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Autore: aki_penn    16/06/2008    1 recensioni
“Striped Lobster?Aragosta rigata? Ma che razza di nome e’ per un campeggio?” *** La scuola è finalmente finita, e cosa c'è di meglio di una vacanza per rilassarsi? E perchè no un campeggio? Sforunata vita da camping tra dee in pigiama e paillettes, cugini greci ossigenati(ma anche mori, verdi blu rossi,dipende dai giorni),motorini truccati,bagnini truccati, cani,cagnolini,cavalli e cavalieri, canadesi(in tutti i sensi),amori vecchi e nuovi,sempre e comunque non corrisposti,zanzare e zampironi,ninfomani onnipresenti, monsoni tropicali un po’ fuori rotta,scarpe rosse ,sfighe nere,deejay cinquantenni che credono di avere ancora diciotto anni,infusi di sedano a go go e una tenda a pois sovrappopolata. Sono il palcoscenico di un’ultima vera estate da minorenne, anche se poi non si cresce mai del tutto... *** “Sarà...ma a me questo posto non convince del tutto...e poi perché abbiamo una tenda a pois? Con le righe dell’aragosta ci fa a pugni...”
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Volevo aspettare ancora un po’ prima di postare un nuovo capitolo…ma alla fine ho ceduto ed ecco a voi il terzo chappy! Ragazzi vi tocca!!!

 

 

Capitolo terzo: Tutto per colpa di un gatto

 

Mi sembra di essermi addormentata da qualche minuto,che la sveglia suona.

Troppo presto , do un cuccio alla sveglia che vola per terra,continuando a suonare. Se per colpa mia mio fratello si sveglia, pianta un casino. Piccolo dittatore delle elementari.

Salto giù dal letto,scivolo sul tappetino e sbatto la testa sulla scarpiera  cascando sulla sveglia , che finalmente si spegne. Chi cavolo ha arredato la mia stanza? Io odio gli scendiletto! Rischio la morte tutte le mattine.

Ascolto nel silenzio il respiro di mio fratello. Dorme ancora. Per miracolo. Mi alzo lasciando la mia sveglia riversa al suolo come un uccello ferito(frase poetica tratta dai “Malavoglia”). Mi chiudo la porta alle spalle il più silenziosamente possibile, e apro quella di mio fratello, dove adesso dorme il Greco.

Maledetto imbucato, per colpa sua io e Ricky dobbiamo dormire in due in un letto singolo, che non e’ proprio comodo subito.

Apro la finestra, gli tolgo la coperta e lo scaravento giù dal letto, il più sgarbatamente possibile.

Lui mugugna, io sbraito “Greco ! sono le otto!Mi devi portare da Lella!”, mugugna ancora , in mutande e rannicchiato in posizione fetale sullo  scendiletto. Se sta cercando di farmi pena non ha capito nulla.

Perché proprio io?”piagnucola.

Sei un imbucato ossigenato, almeno renditi utile!”. Lui mugugna di nuovo alzandosi a sedere mentre io gli lancio una maglietta spiegazzata in testa.

“Preparati” faccio uscendo ,diretta in cucina, dove sono i cracker? Quando serve qualcosa in dispensa non trovi mai niente!

Apro il barattolo dell’orzo, escono due falene. Alzo un sopracciglio. Ma da quanto non viene aperto quel barattolo?

Lo rimetto furtivamente sopra lo scaffale.

Entra il Greco e accenna ad afferrare i cereali e il latte. Gli do un calcio in uno stinco.

“Greco! Non ci pensare! Oggi colazione in piedi!”, il Greco mi guarda storto mentre gli passo una merendina confezionata.

Mi infilo le infradito con i fiorellini rossi mentre prendo con l’altra mano il sacco a pelo.

“Greco! Prendi il tavolino pieghevole e le sedie!”

“ehi!” fa lui contrariato. “Hai idea di cosa voglia dire scendere due rampe di scale con un tavolino e quattro sedie di legno in braccio? Ci vorrebbero una dozzina di facchini!”

Ma tu guarda che sfaticato! Se le inventa tutte per non aiutare! Ma guarda un po’! io lo accolgo a casa mia e lui nemmeno aiuta!

Sta di fatto che alla fine io imbraccio lo zaino e il sacco a pelo e lui tutta la mobilia.

Arriviamo davanti all’utilitaria scassata del Greco, io col fiatone, lui che cerca le chiavi nelle tasche dei pantaloni, ma non le trova.

“Non le hai prese?” faccio io con rimprovero. Lui neanche mi risponde, neanche mi guarda in faccia, smolla baracca e burattini e risale in casa a prenderle, peccato che nella foga il tavolino mi finisca su un piede.

Come se non avessi già abbastanza lividi per la miseria! Ho le ginocchia e  un anca blu, ci manca solo in piede nero! Maledetto Greco!

Comunque il Greco recupera le chiavi io bestemmio un po’ per il dolore mentre lui carica tutto nel bagagliaio.

Mette in moto con un sospiro. Non sono mai sicura di voler salire su un’automobile quando guida il Greco, sei sicuro di salire con le tue gambe, ma non sei certo che scenderai allo stesso modo.

Mi accascio contro il finestrino, mentre l’utilitaria fa un pelo a una vecchietta che bestemmia incattivita.

“Stai attento” dico stancamente. “Ma oggi sto guidando benissimo! Non ho ancora seccato un rosso!” ribatte il Greco offeso mentre secca un rosso. Io lo guardo con aria compassionevole mentre lui mi sorride un po’ rosso. Ma come siamo messi!!!

Un gatto nero ci attraversa la strada, “Fermo!” strillo prima che il Greco lo metta sotto, lui inchioda rischiando di essere tamponato da una fila di dodici macchine dietro di noi. Il gatto è vivo e corre sull’altro marciapiede miagolando.

Il Greco sta per ripartire quando faccio “Non andiamo per di qua! Un gatto nero ci ha attraversato la strada…”

Lui mi guarda torvo rimettendo in moto “E da quando sei superstiziosa Dafne?” fa con aria di superiorità , infischiandosene di quello che gli ho detto e passando per dove il gatto ci aveva tagliato la strada.

“Non sono superstiziosa Alexis” momento importante,ho chiamato il Greco per nome, infatti lo vedo che increspa le sopracciglia stupito. “ E’ solo che data la tua guida e la mia nuvoletta nera sopra la testa pensavo che un po’ di fortuna non guasterebbe!”.

Il Greco non sembra contento delle insinuazioni sulla sua guida , ma non dice niente e procede dritto verso il vialetto di accesso alla casa di Lella.

La stradina che porta a casa di Lella e’ il vicolo più minuscolo che abbia mai visto, infatti il Greco fa la fiancata a quattro o cinque automobili parcheggiate (con assoluta nonchalance tra l’altro).

“Sai Dafne”esordisce mentre parcheggia la macchina(sbattendo contro un fuori strada e la campana del vetro) “ io e Santa pensavamo di venire in campeggio… e’ un posto rilassante…e..”.

Credo che potrei mangiarlo dopo questa affermazione,e infatti più o meno lo mangio.

Che cosa?” strillo, lui si rende conto solo in quel momento di ciò che ha detto. “TU! Sei imbucato a casa mia da una settimana perché i tuoi andavano in Grecia e tu non ci potevi andare perché   avevi l’esame di maturità , e ora tu hai intenzione di marinarlo per andare in campeggio?”

Sento che mi sta venendo un attacco di cuore. Lui deglutisce a disagio “Allora Dafne non e’ andata proprio così…io ero rimasto a casa sì e’ vero per l’esame, ma ero rimasto a casa mia… poi sono venuto a casa vostra perché mi sono chiuso fuori per sbaglio…”

Lo guardo nel modo più cattivo che riesco, poi scendo sbattendo la portiera contro il muretto(opsvabbe’ tanto ammaccatura più ammaccatura meno).

A passo di marcia vado verso Lella in piedi accanto a un’automobile grigio metallizzato.

E’ alta e piuttosto magra,senza molto seno, degli occhiali dalla montatura leggera, dei capelli castano chiaro sottili e mossi che le incorniciano il viso. Ha una vaschetta in mano da dove mangia una variegata insalata mista.  Di fronte a lei Claudia ha un’aria scura, e mi saluta. Lo stesso fa Lella cercando di non sbrodolarsi con l’olio dell’insalata.

“Greta!” strilla il padre di Lella al suo indirizzo prima di mettersi a parlare fitto in tedesco.

Se vi state chiedendo che nesso ci sia tra “Greta” e “Lella” vi posso dire che non c’e’, o almeno io in dodici anni che la conosco(eravamo in classe insieme alle elementari) non l’ho mai trovato.

Io, Lella,Claudia e il Greco guardiamo l’automobile grigio metallizzato accanto a Lella. Mi salta all’occhio un particolare che all’arrivo non avevo notato. Non ha nessuna delle quattro gomme.

La madre di Lella (la parte italiana della famiglia) bestemmia dalla finestra.

 Ma insomma! Bisognerebbe fare qualcosa con questi vandali! E’ la terza volta questo mese! Apke! Dovrai andare a chiamare il meccanico! Non se ne può più!”

Ma tesoro come facciamo? Greta deve andare al mare con i suoi amici!” fa di rimando l’uomo con un forte accento tedesco.

“Ci andranno in treno!” sbuffa la madre di Lella rientrando in casa.

“Hai visto che avevo ragione?Dovevamo cambiare strada dopo che il gatto nero ci era passato davanti!” dico tra i denti rivolta a il Greco. Che guarda il cielo fingendo indifferenza.  “Al massimo lo investivo”

Così finiamo tutte e tre sulla macchina del Greco,che perdendo un cerchione a una rotonda ci porta alla stazione.

“Allora mi volete dire che dovremo caricarci in spalla tutta la mobilia?” esclamo io scocciata mentre mi allaccio la cintura.

Che sarà mai! Io mi sono fatto due rampe di scale con tutta quella roba in braccio e sono ancora qua vivo e vegeto!” ribatte il Greco sprezzante.

Ma tu sei un maschio!”

“Un maschio rachitico…” commenta qualcuno da dietro, non saprei dire se Lella o Claudia, il Greco probabilmente si offende perché sta zitto per tutto il tragitto .

Arrivati in stazione centrale scopriamo con orrore che il prossimo treno diretto  in riviera parte tra tre ore, il Greco nasconde malamente un ghigno prima di risalire in macchina e tornare a casa a dormire. Sì, credo che si sia proprio offeso per l’epiteto  rachitico”.

Sta di fatto che dopo aver comprato tre biglietti ci sistemiamo nel bel mezzo della piazzola centrale con il nostro tavolino pieghevole e le sedie, i barboni della stazione di guardano stupiti, le vecchiette che vanno alle terme ci additano, e per rendere il tutto ancora più pessimo Lella tira fuori dallo zaino da scout una scatoletta ermetica e si mette a mangiare la sua solita insalata mista con le mani.

Le vecchiette non hanno tutti i torti ad additarci.

Dopo due ore Lella aveva distribuito viveri a tutti i mendicanti della stazione, una decina di persone aveva cercato di farci l’elemosina, io avevo controllato quindici volte il binario, il numero del treno , e Claudia aveva fermato quattro controllori per chiedere informazioni, l’ultimo dei quali si era concesso una briscola in nostra compagnia.

Dopo aver perso tutte le mani contro il controllore ,a briscola, finalmente riusciamo a salire sul treno regionale.

Sembra un  po’ vecchio e c’e’ puzza di chiuso, ma nonostante la prima impressione ci fondiamo ad accaparrarci tre posti a sedere vicini. È stato complicato, ma ci siamo riuscite, anche perché io procedevo verso la meta a suon di tavolate e sediate negli stinchi a tutti gli altri passeggeri.

Lella si raggomitola ben presto sul suo sedile con in grembo una copia della biografia del Caravaggio. Lella ama le letture impegnate, io nel frattempo annuncio che devo andare in bagno, e mi avvio per il treno alla ricerca del gabinetto. L’ho già   detto che sono mezza incontinente? Ecco giro raminga per il treno alla ricerca del w.c. che ovviamente e’ sempre (e dico sempre) dall’altra parte del treno rispetto a dove mi sono seduta.

Finalmente lo trovo. È occupato, ovviamente. Aspetto a gambe e braccia incrociate, me la sto facendo addosso.

La porta si apre finalmente ma arriva una vecchietta che con la scusa che  e’ anziana mi passa davanti, mentre io comincio ad avvertire dolori lancinanti alla pancia. Cerco di prestare attenzione a tutti i passeggeri per distogliere l’attenzione dalla pipì, con scarso successo.

La vecchietta esce(sia lodato il cielo), e io mi catapulto in bagno, che e’ una latrina, e mi bagno tutti i piedi. ****(spazio bestemmia)

Non importa, do un’occhiata alla chiusura, non c’e’ la chiave, accidenti. Niente per appoggiare la borsa,perché mi sono portata la borsa poi? Non potevo lasciarla alle mie amiche?

Me la devo appendere addosso. E non e’ comodo.

Allora mi inchino un poco senza toccare il water(dalle condizioni in cui e’ questo posto non mi sorprenderei di prendermi il tetano solo a sedermi sul gabinetto) , e una mano appoggiata alla maniglia rotta perché non si apra.

In posa da calvario riesco a fare la pipì senza schizzarmi i pantaloncini. Cerco a questo punto un fazzoletto, perché ovviamene la cara carta igienica e’ finita e all’ultimo ,complice la borsa-macigno, non so come riesco a scivolare in avanti nell’acqua e casco addosso alla porta per poi precipitare al suolo tra tutta quella sporcizia. I miei pantaloni che non si erano schizzai,ora sono fradici. Mi rialzo imprecando. Cavolo! Maledetto gatto nero! Sono convinta che sia colpa sua!

Sospiro rivestendomi con i miei indurmenti più che fradici. Allungo una mano per aprire la porta, ma…e’ incastrata! Si e’ incastrata quando ci sono cascata addosso!

Adesso mi viene da piangere!

Forzo ancora un po’  la maniglia, ma non c’e’ niente da fare…che fare adesso?

Guardo il misero spazio in cui sono rimasta chiusa. Ringrazio di non essere claustrofobia, mi rassegno a chiudere il coperchio del water, e a sedermici sopra, dovrei avere un giornale di enigmistica e una penna in borsa.

Da fuori qualcuno si lamenta malamente.

“ci hai fatto le radici in quel bagno?”

“No, sono chiusa dentro” faccio annoiata mordicchiando il tappo della mia biro.

“Sì la solita scusa!”

“Guarda che e’ vero! Faccio l’enigmistica per ammazzare il tempo”   rispondo pacata mentre il mio interlocutore si altera.

“Prendi anche in giro?” fa lui sempre più alterato.

No dico davvero… 4 verticale… il fiume che passa per Roma…Tevere!”

Dopo un paio d’ore , grazie al cielo , qualcuno capisce che non sto scherzando. E da fuori sento le voci di Lella e Claudia che si sono insospettite per la mia sparizione.

“Il ferroviere vuole smontare la porta, tranquilla Dafne tra poco sarai fuori, non ti muovere..” fa la voce di Claudia con fare organizzato.

E dove vuoi che vada?” chissà perché mi viene da fare della facile ironia nei momenti meno opportuni.

Quando la porta viene tolta dai cardini vedo Claudia che mi sorride amabile carica di tavolini e zaini vari, un ferroviere con attrezzature da scasso e dietro di loro Lella che spiega a un controllore come l’acqua di cottura delle cipolle attenui i gonfiori di stomaco. L’uomo ascolta rapito.

“Brutte notizie Dafne”esordisce. Perfetto, sentiamo. “Ci hanno fatto la multa perché siamo finite a Riccione, e il nostro biglietto non vale fin qui”

E ci avete messo quattro fermate per aprire una porta?”

“No per trovare il ferroviere” .

 Sentiamo, di chi e’ stata l’idea della vacanza? Del Greco? Bene, il Greco la pagherà.

 Sta di fatto che per le quattro del  pomeriggio abbiamo pagato le multe e siamo miracolosamente riuscite a trovare una fermata dell’autobus che ci porti al nostro campeggio(dato che siamo scese quattro fermate dopo il dovuto).

Alla fermata un gruppo di lupetti ci fa le  linguacce, Lella si toglie gli occhiali e fa il suo sguardo da tigre del bengala rabbiosa , i lupetti intimoriti si rifugiano dietro il capo scout.

Il viaggio in bus fino al camping e’ la mazzata finale, niente aria condizionata, con un tizio che cerca di fumare traverso un minuscolo spiraglio del finestrino, e un intero coro gospel in ultima fila che fa le prove per la messa.

Per poco quando scendiamo non bacio terra,Lella e Claudia sembrano nelle medesime condizioni.

“siamo arrivate” fa notare Claudia smollando il suo zaino sul selciato polveroso.

Alzo lo sguardo e vedo un enorme insegna dove troneggia la scritta “Striped Lobster”. Arriccio il naso.  Striped Lobster? Aragosta rigata? Ma che razza di nome e’ per un campeggio?”

 

Sono tornata con un nuovo capitolo, volevo aggiornare in fretta perché il capitolo scorso proprio non mi piaceva. Spero che questo sia abbastanza carino,o almeno più movimentato di quello vecchio.

Grazie a tutti quelli che hanno letto fin qui e in particolare a Urdi che ha commentato! ( se disegnassi Dea mi farebbe piacerissimo, però vorrei assolutamente vederla!!!!^____^)

Baci ♥Al prossimo capitolo

Aki_Penn

   
 
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