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Autore: Shenhazai    10/02/2014    3 recensioni
Marzo 1943. In tutto il nord Italia, cominciano a farsi più pressanti gli scioperi indotti dagli antifascisti stanchi della dittatura.
Assieme a loro, anche Italia si prende una pausa, per fare mente locale nei suoi pensieri.
O almeno, ci prova.
(Nyotalia molto, ma molto OoC. Rating arancione per il linguaggio)
Genere: Commedia, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nyotalia
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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6. Faccia a Faccia


La cena si svolse in tranquillità, rotta solamente dalle semplici richieste per passarsi le vivande e brevi scambi di formalità. Le due nazioni evitarono palesemente di scambiare parola, preferendo piuttosto usare i due ragazzi come intermediari, Inghilterra con fare decisamente brusco e non ancora del tutto in vena al perdono, mentre Italia con tono molto più colloquiale e gentile con entrambi. Anche se alla nazione anglosassone apparve che tra i due, fosse la ragazzina ad essere più attaccata alla donna. Praticamente sembrava pendere dalle sue labbra... E anche il modo in cui la donna la guardava era diverso da come osservava Jesse, oppure lui stesso. Vabbé, le poche volte che i loro sguardi si erano incrociati poco ci mancava che non lo maledisse, quindi non era un grande metro di paragone il suo. Chissà perché poi... Ah, giusto. Nemici, rapimento, guerra... le solite piccole cose. Certo che però era decisamente rancorosa, la signora.

Finalmente arrivarono alla frutta, e l'uomo ormai sazio si alzò dal tavolo con un lento movimento.

“Bene... buona creanza vuole che io debba ringraziare per il pasto. Immagino tu voglia parlarmi, Italia... per cui ti attenderò nello studio. Quanto a voi due” Aggiunse, spostando lo sguardo ai due ragazzi umani che ancora stavano finendo di dividersi una mela “Non appena avrete finito di sistemare la cucina ritiratevi pure, o uscite a farvi una passeggiata se lo preferite. Ma al momento non voglio avervi tra i piedi, per un po'”

Detto questo posò il tovagliolo sul tavolo, e cominciò a muoversi in direzione della porta, raggiungendola velocemente. Non attese risposta né si degnò di studiare la faccia colpevole e mortificata dei due fratelli, o quella indispettita della donna.

Arrivato nello studio si appoggiò allo stipite della porta ormai chiusa alle sue spalle, sospirando con stanchezza. D'improvviso tutta la fatica accumulatasi nella campagna africana gli stava tornando addosso pesandogli addosso, per non parlare del tentativo di ricostruzione e dei primi soccorsi, e della politica interna. In quei momenti si sentiva un rudere ambulante... Con apprensione si passò la mano sul petto, dove le pesanti bende coprivano le ferite ancora non cicatrizzate del bombardamento. Certo, a volte era una pacchia essere collegati direttamente al proprio territorio. Ogni ferita che si facevano, per quanto tremenda e potenzialmente mortale fosse, si rimarginava con una velocità spaventosa senza nemmeno lasciare tracce o quasi. Il rovescio della medaglia però faceva si che qualsiasi grande danno che subisse la nazione stessa, si riversasse addosso a loro in maniera fisica e dolorosa. E il bombardamento continuo su Londra negli anni precedenti, era stato decisamente un grande danno. Nemmeno i grandi incendi dei secoli passati erano riusciti a debilitarlo tanto...*

Ogni volta che si cambiava le fasciature e vedeva quelle piaghe sanguinolente sulla pelle, ogni volta che avvertiva il dolore piegandosi in maniera improvvisa sentiva la rabbia e il desiderio di vendetta crescere dentro di lui, contro Germania. Gli era sempre stato antipatico a pelle, quel tipo. Appena nato ed era già una grande nazione, una potenza militare, politica ed economica tale da spaventare tutti gli altri stati europei. Non contento di ciò, tentava in tutti i modi di allargare ancor di più il suo già vasto territorio, ed aveva pure le spalle parate da Prussia, quell'imbecille del fratello guerrafondaio che stravedeva per lui.

I suoi fratelli li aveva invece dovuti condurre sulla retta via a suon di stangate sui denti... Non che gli dispiacesse, in fondo neanche loro quando erano più giovani si erano comportati come i fratelli maggiori dell'anno. Anzi. Aveva solo restituito la pariglia, quando si dice i casi della vita. E la sua terra, che a differenza di quella del tedesco tutto si poteva dire tranne che fosse ricca di risorse primarie, l'unica cosa che poteva esportare in grandi quantità era gioventù bellicosa e piena di cattive intenzioni (che comunque erano serviti parecchio durante i secoli dell'imperialismo britannico). E i cioccolatini alla menta. Non sapeva se essere più orgoglioso dei primi o dei secondi.

Era comunque inutile recriminare ora; avrebbe dato una bella lezione – nuovamente – a quel moccioso, e come al solito avrebbe di nuovo esteso i suoi fili di potere in tutto il mondo. Com'era sempre stato e come sempre sarebbe stato.
Ancora accigliato entrò finalmente nello studio, una saletta non troppo grande dalle pareti tappezzate di librerie stracolme di ogni tipologia di volumi. Gli unici punti della parete libera dalla carta stampata erano ovviamente le finestre, il caminetto al momento spento e un mobile bar, vicino alla grande scrivania in rovere che si stagliava al centro della stanza. Di fronte a questa due poltroncine dall'alto schienale, coperte di un pesante velluto a righe. A terra, per proteggere l'impiantito di legno non trattato parecchi tappeti di origine persiana e indiana, dai colori vividi e caldi. Di tutta la casa, amava particolarmente quella stanza; era il suo nido, l'unico posto dove si sentiva in pace col mondo oltre al giardino.
Rabbrividendo appena per uno spiffero d'aria gelida – nonostante fosse marzo ormai finito, le notti erano fredde e questa a giudicare dalle nuvole prometteva anche un'abbondante dose di pioggia nell'immediato – Inghilterra si diresse al camino, già pulito dalla cenere e fornito di legna e carbonella. Vi armeggiò per alcuni minuti con carta e fiammiferi, rialzandosi dalla posizione accucciata solo quando la fiamma aveva già attecchito sui rametti più sottili e prometteva di rimaner vivace. Rimase a fissare le lingue di fuoco appoggiato alla mensola del caminetto a lungo, perdendo il senso del tempo.

Il rumore di passi lungo il corridoio lo richiamò dal suo rimuginare, e raddrizzandosi si diresse alla scrivania per sedersi, come se fosse sempre stato lì. Non fece in tempo a posar le terga sul cuscino imbottito della sedia, che il secco rumore di nocche sul legno avvertì della presenza di Italia dietro la porta.

Si sistemò comodamente mettendoci più tempo del necessario, giusto per farla aspettare in piedi nel corridoio. Prese delle carte a caso, facendo finta di leggerle, poi con voce disinteressata brontolò uno scocciato “avanti”.

Nessuna risposta.

… Ci aveva forse messo troppo tempo a rispondere? Se ne era andata? Santo cielo che permalosa... No, niente scherzi. Perché non entrava? Che stava facendo? Era svenuta davanti alla porta, putacaso?

“Ho detto avanti!”

Stava per alzarsi e controllare quando l'uscio si aprì con un lievissimo cigolio, e la donna fece la sua comparsa nella stanza, stiracchiandosi.

“Misericordia divina, nemmeno Lavi ci impiega tanto a rispondere. E si che lei è lenta parecchio e la mattina ci mette due ore a carburare. Mi ero addormentata in piedi”

Italia gli lanciò un'occhiata di sbieco, e incrociando le braccia al petto si diresse verso una delle due poltroncine posizionate davanti alla scrivania, mentre continuava a tenere lo sguardo rivolto a tutto tranne che all'uomo seduto dietro il mobile basso. Quest'ultimo sbuffò contrariato, essere paragonato alla creatura più indolente e pestifera al mondo e uscirne anche perdente era un affronto bell'e buono. Stava per rispondergli per le rime, che alzando gli occhi dai fogli gli si seccò la voce in gola.


La donna, che prima in cucina era coperta dal lungo e pesante grembiule e quindi non perfettamente studiabile, ora che poteva studiarla meglio indossava veramente degli abiti maschili... i suoi abiti. Che gli stavano pure male. Troppo larga sulle spalle la camicia le cadeva giù come senza forma, ma per contrasto era tesa allo spasmo sul petto, tanto che i bottoni nelle asole chiedevano pietà e la stoffa si allargava ad ogni spazio possibile. La casacca arrivava a sfiorarle abbondantemente i fianchi, che rimanevano in parte nascosti. Ma Inghilterra sospettò che la situazione da quelle parti fosse simile a quella superiore, per lo meno a giudicare dalle cosce fasciate dalla stoffa scura. Le stavano veramente molto, molto male addosso quegli abiti. Considerando che poi la donna era una che in qualsiasi situazione aveva sempre visto solo con abiti di alta sartoria - pure la divisa militare era disegnata su misura e di taglio ben più elegante e raffinato a quello normalmente usato dagli ufficiali, persino dai più alti gerarchi - immaginò quanto gli rodesse dover andare in giro così conciata.

“Staresti decisamente meglio nuda”

… Oh God. Non l'aveva detto sul serio, vero? Per la gloria santissima dell'impero, lo aveva solo pensato... vero?

A giudicare da come Italia si sedette svogliata al divanetto, accavallando le gambe senza aver modificato espressione durante tutto il tragitto si, lo aveva solo pensato. Ricominciò a respirare normalmente, rilasciando l'aria che il terrore gli aveva bloccato nei polmoni. E recuperando l'aplomb con cui si contraddistingueva sollevò il plico di carte che aveva in mano, sventolandolo in maniera plateale.

“Ero troppo impegnato a leggere dei documenti per pensare a te. Mi sei completamente sfuggita di mente.”

La donna finalmente spostò lo sguardo verso di lui, fissandone il viso per pochi istanti prima di passare alle carte, che ora Inghilterra teneva a bella posta a spenzoloni.

“Ah... e li leggi al contrario?”

Si fissarono per un lungo, interminabile istante.

“…”

“…”

“... Sono crittografati. Nulla che debba interessarti. Veniamo al motivo per cui ti ho chiamato qui.” L'uomo con fare disinvolto mise via le scartoffie e incrociò le dita davanti al viso, in una posa meditabonda.

“Hai perso la guerra in Africa. Inutile girarci attorno, ormai sappiamo entrambi che la completa disfatta tua e di Germania è alle porte, come la vostra ritirata. Che, ovviamente” sospirò, assottigliando lo sguardo oltre le falangi incastrate “io farò in modo di rendere il più complicata e dispendiosa possibile. Immagino che non serva nemmeno doverti dire cosa succederà poi...”

La donna, che era rimasta seria e impassibile alle parole dell'altra nazione annuì appena col capo, sospirando. Fece scorrere le mani sulle ginocchia sovrappensiero, mentre lo sguardo si spostò lento verso la finestra dalla tenda aperta, fuori dalla quale la pioggia stava cominciando a cadere silenziosa. Come se trovasse la posizione scomoda si sistemò meglio sulla poltrona, affondando nel grosso cuscino di velluto porpora dello schienale.

“si... non serve dirlo. A dire il vero lo sospettavo già da un pezzo, mi chiedevo solo quando sarebbe successo... Speravo un po' più in là. Non ho ancora preso le misure necessarie...” Mormorò più a sé stessa che all'uomo alla scrivania. Poi parve riprendersi dai suoi pensieri, e spostò nuovamente la sua attenzione verso Inghilterra.

“Da quanto lo avete deciso? Direi non da molto, prima dovevate vedere la situazione in Egitto. Suppongo che Russia vi stia continuamente col fiato sul collo per questo, eh... Non che comunque la cosa mi cambi”

“No, in effetti non cambia nulla. Sarebbe successo e basta, anche dopo la figura ridicola di America a Kasserine**. Bé, gli è servita come battesimo del fuoco” L'uomo si strinse appena nelle spalle, per poi aggiungere “Comunque è da l'anno scorso che volevo farti i miei complimenti. Non mi sarei mai e poi mai aspettato un comportamento tanto eroico e coraggioso dalle tue divisioni ad El Alamein, nonostante foste in così netto svantaggio***”

“Grazie. Sebbene avrei preferito riportare a casa più soldati e meno croci d'oro al valore. Ma sapere che almeno si son fatti valere è...” la donna sospirò di nuovo, stanca “Consolante. Peccato sia stato tutto inutile. Posso almeno sapere quando dovrò trovarmi ospiti in casa?” cambiò poi discorso, e cambiò anche posizione sul divano. Sembrava davvero non trovare pace. Ora che ci pensava, anche in cucina gli era sembrata di continuo sulle spine... chissà che aveva.

“Ma che domande... ovvio che no. Non sarebbe carino rovinare così la festa a sorpresa per le due festeggiate... Gli si rovinerebbe tutto il divertimento, non trovi?”

“Uno spasso, davvero. Non vedo l'ora. Comunque... Casablanca, vero? Ora che ci ripenso, tutto mi riporta lì.”

Già, Casablanca****. Una riunione decisamente spiacevole, considerando che l'idiozia di Francia e soprattutto la strafottente incapacità bellica di America stavano per mandare all'aria tutte le sue tattiche studiate fin nei minimi dettagli. Fortuna che si era risolto tutto...

La nazione guardò la donna seduta, e sorrise appena. Era stato il suo primo ministro a definire l'Italia il ventre molle dell'Asse, ma da quel che aveva visto lui non era un granché molle. Morbido sarebbe stato il termine più esatto, se proprio dovevano dare una definizione adeguata al corpo di Italia e di sua sorella.
Quel che era certo è che lui a prescindere dall'aggettivo, da quel giorno di gennaio non vedeva l'ora di affondarci dentro, in quel ventre.

“Davvero Italia, mi stupisci ogni minuto di più. Non è che per caso fingi solo di essere una completa cretina?”

“Anche se fingessi, pensi che verrei a dirlo a te? Un attore non si toglie mai gli abiti di scena, semplicemente ne indossa di diversi, ricordatelo...” Senza modificare la sua espressione la donna si fissò ad osservare un punto indefinito sulla scrivania, assorta.

“Allora, hai scoperto come rendere un guadagno il mio rapimento, o ancora ci stai pensando?”

Domandò poi di punto in bianco, rompendo il silenzio che si era formato. Inghilterra sorrise appena, poi annuì col capo.

“Che ne dici di uscire dall'Asse?”

La domanda le arrivò in sordina, all'improvviso. Tanto che la donna ci mise un poco a comprenderla appieno e somatizzarla.

“Cos'è che mi hai chiesto? Temo di non aver capito bene...”

“Hai capito benissimo, donna” Rispose l'inglese, fissandola in volto serio “ti ho proposto di uscire dall'Asse e diventare un avversaria di Germania. Certo, saresti considerata solo come paese liberato e senza alcun diritto di intromissione nelle scelte politiche, e alla fine saresti comunque tra gli sconfitti. Ma avresti la protezione e l'appoggio militare degli alleati per liberarti dal fascismo... e dai tedeschi.”

Avvertì distintamente la donna davanti a lui trattenere il respiro, per un tempo che gli parve umanamente inaccettabile. Le sue mani, sottili e nervose, erano tanto tese sui braccioli della poltrona che le nocche erano bianche. Bé, gli aveva gettato addosso una bella patata bollente, una di quelle che ti bruciano mani e palato e poi rimangono nello stomaco a lungo. Ne approfittò per studiarne il volto, impallidito e dai tratti tesi, circondato da un'aureola di capelli ondulati color miele scuro; Gli occhi grandi e dal taglio arrotondato erano spalancati verso un punto oltre la sua spalla, e le pupille erano tanto estese da sembrare due pozzi neri circondati da un anello d'oro. Ogni tanto avvertiva un fremito della mascella sotto le guance che si diramava lungo il collo, dove la carotide pulsava a vista d'occhio. Si costrinse forzatamente a non scendere oltre con lo sguardo, dove il lino della camicia gemeva ogni volte che il respiro pesante e lento, ricominciava a gonfiarle il petto.

...Si, vabbé. Chi diavolo stava prendendo in giro, il suo stesso cervello? Approfittando della distrazione inconsapevole dell'altra, si mise a fissarle impunemente le tette. Grande, grandissima invenzione della natura, le tette femminili... Soprattutto quelle che stavano su senza quei trabiccoli infernali chiamati reggis- Oh my fucked Holy Shit. Non portava il... sotto la camicia non aveva..

“Mi stai chiedendo di venir meno al patto d'acciaio? Di tradire Ludwig?”

Domandò con voce stranamente calma Italia, mentre i nervi stanchi di essere sotto tensione si rilassavano facendola nuovamente affondare nello schienale. L'inglese dissimulò dietro un colpo di tosse l'incipiente mancanza di ossigeno al cervello, cercando di riprendersi. Doveva sembrare diplomatico, o tutta quella storia non sarebbe servita a nulla.

“Ti sto chiedendo di fare la scelta saggia per il tuo popolo. Posso assicurarti che finché continuerai ad avere al governo Mussolini e i suoi gerarchi filotedeschi, l'unica fine della guerra accettata dall'alleanza sarà la resa incondizionata. So anche grazie alle mie spie che i movimenti antifascisti stanno prendendo piede anche nelle città che sembravano immuni, e praticamente tutto il Sud non vuole più avere i crucchi in casa. Se continua così, sai bene che non solo avrai da combattere contro di noi... ma anche contro il tuo stesso popolo. E i risultati puoi immaginarli da sola”

“Chi mi assicura che con una simile mossa riuscirei a contenere i danni? La presenza fascista e tedesca è così radicata nel mio territorio che dubito fortemente possano accettare un voltafaccia così repentino. Anzi.” Mormorò l'altra, dopo una lunga pausa di cogitabondo silenzio. Se non altro, pensò l'inglese, stava valutando la proposta. Evidentemente la situazione attuale pesava parecchio anche a lei.

“Purtroppo” Sospirò ora l'uomo, tamburellando la punta delle dita sul dorso della mano avversa, ancora intrecciate tra loro “Niente può dare a nessuno questa sicurezza. L'unica cosa che potremmo fare noi e dare supporto militare ed economico, se tu scegliessi di arrenderti volontariamente”

La donna chiuse gli occhi, coprendoli con il braccio destro. Improvvisamente sembrava sfinita, completamente esausta. Come se tutto il peso della guerra in Europa gravasse sulle sue spalle.

Ed in effetti, al momento era proprio così. Per quanto fosse tra le nazioni coinvolte la più debole militarmente, il solo fatto di esserci teneva la situazione in uno stallo pericoloso. Finché Italia fosse stata a fianco della Germania, per gli alleati attaccare sul fronte occidentale avrebbe significato unicamente dividere le proprie forze in troppi fronti e indebolirsi inutilmente: la Francia libera sarebbe stata un campo di battaglia enorme e tatticamente svantaggioso, fino a che il fronte Sud non fosse stato preso... E ancora il fronte orientale non era assicurato, nonostante i successi di Stalin.

Il che significava anche che, se l'alleanza fosse riuscita a portare la nazione peninsulare dalla sua parte, Germania non avrebbe avuto più le spalle parate né alcuno sbocco sul Mediterraneo, cosa che l'aveva portato alla sconfitta già nella Grande Guerra. Nessuno stato cuscinetto a proteggerlo dall'attacco combinato di Russia a Est e da loro a Ovest. Senza contare che dal territorio italiano potevano colpire direttamente la nazione tedesca, spostando di fatto il conflitto dalla difesa, come era stata fino a quel momento, ad una posizione di attacco. Era l'unico spiraglio possibile per aprire, finalmente, il secondo fronte.

Certo, invece di proporre alla donna un armistizio segreto avrebbe potuto seguire le linee guida ufficiali date a Casablanca e quindi optare per una conquista armi in pugno dell'Italia e la conseguente resa incondizionata della nazione, ma era una soluzione quasi peggiore dello stallo. Si sarebbero trovati addosso entrambi gli eserciti dell'Asse, e stavolta non avrebbero potuto contare sui mancati arrivi degli approvvigionamenti e sulla mancanza di strutture logistiche degli avversari come spesso era successo in Africa. Erano più forti e preparati allo scontro aereo e sulle prime secondo i loro calcoli avrebbero avuto il vantaggio, ma sul combattimento terrestre, dove realmente si fronteggiavano gli eserciti e si decidevano le battaglie, era tutta un'incognita. Soprattutto perché se c'era qualcosa di sicuro sul popolo italiano era che quanto più le gerarchie a salire, sia politiche che militari erano degli inetti palloni gonfiati, tanto più quelle alla base, i soldati, gli ufficiali di basso rango e addirittura la popolazione civile era testarda, determinata a difendere la propria terra con le unghie e con i denti e capace di azioni eroiche al limite del suicidio per rallentare anche solo di un metro di terreno l'avanzata del nemico. Evidentemente secoli di conquistatori avevano reso quel popolo tanto avverso alle invasioni di qualsiasi tipo da renderli quasi idrofobi all'idea di un nuovo “padrone”. Ma se invece fossero riusciti a passare dalla parte dei liberatori...

Senza spostare troppo il braccio, la donna lanciò un'occhiata di sbieco verso l'altra nazione dietro la scrivania; dalla sua espressione, l'uomo intuì che avevano nella mente gli stessi identici pensieri. Era solo questione di politica e freddo calcolo, ora. Confrontati i costi e i guadagni, aggiungendo rischi e possibili incognite di ogni tipo, bisognava vedere se alla fine della funzione il risultato sarebbe stato passivo o attivo. Pura e semplice matematica.

“Non è una decisione che posso prendere da sola, ora” Dopo la lunghissima pausa meditativa, sentire la voce della donna risvegliò Inghilterra dalla trance in cui era caduto. Sbatté le palpebre per recuperare il focus dei pensieri, e annuì leggermente con un gesto del capo. Come incoraggiata dal movimento, Italia proseguì

“Rovesciare il Duce ora come ora sarebbe equiparabile ad un colpo di Stato, e il caos che ne conseguirebbe porterebbe i fascisti a fare quadrato e diventare, se possibile, ancor più ingestibili e cruenti. Dovrei consultarmi con le forze dell'opposizione e coi vari gruppi partigiani, vedere come sia possibile organizzare un governo in grado di mantenere un minimo di stabilità, e trovare l'appoggio della corona. Il tutto” sospirò pesantemente, mentre il braccio fino a quel momento sul viso ricadeva a peso morto sul bracciolo, dopo aver lasciato scivolare la mano lungo tutto il volto con fare stanco “Cercando di non attirare troppo i sospetti del Terzo Reich e del Führer, almeno fino a quando non si abbia la certezza del fatto compiuto. Cosa difficile, visto come questi di primo acchito già non si fidi per nulla di me.”

“Quindi” La interruppe Inghilterra, mentre si alzava dalla sedia per girare attorno alla scrivania e posizionarlesi davanti, ora appoggiato con le chiappe sul piano di legno coperto dalla pelle verde scuro “accetti la richiesta di armistizio all'alleanza?”

“Non ho detto questo. Solo che devo valutare ogni possibile ipotesi, e capire quale possa essere più vantaggiosa e indolore, relativamente parlando. Se capissi che la situazione generale fosse eccessivamente negativa e costosa in termine di vite umane, a fronte di un piano di governo completamente stravolto, resterei nelle mie posizioni” Rispose la donna, alzando il capo per continuare a guardare l'altro in viso, ora che si era alzato “Ma per far questo devo tornare nel mio territorio. Imprigionata quassù, a migliaia di chilometri di distanza, non posso far nulla...”

“Lo so” Annuì l'altro, intrecciando le dita in grembo “Ma ancora non posso lasciarti andare. Comprendi anche te che non sei la sola su cui possiamo fare pressione per una risposta positiva, e per il momento ci conviene tenervi separate il più possibile. Sai... era uno dei motti di tuo nonno, mi pare. Divide et Impera. L'ho sempre trovato illuminante.”

La donna lo guardò per un momento spaesata, poi un lampo di comprensione le passò negli occhi dorati, che si indurirono di colpo “Lavinia” mormorò, stringendo i denti in un basso ringhio cupo

“Cosa avete intenzione di farle?”

“Io personalmente, nulla. Il mio compito è occuparmi di te” Sorrise maliziosamente, inclinando il capo verso la spalla mentre ne fissava l'espressione truce,

“A tua sorella ci penseranno America e Canada, direttamente a casa vostra. Sappiamo già che a differenza tua lei è sempre stata avversa alla Germania, ma nonostante tutto ha comunque seguito le tue direttive e non penso che cambierà partito solo chiedendoglielo gentilmente. Anzi, da quel che ricordo” L'inglese sospirò, sollevando lo sguardo per perderlo nel vuoto dei ricordi “Le parole Lavinia e gentile non le ho mai sentite pronunciate assieme nella stessa frase, in tutti i secoli che vi conosco. Credo che la tua dolce sorellina non ne comprenda nemmeno il più basilare significato. Se può far qualcosa per far dispetto ad un altro, anche a costo di rimetterci la farà. Ma purtroppo per lei America è esattamente della stessa pasta. A costo di rimetterci, pur di far prevalere la sua volontà è in grado di fare le peggio porcate...

Dimmi, secondo te quanti attacchi dovrà subire per prendere la giusta decisione?”

Sibilò l'ultima frase, una palese minaccia con fare mellifluo e amichevole, guardando la donna dall'alto in basso. Quest'ultima, ancora innervosita, cambiò espressione per due volte alla velocità della luce. Partendo dal ringhiante, si era trovata a trattenere uno sbuffo ironico quando Inghilterra aveva – perfettamente, doveva ammetterlo. Ma non lo avrebbe mai fatto a voce alta – descritto il “docile” caratterino della sorella. Salvo poi passare allo stupefatto, e poi seriamente preoccupato quando senza nemmeno tergiversare l'altro aveva annunciato il rischio che la parente rischiava per colpa della ben più prepotente e giovane nazione d'oltreoceano. Non si sforzò nemmeno di fingersi superiore alla minaccia.

È uno scherzo... Non può davvero... Non oserà...” Deglutì pesantemente, prima di alzarsi di scatto dalla poltroncina, e con un passo avvicinarsi all'uomo per afferrargli, con le mani tremanti, lo scollo della giacca “No. Non posso permettere che accada. Assolutamente no. Devo tornare a casa. Devo... Fammi tornare immediatamente da mia sorella!”

Inghilterra vide gli occhi dell'altra farsi decisamente lucidi, brillare alla luce del lampadario. Li tenne fissi su di lui per qualche istante, prima di farsi vacui e perdersi dietro a pensieri disastrosi. Le labbra e le mani le tremavano, poteva sentirlo da come le strattonava la giacca tendendola tra le dita arpionate. Con fare lento districò le dita dal loro precedente intreccio, e le alzò fino a stringere i polsi della donna. Erano sottili, freschi e frementi, e ne avvertiva il battito sul palmo bollente. Avanti, c'era quasi...


“Tranquillizzati. Non sarà domani né dopodomani. Ancora deve finire la campagna d'Africa, e dobbiamo riorganizzarci. Luglio, al minimo giugno. Per cui... no, Non ti posso permettere ancora di tornare in Italia”

C'erano dei momenti in cui si sentiva in colpa. Momenti come quello, ad esempio, che l'avevano spinto a rivelare alla donna ben più di quanto avrebbe dovuto. Ma non importava. Non avrebbe cambiato nulla nella sua tattica, a questo punto.


“Tu... puoi impedirlo?”

Eccola là. Caduta nella sua tela come una farfalla suicida. L'uomo sentiva le labbra piegarsi autonomamente in un ghigno di vittoria, e fece ricorso a tutto il suo self-control per trattenersi. Non era ancora il momento...

“...Forse.”

“Allora fallo! Io...” la donna abbassò lo sguardo, rilassando le dita fino a far scivolare le mani in basso. Un gesto decisamente di rassegnata rinuncia “Farò tutto quello che vuoi, ma tieni lontano quell'imbecille da mia sorella. Una guerra è una guerra, e affrontandola siamo partite già mettendo in conto di ricevere danni... ma non posso permettere che qualcuno si approfitti di lei, o peggio ancora di Serena o Gregorio*****. Non lo accetterò mai.”


L'inglese la fissò in silenzio, gli occhi verdi incapaci persino di battere ciglio. Dopo la prima frase, il suo cervello aveva semplicemente chiuso i battenti, rifiutandosi di registrare le altre parole della donna.

Insomma, si era studiato la parte e ogni possibile variante, decine di domande e risposte e altrettanti scenari, da quelli più idilliaci a quelli in cui doveva raccogliere i suoi denti da terra. In parecchi di questi la frase veniva detta e ripetuta – spesso con toni più maliziosi - ma... Holy shit. Sentirla realmente pronunciata dalla voce di Italia aveva un effetto completamente diverso dall'immaginarlo nella propria testa. Un effetto... spiazzante. E non solo.

Ehi.

Ehi Ehi Ehi.

No, non di nuovo. Ma che era, un adolescente in crisi ormonale? Due volte nella stessa serata, era davvero messo così male?

Merda. Merdamerdamerda. Si sentiva già il sangue defluire da una testa... per andarsene nell'altra. Merda.

Di scatto la scostò da sé, spingendola via con entrambe le mani. E prima che l'altra capisse come mai da in piedi era di nuovo seduta sulla poltrona, lui era già tornato dietro la sicura protezione della scrivania, sguardo basso e mani intrecciate nervosamente sul piano. Pesante, solido e soprattutto coprente piano di rovere. Una garanzia.

“Non posso assicurarti che ne uscirà intera. A prescindere da quel che deciderete o meno, subirete degli attacchi. Pesanti attacchi, e pesanti perdite. Mettilo in conto. Quanto al tenere America lontano da lei... Posso solo dire che tenterò di frenarlo. Ma una buona percentuale di peso l'avrà anche il comportamento di Sud Italia”

Parlò di corsa, come a buttar fuori tutto in un colpo solo. Lo sguardo fisso sulle mani e il respiro corto. Comunque, l'altra nazione non sembrò cogliere il momento di impasse, ancora sconvolta dalle rivelazioni poco prima ricevute. La sentì sospirare pesantemente, e sollevando appena lo sguardo la trovò con le ginocchia piegate e i piedi sulla poltrona in una posizione fetale. Teneva le braccia attorno alle gambe per stringerle al petto, e aveva il capo abbassato sulle ginocchia per nascondere il viso. Troppo presa dalla preoccupazione, era entrata in uno stato di silenzio, e così fece anche lui, seppur per motivi completamente diversi.




“Se possibile... vorrei farti un'altra domanda” Disse la donna, dopo parecchio tempo passato nella quiete totale rotta solo dalla pioggia che cadeva imperterrita e dal fuoco in fase di spegnimento. Inghilterra sollevò il capo di scatto, dopo essersi calmato si era quasi dimenticato della sua presenza nella stanza, tanto l'altra era rimasta in disparte accucciata sulla poltrona.

“Prego, fai pure...”

“... Sei gay?”


“... Cosa, scusa?”

“Ti ho chiesto se sei gay” Ripeté Italia, con tono serio mentre lo fissava assorta.

“Si può sapere come ti è venuta in mente una cosa simile proprio ora? E comunque... no, non lo sono. Ma che razza di domande...” Rispose infine l'altra nazione, in evidente stato di imbarazzo.

“Ne sei proprio sicuro? Perché sai, non dai quest'impressione. Sai com'è... Bazzicando sempre Francia, Spagna e Cina... insomma, chi va con lo zoppo impara a zoppicare, si dice” Tentò ancora la donna, tendendosi sulla poltrona verso di lui, nonostante la posizione accucciata. Che in risposta si tese a sua volta, Le mani larghe sul piano dello scrittoio e lo sguardo fisso e stralunato. E con tono fermo, ripeté fissandola negli occhi.

“Non. Sono. Gay.”


“... Merda. Ho perso”

“Mi scoccia dovermi ripetere, ma... cosa, scusa?”

“Avevo scommesso con Gilbert sul fatto che tu fossi omosessuale. Sai, mentre chiacchieravamo su tutti voi alleati... ci ha preso quel brutto bastardo scolorito. Lui e quei suoi dannati diari del cazzo, sa sempre tutto di tutti” Sbuffò la donna, mordicchiandosi l'unghia del pollice visibilmente contrariata e ritraendosi di nuovo, dondolando appena nella sua posizione. Inghilterra non sapeva se offendersi, arrabbiarsi o mettersi a ridere. Optò per un misto tra le tre cose, ma solo nella sua testa: doveva comunque mantenere un briciolo di savoir-fare. Con fare tranquillo si alzò dalla sedia imbottita per avvicinarsi alla finestra, dando le spalle all'altra, e le nascose così una serie di smorfie e di imprecazioni a mezza voce a stretto contatto con la lastra gelida e bagnata – e a questo punto anche appannata – di vetro. Quando finì parecchi minuti dopo, tornò a sedersi di fianco alla donna sull'altra poltrona di fronte alla scrivania, le mani che fremevano appena sulle ginocchia dischiuse. E il viso solamente un poco arrossato.

“ Ma non eri in crisi mistica per quello che ti avevo detto, te?”

Italia si prese un po' di tempo per rispondere, poi si strinse nelle spalle “Non posso continuare a essere preoccupata. Mi sembra che il cervello mi vada in fusione... per questo ho cambiato argomento. Meglio pensare a qualcosa di divertente, o fino a giugno morirò di crepacuore, temo”

Inghilterra non poté far altro che annuire “Ehm... e questi discorsi che avete fatto te e Prussia, si possono conoscere o sono segreto militare?” domandò infine, mantenendo un tono di finta noncuranza. Se Italia se ne accorse o meno non lo seppe dire, ma dopo una penetrante occhiata l'altra sospirò e stringendosi nelle spalle disse “bé, io avevo scommesso sul fatto che tu fossi omosessuale passivo ma senza tendenze particolari, mentre Gilbert sosteneva che nonostante tu sia etero hai anche la faccia di un masochista che si eccita nell'essere messo sotto. Eravamo invece piuttosto d'accordo sul fatto che America sia un coglioncello vergine che non saprebbe trovarsi il culo da solo nemmeno a cercarlo con entrambe le mani, figuriamoci quello di qualcun altro” la donna ci pensò un attimo, poi aggiunse a voce bassissima “E Dio solo sa quanto spero che sia vero, ora come ora.” Sbuffò, per poi riprendere a parlare con voce più alta “Francia è spiccatamente masochista, ma lì praticamente era sparare sulla croce rossa. Senza contare che quel dannato di mio cugino è praticamente pansessuale, si farebbe pure una statua se trovasse il buco apposito. Canada pare un mollaccione, ma sotto sotto ha l'aria di essere uno che tromba come un riccio. Però sembra anche gentile e senza la capacità di imporsi su chicchessia. Mentre Russia ha una spiccata vena sadica. E soprattutto non gli importa di quel che gli capita sotto le mani. Un buco è un buco, a prescindere da quel che ci sta attorno. Ma per Gil è anche un po' masochista, e... che succede?”

Italia si interruppe nel suo monologo, quando si accorse che Inghilterra si era praticamente accartocciato su sé stesso, la testa così piegata in basso da stargli praticamente tra le gambe e le braccia sopra di questa riunite tra loro in una buffa forma di preghiera, tremante come una foglia. Lo avrebbe creduto ridente e incapace di nasconderlo, o incazzato e altrettanto propenso nel darlo a vedere? Oppure stava pensando che gli fosse semplicemente venuto un ictus, cosa che avrebbe reso alla donna la situazione più semplice. Nah, non glie l'avrebbe mai data vinta così facilmente. Meglio che non ci avesse sperato nemmeno, sarebbe stata una unicamente delusione, altrimenti.

Un po' titubante la donna si sporse a lato sul bracciolo della poltrona, e allungando la mano sfiorò appena la spalle dell'altra nazione, per richiamarne l'attenzione.

“Ehi... ci se- ”

Fece uno scatto sul posto, quando Inghilterra tirò su la testa per guardarla dal basso, gli occhi pieni di lacrime per le risate “ah... scusa. Mi sono perso alla descrizione di Americ... pffffhhhh” E di nuovo scoppiò a ridere, stavolta senza trattenersi, tanto che dopo un po' cominciò addirittura a singhiozzare in carenza di aria.

Italia restò a guardarlo spaesata, completamente presa in contropiede dallo scoppio di ilarità della nazione che aveva sempre, sempre mostrato al mondo solo un piglio imbronciato come unica espressione. Al massimo il ghigno. La risata era contagiosa, ma per via della sua situazione non ne venne del tutto presa e riuscì a nascondere l'accenno di riso dietro una smorfia sbilenca sulle labbra, mentre si passava la mano sul collo, in difficoltà. Attese così che l'altro si calmasse, e riprendesse abbastanza fiato da non sembrare più un gambero bollito. Sebbene ogni tanto avesse delle ricadute, e scoppiasse in una risatina isterica trattenuta a stento. Si, decisamente era più inquietante quando rideva di quando era infuriato, lo ammetteva da solo.

“My god, ma come diavolo vi vengono certe uscite? Farsi simili viaggi mentali è da pazzoidi, fidati...” brontolò infine l'uomo, asciugandosi un'ultima lacrima. Prese un grosso sospirone e tornò ad appoggiare la testa sullo schienale imbottito del divanetto, esausto.

“Bé” Accennò timidamente la donna, distogliendo lo sguardo per portarlo alla finestra, dove oltre il velo di pioggia che ancora cadeva avvertiva la forma dei rami ancora decisamente spogli stagliarsi neri sullo sfondo del cielo grigio antracite “... le notti sono lunghe da passare in trincea. Tocca pur inventarsi qualche passatempo. E quale migliore se non sparlare dei propri nemici? Non mi vorrai far credere che voi non avete mai malignato alle nostre spalle...”

Quando riportò lo sguardo su Inghilterra, lo trovò intento a fissarla, ora con sguardo pericolosamente serio e tagliente. Deglutì appena, ricambiando l'occhiata in vago senso di allarme. L'uomo non disse nulla per un po', poi sospirando socchiuse di nuovo gli occhi. “Touché. In effetti si, abbiamo sparlato parecchio di voi... e anche di te, si. Ad essere completamente onesti, soprattutto di te. Capirai che essere l'amante di Germania ti pon-”


“Io non sono l'amante di nessuno”

Lo interruppe la donna, raddrizzatasi di colpo sul divano. Aveva lo sguardo freddo e serio, e non sembrava affatto negare solo per imbarazzo, ma più con rassegnazione e stanchezza. Inghilterra però non seppe dire se fosse stato quello sguardo o quelle parole o ancora uno strascico di euforia precedente, ma di colpo si era sentito lo stomaco leggero. Incredibilmente leggero. “Solo perché siamo amici molto stretti, condividiamo gli stessi ideali – più o meno – e daremmo la vita l'uno per l'altro non significa che siamo amanti. Anzi, ti pregherei di non offendere il rapporto che ho con Ludwig con simili basse insinuazioni, né di relegarlo ad una mera e squallida attrazione sessuale” Di nuovo sbuffò, incrociando le braccia sotto al seno con fare indisponente (gesto che non sfuggì allo sguardo di Inghilterra. Non aveva cambiato parere da prima. Quella camicia era e continuava a stare decisamente male, addosso alla donna. Troppo stretta sul petto. Non che gli dispiacesse, affatto. Ma avrebbe preferito che avesse addosso qualcosa di più adeguato alla situazione. Lui stesso, ad esempio. Ehm...), mentre continuava a mantenere lo sguardo fisso sull'altra nazione, in tono di sfida “Ludwig potrebbe avere tutti gli amanti che vuole, non cambierebbe una virgola ciò che provo per lui. La stessa cosa vale per me e i suoi sentimenti. E questo discorso può valersi anche per Kiku, per Elizabetha e tutti gli altri...”

“Ma ci vai a letto insieme” Chiese di colpo l'uomo, stupendosi da solo della sua morbosa curiosità. Insomma, dov'era andata a finire la sua (in)naturale compostezza britannica? “Insomma, quello che volevo dire...”

“Si.”

Oh. Lo stomaco era tornato al suo posto, portandosi dietro qualche chilo di sassi raccolti per strada.

“A me non piace dormire da sola. Mi tornano alla mentre troppi ricordi del passato che sarebbe meglio restassero sopiti” In barba ai problemi gastrici dell'altra nazione, Italia continuò a parlare, lo sguardo ora meditabondo rivolto alle lampadine sospese sopra la loro testa, e le mani intrecciate attorno alle ginocchia piegate “Perciò ogni tanto mi infilo nel letto di Ludwig. Mi basta sentirne il respiro per stare tranquilla e riuscire a dormire” Oh di nuovo. Quindi dormono solo? Tutto qui? Niente risvolti piccanti?

… Come per magia, il groppo allo stomaco era sparito di nuovo in un triplice giravolta su se stesso con doppio scappellamento a destra. Libero e leggero come un aquilone nella brezza di primavera. Sicuramente la colpa di tutto quel rimestio di budellame era del doppio piatto di tagliatelle che si era sgrufolato a cena, seppur brontolando come una suocera, non aveva dubbi di sorta. Comunque quel Germania era un santo, dormire con una donna così accanto e... non fare nulla. Decisamente un santo. Stranamente la cosa glielo fece piacere un pochettino di più, ma comunque gli stava sempre sulle palle.

“Eppure, ammetti che potresti tradirlo, nonostante il grande legame che vi lega”

Da come la donna si bloccò, spalancando gli occhi sconvolta, Inghilterra capì di aver fatto l'ennesima grossa minchiata della giornata. Cacchio, era tanto così dal convincerla... altro che fine diplomatico, si sarebbe preso a calci in culo da solo.

“...Sono due cose distinte.” La voce di Italia interruppe la sua esecuzione capitale nella sua mente, dove era al tempo stesso condannato, giudice e boia. “Come nazione, devo pensare per prima cosa al benessere della mia terra e del mio popolo, a prescindere da quel che come persona possa sentire per Ludwig o per chiunque altro. Se la situazione fosse così disperata da non lasciarmi altre possibili vie di uscita, sarei disposta persino ad abbandonare Lavinia, sebbene sappia già che non riuscirei mai più a perdonarmelo. Forse sbaglio, ma ritengo che le questioni politiche e quelle personali debbano essere ben separate... anche per noi. Soprattutto per noi, che siamo alla completa mercé dei nostri stessi popoli e governanti.”

Oh. Politica internazionale e sentimenti completamente scissi... Aveva senso. Decisamente molto senso. Inghilterra sospettò che molto del ragionamento dietro a quel dogma fosse dovuto alla situazione storica della donna. Abbandonata da bambina dal nonno, continuamente in balia degli altri, spesso e volentieri in lotta persino con sé stessa nei propri confini, e a lungo tenuta lontana dalla sua adorata sorella. Separare la sua natura di nazione dai sentimenti che poteva provare per i suoi cari, probabilmente era il miglior modo per tirare avanti senza impazzire che avesse trovato. Forse addirittura l'unico.


“... Come mai chiami tutte le nazioni per nome?” cambiò improvvisamente e in modo arbitrario argomento l'uomo, che nel frattempo si era sporto in avanti appoggiando il mento al palmo della mano “Di solito ci si appella tra di noi con il nome del nostro paese, ma tu non lo fai, per lo meno coi tuoi compagni dell'asse. O mi sbaglio?”

“Non ti sbagli. Chiamo per nome chiunque ritengo degno della mia amicizia e fiducia” Gli sorrise tiepida la donna, inclinando il capo verso la spalla “Ed accetto di essere chiamata per nome solo dalle nazioni che rispetto e a cui sono legata”

“Quindi, se ti chiamassi col tuo nome...”

“... Mi darebbe particolarmente fastidio, si.”

Inghilterra sorrise con soddisfatta malizia.

“Il che renderebbe particolarmente felice me. Per cui, Felicia, penso proprio che d'ora in poi ti chiamerò per nome” Il sorriso sulle labbra sottili della nazione si ampliò, allo scorgere una smorfia indispettita sul volto dell'altra. Era uno spasso vederla diventare rossa in volto, con gli occhi che scintillavano di rabbia alla luce delle lampade a incandescenza. Sembravano quasi più lucenti del solito, non solo ambra ma puro oro liquefatto. E se c'era qualcosa che Inghilterra aveva sempre amato, bé, quello era l'oro.

“Io invece continuerò a chiamarti Inghilterra. O faccia da culo, a seconda della diplomazia che serve in quel particolare momento. Spero che non ti dispiaccia... ma anzi, se ti dispiace è meglio. Sai com'è...” Nel frattempo aveva tentato di alzarsi dalla sua posizione, ma venne subito rimessa a sedere dal movimento identico e più irruente dell'uomo, che si era alzato di scatto e usando come perno la gamba destra si era teso verso di lei, posando le mani sullo schienale del suo divanetto. Con la conseguenza di incastrarla tra lui e il mobile. Nel far questo però, era rimasto completamente in silenzio, apparentemente del tutto disinteressato alla sua frecciatina. Continuò semplicemente a fissarla, con espressione neutra ed assorta per parecchio tempo, forse addirittura qualche minuto. Alla fine Italia non sopportò più la tensione, e sbottò con nervosismo.

“... Cosa c'è, ora?”

L'uomo, dopo pochi altri istanti in cui rimase ancora in silenzio a fissarla sospirò di colpo, raddrizzandosi seppur rimase con le gambe appoggiate a quelle ancora piegate di Italia. Lentamente si portò una mano al viso, massaggiandolo con fare stanco, prima di passarla tra i capelli spettinandoli.


“Felicia...”

"Ti ho detto che mi dà fas-” la zittì subito, tappandogli la bocca con la mano libera.

“Sta zitta un po' e fammi concludere. Felicia... io non sono omosessuale” Mormorò, liberando il viso della donna, quando questa smise di borbottare al suo palmo.

“Si, me lo hai già detto. Ci credo, sta tranquillo...”

“Ma è da molto, troppo tempo ormai che non ho una compagna stabile, se non si considera una piccola avventura passeggera avuta con Belgio”

“Oh...”

“E tu sei una nazione... no, una donna molto bella. Estremamente bella e affascinante”

“Oh!?”

“E ti sarei grato se facessi due più due”

“...Oh.”





* La Londra dei secoli passati – come un po' tutte le grandi capitali europee e quelle contemporanee degli stati emergenti – avevano un numero di abitanti incredibile rispetto a quello che le infrastrutture potevano sopportare. Il che significava inadeguatezza nella rete idrica e nelle fognature, con conseguente rischio continuo di infezioni di ogni sorta, il sovraffollamento di alloggi costruiti praticamente in ogni metro quadrato di terreno, la mancanza di posti di lavoro per tutti e un sottobosco di criminalità e delinquenza spaventoso. La stragrande maggioranza delle case era costruita principalmente di legno e paglia, e il riscaldamento era dato ancora dal fuoco di legna, di carbone e di torba, che in Inghilterra si trova in grandi quantità. Va da sé che gli incendi erano all'ordine del giorno, e alcuni di essi – come il grande incendio nel 1660 – distrusse addirittura l'80% della città intera. C'è da dire che per ottenere un disastro di simili dimensioni molto ci misero del loro i politici e i pochi benestanti della città, più preoccupati a proteggersi e a danneggiare gli oppositori che a prendere decisioni tempestive per arginare al massimo i danni. Nella stima ufficiale si considerò il decesso di pochissime persone, ma in quella reale si crede che le morti in realtà fossero di centinaia, forse migliaia di unità. Quasi tutti poveracci che erano rimasti completamente carbonizzati in quell'inferno, rendendo impossibile persino l'identificazione come essere umano e non come macerie bruciate.

** Il Kasserine è una zona della Tunisia centro occidentale, dove nella seconda metà di febbraio del '43 si svolse una delle più importanti battaglie nel fronte africano tra le forze dell'Asse, guidate dal Feldmaresciallo Rommel, e le forze angloamericane (soprattutto americane, nelle prime fasi della battaglia). L'esercito italo-tedesco, in rotta dopo la sconfitta avvenuta ad El-Alamein, si diresse verso la Tunisia ed occuparla, in modo da avere una base solida per la resistenza e un facile accesso ai rifornimenti grazie allo stretto di Sicilia. Gli alleati, per cercare di contrastare questa situazione mossero a loro volta in direzione di Tunisi, ma lo fecero in modo lento e sconclusionato. L'incapacità di dialogo tra i vari eserciti – inglese, americano e francese, oltre a diversi battaglioni del sud Africa, Australia, Nuova Zelanda, India e Grecia, fece si che questi si muovessero in modo completamente asincrono con gli altri, rendendo di fatto le cose più facili a Rommel. Quando per primi gli americani arrivarono sul fronte sotto alla dorsale delle montagne d'Atlante, erano dunque soli. E sebbene avessero un equipaggiamento ben più moderno ed efficiente di quello italo-tedesco, la completa inesperienza sui campi di battaglia di soldati e comandanti confronto ai veterani dell'asse trasformarono quella che doveva essere il battesimo del fuoco della nazione d'oltreoceano in un eccidio (si parla di 10.000 perdite tra morti, feriti e prigionieri americani a fronte di nemmeno mille tra quelli italiani e tedeschi. Per quel che riguarda i mezzi le perdite salgono addirittura a 30 unità per ogni singolo carroarmato dell'Asse andato perduto). La cosa comunque fu comunque di insegnamento per gli americani, che negli scontri successivi – supportati anche dalle più esperte compagnie inglesi e francesi – riuscirono a migliorare le loro capacità operative e strategiche.

Insomma, come prima prova Mr. America se l'è preso nel didietro, e considerando la zona del combattimento, anche con un po' di sabbia tanto per gradire.

*** El Alamein è una città sulla costa dell'Egitto occidentale famosa durante la seconda guerra mondiale per essere stata teatro (non la città, il fronte era in effetti spostato di circa sessanta chilometri verso l'interno in una depressione naturale che rendeva di fatto impossibile ai tedeschi la possibilità di accerchiare l'esercito alleato) di uno dei maggiori scontri nella campagna d'Africa. Anzi, probabilmente è stato il punto di svolta di tutta la guerra, segnando con la vittoria dell'esercito anglosassone (fu anche l'ultimo scontro in cui questo ebbe ruolo preponderante, passando poi per il resto del conflitto a ruolo di appoggio per l'esercito americano) anche l'inizio della completa disfatta dell'Asse in Africa. E con questa, anche il destino della battaglia nei territori d'Europa.

Sarebbe troppo lungo descrivere tutta la battaglia qui, (anche perché già ho sforato il mio solito numero di cartelle e ancora non ho nemmeno scritto le mie scemenze di fine capitolo) quindi mi dedicherò solo alla estenuante e a tratti eroica protezione della ritirata tedesca ad opera dei battaglioni italiani, tanto che Rommel famoso per essere estremamente parco nel elargire complimenti, ne fu positivamente impressionato (ma effettivamente il feldmaresciallo era molto più soddisfatto dei coraggiosi e disciplinati soldati italiani che dei loro comandanti, da lui ritenuti codardi e incapaci), inoltre suscitarono il rispetto e l'ammirazione anche tra gli avversari inglesi.
Sebbene in effetti – come al solito – del tutto inadeguati sul campo degli armamenti e sul piano del semplice valore numerico (poco più di 100.000 uomini in gran parte italiani sotto il comando di Rommel con 550 carri armati e 200 aerei, contro le forze dell'Alleanza, dove la sola armata inglese poteva contare 200.000 uomini e più del doppio dei mezzi e degli aerei in possesso dell'Asse) l'esercito italo-tedesco resse comunque la posizione per più di dieci giorni, sebbene alla fine la schiacciante superiorità del nemico convinse Rommel a disubbidire agli ordini di Hitler e Mussolini (combattere fino all'ultima morte) e ripiegare in una salvifica ritirata. A difesa di questa, rimasero solamente i reparti italiani Littorio (133° divisione corazzata), Ariete (132° divisione corazzata) e Trieste (101° divisione motorizzata) perché impossibilitati in mancanza di mezzi ad arretrare come le altre divisioni. Ormai abbandonati a loro stessi, senza il supporto di carri armati o della contraerea, i soldati combatterono contro i mezzi pesanti inglesi con molotov e dinamite, fino alla completa disfatta rallentando gli alleati abbastanza da permettere ai commilitoni di raggiungere la Tunisia.
Dopo di queste, anche un'altra divisione italiana rimase indietro per mancanza di mezzi ed aiutò nel rallentare l'avanzata anglosassone, la Folgore (185° divisione paracadutisti). Dopo due giorni di marcia forzata nel deserto, alla fine quel che rimaneva della divisione dovette arrendersi alla fanteria britannica, senza che nessuno di loro mostrasse bandiera bianca o alzasse le mani al nemico. Il generale Hughes al suo comando diede loro l'onore delle armi, e si complimentò col suo generale per il comportamento e la disciplina dei soldati.
L'intera divisione, quasi del tutto annientata ad El Alamein e ridotta a semplice battaglione nel '43 dove venne completamente distrutto dai neozelandesi (ma sempre combattendo oltre il limite delle umane possibilità), venne ricostituita dopo la fine della guerra come la Trieste e la Ariete, e ad oggi è l'unica brigata di paracadutisti dell'esercito italiano. Solo la Littorio non ebbe questo destino scomparendo dal panorama delle divisioni terrestri dell'esercito, in quanto il suo nome rievocava in maniera plateale il periodo fascista.

Ugh. E fortuna che dovevano essere delle nota corte.


**** La conferenza di Casablanca – la settima di molte ma la prima tra quelle più importanti avvenute lungo tutto il periodo bellico – si svolse nella seconda metà del gennaio '43. Ad essere presenti erano Roosevelt per l'America, Churchill per l'Impero Britannico e De Gaulle per la Francia libera (Stalin per l'Unione Sovietica fu il grande assente, ufficialmente per l'impossibilità di lasciare la sua postazione, in realtà perché irritato dall'eccessiva lentezza degli stati alleati nell'aprire il fronte a occidente).

Durante la conferenza venne decisa la linea guida per il proseguimento della guerra sul campo di battaglia europeo, ora che il fronte africano era stato assicurato all'alleanza. Soprattutto fu considerata l'ipotesi di aprire finalmente il secondo fronte in Francia, per stringere in una morsa sia da occidente che da oriente, dove l'esercito sovietico dopo una prima illusoria ritirata stava triturando l'esercito nemico grazie anche all'incapacità di questo di fronteggiare il terribile inverno russo. Gli inglesi, forti della loro esperienza tattica proposero di cominciare l'offensiva europea dalle coste siciliane, le più facilmente accessibili dalle basi logistiche in Africa. I generali inglesi però si scontrarono con quelli americani, convinti che si potesse “saltare” questa fase per aprire il fronte direttamente nel nord Europa. Uno addirittura era fermamente convinto che si potesse evitare proprio il combattimento terrestre, forte dell'impiego dei nuovi bombardieri pesanti statunitensi.
Dopo dieci giorni di trattative – immagino che gli inglesi abbiano consumato quantità abnormi di té e medicine contro la gastrite – finalmente venne accettato come linea da seguire lo sbarco in Sicilia, denominato “Operazione Husky”.
Alla fine venne siglato anche il codice di comportamento da adottare contro le potenze dell'asse: solo la resa incondizionata poteva essere accettata. Questa scelta, che in realtà ebbe come unico risultato quello di rendere la resistenza tedesca e giapponese ancor più tenace, servì in realtà come tranquillante per Stalin assicurandolo della volontà angloamericana di combattere e anche perché temeva negli armistizi la possibilità di vedersi scaricare addosso tutto il peso di quella guerra. Come invece ci rivelò la Storia, vennero accettati gli armistizi sia dall'Italia (tra le nazioni del patto tripartito quella considerata più facilmente riconducibile alla resa) che dagli stati satellite dell'asse: Romania (12 settembre 1944), Finlandia (19 settembre 1944), Bulgaria (28 ottobre 1944), Ungheria (4 gennaio 1945).


***** Serena & Gregorio Vargas: Rispettivamente la Serenissima Repubblica di San Marino e la Città del Vaticano (i nomi li ho scelti io, non esistendo nel fumetto i loro personaggi, che io sappia). Sebbene siano due micro nazioni a sé stanti - San Marino è la più piccola repubblica al mondo incastrata tra le Marche e l'Emilia Romagna, mentre il Vaticano è una città-stato così minuscola da avere addirittura il proprio territorio completamente dentro la zona metropolitana di Roma – ed entrambi si siano dichiarati neutrali durante la seconda guerra mondiale, immagino siano comunque fratelli minori delle due più famose sorelle italiane, e quindi le due ci tengano a non vederli immischiati in una guerra che potrebbe polverizzarli senza che i nemici si accorgano nemmeno di essergli passati sopra. In effetti, mi chiedo perché Himeruya abbia tralasciato questi due per mettere invece Seborga. Che manco esiste, in realtà... è solo una trovata del paese ligure per farsi pubblicità come attrazione turistica >_>

Misteri di Hetalia.


Angolo del perché e del percome (che nessuno ha chiesto)


Ed eccoci finalmente al momento serio della storia! Era l'ora che le due nazioni finalmente avessero una chiacchierata faccia a faccia, anche perché altrimenti per quale cacchio di motivo Inghilterra dovrebbe tenere Italia dentro casa propria? Perché è un porcello? Anche, ma non è abbastanza.

Ed ovviamente è un discorso serio, molto serio. Perché in fondo parlano della guerra, e con la guerra non si scherza.
Ora, metto subito le mani avanti e ammetto di non essere assolutamente né una storica contemporanea, né una stratega militare. Quindi, è molto probabile che abbia scritto un cumulo di cazzate atroci mentre descrivevo i possibili rapporti di peso politico che ha avuto l'Italia nella scelta dell'obbiettivo dell'alleanza dopo la guerra d'Africa. O forse no, ho avuto l'illuminazione mistica e ci ho preso, ma comunque non vi conviene usare queste informazioni per un ipotetico compito in classe.

Le note invece sono certificate dal bollino C E (China Export, mica Comunità Europea, che vi credete), quindi sono genuinamente tarocche.

Dato che però nei disclaimer oltre a storico e introspettivo c'è pure commedia, non potevo mantenere tutto il capitolo sul pesante. Fortunatamente ci pensa Iggy ad alleggerire il tutto con le sue perle da ambasciatore dei maniaci, offrendoci il suo personalissimo punto di vista sulla scollatura dell'altra nazione. E non solo su questa. È difficile muovere un uomo e soprattutto immaginarne i pensieri, dato che in tren*cade la connessione* anni non mi ero mai posta il problema. Ma considerando che, in base agli studi scientifici un uomo pensa al sesso circa ogni sette secondi, penso di esserci andata anche piuttosto leggera U.u Comunque Italia per rientrare in Canon non è assolutamente in grado di leggere l'atmosfera, no no. Anche se ce la vedo un sacco a spettegolare con Prussia sui vizietti delle altre nazioni...

Concorsino ino - ino: facendo finta di nulla ho lanciato un indizio su un personaggio al momento solo nominato... chi lo indovina?

Quanto alla parte finale... posso spiegarla solo in un modo:


http://static.fjcdn.com/pictures/Like+a+Sir_606ab4_3365688.jpg


E per la storia con Belgio... viene tutto quanto da qui. Quando ho letto questo fumetto sono morta dal ridere. E poi sono risorta ma ancora stavo ridendo quindi ho rischiato di morire di nuovo. Son cose belle.


Notizia inutile della giornata: mi ero messa di buzzo buono a voler spiegare il motivo per cui questa cacchio di storia si intitola “le idi di marzo” ma quando mi sono accorta di come mi sono “leggermente” dilungata sulle note a fine capitolo ho deciso in comune accordo con me stessa che lo avrei fatto il prossimo capitolo. Così mi sono anche risolta il problema di cosa scrivere nel prossimo “momento Super Quark (che in realtà assomiglia di più al momento Ulisse)”. Che genio!


Al solito ringrazio chi ha recensito (Kesese_93 e Lady Monet), a tutte quelle/i che hanno messo la storia tra i preferiti/seguiti/ricordati/mi-son-stampata-la-tua-storia-e-la-tengo-nel-portafoglio-come-un-santino. E anche a chi ha solo letto U.u


Un bacione,

Monia


  
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