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Autore: Padme Undomiel    09/02/2014    6 recensioni
A volte, la memoria è come un portafoto, capace di immortalare fugaci frammenti di vita e immagini indelebili.
Raccolta slegata di flash-fic a tema libero, protagonisti i Digiprescelti e il loro rapporto con se stessi, con gli altri e con Digiworld.
Dall'ottavo capitolo: Invece che rasserenarsi, Ken nascose il viso nella tovaglietta con la quale si stava detergendo il sudore. “Non posso farcela”, si lamentò miseramente.
“Sì che puoi!” Daisuke gli passò in fretta una bottiglietta d’acqua, un occhio alle tribune: i loro amici si stavano avvicinando in fretta, tutti chiacchiere e sorrisi. “Se davvero vuoi parlare con Miyako devi scioglierti un po’, e fare come ti ho detto. Fai finta di essere me, ok? Io ci parlo sempre, con lei!”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Strangers
Pictures of us



Strangers (Ishida Yamato, Takaishi Takeru)



Quando aprì la porta venne investito da un forte odore di zuppa.
“Yamato!” Sua madre era ai fornelli, raggiante quando si voltò, appena una traccia di esitazione nello sguardo. “Hai fame? Cinque minuti ed è pronto.”
“Chiudi in fretta, fa freddo.” Fece suo padre a mo’ di saluto, disteso sul divano davanti alla tv.
Yamato mugugnò un saluto, posando l’ombrello ed evitando lo sguardo di entrambi. Aprì il frigo e afferrò una bottiglia d’acqua, bevendo a grandi sorsi. E fu allora che posò gli occhi sulla sedia.
Si pietrificò.
Richiuse il frigo, afferrò ciò che era posato sulla sedia e si diresse a grandi passi verso la sua stanza. Aveva le mani occupate, così spalancò la porta con un piede.
E Takeru era lì, seduto sul letto a leggere un fumetto, mentre Patamon giocava con Gabumon sul pavimento. Al suo ingresso sollevò gli occhi, e sghignazzò.
“Delicato come sempre, fratellone.”
Yamato chiuse la porta col tallone, buttando sul letto quello che aveva portato. “Le ha di nuovo stirate.” Esordì. “Guarda.”
Takeru ghignò, osservandole. “Almeno adesso hanno l’aspetto di camicie, non di stracci che mamma ha trovato per terra.”
“Beh, io sono abituato agli stracci. Perché mamma si ostina a stirare le mie cose? Non deve.” Yamato si accasciò sulla sedia più vicina. “E’ inquietante.”
E forse qualcosa nel suo tono rivelò troppo, perché Takeru si fece serio, lo osservò.
“Ieri sera”, disse infine, “ho trovato una lattina di birra vuota vicino al divano, a casa mia.”
“Quindi papà era da voi, come sospettavo.” Concluse Yamato piatto.
Takeru si strinse nelle spalle. “Avere quella lattina in casa è stato come accogliere un estraneo che si conosce troppo bene. Per un attimo … ho desiderato di farla volar via dalla finestra.”
Takeru aveva capito. Era ingiusto –era un sollievo- che condividessero lo stesso turbamento, di nuovo. Yamato tacque.
E poi Takeru sorrise, esitante, incoraggiante. “Poi però ho deciso di conservarla. Ora fa ancora paura, ma con un po’ di fortuna lattine e ferro da stiro smetteranno di essere estranei per noi due. D’altronde, non è quello che volevamo? I nostri genitori che si riavvicinano, intendo.”
Certo che era quello che voleva. Lo ha sempre voluto, e sempre saputo. Ma permettere a se stesso di ammetterlo, e pagare in seguito il prezzo di aver sperato, sarebbe stato troppo doloroso.
Yamato sospirò. “Spero solo che sappiano quello che fanno.”
Perché rivivere tutto, di nuovo, sarebbe stato troppo per lui -loro.
“Non commetteranno lo stesso errore due volte, Yamato. Fidati.”
Yamato decise di fidarsi.
“Finché la cosa non sarà definitiva, però, continuerò a stropicciarmi le camicie.”
“Vergognati.” Takeru alzò gli occhi al cielo, mettendosi in piedi. “Dai, andiamo a cena.”
E lasciando una marea di fumetti sul materasso.
Yamato inarcò le sopracciglia. “Quello sarebbe il mio letto, sai.”
“Andiamo, non dirmi che anche quelli sono estranei per te!” Fece Takeru innocentemente.
Yamato, sul punto di aprire la porta, si fermò.
 “No”, disse sicuro.
Perché Takeru scaldava, Takeru non faceva paura.
Gli sorrise. “No, quelli mai.”


Ebbene sì. A volte ritornano. Dopo due anni e passa mi sono finalmente decisa ad aggiornare. Sono un'autrice pessima, lo so ç_ç Per quelli che ancora sono qui a leggere, bentrovati! Sapevo che prima o poi avrei scritto qualcosa su Yamato e Takeru -li ho sempre adorati, fin da bambina. Perché hanno sofferto tantissimo, perché si sono sempre voluti bene, perché Yamato ha sempre cercato di proteggere Takeru e Takeru ha sempre cercato di avvicinarsi a Yamato. Perché, alla fine, sono riusciti a conoscersi di nuovo e a legarsi l'uno all'altro ancora di più dopo tantissime difficoltà :)
Quanto al riavvicinamento di Hiroaki e Natsuko... beh, è una cosa che ho sempre sperato, sinceramente xD e poi quei due non mi hanno mai convinta. Come mai Hiroaki continua a portare con sé una foto della sua famiglia, tanto per dirne una? Magari sono io ingenua, magari era un semplice rimpianto il suo, magari alla fine i due si sono solo riavvicinati perché hanno recuperato un rapporto 'amichevole'... ma si chiameranno fanfiction per un motivo, quindi io interpreto così la cosa xD e mi sono sempre chiesta come l'avrebbero presa i due fratelli nel vedere i genitori, dopo tanti anni, tornare insieme. Non si può semplicemente cancellare tutti gli anni di distanza, tutti gli sforzi di abituarsi a vivere con un solo genitore, ogni istante in cui si è soffocata a forza la speranza che le cose potessero aggiustarsi, con un colpo di bacchetta. Per quanto sia ciò che entrambi volevano -è il desiderio di Takeru alla fine della seconda serie, tra l'altro-, solo il tempo e l'affetto reciproco ricuciranno quella ferita mai rimarginata. E nessuna delle due cose mancherà loro, nella mia ottica :)
Detto questo, a presto, spero!
Padme Undomiel

   
 
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