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Autore: Athenae    12/02/2014    5 recensioni
Sono passati dieci anni da quando Midorima e Takao frequentavano le superiori. Cosa è accaduto nel frattempo?
Due strade diverse, due mondi diametralmente opposti.
Due amici che sarebbero potuti essere molto di più, due anime tormentate dal rimorso.
Entrambi persi in un passato troppo lontano, imprigionati in un presente che non gli appartiene.
Ma il destino ha ancora tante altre sorprese in serbo per loro… e tutte le certezze, tutti i sentimenti e le verità del presente si ritroveranno sconvolte da un passato che non era mai stato dimenticato.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kiyoshi Miyaji, Nuovo personaggio, Shintarou Midorima, Takao Kazunari
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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 Capitolo II
 
- Protection –
 
 
<< Sono tornato! >>
 
La sua voce colma di fatica fu come un sussurro che riverberò nell’entrata.
 
Si guardò attorno cercando la sua presenza, aspettandosi chissà quanti minuti di ramanzina sul proprio ritardo. Non che la cosa lo preoccupasse più di tanto, ormai c’era abituato: quella lunga convivenza lo aveva reso avvezzo alla spocchiosa rigidità dell’altro, non si sarebbe stupito di trovarlo ancora in piedi ad aspettarlo.
 
Si tolse le scarpe calciandole via con due colpi secchi, queste andarono a finire disordinatamente su quelle già sparse lì attorno. L’ordine? Non sapeva neanche cosa fosse, perché sprecare tempo per trovare un posto a qualcosa che prima o poi verrà usata e spostata da un'altra parte? Davvero non riusciva a capire quale fosse il senso logico di questo ragionamento, dunque si limitava a ignorare le regole della pulizia casalinga, lasciando che fosse l’altro a rimediare ai suoi danni (con tanto di paternali annesse).
 
Si guardò attorno con un sorrisetto soddisfatto. Il tavolino a sinistra, l’attaccapanni a destra e, davanti a sé, il salone con l’enorme finestra attraverso la quale filtrava la luce della luna: era a casa.
 
Diede un’altra occhiata circospetta attorno a sé.
 
Nulla.
 
Sogghignò: forse si era addormentato, per una volta. Il pensiero di essere sfuggito all’ennesimo rimprovero non gli dispiaceva affatto.
 
Magari riesco anche a fumarmi una sigaretta senza che quel seccatore me la levi di bocca e butti tutto il pacchetto, che goduria!
 
Pensò speranzoso, sgattaiolando silenziosamente verso la propria camera. Già sentiva il profumo del tabacco nelle narici e il letto morbido sotto la propria schiena…
 
 
<< KAZUNARI TAKAO! DOVE ACCIDENTI PENSI DI ANDARE? >>
 
Un ringhio. Quella voce roca e fin troppo familiare, increspata dalla rabbia, gli fece venire la pelle d’oca. Saltò sul posto come un gatto al quale era appena stata pestata la coda.
 
Merda. Lo aveva beccato.
 
Provò a muovere un altro passo, cercando di far finta che quel richiamo all’ordine non gli fosse arrivato all’orecchio. Si mosse con disinvoltura quasi credibile.
 
Male, molto male. Pessima idea.
 
Un braccio forte e muscoloso lo afferrò per la vita costringendolo a voltarsi, aveva la tipica espressione di chi sa di essere stato colto in flagrante e cerca di trovare la via di fuga più facile.
 
Sorrise nervosamente e poggiò le mani sul petto ampio del ragazzo, cercando di non incrociare lo sguardo accusatorio che sicuramente gli stava rivolgendo.
 
<< Ehm, Kiyoshi… posso spiegare… >>
 
Esordì, accarezzandogli i pettorali, indugiando con lo sguardo su di essi per poi disegnarvi ampi cerchi con la punta dell’indice. Sentiva la sua presa sempre più stretta, era davvero furioso. Sospirò.
 
<< Dopo lo spettacolo, i proprietari del locale ci hanno offerto da bere e mi sono trattenuto troppo. Quando sono arrivato alla stazione, l’ultimo treno era già partito e… e…. quindi non sono riuscito a tornare in tempo. >>
 
Concluse, cercando di risultare quanto più convincente possibile. Insomma, alla fine stava raccontando la verità.
Ok, aveva omesso la rissa al locale e qualche altro piccolo dettaglio, ma era per il bene di entrambi.
 
Sorrise come per dare maggiore conferma a quanto detto prima e azzardò a sollevare lo sguardo.
 
Kiyoshi era molto, molto irritato. Aveva le narici dilatate, le labbra serrate tanto da venarsi di bianco, le sopracciglia curvavano minacciosamente e gli occhi nocciola erano divorati dal nero della pupilla per l’evidente agitazione.
 
Si sentiva tremendamente nei guai, deglutì giochicchiando con una ciocca dei suoi capelli biondi che, adesso, gli sfioravano quasi le spalle.
 
Non era assolutamente la prima volta che Takao combinava casini in giro o che lo faceva alterare, ma quella sera il senpai era stato chiaro: sarebbe dovuto  tornare a mezzanotte.
Erano le tre.
 
<< Lo so. Puzzi di alcool. >> Sibilò, la voce scossa nel tentativo di contenersi.
 << Ti avevo detto di tornare subito! Non ti ricordi cosa è successo la scorsa volta in quel posto?! E tu, cosa fai?! Te ne sbatti altamente e rimani anche a farti una bevuta? >>
 
Gli urlò addosso, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi, in cui leggeva una leggerezza che non riusciva a tollerare.
 
Quanto poteva essere incosciente? Quanto ancora l’avrebbe dovuto esasperare?
 
 
Kazunari riusciva a sentire il battito accelerato dell’altro senza neanche sforzarsi e aveva incassato la sfuriata rimanendo immobile tra le sue braccia.
Quando finì di sfogarsi si morse le labbra con forza, sembrava una cosa lunga e lui era troppo stanco … mentre Miyaji aveva l’aria di essere intenzionato a tirare quel discorso per le lunghe.
 
Farsi tutto il percorso a piedi non era stata una buona idea, doveva ammetterlo, ma che altro avrebbe dovuto fare? E perché, poi, lui se la prendeva tanto per una cosa accaduta così indietro nel tempo?
 
<< L’altra volta è stato un puro caso, non ho più 16 anni. >> Rispose, chiudendo le mani a pugno.
Voleva sbrigare questa faccenda quanto prima possibile, moriva di sonno.
 
<< So badare a me stesso. >> Aggiunse, ingaggiando una lotta tra i loro sguardi.
 
 
Kiyoshi esagerava come sempre, non era poi avvenuto nulla di grave e gli dava troppa importanza.
 
Solo perché l’anno precedente, dopo essersi esibito nel gay bar dov’era stato ingaggiato anche quella sera, un cliente gli si era avvicinato nei bagni e aveva tentato di prenderlo con la forza … non significava che quella situazione si dovesse ripetere all’infinito!
In quell’ occasione era stato fortunato e grazie ad un calcio che aveva sferrato nello stomaco del pervertito se l’era cavata egregiamente: solo con un occhio nero.
 
 
Ma al più grande non sembrava piacere per niente quella risposta, si corrucciò ancora di più.
 
<< UN CASO? E se fosse successo di peggio? >> Ringhiò.
 
Ecco, lo aveva soltanto fatto arrabbiare di più. Che poteva fare adesso? Non aveva nessuna voglia di litigare.
 
<< I-Io… non ci ho pensato… era birra gratis… >> mormorò, cercando di ignorare la presa di Kiyoshi che iniziava a fargli male.
<< Basta, sono stanco. Parliamone domani, se proprio dobbiamo. Ti ricordo che questa è la mia vita, non puoi starmi sempre con il fiato sul collo! Rispetta i miei spazi. >>
 
Si sciolse dalle sue braccia, massaggiandosi il fianco dove c’era uno dei tanti lividi di quella sera. Non gli bastava che fosse tornato a casa? Non ne poteva più di cercare ogni modo possibile per assecondarlo e la stanchezza gli aveva fatto uscire dalle labbra quelle parole, forse inopportune.
 
Ci fu un attimo di silenzio.
 
Era palese quanto il ragazzo lo avesse ferito e in quel momento si pentì amaramente di aver sparato quelle cattiverie.
 
<< Rispetterò i tuoi spazi quando tu rispetterai me. >>  esordì con amarezza. << Sono più grande, questa è casa mia e noi abbiamo un accordo! Ti sei impegnato a rispettarlo. Perciò se ti chiedo di tornare in orario, per un motivo più che lecito, tu devi farlo e basta! >>  quasi sbraitò.
 
 
Takao sospirò, abbassando gli occhi.
 
 
 
 
 
Erano passati tre anni da quando aveva rincontrato il senpai.
A quei tempi se la passava davvero male: non aveva neanche un tetto sulla testa e di che mangiare; per un caso fortuito si erano incrociati, avevano parlato di tutto quello che era accaduto dopo il liceo e Kiyoshi, vedendolo in quelle condizioni pietose, gli aveva offerto un letto per la notte in nome della loro vecchia amicizia.
Prima che se ne potessero rendere conto era iniziata la loro coabitazione e, alcune volte, capitava che facessero sesso. Non che si amassero, anzi, a dirla tutta Kazunari aveva capito da tempo che il coinvolgimento di  Miyaji era andato ben oltre di quello permesso in una relazione tra “scopamici”, ma tutto questo non gli faceva alcun effetto.
 
 
 
 
Non avrebbe potuto.
 
Il ragazzo dai capelli corvini si rabbuiò, quando la sua mente sorpassò la linea tra i ricordi accettabili e quelli proibiti.
 
Nessuno avrebbe potuto. Nessuno.
 
 
 
 
Scosse il capo leggermente. Sì, era vero, aveva promesso di rispettare il loro accordo:  obbedire agli ordini del senpai ed aiutare in casa quando poteva. Quella vita era una pacchia, alla fine non gli aveva mai chiesto di fare sforzi sovraumani, ma i veri problemi erano la negligenza di Takao e la gelosia dell’altro.
 
 
<< Non sono una tua proprietà. >> rispose, stranamente serio. << Il nostro patto non include che io lo sia >> concluse, mormorando.
 
 
Gli facevano male la testa, il corpo e il petto per tutti quei pensieri. Lo guardò come a supplicarlo di chiudere il discorso.
 
 Quello era uno di quei momenti in cui il ragazzo allegro lasciava spazio ad un lato ombroso della sua psiche, qualcosa che stava cercando di combattere col tempo.
 
Kiyoshi, per quanto furioso, si rese conto del cambiamento che le sue parole avevano portato in Takao.
 
Forse non era il caso di continuare su quella linea, non quella sera.
 
Insomma, non gliel’avrebbe fatta passare liscia, ma era seriamente preoccupato: voleva evitareche precipitasse nuovamente in quel loop, erano tre anni che cercava di fargli dimenticare tutto.
 
 
 
Gli sollevò il viso, stavolta con meno forza di prima. I capelli biondi e lunghi accarezzavano le guance di Takao e gli occhi severi ma buoni del ragazzo lo stavano tranquillizzando.
 
<< La prossima volta ascoltami, ne riparleremo domani e non pensare che sia finita qui. >> disse, minaccioso, per poi lasciarsi scappare un sospiro.
 
Kazunari gli si strinse al petto. Ogni volta andava a finire così: prima litigavano per colpa sua e dopo era lui stesso a cercare conforto da parte dell’altro.
 
Era solo un cucciolo randagio che Miyaji aveva raccolto quando nessuno lo voleva: spaurito, ferito.
 
Ormai rimaneva esclusivamente l’ombra del palymaker dello Shutoku di dieci anni prima.
 
 
 
 Un’ombra che si era alimentata della luce di un uomo che non era il senpai: l’uomo che Kiyoshi non voleva e non riusciva a perdonare, l’uomo del quale non avrebbe mai occupato il posto.
 
 
 
Il moro lo guardò di sottecchi, circondandogli il collo con le braccia senza dire nulla mentre lo guardava con tristezza.
 
<< … Dormire … >> esortò mugugnando e socchiudendo gli occhi, lasciando che la testa ciondolasse sulla spalla del biondo che, rassegnato, lo prese in braccio.
 
 
 
 
***
 
<<  … Scusa… >>  mormorò quando sentì finalmente il materasso sotto la schiena, gli dispiaceva molto litigare ma, a quanto pare, sembravano non poterne fare a meno.
Le mani del compagno avevano già iniziato a spogliarlo dei vestiti, e fu soltanto grazie all’ombra della notte che riuscì a non notare i lividi della scazzottata, poi gli rimboccò il piumino e le coperte.
 
<< Sei la mia piaga >> sussurrò al suo orecchio, stizzito, mentre gli scostava un ciuffo ribelle dalla fronte ampia e liscia. Takao sorrise divertito a quel commento, prima di scivolare tra le braccia di Morfeo.
 
 
****
 
 
 
Dormiva profondamente.
 
Forse avrebbe dovuto farlo anche lui, erano pur sempre le 4.00 del mattino, ma
non riusciva a darsi pace: quanto ancora poteva fare male il passato?
 
Kazunari ne era perseguitato, bastava una parola per mandarlo in crisi.
Lui che era sempre fonte di sorrisi, diventava malinconico e taciturno: solo Kiyoshi gli era accanto.
 
Oh, ma conosceva la causa di tutto questo.
Tutti, alle superiori, erano concentrati su quel miracolo vivente.
 
 Nessuno riusciva a capire che un essere come quello prende tanto quanto dà: troppo.
 
Si sedette sul letto e gli accarezzò il viso, ormai quella luce non lo avrebbe illuminato mai più: lui era suo. Non lo avrebbe permesso, preferiva farlo soffrire un po’ piuttosto che vederlo cadere a pezzi come tre anni prima, come dieci anni prima.
 
Avrebbe continuato a prendersi cura di lui come aveva fatto fino ad adesso e un giorno, chissà, sarebbe riuscito a strapparlo dai ricordi.
 
 
 
Lo accarezzò ancora, Takao si girò verso il guardiano del suo sonno, sorridendo appena per poi corrucciarsi mentre una lacrima solitaria gli bagnava la guancia esposta.
 
Bisbigliò con voce sofferente qualcosa.
 
Due sillabe.
 
<< Shin-chan … >>
 
Il suo cuore perse un battito.















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ANGOLO DI ATHENAE:

Salve a tutti!

innanzitutto grazie veramente per aver letto fino a qui, con grande piacere ho scoperto che alcuni di voi seguono la storia *commossa* e altri addirittura l'hanno messa tra le preferite!  Non riesco ancora crederci! Perdonatemi sempre se ho questi periodi di stallo un po' lunghetti e mi dispiace davvero tanto rispondere con tanto ritardo alle vostre recensioni che, per me, sono una fonte di gioia illimitate *^*! Bene, adesso che ho sfogato il mio "complesso di Sakurai" finalmente potrò spendere qualche parolina su questo chapter chd, a dire il vero , è quello che mi piace di meno fino ad adesso (non so a voi) ma, la cosa positiva, è che finalmente abbiamo il nostro Takao-chan! Sicuramente avrò sbagliato qualcosa per questo "Takao del futuro" che sembra quasi bipolare... insomma, a mio parere molto distante dal Kazunari che conosciamo ... prego Dio di essere rimasta nel limite dell'IC ... MA, quello che mi preoccupa di più e Miyaji. Innanzitutto sono sconvolta dal fatto che praticamente nessuno, almeno su EFP, abbia mai pensato alla possibilità dell'esistenza di questa pairing! Insomma, sarò strana io, ma Miyaji l'ho sempre visto come quello che ha una cotta segreta per Kazunari oppure come il perenne fidanzato di Kimura o.o. Va be', a parte i miei fangirleggiamenti, quello che realmente mi preme per quanto riguarda Kiyoshi è questo stramaleddettissimo IC, premettiamo che nel manga e nell'anime non si evince molto di questo pg ho dovuto lavorare abbastanza di fantasia e temo di aver sbagliato completamente *incrocia le dita*. Spero almeno che leggere questo capitolo non vi abbia annoiati, ho scritto decisamente di più rispetto ai precedenti e forse avrei dovuto tagliare alcune parti superflue :-/ . Bha, lascio giudicare a voi. Nell'insieme generale ormai avrete capito che amo torturare questi poveri piccoli ragazzi e, quindi, l'infelicità regna sovrana. L'idea di Miyaji che salva Takao mi era piaciuta fin dall'inizio, penso che Kiyoshi darebbe la vita per i suoi compagni e figuriamoci per il ragazzo di cui è innamorato da 10 anni!

Ad ogni modo, forse è meglio che smetta di scrivere ahah XD sto sclerando troppo e rischierei di farvi dei mega spoiler!

Purtroppo tra una settimana partirò per un viaggio all'estero, quindi devo post-posticipare il solito capitolo (GOMEEEN) ... che andrà a cadere per il 12 del mese prossimo. Lo so che mi odiate già tanto per i miei tempi infiniti... un mese di stop è anche troppo ma, vi prometto, che se riuscirò a liberarmi da impegni vari pubblicgerò anche prima.

Un grazie particolare a :

Elsa Maria (come fai a sopportarmi?? E poi, alla fine, possiamo dire che questa ff è tutta dedicata a te ... e grazie per avremi fatto da beta anche all'una di notte!!),
Orfeo_kun,
Sayacchan,
Nisekoi17,
Lilith Valentine Schiffer (anche per l'aiuto che mi hai dato quando avevo perso ogni speranza),
RedMello,
sasukinathebest,
simo95,


e chiunque abbia letto la ff fino ad adesso, per il vostro supporto che mi dà la spinta per continuare questa impresa pazza!!


Athenae

 
 

 
   
 
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