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Autore: Defiance    11/02/2014    3 recensioni
"Sono Niklaus Mikaelson, l’ibrido, un mostro; o a dirlo utilizzando i termini di mio padre, ‘una bestia’, ‘un abominio’ e sono sicuro che mi avrebbe attribuito volentieri anche l’appellativo ‘bastardo’.
Tutti hanno sentito parlare di me, io sono la storia, io sono leggenda.
Io sono l’Originale, l’immortale per eccellenza; e alcuni, direbbero anche la malvagità fatta persona.
E questo è il mio diario, le mie memorie, i miei pensieri più intimi."
Dal Primo Capitolo.
Un excursus della storia e della vita del nostro ibrido Originale, Klaus, attraverso le pagine dei suoi diari segreti.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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1.Tatia
 
 
 
 

 
 
 
Come ha fatto a venire tanto buio?
Come è possibile non vedere la luce anche quando il sole splende alto nel cielo?
Mi sento come se stessi annegando, privato di ossigeno, impotente, con i polmoni che supplicano per avere un po’ d’aria; il cuore preme contro lo sterno, pulsando a raffica, cercando di evadere.
Ecco, è proprio questo che vorrei poter fare: strapparlo dal mio petto, per non sentire più nulla: niente dolore, niente sofferenza o senso di colpa.
Perdere qualcuno che si ama è come smarrirsi nell’oblio più assoluto, con l’anima lacerata che vaga solitaria per strade buie, cercando invano di ritrovare quella parte di sé che le è stata portata via con violenza.
 
Sono seduto su una roccia, lontano da casa, tentando di ricevere un po’ di conforto dalle stelle che brillano luminose nel cielo; magari, Henrik ora è una di loro; magari mi sta osservando e mi colpevolizza per non averlo salvato, o forse si chiede perché non sono al suo funerale, sperando che un giorno mi possa perdonare per ciò che gli è successo.
Non meritava di morire, avrebbe dovuto vivere e costruirsi una famiglia felice, realizzare ciò che vogliamo tutti noi.
Per l’ennesima volta, nel corso delle ore che separano la notte dal giorno, la mia mente ripercorre gli avvenimenti che hanno spento la sua luce per sempre, una tortura che accentua il mio dolore.
Una sorta di masochismo che attenua però il senso di colpa.
Mi prendo la testa tra le mani, cercando di scacciare via l’immagine del suo corpo inerme e dilaniato dai denti di quell’essere, per sostituirla con quella di un Henrik sorridente e allegro che scorrazza intorno al pozzo sventolando al cielo una delle smielate lettere d’amore di Elijah, indirizzate ad una sconosciuta ragazza del villaggio.
È così che vorrei ricordarlo, non freddo e coperto di sangue.
 
“È bella vero? La luna” sussurra una delicata voce alle mie spalle.
Sussulto leggermente, prima di voltarmi e incrociare lo sguardo magnetico la donna più bella che abbia mai visto.
In quel momento, osservando quelle pupille color nocciola così intriganti, il mio cuore balza in gola, con uno scatto improvviso, per poi interrompere i suoi battiti per qualche secondo.
“Io la odio” rispondo tuttavia, carico di rancore.
“Oh. Scusami. Devi essere uno dei fratelli del ragazzo ucciso dai lupi… mi dispiace tanto” asserisce ora, con aria comprensiva.
“Però, che tatto” commento sarcastico, rivolgendole un’occhiataccia mentre una morsa allo stomaco mi attanaglia.
“Scusa. È solo che… è successa la stessa cosa a mio fratello, qualche anno fa e ormai ho imparato a conviverci” spiega, avvicinandosi a me con andatura leggera, per poi sedersi al mio fianco.
“È cominciato tutto quando la maledizione della licantropia si è attivata”
“Maledizione? Di cosa stai parlando?” domando, cominciando a pensare che quella ragazza debba essere un po’ svitata.
“Tu non sai la verità su questa gente, vero? Il gene della licantropia che viene risvegliato, la luna piena… non ti sei mai interrogato sul perché i lupi si sentano ululare solo una volta al mese?” chiede scrutandomi con interesse.
“Tu lo sai?” replico con un altro quesito, alla ricerca di risposte che altrimenti nessuno mi avrebbe mai dato. 
La vedo annuire debolmente, prima che cominci il suo racconto.
“Gli abitanti di questo villaggio sono maledetti. Quando il gene della licantropia viene risvegliato, sono costretti a trasformarsi in lupi ad ogni luna piena e credimi, fa male. Molto male.”
“È solo una leggenda” commento a questo punto, rifiutando di essere preso in giro in un periodo in cui mi sento così vulnerabile.
“Lo pensavo anch’io, finchè non è successo a Jonah…” controbatte pazientemente, spostandosi lentamente dal volto una ciocca dei suoi lunghi e flessuosi capelli rosso-castano.
“Come si attiva? La maledizione…” indago, decidendo di stare al suo gioco.
La misteriosa ragazza esita, poi però trae un respiro profondo e mormora:
“Devi causare la morte di qualcuno. Non importa che avvenga con la tua volontà o meno. Nel momento in cui togli la vita ad un essere umano, la maledizione scatta”.
Vengo percorso da un brivido di terrore e… ribrezzo; come si può uccidere un essere umano?
“Perciò, tuo fratello…”
“Sì. Stava giocando con il suo amichetto del cuore, quando involontariamente lo ha spinto e lui ha battuto la testa; è morto sul colpo. Il mese dopo, al plenilunio, non appena la luna cominciò a sorgere, lo udimmo gridare di dolore… si stava trasformando… mio padre lo affidò a mio zio, affinchè lo portasse con sé nei boschi, ma la mutazione - la prima volta che accade - è più lunga e funesta, perciò quando mio zio giunse ai margini della foresta era già un lupo, ma mio fratello no. Non so chi degli altri non lo riconobbe e lo uccise… nessuno lo sa; potrebbe anche essere stato nostro zio”
Mi manca il respiro; come posso dubitare delle sue parole, ora che so la sua storia? Nessuno metterebbe così in cattiva luce la propria famiglia, nemmeno io, nonostante detesti la mia con tutto me stesso.
Prima che abbia il tempo di porgerle la domanda che si sta facendo rapidamente strada nella mia mente, la fanciulla mi anticipa.
“Non ricordano mai ciò che accade mentre hanno le sembianze di lupo”
“È… assurdo” commento confuso e scioccato allo stesso tempo.
“Già, lo è”
Un’alta fiamma illumina all’improvviso il sereno cielo notturno e capisco che il funerale di Henrik è finito: mi chiedo se d’ora in poi sarà come se non fosse mai vissuto.
Il rosso del fuoco si rispecchia nei miei occhi; la ragazza si alza e, posando delicatamente una mano sulla mia spalla, sussurra: “Sarà meglio che vada ora. Sappi che mi rammarico per la tua perdita”
È già una ventina di passi lontana da me, quando le urlo, annaspando: “Aspetta! Dimmi almeno qual è il tuo nome!”
Non bado al linguaggio che uso e scommetto che Elijah mi piccherebbe seduta stante se mi sentisse rivolgermi a una donna in questo modo, ma non mi importa, ho solo bisogno di quella piccola informazione.
“Tatia. Mi chiamo Tatia Petrova”.
 
“Sta’ lontano da lei, Niklaus” intima Elijah, digrignando i denti.
Non mi sono mai soffermato a pensare a quale delle ragazze di questo stupido villaggio potesse aver rubato il suo cuore, ma vista la sua reazione alla scoperta del mio tempo passato con Tatia, sono pronto a giurare che la fortunata (o sfortunata, dipende dai punti di vista), sia proprio lei.
“Altrimenti?” lo sfido, con la mia solita tenacia, pronto a lottare per quella stupenda fanciulla che ha attirato da subito il mio interesse.
Non saprò mai cosa mio fratello stesse per rispondere, perché proprio in quell’istante nostro padre apre violentemente la porta della nostra stanza, urlando a squarcia gola.
“Ma insomma, si può sapere cos’è tutto questo trambusto? Cosa succede qui?”
Vedo Elijah impallidire tanto rapidamente quanto me; per un momento ci scambiamo uno sguardo complice, come è nostra consuetudine fare quando percepiamo l’uragano Mikael incombere su di noi, ma dura solo qualche secondo, perché mio fratello riprende la sua espressione dura, e mi sussurra un ‘sei stato avvertito’ proprio prima di sgusciare fuori dalla stanza, dopo aver liquidato il nostro genitore con un “Niente, padre. Non preoccupatevi” .
Ovviamente, Mikael non perde l’occasione per torturare il figlio che, non so per quale ragione, detesta di più; è come se per lui tutte le colpe dovessero ricadere necessariamente su di me.
“Non avete mai litigato, prima d’ora Niklaus. Cos’hai combinato?” sbraita.
“Niente, padre. Io non ho combinato nulla” provo a difendermi, pur sapendo l’inutilità delle mie parole di fronte a lui e al giudizio che ha di me.
Io, Niklaus Mikaelson: la sua delusione più grande.
“Elijah ed io abbiamo solo avuto una piccola incomprensione che sono sicuro risolveremo presto” lo rassicuro.
Divertente. Davvero, molto divertente, perché non ho la minima intenzione di rinunciare all’unica cosa bella che mi sia mai capitata, all’unica ancora che mi tiene in vita, che mi permette di non cadere in un baratro fatto di oscurità, dolore e sofferenza.
Mi accorgo di saper mentire bene, perché le pupille di mio padre sembrano rilassarsi; non oso immaginare la sua reazione alla notizia che un’insulsa ragazzina stesse rovinando la quiete della sua famigliola che agli occhi della gente appare perfetta.
Sento di doverla proteggere e, in qualche modo, di salvaguardare anche me ed Elijah.
“Ma davvero…” prosegue poi, scettico, inarcando un sopracciglio.
“E che genere di incomprensione avreste avuto, voi due?”
Assottiglio le labbra, in un gesto così autonomo che dichiara però una sorta di mia colpevolezza, la prova che sto nascondendo qualcosa, la dimostrazione che non intendo dargli alcuna altra spiegazione.
“Magari questo ti scioglierà la lingua” dice, slacciandosi il cinturone di cuoio dai pantaloni.
Sussulto, capendo già quale penitenza mi aspetta.
Mi afferra per un braccio e non trovo la forza di respingerlo, di provare a difendermi.
Mi sbatte contro il muro e mi ritrovo con il volto schiacciato contro le stesse pareti della mia prigione; mio padre mi ordina di scoprirmi la schiena, e so già che rifiutarmi porterebbe solo a un protrarsi di quell’orribile e atroce punizione.
Obbedisco, e sento la cintura fendere prepotentemente l’aria e abbattersi con violenza sulla mia schiena; è solo il primo colpo, e il dolore già mi invade la mente, ma non gli darò la soddisfazione di sentirmi urlare.
Non gli darò assolutamente nulla di ciò che vuole.
 
“Ho rubato queste erbe dalla dispensa della mamma” sussurra a bassa voce Rebekah, intenta a disinfettarmi le ferite e a cercare di ridurne il bruciore.
Posso sentire i suoi spasmi, a seguito dei miei.
Stringo i denti per non gridare.
Quando ha finito, mi rimetto a sedere e lei si avvicina lentamente a me, per poi abbracciarmi cautamente.
Sento le sue lacrime bagnarmi silenziose il collo.
“Perché?” mormora corrucciata, la voce rotta e flebile.
“Ho smesso di domandarmelo molto tempo fa, mia dolce Bekah” replico io di rimando, sorridendole leggermente; un sorriso finto, che ha come l’unico scopo quello di rassicurarla, sebbene sono ormai sicuro di non sortire alcun effetto su di lei, in questo modo.
Dovrebbe rassegnarsi, esattamente come ho fatto io: non cambierà mai nulla in questa sottospecie di famiglia.
D’un tratto, sento i passi dei miei fratelli correre veloci verso la nostra stanza.
Siamo in troppi, per poterne avere di singole; il letto di Henrik è intatto, non osiamo nemmeno avvicinarci. Ci poniamo sopra dei fiori ogni giorno, raccolti con amore da mia sorella, ma mio padre li butta ripetutamente via, imprecando.
“Ragazzi” esordisce Finn, in preda alla’affanno.
“Non immaginate nemmeno cos’ho sentito dire a mamma e papà. Mi ucciderebbero se scoprissero che ve l’ho detto, che ho origliato una loro conversazione. Ma dovete sapere, tutti voi.”
L’ansia e l’agitazione non sono stati d’animo che di solito fanno parte del maggiore dei nostri fratelli, quindi questa eccezione ci rende irrequieti.
Ci scrutiamo silenziosi, per diversi minuti; incateniamo i nostri occhi titubanti gli uni in quelli degli altri, fino a quando Finn trae un profondo respiro e si decide a parlare.



****************************Angolo Dell'Autrice****************************

Salve a tutti!
Ecco qui il secondo capitolo della storia, spero vi piaccia!
Ci tengo a sottolineare che per il momento Klaus e i Mikaelson sono tutti umani e che sto facendo enfasi su quel lato del nostro ibrido a cui Elijah ha accennato raramente nella serie tv, durante i flashback riguardanti il passato della sua famiglia. Per quanto riguarda Tatia, di lei c'è stato detto solo che è stata desiderata da entrambi i nostri fratelli Originali preferiti, quindi ho dovuto inventare sul suo personaggio, spero che la mia idea sulla doppelganger sia stata di vostro gusto.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito il primo capitolo e coloro che lo hanno messo tra le seguite e rinnovo il mio invito a farmi sapere cosa pensate della FF, è importante per me sapere se sto dando vita ad un 'epic fail' o meno.
Ora tolgo il disturbo,
alla prossima,
Bell.


Ps. Vi sfido ad indovinare quale sarà il prossimo momento e cos'avrà da cominicare Finn con tanta urgenza ai propri fratelli ;)

 
  
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