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Autore: Victoria93    11/02/2014    10 recensioni
Tratto dalla storia:
-"Stai dicendo che sono io la tua ossessione, signor detective...?" gli sussurrò, di nuovo vicinissima alle sue labbra.
"Non lo so...ma mi stai impedendo di pensare. E nessuno era mai riuscito a ottenere un simile risultato nei miei confronti. Direi che le probabilità che tu sia diventata la mia ossessione sono intorno al 62%".
"Odio le tue stupide percentuali" replicò lei, senza riuscire a trattenersi dal ridacchiare.
"E io amo te".- Elle è pronto per dedicarsi al caso Kira, e ben presto incontra gli agenti giapponesi e si prepara allo scontro con il colpevole, come da programma, ma stavolta...il coinvolgimento di un nuovo agente dell'FBI nelle indagini lo porterà a cambiare notevolmente le sue prospettive, in un modo che nemmeno la mente più geniale del mondo avrebbe mai potuto calcolare e prevedere. Una storia d'amore, intensa, passionale, contro cui quasi niente sarà in grado di opporsi...
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SUGAR AND PAIN'
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Capitolo 11- Broken
 
Ruri le lanciò uno sguardo esterrefatto, l’espressione sbigottita e incredula.
“Robin…se avevi voglia di scherzare, sappi che questo non è il momento più adatto” le fece presente, cercando di riassumere un’aria normale e il più tranquilla possibile.
“Io non sto affatto scherzando!” dichiarò Robin, con tono più dolce “Lo sai che non ti avevo mai sentito parlare in questo modo di nessuno? È una cosa incredibile! Ma perché non me ne hai parlato prima?”.
“Stai farneticando” dichiarò Ruri, scuotendo la testa.
“Oh, davvero? Se sono io quella che farnetica, perché sei tu quella che assume sempre quell’aria strana, quando nomino il tuo Ryuzaki?” ribatté Robin, sorniona.
“Lui non è il mio Ryuzaki!” protestò Ruri, senza riuscire a evitare d’arrossire.
“Ruri, stai arrossendo” le fece notare Robin, con un altro sorrisetto.
“Ho soltanto caldo!!!” sbottò Ruri, infastidita “Piantala con queste sciocchezze, va bene? Io non sono innamorata di quel tipo!!!”.
“Ah, certo. E allora, come mai te la prendi tanto per ogni cosa che dice? Guarda che ci ho fatto caso: in questi giorni, anche quando non accennavo a fare il minimo riferimento a lui, finivi sempre per riferirmi ogni singolo dettaglio che lo riguardasse. In effetti, credo che tu sia a conoscenza anche di quante volte sbatta le palpebre, Miss ‘Ryuzaki-ha-una-passione-infinita-per-il-cioccolato-ma-preferisce-le-fragole” disse Robin, senza riuscire a fare a meno di ridere.
“Robin!!!” protestò Ruri, arrossendo furiosamente e scatenando l’ilarità dell’amica “Io non ho mai detto niente del genere!”.
“Oh sì che lo hai detto. E mi hai anche riferito ogni cosa riguardo al suo modo di sedersi, al suo modo di parlare, al suo modo di guardarti silenziosamente…a proposito, come mai ti osserva in silenzio?!” gongolò Robin.
“Lui non mi osserva in silenzio, e io non ti ho mai riferito niente di tutto questo” dichiarò Ruri, cercando di darsi un contegno.
“Sì, sì, certo. L’ho sicuramente sognato” sbuffò Robin, con un ulteriore sorriso “Perché, invece di dire sciocchezze, non ti concentri su quello che provi?”.
“Io non provo niente, Robin. E adesso smettila di parlarne, dico sul serio. Non sei divertente” le disse Ruri, in tono perentorio.
“Ma se sei stata tu che…”.
“Robin…!!”.
“Va bene, va bene!” si arrese la rossina, alzando gli occhi al cielo “Lascerò perdere…per il momento, s’intende. Immagino che tu abbia di meglio a cui pensare, adesso…”.
“Esatto” sospirò Ruri, gravemente “Adesso devo lavorare, tesoro. Scusami, ti chiamerò io domani”.
“Va bene, Ruri. Non esitare a dirmelo, se avessi bisogno di me” la sollecitò Robin, con un altro gran sorriso “Sai che puoi sempre contare sul mio appoggio”.
“Lo so” replicò la moretta, con un altro gran sorriso “A proposito, non ti ho nemmeno chiesto come sta andando il tuo tirocinio all’ospedale”.
“Un po’ stressante, ma come me lo aspettavo. C’è un tipo di ginecologia che non fa altro che starmi appiccicato…pensi che dovrei uscire con lui?” le domandò la ragazza, con espressione furba.
“Robin, come faccio a saperlo? Ti piace?” le chiese Ruri, alzando gli occhi al cielo.
“Sì…cioè, boh…non lo so…” ammise la ragazza.
“Se vuoi un consiglio, sta’ alla larga dai ginecologi. Perché credi che facciano quel genere di mestiere?” replicò Ruri, con una risatina.
“Ruri!!!” sbottò Robin, per la prima volta scandalizzata.
“Ehi, non rubarmi le battute!!” rise Ruri, adesso spensierata “Di solito, sono io che ti guardo in quel modo e che ti chiamo con quel tono, perciò vedi di non uscire dal tuo personaggio”.
“D’accordo, provvederò” acconsentì Robin, con un altro sorriso dolce “Adesso ti lascio al tuo lavoro, cara. Risentiamoci presto, mi raccomando: non farmi stare in ansia”.
“Te lo prometto. A domani”.
Ruri chiuse la comunicazione, rimanendo a fissare lo schermo di fronte a lei per un paio di secondi: infine, si lasciò cadere sul letto, a pancia in su, lo sguardo rivolto verso il soffitto.
Certo che, per essere un tipo così intelligente e sveglio, Robin ne diceva proprio tante, di sciocchezze. Come diavolo faceva a esserle venuta in mente un’idea del genere?!
*Innamorata di Ryuzaki? È la cosa più stupida, demente, inopportuna, immatura, sciocca e inappropriata che abbia mai sentito in tutta la mia vita…e poi, non ha il minimo senso! Diavolo, non lo conosco neanche, l’ho incontrato meno di un mese fa, e sarei innamorata di lui? È la cosa più dannatamente fuori dal mondo che si potesse concepire!!*.
Eppure, quel pensiero così assurdo non smetteva di ronzarle nella mente, impedendole di riflettere su nient’altro, portandola sempre a visualizzare il volto di Elle e a concentrarsi unicamente sui dettagli che lo componevano…la cosa che più di tutte era in grado di spiazzarla era rendersi conto che ognuno di essi le appariva del tutto perfetto.
Alzandosi in piedi, si prese la testa fra le mani, che cominciava a dolerle vertiginosamente, cercando di mantenere la calma. Forse poteva sembrare vero, tutte quelle componenti avrebbero potuto condurre, in astratto, a ciò di cui stava parlando Robin, ma era…era completamente impensabile che si fosse davvero innamorata di lui.
*Come puoi dire di amare una persona quando non la conosci nemmeno? Per cose del genere ci vogliono mesi, a volte persino anni…non è possibile incontrare un uomo e…e amarlo e basta!*.
Dannazione, non riusciva a usare la logica. Perché non poteva usare la logica?! Era la sua arma migliore, l’aveva salvata da un numero infinito di situazioni spinose…perché, proprio quando si trattava d’avere a che fare con la mente migliore del mondo, si stava rivelando incapace di usufruirne?
Cercando di distrarsi, afferrò malamente il telecomando del televisore al plasma, che troneggiava a poca distanza, appeso alla parete, e accese il monitor; inutile dire che se ne pentì amaramente. In quello stesso istante, il telegiornale delle 21.00 aggiornava il mondo intero circa gli sviluppi riguardanti il caso Kira.
“E ora le ultime notizie relative al caso del serial killer dei criminali. Stando agli ultimi rapporti che le forze dell’ordine ci hanno fornito, possiamo affermare con certezza che il numero delle vittime di Kira ormai abbia superato le due centinaia, e che i suoi delitti non si stiano più soltanto concentrando sui delinquenti di maggiore pericolosità, ma anche sui piccoli malviventi che percorrono le nostre strade. Il vice direttore della questura di Tokyo, Hideyoshi Kitamura, ha oggi rilasciato una breve intervista alla nostra emittente, in cui ha dichiarato che una squadra speciale è attualmente al lavoro sul caso, sotto la guida del misterioso detective Elle, la cui fama è conosciuta in ogni parte del globo. Proseguono inoltre le indagini riguardanti la morte dei tredici agenti dell’FBI giunti in Giappone per fermare Kira, deceduti poco dopo il loro arrivo in Asia. Fra le vittime in questione, ricordiamo in particolare l’agente Misaki Yasuba, nota alla stampa come la più giovane e la più competente profiler di tutta l’organizzazione”.
Ruri fece per spegnere, scocciata, quando qualcosa attirò la sua attenzione, bloccandola.
“E ora, passiamo a notizie altrettanto spiacevoli” proseguì il cronista, l’aria contrita.
Prima che pronunciasse qualsiasi altra parola, alle sue spalle apparve il volto di Naomi, serio e deciso: Ruri avvertì immediatamente una stretta al cuore.
“Annunciamo oggi, con nostro rammarico, la scomparsa della signorina Naomi Janet Misora, di cui nessuno ha più notizie da una decina di giorni. La denuncia della sua sparizione è stata inoltrata oggi al Dipartimento di Polizia di Tokyo dai signori Misora, genitori della ragazza. Chiunque avesse informazioni riguardo l’argomento, è pregato di contattare lo stesso Dipartimento e di mettersi a disposizione. Naomi Misora ha circa ventisette anni, e le sue fotografie verranno presto distribuite a contatto con la comunità. Nel caso in cui esse potessero rivelarsi illuminanti, vi invitiamo a contattare il numero 554-02-16…”.
Ruri spense definitivamente il televisore, gettando una parte il telecomando e tornando a passarsi una mano di fronte al volto.
Era colpa sua, lo sapeva. Naomi era morta, ne aveva la certezza. Una persona non spariva in quel modo, dall’oggi al domani: non poteva averne le prove materiali, ma una parte di lei ne era consapevole in modo inesorabile. Naomi era deceduta poco dopo il suo fidanzato, su questo non c’era dubbio. Probabilmente aveva incontrato Kira, e lui aveva trovato il modo di sbarazzarsene, ritenendola in qualche modo pericolosa.
 
The broken clock is a comfort, it helps me sleep tonight
Maybe it can stop tomorrow from stealing all my time
I am here still waiting though I still have my doubts
I am damaged at best, like you've already figured out




*È colpa mia…* continuò a ripetersi *Avrei dovuto accertarmi che fosse tornata a casa, avrei dovuto provare a chiamarla di nuovo…perché l’ho lasciata sola? Come ho potuto…lei non era in grado di farcela da sola, perché non le sono stata vicino? Avrei dovuto aiutarla…avrei dovuto cercare di calmarla, tentare di farle capire che non avrebbe dovuto fare tutto senza l’aiuto di nessuno. Avrei dovuto dirle che non c’era niente di male, nel parlarne…*.

I'm falling apart, I'm barely breathing
With a broken heart that's still beating
In the pain there is healing
In your name I find meaning 
So I'm holdin' on, I'm holdin' on, I'm holdin' on
I'm barely holdin' on to you

 
Come aveva potuto permettere che tutto ciò accadesse? Perché non aveva oltrepassato quell’inesorabile muro di ghiaccio che si era costruita intorno, affinché gli altri non entrassero in contatto con lei? Perché non aveva permesso a se stessa di aiutarla?
*Non…non potevo. Non potevo, ma avrei dovuto…e adesso è troppo tardi. È colpa mia…è tutta colpa mia…*.
Un appiglio. Un semplice appiglio, di questo aveva disperatamente bisogno, qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa che le dicesse che le cose non stavano in quel modo, che aveva fatto tutto il possibile per aiutarla e per far sì che fosse al sicuro…perché si dimostrava così incapace di trovarlo?
Presa dallo sconforto e dalla stanchezza, tornò a sdraiarsi sul letto, le braccia spalancate e gli occhi chiusi ancora avvolta nell’accappatoio; poco prima d’addormentarsi, si rese conto che nuove lacrime stavano prepotentemente uscendo dai suoi occhi…
 
The broken locks were a warning you got inside my head
I tried my best to be guarded, I'm an open book instead
And I still see your reflection inside of my eyes
That are looking for purpose, they're still looking for life

 
Dopo una notte travagliata e non priva d’incubi, Ruri si svegliò la mattina successiva con un nuovo cerchio alla testa; cercando di farsi forza sulle sue gambe, si alzò in piedi e si vestì velocemente, la mente freneticamente occupata a non concentrarsi in alcun modo su Naomi, o, peggio ancora, su Ryuzaki. Sapeva di non potersi permettere niente del genere, sapeva che doveva risparmiare qualsiasi energia per poter proseguire meglio il suo lavoro sul caso, sapeva di non potersi distrarre…sarebbe andata fino in fondo a quella storia, costasse quello che costasse.
Quel pomeriggio, con sua soddisfazione, scoprì di non avere più molto tempo per distrarsi: nel corso dell’ennesimo esame dei documenti dell’FBI a cui Ryuzaki li stava tutti sottoponendo, Watari fece il suo ingresso, annunciando che tutte le telecamere e le microspie erano state correttamente posizionate nelle due abitazioni da sorvegliare.
“Allora, è tutto pronto?” domandò Elle, alzandosi in piedi.
“Sì, tutto sistemato. Ho allestito i dispositivi audio-video necessari per monitorare entrambe le case: come concordato, la dottoressa Dakota, il sovrintendente e Ryuzaki si occuperanno della famiglia Yagami. Matsuda, Aizawa, seguitemi: noi terremo d’occhio i Kitamura, ma lo faremo in un’altra sede”.
“Dove stiamo andando?” domandò Matsuda, alzandosi in piedi insieme al suo collega e accingendosi a seguire l’anziano.
“Alla base operativa da cui conduco i principali interventi relativi alle indagini” spiegò brevemente Watari, per poi introdurre nella stanza un altro televisore e consegnare il telecomando a Elle “Vogliate seguirmi, signori”.
“Mantienimi aggiornato, nel caso in cui ci fossero sviluppi degni di nota” gli disse Elle, senza guardarlo in volto e accingendosi a sedersi su un’altra poltrona, posta molto vicino al nuovo apparecchio che il suo collaboratore gli aveva consegnato.
“Certo. Allora a più tardi” concluse Watari, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
“A più tardi, Watari” lo salutò Ruri, con un sorriso che il vecchio ricambiò.
“Miss” la salutò con un cenno affettuoso, prima di andarsene definitivamente.
“Vogliamo cominciare?” riprese Elle, senza sollevare ancora lo sguardo “Sedetevi, prego. Sarà un lavoro lungo”.
Ruri e il sovrintendente afferrarono due poltroncine, avvicinandole al detective rispettivamente alla sua sinistra e alla sua destra, per poi passare a osservare a loro volta il monitor, adesso acceso.
Dopo circa mezz’ora d’attesa, quando ormai il sole fu sul punto di tramontare del tutto, i loro occhi constatarono che il giovane Light Yagami era appena rientrato a casa.
Ruri non poté fare a meno di stringere gli occhi, le braccia incrociate e l’attenzione interamente focalizzata sulle immagini.
*E adesso vedremo, Light Yagami…*.
“Sono a casa!” disse il giovane, togliendosi le scarpe ed entrando definitivamente.
“Sembra che suo figlio sia da solo” constatò Ruri, attirando l’attenzione del sovrintendente.
“Ehm, sì…probabilmente, mia moglie e mia figlia sono andate a fare spese” borbottò Yagami, visibilmente a disagio.
“Capisco…” replicò la ragazza, senza distogliere lo sguardo dal televisore.
Pochi istanti dopo, videro Light salire le scale del piano superiore e apprestarsi ad aprire la porta della sua stanza, dopo appena un attimo di esitazione; subito dopo essere entrato, il ragazzo si distese sul letto per qualche istante, infine si diresse verso la sua cabina armadio, ne estrasse una borsa diversa e si apprestò a uscire di nuovo.
Quando fu nuovamente fuori dalla camera, i tre osservatori poterono notare che stava sistemando un frammento di carta fra i cardini della porta e il suo stipite.
“No…non credo ai miei occhi” disse lentamente il sovrintendente, sbigottito “Perché sta facendo una cosa del genere?! Avrà forse qualcosa da nascondere in camera sua…”.
“In fondo, è soltanto un ragazzo” replicò Ryuzaki, guardandolo di sottecchi “Non c’è assolutamente niente di cui stupirsi…anch’io lo facevo senza un motivo preciso”.
Trascorso qualche istante di silenzio, durante il quale poterono constatare che Light era nuovamente uscito di casa, Ryuzaki tornò a parlare.
“Senta, avete mai discusso delle indagini?” domandò a Soichiro.
“Non dire assurdità” ribatté il sovrintendente, rigido “Non ho mai rivelato alcuna informazione riservata…inoltre…ultimamente rincaso di rado, e se lo faccio sono così stanco che vado a dormire…”.
“Certo, capisco…” annuì Elle, tornando a guardare lo schermo.
“Signor Yagami, posso farle alcune domande su suo figlio?” intervenne Ruri, sporgendosi per guardarlo in faccia.
“Certo, Ruri. Chiedi pure quello che vuoi” sospirò l’uomo, scrollando le spalle.
“La sua cartella dice che ha ottenuto il massimo dei voti in ogni corso di studio che abbia frequentato; aggiunge anche che di recente ha vinto tre borse di studio e che ha fatto richiesta da un bel po’ per iscriversi alla facoltà di Criminologia dell’Università di Tokyo. I test d’ammissione si terranno il mese prossimo, giusto?” domandò Ruri, leggendo attentamente i documenti dell’FBI riguardanti Light.
“Sì, esatto” rispose Soichiro, ancora più a disagio.
“E suo figlio si è distinto anche per aver praticato volontariato in numerosi centri sociali, e per aver più volte aiutato la polizia giapponese nel tentativo di risolvere casi impossibili all’apparenza e senza dubbio dal carattere enigmatico?” chiese ancora Ruri, sfogliando il fascicolo fino a soffermarsi di nuovo sulla fotografia di Light.
“Sì…”.
“Beh, è notevole, per un ragazzo così giovane…” constatò Ruri.
“B-Beh…scusatemi se mi permetto, ma consentitemi di dire che siete giovanissimi anche voi” le fece notare Yagami, in difficoltà.
“Noi non abbiamo diciotto anni, sovrintendente. Un dettaglio non irrilevante, se me lo concede” replicò Ruri, con un sorrisetto “Così, suo figlio vorrebbe diventare poliziotto, eh?”.
“Sì…ha sempre voluto…ecco, diciamo ‘seguire le mie orme’” disse l’uomo.
“Lei dev’esserne molto fiero” dichiarò Ruri, senza ancora guardarlo.
“Lo sono” replicò Yagami, quasi sulla difensiva.
“Quindi, possiamo arrivare alla conclusione che Light ha uno spiccato senso della giustizia…è esatto?” domandò improvvisamente Ruri, alzando lo sguardo e prendendo a fissare il sovrintendente dritto in volto.
Quella domanda sembrò mettere in difficoltà Soichiro, che assunse un’espressione interdetta, come indeciso se rispondere o meno.
“Sovrintendente?” insistette Ruri, mentre anche Ryuzaki prendeva a guardarlo in modo penetrante.
“Beh…sì. Immagino di sì” rispose alla fine Soichiro, quasi a malincuore.
“E che ha una grandissima repulsione per il crimine” aggiunse Ruri.
“Come me” precisò subito Soichiro “E come tutti noi, naturalmente”.
“Certo” sorrise Ruri, tentando d’assumere un fare incoraggiante “Le risulta che Light abbia mai avuto…ecco, non so, degli strani atteggiamenti, anche in passato?”.
“Non capisco che cosa tu voglia sostenere…” ammise Yagami.
“Intendo dire, le è mai sembrato che Light si sia mai comportato in modo troppo metodico o qualcosa di simile? In altre parole, definirebbe suo figlio un abitudinario?”.
Yagami rimase ancora spiazzato da una richiesta del genere, le dita delle mani saldamente aggrappate alle sue ginocchia, il volto contratto.
“Io…come ho detto poco fa, negli ultimi tempi…beh, non sono mai a casa, non saprei dirlo…” tentò di dire, a bassa voce.
“Non importa che la sua sia un’osservazione relativa agli ultimi tempi. Andrà benissimo anche se sarà circoscritta a un arco temporale più ampio, glielo assicuro” cercò di tranquillizzarlo Ruri “Si prenda pure tutto il tempo che vuole per pensarci, sta andando bene”.
Dopo un’altra pausa discretamente lunga, Soichiro rialzò gli occhi e annuì lentamente.
“Sì…potrei dire che Light non è…non è sicuramente un ragazzo in grado di cambiare facilmente il suo modo di comportarsi” constatò, rilassando quasi impercettibilmente la presa sulle sue gambe.
“Capisco…quindi, se Light scegliesse un determinato criterio tramite il quale compiere una certa azione, non lo abbandonerebbe facilmente, a meno che questo non andasse contro alcune differenti circostanze che potrebbero essersi andate a creare…dico bene?” aggiunse Ruri, guardandolo di nuovo in modo molto diretto.
“Sì, immagino di sì…”.
“Molto bene. Grazie, sovrintendente. Per il momento, non ho altro da chiederle” concluse Ruri, tornando a fissare lo schermo, le braccia incrociate.
“Ryuzaki, tu non hai niente da dire?” obiettò l’uomo, spostando lo sguardo dall’uno all’altra.
“Credo che Ruri le abbia già fatto tutte le domande necessarie per il momento. Inoltre, da ciò che lei ha risposto è facile dedurre che la personalità di Kira e quella di suo figlio sono piuttosto simili…” disse Elle, l’attenzione ancora concentrata sulle immagini trasmesse dal televisore.
“Ma non starai parlando sul serio?!?” sbottò Yagami, incredulo.
“In effetti, sì” ribadì Ryuzaki.
“Ma sulla base di cosa sei in grado di formulare un’opinione del genere?!” insistette Soichiro, adesso pallido in volto.
“Considerando l’aspetto abitudinario della personalità di suo figlio, e la metodicità con cui Kira ha proseguito con i suoi omicidi fino ad ora, passando dai criminali di maggiore entità a quelli di piccolo calibro, è facile dedurre che Kira sia una persona piuttosto precisa e puntigliosa, persino nel commettere delitti. Questo non costituisce una prova concreta contro suo figlio, sovrintendente, si rilassi” gli fece notare Ryuzaki, passandosi una mano sotto il mento “Stiamo soltanto formulando delle ipotesi”.
Soichiro si sforzò di annuire e tornò a guardare lo schermo, cercando di concentrarsi.
Dal canto proprio, Elle tornò a focalizzare la sua attenzione sulla ragazza, che non tardò a ricambiare il suo sguardo.
“Il profilo psicologico potrebbe combaciare…” gli bisbigliò lei, attenta a non a farsi sentire dal loro collaboratore “Ma le telecamere dovrebbero darci la conferma definitiva…”.
“Non ne sono poi così sicuro” replicò Elle, parlando a sua volta a bassa voce “Se le nostre teorie riguardo a questo specifico sospetto fossero vere, allora è possibile…”.
“Cosa?” domandò Ruri, sorpresa.
“…che stia molto ben attento a non farsi cogliere di sorpresa, in alcun modo. Ho la sensazione che sia un tipo che non abbassa mai la guardia” precisò Elle, le braccia incrociate e le mani poggiate rispettivamente sul ginocchio opposto.
Ruri fece per replicare, ma Elle scosse il capo.
“Aspettiamo” le disse semplicemente.
Ruri tornò a sua volta a guardare lo schermo, la mente invasa da mille pensieri: possibile che quel ragazzo fosse davvero la persona che Penber aveva pedinato, in quel 20 Dicembre? Possibile che tutto fosse riconducibile a lui, in modo così diretto? Il figlio del sovrintendente del Dipartimento di Polizia di Tokyo…in effetti, combaciava perfettamente. Uno spiccato senso della giustizia, un’età riscontrabile nella fascia sospetta, un contatto piuttosto diretto con le forze dell’ordine…un quoziente intellettivo molto al di sopra della media, abitudinario, attento a preservare bene la propria intimità…tutto dipendeva da come si sarebbe comportato nei momenti successivi.
Dopo alcune ore d’attesa, i tre osservatori assistettero al rientro a casa del ragazzo e del resto della famiglia; la signora Yagami e la piccola Sayu si dedicarono ai preparativi per la cena, e sintonizzarono la televisione della sala da pranzo su una soap opera di basso livello, mentre Light si chiuse nella sua stanza, sdraiandosi sul letto e iniziando distrattamente a sfogliare qualche rivista pornografica.
“Ma come, un ragazzo così diligente che compra quelle riviste?!” protestò Soichiro, quasi indignato.
Elle gli lanciò un’occhiata di sbieco, il dito indice intento a tormentargli il labbro inferiore.
“È normale, per un ragazzo della sua età…tuttavia, ho come l’impressione” aggiunse poi, pensieroso “…che sia una messinscena per farci credere che controlla la porta della sua stanza soltanto perché nasconde riviste di quel tipo”.
“Ma…non vorrai forse dire che veramente stai sospettando di mio figlio!!” sbottò Yagami, incredulo.
“Certo che sì…” replicò lentamente Ryuzaki, senza muovere un muscolo “Altrimenti, perché avrei piazzato delle telecamere in casa sua e in quella del vice-direttore?”.
“Signor Yagami, Light non ha mai espresso nessuna opinione, riguardo al caso Kira?” gli domandò a bruciapelo Ruri.
“Beh, come dicevo, non ho mai rivelato nessuna informazione riservata, ma comunque…” iniziò il sovrintendente, cercando di scegliere bene le parole “Sì, direi che mio figlio si è in qualche modo dimostrato interessato. Sicuramente, era preoccupato per la mia incolumità…una volta, l’ho sentito dire che, se Kira mi avesse fatto del male, lo avrebbe spedito sulla forca di persona”.
“Molto premuroso” commentò Ruri, con un sorriso che sembrava più simile a una smorfia “Beh, vediamo se le sue intenzioni sono dotate di qualche fondamento…”.
“Liiiiight!!!” chiamò in quel momento una voce femminile, oltre la porta chiusa “La cena è prontaaaa!!!”.
Seguendo i movimenti dello studente, tutti e tre poterono constatare che si era appena diretto in cucina, per poi sedersi a tavola a mangiare con sua madre; la piccola Sayu, invece, non sembrava affatto intenzionata a staccarsi dal televisore, che stava ancora trasmettendo la fiction scorta in precedenza.
“Quanto sei strafico, Hideki Ryuga!!!!” stava strillando la ragazzina, il volto quasi incollato allo schermo “Magari ce ne fosse anche solo uno così, nella mia classe!!”.
“Sayu…vieni a mangiare” la rimproverò sua madre, esasperata.
“Dopo!!!” la liquidò Sayu, senza darle retta.
Senza alcun preavviso, Elle afferrò il suo cellulare e compose un numero di telefono, per poi avviare la comunicazione, tenendo l’apparecchio a breve distanza dal suo orecchio e mantenendolo sollevato con due dita, come suo solito.
“Aizawa, ascolta” iniziò, spiccio “Anche in casa Kitamura guardano la tv?”.
“Sì” rispose il poliziotto, dall’altro capo “A parte il vice-direttore, adesso sono tutti seduti a tavola. Guardano il canale 4”.
“Passami Watari, per favore” proseguì poi Elle, scambiando un’occhiata d’intesa con Ruri, che annuì.
“Certo” disse Aizawa.
Pochi minuti dopo, Ruri stessa udì distintamente la voce del diretto interessato.
“Ryuzaki”.
“Watari, di’ a tutte le emittenti di mandare in sovrimpressione la notizia”.
“Ricevuto”.
Subito dopo che Elle ebbe riattaccato, sullo schermo del televisore di casa Yagami iniziò a comparire una scritta bianca, riportante un messaggio.
“E questo cos’è?” domandò Sayu, stupita, per poi cominciare a leggere “’Per contrastare Kira, l’Interpol ha deciso d’inviare in Giappone 1500 detective provenienti da tutti i Paesi del G8’…Cosa?! 1500 agenti!! Mamma mia…”.
Seguì un breve silenzio, in cui gli occhi di Ryuzaki e Ruri rimasero letteralmente piantati addosso a Light, che era rimasto compostamente seduto a tavola, senza dare alcun cenno di sorpresa o di minima reazione di fronte a quella notizia.
“Quelli dell’Interpol sono un branco d’idioti” dichiarò infine il ragazzo “Che senso ha fare un annuncio del genere? Se li inviano, dovrebbero farlo in incognito, per lasciarli investigare in tranquillità”.
Ruri tornò a dedicare un’occhiata di sottecchi a Elle, che non si era mosso dalla posizione precedente, gli occhi cerchiati di nero puntati ancora sul giovane Yagami.
“Si è visto che fine hanno fatto gli agenti dell’FBI che indagavano di nascosto” seguitò Light, nel frattempo “Così faranno ripetere la stessa tragedia…e poi, è una notizia talmente esagerata che non può essere vera. Sarà una farsa per mettere Kira alle strette…e se me ne sono accorto io, figurati se non se ne accorge Kira”.
Elle si pronunciò in un sorriso a metà fra il compiaciuto e l’enigmatico, il pollice della mano destra ancora intento a tormentargli il labbro e la mano sinistra poggiata sul braccio opposto.
“È molto sveglio, suo figlio…” commentò poco dopo, ma senza guardare il sovrintendente.
“Ah…sì, immagino di sì…” replicò Soichiro, ancora a disagio.
Dal canto proprio, Ruri sorrise a sua volta, le braccia incrociate e gli occhi quasi ridotti a fessura.
“Molto interessante” disse poco dopo, facendo sì che lo sguardo di entrambi i suoi collaboratori venisse indirizzato verso di lei “Se entrambi foste d’accordo, prima o poi mi piacerebbe scambiare quattro chiacchiere con lui”.
“Vuole interrogarlo personalmente?” saltò su Yagami, molto teso.
“Voglio poter delinearne un profilo psicologico più efficiente di quanto possa fare con i mezzi che attualmente abbiamo a disposizione. Non si tratta di un interrogatorio, sovrintendente” confermò poi, l’espressione pensierosa “Direi piuttosto un colloquio che possa aiutarmi meglio a mettere in luce gli aspetti ancora oscuri del soggetto preso in esame”.
“Lei…lei vuole avere un quadro clinico della sua personalità?” domandò il poliziotto, la voce roca.
“Qualcosa del genere. Ovviamente, considerando che per la pubblica opinione io sono deceduta da un po’, sarà meglio che lui non mi veda in faccia, ma…come dicevo, se ottenessi il vostro parere favorevole al riguardo, sarei dell’idea di procedere in tal senso”.
“Prendendo le dovute precauzioni, immagino che non ci saranno problemi” disse Ryuzaki, la voce atona “Sovrintendente Yagami?”.
“Ah, io…ecco, io…immagino che sia meglio fare come dite” dichiarò Soichiro, a malincuore.
“Molto bene”.
“Io ho finito” disse Light nel frattempo, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la credenza vicina.
“Ma…che fai?!” sbottò sua sorella, ridacchiando “Mangi patatine dopo cena?! Vedrai che fine farà la tua linea invidiabile!!”.
“Studierò fino a tardi, sarà il mio spuntino” affermò il ragazzo, agguantando il pacchetto più grande e la sua tazza di caffè.
Seguendone i movimenti, Ryuzaki, Ruri e Soichiro lo videro dirigersi nuovamente in camera, chiudere a chiave la porta e sedersi alla sua scrivania, cominciando poi a tirare fuori il materiale per studiare.
Dopo pochi istanti, il ragazzo iniziò a scrivere alcune equazioni sulla superficie del suo quaderno, in maniera quasi frenetica, senza più smettere, mentre la sua mano sinistra saettava di quando in quando in direzione della confezione di patatine, aperta a poca distanza da lui.
Con il trascorrere dei minuti, la cosa cominciò a diventare irritante.
“Dopo cena, suo figlio non ha smesso di studiare un secondo, non ha mai acceso né tv né computer” constatò Elle, sporgendosi ancora di più verso il televisore.
“Beh, gli esami d’ammissione all’Università si svolgeranno il prossimo mese, non manca poi molto…” commentò Yagami.
“Light sembra un ragazzo molto a posto, sovrintendente” dichiarò Ruri, attirando l’attenzione del diretto interessato “Ha un’aria molto…ecco, non lo diresti capace nemmeno di dire una bugia a sua madre”.
“Lo abbiamo educato al meglio delle nostre possibilità” precisò Yagami.
“Ne sono sicura” gli sorrise Ruri “Le ha mai fatto domande sull’identità di Elle o comunque ha mai mostrato spirito d’iniziativa riguardo alla soluzione del caso?”.
“Ma insomma, quante volte devo ripetervelo! Non ho mai rivelato simili informazioni riservate a nessuno, tantomeno alla mia famiglia…”.
“Io non le ho chiesto se lei ne ha mai parlato, signor Yagami. Le ho chiesto se suo figlio le ha mai fatto domande al riguardo: è diverso” precisò Ruri, concisamente.
Sospirando, Soichiro si passò una mano di fronte agli occhi.
“Scusami, hai ragione. È solo che questa situazione è difficile…” affermò Soichiro, stringendo forte la presa delle sue mani sulle ginocchia.
“Sì, me ne rendo conto” annuì la ragazza “Mi dispiace dover insistere in questo modo…”.
“Non scusarti, stai solo facendo il tuo lavoro. In ogni caso, no. Light non mi ha mai chiesto niente del genere, ma…è anche vero che, come dicevo poco fa, io non sono mai a casa, ultimamente. Perciò, sarebbe difficile dare una risposta del tutto concreta alla sua domanda”.
“Va bene così, sovrintendente” lo rassicurò Ruri, rendendosi conto del suo sforzo “Sta andando bene, faccia una pausa”.
“Grazie…” mormorò Yagami, alzandosi in piedi e uscendo silenziosamente dalla stanza, diretto in bagno.
Una volta rimasti soli, Ruri colse l’occasione per indirizzare uno sguardo penetrante in direzione del detective, che non aveva cessato per un solo istante di tormentarsi il labbro inferiore e di tenere gli occhi incollati allo schermo.
“Che cosa ne pensi?” sussurrò, attendendo la sua risposta.
Ryuzaki sorrise in maniera quasi impercettibile, e poi si decise infine a guardarla, senza cancellare la piega che le sue labbra avevano appena assunto.
“Penso che Light Yagami sia una persona che non si sarebbe mai cogliere in flagrante” decretò infine.
Ruri annuì silenziosamente, ingoiando alcune pillole.
“Sì, hai ragione…ho dedotto anch’io la stessa cosa. Certo, non poteva sapere delle telecamere, ma…qualcosa mi dice che si tratta di un individuo attento a non commettere il minimo errore, come se fosse consapevole che tutto ciò che fa può avere un peso sulle sue azioni future”.
“Sembra che tu stia già arrivando alla conclusione che lui sia Kira” le fece notare Ryuzaki.
“Beh…” iniziò Ruri, scartando un cioccolatino “C’è sempre…il 5% di possibilità” concluse, rivolgendogli un sorriso complice “È troppo perfetto” continuò poi, di nuovo pensierosa “Lo so, l’ho già detto mille volte, e di certo non costituisce un indizio sostanziale, ma…ma c’è qualcosa che non quadra in questa persona. Voglio dire, hai visto il suo curriculum? Per non parlare del contatto che ha con la polizia…non so come se la stiano cavando Aizawa e Matsuda, ma dubito che troveranno mai un sospetto riconducibile a Kira che possegga tutti i requisiti di cui Light Yagami è fornito. Non si tratta soltanto del suo rapporto di parentela con il sovrintendente…questo tipo nasconde qualcosa. Ne sono più che sicura…”.
“Che cosa ti dice il tuo istinto?” le domandò Ryuzaki, addentando un pezzo di torta.
“Mi dice che faremmo bene a tenerlo d’occhio, e non poco. Il problema è che da queste registrazioni non sta emergendo niente di significativo…abbiamo bisogno di elementi concreti, non possiamo permetterci di perdere tempo” disse Ruri, con un sospiro.
“Non si tratta di perdere tempo, se continuiamo a indagare su una persona di cui non siamo convinti” la contraddisse Ryuzaki, giocherellando con il suo cucchiaino.
“Credevo che fossi un tipo estremamente razionale” obiettò la ragazza, sorpresa.
“Credevo d’averti detto che mi fidavo di te” disse lui inaspettatamente, voltandosi a guardarla e rivolgendole un altro piccolo sorriso complice.
Stupita da quell’affermazione, Ruri cercò di replicare, malgrado la strana sensazione che stava avvertendo di nuovo all’altezza del petto.
“Ehm…ti ringrazio, Ryuzaki, ma forse non dovresti fare così tanto affidamento sulle mie teorie. Sono solo supposizioni…” tentò di dirgli.
“Lo sono anche le mie” replicò il detective, noncurante.
“Sì, ma non è la stessa cosa. Insomma, tu sei Elle…”.
“E tu sei la miglior profiler dell’FBI” replicò lui.
“Non lavoro più per l’FBI, lo sai” affermò Ruri, alzando un sopracciglio.
“Questo significa che non possiedi più le capacità che ti hanno fornito un titolo del genere?” le domandò il ragazzo; lo sguardo che le indirizzò la rese incapace di rispondergli per un paio di secondi.
“Immagino di no…” replicò infine, a disagio.
“Bene, allora proseguiremo nella direzione che suggerivi. D’altro canto, era quello che avevo intenzione di fare anch’io” concluse Elle, poco prima che il sovrintendente rientrasse.
Dopo circa un altro paio d’ore d’osservazione, tutti e tre udirono Watari bussare alla porta e poi entrare discretamente nella stanza.
“Ryuzaki” disse, con voce seria.
“Che cosa c’è, Watari?” replicò il suo pupillo, senza girarsi indietro.
Volgendosi leggermente, Ruri poté notare che il vecchio signore teneva in mano alcuni fogli, da cui stava deducendo alcuni dati.
“Poco fa, sono morte per arresto cardiaco due persone apparse per la prima volta in TV durante i notiziari delle 21.00. Un impiegato di banca sospettato di appropriazione indebita e uno scippatore” annunciò l’uomo.
Udite le sue parole, Soichiro si alzò in piedi, l’espressione concentrata e sbigottita a un tempo.
“È opera di Kira!!” esclamò.
“Sua moglie…” iniziò lentamente Elle, portandolo a voltarsi verso di lui “E sua figlia stavano guardando una fiction, a quell’ora. Una volta terminata, hanno spento la TV e sono andate a dormire, senza più riaccenderla…mentre Light ha studiato ininterrottamente dalle 19.30 fino a ora, alle 23.00”.
Osservandolo con attenzione, Ruri si accorse che l’aria impressa sul suo volto si era fatta molto più cupa.
“Per uccidere, Kira deve conoscere il volto e il nome della vittima” proseguì, inesorabile “Quindi, chiunque non abbia visto quel notiziario non può essere Kira…forse…”.
“Questo vuol dire che la mia famiglia non è più sospettata?!” domandò freneticamente Yagami.
“Beh…” disse gradualmente Ruri.
“Oggi, Kira ha ucciso due persone pochi secondi dopo che i loro volti sono stati diffusi dal notiziario. Oggi, abbiamo piazzato le telecamere in casa Yagami, ma già sembra cadere ogni sospetto…” continuò Elle, quasi sussurrando, il dito indice ancora intento a piegargli il labbro.
“Il punto è” proseguì la ragazza, le braccia ancora incrociate “Che è una situazione molto strana. Proprio oggi, iniziamo le operazioni di sorveglianza, e oggi stesso suo figlio non mostra segno d’essere entrato in contatto con i mezzi d’informazione. Inoltre, questa sera Kira ha mostrato d’essere impaziente di giustiziare immediatamente due criminali a cui, considerando le sue abitudini, non avrebbe mai dato l’assoluta priorità, a meno che…”.
“A meno che?” ripeté Yagami, come desideroso di aggrapparsi a qualcosa.
Ruri sorrise amaramente e tornò a voltarsi verso di lui, alzandosi in piedi.
“A meno che questo non fosse connesso a una ragione ben precisa. Come già abbiamo illustrato, Kira è un abitudinario…e non fa mai niente che non abbia una sua logica, sovrintendente”.
L’uomo abbassò lo sguardo al suolo, le braccia lungo i fianchi e un’aria abbattuta dipinta in volto.
“Siamo al punto di partenza, immagino…”.
“Lo so che è difficile, ma non si lasci scoraggiare. Cerchi di concentrarsi” gli disse Ruri, posandogli una mano sulla spalla “Stiamo soltanto cercando di andare fino in fondo a questa storia”.
“Certo, me ne rendo conto…”.
Pochi istanti dopo, il cellulare di Ruri cominciò a squillare, con sua gran sorpresa: osservando il numero sul display, vide che la chiamata proveniva da Matsuda.
“Che diamine…” mormorò, prima di accettarla “Matsuda, che stai combinando?”.
“Ruri, stai guardando il notiziario delle 23.00?!” le disse il poliziotto: poté notare che la sua voce era molto concitata.
“No, stiamo ancora esaminando le registrazioni di casa Yagami…Matsuda, che diavolo…”.
“Accendete immediatamente il televisore, sul canale 2!!” esclamò il ragazzo, con un tono che non ammetteva repliche.
“Va bene, va bene!” si arrese Ruri, chiudendo la telefonata “Spero che sia importante, dannazione”.
“Che succede?” le domandò Ryuzaki.
“Matsuda dice che dobbiamo guardare il telegiornale delle undici, sta andando in onda in questo momento. Mi chiedo che diavolo potrebbe esserci di così vitale…” disse, afferrando il telecomando e premendo il tasto d’accensione.
Subito dopo averlo fatto, sentì le parole successive gelarlesi in gola: di fronte ai suoi occhi cerulei, era apparsa l’immagine di un uomo ben vestito, elegante, intorno alla quarantina. Stava seduto nella poltrona degli ospiti dello studio televisivo, il completo gessato scuro che risaltava in contrasto con le luci, gli occhi grigi luminosi e i capelli biondo platino fissati da una discreta quantità di gelatina; era la stessa persona apparsa in televisione qualche settimana prima. Era lo stesso uomo capace di provocarle un’ondata di disgusto che nessun altro essere umano le aveva mai fatto avvertire in modo così significativo. Era John Steven Williams, l’ambasciatore della Casa Bianca. Era suo padre.
“Williams?! Ancora?!” sbottò inaspettatamente Yagami, molto contrariato “Ma che cosa ci fa ancora in Giappone?! Credevo che se ne fosse andato da un pezzo”.
“Sembra che le luci della ribalta non lo nauseino mai, sovrintendente” dichiarò Elle, per poi passare a concentrarsi su Ruri.
I suoi occhi azzurri erano fissi sul monitor, e sembravano pericolosamente vitrei: osservandola meglio, Elle si accorse che il suo corpo stava tremando in modo quasi impercettibile, e che le sue membra sembravano essersi improvvisamente ghiacciate.
Facendo bene attenzione che nessuno se ne accorgesse, fece scivolare le sue dita in direzione del polso di lei, stringendolo brevemente: rendendosi conto del contatto, Ruri si voltò verso di lui, come attraversata da una scossa elettrica. I loro occhi s’incontrarono in modo fatale, scambiandosi migliaia di parole senza che nessuno dei due avesse bisogno d’aprire bocca.
Il contatto con le dita di Elle fu per Ruri tanto breve, quanto, al tempo stesso, infinitamente lungo, come se esso si stesse rivelando capace di prolungarsi nel tempo, intenzionato a non esaurirsi mai; e per la prima volta in vita sua, si rese conto che il tocco di un altro essere umano era in grado di allievare il dolore che covava nel profondo, che non l’aveva mai abbandonata per tutta la vita e che mai aveva cessato di distruggere il centro del suo cuore.
Non era un abbraccio, non era una stretta di mano…non era nemmeno un bacio…era semplicemente l’udirlo sfiorare la sua pelle, il sentire il suo profondo sguardo d’ebano incrociarsi con il proprio…il desiderio di avvicinarsi ancora di più.
L’istante successivo, dopo essersi reso conto che il suo tremore stava diminuendo, Ryuzaki interruppe il loro contatto, tornando a concentrarsi sul televisore, mentre lei si sforzava di fare altrettanto.
“Ambasciatore Williams, mi permetta di ribadirle nuovamente, a nome di tutta la redazione, che è un vero piacere riaverla qui con noi, stasera” stava dicendo la sorridente presentatrice del programma.
“Il piacere è tutto mio, signorina” rispose l’uomo, con un sorriso untuoso.
“Bene, riprendiamo da dove eravamo rimasti. Stava dicendo che, secondo la sua opinione, le forze di polizia a livello mondiale dovrebbero fornire il loro appoggio a Kira?”.
“Credo che sia una soluzione inevitabile” dichiarò Williams, annuendo “Voglio dire, guardiamo in faccia la realtà: è passato più di un mese da quando le indagini sono cominciate, questa situazione sta iniziando ad essere assurda. Al momento, nessuno è giunto a un risultato concreto, a cominciare dallo stesso Elle, le cui cosiddette prestazioni costano una quantità di denaro di cui l’Interpol non dispone. Dovremmo seriamente continuare ad attingere alle tasche dei contribuenti e ad aumentare la pressione fiscale per catturare un uomo che non fa altro che giustiziare criminali? Andiamo, è ridicolo…”.
“Lei crede che questi risultati insoddisfacenti siano legati all’incompetenza della polizia giapponese? Crede che, spostando il territorio d’indagine, le cose potrebbero cambiare?”.
“Ritengo semplicemente che sarebbe molto più opportuno dichiarare chiusa questa pagliacciata, e rendere noto che le forze dell’ordine sono pronte a collaborare con Kira. Lui ha i nostri stessi obiettivi: la collaborazione è la soluzione più adeguata”.
“E che dice dei tredici agenti dell’FBI deceduti alla fine di Dicembre? Non pensa che Kira debba pagare, almeno per questi delitti?” insistette la conduttrice.
“Il coinvolgimento dell’FBI in questa faccenda ha rappresentato un errore fin dall’inizio. Il Presidente avrebbe fatto meglio a non accogliere la richiesta di Elle, l’ho detto in più di un’occasione; certo, gli omicidi di quegli agenti danno da pensare, ma stiamo pur sempre parlando di un individuo che dev’essersi sentito minacciato e senza vie d’uscita. Andiamo, lei non ha mai commesso un errore? Sono convinto che potremmo arrivare a un compromesso…” affermò l’ambasciatore, con un sorriso più simile a un ghigno che ad altro.
“E che ci dice del decesso di Misaki Yasuba? Sappiamo che, in passato, ha avuto modo d’entrare in contatto con lei. La sua morte ha causato grande scompiglio nell’opinione pubblica. Ci pensi, ambasciatore, la miglior profiler dell’organizzazione che viene sconfitta e addirittura uccisa in circostanze così misteriose…ha qualche commento al riguardo?”.
Ruri vide i suoi occhi stringersi sottilmente, ma il suo sorriso non si cancellò, così come non svanì la sua espressione spavalda.
“L’agente Yasuba è sempre stata sopravvalutata. Tutti noi potevamo rendercene conto anche senza condurre indagini più approfondite; basti pensare che aveva soltanto ventitré anni. Se sta chiedendo la mia opinione, il fatto che Kira l’abbia uccisa non è poi così anomalo. Per non parlare della sua indole impulsiva…credo che sia sempre stata un po’ troppo sicura di sé”.
“Ritiene che questo possa aver influito sul giudizio che potrebbe aver formulato nei confronti di Elle? Si dice che fosse una delle sostenitrici più fervide riguardo alla collaborazione dell’FBI con lui…”.
“Beh, non conosco i dettagli della faccenda, ma è possibile, sicuramente. Chi ci dice che non fossero addirittura intimi, senza che nessuno lo sapesse…”.
“Che figlio di puttana…” commentò Ruri, a denti stretti.
“Lei sta muovendo accuse piuttosto notevoli, ambasciatore. Non saranno dovute alle indagini che l’agente Yasuba condusse contro di lei, a proposito del caso della ‘WEALTH INTERNATIONAL’?” domandò la giornalista, sbattendo le sue lunghe ciglia.
John scoppiò in una grande risata, quasi simile a un latrato animalesco, per poi ricomporsi subito.
“La prego di non dire assurdità, signorina. Il caso ‘W.I’ si è concluso con la mia assoluzione più totale, e il ricorso in giudizio non è stato accolto; l’agente Yasuba era semplicemente arrivata alla conclusione sbagliata, e questa è l’ennesima prova di ciò che le stavo dicendo poco fa. D’altronde, nei miei confronti sono state formulate numerose accuse decisamente pesanti, ma, come può constatare ad oggi, la giustizia ha sempre fatto il suo corso. Tornando a noi, confermo quello che ho detto poco fa: spero che le forze dell’ordine facciano la scelta giusta e decidano d’allearsi con Kira”.
“Quindi, il fatto che la polizia di Tokyo abbia deciso di fornirle una scorta personale non ha niente a che fare con il sospetto che lei possa essere la prossima vittima del serial killer?”.
“Certo che no. Le ricordo che sono un uomo molto importante, con faccende importanti che ne richiedono la presenza. È perfettamente normale che la pubblica sicurezza si preoccupi di mantenermi incolume”.
“Un’ultima domanda, ambasciatore: qualcuno ha ipotizzato che il processo riguardo alla morte del suo primo figlio, Daniel Williams, verrà riaperto in primavera a causa della comparsa di nuovi elementi consoni all’indagine. Ha qualche dichiarazione da fare, in proposito?”.
Ruri vide il volto di suo padre contrarsi in una smorfia di disappunto, ma l’uomo non perse un colpo, affrettandosi a tornare a sorridere nel consueto modo affettato.
“Tutto ciò che ho da dire lo pronunciai già quasi sette anni fa, signorina. Mio figlio venne ucciso da un colpo di pistola sparato dal mio vicino di casa, Mr Charles McConner. Il motivo della sparatoria fu una lite che li aveva coinvolti qualche giorno prima, ma non ho mai saputo i dettagli”.
“Quindi, le dichiarazioni del procuratore distrettuale di Boston, che sostengono che lei sia il vero responsabile dell’omicidio, non sarebbero…”.
“Non ho altro da aggiungere, signorina” ripeté Williams, alzandosi in piedi e stringendole le mano sbrigativamente “È stato un vero piacere”.
“Oh, certo. Beh, allora offriamo il nostro saluto all’ambasciato-…”.
Ruri spense il televisore con la massima stizza, l’espressione disgustata e il volto pallido.
“John Williams…” commentò nel frattempo Yagami, mentre gli occhi di Ryuzaki non smettevano di concentrarsi su Ruri e sul tremito del suo corpo “Questo è un bel guaio. Un uomo orribile, non trovate? Non avevo la minima idea che la polizia se ne fosse accollata il fardello…dovrei chiamare Kitamura e farmi spiegare la cosa nei minimi dettagli. Dannazione, non può permettersi di mantenermi all’oscuro di una decisione così importante!!”.
Ryuzaki non gli rispose, lo sguardo ancora incatenato alla ragazza: gli occhi di lei non avevano ancora cessato di fissare lo schermo buio.
“Sovrintendente” disse Elle, attirando l’attenzione del suddetto “Per il momento, è meglio fermarsi qui. Ha bisogno di fare una pausa”.
“Cosa? No, non è vero…posso continuare, Ryuzaki, te lo assicuro!” disse veementemente l’uomo.
“Ha bisogno di fare una pausa” ribadì Ryuzaki, con enfasi “Continuerò a esaminare le registrazioni insieme a Ruri. Torni a casa dalla sua famiglia; sembra che ne abbia bisogno”.
Il poliziotto arrestò il suo impeto, per poi annuire gravemente.
“Sì, immagino…sì, hai ragione” disse, iniziando a infilarsi la sua giacca “A che ora, domani?”.
“Venga qui alle 17.00. Fino ad allora, continueremo a monitorare la situazione” replicò Ryuzaki in tono piatto, continuando a osservare Ruri di sottecchi.
“D’accordo. Allora, buonanotte Ryuzaki, Watari”.
“Buonanotte, sovrintendente” lo salutò Watari, con un cenno del capo.
“Buonanotte, Ruri” disse poi Yagami, rivolgendo alla giovane uno sguardo perplesso: lei non si era ancora mossa dalla sua posizione.
“Buonanotte” mormorò lei, prima che Soichiro si voltasse e uscisse definitivamente.
Quando se ne fu andato, Watari fece per muovere qualche passo nella loro direzione, ma Ryuzaki lo bloccò in modo distaccato.
“È tutto, Watari” gli disse, freddo.
L’uomo non accennò a muoversi, gli occhi puntati sulla figura di Ruri.
“Miss…” le si rivolse, con tono gentile.
“Ho detto che è tutto, Watari” ripeté Elle, con una nota decisiva.
Rendendosi conto che le dita del ragazzo erano tornate a sfiorare leggermente il polso di lei, l’inventore chinò brevemente la testa e si affrettò ad uscire, chiudendo la porta con dolcezza.
Non appena furono di nuovo soli, Ryuzaki l’osservò ancora per un po’ di sottecchi, per poi passare a esaminare scrupolosamente le condizioni del suo volto, ancora più pallido del solito.
Si accorse presto che i suoi occhi stavano diventando lucidi, e che il suo corpo non smetteva di tremare; senza nemmeno rendersene conto, il tocco delle sue dita venne sostituito da quello della sua mano, che andò presto a posarsi sul dorso di quella di Ruri, mentre il respiro della ragazza diventava più affannoso.
“Ruri…” mormorò, dopo qualche istante.
“No” lo bloccò subito lei, lo sguardo ancora fisso di fronte a sé.
Elle la guardò con attenzione, avvertendo una stretta forte all’altezza del petto: possibile che stesse provando una sensazione tanto sgradevole di fronte al dolore di un’altra persona?
“Ruri…”.
“Ti prego” lo supplicò lei, la voce roca e gli occhi chiusi “Ti prego…non dire niente”.
“Va bene…” rispose lui, rimanendo in attesa.
Ben presto, vide che dai suoi occhi stavano sgorgando alcune lacrime, implacabili e affilate; dalla sua bocca non uscì il minimo singhiozzo. Era un dolore sordo, appuntito, impossibile da cancellare: e nel suo silenzio, la sua crudeltà era ancora più ingenerosa.
“Vuoi che me ne vada?” le domandò semplicemente.
 
 I'm falling apart, I'm barely breathing
With a broken heart that's still beating
In the pain is the healing
In your name I find meaning
So I'm holdin' on (I'm still holdin'), I'm holdin' on (I'm still holdin'), I'm holdin' on (I'm still holdin')
I'm barely holdin' on to you

 
Dalle sue labbra non venne fuori neanche un suono. Elle percepì la sua rigidità e notò che i suoi occhi non accennavano a riaprirsi; interpretando tutto ciò come una risposta affermativa, fece per scostare la sua mano, quando udì la presa di Ruri farsi salda sulla sua, trattenendolo.
“N-no…” lo implorò lei, ancora con gli occhi chiusi “Non andartene…”.
“Va bene…” ripeté Elle.
“Non…non lasciarmi sola” aggiunse lei poco dopo.
I suoi occhi si erano finalmente aperti, ma non accennavano a staccarsi dal vuoto in cui erano piombati, ancora portatori dei segni delle lacrime.
Senza aspettare altro, Elle passò a ricambiare la sua stretta, unendo definitivamente la sua mano a quella della ragazza.
“Non ti lascio” le disse poi, incrociando le loro dita.
 
I'm falling apart, I'm barely breathing
With a broken heart that's still beating
In the pain is the healing
In your name I find meaning
So I'm holdin' on (I'm still holdin'), I'm holdin' on (I'm still holdin'), I'm holdin' on (I'm still holdin')
I'm barely holdin' on to you

 
Ruri sentì che avrebbe voluto guardarlo, voltarsi, ringraziarlo e tentare di sorridergli, ma il suo corpo non cessò di rimanere bloccato, come incatenato in quella posizione drammatica e apparentemente priva di vie d’uscita.
Senza neppure sapere come, rimase ferma, continuando a fissare un punto imprecisato del muro, le lacrime che, di quando in quando, tornavano a scorrerle lungo le guance, per un tempo che in seguito le parve infinito: l’unica cosa che sentiva di riuscire a fare era continuare a stringere la mano di Ryuzaki, che non accennava a lasciarla.
Solo dopo alcune ore, si scoprì in grado di parlare nuovamente.
“È…” disse lentamente, quasi sussurrando “È mio padre…”.
 
I'm hangin' on another day
Just to see what you will throw my way
And I'm hangin' on to the words you say
You said that I will, will be ok

 
Elle la guardò intensamente, rafforzando la sua stretta e accarezzandole distrattamente il dorso della mano.
“Lo so…” rispose infine, portandola finalmente a voltarsi “Lo so…”.
Ruri sospirò stancamente, ancora lontana dallo staccarsi da lui.
“Non ha senso…” dichiarò infine, debolmente “Tutta questa storia non ha…non ha senso…”.
“Beh, non è un problema. Sono esperto, in materia di cose senza senso” affermò Elle, con un piccolo sorriso.
“Io no” ammise la ragazza, cercando di ricambiare il sorriso “In realtà…non credo d’essere esperta di molte cose”.
I loro occhi si fusero ancora una volta, sfumature plumbee con sfumature cerulee, in una miscela tanto strana quanto complementare.
“Nemmeno io…” dichiarò infine il ragazzo, le dita ancora strette alle sue.
Con la mano libera, Ruri iniziò distrattamente a spostargli un ciuffo di capelli, che non la smetteva di cadergli prepotentemente nei pressi del campo visivo.
“Mi piacciono” disse poi, con espressione assorta “Sono sempre in disordine”.
“Ti piacciono le cose in disordine?” le domandò il ragazzo, sorpreso.
“Mi piaci tu”.
Quella frase, detta a bruciapelo, lo portò a sgranare gli occhi e sbiancare, cosa complessa, considerando il suo colorito naturale.
“Cos’è quella faccia?” replicò Ruri, con un sorriso più rilassato “Ti sembra una cosa così strana?”.
“Beh, in effetti…non ha il minimo senso” constatò Ryuzaki.
“Lo so…” ammise Ruri, abbassando per un istante lo sguardo.
“Ruri…”.
“Io non so neanche il tuo nome” affermò la ragazza, tornando a guardarlo in faccia “Non so neanche il tuo nome, e me ne sto qui a dirti che mi piaci e…e ho bisogno che tu mi stringa la mano. Io non so nemmeno chi sei…Ryuzaki, pensi che stia impazzendo, o qualcosa del genere?”.
Spiazzato da quel discorso, Elle cercò di trovare le parole più adatte per risponderle.
“Se sono rimasto qui, è perché volevo farlo. Immagino che lo volessi anche tu, o non me lo avresti chiesto” rispose alla fine, cauto.
“Sì…immagino di sì…” disse Ruri, tornando a distogliere lo sguardo.
Dal canto proprio, Ryuzaki si sentiva letteralmente impotente: per la prima volta in vita sua, non aveva la minima idea di cosa fare. Probabilmente, andarsene sarebbe stata la soluzione migliore: tutto sarebbe stato più semplice, se fosse semplicemente tornato al suo lavoro e si fosse alzato da quella maledetta sedia, se finalmente avesse capito il motivo per cui, in quelle ore che aveva trascorso lì con lei, aveva rilassato le gambe in posizione ‘normale’ e aveva smesso di sedere accucciato sulla sedia…se solo avesse compreso il motivo per cui, in modo del tutto inedito, il suo cuore avesse cominciato a battere così irrequietamente…
 
The broken lights on the freeway left me here alone
I may have lost my way now, having forgot… my way home

 
“Avevo sei anni” affermò Ruri dopo un lungo silenzio.
Ryuzaki si voltò verso di lei, cercando di concentrarsi su ciò che aveva appena detto e su ciò che probabilmente stava per dire: Ruri aveva di nuovo gli occhi persi nel vuoto, il corpo rilassato sulla sedia, ma la sua mano non cessava ancora di stringere la sua.
“Quando comparvero i primi sintomi ne avevo cinque, in realtà, ma…ecco, ci volle un bel po’. Ci volle un bel po’ per trovare un donatore compatibile, perché…beh, il mio gruppo sanguigno è 0 negativo, e la compatibilità a livello sanguigno non è l’unico requisito da verificare, quando si tratta di dover innestare un organo estraneo in un corpo” proseguì la giovane, con tono piatto.
“Ruri…”.
“Prima dell’operazione…prima che tutto cominciasse…non avevo idea di cosa volesse dire sentirsi sul punto di morire. Non so se hai mai provato una sensazione del genere, è…difficile da descrivere. Ti senti come se fossi sul punto di cadere a terra, o meglio, di precipitare nel vuoto: il problema è che sai che non ti rialzerai mai più. E non sei in grado di renderti conto a pieno se la cosa ti spaventa o no. Non sai dove andrai, non sai chi incontrerai, non sai che cosa dovrai fare…non sai neanche se ti risveglierai mai o no”.
Elle non smise di guardarla intensamente, attento a non perdersi nemmeno una parola, mentre Ruri si pronunciava in un sorriso amaro.
“Ma…quando ero in quel letto d’ospedale, mentre sentivo mia madre piangere e pregare come suo solito…quando mi addormentai sotto l’effetto dell’anestesia…ecco, allora ero davvero convinta che sarei morta. E ti assicuro che, in quel momento…pensai che non ci fosse niente di peggio al mondo”.
Ruri riprese a guardarlo in volto: con suo rammarico, Elle poté constatare che stava piangendo di nuovo.
“In realtà, con il senno di poi…ho scoperto che ci sono cose peggiori. Perciò, possiamo dire…che il nostro serial killer non ha scelto proprio la pena peggiore per questi criminali, giusto?” disse, tentando di ridere, asciugandosi distrattamente una lacrima con la mano libera “Vivere una vita tagliata in due…è cento volte più dura che lasciarsi andare a qualcosa che non si conosce…”.
 
I'm falling apart, I'm barely breathing
With a broken heart that's still beating
In the pain, there is healing
In your name, I find meaning

 
Ryuzaki rimase in silenzio, come desideroso di riflettere sulle sue parole.
“Ho avuto numerose crisi cardiache, nel corso degli anni” seguitò Ruri, con un sospiro “I medici hanno provato diverse cure, senza alcun effetto. Dicono che il mio organismo non si è mai del tutto adeguato al nuovo cuore…come se tentasse regolarmente di rigettarlo. Come se in realtà…io non volessi vivere. È assurdo, no? Certa gente non fa che dire stronzate…” commentò, con un’ulteriore smorfia di disappunto.
“Ruri…”.
“In questo momento, assumo sette diversi tipi di farmaci, nell’arco di una giornata. Sette” ribadì, scuotendo la testa e sorridendo dolorosamente “Come fa una persona a vivere essendo dipendente da sette droghe diverse? A dire il vero, in passato è capitato che arrivassi fino a quindici, perciò non posso lamentarmi più di tanto, ma…”.
Elle la vide volgersi ancora, fissandolo dritto negli occhi.
“Ma non riesco a vivere, in questo modo. Non riesco a…a capire come accettare quello che sono. Ho passato tutta la vita a nascondermi, a vergognarmi di tutto ciò che ero, a cercare di capire perché mio padre mi odiasse così tanto…a cercare di accogliere l’idea che non avevo un cuore che fosse mio. Dicono tutti che dovrei essere grata per quello che ho, ma io…io non ne sono così sicura. Non sono sicura di cosa credere, di che cosa pensare, io non…non so nemmeno chi sono. Mi guardo allo specchio tutti i giorni e io…io non so chi sia questa persona. Non so di chi sia il cuore che ho nel petto, non so a chi o a che cosa dovrei essere grata, non so nemmeno perché non riesca ad andare avanti…è come se avessi…è come se il cuore che mi hanno impiantato in realtà non funzionasse, eppure continuasse a battere. Sono diversa? Sono ingrata? Sono…sono come dovrei essere?”.
Elle non le rispose, aspettando che continuasse, lo sguardo inesorabilmente incatenato al suo.
Ruri sospirò, in modo diverso dal solito, quasi come se avesse intenzione di soffiare via tutta la sua sofferenza semplicemente con quel gesto.
“Sono in grado di sopportare tutto questo…? Serve a qualcosa, voglio dire…se sapessi che serve a qualcosa, forse lo accetterei, ma…possibile che in un dolore del genere possa essere trovata una qualche cura? Possibile che non comprenda l’importanza d’aver avuto una seconda possibilità? È una cosa…non ha senso” disse infine, amaramente “Non ha senso che io l’abbia avuta, e che non ne comprenda il significato. Non ha senso che abbia desiderato di morire ogni giorno, da quando…da quando mi sono risvegliata, dopo l’intervento. Vorrei solo…riuscire a fornire di una logica tutte queste cose, perché, se continuo così…temo che impazzirò, prima della fine. E se perdo la testa, se perdo il controllo…perdo tutto quello che ho”.
 
So I'm holdin' on (I'm still holdin'), I'm holdin' on (I'm still holdin'), I'm holdin' on (I'm still holdin')
I'm barely holdin' on to you
I'm holdin' on (I'm still holdin'), I'm holdin' on (I'm still holdin'), I'm barely holdin' on to you

 
Ruri si fermò di botto, ascoltando il silenzio che la circondava. Ancora non si rendeva bene conto di ciò che aveva detto, eppure lo aveva fatto: aveva parlato per la prima volta del suo cuore, aveva per la prima volta parlato delle sue sensazioni più profonde e intime, di cui nemmeno Robin era a conoscenza…e tutto ciò era avvenuto con una persona di cui non conosceva neanche il nome.
Quando infine lui parlò di nuovo, lo udì pronunciare una sola parola.
“Lawliet”.
Ruri si voltò lentamente verso di lui, l’espressione stranita.
“Che cosa?”.
Il ragazzo le sorrise: in modo estremamente lieve, Ruri lo sentì stringerle ancora di più la mano.
 
In your name, I find meaning…
 
“Il mio vero nome è Elle Lawliet”.
 
Continua…
 
Nota dell’Autrice: NOOOOOOO, L’HO GIÀ FINITOOOO!!! Ma che cazzo m’è preso?? Gente, io davvero non mi riconosco più, cioè, ma non è possibile!!!!!!! Victoria non è più lei, dico davvero…my God, that’s unbelievable!!! Ok, ok, adesso ricomponiamoci XDXD Allora?!? Che ne pensate?!? Preciso che l’ho scritto di getto gettissimo, per cui, ancora una volta, non sono molto sicura del risultato…ho accelerato i tempi? Ehm, non lo so, forse un pochino, ma che posso dire…c’est la vie, e mi è venuto proprio spontaneo!!! Poi voglio dire, parliamone, accelerare i tempi…se non gli faccio dare una mossa, qui ci viene la barba a tutte!!!! :DDDDD Bene, che mi dite della canzone? All’inizio pensavo a ‘How to save a life’, però poi mi sono resa conto che ho ascoltato ‘Broken’, dei Lifehouse, per tutto il pezzo, e così…è diventata la canzone del capitolo!!! Se poi contiamo anche gli accenni al cuore spezzato che continua a battere e al profondo significato che si dà al nome durante il capitolo…insomma, fate un po’ voi :DDD In ogni caso, a voi sembra azzeccata? Fatemelo sapere!!! Moooolto bene, ora passiamo ai ringraziamenti!!! Grazie MILLE ad Annabeth_Ravenclaw, a Black_Sky, a Zakurio, a gloomy_soul, a Hilarysan e a Shikacloud per aver recensito il capitolo dieci, grazie di cuore!!! Grazie a tutti coloro che lo hanno sempre fatto e che spero lo faranno ancora, e grazie mille di nuovo a gloomy per aver inserito la storia anche fra le preferite (ora la tua quota d’iscrizione a ‘Sugar and Pain’ è completa, ne sono così orgogliosa :DDDD). Mi raccomando, fatemi sapere la vostra opinione su questo schifo e perdonate le consuete ripetizioni e gli eventuali strafalcioni che mi sono sfuggiti, ho cercato di rileggerlo ma non sono certa d’averlo fatto bene :DDD Detto tutto ciò, prometto di tornare il prima possibile con il dodicesimo capitolo (dove ci saranno grandissimi eventi)!!!! Tantissimi baci dalla vostra Victoria <3 <3 <3 
   
 
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