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Autore: Astrea_    09/02/2014    1 recensioni
[Dal primo capitolo]
Sapevano che erano esattamente come tante piccole mine vaganti, senza passato né futuro, anime che si affannavano per sopravvivere, che si sbracciavano per rimanere a galla nell’oceano increspato della vita. Si sforzavano di cercare contatti, di trovare stabilità, amore ed affetto. Fingevano di comprendersi, di esserci l’uno per l’altro, di essere uniti, ma in realtà sapevano di essere terribilmente soli. Non erano un gruppo, ma solo l’unione di individualità problematiche, di adolescenti troppo presi ad affrontare le difficoltà del piccolo mondo nel quale si rinchiudevano. Erano fragili, talmente tanto che sarebbe bastata una sola folata di vento per raderli al suolo, ridurli a brandelli. Erano forti, tanto forti da mascherare le loro più grandi paure, l’incolmabile vuoto che sentivano nei loro petti e nelle loro menti.
STORIA ISPIRATA ALLA SERIE TELEVISIVA "SKINS".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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ZAYN

Zayn tamburellava con la penna sula superficie di vetro del tavolino del salotto. Era seduto a gambe incrociate sul pavimento, fingeva di leggere alcune pagine di un libro preso a caso dallo zaino poco prima. Da oltre dieci minuti era fermo sempre alla stessa facciata, allo stesso rigo, alla stessa parola, la prima in alto a sinistra. Teneva il volto chino in direzione del testo, impedendosi qualsiasi movimento, ma il suo sguardo sbieco era tutto rivolto al cellulare che continuava a vibrare. Zayn sapeva perfettamente chi fosse, non aveva avuto neppure bisogno di leggere quel nome lampeggiare sul display del suo cellulare per intuire l’identità della persona che lo cercava. Proprio per quel motivo aveva deciso di ignorare deliberatamente quei patetici tentativi di contattarlo, non aveva alcuna voglia di sentire quella finta voce cordiale riempirlo di bugie per l’ennesima volta. Cercò di concentrarsi sullo studio, esultando quando riuscì a terminare la prima frase del primo paragrafo, ma ancora una volta fu distratto da quella fastidiosa vibrazione. Non avrebbe risposto, Zayn continuava a ripeterselo nella mente come se avesse bisogno di convincersi di quelle parole. Era combattuto, devastato, tormentato dal desiderio di volerlo risentire ed il rancore che ancora nutriva nei suoi confronti. Erano sempre stati legati da un rapporto speciale, confidenziale ed amichevole. Zayn aveva cercato di aiutarlo sempre, in ogni modo possibile, e di supportarlo in tutte le sue iniziative, anche quelle che si preannunciavano fallimentari. In cambio, lui aveva ricevuto solo tante delusioni. Zayn non era quel tipo di ragazzo che donava per ricevere, non si era comportato bene con lui solo nella speranza che un giorno quel favore potesse essere ricambiato. Zayn lo aveva fatto per amore, affetto, fiducia, quegli stessi sentimenti che erano stati traditi. Non avrebbe perdonato tanto facilmente i torti che lui gli aveva fatto. Poco importava se Zayn fosse costretto a saldare il suo debito, ciò che lo aveva ferito era stata la lontananza e la sensazione di abbandono. Zayn non avrebbe dimenticato tanto facilmente il modo in cui Jamal aveva deciso di partire, con tanta leggerezza e superficialità, non gli avrebbe perdonato la negligenza e l’indifferenza che proprio Jamal aveva dimostrato nei suoi confronti. Non avrebbe risposto alla chiamata, Zayn cercava di imprimere quelle poche parole a caratteri cubitali nella mente, come un promemoria che non avrebbe mai dovuto dimenticare. Quella ferita era ancora troppo aperta sul suo cuore, per poter essere ignorata. Zayn la sentiva bruciare ogni volta che leggesse quel nome sullo schermo del telefono, ogni volta che quel nome venisse pronunciato dalle sue sorelle o dai suoi genitori.
“Zayn, tesoro, ti cerca Louis. Dice che ti aspetta all’ingresso.”, esordì frettolosamente sua madre, mentre si aggirava per casa con in mano una decina di fogli che avrebbe dovuto esaminare.
Non le piaceva trascorrere molto tempo fuori casa, dunque ogni qualvolta le fosse possibile, raccoglieva dall’ufficio tutte le pratiche di cui necessitava e le portava lì, cosicché tra una pausa e l’altra potesse vedere i figli e non gli odiosi, assillanti ed arrivisti assistenti.
Zayn annuì, lanciando una veloce occhiata alla figura della madre, concentrata ora a decifrare la scrittura di quello che aveva tutta l’aria di essere un verbale, mentre alla cieca cercava di raggiungere la cucina. Sorrise nel vedere sua madre, quella donna che tutti consideravano perennemente perfetta in tutto, che si districava tra il lavoro e la famiglia.
Con un gesto secco lasciò cadere la penna sul tavolino e chiuse il libro, rinunciando definitivamente ad ogni tentativo di leggerne degli stralci. Si alzò e recuperò il cellulare che finalmente aveva cessato di vibrare.
“Io esco, ci vediamo più tardi.”, salutò mentre si avviava verso il portone.
Sua madre non riuscì neppure a rispondere che Zayn aveva già preso il cappotto, le chiavi ed il portafogli che teneva all’ingresso ed era andato via.
“Ciao bello!”, esclamò Louis entusiasta.
“Ehi.”, fu il saluto decisamente acceso di Zayn.
Louis ormai non faceva più neppure caso ai toni sempre poco allegri e vitali di Zayn. Aveva un carattere particolare, era piuttosto difficile relazionarsi ad un tipo come lui, schivo, riservato e davvero poco affabile, ma era un ottimo amico. Sapeva ascoltare, anche se era pessimo a dare consigli, ma riusciva a comprendere, sembrava arrivare a capire esattamente cosa Louis provasse in determinate circostanze. Zayn era di poche parole, ma il suo viso, per chi sapesse leggerlo, era una continua fonte di forti emozioni e reazioni, i suoi occhi ambrati e limpidi parlavano al suo posto, comunicando solo con quei pochi eletti che avevano avuto il privilegio di avvicinarsi tanto a lui da riuscire ad intuire i suoi pensieri anche solo con uno sguardo.
“Ci sono Margaret, Bree e Niall allo Starbucks, quello all’angolo tra Kensington High St e Allens St.”, gli comunicò Louis, ricordando ciò che Margaret gli aveva riferito appena poco prima con una breve telefonata.
“Quindi?”, replicò Zayn, riservando all’amico uno sguardo interrogativo.
Louis fece spallucce, mentre entrambi si avviavano lungo il vialetto che conduceva al garage dove Zayn teneva parcheggiata la sua auto.
“Potremmo raggiungerli se ti va.”, propose allora, cercando di dare poco credito a quell’alternativa.
In realtà, Louis moriva dalla voglia di raggiungere Margaret immediatamente. Da quando avevano ballato due sere prima in discoteca, Louis non riusciva a pensare ad altro. Nonostante ricordasse molto poco di quella notte, gli occhi della ragazza erano rimasti impressi nella sua memoria, tanto che avrebbe potuto descriverne le pagliuzze in ogni minimo particolare, trovando una precisa tonalità per ognuna di esse.
“Non mi va.”, rispose secco il moro, non trovando per nulla allettante quella prospettiva.
Aveva provato a trascorrere del tempo in compagnia, a cercare di essere gentile, cordiale ed amichevole, ma aveva soltanto finto di essere qualcun altro e non semplicemente Zayn.
“Mh.”, fu l’unico suono che uscì dalle labbra di Louis.
Zayn entrò nel garage, per poi uscirne qualche minuto dopo alla guida della sua auto. Louis lo seguì a ruota, prendendo posto sul sedile del passeggero, poi Zayn si diresse verso il cancello. Lo oltrepassò e si immise nelle larghe e trafficate strade londinesi.
“Ti accompagno da Margaret.”, sentenziò Zayn tutto d’un tratto, con voce impassibile.
Louis istintivamente piegò il viso in una smorfia di confusione, basito. Non aveva ancora detto nulla a Zayn, non gli aveva riferito quanto trovasse simpatica Margaret, ma lui aveva capito lo stesso. Aveva visto quel lieve bagliore di luce negli occhi azzurri di Louis quando aveva pronunciato il nome della ragazza. Sorrise all’amico che guidava, concentrando lo sguardo sulla strada davanti ai suoi occhi.
“Tu, però, vieni con me.”, lo ricattò giocoso.
Zayn sbuffò a quell’affermazione. Avrebbe volentieri accompagnato Louis, magari si sarebbe fatto un giro nei dintorni in attesa che lui si liberasse ed infine sarebbero andati insieme a bere una birra in qualche pub poco affollato in una delle tante traverse che costeggiavano Kensington High St.
“Guarda che hai centinaia di buoni motivi per accettare.”, provò a convincerlo Louis, non scoraggiatosi affatto per quel primo rifiuto.
Era certo, infatti, che di lì a poco lo avrebbe convinto ad unirsi al resto del gruppo.
“Non mi interessa.”, borbottò.
“Ah, no?”, la domanda retorica di Louis era una chiara sfida. “Niall ti sta simpatico, Bree anche, inoltre Millie non vede l’ora di toglierti i vestiti di dosso!”, esclamò indignato dall’indifferenza dell’amico.
Zayn soffocò una ristata, cercando di mantenere una maschera di distacco sul viso.
“Non avevi detto che ci sarebbe stata anche Millie.”, sottolineò con voce impenetrabile, tanto che Louis ebbe serie difficoltà nel comprendere il motivo di quella frase.
“Allora hai deciso che vieni?”, gongolò compiaciuto della vittoria che credeva di aver appena conquistato.
“A dir il vero è una ragione in più per restare lontano.”, chiarì l’altro con le labbra appena incurvate in un ghigno ironico, affondando il piede sul pedale dell’acceleratore.
“Ehilà!”, trillò Louis quando circa mezz’ora più tardi varcò la soglia dello Starbucks e si avvicinò al tavolo dove era seduta la restante parte della comitiva.
Subito lo sguardo del ragazzo si posò sulla sorridente figura di Margaret che gli faceva cenno di accomodarsi accanto a lei. Non c’era ancora stata occasione in cui Louis avesse visto Margaret triste, stanca, svogliata o silenziosa. Era sempre così allegra, vivace, gioiosa e spiritosa da far pensare che forse esistesse davvero qualcosa di bello nella vita. Assaporava quel gusto genuino e salubre che la vita le offriva, cogliendone solo il meglio e vivendo al massimo ogni istante. Louis  la invidiava, invidiava quel suo modo di sorridere persino con gli occhi a tutto ciò che la circondava. Quella di Margaret non era una reazione alla paura di sentire nuovamente l’anima affogare nella tristezza, nella solitudine, nell’amarezza e nella delusione. La sua era un’aspettativa per il futuro, il guardare al domani con positività, il cogliere del buono da ogni situazione.
Louis passò velocemente in rassegna gli altri presenti, volgendo ad ognuno un cenno di saluto. Charlotte era avvolta in un caldo maglione bianco che sembrava quasi mischiarsi con la pelle candida del suo viso. L’espressione serena del volto, rimasta tale anche dopo l’arrivo di Louis, era chiaro segno della sua predisposizione amichevole nei suoi confronti. Niall la guardava di sottecchi, per verificare ogni sua minima reazione all’arrivo di Louis. In realtà Niall aveva preso ad osservarla piuttosto di frequente, affascinato da quegli occhi di ghiaccio, dalla carnagione candida e le labbra rosa e sottili. Probabilmente se non fosse stata proprio la ex ragazza di Louis, le avrebbe già chiesto di uscire. Già diverse volte negli ultimi giorni era stato sul punto di chiedere a Louis come avrebbe preso una simile notizia, ma puntualmente le parole gli erano morte in bocca. Louis, infatti, si era rivelato davvero un buon amico per Niall, disponibile in ogni momento e pronto ad aiutare in caso di necessità. Non avrebbe voluto creargli scompiglio, non dopo così poco tempo. Del resto quella con Charlotte era stata una storia importante per lui, tanto intensa e profonda quanto lunga. D’altro lato, Niall non attendeva altro che lasciarsi definitivamente alle spalle tutta la storia di Millie, ormai esausto e, soprattutto, deluso dalla faccenda. Bree se ne stava tranquilla al suo posto, con il suo solito sorriso ingenuo disegnato sulle labbra e l’aria distratta. Con la mano destra continuava a girare il cucchiaino all’interno della grande tazza ricolma di cioccolata calda, ormai non più fumante. Non ne aveva ancora bevuto neppure un sorso, impegnata a guardare il panno che si creava a causa del calore e che poi lei prontamente distruggeva con quei lenti movimenti circolatori. Non aveva prestato molta attenzione alla conversazione intavolata da Margaret al loro arrivo, in realtà aveva trovato difficoltà nel riuscire a seguirla. L’opprimente sensazione che le mancasse sempre il significato di una parola, di una frase, le impediva di partecipare alla discussione, costringendola al silenzio. Così, quando le ordinazioni erano giunte, Bree aveva chinato la testa coperta dalla chioma rossa ed aveva iniziato a giocherellare con la sua cioccolata. Harry aveva provato a chiederle di Audrey, ma lei aveva risposto semplicemente scrollando le spalle, così anche il riccio si era rassegnato all’impossibilità di chiacchierare con Bree e all’improbabilità di rivedere Audrey nell’immediato. Infine Liam, sorseggiando un caffè macchiato, allietava il tavola raccontando alcune delle esperienze avute durante le ultime vacanze. Era bravo nel raccontare storie, tanto da risultare simpatico a tutti, riusciva a far sorridere anche Niall che ancora nutriva risentimento nei suoi confronti. La sua voce chiara era piacevole da ascoltare, l’enfasi con la quale narrava ogni singolo episodio riusciva a coinvolgere tutti, tanto che persino Bree aveva alzato la testa un paio di volte, ma poi aveva preferito tornare a concentrarsi sulla sua tazza ancora piena. Le pause scandite in tempi giusti, l’espressione sveglia ed ironica del suo viso, gli occhi vispi e luminosi di Liam sembravano riuscire a conquistare sempre tutti. Era proprio per questo motivo che Harry svariate volte aveva temuto di combinare un appuntamento con una ragazza con un’uscita con Liam.
“Ciao.”, salutò Audrey accennando appena ad un sorriso, mentre si avvicinava a loro con passo spedito.
Il volto di Harry si illuminò, quasi si trattasse di una reazione automatica all’arrivo della ragazza.
Bree alzò il volto, richiamata da quella voce tanto familiare e rassicurante che milioni di volte le aveva fornito il sostegno di cui necessitava ed in un attimo le sue labbra si distesero in un nuovo sorriso, questa volta più sincero.
“Ciao Audrey!”, ricambiò prontamente Harry, scuotendo la mano destra a mezz’aria.
Lei aggrottò la fronte, prima di sforzarsi di trattenere una leggera risata dovuta all’espressione buffa che il viso di Harry aveva assunto.
Il ragazzo la incitò a prendere posto accanto a lui e lei, seppur riluttante, lo assecondò.
“Pensavo non saresti più venuta.”, ammise sincero Harry all’orecchio di Audrey.
Liam aveva ripreso il suo sproloquio, dunque tutta l’attenzione, ad eccezione di Bree, era concentrata su di lui ed i suoi intriganti modi di parlare. Nessuno avrebbe mai notato quello scambio di battute appena sussurrate tra i due, inoltre Harry premeva per conoscere il motivo del cambiamento dell’atteggiamento di Audrey nei suoi riguardi.
“Complicazioni.”, mormorò soltanto, senza scomporsi.
Audrey era riservata, fredda, chiusa, Harry lo aveva notato sin dal prima istante, ma mai una volta aveva pensato al riserbo ed al cinismo della ragazza come a degli ostacoli nella loro amicizia.
“Credi che un girono inizierai a rispondere a qualche domanda?”, chiese il riccio.
Audrey a quelle parole puntò il suo sguardo sugli occhi verdi e trasparenti di Harry. Il suo tono di voce era giunto all’orecchio della ragazza come affranto, forse quasi rassegnato, rammaricato dal constatare quanto continuamente lui si sforzasse di avvicinarsi a lei, vendendo tuttavia sempre respinto. Da quando avevano parlato per la prima volta Audrey non si era sbottonata su nulla, rimaneva come un forziere impossibile da aprire, il cui contenuto non sarebbe stato mai rivelato a nessuno.
“Sono venuta con mia sorella, aveva bisogno di uscire. Non le ho detto dove l’avrei portata, così quando siamo arrivate si è opposta. Credo non volesse vedere Liam e alla fine ha preferito aspettare in auto.”, spiegò con un filo di voce, non riuscendo neppure a controllare quel fiume di parole che fuoriusciva dalle sue labbra.
Audrey voleva essere aperta, voleva che qualcuno guardasse all’interno di quel forziere, che andasse oltre gli strati di matita ed i vestiti scuri che indossava anche quel giorno. Aveva paura, aveva paura di rimanere sola, che nessuno l’avrebbe mai ricordata in futuro o soltanto menzionata in chissà quale buffo racconto di episodi passati.
Sulle labbra di Harry prese forma un ampio sorriso, incorniciato da due piccole fossette scavate appena su ambedue le guance. Non si aspettava una simile reazione da parte di Audrey, non così all’improvviso. Sarebbe stato pronto ad aspettare mesi per cavar fuori qualcosa da lei, ma sorprendentemente lei aveva deciso almeno per quella volta di deporre le barriere difensive e lasciare che Harry entrasse nel suo piccolo ed incasinato mondo.
Millie aspettava la sorella appoggiata allo sportello della sua auto, mentre stancamente fumava una sigaretta. Aveva apprezzato il tentativo di Audrey di includerla in quel falsamente adorabile pomeriggio, ma non era ancora pronta per affrontare tutti. Ricordava poco della notte in cui Audrey era andata a recuperarla a Brixton, ma le era profondamente grata. Aveva pensato di essere sola, aveva creduto che dopo la rottura con Liam tutto fosse finito, ed invece aveva riscoperto una piccola ed intrascurabile parte della sua vita. Sua sorella, per quanto poco si tollerassero, era pur sempre parte della sua famiglia. Audrey non aveva esitato ad aiutarla nel momento del bisogno, era stata l’unica, nonostante tutti i litigi e gli insulti che avevano caratterizzato il loro rapporto negli ultimi anni. Inspirò a pieni polmoni l’aria gelida di quel tardo pomeriggio londinese. Le macchine inondavano le strane, rilasciando gas inquinanti nell’aria. Portò la sigaretta alle labbra e fece un altro tiro. Con lo sguardo vagò sulle vetrine che si affacciavano su quel tratto, soffermandosi poi sui volti dei passanti che camminavano spediti alla ricerca di chissà cosa. Trasalì quando scorse la figura di Zayn a pochi metri di distanza, immobile nella sua stessa identica posizione. Il ragazzo sorrise quando gli occhi scuri di Millie si scontrarono con i suoi. L’aveva intravista appena era arrivata, accompagnata da Audrey, ma aveva preferito attendere che fosse lei ad accorgersi di lui. Con un gesto fluido Zayn si staccò dalla portiera della sua auto e si avviò in direzione di Millie. Se Louis aveva ragione, si disse, almeno avrebbe potuto ricavare qualcosa di buono da quel noioso pomeriggio.
“Gira alla larga, Malik.”, esordì Millie fissandolo con sguardo truce.
Zayn ghignò. Avrebbe dovuto provare timore ed, invece, era soltanto divertito dal tono intimidatorio della ragazza.
“ La strada è abbastanza ampia da permettere il passaggio di entrambi.”, osservò ammiccando in direzione della mora.
Zayn poggiò la sigaretta sulle labbra con fare sensuale, i suoi occhi erano fissi in quelli di lei e non accennavano ad interrompere quel contatto visivo, neppure quando fece un profondo tiro. Millie lo guardava cercando di non far trapelare alcuna emozione dalla sua espressione. Aveva perfettamente intuito il gioco appena iniziato da Zayn, era lo stesso a cui lei ricorreva ogni qualvolta dovesse comprare qualcosa da lui. I loro incontri erano fatti di occhiate languide, movimenti lenti e seducenti, voci roche ed accaldate che si soprapponevano in sussurri. Millie tese la mano sinistra in direzione di Zayn, afferrandolo per la tasca anteriore dei jeans neri che portava indosso e lo fece avanzare. I loro petti quasi potevano toccarsi, Millie percepiva sulla pelle il respiro di Zayn, più alto di lei di almeno una decina di centimetri, nonostante indossasse dei tacchi anche in quell’occasione. Era una sensazione che conoscevano bene entrambi, quella di sentirsi tanto vicini, ma nessuno dei due aveva mai provato ad annullare del tutto le distanze.
Zayn avrebbe potuto provare a baciarla in quell’istante, probabilmente lei lo avrebbe lasciato fare senza troppi problemi, ma non lo fece. La vibrazione del cellulare di Zayn riscosse entrambi da quel momento, costringendo Zayn ad indietreggiare di qualche passo. Prese il cellulare e nel farlo sfiorò impercettibilmente la mano di Millie, ancora ancorata alla stoffa dei suoi jeans. In un attimo la ragazza ritirò il braccio, mentre con gli occhi seguiva i movimenti meccanici di Zayn. Millie notò i suoi muscoli irrigidirsi e la sua espressione farsi cupa.
“Chi è?”, domandò curiosa di scoprire l’identità di colui che riuscisse a sortire un tale effetto sull’impassibile Zayn.
“Mio fratello.”, sussurrò intimorito, sconcertato ed allo stesso tempo sofferente.
Forse fu proprio la debolezza dettata da quel momento, l’insicurezza, l’indecisione e l’insorgere di numerosi dubbi nella mente di Zayn, a fargli pronunciare quelle due semplici parole, dimenticandosi del suo usuale riserbo e del tono scontroso che lo denotava.
“Dovresti rispondere, allora.”, suggerì Millie, ormai particolarmente sensibile alle questioni di famiglia.
Zayn si lasciò scappare un mezzo sospiro, come a volerle silenziosamente dire che lei non conosceva affatto quella storia e che, dunque, non avrebbe mai potuto comprendere quanto complicata fosse la situazione. Puntò lo sguardo sul marciapiede, rifiutando la chiamata. Millie non avrebbe mai pensato di poterlo vedere tanto indifeso e combattuto.
“Meglio di no.”, borbottò soltanto, ancora con lo sguardo basso e l’aria afflitta.

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Angolo Autrice

Salve a tutti!!:D Ecco il nuovo capitolo di Skins!:D
Sì, sto rpocedendo a rilento, ma purtroppo in questo periodo non riesco a fare di meglio...
Piuttosto, voi che mi dite? Come va? Avete visto il video, vero?? Adorabili è dire poco, eh?!*.*
Anyway, torniamo a parlare di Zayn qui... personalmente mi piace il suo rapporto con Louis!!:D
E poi c'è Harry che è davvero dolcissimo!! Voi che ne pensate??
Fatemi sapere se vi va, mi piacerebbe davvero tanto leggere le vostre opinioni!!:D
Ringrazio chi ricorda, segue e preferisce!! Grazie mille!<3 E ringrazio ch legge!!*.*
Bene, spero di riuscire ad aggiornare presto, molto presto!;)
Alla prossima!:D
                                                 Astrea_


  
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