Something
Great
Capitolo 2
Quando Louis tornò al parco,due
domeniche dopo,l’incontro con Diana e il ragazzo scontroso era stato quasi
dimenticato,o comunque relegato in un angolo lontano della sua mente.
Aveva piovuto per dieci giorni di
fila,come spesso capitava in Inghilterra,ed era quasi impazzito nel dover stare
così tanto tempo chiuso in casa con sua madre e le sue tanto amate,ma non meno
invadenti,sorelline minori,tutte e quattro negli anni più terribili che
potessero esserci,soprattutto per lui che,unico uomo di casa,doveva sopportarle
tutte quante insieme.
Per questo,per quanto il sole fosse
abbastanza timido e non particolarmente caldo quella mattina di fine marzo,aveva
preso il libro che gli serviva per l’esame della settimana successiva,gli
occhiali e il suo berretto di lana ed era andato a rifugiarsi alla sua solita
panchina.
Se l’ultima volta c’era poca gente in
giro,quel giorno per un paio d’ore Louis non vide nessuno passare da quelle
parti e poté tranquillamente restare immerso nel suo volume su Shakespeare,almeno
finché dei passetti veloci che si avvicinavano non gli fecero alzare lo sguardo
dalla pagina che stava leggendo giusto in tempo per vedere Diana (questa volta i
capelli tenuti da un cerchietto e un lungo cappotto rosso sopra i jeans e le
scarpe da tennis,probabilmente per evitare che si uccidesse cadendo di nuovo con
le ballerine) che gli correva incontro sorridendo.
<< Louis! >> esclamò,raggiungendolo
e buttandosi sulle sue gambe per abbracciarlo come se fosse un vecchio amico che
conosceva da sempre.
<< Diana! >> non poté non
esclamare di rimando,a metà tra lo shoccato e il divertito,prima di
accarezzarle istintivamente la testa e chiederle: << Come sta il tuo
polso? >>
<< Avevo la fasciatura però adesso
non fa più male >> e,come a provare che stava bene,sollevò la maniche
del cappottino per mostrare il polso chiaro e privo di ogni segno della caduta.
Louis sorrise,ma prima ancora che potesse
rispondere,come l’altra volta,una figura apparve nel suo campo
visivo,facendolo decisamente distrarre da ciò che avrebbe voluto dire.
Il ragazzo riccio alzò gli occhi al
cielo nel riconoscerlo e biascicò quello che a Lou sembrò un “Ma vive sempre
qui questo?!”,ma quando Diana sorrise a entrambi e scappò verso le altalene lì
di fronte,dopo un paio di secondi fermo in piedi lì accanto,le mani affondate
nelle tasche del cappotto e lo sguardo che non si allontanava neanche per un
secondo da Diana che giocava,si sedette nella sua stessa panchina,all’estremità
opposta,il più lontano possibile.
Entrambi restarono a guardare la bambina
per minuti interi,Louis decisamente troppo distratto dalla figura che catturava
la sua attenzione al proprio fianco per tornare a studiare,prima che trovasse il
coraggio e la voce per rompere quel silenzio imbarazzante e dire:
<< Sai io non mordo… >>
Il riccio si voltò di scatto verso di
lui,rivolgendogli sempre quell’espressione diffidente della volta prima,gli
occhi verdi che sembravano colpirlo come spilli e la voce tagliente nel
rispondere:
<< Scusa prego? >>
<< Stai per cadere oltre il bordo
della panchina pur di stare ancora più lontano di quanto sia possibile da
me…e sinceramente lo trovo un po’ ridicolo >>
Una volta iniziato a parlare Louis sentì
la timidezza scivolargli via mentre ricambiava lo sguardo del ragazzo attraverso
le lenti dei propri occhiali con maggiore sicurezza di quanto probabilmente
aveva sempre avuto.
<< Ti sei reso conto che sei un
perfetto sconosciuto per me? Solo perché a Diana stai simpatico non vuol dire
che io debba parlare con te,potresti anche essere un maniaco per quanto mi
riguarda >> e detto questo si voltò di nuovo verso la bambina,incrociando
le braccia al petto.
Louis lo fissò per un paio di secondi a
bocca aperta,sicuro di non aver mai incontrato una persona scontrosa e
antipatica come quel tipo,e soprattutto non imparentata con una bimba così
dolce e adorabile come la biondina poco distante.
Una parte di lui dovette anche ammettere
però di esserci rimasto male a quel trattamento: dopotutto,lui non aveva fatto
niente di male,era stata la bambina a venire da lui,e lo stavano disturbando
mentre studiava tra l’altro.
Quella stessa parte avrebbe così tanto
voluto alzarsi e andarsene via offeso,ma allo stesso tempo quella era la sua
panchina,era lui ad essere arrivato per primo e non c’era motivo per cui
dovessi rinunciarci per quel maleducato.
Perciò strinse appena i denti e riaprì
il proprio libro.
Piuttosto inutilmente,dato che lo sguardo
continuava a sfuggire dalla pagina e a correre su quel profilo serio,tanto che
alla fine dovette arrendersi e poggiare il libro sulla panchina per fare un
altro tentativo di civile comunicazione.
<< Io mi chiamo Louis >> fece
perciò,allungando la mano verso il ragazzo riccio che non si voltò neanche nel
ribattere freddamente:
<< L’hai già detto >>
<< Solitamente si risponde con
“piacere” o con il proprio nome >> non poté evitare di rispondere
pungente,la mano che tornava a poggiarsi sulla propria coscia con irritazione.
Il riccio alzò gli occhi al
cielo,alzandosi dalla panchina e facendo segno a Diana di avvicinarsi.
<< Harry >> biascicò,quando
lei lo raggiunse e gli prese la mano,salutando Louis con l’altra.
Harry.
Lou sorrise a Diana,rispondendo al
saluto,mentre quel nome continuava a scivolargli tra le labbra con
dolcezza,cercando di trattenere un sorrisino involontario a quella sua piccola
conquista.
Ma il sorriso svanì subito quando,mentre
i due si allontanavano,le parole della bambina,decisamente rivolte al bel
ragazzo accanto a lei,lo raggiunsero,facendogli mancare il respiro per la
sorpresa.
<< Papi,andiamo a prendere il
gelato prima di andare a casa? >>