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Autore: fedekost    16/06/2008    3 recensioni
Quando Jamie si svegliò quella mattina non aveva idea che la sua vita sarebbe radicalmente cambiata. L'arrivo del misterioso signor Robinson aveva scombussolato la routine quotidiana della sua famiglia, che non sarebbe mai piùritornata come prima. Seguite Jamie nelle sue avventure nel mondo di Hogwarts e (ri)scoprite con lui l'emozione di (ri)vedere tutto come se fosse la prima volta!=PAUSA ESTIVA=
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'Autore
Volevo solo ringraziare tutti coloro che mi hanno lasciato le recensioni e informarvi che forse questo capitolo vi deluderà un po'. E' piuttosto breve, ma piucchealtro ha un valore ai fini della storia e, anche se non lo reputo all'altezza degli altri tre, comunque lo devo inserire. Buona lettura, e ditemi che ne pensate!

CAPITOLO IV
La signora Summers aveva aspettato tutta la mattinata in cui marito e figlio erano andati a comprare l’occorrente per quella scuola seduta sul divano, sorseggiando tè e guardando le foto di Jamie: qui era piccolo, nella vasca da bagno, e teneva in mano una paperella di gomma; in quella invece era al suo primo giorno di elementari, con un grembiulino azzurro e uno zainetto rosso sulle spalle: in quell’altra invece era in costume, sul gradino più alto del podio, sorridente, con in mano una coppa d’oro, che brandiva fiero in aria.
Sul viso della donna nacque una piccola lacrima, che scese per la faccia.
Non riusciva a credere che il suo bambino fosse così cresciuto, e che ora stesse per lasciarli, inghiottito da quella scuola.
Sentendo il rombo del motore, chiuse in fretta e furia gli album fotografici, si asciugò velocemente la lacrima e si alzò per andare ad aprire la porta.
Jamie e il padre stavano percorrendo il vialetto, portando numerosi pacchi con sé. Stavano ridendo, e la signora Summers non ricordava da quanto tempo non succedesse una cosa simile.
Sorrise, per poi andare loro incontro, pronta a prendere qualche pacco per aiutarli.

Jamie e il signor Summers avevano scherzato per tutto il viaggio di ritorno, e avevano parlato del futuro del ragazzo alla scuola di magia.
-Spero solo che ti ricorderai di noi- disse il signor Summers, malinconico.
Jamie stette zitto e volse lo sguardo fuori dal finestrino, dove una vecchietta, trascinata da un grande cane possente, stava attraversando la strada.
Facendola notare al padre, risero un po’ e il signor Summers gli raccontò alcuni simpatici aneddoti, e così la strada per tornare a casa fu più piacevole.
Quando furono arrivati, la signora Summers venne loro incontro sorridendo e li aiutò a portare dentro i pacchi, che appoggiarono nel ripostiglio della stanza di Jamie.
Dopo aver finito il lavoro si sedettero sul divano del salone e bevvero insieme in silenzio il tè che Diana aveva prontamente preparato.
Quando l’ebbe finito, Jamie lasciò i suoi genitori a chiacchierare in salone e salì in camera sua, sedendosi sul letto dove poco tempo prima la sua vita aveva cominciato a cambiare.
Osservò la stanza che lo circondava: aveva le pareti ricoperte di poster di Super Mario, oppure con foto di lui e dei suoi amici.
Non aveva pensato al fatto di doverli lasciare fin’ora.
Forse era preso dall’impazienza di partire, o forse aveva volutamente evitato l’argomento con sé stesso, però comunque non aveva considerato quel grande e scomodo particolare.
Lesse poi sul calendario che era il ventidue luglio, e che mancava dunque circa un mese alla sua partenza.
Per la prima volta dopo la scoperta della sua vera natura una nota di malinconia si insinuò dentro di lui e lo fece restare lì, seduto sul letto, a pensare e a riflettere.
I suoi amici avrebbero sicuramente cercato di contattarlo, ma il padre di Jamie gli aveva detto di aver sistemato tutto e che non ci sarebbero stati problemi per la corrispondenza, ma di certo questo non gli alleggeriva il peso che aveva nel cuore.
Staccò alcune foto, quelle più belle, in cui lui ed i suoi migliori amici erano abbracciati sulla riva di un lago in Scozia,durante una gita scolastica, e quella nella quale erano sulle montagne russe di Disneyland Resort Paris.
Sorrise proprio come la mamma aveva fatto poco prima, anche se lui non lo sapeva, e, proprio come la donna, qualche piccola lacrima gli scese per le guance fino a bagnare una foto, che l’undicenne asciugò prontamente.
Sentendo bussare, sistemò tutto nel baule e si sedette sul letto asciugandosi gli occhi.
-Avanti!-disse con un tono di voce esageratamente alto, come a cercare di mascherare il suo stato d’animo.
-Ho una cosa da dirti.-esordì il padre entrando nella stanza e sorridendo.
Jamie si allarmò, e pensò nuovamente che il genitore avesse cambiato idea, che la mamma lo avesse influenzato. Nascondendo magistralmente quelle emozioni annuì al padre, che si sedette sul letto vicino a lui.
-La mamma ed io abbiamo pensato che, siccome tu partirai, forse sarebbe stato bello passare tutto il tempo che resta insieme…che ne pensi?-
La prospettiva di passare i restanti quaranta giorni con i suoi genitori, che fino a quel momento non lo avevano nemmeno visto, tanto presi com’erano dal loro lavoro, non lo rallegrava troppo, ma orami era bravo nel mascherare i suoi pensieri, e quindi disse, con tono allegro:
-Ne sarei felice…avete in mente qualcosa di particolare?-
Il padre mostrò un’espressione enigmatica e divertita, ed evitò di rispondere alla domanda, rassicurando il figlio con un sorriso.
Jamie rimase tutta la giornata sdraiato sul letto a pensare inizialmente al piano del padre, ma poi si perse nella lettura del libro che sembrava il più affascinante di tutti quelli che aveva comprato: storia di Hogwarts.
Le sue giornate continuarono così per circa una settimana, tanto che, quando un giorno il padre entrò nella sua stanza per dirgli di preparare la valigia per l’indomani, Jamie si era completamente dimenticato della sua promessa.
Senza però replicare, preparò la sua valigia silenziosamente e velocemente e si rimise a leggere il suo libro fino a notte fonda.
La mattina dopo suonarono alla porta e Jamie si svegliò di soprassalto. Sentì un paio di voci che sussurravano, e poi la porta si richiuse e lui si riaddormentò.
Poco dopo accadde nuovamente la stessa situazione, e Jamie stavolta, spazientito, decise di scendere giù.
Alla vista di quello che lo aspettava non poté fare a meno di illuminarsi: i suoi due migliori amici, Seteve e Russel, lo aspettavano con due valigione cariche, così piene che sembrava che stessero per esplodere.
-Insomma mi hanno detto che non staremo in classe insieme l’anno prossimo.-cominciò Russel con una punta di acidità nella frase.
-Eh già…ma che ci fate qui?-domandò Jamie subito, ma presto si accorse che il padre e la madre, dall’altra parte della sala, gli sorridevano tenendosi per mano.
Jamie gli sorrise di rimando per poi tornare ad ascoltare la risposta di Steve.
I tuoi genitori ci hanno invitato per una vacanza in…-cominciò il ragazzo, ma si interruppe ricevendo un calcio da parte di Russel, che poi tornò a guardare, con la faccia colpevole, Jamie.
Quest’ultimo fece finta di nulla e disse, allegro:
-Vado a vestirmi e poi scendo, così partiamo. Voi intanto se volete potete andare a guardare la TV.-Propose ai due amici, che annuirono e andarono nella sala hobby.
Prima di salire le scale per andare in stanza Jamie incrociò lo sguardo dei genitori e sussurrò un “grazie” sincero e semplice.
Due ore dopo erano in macchina, e procedevano spediti verso una destinazione a Jamie sconosciuta.
Non poche volte aveva provato a chiedere ai genitori dove stessero andando, ma l’unica risposta che riceveva era uno sguardo d’intesa da tra i genitori e delle risatine di sottofondo tra gli amici.
Dopo averci provato cinque o sei volte si rassegnò, accasciandosi sul sedile posteriore dell’auto.
  
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