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Autore: SweetLuna    12/02/2014    13 recensioni
{ Jacob ~ Renesmee }
Dalla storia: «Adesso lo sai, non è il lupo ad amarti. Sono io, Jacob Black, ad averti scelto per l'eternità».
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La Saga di Twilight è finita, lasciandoci fin troppe domande senza risposta... Che cosa accade dopo Breaking Dawn?
Edward e Bella possono finalmente cominciare a vivere la loro eternità, ma ben presto si troveranno ad affrontare delle questioni in sospeso: Renée, la madre di Bella, verrà a conoscenza per puro caso dei segreti di sua figlia, ma anche lei e Phil stanno per rivelare ai Cullen qualcosa di inaspettato...
La vicenda vera e propria ha inizio sette anni dopo il mancato scontro con i Volturi. Renesmee è cresciuta, e con lei anche i sentimenti per Jacob sono cambiati: ben presto comprenderanno entrambi che il loro amore va ben oltre l'imprinting, ma a quali conseguenze può portare l'unione tra un lupo mutaforma e una mezza vampira?
Le vite di Renesmee e Jacob, della famiglia Cullen e non solo verranno stravolte da nuovi e inaspettati eventi...
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(Ultima revisione errori effettuata: 2020 | La trama non ha subito variazioni)
DISCLAIMER: La seguente storia non è a scopo di lucro. I personaggi originali di Twilight e il materiale fotografico appartengono ai rispettivi proprietari.
Genere: Fantasy, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternity '
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19. LE PAROLE GIUSTE


Ogni tanto mi piace starmene un po' da sola, a riflettere. È una cosa che devo aver preso da mia madre. Mi sfioro la pancia nel più delicato dei modi possibili, adesso che sono entrata nel terzo mese inizia a vedersi qualcosa. Un piccolo, impercettibile cambiamento, forse invisibile agli occhi umani, ma di certo non a me. Una lieve sporgenza, il mio bambino...
Lo squillo del mio cellulare interrompe bruscamente il silenzio e la pace della spiaggia di La Push.
«Robert! Finalmente ti fai sentire!».
«Hai visto? Non sono tanto male come zio, la mia "nipotina" è sempre nei miei pensieri».
Ecco, Robert è una di quelle persone che riescono sempre a mettermi di buon umore. Come Jacob, come zia Alice e zio Emmett. Come Jennifer, la mia compagna di banco.
«Che mi racconti della scuola? Come ti trovi?», mi domanda.
«Bene, Rob! I compagni sono simpatici, a parte una tipa odiosa, e con i professori va tutto a meraviglia. Sai, tutto sommato mi piace la scuola... E tu che mi racconti?».
«Ti ricordi di Emma? Ce ne ho messo di tempo... ma ho deciso di ascoltare i tuoi consigli, e così le ho chiesto di uscire». Certo che mi ricordo di Emma. Quando Jake ed io siamo andati a Jacksonville e Rob ci ha fatto conoscere i suoi amici, ero rimasta molto colpita da quella ragazza che non gli staccava mai gli occhi di dosso. Finalmente Robert aveva deciso di prendere in mano la sua vita, indipendentemente dalla sua particolare famiglia...
«Vedo che facciamo progressi, ne sono felice Rob».
«Renesmee, c'è qualcosa che non va? Ti sento... strana», mi risponde.
«No, niente... Sono solo felice per una cosa che mi riguarda. La saprai presto anche tu, tanto tra dieci giorni verrai a Forks».
«E a quel punto saprò tutta la verità...». Eh già, eccoci giunti al fatidico momento. Robert ha compiuto i sedici anni di età, ed ora è giusto che sappia. Eppure non riesco ad essere serena, ho come la sensazione che sia stato tutto un piano architettato ad arte dai Volturi, per venire a prendersi il loro ultimo discendente... Ma forse è solo un'altra delle mie stupide paranoie. Sono proprio brava a farmi i film mentali, in questo sono tale e quale a mio padre.
Meglio pensare all'immediato futuro. Questa sera Billy Black resterà a casa di Paul e Rachel, e credo che sia giunto il momento di dire a Jacob che sta per diventare papà. Chissà se sospetta qualcosa... No, sono stata troppo brava a non farglielo notare. Quando sono con lui è come se fossimo su un altro pianeta, Jacob Black diventa il centro assoluto dei miei pensieri. E non c'è imbarazzo, non c'è paura, non ci sono segreti da nascondere.
Questo figlio lo abbiamo voluto insieme, non ho assolutamente nulla da temere.
Quanto a papà, invece... mi si stringe lo stomaco al solo pensiero di annunciargli la lieta notizia. Per lui non sarà tanto lieta, questa volta vorrà ammazzare Jacob. Tanto per cambiare...
Per certi versi lo posso comprendere, il ricordo della difficile gravidanza di mia madre lo fa intristire ogni volta che ne parliamo. Ma ne era valsa la pena, ero nata io. La sua bambina, attesa per più di un secolo, alla quale ora tiene più della sua stessa vita.
Jake ed io non siamo Bella Swan e Edward Cullen... Siamo Renesmee e Jacob, due persone diverse, con una storia diversa da quella dei miei genitori. Per avere il mio bambino avevo dovuto conoscere me stessa, non era capitato per sbaglio o per caso, come invece era accaduto ai miei genitori con me... Jake ed io lo abbiamo voluto.
 
«Mamma, sei in casa?», domando, una volta tornata.
«Ti stavo aspettando, Nessie! Che ne dici se andiamo a farci un giro a Port Angeles...? Un pomeriggio mamma e figlia, non lo facciamo da tanto...», mi propone.
Passare del tempo con mia madre è proprio ciò di cui ho bisogno. Mamma ha appena iniziato il suo nuovo lavoro: professoressa di lettere in un liceo di Seattle. Durante gli anni trascorsi in Alaska lei e papà erano andati al college, ed ora mia madre è finalmente diventata professoressa. Un po' di trucco fatto ad arte dalla zia Alice la fa sembrare più grande dei suoi eterni diciott'anni, e per qualche anno la sua età sarebbe passata inosservata. Mio figlio sarebbe nato a Forks, il futuro si vedrà...
Mente camminiamo tra le vetrine, la vedo improvvisamente farsi seria.
«Renesmee... forse non dovrei dirtelo, ma papà dice che gli stai nascondendo qualcosa. C'è un pensiero in particolare che blocchi con tutta la forza possibile. E la stessa cosa l'ha notata anche da parte di Carlisle...».
Ecco ciò che temevo... Posso nascondere alcuni pensieri a mio padre, ma lui sa che glieli sto nascondendo, e la fregatura sta proprio lì.
Faccio un ultimo, disperato tentativo di sviare l'argomento.
«Be', mamma... Puoi stare tranquilla! Non sono stata sospesa da scuola, non ho bucato le gomme della macchina di nessun professore e non ho fatto a botte con nessuno. Ah, e poi c'è il professor Molina che vorrebbe assolutamente rivedervi, te e papà...».
«Che memoria, quel professore... E pensare che non abbiamo neanche fatto tutte queste lezioni insieme. Sai, spesso lo sostituiva il professor Banner, a biologia».
Fantastico, sono riuscita a sviare l'argomento. Comincio a pensare di essere un genio indiscusso.
«Chi è questo Banner? Sarà andato in pensione, immagino. Visto che anche Molina è piuttosto anziano ed è diventato preside», rispondo a mia madre, mostrandomi estremamente interessata al discorso.
«Sicuramente è in pensione. Renesmee, stai cercando di cambiare argomento? Guarda che non puoi riuscirci proprio con me. Sono tua madre e ti conosco meglio delle mie tasche, sono più furba di te!».
Lo sapevo, lo sapevo... E adesso? Che faccio, glielo dico? Saprà comprendermi o vorrà cacciarmi di casa e picchiare Jake con un piede di porco?
Mamma l'ha provato sulla sua pelle, dovrebbe comprendermi. Dovrebbe comprendere l'amore che provo per il bambino che sta crescendo dentro di me, la creatura più speciale che sia mai esistita, anche se per ora posso vederlo solo con l'immaginazione. Anzi, vederla... perché me la sono immaginata femmina, fin dal primo istante.
«Mamma, siediti. Non è una notizia da dire così, con leggerezza. Di te mi fido perché ci sei passata, puoi comprendermi meglio di chiunque altro. Nonno Carlisle mi ha aiutata a capire se era una cosa possibile, e adesso...».
«Renesmee, così mi fai preoccupare», risponde lei, prendendomi entrambe le mani tra le sue.
«Mamma, io...». Faccio un respiro profondo, prima di terminare la frase. «Sono incinta. Sono al terzo mese, ed è tutto a posto. È una gravidanza normale, non ha niente a che vedere con ciò che hai dovuto passare per avere me». Le prendo la mano e gliela poggio sulla mia pancia, sollevandomi la maglietta quel poco che basta per farle vedere la leggera sporgenza. Non ci sono lividi, è perfetta come quella di qualsiasi donna.
«Non... non posso crederci. Renesmee, io... non lo so, non so che cosa pensare. Io devo essere certa che tu stia bene, e devo farlo perché ci sono passata...».
«Mai stata meglio», le rispondo raggiante.
La stringo forte, con la sua mano ancora poggiata sulla mia pancia, la sua pelle fredda non mi dà affatto fastidio.
«Non dirlo a papà, né a nessun altro. Devo essere io a farlo, e questa sera lo dirò a Jacob. Sai, lo abbiamo voluto entrambi...».
«Ti voglio bene, e ti starò vicina. Ricordalo sempre, Renesmee: "Più della mia stessa vita"», mi dice mamma, rigirandosi tra le mani il medaglione che porto al collo: il mio primo regalo, quello con la nostra foto all'interno.
«Più della mia stessa vita», ripeto anch'io. E restiamo abbracciate per un tempo indefinito.
 
Cerco di uscire di casa senza fare rumore, sperando di evitare papà. È diventato sempre più complicato nascondergli qualcosa che occupa il novanta per cento dei miei pensieri...
«Renesmee, ora neanche mi saluti?», mi dice, bloccandomi sulla soglia di casa.
«Vado a casa di Jake, sono in ritardo».
«Salutami Billy...».
«Billy è da Paul e Rachel, papà...», rispondo rassegnata. Tanto lo ha già letto nella mia mente.
«Capisco...».
Per fortuna mamma interviene a smorzare l'atmosfera glaciale che si è creata tra me e lui.
«Edward... Smettila di fare l'antico, non siamo più ai tempi della seconda guerra mondiale, sai? Lasciale un po' di privacy». Mamma riesce a strappargli uno dei suoi migliori sorrisi sghembi, mentre io li saluto con la mano e salgo velocemente in macchina, accendendo la radio.
Ho bisogno di rilassarmi, prima del grande momento. Prima di cambiare per sempre l'esistenza di Jacob Black...
 
Arrivata a casa di Jake suono con ansia il campanello, aspettando impaziente di entrare. Non lo vedo da due giorni, è decisamente troppo.
«Jake sono io, Ness».
Non appena Jacob apre la porta, resto senza parole. È appena uscito dalla doccia, ha ancora i capelli bagnati. Profuma di bagnoschiuma alla pesca, il mio preferito. E indossa solo un misero asciugamano che gli copre appena i fianchi...
«Jacob, tu sei un attentato alla mia sanità mentale, dannazione...», gli dico, mentre poggio la mia borsa sulla poltrona e mi tolgo il giubbotto.
«Ness... vieni qui».
Mi piace quando mi chiama così, da sempre. La sua voce assume una sfumatura incredibilmente sexy e vellutata, come una carezza.
Mi avvicino a lui e lo bacio, mettendo le mie mani tra i suoi capelli bagnati, che sembrano spettinati ad arte.
«Dovresti toglierti quei vestiti, Ness. Mi stanno dando sui nervi».
«Come sei romantico, Jake... Dovrebbero darti un premio come "ragazzo meno romantico del mondo"», gli dico prendendolo in giro, mentre gli rivolgo un sorriso malizioso... Quello a cui Jake proprio non sa resistere.
«Non hai la minima idea di quanto ne ho voglia...». La situazione mi sta decisamente sfuggendo di mano, so bene dove Jacob vuole andare a parare. Ma è più forte di me, resistergli è praticamente impossibile... Come due calamite, incapaci di resistere alla forza di gravità. 
Jake riprende la frase da dove l'aveva interrotta. «Di fare sesso con te, Renesmee. Sì, hai capito bene, oppure vuoi che sia più chiaro...?». Jacob a volte è del tutto esplicito, va dritto al punto della situazione senza inutili giri di parole. E questo suo modo di fare mi fa letteralmente impazzire, riesce ad essere dolce anche quando se ne esce con frasi come queste...
«Sei davvero senza ritegno, Jacob». Mi ritrovo improvvisamente contro il muro, imprigionata tra le braccia forti di Jake che non mi lasciano via di scampo, trattenendomi i polsi. Come se volessi trovarla, una via di scampo...
I vestiti diventano improvvisamente una barriera fastidiosa anche per me, ma Jake lo capisce all'istante. Mi sfila la maglietta, e la stessa sorte tocca ai miei jeans. A coprirmi rimane solo il mio completino intimo di pizzo nero... e addio autocontrollo, divento come un burattino nelle mani di Jacob. "Non adesso", mi dico. Non erano questi i piani.
«Jake... fermati, io ti devo parlare».
Jacob smette di baciarmi il collo e molla la presa sui miei fianchi, infastidito ma anche preoccupato.
«Adesso?». Si siede sul divano, ed io mi siedo accanto a lui. Le sue braccia tornano a cingermi in modo protettivo, accarezzandomi la schiena.
«Vedi, Jake... ho cercato a lungo le parole giuste per dirtelo. Ma quando si ha un dono speciale come il mio, perché non approfittarne? Nessuna parola potrebbe mai sostituire le emozioni che ho provato in quell'istante. Voglio che tu le veda con i tuoi occhi, attraverso i miei».
«Ness, tu sei...». Lo zittisco posando il mio indice sulle sue labbra morbide e perfette, e poggio delicatamente la mano sulla sua guancia.
Lascio scorrere i ricordi di quel giorno, quando ho scoperto di essere incinta: lo Sweet Madness Cafè, il tranquillo bar di Port Angeles; nonno Carlisle che mi comunica la notizia; le mie lacrime di felicità e le mie mani che si sfiorano il ventre con estrema dolcezza...
«Jacob, io aspetto il tuo bambino. Nostro figlio. È accaduto la sera del mio compleanno, nel nostro posto speciale, quando mi hai detto quelle parole... Che eri pronto ad accogliere una nuova vita». Jacob si alza dal divano, facendo attenzione a non fare movimenti bruschi.
«Ness, io ti amo. Mi stai dando la notizia più bella di tutta la mia vita... E forse non sarò bravo con le parole, ma con i gesti sì...». Jacob mi sfiora il ventre con quelle sue mani grandi e delicate, per poi baciarlo in modo ancora più dolce. «Io ti voglio già bene, piccolo mio», dice rivolgendosi al bambino nella mia pancia, per poi tornare a concentrarsi sul mio volto.
Ne sono certa, non può esistere qualcuno più straordinario del mio Jacob.
«Ness, scusami per prima. Ho esagerato, mi sono lasciato prendere un po' troppo... Forse sono stato troppo... aggressivo», mi dice.
«Jake, non devi affatto scusarti, non dirlo neanche per scherzo... Non mi toccherai più fino alla fine della gravidanza, vero?».
Jacob non mi risponde, si alza dal divano e va dritto in camera sua.
«Vado a vestirmi, Ness. È la cosa migliore da fare».
«Jake, tu non vai da nessuna parte!». Con un movimento fulmineo mi avvicino a lui e faccio scivolare il piccolo asciugamano che gli copriva i fianchi, l'unico "indumento" che aveva addosso. Mi avvicino ancora di più a lui portandogli le mani sui gancetti del mio reggiseno, che Jake fa scivolare abilmente via dal mio corpo. Non credevo di poter essere così sfacciata, ma è così semplice fargli perdere il controllo...
Nel giro di pochi secondi finiamo sul letto di Jake, lo abbraccio con tutta la forza che mi è concessa. Sento il suo respiro caldo tra i miei capelli, e i nostri corpi allacciati l'uno all'altro. È come se ci fosse un fuoco dentro di me, e solo il contatto con la pelle di Jake può spegnere queste fiamme che mi pervadono...
«Jake, ti ricordi quando mi hai toccata così per la prima volta?», gli domando.
«Non potrei mai dimenticarlo, mi hai fatto sentire in Paradiso...».
Il tocco delle sue mani mi fa provare un brivido che arriva fino alle ossa, fino a toccarmi l'anima. Lo stringo a me con tutta la forza possibile, ancora più fortemente di prima, affondando le dita nella sua schiena ambrata e perfettamente liscia. Gli avvolgo le gambe attorno alla vita, per sentirlo su di me con tutta l'intensità umanamente possibile e forse anche di più, visto che nessuno di noi due è del tutto umano. Con la mano mi sfiora le labbra, mentre entra dolcemente dentro di me, impaziente e delicato insieme.
Si sta trattenendo, e lo sta facendo per me. Perché adesso che porto in grembo il suo bambino, sono come un oggetto prezioso da proteggere e custodire con cura. Eppure sento che mi vuole con la stessa intensità di sempre.
«Renesmee, tu sei l'essere più perfetto di tutti i mondi esistenti, di tutto l'universo... E spero che il nostro bambino sia come te, perché sei la meraviglia fatta persona...».
Un brivido più forte di tutti gli altri mi percorre la colonna vertebrale, e mi fa inarcare la schiena. Non è vero che non ci sa fare con le parole, non avrebbe potuto dirmi una frase più bella.
 
Al mio risveglio sono da sola nel letto, un debole raggio di sole illumina la mia schiena. Mi infilo una camicia di Jacob, abbastanza grande da coprirmi per bene, e vado a cercarlo. A sorpresa lo sento abbracciarmi da dietro, mi sorride.
«Ness, adesso resta da fare la cosa più difficile...», mi sussurra.
«Quale?», domando.
«Dobbiamo dirlo a Edward!».

 
***
Spero di aver reso nel migliore dei modi il carattere di Jacob, dolce e impulsivo al tempo stesso.
Recensite!
   
  
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