FREUNDSCHAFT
CAPITOLO
4
ADDIO…
O FORSE NO!
La squadra di terra esaminava attentamente ogni anfratto,
calandosi in tutti i crepacci con corde e picchetti,
imbragati.
Sopra di loro, l’elicottero esaminava i punti più impervi e
difficili.
All’improvviso, uno dei cani della squadra di terra cominciò ad
abbaiare forsennatamente e a correre verso
nord.
I soccorritori lo seguirono di corsa, inoltrandosi tra i pini e la
neve: “Karl, cosa c’è da questa parte?” chiese il capo squadra, rivolgendosi al
ragazzo biondo al suo fianco, “Da questa parte c’è solo un vecchio villaggio, ci
andavo da bambino.” spiegò lui, seguendo il cane attraverso la
boscaglia.
“Squadra di Terra a Black Hawk, abbiamo trovato una traccia.
Seguiteci!”.
L’elicottero invertì la marcia e seguì la squadra
dall’alto.
All’orizzonte, già si profilava il
villaggio.
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Intanto, Bill e Jay erano seduti nel salottino di Andrea, sporchi
di terra, ma con le facce, per la prima volta dopo tanti giorni, consapevoli di
quello che stava succedendo attorno a loro.
La donna poggiò sul basso tavolino la tazza di tè che stava
sorseggiando, e li guardò benevola: “Alla fine ce l’avete fatta a ritrovare la
vostra memoria. Ora cosa farete?” chiese, guardandoli alternativamente, prima
Jay poi Bill, “Dobbiamo tornare. Sicuramente ci staranno cercando, e sicuramente
i nostri amici saranno follemente preoccupati per noi. Ma soprattutto…” e qui il
viso di Jared si fece triste, guardando quello di Bill, a testa bassa, coperto
dalla frangetta, “I nostri fratelli… Sono almeno due settimane che siamo qui,
sicuramente ci staranno cercando…” completò il moro, sempre a capo chino,
giocando con le ciocche che gli ricadevano sul viso, “Bill ha ragione, Shan e
Tom saranno preoccupatissimi, dobbiamo tornare!” esclamò in risposta Jared,
ancora leggermente frastornato per gli ultimi
avvenimenti.
Andrea fece per dire qualcosa, ma improvvisamente, trafelato,
entrò Matt, uno dei suoi nipoti: “Zia! C’è una pattuglia del soccorso alpino,
con un elicottero. Sono appena arrivati in paese, e chiedono di te.” spiegò il
ragazzino, trafelato, “Penso che stiano cercando i nostri ospiti, adesso c’è
Marc con loro, ma chiedono di te.”.
Andrea s’alzò, e così Jay e Bill, che subito, per il dolore alla
caviglia, quasi si accasciò a terra, preso al volo da Jared: “Ti aiuto io… Non è
il caso di sforzarla.” gli disse, aiutandolo ad alzarsi, e dirigendosi verso la
porta, “Scusami, sono stato un cretino a cadere dalla scala…” affermò a capo
chino il più giovane.
Il gruppetto uscì fuori di casa, dirigendosi verso il centro del
paese, dove già si era radunata una nutrita folla, soprattutto bambini che
giocavano allegri attorno all’elicottero, arrampicandosi sulla coda, infilandosi
nell’abitacolo, sotto lo sguardo benevolo dei
soccorritori.
Il caposquadra si fece innanzi, teneva un foglio tra le mani,
mentre Andrea gli andava incontro: “Buongiorno, scusi il disturbo. Stiamo
cercando due ragazzi, sono spariti da due settimane, li ha per caso visti?” fece
lui molto educatamente, mostrandole alcune
foto.
Due ragazzi, mori, ammiccavano dalle
fotografie.
Non c’era alcun dubbio.
Andrea alzò il capo, e annuì: “Si, sono qui.” disse solo, facendo
cenno ai due cantanti di farsi innanzi, il più giovane sorretto dal più grande,
“Siete voi Bill Kaulitz e Jared Leto?” chiese ai due
ragazzi.
Jay guardò il compagno, poi entrambi
annuirono.
Il caposquadra sorrise.
“Finalmente vi abbiamo trovato. Venite con noi, sono due settimane
che vi stavamo cercando.” affermò lui, facendo cenno al resto della squadra di
raggiungerli e organizzare il rientro: “Possiamo salutare tutti?” chiese
timidamente il 18enne, sempre reggendosi all’amico, “Certo, ma sbrigatevi.
Dobbiamo rientrare prima che faccia buio, e la strada per il ritorno è lunga.”
rispose lui accondiscente, voltandosi verso i suoi sottoposti, “Comunicate la
nostra posizione al comando.” ordinò, prima di dirigersi verso il
velivolo.
Era finita.
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I due ragazzi girarono per alcuni minuti per il paese, salutando
con calore, e un po’ di tristezza le persone che per lunghi giorni li avevano
accuditi e gli avevano voluto bene.
Che li avevano accolti.
Tutti i bambini, tristi e malinconici, li attorniarono, facendo a
gara per abbracciarli e salutarli, le bambine donarono loro mazzolini di fiori,
i bambini si facevano promettere di ritornare presto, chi donava piccoli
pezzetti di legno intagliato, chi semplici fili d’erba, ci fu anche un bambino,
che aveva appena perso un dentino, che lo donò ai due ragazzi, che lo
accettarono commossi.
Era tristemente giunto il momento di lasciare il
paese.
Dopo un ultimo e straziante abbraccio ad Andrea, Bill e Jay, con
le lacrime agli occhi, si diressero verso
l’elicottero.
“Aspettate.”.
Improvvisamente, la voce di Andrea li fermò, e i due si
voltarono.
Anche la donna piangeva.
“Mi mancherete ragazzi, è stato bello questo tempo con voi… Mi
dispiace che ve ne dobbiate andare, ma sappiate che qui sarete sempre i
benvenuti. Grazie di tutto.” E la donna li abbracciò forte forte, stringendoli a
sé.
Per Jay fu come tornare bambino tra le braccia della madre, e così
per Bill.
Era davvero il momento dei
saluti.
Tra le lacrime, si salutarono definitivamente, e poco dopo
l’elicottero decollò.
L’ultima cosa che i due ragazzi videro fu il viso sorridente e
solcato di lacrime di Andrea.
“Black Hawk a base. Li abbiamo trovati. Stiamo
rientrando.”.
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“TOM!!!!!!! TOM!!!!! LI HANNO
TROVATI!!!”.
Shannon entrò a razzo nella stanza del 18enne, che trovò sdraiato
sul letto, raggomitolato come un gatto, “Tom, alzati!!! Li hanno trovati!!!!
Stanno bene!!! Stanno ritornando qui con l’elicottero del Soccorso Alpino!!!
Svegliati pigro di un tedesco!!!” rise, le lacrime che ancora
scorrevano.
Tom, a quelle parole, s’alzò di soprassalto, guardandosi attorno
con aria sperduta: “Cos’hai detto?” chiese, con voce roca, “Hanno ritrovato Bill
e Jay, stanno bene, stanno ritornando. Saranno qui tra poche ore!” esclamò
nuovamente, la gioia era innumerabile, le lacrime non accennavano a
smettere.
Ma poi…
Perché farle smettere?
Jared era vivo, e stava bene, e così
Bill.
Era più che giusto essere felici.
“Georg e Gustav.. Dove sono ..?” chiese a fatica, emozionato per
la notizia, le lacrime che a loro volta minacciavano di straripare copiose, “Di
sotto, con Tim e Tomo. Ci stanno aspettando!! Sbrigati, avanti!!” incalzò Shan,
lanciandogli una maglietta pulita.
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Intanto, sull’elicottero, una donna stava fasciando la caviglia a
Bill: “Ecco, ora non dovrebbe farti più male, è una brutta distorsione ma
dovresti guarire in poco tempo.” affermò lei, dopo aver chiuso la fasciatura ben
stretta, “Grazie, ghh…” mugolò lui, cercando di muoverla, “Non sforzarla troppo,
per ora non la ho steccata, ma se la si sforza, potresti anche doverla
steccare.” replicò lei, mettendo via la cassetta del prono soccorso,
“Riposatevi, tra un oretta, se tutto va bene, dovremmo essere a destinazione”
affermò lei, guardando fuori dal finestrino.
La notte stava calando rapidamente, il sole era già quasi del
tutto tramontato.
“D’accordo… Cosa è successo in queste settimane?” si decise
finalmente a chiedere Jay, rannicchiandosi sul sedile, scambiandosi un’occhiata
con l’amico a fianco; “Vi abbiamo cercato a lungo, c’era un gruppo di ragazzi
che erano molto preoccupati per voi, due in particolare” spiegò brevemente
lei.
A quelle parole, Bill si rannicchiò maggiormente sul sedile,
chiudendo lentamente gli occhi, mentre una lacrimuccia dispettosa scivolò via,
andando a morire tra le sue labbra serrate, “Tomi..” sussurrò, prima di cadere
tra le maglie del sonno.
Fu svegliato da una voce gentile che lo chiamava: “Bill, siamo
quasi arrivati, svegliati..”, era Jay.
Con uno sbadiglio, Bill aprì i profondi occhi nocciola, cercando
di alzarsi, ma un lancinante dolore al piede lo costrinse seduto, “Sta buono,
siamo ancora in volo, guarda fuori, dovresti vedere le luci del paese” rispose
tranquillo l’americano.
Effettivamente, in lontananza, tra l’oscurità calante, si vedevano
le luci.
Presto avrebbe potuto riabbracciare il
fratello.
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Un forte vento annunciò l’arrivo del
velivolo.
Tom, Shan e le rispettive band erano in attesa già da alcune ore
sulla neve, seduti sui muretti che delimitavano il campo scelto come pista
d’atterraggio, a pochi metri dall’albergo.
Finalmente, il velivolo cominciò ad atterrare, fino a fermarsi del
tutto.
S’aprì il portellone posteriore.
Ne scesero due guide alpine, con le divise catarifrangenti, una
lanterna ciascuno, e poi due figure
barcollanti.
Una più piccola, che camminava storto, a balzelloni, sorretta da
una più grande, che faticava non poco a
reggerla.
Le luci delle lanterne ne illuminarono le sagome, si distinsero
due chiome folte e scure come la notte.
Non c’erano dubbi.
Erano loro.
Camminando e barcollando, fecero pochi passi, prima che due voci
rompessero il silenzio placido della notte: “BILL!!!” “JAY!!”, e due figure
scattassero in avanti, separando i due ragazzi, e gettandoli nella neve, per poi
abbracciarli forte.
Non c’era bisogno di parole.
Shannon e Tom si erano riappropriati di ciò che era
loro.
E nessuno glielo avrebbe mai
tolto.
I gemelli erano quasi distesi nella neve, ancora stretti in un
abbraccio soffocante, ma voluto, desiderato per tanti giorni lunghi e tristi,
soprattutto per il più grande, che ora non voleva staccarsi dal
fratellino.
Piangeva perfino.
Quelle due lunghe settimane erano state tremende per
lui.
“Tomi, ma piangi?” sussurrò piano il più piccolo, accorgendosi con
sorpresa dei singhiozzi soffocati del gemello, “Non dire nulla, per favore… Non
dire nulla, non parlare, ok?” replicò singhiozzando il rasta, nascondendo il
viso tra la spalla e il collo del fratello, “ti prego, non dire nulla..”
sussurrò, stringendolo ancora di più, “Ok…” rispose Bill, abbracciandolo a sua
volta, “Ho avuto molta paura.. Eravate spariti, non vi si trovava… Ho temuto di
averti perso per sempre, fratellino… Come avrei fatto?” parlò dopo qualche
minuto Tom, ancora scosso dai singhiozzi, “Scusami… Mi dispiace di tutto…”
replicò Bill a testa bassa, “non importa, stupidotto… L’importante è che tu sia
vivo e che stia bene… Bentornato fratellino…” affermò l’altro, cercando di
sciogliere l’abbraccio, ma le sue braccia sembravano non volersi staccare da
quel corpo da cui erano state a lungo lontane, non lo voleva lasciare ancora
solo, quella storia lo aveva reso più fragile di quanto non fosse. Così, si
staccò leggermente, cercando di alzarsi: “Forza, andiamo, ci stanno
aspettando..” gli mormorò a un orecchio, cercando di tirarlo su, “Ok, ghh…”
mugolò il ragazzo, la gamba gli faceva molto male, “Ti aiuto io, passa il
braccio dietro il mio collo ti porto dentro.”.
Il cantante era commosso da come si comportava con lui il
fratello, doveva essersi spaventato parecchio per farlo comportare
così.
I due, seguirono Shan e Jay dentro, dove trovarono i loro
compagni, che li abbracciarono: Georg e Gustav saltellarono attorno a Bill
felici, mentre Tomo e Tim facevano lo stesso con Jared, facendoli sedere sulle
poltrone e coprendoli con le coperte.
Intanto, Shan e Tom parlavano con i
soccorritori.
Poi, i due gruppi si salutarono, dirigendosi alle rispettive
camere.
Una volta dentro, Georg e Gustav uscirono dopo pochi minuti,
alludendo a un fantomatico “appuntamento con Tomo e Tim per festeggiare” spiegò
frettolosamente Georg, tirandosi dietro il
compagno.
i due gemelli rimasero soli in
camera.
Dopo qualche minuto, Bill si sedette sul letto, e iniziò a
sbadigliare, stanco, sdraiandosi.
Crollò addormentato dopo pochi
minuti.
Quelle settimane erano state faticose anche per lui, e solo in
quel momento ne sentiva tutta la stanchezza
addosso.
Con un sorrisino, Tom lo prese in braccio e lo mise sotto le
coperte, coprendolo fino al mento.
Poi lo abbracciò ancora una volta e gli diede un leggero bacio
sulla guancia: “Grazie di essere tornato, fratellino, mi sei
mancato..”.
Poi s’alzò e uscì, chiudendosi delicatamente la porta alle
spalle.
Decisamente c’era qualcosa da
festeggiare.
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Quando il mattino dopo Bill si svegliò, si trovò davanti due facce
che lo fissavano sorridendo furbescamente.
“Tom!! Andreas!!! È questo il modo di svegliare una persona?”
esclamò, rizzandosi a sedere, “Buongiorno dormiglione!! È questa l’ora di
alzarsi??” affermò il nuovo arrivato, levandogli le coperte e facendolo
ruzzolare giù dal letto, “Ahia!! Non sei divertente!!” rise il più piccolo,
beccandosi un cuscino in piena faccia, lanciatogli dal fratello, “Grr!!! Tomi,
ora assaggerai la mia ira!!!” strillò Bill in pigiama, scagliandosi sul fratello
come una belva, e ruzzolando sul tappeto, rotolandosi giocosamente per
terra.
Dopo poco, anche il loro amico li raggiunse, ingaggiando una lotta
all’ultimo sangue coi cuscini, “Attenti, gemelli!! Sto arrivando!!!” esclamò,
tirando cuscinate a destra e a manca, “Ma quando sei arrivato??” chiese Bill,
tra un colpo e l’altro, “Stanotte, Tom mi ha chiamato e mi ha detto di
raggiungervi qui! Perché, non sei contento di vedermi?” chiese con aria
falsamente offesa, “Non fare quella faccia, non ci casco!! Certo che sono
contento di vederti!!!” esclamò in risposta.
UN ANNO DOPO
Quel Natale, casa Kaulitz risuonava di risate e grida
allegre.
Dall’America erano arrivati i fratelli Leto e le rispettive band
per festeggiare il Natale coi gemelli e i loro amici, tra cui l’onnipresente
Andreas.
L’intero gruppo, comandato dai gemelli, gironzolava per casa,
decorandola e portando ogni sorta di cibarie nella sala da pranzo, sfornate
dalla madre dei ragazzi, Simone.
Improvvisamente, suonò il
campanello.
I gemelli si fermarono.
“Chi mai può essere?” si chiesero, guardandosi in
viso.
Simone uscì dalla cucina, pulendosi le mani sul grembiule, “Ah, ho
dimenticato di dirvi che stasera c’è anche mia sorella, non la conoscete
ragazzi… Sono anni che non ci vediamo, e mi sembrava una buona idea.” affermò
tranquillamente la donna, aprendo la porta: “Ciao Andrea!! Che bello rivederti!”
esclamò lei, abbracciandola, “Ciao Simone, sorellina!! Da quanto tempo!” rispose
lei, entrando.
Tra lo stupore di Jay e Bill, dal cono d’ombra del pianerottolo
sbucò la figura della donna.
Sembravano passati anni.
Ma i ricordi erano indelebili.
Per un attimo, quando i loro sguardi s’incrociarono, ci fu
silenzio, un silenzio stupito, poi scoppiarono tutti e tre a ridere, sotto gli
occhi straniti dei presenti.
Ma non avevano nulla da spiegare.
Solo una salda e bella amicizia che era nata in una circostanza
non proprio felice, ma che era diventata un legame così forte da attraversare il
tempo.
Solo una grande e bella amicizia.
CI
SONO RIUSCITA!!!!
FINALMENTE,
ECCO A VOI L’EPILOGO DI “FREUNDSCHAFT”!
È
stata una storia particolare, la mia prima storia sui TH, e ne vado
fiera!
Per
questo, devo solo ringraziare la mitica KAULITZ92, con cui ho fatto amicizia, e
la grande ArY_EnGeL!
GRAZIE!
SPERO
DI POTERNE SCRIVERE UN'ALTRA!!
CIAO
CIAO
SHUN