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Autore: KillerQueen86    10/02/2014    3 recensioni
Rose è nel mondo di Pete, con sua madre e Mickey, deve decider cosa fare della sua vita adesso, ma non è facile con il pensiero del Dottore sempre nella sua mente.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jackie Tyler, Mikey Smith, Peter Alan Tyler, Rose Tyler
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autore: Eccovi il primo vero capitolo di questa mia nuova storia. Spero di essere riuscita a descrivere le emozioni di Rose e Jackie in questa nuova situazione e, soprattutto, spero di non essere uscita dai personaggi, non lo sopporterei.

Buona lettura e alla prossima (se volete J).      

 

Beta: Paolettazza e Feyilin

 

Capitolo I

Run

 

Scese con calma le scale guardandosi meglio attorno a sé. Da sempre aveva sognato di vivere in una casa del genere. Certo, non poteva lamentarsi della sua vita a Powell Estate con le sue feste, i suoi amici e la sua piccola Rose, ma mancava quel qualcosa che l'avrebbe resa perfetta, il suo amato Pete, e a quanto sembrava, nonostante l'assurdità della situazione, l'Universo le aveva concesso una secondo possibilità.

L'unica cosa che le stringeva il cuore e non le faceva ancora vivere al meglio quella situazione, era il sapere che la sua piccola Rose stava soffrendo e che lei, oltre a starle accanto, non poteva fare altro. Conosceva fin troppo bene come si sentiva Rose, perché in passato aveva provato lo stesso alla morte di Pete. Aveva sperato che la sua piccola non dovesse mai provare quel senso di vuoto e dolore che comporta la perdita di una persona così importante, un dolore che sa bene l'accompagnerà per il resto dei suoi giorni, anche se avrà accanto altre persone.

Arrivò nella cucina di quell'immenso posto, aveva bisogno di una buona tazza di tè, voleva chiarirsi le idee per affrontare al meglio i giorni successivi. Doveva dare una nuova direzione alla sua vita, doveva capire come comportarsi con questa nuova versione di Pete, ma soprattutto doveva occuparsi di Rose, aiutarla a reagire a tutto quel dolore.

"Jackie" la voce di Pete le arrivò una volta superata la soglia della cucina, la donna fu sorpresa di vederlo lì, seduto al tavolo da solo, con una tazza di tè caldo tra le mani.

"Pensavo stessi dormendo" disse avvicinandosi e stringendosi nella sua vestaglia: si sentiva imbarazzata ed emozionata. Era la loro prima notte sotto lo stesso tetto e avevano deciso di passarla in stanze separate, per abituarsi nuovamente all'idea.

"Avevo bisogno di un po’ di tè caldo" rispose sorridendogli. Jackie forzò un sorriso e si versò una tazza di tè per sé, per poi mettersi allo stesso tavolo con lui.

"Anch'io" confessò sorridendole.

"La giornata non è conclusa …"

"Senza una buona tazza di tè" dissero all'unisono sorprendendosi entrambi.

"Anche la mia Jackie aveva quest'abitudine" spiegò Pete abbassando lo sguardo.

"Da quanto tempo l'hai persa, se posso permettermi?" chiese a voce bassa.

"Tre anni" rispose con voce sommessa, senza guardarla negli occhi.

"E' stata colpa dei Cybermen" continuò con tristezza.

"Tu?" chiese di rimando poi schiarendosi la voce.

"Oh beh diciannove anni, per uno stupido incidente d'auto" spiegò con calma, sorseggiando il suo tè.

"Oh diciannove, da parecchio tempo" rimase colpito lui.

"Non abbastanza" aggiunse sinceramente abbassando lo sguardo, stringendo la tazza calda.

"Non ti abbandona mai, immagino" continuò lui.

"Mai, la consapevolezza che non tornerà più è sempre lì con te" ammise con la voce rotta dalle lacrime.

"Beh, potremmo aiutarci l’un l’altro, se vuoi" le disse sorridendole e stringendole le mani. Lei sorrise.

"Possiamo provare, perché no?" rispose sorridendo di rimando.

"Lei come sta?" chiese poi rompendo il silenzio in cui erano caduti entrambi.

"Oh si riprenderà, è una Tyler, noi ci riprendiamo sempre" disse con orgoglio, sapendo comunque che non sarebbe stato così semplice.

"Li ho conosciuti anni fa, erano così uniti, così … " disse non riuscendo a trovare le giuste parole per descriverli.

"Perfetti insieme" continuò lei.

"Beh potrà contare su noi, per venirne fuori" rassicurò Pete.

"Anche se non sarà così facile" ricordò la donna.

Pete le strinse nuovamente le mani per rassicurarla e le sorrise ancora una volta con dolcezza. Jackie si lasciò trascinare da quel senso di benessere che riusciva a provare con lui accanto, proprio come una ragazzina alla sua prima cotta.

 

"Rose" suonò la voce del Dottore nel buio della sua camera, svegliandola, ma lei la ignorò girandosi dall'altra parte decisa a continuare a dormire, sprofondando di più in quelle calde coperte.

"Rose è ora di alzarsi" risuonò ancora, sempre più vicino.

"Va via!" urlò lei nascondendo la testa sotto il cuscino.

"Su, Rose" aggiunse buttandosi sul suo letto accanto a lei. Decisamente doveva imparare a chiudere la camera per evitare tutto questo.

"Come puoi dormire in una giornata come questa" disse attirando la sua attenzione e facendole uscire la testa da sotto il cuscino.

"Cosa succede di così emozionante oggi?" chiese guardandolo scettica.

"Tutto" disse semplicemente sorridendo freneticamente.

Rose si voltò dall'altra parte sperando di poterlo ignorare, nascondendo nuovamente la testa sotto il cuscino.

"Come puoi anche solo pensare di dormire, sapendo cosa ci può esser fuori le porte del Tardis" continuò togliendole il cuscino, costringendola a voltarsi e affrontarlo.

"Ho bisogno di dormire, lo sai" si difese lei.

"Oh ma voi umani dormite così tanto da perdervi le cose migliori di questo universo" si lamentò.

"Abbiamo un patto noi due, mi lasci dormire per otto ore e poi facciamo quello che vuoi" ricordò la biondina.

"Ma senza di te mi annoio così tanto" si giustificò mettendole il broncio.

Rose sorrise non riuscendo a resistere a quella espressione.

"D'accordo, dammi il tempo di vestirmi" disse alzandosi.

"Aspetto qui!" disse mettendosi comodo su quel letto, mentre la ragazza andava verso il bagno.

"Ah Rose, questo è un sogno, ora devi svegliarti" disse il Dottore fermandola.

 

Si svegliò di colpo trovandosi in quella vuota e silenziosa camera da letto. Sospirò sentendosi una stupida a sognare tutte le notte la stessa cosa, sognare lui che veniva a svegliarla nella sua camera del Tardis, come ogni tanto in passato era successo.

Si mise seduta e si passò le mani sul viso, era stanca, aveva sonno, ma i ricordi e il dolore le impedivano di dormire tranquillamente, era passata solo una settimana, ma ancora il petto e il cuore le facevano tremendamente male.

Si voltò e sul comodino alla sua destra vide la sua chiave, lasciata lì come un qualsiasi oggetto. Ne accarezzò i contorni con la punta delle dita, pregando di poter avere ancora una possibilità di avere con sé il suo amato Dottore, di poter tornare a stringergli la mano e correre insieme verso nuove avventure.

Doveva reagire in qualche modo, riprendere in mano la sua vita, era bloccata nuovamente sulla terra, nonostante tutto. Doveva dargli un minimo di senso, altrimenti tutto quello che aveva fatto con il Dottore non sarebbe servito a niente e lei non voleva tornare ad essere nessuno, voleva che il suo Dottore, anche se lontano, potesse essere davvero orgoglioso di lei.

Prese la chiave sul comodino accanto a lei e si alzò; aveva bisogno di rilassarsi e cacciare per un attimo il pensiero di lui dalla sua mente, anche se sapeva quanto fosse difficile.

Pete, Jackie e Mickey cercavano in tutti modi di farla sentire a suo agio, in questo nuovo mondo, di farla sentire a casa, ma in realtà viveva il tutto come un’estranea. Per non farli preoccupare tentava di sorridere e uscire dalla sua camera anche solo per un saluto e mangiare qualcosa, nonostante lo stomaco rifiutasse categoricamente il cibo.

Quella casa era enorme, ma c'erano volte in cui si sentiva in trappola, soprattutto quando erano tutti in salotto o in cucina a mangiare. Mickey e sua nonna si erano trasferiti lì e, nonostante volesse bene entrambi, a volte desiderava solo essere ancora sola con sua madre nel suo piccolo appartamento a Powell Estate.

Sentiva i muscoli in tensione e non sapeva come fare a calmarsi. Erano ancora le quattro e mezza e non sapeva cosa fare, gli altri ancora dormivano e sicuramente non si sarebbero alzati per altre due-tre ore.

Prese la decisione di uscire un attimo nel giardino, sicuramente sarebbe stata meglio. Si legò i capelli in una coda alta, prese un paio di pantaloni di tuta, una maglia e una felpa, mise la chiave attorno al collo e uscì da quella stanza. Il corridoio era buio e silenzioso, tutti come previsto stavano ancora dormendo tranquillamente. In punta di piedi attraversò il corridoio superando la camera da letto dei suoi, scese di sotto e diede un’occhiata in giro con calma. Non aveva ancora avuto modo di memorizzare quel posto; non era male, era grande, spazioso e ben arredato, anche se mancava ancora un tocco femminile, anzi, mancava del tutto il tocco di sua madre. Era evidente che in quegli anni, da quando era morta l'altra Jackie, Pete non aveva avuto alcuna storia importante.

Andò in cucina, superando la sala da pranzo, e diretta verso il frigo aprendolo, magiare qualcosa poteva aiutarla, peccato che non avesse voglia di niente in quel momento. L'odore di cibo che proveniva dal frigo aperto le fece venire un po’ di nausea, richiuse, quindi, subito e si fermò sulla finestra che dava sul giardino. Ricordò quando era stata in quella casa e i cyberman arrivavano diretti proprio dalla fine di quel posto. Scacciò subito quel ricordo per non ricadere sempre nello stesso circolo, aveva voglia di correre, correre lontano da quei ricordi e così fece. Senza rendersene conto, con un profondo respiro, aprì quelle porte finestre e corse fuori senza una meta prestabilita. L'aria fresca contro la sua pelle fu rigenerante, i muscoli tesi fino a quel momento sembravano sciogliersi con un gesto così familiare per loro. Oh sì, correre l'avrebbe aiutata a riprendere in mano la sua vita.

 

Aveva corso per parecchio fino ad arrivare in un delizioso parco, si sentiva decisamente meglio, i nervi e i muscoli si erano rilassati e lei era più tranquilla. Il peso e il dolore, che in quella settimana l'avevano accompagnata, sembravano assopiti, sentiva che poteva farcela, poteva affrontare il tutto.

Dopo essersi fermata a prendere qualcosa da mangiare, decise di riprendere la via di casa. Osservava attorno a sé curiosa, il sole faceva una sua timida apparizione nel cielo sereno, la vita a Londra sembrava prendere vita con calma, la calma delle prime ore di luce. Non aveva idea di che ore fossero, nel suo impeto era partita senza telefono e orologio. Camminò per un bel po’ prima di arrivare a villa Tyler, la porta finestra della cucina era aperta come l'aveva lasciata, dentro sua madre e Pete in vestaglia camminavano nervosamente con il viso teso e preoccupato.

"Oddio, eccola!" disse sua madre nel vederla entrare. Corse ad abbracciarla stringendola a sé.

"Dove dovrei essere?" chiese scettica guardando Pete.

"Non ti abbiamo vista nel letto e ci siamo preoccupati" disse l'uomo.

"Dove sei andata, hai idea di come mi hai fatto stare?" la rimproverò sua madre sciogliendosi dall'abbraccio e guardandola con severità.

"Scusa non è stato intenzionale, sono solo andata a correre" disse avvicinandosi al microonde per riscaldarsi la brioche che si era presa prima.

"E' andata a correre, non lo hai mai fatto in tutta la tua vita. Non puoi andartene in giro come se niente fosse, e se ti fosse successo qualcosa?" la rimproverò ancora sua madre.

"Sto bene mamma, posso cavarmela anche da sola, lo sai" rispose Rose non sopportando quell'atteggiamento che le ricordava troppo l'apprensione che il Dottore aveva nei suoi confronti.

"Jake non è ancora riuscito a trovarla …" entrò in cucina Mickey con il telefono in mano, anche lui in pigiama. Si ammutolì quando vide la biondina.

"Oh eccoti" disse sorridendole.

"Vado a farmi una doccia" disse seccata per la discussione avuta con sua madre. Prese la sua brioche e uscì dalla cucina, correndo nuovamente in camera sua.

I ricordi del Dottore tornarono prepotentemente nella sua testa, il dolore e il peso che sentiva nel petto tornò a tormentarla, buttò via la brioche nauseata dall'odore e sentendo lo stomaco richiudersi di nuovo, sbuffò e si chiuse in bagno per farsi una doccia, forse lì poteva nuovamente trovare un po’ di pace.

 

Fine

Capitolo 1

   
 
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