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Autore: Devon    11/02/2014    2 recensioni
Ispirata spudoratamente al film Ghost.
James Sullivan decede la notte del 28 dicembre del 2009. Il suo spirito resta sulla Terra e non riesce a darsi pace per quanto è successo. Non sopportando di vedere i suoi cari soffrire così tanto, una volta rassegnatosi al suo destino vuole mettersi in contatto con loro un'ultima volta. Girovagando per le vie di Long Beach si imbatterà in Charlotte Compton, una ragazza di ventiquattro anni che fuma e spaccia marijuana, organizza e partecipa spesso a dei rave e non pensa mai alle conseguenze delle sue azioni. Fino al giorno in cui comincia a sentire delle voci che nessun altro sembra sentire, e realizza con orrore di aver ereditato lo stesso "dono" di sua nonna, deceduta anni e anni prima: è una medium.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jimmy camminava avanti e indietro lungo una delle strade principali di Huntington Beach.
No, no e no. Non poteva essere morto. Era troppo giovane, aveva tutta una vita da vivere e troppe cose da fare. Non poteva certo lasciare la sua famiglia e i suoi amici proprio ora.
Beh, se non altro la previsione che aveva fatto quando aveva 15 anni si era rivelata giusta. Non ci sarebbe arrivato, ai trent'anni. Spaventoso.
Ma come poteva essere morto? Si era sentito così bene, la sera prima.
Dovevano essere state quelle pillole, e tutto quell'alcol che aveva buttato giù. Si maledisse mentalmente. Quant'era stato idiota, irresponsabile ed egoista. Glielo dicevano tutti, di non esagerare, che prima o poi questo suo vizio di bere l'avrebbe ucciso se non si fosse dato una regolata, ma lui niente, doveva sempre fare di testa sua.
E adesso? Che cosa aveva intenzione di fare? E quando i suoi amici fossero venuti a saperlo, come avrebbero reagito? Jimmy avrebbe voluto non saperlo. Ma sapeva di dover affrontare la realtà e non poteva né voleva andarsene prima di averci parlato almeno un'ultima volta. Forse era proprio questo a tenerlo ancorato alla terra. Il fatto che, nonostante avesse avuto una morte "serena", non avesse avuto modo di fare alcune cose, di scusarsi con alcune persone e di salutare tutti i suoi cari prima di andarsene.

Intanto intorno all'una del pomeriggio Matt, il frontman degli Avenged Sevenfold, stava tornando da Santa Barbara dopo la partita di baseball quando squillò il telefono.
Dannazione, pensò tra sé, proprio mentre guidava dovevano chiamarlo.
Estrasse il cellulare dalla tasca con un gesto rapido e se lo portò all'orecchio dopo aver letto il nome sullo schermo.
-Val?
-Matt... Oddio, Matt... Jimmy... - gli rispose la voce di sua moglie, intervallata da qualche singhiozzo.
-Tesoro, cos'è successo? Perché piangi?
-Jimmy... Jimmy è...
Jimmy? Cosa c'entrava Jimmy?
-Parla, mi stai facendo preoccupare.
-Matt, è terribile...
-Val, parlami - sospirò, spazientito -cos'ha combinato? Ha picchiato qualcun altro? Ha sfasciato qualche altra macchina?
-N-no... è... Jimmy è... è morto.
Matt non realizzò immediatamente.
-Cosa? - domandò, come se non avesse capito. Doveva aver PER FORZA sentito male.
-Matt... Mi dispiace - singhiozzò lei.
Il cantante sentì lo stomaco stringersi.
"Gave you all I had to give, found a place for me to rest my head... While I may be hard to find, heard there's peace just on the other side... I know you'll find your own way when I'm not with you tonight."
No. Non poteva essere.
-è assurdo! - esclamò -Com'è possibile?
-L'hanno trovato a casa sua... è morto... nel sonno... Mi dispiace tanto, Matt! - ripeté.
Matt restò in silenzio per un tempo che gli sembrò interminabile.
Poi lasciò cadere il cellulare e si sentì come se il sangue gli si fosse raggelato nelle vene, come se non pompasse più ossigeno al cuore.
Era così sconvolto che non si accorse nemmeno del furgone dall'altra parte della strada.
La macchina fece una brusca virata per evitarlo, rischiando di finire in un burrone.
Jimmy... morto.
No, non era possibile. Doveva aver per forza sentito male. Non poteva essere vero.
Quel burlone di Jimmy gli stava solo giocando uno scherzo dei suoi. Uno scherzo di pessimo gusto.
Okay, stai tranquillo. Mantieni la calma.
Riafferrò il cellulare. La mano gli tremava.
-Amore? Amore, ci sei?
-Tesoro... - deglutì a fatica -Jimmy è...
-Mi dispiace tanto - singhiozzò lei.
I suoi singhiozzi iniziavano a irritarlo. Le attaccò il telefono in faccia senza neanche rendersene conto.
No. Non poteva essere morto. Il suo Jimmy, il suo migliore amico, morto? No, non poteva accettarlo. Non quando fino a poche ore prima avevano riso e scherzato insieme.
E proprio mentre si stava ripromettendo di mantenere la calma, crollò sul volante e scoppiò in lacrime.
Ti prego, fa' che sia tutto uno scherzo architettato da quegli stronzi dei miei amici, fa' che non sia vero.
Poi, un'altra telefonata.
Barbara, la mamma di Jimmy. La sua chiamata non poteva certo ignorarla.
Cercò di darsi un contegno, di non farsi vedere così debole, ma poi fu costretto a rispondere prima che lo facesse la segreteria al posto suo.
-Barbara - tirò su col naso.
-Matt - anche lei piangeva. -Hai saputo? Jimmy...
-Sì, Val mi ha chiamato cinque minuti fa.
-Stai tornando a casa?
-Sì. Non credo di aver ancora realizzato che... Oh mio Dio...
-Mi dispiace che abbia dovuto saperlo così...
-Com'è successo?
-Non lo sanno ancora... Stanno...
-Scusa... scusami, non ce la faccio... - chiuse la chiamata e riprese a singhiozzare come un bambino.
Non poteva crederci. Si rifiutava di crederci.
Quanto erano stati stupidi. Ma perché l'avevano lasciato da solo? Se solo avesse accettato di portare i barilotti a casa sua...
Pianse per due ore di fila e, una volta giunto a casa, la trovò affollata. Dovevano esserci almeno 70 persone là dentro.
 No. Non adesso, cazzo, non adesso. Non voleva vedere nessuno.
-Matt, tesoro - sentì sua moglie che lo abbracciava, ma non riuscì a ricambiare.
-Devo chiamare i ragazzi - disse semplicemente, scansandola.
Qualcuno cercò di trattenerlo, ma lui li respinse bruscamente e si chiuse in camera da letto.
Si coprì il viso con le mani, cercando disperatamente di calmarsi e di mettere a fuoco la situazione.
Respirò a fondo, poi prese la prima cosa che gli capitò e la scagliò sul pavimento.
-Cazzo! - esclamò, in lacrime, mentre il vaso di porcellana andava infrangendosi in mille pezzi.
Perché Jimmy, perché?,si lasciò cadere sul letto, stringendo i pugni.
Sua moglie continuava a bussare alla porta e a cercare di calmarlo, ma lui non le badava. Non gli importava più niente di lei né dei suoi ospiti né della band. Il suo migliore amico era morto e nient'altro aveva importanza.

 

Johnny, Brian e Zacky raggiunsero Matt nella sua abitazione subito dopo aver ricevuto la notizia. Nessuno di loro se la sentiva di stare da solo. Avevano tutti bisogno l'uno dell'altro, di restare uniti. Separarsi in quel momento così terribile era fuori discussione.
Matt andò loro incontro e li abbracciò fortissimo. Non aveva bisogno d'altro.
Johnny ancora piangeva, mentre Zacky cercava di darsi un contegno. Brian invece semplicemente non reagiva. Si era sfogato abbastanza subito dopo la telefonata di Matt. Se Michelle non l'avesse fermato, avrebbe distrutto tutta la casa. Aveva pianto come mai aveva fatto in vita sua e ora fissava il vuoto, inespressivo.
Però quando si erano abbracciati di nuovo, gli occhi gli si erano riempiti di lacrime. Ridicolo. Jimmy l'avrebbe preso per il culo a vita.
-Non si sa ancora niente di come sia successo? - chiese Johnny, rompendo il ghiaccio dopo almeno 30 minuti di silenzio intermezzati da qualche singhiozzo.
-No, devono ancora fare l'autopsia... Secondo voi ha esagerato?
-Non ci sarebbe da stupirsi.
-Gliel'avevo detto, di non esagerare... Credevo che dopo quella sera...
Sapevano tutti a quale sera si stava riferendo. Era il giorno del suo compleanno, l'11 dicembre. Zacky voleva che Jimmy bevesse di meno, e lui lo sapeva. Alla festa c'era alcol di ogni genere, ma Jimmy non aveva bevuto neanche un goccio. Forse come regalo di compleanno per lui. Ma non fu il solo regalo di quella sera. A festa finita, Jimmy se n'era appena andato quando lo chiamò per dirgli che aveva lasciato la sua giacca, la sua preferita, appesa al suo attaccapanni.
Vieni a prenderla, gli aveva detto Zacky, sta piovendo, e poi sei a tipo due passi da casa mia. Nah, non preoccuparti, aveva risposto Jimmy. Zacky aveva insistito dicendogli che gliel'avrebbe riportata domani, ma lui niente. Non ci pensare, amico, gli aveva detto.
Come se sapesse.
Zacky scosse la testa per cacciar via il pensiero.
-Io ancora non ci credo - fece di nuovo Johnny, tirando su col naso.
-Supereremo questa cosa - cercò di incoraggiarli Matt -E scopriremo che cos'è successo. Restiamo uniti, e andrà tutto bene.
Ma non ne era convinto neanche lui. Perfino alle sue orecchie quelle parole suonavano forzate. Era troppo presto per parlare così.
Brian chinò il capo. Jimmy era un po' il migliore amico di tutti, ma con lui... con lui era diverso. La loro amicizia era diversa, più intima. C'era una tale affinità tra loro due. Avevano vissuto metà della loro vita insieme. Avevano lo stesso umorismo, gli stessi gusti in fatto di cinema e di musica, ma allo stesso tempo erano così diversi. Ma era proprio questa diversità a renderli così uniti, così inseparabili. Brian non sapeva immaginarsi un futuro senza di lui, né Jimmy sapeva immaginarsi un futuro senza Brian.
Era troppo. Non lo poteva accettare.

   
 
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