stupirono trattenendosi ancora un po’. Fu Nahuel a insistere,
d’altra parte mia
figlia era l’unico esemplare della sua specie che non fosse
una sua sorella, e
questo lo incuriosiva non poco.
Huilen
conversava con Carlisle, suo nipote, invece, ascoltava, apparentemente
rapito,
la mia versione della contesa di quella mattina; lanciando,
però, insistenti
occhiate a mia moglie e mia figlia.
Chiunque
avrebbe frainteso quegli sguardi, mi stupiva che Jacob non si fosse
agitato, Bella
era visibilmente a disagio, potendo però avere accesso alla
sua mente provavo per
lui solo una gran pena.
«Alice
ha fornito ad Aro la scusa che gli serviva per uscire dallo
scontro.» dissi
cercando di ignorare il comportamento del nostro ospite «Se
non fosse stato
tanto terrorizzato da Bella, probabilmente avrebbe portato avanti il
piano
originale».
«Terrorizzato?»,
s’intromise Bella, scettica. «Da me?».
«Quando
ti deciderai a vederti in modo chiaro?», dissi pieno di
ammirazione e al
contempo spazientito dal suo continuo sminuirsi «In
duemilacinquecento anni i
Volturi non hanno mai combattuto ad armi pari. Men che meno in
condizione di
svantaggio. Specialmente da quando hanno acquisito Jane e Alec, si sono
dedicati solo a massacri nei quali la resistenza del nemico era nulla.
Avresti
dovuto vedere che impressione gli abbiamo fatto! Di solito Alec
annienta i
sensi e le emozioni delle vittime mentre loro fingono di riunirsi in
consiglio.
In quel modo, nessuno può scappare quando pronunciano il
verdetto. Ma noi
eravamo lì, pronti, in attesa, in numero superiore al loro,
con doni speciali
tutti nostri, mentre i loro talenti venivano neutralizzati da Bella.
Aro sapeva
che, con Zafrina dalla nostra parte, all'inizio sarebbero stati
accecati. Sono
sicuro che le nostre schiere sarebbero state decimate abbastanza
gravemente, ma
loro erano certi di subire almeno altrettante perdite. C'era persino
una
discreta possibilità che perdessero. Non gli è
mai capitato di misurarsi con
una possibilità simile. Erano totalmente
impreparati».
«Difficile
sentirsi sicuri quando si è circondati da lupi grossi come
cavalli», rise
Emmett scherzando con Jacob.
«Sono
stati i lupi a fermarli, prima di tutto»,
sentenziò Bella.
«Di
sicuro», convenne Jacob.
«Proprio
così», annuii. «Altra visione senza
precedenti, per loro. I veri “Figli
della Luna” si muovono raramente
in branco, non riescono a controllarsi molto. Non erano preparati alla
sorpresa
di sedici enormi lupi irreggimentati. Caius ha davvero il terrore dei
licantropi. Ha quasi perso uno scontro con uno di loro, qualche
migliaio di
anni fa, e non l'ha mai dimenticato».
«Quindi
esistono dei veri licantropi?», chiese meravigliata.
«Con la luna piena e le
pallottole d'argento e tutte quelle storie?».
«"Veri".
Ed io cosa sono, immaginario?». Sbuffò Jacob
“Magari
… Non sarebbe male se
svanissi come un brutto sogno …” pensai.
«Hai
capito benissimo».
«Sì,
la luna piena è una storia vera», dissi sorridendo
delle loro schermaglie.
«Quella delle pallottole d'argento, no: è solo una
leggenda nata perché gli
umani si sentissero in grado di fronteggiarli. Non ne rimangono molti.
Caius li
ha fatti cacciare fin quasi all'estinzione».
«Non
ne hai mai parlato perché...?»
«Non
ce n'è mai stata occasione». Tagliai corto.
Parlare dei lupi non era mai stato
tra i miei interessi primari, avrebbe dovuto saperlo ormai.
“Sta
diventando petulante
questa ragazza! Speriamo che con i secoli non peggiori!” scherzò
Alice infilandosi sotto
il mio braccio «Sputa il rospo, Bella».
Sospirò infine dopo che la stessa l’aveva
fulminata con uno sguardo feroce.
«Come
hai potuto farmi questo, Alice?».
«Era
necessario».
«Necessario!»,
sbottò. «Eri riuscita a convincermi che saremmo
morti! Sono stata uno straccio
per settimane».
“E
non solo te … ma una cosa è
certa: dei comportamenti ameni di mia sorella dobbiamo sempre fidarci
ciecamente. Mai scommettere contro Alice Cullen!”
«Poteva
finire così», rispose serafica Alice.
«Nel qual caso dovevi essere preparata a
salvare Nessie».
«Ma
sapevi che c'erano anche altre possibilità»,
l'accusò stringendo la piccola che
dormiva ancora di più a sé. «Sapevi che
qualche speranza esisteva. Ti è mai
venuto in mente che avresti potuto dirmi tutto? Ho capito che Edward,
per via
di Aro, doveva credere che fossimo spacciati, ma almeno a me avresti
potuto
dirlo».
«Non
credo proprio», disse dopo un brevissimo istante di
riflessione. «Non sei una
brava attrice, punto e basta».
“E
su questo non c’è ombra di
dubbio …”
«Cioè
il problema era il mio talento nella recitazione?».
«Non
esagerare Bella. Hai idea di quanto sia stato complicato organizzare
tutto? Non
ero nemmeno sicura che esistesse qualcuno come Nahuel: sapevo solo che
stavo
cercando qualcosa che non avrei potuto vedere! Prova a immaginare di
individuare un punto cieco: non è certo la cosa
più facile che mi sia capitato
di fare. In più dovevamo inviare qui i testimoni principali,
come se non
avessimo già avuto abbastanza fretta. E poi ho dovuto tenere
gli occhi aperti
in continuazione, nel caso tu decidessi di mandarmi altre istruzioni.
Un giorno
o l'altro mi dirai cosa c'è a Rio. »
“Rio??”
«Ma,
ancora prima, dovevo prevedere tutti i trucchi che avrebbero potuto
utilizzare
i Volturi e trasmetterti ogni indizio in mio possesso per prepararti
alla loro
strategia... tutto nelle poche ore che mi rimanevano per abbozzare ogni
possibilità. Ma principalmente, dovevo garantirmi che foste
tutti convinti che
vi avessi mollati: Aro doveva essere certo che non aveste assi nella
manica,
altrimenti non si sarebbe mai lasciato una scappatoia del genere. E se
credi
che non mi sia sentita un'idiota... ».
«Okay,
okay!», la interruppe. «Scusa tanto! Lo so che
è stato terribile anche per te.
È solo che... be', mi sei mancata da morire, Alice. Non
farmi mai più una cosa
del genere».
«Anche tu mi sei
mancata, Bella. Quindi
perdonami e cerca di accontentarti di essere la supereroina della
giornata».
Rispose riempiendo la stanza della sua contagiosa risata cristallina.
Finsi
di ignorare lo sciocco imbarazzo di mia moglie e continuai il racconto
dettagliato di quanto fosse stata determinante con il suo potere e il
suo
sangue freddo. Era solo merito suo se eravamo vivi se non ci fosse
stato il suo
scudo Alice non sarebbe arrivata in tempo con i suoi testimoni, la
nebbia di
Alex ci avrebbe privato della volontà e con Jane non avremmo
avuto scampo …
senza contare poi tutti gli altri …
Avevo
ragione io, l’avevo sempre sostenuto: Bella era unica,
speciale, insostituibile
e solo e soltanto MIA.
Lentamente
la discussione e commenti sulla giornata si divisero in piccoli gruppi
…
sentivo un peso tremendo sulle spalle, come se mi fossi portato
appresso una
montagna intera per giorni e giorni, la stanchezza non faceva parte del
nostro
mondo, era tutta una questione mentale, lo stress di questa terribile
giornata
e delle settimane precedenti ci aveva in qualche modo stremato
… avevo solo
bisogno di tranquillità … della mia famiglia
…
«Portiamo
Nessie...». Sussurrò Bella incrociando per un
istante il mio sguardo.
Non
le permisi nemmeno di finire la frase.
«Buona
idea», esclamai. «Sono sicuro che non ha dormito
bene la notte scorsa, con
tutto quel russare». Puntualizzai scherzando a Jacob che, per
tutta risposta,
sbadigliò. Questa nuova dinamica tra noi era ancora un
po’ troppo difficile da
accettare per me, ma ci stavo lavorando.
«È
da un po' che non dormo in un letto. Credo che mio padre si
emozionerà
tantissimo ad avermi di nuovo sotto il suo tetto».
Farfugliò lui, in mezzo ad
un altro sbadiglio.
Salutò
Bella, diede un bacio sulla fronte a Nessie e mi assestò un
pugno sulla spalla.
«Ci
vediamo domani. Mi sa che adesso sarà tutto un po' noioso,
no?».
Non
mi sembrava di avergli concesso tutta questa confidenza, ma ero troppo
spossato
per intavolare qualsiasi tipo di discussione «Lo spero
ardentemente», risposi, e
finalmente anche lui sparì.
Lentamente,
cercando di non svegliare Nessie ci alzammo e cominciammo ad avviarci
alla
porta quando «Ah, Jasper?», chiese inaspettatamente
Bella.
«Sì,
Bella?».
«Sono
curiosa: perché J. Jenks si spaventa a morte solo sentendo
il tuo nome?»
“No
amore è meglio che tu non
lo sappia …”
pensai sorridendo “Ti faresti solo
delle
idee sbagliate sul povero Jasper …”
Jasper
ridacchiò. «Per la mia esperienza, certi rapporti
di lavoro funzionano meglio
se sono motivati più dalla paura che dal guadagno».
Bella
non mi sembrò convinta.
Lasciò
correre ma già sapevo che sarebbe tornata presto su
quell’argomento … povero
Jasper, non aveva la minima idea di cosa lo aspettasse, era
estremamente
cocciuta quando s’impuntava su qualcosa.
Augurammo
a tutti la buona notte e finalmente uscimmo, incamminandoci lentamente,
senza
fretta, verso casa.
La
nostra casa.
Ormai
avevamo l’eternità davanti a noi, che bisogno
c’era di correre? C’era stata fin
troppa premura negli ultimi tempi, non ne potevo più di
quella vita frenetica.
Intorno
a noi solo i rumori sommessi del bosco, i nostri respiri e il cuoricino
di mia
figlia che batteva placidamente.
«Devo
dire che sono davvero colpito da Jacob al momento», dissi.
«I
lupi fanno la loro figura, vero?».
«Volevo
dire un'altra cosa. Oggi non ha mai pensato al fatto che, secondo
quello che
dice Nahuel, Nessie avrà raggiunto la maturità
completa solo fra sei anni e
mezzo».
«Lui
non la vede così. Non ha nessuna fretta che cresca. Vuole
solo che lei sia
felice». Rispose Bella dopo averci riflettuto un attimo.
“Io
invece ho riflettuto
parecchio si questo problema, e non mi piace … per
più di un motivo!”
«Lo so. E la cosa mi colpisce,
come ti dicevo. Sarà anche una cosa da non dirsi, ma poteva
andarle molto
peggio».
Si
accigliò. «Non intendo pensarci per i prossimi sei
anni e mezzo».
“Nemmeno
io, puoi starne
certa!” pensai
ridendo «Certo, a quanto pare avrà un concorrente
di cui preoccuparsi, quando
arriverà il momento».
«Me
ne sono accorta. Sono grata a Nahuel per oggi ma tutto quel fissare era
un po'
strano. Non m'importa niente che lei sia l'unica mezza vampira che non
è sua
parente».
«Ma
non stava fissando lei: fissava te». Risposi con una punta di
gelosia nella
voce.
«E
perché dovrebbe?».
«Perché
tu sei viva», mormorai.
«Non
ti seguo».
«Per
tutta la vita - e ha cinquant'anni più di me...»,
cominciai a spiegare.
«È
decrepito, allora», m’interruppe.
La
ignorai.
«...
si è sempre sentito una creatura del male, assassino per
natura. Anche le sue
sorellastre hanno ucciso le proprie madri, ma non ci avevano mai dato
peso.
Joham le ha educate nella certezza che gli umani fossero animali,
mentre loro
erano divinità. Nahuel invece è stato cresciuto
da Huilen, che amava sua
sorella più di ogni altra cosa. È stata lei a
plasmare tutto il modo di pensare
del ragazzo. E per certi versi lui si è detestato
davvero».
«Che
cosa triste», sussurrò.
“Già
… è l’unico motivo per cui
non l’ho fatto a pezzi …”
pensai «Poi ha visto noi tre e ha capito per la prima volta
che, se anche è
mezzo immortale, non vuol dire che sia una creatura malvagia per
natura. Mi
guarda e vede... ciò che avrebbe dovuto essere suo
padre».
«Ma
tu sei una figura piuttosto ideale, da tutti i
punti di vista», sentenziò.
Continuai
ad ignorarla, e sbuffai.
Non
avrebbe mai smesso … «Guarda te e vede la vita che
avrebbe dovuto avere sua
madre».
«Povero
Nahuel», mormorò sospirando.
«Non
essere triste per lui. Ora è felice. Oggi ha cominciato
finalmente a
perdonarsi».
Arrivammo
davanti a casa e un brivido mi percorse la schiena, era veramente una
scena da
favola, non c’era la luna quella notte ma
l’immagine ai miei occhi era
nitidissima, sembrava veramente una casetta delle favole, adesso che
nella
nostra favola era finalmente stato scritto il “vissero
per sempre felici e contenti”, quella minuscola
casetta mi
appariva esattamente per quello che era: un posto magico, solamente
nostro.
Portammo
Nessie nel suo lettino e le rimboccammo piano le coperte, mentre un
dolce
sorriso le illuminò il volto.
Con
la stessa calma con cui avevamo passeggiato nel bosco arrivammo nella
nostra
stanza. «È una notte da festeggiamenti»,
mormorai alzandole il viso per baciarla.
«Aspetta»,
esitò, ritraendosi.
“Come?” dovevo
sicuramente aver capito
male.
Non
poteva avere mal di testa.
Quindi,
dov’era il problema?
«Voglio
provare una cosa», si affrettò a dire vedendomi
“giustamente” perplesso. Un
simile comportamento non era da lei.
Mi
posò le mani su entrambi i lati del viso e chiuse gli occhi.
Fu un attimo ma ne
rimasi sconvolto.
«Bella!»,
esclamai.
La
sua mente si era aperta, avevo sentito i suoi pensieri, avevo visto i
suoi
ricordi, più o meno nitidi, la maggior parte erano ricordi
umani … tutta la
nostra storia davanti ai miei occhi esattamente come l’aveva
vista lei … mi
vidi entrare in sala mensa, abbracciarla nella radura, mi sentii
chiamarla
disperato quando James l’aveva catturata, mi rividi
aspettarla all’altare nel
giorno più bello della mia esistenza, l’immagine
che i suoi occhi, velati di
lacrime, mi stavano mostrando, rendevano tutto ancor più
sfumato e magico … la
luna di miele … potei percepire la sua gioia quando sentii
per la prima volta i
pensieri di Renesmee e poi di nuovo ricordi della sua nuova vita
… tutto questo
non erano solo immagini … avvertivo pensieri, sensazioni
… persino il battito
del suo cuore che tanto mi mancava, e in tutto questo c’era
amore, tanto
tantissimo amore, lo percepivo ovunque, in ogni sguardo, in ogni
pensiero.
Non
potei più resistere e sopraffatto da tutte queste emozioni
la baciai.
La
connessione tra le nostre menti si spezzò.
«Ops,
l'ho perso!», sospirò.
«Ma
io ti ho sentita», sussurrai
ancora incredulo. «Come ci sei
riuscita?».
«È
stata un'idea di Zafrina. Ci siamo allenate qualche volta».
Ero
sbalordito.
«Ora
lo sai», disse spensierata, «Nessuno ha mai amato
tanto qualcuno quanto io amo
te».
“Stai
sbagliando tesoro!”
«Hai quasi fatto centro».
Sorrisi sornione. «Conosco solo un'eccezione».
«Bugiardo».
Replicò, ma la zittii con un altro bacio.
«Puoi
rifarlo?», chiesi poi fermandomi di scatto.
«È
molto difficile». Rispose con una smorfia, tornò
con le sue mani sul mio viso;
ed io ripresi a baciarla.
«Non
posso reggerlo se mi distrai anche solo un pochino», mi
ammonì.
«Faccio
il bravo»
Socchiuse
gli occhi e si concentrò.
Certo
che se indugiava con dovizia di particolari sulla notte in cui avevamo
inaugurato la nostra casa, non poteva pretendere che rimanessi
impassibile.
«Accidenti»,
ruggii, senza interrompere il bacio, quando la sua mente, nuovamente,
si oscurò.
«Abbiamo
un sacco di tempo per allenarci», mi ricordò.
«Tutta
l'eternità», mormorai.
«Mi
sembra convincente».
E
continuammo a occuparci beati di quella parte piccola, ma perfetta,
della
nostra eternità.
FINE