Volevo aspettare ancora
un po’ prima di postare un nuovo capitolo…ma
alla fine ho ceduto ed ecco a voi il terzo chappy! Ragazzi
vi tocca!!!
Capitolo terzo: Tutto per colpa
di un gatto
Mi sembra di essermi addormentata
da qualche minuto,che la sveglia suona.
Troppo presto ,
do un cuccio alla sveglia che vola per terra,continuando a suonare. Se per colpa mia mio fratello si sveglia, pianta un casino.
Piccolo dittatore delle elementari.
Salto giù dal letto,scivolo sul tappetino e sbatto la testa sulla
scarpiera cascando sulla sveglia ,
che finalmente si spegne. Chi cavolo ha arredato la mia stanza? Io odio gli
scendiletto! Rischio la morte tutte le mattine.
Ascolto nel silenzio il respiro
di mio fratello. Dorme ancora. Per miracolo. Mi alzo lasciando la mia sveglia riversa
al suolo come un uccello ferito(frase poetica tratta dai
“Malavoglia”). Mi chiudo la porta alle spalle il più
silenziosamente possibile, e apro quella di mio fratello, dove adesso dorme il
Greco.
Maledetto imbucato, per colpa sua
io e Ricky dobbiamo dormire
in due in un letto singolo, che non e’ proprio comodo subito.
Apro la finestra, gli tolgo la
coperta e lo scaravento giù dal letto, il più sgarbatamente
possibile.
Lui mugugna, io sbraito
“Greco ! sono le otto!Mi devi portare da Lella!”, mugugna ancora , in mutande e rannicchiato in posizione fetale sullo scendiletto. Se sta cercando di farmi pena non ha capito nulla.
“Perché
proprio io?”piagnucola.
“Sei un
imbucato ossigenato, almeno renditi utile!”. Lui mugugna di nuovo
alzandosi a sedere mentre io gli lancio una maglietta
spiegazzata in testa.
“Preparati” faccio
uscendo ,diretta in cucina, dove sono i cracker?
Quando serve qualcosa in dispensa non trovi mai niente!
Apro il
barattolo dell’orzo, escono due falene. Alzo un sopracciglio. Ma da quanto non viene aperto quel barattolo?
Lo rimetto furtivamente sopra lo
scaffale.
Entra il Greco e accenna ad
afferrare i cereali e il latte. Gli do un calcio in uno stinco.
“Greco! Non ci pensare!
Oggi colazione in piedi!”, il Greco mi guarda storto
mentre gli passo una merendina confezionata.
Mi infilo le infradito con i
fiorellini rossi mentre prendo con l’altra mano il sacco a pelo.
“Greco! Prendi il tavolino
pieghevole e le sedie!”
“ehi!” fa lui
contrariato. “Hai idea di cosa voglia dire
scendere due rampe di scale con un tavolino e quattro sedie di legno in
braccio? Ci vorrebbero una dozzina di facchini!”
Ma tu guarda che sfaticato! Se le inventa tutte per non aiutare! Ma
guarda un po’! io lo accolgo a casa mia e lui
nemmeno aiuta!
Sta di fatto che alla fine io
imbraccio lo zaino e il sacco a pelo e lui tutta la mobilia.
Arriviamo davanti
all’utilitaria scassata del Greco, io col fiatone, lui che cerca le
chiavi nelle tasche dei pantaloni, ma non le trova.
“Non le hai prese?”
faccio io con rimprovero. Lui neanche mi risponde, neanche mi guarda in faccia,
smolla baracca e burattini e risale in casa a prenderle, peccato che nella foga
il tavolino mi finisca su un piede.
Come se non avessi già
abbastanza lividi per la miseria! Ho le ginocchia e un anca blu, ci manca solo in
piede nero! Maledetto Greco!
Comunque il Greco recupera le chiavi io
bestemmio un po’ per il dolore mentre lui carica tutto nel bagagliaio.
Mette in moto con un sospiro. Non
sono mai sicura di voler salire su un’automobile quando
guida il Greco, sei sicuro di salire con le tue gambe, ma non sei certo che
scenderai allo stesso modo.
Mi accascio contro il finestrino,
mentre l’utilitaria fa un pelo a una vecchietta
che bestemmia incattivita.
“Stai attento” dico
stancamente. “Ma oggi sto guidando benissimo!
Non ho ancora seccato un rosso!” ribatte il Greco offeso
mentre secca un rosso. Io lo guardo con aria compassionevole
mentre lui mi sorride un po’ rosso. Ma come siamo messi!!!
Un gatto nero ci attraversa la
strada, “Fermo!” strillo prima che il Greco lo metta sotto, lui
inchioda rischiando di essere tamponato da una fila di dodici macchine dietro
di noi. Il gatto è vivo e corre sull’altro marciapiede miagolando.
Il Greco sta per ripartire quando faccio “Non andiamo per di qua! Un
gatto nero ci ha attraversato la strada…”
Lui mi guarda torvo rimettendo in
moto “E da quando sei superstiziosa Dafne?” fa con aria di
superiorità , infischiandosene di quello che
gli ho detto e passando per dove il gatto ci aveva tagliato la strada.
“Non sono superstiziosa Alexis” momento importante,ho
chiamato il Greco per nome, infatti lo vedo che increspa le sopracciglia
stupito. “ E’ solo che data la tua guida e la mia nuvoletta nera
sopra la testa pensavo che un po’ di fortuna non
guasterebbe!”.
Il Greco non sembra contento
delle insinuazioni sulla sua guida , ma non dice
niente e procede dritto verso il vialetto di accesso alla casa di Lella.
La stradina che porta a casa di
Lella e’ il vicolo più minuscolo che
abbia mai visto, infatti il Greco fa la fiancata a quattro o cinque automobili
parcheggiate (con assoluta nonchalance tra
l’altro).
“Sai Dafne”esordisce mentre parcheggia la macchina(sbattendo contro un
fuori strada e la campana del vetro) “ io e Santa pensavamo di venire in
campeggio… e’ un posto rilassante…e..”.
Credo che potrei mangiarlo dopo questa affermazione,e infatti più o meno lo mangio.
“Che
cosa?” strillo, lui si rende conto solo in quel momento di ciò che
ha detto. “TU! Sei imbucato a casa mia da una settimana perché i
tuoi andavano in Grecia e tu non ci potevi andare perché avevi
l’esame di maturità , e ora tu hai intenzione di marinarlo per
andare in campeggio?”
Sento che mi sta venendo un
attacco di cuore. Lui deglutisce a disagio “Allora Dafne non e’ andata proprio così…io ero rimasto a
casa sì e’ vero per l’esame, ma ero rimasto a casa
mia… poi sono venuto a casa vostra perché mi sono chiuso fuori per
sbaglio…”
Lo guardo nel modo più
cattivo che riesco, poi scendo sbattendo la portiera contro il muretto(ops…vabbe’ tanto ammaccatura più ammaccatura meno).
A passo di marcia vado verso
Lella in piedi accanto a un’automobile grigio
metallizzato.
E’ alta e piuttosto magra,senza molto seno, degli occhiali dalla montatura leggera,
dei capelli castano chiaro sottili e mossi che le incorniciano il viso. Ha una
vaschetta in mano da dove mangia una variegata insalata mista. Di fronte a lei Claudia ha un’aria
scura, e mi saluta. Lo stesso fa Lella cercando di non sbrodolarsi con
l’olio dell’insalata.
“Greta!” strilla il
padre di Lella al suo indirizzo prima di mettersi a
parlare fitto in tedesco.
Se vi state chiedendo che nesso
ci sia tra “Greta” e “Lella” vi posso dire che non c’e’, o almeno io in dodici anni
che la conosco(eravamo in classe insieme alle elementari) non l’ho mai trovato.
Io, Lella,Claudia
e il Greco guardiamo l’automobile grigio metallizzato accanto a Lella. Mi
salta all’occhio un particolare che
all’arrivo non avevo notato. Non ha nessuna delle quattro gomme.
La madre di Lella (la parte
italiana della famiglia) bestemmia dalla finestra.
“Ma
insomma! Bisognerebbe fare qualcosa con questi vandali! E’
la terza volta questo mese! Apke! Dovrai
andare a chiamare il meccanico! Non se ne può più!”
“Ma
tesoro come facciamo? Greta deve andare al mare con i suoi amici!” fa di
rimando l’uomo con un forte accento tedesco.
“Ci andranno in
treno!” sbuffa la madre di Lella rientrando in casa.
“Hai visto che avevo
ragione?Dovevamo cambiare strada dopo che il gatto nero ci era
passato davanti!” dico tra i denti rivolta a il Greco. Che
guarda il cielo fingendo indifferenza. “Al massimo lo investivo”
Così finiamo tutte e tre
sulla macchina del Greco,che perdendo un cerchione a
una rotonda ci porta alla stazione.
“Allora mi volete dire che dovremo caricarci in spalla tutta la
mobilia?” esclamo io scocciata mentre mi allaccio la cintura.
“Che
sarà mai! Io mi sono fatto due rampe di scale con tutta quella roba in
braccio e sono ancora qua vivo e vegeto!” ribatte il Greco sprezzante.
“Ma
tu sei un maschio!”
“Un maschio
rachitico…” commenta qualcuno da dietro, non saprei dire se Lella o
Claudia, il Greco probabilmente si offende perché sta zitto per tutto il
tragitto .
Arrivati in stazione centrale
scopriamo con orrore che il prossimo treno diretto in riviera parte tra tre ore, il
Greco nasconde malamente un ghigno prima di risalire in macchina e tornare a
casa a dormire. Sì, credo che si sia proprio offeso per l’epiteto “rachitico”.
Sta di fatto che dopo aver
comprato tre biglietti ci sistemiamo nel bel mezzo della piazzola centrale con
il nostro tavolino pieghevole e le sedie, i barboni della stazione di guardano stupiti, le vecchiette che vanno alle terme ci
additano, e per rendere il tutto ancora più pessimo Lella tira fuori
dallo zaino da scout una scatoletta ermetica e si mette a mangiare la sua
solita insalata mista con le mani.
Le vecchiette non hanno tutti i
torti ad additarci.
Dopo due ore Lella aveva distribuito viveri a tutti i mendicanti della
stazione, una decina di persone aveva cercato di farci l’elemosina, io
avevo controllato quindici volte il binario, il numero del treno , e Claudia
aveva fermato quattro controllori per chiedere informazioni, l’ultimo dei
quali si era concesso una briscola in nostra compagnia.
Dopo aver perso tutte le mani
contro il controllore ,a briscola, finalmente
riusciamo a salire sul treno regionale.
Sembra un po’ vecchio e c’e’
puzza di chiuso, ma nonostante la prima impressione ci fondiamo ad accaparrarci
tre posti a sedere vicini. È stato complicato, ma ci siamo riuscite,
anche perché io procedevo verso la meta a suon di tavolate e sediate negli stinchi a tutti gli altri passeggeri.
Lella si raggomitola ben presto
sul suo sedile con in grembo una copia della biografia
del Caravaggio. Lella ama le letture impegnate, io
nel frattempo annuncio che devo andare in bagno, e mi avvio per il treno alla
ricerca del gabinetto. L’ho già detto che sono mezza incontinente?
Ecco giro raminga per il treno alla ricerca del w.c. che ovviamente e’ sempre (e dico sempre) dall’altra parte del
treno rispetto a dove mi sono seduta.
Finalmente lo trovo. È
occupato, ovviamente. Aspetto a gambe e braccia incrociate, me la sto facendo
addosso.
La porta si apre finalmente ma arriva una vecchietta che con la scusa
che e’ anziana mi passa
davanti, mentre io comincio ad avvertire dolori lancinanti alla pancia. Cerco
di prestare attenzione a tutti i passeggeri per distogliere l’attenzione
dalla pipì, con scarso successo.
La vecchietta esce(sia lodato il
cielo), e io mi catapulto in bagno, che e’ una
latrina, e mi bagno tutti i piedi. ****(spazio bestemmia)
Non importa, do
un’occhiata alla chiusura, non c’e’ la chiave,
accidenti. Niente per appoggiare la borsa,perché
mi sono portata la borsa poi? Non potevo lasciarla alle mie amiche?
Me la devo appendere addosso. E
non e’ comodo.
Allora mi inchino
un poco senza toccare il water(dalle condizioni in cui e’ questo posto
non mi sorprenderei di prendermi il tetano solo a sedermi sul gabinetto) , e
una mano appoggiata alla maniglia rotta perché non si apra.
In posa da calvario riesco a fare
la pipì senza schizzarmi i pantaloncini. Cerco a questo punto un
fazzoletto, perché ovviamene la cara carta igienica e’
finita e all’ultimo ,complice la borsa-macigno, non so come riesco a
scivolare in avanti nell’acqua e casco addosso alla porta per poi
precipitare al suolo tra tutta quella sporcizia. I miei pantaloni che non si
erano schizzai,ora sono fradici. Mi rialzo imprecando.
Cavolo! Maledetto gatto nero! Sono convinta che sia colpa sua!
Sospiro rivestendomi con i miei indurmenti più che fradici. Allungo una mano per
aprire la porta, ma…e’ incastrata! Si e’ incastrata quando ci sono cascata addosso!
Adesso mi viene da piangere!
Forzo ancora un po’ la maniglia, ma
non c’e’ niente da fare…che fare adesso?
Guardo il misero
spazio in cui sono rimasta chiusa. Ringrazio di non essere claustrofobia, mi
rassegno a chiudere il coperchio del water, e a sedermici
sopra, dovrei avere un giornale di enigmistica e una
penna in borsa.
Da fuori qualcuno si lamenta malamente.
“ci hai fatto le radici in
quel bagno?”
“No, sono chiusa
dentro” faccio annoiata mordicchiando il tappo della mia biro.
“Sì la solita
scusa!”
“Guarda che e’ vero! Faccio l’enigmistica per ammazzare il
tempo”
rispondo pacata mentre il mio interlocutore si altera.
“Prendi anche in
giro?” fa lui sempre più alterato.
“No
dico davvero… 4 verticale… il fiume che passa per
Roma…Tevere!”
Dopo un paio d’ore , grazie al cielo , qualcuno capisce che non sto
scherzando. E da fuori sento le voci di Lella e
Claudia che si sono insospettite per la mia sparizione.
“Il ferroviere vuole
smontare la porta, tranquilla Dafne tra poco sarai
fuori, non ti muovere..” fa la voce di Claudia
con fare organizzato.
“E
dove vuoi che vada?” chissà perché mi viene da fare della
facile ironia nei momenti meno opportuni.
Quando la porta viene tolta dai cardini vedo Claudia che mi sorride amabile
carica di tavolini e zaini vari, un ferroviere con attrezzature da scasso e
dietro di loro Lella che spiega a un controllore come l’acqua di cottura
delle cipolle attenui i gonfiori di stomaco. L’uomo ascolta rapito.
“Brutte notizie
Dafne”esordisce. Perfetto, sentiamo. “Ci hanno fatto la multa
perché siamo finite a Riccione, e il nostro biglietto non vale fin
qui”
“E
ci avete messo quattro fermate per aprire una porta?”
“No per trovare il
ferroviere” .
Sentiamo, di chi e’
stata l’idea della vacanza? Del Greco? Bene, il Greco la pagherà.
Sta di fatto che per le quattro del pomeriggio abbiamo
pagato le multe e siamo miracolosamente riuscite a trovare una fermata
dell’autobus che ci porti al nostro campeggio(dato che siamo scese
quattro fermate dopo il dovuto).
Alla fermata un gruppo di lupetti
ci fa le linguacce,
Lella si toglie gli occhiali e fa il suo sguardo da tigre del bengala rabbiosa
, i lupetti intimoriti si rifugiano dietro il capo scout.
Il viaggio in bus fino al camping
e’ la mazzata finale, niente aria condizionata,
con un tizio che cerca di fumare traverso un minuscolo spiraglio del
finestrino, e un intero coro gospel in ultima fila
che fa le prove per la messa.
Per poco quando scendiamo non
bacio terra,Lella e Claudia sembrano nelle medesime
condizioni.
“siamo arrivate” fa
notare Claudia smollando il suo zaino sul selciato polveroso.
Alzo lo sguardo e vedo un enorme
insegna dove troneggia la scritta “Striped Lobster”. Arriccio il naso. “Striped Lobster? Aragosta rigata? Ma che razza di nome e’ per un campeggio?”
Sono tornata con un
nuovo capitolo, volevo aggiornare in fretta
perché il capitolo scorso proprio non mi piaceva. Spero che questo sia
abbastanza carino,o almeno più movimentato di
quello vecchio.
Grazie a tutti quelli
che hanno letto fin qui e in particolare a Urdi che ha commentato! ( se
disegnassi Dea mi farebbe piacerissimo, però
vorrei assolutamente vederla!!!!^____^)
Baci ♥Al prossimo
capitolo
Aki_Penn