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Autore: Gre_30    13/02/2014    1 recensioni
Questa storia parla di Zayn, un ragazzo che vive con le sue sorelle e sua madre, la quale entrata in una grave crisi economica. Così Zayn si trasferisce da suo nonno in una cittadina poco distante dalla sua casa, per dar tempo alla madre di trovare un nuovo lavoro e raccogliere un po' di soldi. Qui fa un incontro con Perrie, la dog-sitter del cane di suo nonno e ne scaturisce un rapporto molto particolare che entrambi non sanno se decifrare come amore o come amicizia. Dall'altra parte della storia però vive anche un altro rapporto nato tra due ragazzi molto diversi, ma...
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ZAYN
Era appena suonata la campanella. Un altro giorno frustante di scuola era finalmente terminato e avrei potuto dedicarel'intero pomeriggio di uno splendido sabato sera tutto per me. E per Perrie. Per un attimo, riflettei sul fatto che era ormai passata una settimana e lei non aveva mai accennato di voler passare del tempo con Liam.. La cosa mi incuriosiva molto, spesso gli chiedevo perchè passasse più tempo con me e con lui, ma rispondeva sempre in maniera evasiva, fin troppo, così io lasciavo perdere.
Forse avevano litigato. Forse, no. Tuttavia questo non mi doveva interessare più di tanto... in fondo, avevamo appena iniziato a conoscerci.
Invece, la cosa che mi aveva turbato più di tutte in quella settimana fu che Niall non mi aveva mai messaggiato. Di solito, mi scriveva sempre prima lui, perchè io ero troppo orgoglioso. Non avevo intenzione di scrivergli, ma mi mancava terribilmente. Per quanto mi sforzassi di capire il motivo della sua riluttanza nei miei confronti, non riuscivo mai a capirne il senso. Non avevamo litigato, non avevamo neanche parlato molto, a dire il vero...
Poi alla fine di ogni giornata trascorsa in balia di quel pensiero, mi convincevo che forse aveva altre coe a cui pensare, altri problemi. Ma il punto era che, proprio perchè aveva altri problemi doveva parlarne con me. Io sarei riuscito a farlo stare meglio, ne ero sicuro. Ci ero sempre riuscito e niente mi avrebbe fermato a farlo ancora, neanche quella fottutissima distanza che sembrava allontanarci un giorno sempre di più. Come se pian piano, le corde legati ai nostri piccoli e fragili cuore, si staccassero, si sfilacciassero. Ma non avrei mai permesso a niente e a nessuno di dividermi da Niall.
Niente, poteva dividerci, niente e nessuno.
Mi ripetevo sempre. Il solo pensiero di una vita senza Niall mi distruggieva. Come pensare alla luce senza l'oscurità. Che senso avrebbe la luce, se non ci fosse l'oscurità? che senso avrebbe l'oscurità, se non ci fosse la luce?
Ecco. Così. 
Eravamo uniti, più che mai. Perchè quando uno dei due riusciva a vedere solamente l'oscurità, l'altro gli faceva vedere la luce. 
Sospirai.
Avevo una voglia incredibile di sentire la voce di Niall. Adesso. Ne avevo un immenso bisogno.
Mi sedetti su una panchina al di fuori della scuola, mentre osservavo decine e decine di studenti che salivano sugli autobus, accendevano i motori delle loro moto, levavano i lucchetti alle loro bici. Per un attimo, paragonai tutti ad un grande e grosso ammasso di pecore. In fondo, lo erano un po'.
Visto che Ariana stava facendo un po' di ritardo, mi decisi.
Presi il cellulare, premetti con euforia il touch e schiacciai il tasto di chiamata.
Sullo schermo c'era scritto Nialler.
Per una frazione di secondo, il silenzio puro. Trattenni il respiro. Poi, il primo "tu" mi fece sobbalzare. Il cuore riprese a battere con una regolarità strana. 
ero agitato, teso, e non ne sapevo neanche il perchè. In fondo, risentire la voce di Niall mi avrebbe dovuto far stare meglio, no?
Poi, nonostante il sole che picchiava su di me, sentii un grande gelo incombere sul mio corpo.
"Zayn." Pronunciò il mio nome come nessun'altro sapeva fare, con quell'accento irlandese che tanto amavo.
"Niall." Risposi. "Credevo che non mi avresti risposto."
"Perchè pensavi questo?"
"Beh, è da un po' che non mi scrivi."
"Scusami.. Io.. Io ho avuto da fare Zaynie."
"Sei sicuro che non sia successo niente?"
"No.. no. Tranquillo. Non volevo che ti preouccpassi così tanto."
"Beh, che mi dici Nialler? Cose nuove?"
"Oh.. beh. é sempre la solita storia qua in Irlanda."
"Che vuoi dire?"
"Nulla... Te? Come stai?"
"Devo dire che sto molto meglio. Ma ne parleremo dopo, prima voglio sapere di te.  Si può sapere che cosa hai di meglio da fare a parte parlare con me?" Scherzai.
Rise. Rabbrvidii, come facevo sempre quando rideva. Anche se il suono della sua voce al telefono risultava più meccanico, riuscivo comunque sia a percepirlo come ad un passo da me. Quella sensazione mi fece sentire protetto e al sicuro.
"Zay, non sono un completo asociale."
"Quindi... con questo.. vuoi dire che stai iniziando ad essere un po'.. come gli altri?"
"Si, diciamo."
"Scommetto che hai trovato una ragazza... dai, so che è così."

NIALL.
Sospirai. Speravo da giorni in un messaggio, una chiamata da parte di Zayn, ma non arrivavano mai. Conoscevo fin troppo bene il suo lato orgoglioso e sinceramente era la parte di lui che odiavo più di tutte. Il fatto che però fosse riuscito da mettere da parte tutto solo per sentirmi parlare, me rilasciò una scarica energica. ero eccitato, emozionato. Ma sapevo che sentirlo allo stesso tempo mi faceva stare male. Era per quello che non gli avevo più scritto. In realtà, non stavo vivendo un periodo molto semplice, e soprattutto, non stavo diventando come tutti gli altri. Anzi, forse ero ancor più asociale di prima. Quello era di sicuro il termine che di più mi si addiceva. Si. Asociale.
Odiavo e amavo allo stesso tempo quella parola, quell'appellativo che ogni volte che veniva pronunciato da una bocca, persino anche da quella di uno sconosciuto, mi rievocava tutta la mia infanzia, tutta la mia infanzia senza Zayn. 
Lui non sapeva che ogni giorno mi rinchiudevo in camera a piangere, piangere e piangere per lui. Perchè quella fottuta distanza mi stava distruggendo.
Perchè lui non sapeva di quei brividi che mi assalivano quando solo mi scriveva un messaggio. Quando percepivo anche da una corneetta di un telefono che stava ridendo.
Eh no, lui non sapeva di quanto cazzo potessi stare male per il semplice motivo che non era  qui con me. Il suo alito caldo sul mio collo, le nostre braccia che si sfioravano quando camminavamo uno fianco all'altro. Del calore interno che provavo, quando nella mia mente iniziavano a riaffiorarsi i ricordi del suo sorriso, che avevo avuto modo di osservare e scrutare nei minimi dettagli un mese prima, quando era venuto in vacanza da noi. sapevo che non ci saremmo rivisti per molto altro tempo, perciò avevo cercato di memorizzarmelo il più possibile. Gli avevo scattato anche una foto, quando lui non se ne era accorto, e l'avevo messa come sfondo del cellulare.
Lui non sapeva che quando quel lontanissimo primo settembre di un anno prima, esattamente  alle ore 17:23 me ne ero accorto.
Lui aveva aperto una porta, la stessa che io stavo cercando di aprire. 
Un attimo prima di scontrarsi però, avevamo alzato il capo e ci eravamo uniti in un patetico, privo di sentimento, doloroso, bacio a stampo.
Mi ricordo ancora che tutti e due avevamo ritratto il capo schifati. 
Ma io stavo fingendo. Quello era stato l'quivoco più bello della mia vita. Le mie labbra fredde, premute, fin troppo, contro le sue calde. Mi aveva fatto un male cane, ma allo stesso tempo un formicolio incessante stava girovagando al mio interno. Avevo realmente le farfalle nello stomaco. Avrei voluto assaporare il dolce calore della sua lingua, avvolgerla con la mia, ma era stato così frenetico, così brusco e privo di sentimento. Privo di sentimento,  per lui.
Ci chiedemmo scusa e io andai subito a segnarmi la data e l'ora del bacio nel promemoria.
"Primo settembre, ore 17:23. Ho finalmente dato il mio primo bacio. Mi sono finalmente accorto di essere innamorato di Zayn Malik."
Era stato il mio primo bacio. Forse, non era da ritenersi tale, non era neanche con la lingua. Ma io lo consideravo comunque sia un vero bacio, perchè quando baci una persona e ti senti dentro quella sensazione... Capisci, che quello è un bacio.
Lui, questo, non lo sapeva. E forse, non lo avrebbe mai saputo.
Perchè sapevo che non avrebbe mai ricambiato. Quella certezza, mi stava uccidendo letteralmente. Ogni giorno, cercavo di convincermi che non lo amavo, ma ogni volta che accendevo il cellulare e vedevo sulla schermata quel sorriso così dannatamente perfetto, mi convincevo sempre di più, che lui era e sarebbe sempre stato l'unico per me. Anche se non ero e non sarei mai stato l'unico per lui. Avevo cercato di togliermelo dalla testa, avevo provato anche a levarlo come sfondo. Ma non riuscivo a staccarmi da lui neanche mentalmente. Era come un chiodo fisso per me, che mi martellava il cervello in continuazione. Cercavo di evitare ogni casa che mi riportasse a ricordarmelo, ma era più forte di me. Zayn Malik mi apparteneva, apparteneva al mio cuore. Io lo amavo. Nel profondo del mio cuore, forse, lo avevo sempre saputo.
"No Zayn. Quante volte te lo devo dire?! Non sto con nessuno!" Quasi mi vergognai di avergli risposto in maniera così tanto brusca. Quell'argomento però, mi dava sui nervi. Mi sentivo dannatamente diverso dalle altre persone.
Perchè non ero come un normale adolescente gay.
A me non erano mia piaciuti i ragazzi. A me era sempre piaciuto solo ed esclusivamente Zayn Malik. Era strano, ma ogni volta che vedevo un ragazzo che, anatomicamente era carino, non provavo come una strana eccitazione, come quando un ragazzo normale vede una bella ragazza ed improvviso prova un qualcosa dentro, come una calamita, che l'attrae. No. Io ero attratto solo da Zayn. L'idea di baciarlo, unire la mia saliva alla sua, unire le nostre bocche era già una fantasticheria stupenda, irrealizzabile, che senza volere mi sognavo ogni fottuissima notte. Poi, pensare a qualcosa di più, mi faceva elettrizzare. 
Perchè se, in un lontano futuro alquanto improbabile, fosse successo, non sarebbe stata una cosa sporca. No. Io ci avrei messo tutto l'amore che provavo nei suoi confronti, ogni singolo centimetro del mio cuore. 
Ricordarmi amaramente che niente di tutto ciò sarebbe mai accaduto, mi rattristava in una maniera fin troppo cupa. 
"Ok, ok Nialler..."
"Tu invece come stai?"
"Come ti ho già detto prima, sto alla grande."
"Come mai tutta questa felicità?"
"Perchè... Uh." Sbuffò. "é una storia un po' lunga. Comunque, ti avevo parlato di Perrie?"
"Mi sembra di si.."
"Ci siamo iniziati a conoscere meglio. Sai? é da una settimana che non mi taglio più. Tutto questo, grazie a lei."
Una fitta di gelosia mi trafisse il cuore come un coltello.
Dovevo essere io ad aiutarlo a non tagliarsi più.
Non Perrie. 
Il nome di quella ragazza risuonò nella mia mente con tono disprezzante, prima di accorgermi che Zayn continuava a parlare.
"Lei non deve aver avuto un... passato molto semplice. Comunque sia non vorrei divulgare quel poco che so di lei a te.. non perchè non mi fidi, ovvio che mi fido di te, ma perchè voglio conoscerla meglio prima di parlarti più a fondo di lei. Poi c'è Ariana."
Cazzo Malik, così mi spezzi quel poco che resta del mio cuore.
"Wow, quante ragazze." Commentai privo di entusiasmo.
"Già.. Ma ti assicuro che per Ariana non provo assolutamente niente, ne sono certo. é solo un'amica. Mi piace sfogarmi con lei, è davvero una tipa tosta. Ha un bel caratterino."
"Ma amici maschi?"
"Sai che essendo cresciuto in una famiglia di donne le so capire piuttosto bene... e spesso mi trovo meglio a parlare e a confidarmi con loro piuttosto che con i maschi. Poi qua mi sembrano tutti come a Bradfort. Drogati e malconci. Non tutti, ma per ora non ho voglia di mettere troppa carne al fuoco. No?"
"Fai bene. Ma questa... Perrie, dico bene? Ti piace?"
"Ehm.. cioè.. io... no. Non.. non credo."
"Non credi? Zaynie, ti stai prendendo una bella cottarella!" Pronunciavo quelle parole di scherno affettuoso con troppo poco entusiasmo per farmi sembrare realmente entusiasta. 
Ormai avevo finto fin troppo, non ci riuscivo più bene come un tempo.
"No.. Nialler! Per oggi ho detto anche abbastanza.. Ora devo andare, ci sentiamo. Promesso?"
"Certo." Ma dentro di me, non sapevo se quel "certo" fosse stata una vera promessa.
"Ti voglio bene Nialler."
Riattaccò.
"Ed io ti amo Zayn." Sussurrai così piano, che solo io mi potei sentire.
PERRIE.
Quella mattina era stata davvero faticosa. 
Avevo avuto un'interrogazione di matematica, a cui ero andata peggio del solito.
Il brutto voto mi aveva avuto abbattuto per un bel po', ma poi, quando io e Zayn ci incontrammo a mensa cambiò tutto. Mi tranquillizzò, al contrario di quello che faceva Liam.
Anzi, Liam non fa proprio niente per me.
Quel pensiero mi fece venire la nausea mischiata ad un inaspettato nervosismo.
Avevo paura.
Paura che Liam mi chiamasse, che mi chiedesse dov'ero stata l'altra mattina. Che scoprisse che ero stata con Zayn.
Che si infuriasse.
Che venissa a casa mia.
Paura, perchè per qualche giorno mi aveva dato una meritata tregua e questo significava che quando sarebbe tornato sarebbe tornato più frustrato di prima. Più incazzato. E se la sarebbe rifatta con me.
Paura, di un Liam che ancora non avevo avuto l'orrore di conoscere, per fortuna.
Guardai l'orologio. Segnava le cinque. Stavo studiando dalle due, dovevo decidermi a darmi una tregua. Avevo rifiutato l'invito di Zayn di andare a studiare a casa sua, perchè sapevo che tanto ci saremmo distratti a vicenda e poi volevo starmene un po' sola a pensare.  Ma adesso, mi sentivo troppo sola per pensare a qualcosa di sensato.
Il telefono trillò e io sobbalzai per lo spavento.
LIam. 1 messaggio.
"Fanculo." Sussurrai. 
Feci un bel respiro e lessi lentamente il messaggio.
Hey, è da un bel po' che io e te non ci si sente... Ti va se vieni a trovarmi?
Cazzo.
Ora ero costretta ad andare da lui. Il solo pensiero di avere i suoi occhi rossi, fulminanti, con quello sguardo completamente folle, mi fece rivoltare lo stomaco.
Il suo alito che sapeva di alcool, le sue mani possenti a bloccarmi al muro, aiutate dai muscoli che quando mi azzardavo solo a dargli un occhiata pulsavano.
Della vena di pazzia che si sporgeva sul lato destro della sua testa, che mi terrorizzava a morte. Il suo corpo, schiacciato contro il mio.
Mi odiai per essere così terribilmente debole, incapace di difendermi da sola. Incapace di saper badare a me stessa.
Sapevo che ciò che mi aspettava a casa di Liam sarebbe stato tutto tranne che divertente.
Ma ovviamente, risposi al messaggio come voleva sempre lui.
Certo amore, ti raggiungo subito.
Gli rispondevo sempre così, come lui esigeva che gli rispondessi.
Così, presi lentamente il cappotto, le chiavi della macchina e un ombrello e mi avviai lungo il vialetto.
Accesi il motore. Stavo per scoppiare in lacrime. Ma mi trattenni, infondo, sapevo che quel momento sarebbe ritornato. Ritornava ogni volta e sapevo che non se ne sarebbe mai andato del tutto.

Eccomi. Davanti a me si presentava la casa che negli ultimi anni avevo odiato più di tutte. La casa, che mi aveva rovinato l'adolescienza più di quanto la vita non ci avessegià pensato da sola.
Dovevo accettarlo, una volta per tutte. Non sarebbe mai cambiato assolutamente niente. Quindi, tanto valeva affrontare le cose così com'erano.
Suonai il campanello.
La porta si aprii subito e Liam, senza proferir parola, mi aveva già trascinato dentro con un'innata violenza.
"Amore.." Disse, quasi gridò, accompagnato da uno sguardo perverso, pazzo.
"Hei." Risposi con le lacrime agli occhi.
Mi sbattè al muro, riuscendo in meno di un secondo a bloccarmi del tutto.
Mentre lottavo con me stessa per reprimere la voglia nascente di gridare, implorare di lasciarmi andare e scappare via, lui mi baciò premendo le sue labbra che sapevano di alcool sulle mie, con una forza tale da farmi male.
Mugolai per il dolore.
Poi affondò la sua putrida lingua e io capii che aveva appena bevuto almeno tre litri di vodka.
Con le sue mani, prese le mie spalle e le spinse ancor di più spiaccicate al muro.
E poi, da lì, vidi solo le stelle fluttuare intorno a me. Mentre sentivo le sue unghie graffiarmi , dandomi pugni dappertutto: sui bracci, sulla faccia. La sua cinghia battere contro la mia schiena.
"Dimmi che mi ami. DIMMELO! GRIDALO!"
"Ti amo.." Sussurrai.
"NON HO SENTITO!"
"TI AMO!" Urlai più forte che potei, aspettando con ansia il momento in cui tutto ciò sarebbe finito. 
Il momento in cui avrei potuto curarmi il profondo taglio che mi aveva procurato sul labbro, che mi lasciava in bocca un ferroso gusto di sangue.

Passò un'ora. E finalmente smise.
Si accasciò esausto sul divano per poi "Oggi sei stata meglio del solito." grugnire con un ghigno soddisfatto sul volto.
"Grazie." Sputai con disprezzo.
Andai dritta in bagno. Il mio volto era ridotto in pessimo stato. Su un sopracciglio avevo un livido enorme, che mi prendeva metà testa. Un labbro era squarciato in un taglio profondissimo e avevo graffi dappertutto.
Mi guardai i bracci. Lividi. Tagli. Graffi. La mia pelle non era più bianca e linda come un tempo. Ora, era tutta chiazzata da macchie girgie, verdi, viola, e da linee rosse.
Ero orribile.
Sentii la porta spalancarsi e un Liam molto più pacato entrò nel bagno, avvicinandosi a me per poi avvolgermi in un abbraccio dolce. Dondolandomi.
Sussultai. Quel contatto dolce mi faceva ribrezzo, avrei voluto vomitare, vomitare tutto quello che avevo in pancai, vomitare anche i ricordi di quella serata, se possibile. Ma purtroppo, non potevo farlo.
Se volevo risparmiarmi qualche altro regalino da parte di Liam, dovevo stare al suo gioco.
"Sei bellissima." Sussurrò, quasi come una persona normale.
Mi diede un leggero bacio su una spalla e gemetti.
Mi scostò i capelli guardandomi. "Sei tutto quello che ho, sai? Ti amo. Tu mi ami, vero?"
"Si." Risposi abbassando lo sguardo. 
"Ora, ti lascio un po' di tempo per sistemarti." Pronunciò quella frase con una naturalezza spaventosa. Per lui quello era normale. 

Quando se ne fu andato, presi distrattamente a spazzolarmi i capelli. La cosa più inutile da fare in quel momento. Ma daltronde, riusciva anche a distrarmi.
Che bello il silenzio. L'avevo sempre amato.
Ma quel momento di beatitudine interiore finì molto presto, perchè improvvisamente sentii la porta di ingresso sbattere violentemente e Liam parlare con qualcuno.
Mi avvicinai alla porta per origliare.
"Che cos'è questo sangue?!" Esclamò una voce roca e sconcertata che non avevo mai sentito prima. Era sicuramente un ragazzo.
"N-niente."
"Liam."
"Che c'è?!"
"Dimmi cos'è successo. Chi è stato qui? O meglio, chi è stata qui?"
"P-Perrie."
"Oh mio Dio... No! Liam! Di nuovo?! Devi lasciarla perdere!"
"Noi... Noi ci amiamo!" 
Liam balbettava insicuro, aveva paura. 
Ero divertita da quel suo nuovo lato. Non avevo mai avuto occasione di sentire nella sua voce un tocco di timore, figuriamoci adesso, che era terrorizzato! 
"Si certo." rispose l'altro a sua volta divertito.
"Lei non ti ama. Smettila. Lei ti teme."
"A me va bene anche così."
L'altro ragazzo sospirò esasperato. "Si, lo so. Saresti da denunciare, sai? Sei fortunato ad aver incontrato una rgazza come lei. Dov'è ora?"
"A-a casa."
"Certo. Liam, dimmi dov'è. Adesso."
"Si sta facendo una doccia." Ammise infine.
"Mmh. Resta qua."
Sentii i passi lenti del ragazzo che aveva appena parlato venire incontro al bagno, così mi affrettai ad allontanarmi dalla porta, proprio quando essa si aprii, rivelando un ragazzo molto alto, capelli ricci castani, occhi verdi magnetici e un viso che dimostrava la sua stanchezza segnata dalle profonde occhiai che si lasciavano calare sotto i suoi occhi.
I jeans strettissimi, che lasciavano vedere tutte le forme delle sue gambe.
Indossava degli scarponcelli in pelle orribili, con un leggero tacco.
Era molto bello.
Mi squadrò da cima a fondo e io lo imitai. Poi sospirò e chiuse gli occhi, mentre si portava le mani a strofinarsi gli occhi.
Si richiuse la porta alle sue spalle.
"Vieni qua." Mi ordinò.
Prese da un armadietto una fascia e l'acqua ossigenata. Mi avvolse cautamente le parti in cui i tagli erano più profondi, disinfettandomele prima.
Faceva il tutto con mani esperte, come se facesse quelle cose da anni.
Poi toccò ai lividi e prese a cospargermi sulle parti interessate una crema.
"Questa." Enfatizzò. "é una crema speciale." Sogghignò. "Vedrai che tra due giorni i lividi saranno scomparsi." Abbozzò un sorriso forzato.
"Grazie." Risposi incerta.
E forse lui colse quell'incertezza dovuta alla paura che avevo anche nei suoi confronti, perchè "Non avere paura di me Perrie. Non sono come Liam. Anzi, sto cercando di aiutarlo a smettere di farti certe cose." Disse.
Rimasi in silenzio, a pensare su ciò che avrei dovuto dire. Ma arrivai alla conclusione, che forse non c'era poprio niente da dire.
"Chi sei? Perchè mi stai aiutando?" Chiesi qualche minuto dopo.
"Aiha, questa è tosta!" Commentò il taglio sul mio labbro inferiore. "Comunque, ora solo perchè ti sto medicando non ti devi prendere tutte queste confidenze." Rispose in tono secco e irritato.
"In ogni caso, mi sembra che sia giusto che tu lo sappia, date le circostanze. Mi chiamo Harry. Da poco vivo con Liam e vengo a scuola con voi. Ora, ti prego di non parlare più."
HARRY
Mi sorpresi di come l'avevo appena trattata.
Le avevo dimostrato un'innata gentilezza dolce amara, che avevo dato l'onore di conoscere solo a Liam. Ma vederla in quello stato, mi faceva ricordare Liam. Quando io lo avevo salvato. Non potevo fare lo stronzo con tutti,infondo. 
In quegli ultimi anni mi ero convinto di essere padrone dei miei sentimenti, di governare quello che io chiamavo il mio regime mentale. 
Ma la chiacchierata con Ariana, mi aveva acceso un campanello di avvertimento.
Stavo crescendo, stavo diventando più maturo. Per Liam. Per gli altri. Dentro di me avrei voluto restare il teppista che ero sempre stato, ma la prigione, mi aveva fatto crescere.
Alla fine, scendiamo tutti sulla terra per uno scopo. E forse io avevo appena trovato il mio.
Salvare le persone. Mi piaceva. 
Solo che, io restavo sempre il fottussimo stronzo Harry Styles. 
E mantenere entrambi i due ruoli al momento mi rimaneva molto difficile.
Per ora, dovevo cercare di essere semplicemente me stesso. Ma dovevo anche cercare di non far entrare nessuno nella mia vita, a parte Liam.
Già lui mi procurava abbastanza guai, non volevo avere a che fare con nient'altro.
"Ora va a casa."
Si allontanò senza guardarmi neanche in faccia e non ne fui affatto sorpreso.
Sapevo come si sentiva in quel momento. In trappola.
"H-harry.." Cominciò. "Grazie." riuscì a dire.
"Di niente. E non farti più rivedere in questa casa. Mai più."
"Vorrei tanto... Ma non"
"Si che puoi." La interruppi.
"Magari." 
"Ce la farai. Ora vai."
E se ne andò, mostrandomi un sorriso debole.
Io non risposi a quello sguardo e rimisi a posto la crema e le fascie.
Che giornata insolita.
Pensai.
ZAYN
Il telefono squillò ed io, attirato come una calamita, corsi in salotto e mi precipitai a rispondere.
Era Ariana. Strano.
"Pronto?"
"Zayn. Ti va se ci vediamo?"
"Adesso?" Guardai perplesso l'orologio. Erano quasi le sette. "Tra poco mangio.. Nonno Mark non mi lascierà mai."
"Digli che ceni fuori."
"Sicura che i tuoi ti lascino?"
"Ovvio. Non ci sono!"
"Oh.. beh, in questo caso credo che possa venire."
"Ti vengo a prendere io con la macchina, non credo tu sappia dov'è il posto in cui voglio andare. Parto adesso, ok?"
"Ok, ciao!"
Riattaccò. 
Mi era sembrata tesa e fredda nei miei confronti, ma lasciai perdere.
"Nonno!" Esclamai. "Ceno con una mia amica. Ok?"
"Certo! Non fare tardi però!" Gracchiò il vecchio dalla cucina.

Mi preparai in dieci minuti e proprio quando mi infilai il cappotto, sentii il rumore del motore di una pacchina sportiva squarciare la quiete serale che alloggiava nel quartiere.
é di sicuro Ariana.
Mi aspettai di trovarla con il suo maggiordomo che ci faceva da taxi, ma in realtà, quella seduta al volante era proprio lei. E non era seduta sulla solita macchina che la veniva a prendere ogni giorno dopo scuola, no. Era una ferrai rosso fuoco.
Strabuzzai gli occhi. Non ci potevo credere. 
Corsi vero la macchina e lei mi aprii il finestrino. 
"E questa?" Chiesi con un misto di esaltazione e sorpresa.
"Beh, un piccolo prestito della mia famiglia..."
Ormai avevo capito che quando diceva "della mia famiglia" non intendeva dire dei suoi genitori, ma della servitù che l'aveva cresciuta.
"Wow. é un vero e proprio gioiellino." Commentai divertito.
"Ascolta, vuoi stare qui ad adulare la mia macchina tutta la serata o ti decidi a salire?" Scherzò.
Io ridacchiai ed entrai, richiudendo lo sportello con cautela. 
Ora, che ebbi modo di vedere Ariana meglio, notai che aveva cambiato look. Era più... se stessa. Sembrava quasi che fosse nata per essere proprio in quel modo.
Si era truccata. Aveva messo la matita nera sulla palpebra inferiore e si era data un filo di mascara. Dato che ero vissuto in una famiglia di tutte donne, avevo imparato un po' di cose sulle ragazze.
Comunque sia, il viso risultava sempre naturale, ma a renderla più aggressiva erano le Dottor Martens nere, le calze un po' strappate quà e là, i jeans corti e una camicia accompagnata da un gilet. Era davvero carina.
"Sai.. stai molto meglio così Ari."
"Grazie. Comunque lo so."
Risi. "Modesta, eh?"
E lei scoppiò a ridere a sua volta. "No, non dico di essere carina, dico che mi sento più a mio agio così. Sono me stessa e sto meglio."
"Si, avevo capito." Le sorrisi e rimanemmo in silenzio per un po'.
"Non sapevo che sapessi guidare la macchina." Osservai qualche minuto dopo.
"Non sai molte cose di me Zay."
"é per questo che volevi portarmi a cena fuori? Per parlare?"
"Hai indovinato, Malik." Si fece improvvisamente seria.
"é il mio forte." Ma quella battuta stavolta, non la fece ridere. Forse, perchè stava già pensando ai mille modi per dirmi quello di cui si voleva sfogare quella serata, il motivo del perchè aveva organizzato tutto quello.
Restammo per tutto il tempo in silenzio da allora e sembrava che il viaggio non sarebbe finito mai. 
"Dove mi porterai?" Azzardai.
"Siamo già arrivati." 
La macchina si accostò di fronte ad un locale che assomigliava più ad un bar.
Sopra la porta d'ingresso c'era un' insegna con scritto: "Jake's Pizzas"
"Scusami se sei rimasto un po' deluso dalla qualità del locale, ma devo andare nei posti meno frequentati da gente di grande importanza. Sai, le voci girano e non vorrei che si sapesse che sono stata trovata in questo stato con un ragazzo di cui nessuno sa la conoscienza."
"Non preoccuparti, non sono decisamente il tipo da grandi galà. Anzi, preferisco così."
"Meglio, allora." Mi fece l'occhiolino prima di entrare nel locale.
Adoravo la nostra amicizia, perchè c'era qualcosa di particolare in lei. 
Mi stava nascondendo una parte di se, la stessa parte che mi avrebbe rivelato proprio stasera. Ed io non vedevo l'ora di conoscerla, di capirla, di sentirmi in Ariana e di provare le sue stesse emozioni.
Perchè è così che fanno due persone quando iniziano a conoscersi, no? Iniziano a parlare del proprio passato, della loro vita.
Fin dall'inizio, avevamo avuto una simpatia reciproca verso l'altro.
E adesso, perchè non approfondirla? Perchè non affondarci le radici e iniziare a creare un germoglio?
Ecco perchè Ariana mi piaceva. Perchè pensava esattamente come me.
Invece, con Perrie era tutta unamarea di incomprensioni.
Io sapevo che lei aveva bisogno di me, ma lei si comportava quasi come se avesse paura di aver bisogno di me. Ed era per questo che non dormivo la notte. 
Ogni giorno mi convincevo che non c'era niente sotto e che forse quello era tutto frutto della mia immaginazione, ma in realtà forse era colpa mia. Forse la stavo trattando in un modo che la spaventava, in un certo senso.
Era così difficile. Eppure, quando stavo con lei mi sentvo in paradiso. E sapevo che per lei era lo stesso, me lo sentivo.
Quindi, perchè doveva complicare tutto?

Per un attimo però lasciai da parte l'argomento Perrie, perchè quella era la serata Ariana e Zayn. Zayn e Ariana. Stop.
E per quanto l'immagine di Perrie mi martellava il cervello in continuazione, in qualce modo, riuscii a placare quel pensiero, perchè quando ci sedemmo ad un tavolino nascosto dietro ad una pianta, Ariana mi guardò cupa.
"Zayn." Disse più seria che mai. "Tu vuoi conoscermi, giusto?"
"Si." Risposi, incuriosito da quella domanda.
"Quindi... non mi giudicherai per quello che sto per dire, vero?"
"Dipende che cosa..."
"Che cosa ci fa quell'idiota qua?!" Esclamòall'improvviso.
"Chi?!" Chiesi perplesso. 
Poi mi voltai e vidi che Payne e un ragazzo riccio e alto di cui non sapevo il nome erano appena entrati nel locale.
"Stai parlando di Payne?"
"Sto parlando di Harry."
Nel pronunciare quel nome una vena gli pulsò in viso e vidi le sue mani stringersi in due pugni serrati dalla rabbia, gli occhi iniettati di un misto di furia e dolore.
"Harry? Chi è? E poi.. calmati Ariana!" Poggiai una mano sulla sua spalla, ma me la scostò delicatamente.
"Scusami Zayn. Vado a sistemare una faccenda."
"Ariana, che cosa vuoi fare.."
Ma lei si era già alzata dal tavolo e si stava dirigendo verso i due che poco fa erano entrati.
Così mi alzia anch'io, intento a fermarla, qualunque cosa volesse fare.
"Zayn." Quasi gridò in preda alla rabbia. "Non. Seguirmi." Enfatizzò.
Io annuì, perchè tanto sapevo che niente l'avrebbe fermata.
Feci per andarmene a sedere al mio tavolo, ma poi una voce risuonò nella mia mente.
Sei uno stupido codardo, Malik.
Aveva fottutamente ragione. 
Così, mi voltai di nuovo e stavolta andai dritto con passo deciso verso Ariana che stava avendo una conversazione movimentata con il ragazzo riccio seduto alla destra di Payne. 
Ma qualcosa, o qualcuno, mi afferrò il braccio.
Dietro di me c'era Liam Payne, che non avevo mai avutro occasione di vedere così bene in faccia.
Beh, che dire, sembrava un drogato. Occhi rosso fuoco, sguardo addirittura omicida.
"Malik." Quasi disse in tono di scherno. Sentii l'odore acido del misto dell'alcool e non potei evitare di pensare come Perrie facesse a stare con un elemento del genere. Forse si erano presi una pausa.. Insomma. Era da un po' che non si sentivano.
"Payne." Risposi. "Scusami, vorrei tanto conoscerti ma ora ho di meglio da fare, scusa e con permess"
"No." Disse fermo.
"Non andrai da Harry e Ariana. "
"Harry è quello riccio, dico bene?"
"Si."
"Si.. conoscono?"
"Sono cugini, Malik. La tua amichetta Ariana non te lo ha detto?"
"Me lo stava per dire." Mentii. 
"Bene. Vedo che ultimamente hai fatto amicizia con molta gente... Compresa la mia Perrie."
Pronunciò quell'aggettivo in modo possessivo, quasi intimiditorio che mi mise i brividi. Ma non gli lasciai intravedere neance un briciolo di quel poco timore che stava nascendo nei suoi confronti.
"Tranquillo. Non te la ruberò."
"Oh, di questo ne sono sicuro." Rise, ma non una risata come di quelle tra amici, no. Una risata malvagia, come i cattivi dei cartoni animati.
"Nessuno tocca ciò che è di Liam Payne."
Sentii la sua convinzione nel pronunciare quelle parole e mi fece realmente pena.
"Ok." E scoppiai a ridere. "Senti Payne, ci vediamo." Sghignazzai ancora tra me e me e mi allontanai..
"Malik." Sentii tutto l'odio che provava nel pronunciare quel nome, il mio nome.
Lo guardai. Sembrava un maniaco. "Ascoltami bene." Scandì bene le parole, pronunciandole quasi in un sussurro. Ora stringeva le mani in un pugno e sembrava tentato dal piantarmi un sinistro in faccia. "Stalle lontano. Lei.. non ha bisogno di te."
Per un attimo fu come se qualcuno mi avesse appena colpito al cuore.
Mi sentii quasi inutile, come se così, da un momento all'altro, potessi scomarire e nessuno se ne sarebbe accorto. Perrie, non se ne sarebbe accorta.
Ma una vocina, mi sibilò qualcosa nel profondo.

Chi è lui per giudicare, eh? Lo vedi meglio di me Zayn, è un drogato, e Perrie non vede l'ora di liberarsene. Lei ha bisogno di te, è così...

"Calmati Payne. é solo la dogsitter di mio nonno." Ero in colpa per aver pronunciato quelle parole, perchè nel mio intimo sapevo che lei per me era molto, molto di più.
Qualcosa ci univa, qualcosa ci legava. Ed era strano. Perchè io con lei ero più timido, mentre con gli altri ero decisamente sciolto, tranquillo. Lei invece quando era con me sembrava finalmente libera dalla sue oppressioni, che ogni tanto tornavano, e quindi sembrava molto più sicura di sè.
Insieme, in qualche modo, ci completavamo. Ed io non riuscivo a capacitarmene il perchè.
Era ormai una settimana che avevamo iniziato a conoscerci. Non potei negare che forse, erano state le settimane meno movimentate di tutta la mia vita. Spesso studiavamo oppure guardavamo un film, rannicchiati insieme sotto le coperte. Le volte in cui magari potevamo sembrare più intimi era quando lei si appoggiava delicatamente sulla mia spalla, oppure mi stringeva la mano. Cose da fratelli, insomma.
Ma non potei neanche negare, che quelle, furono anche le settimane più belle. 
Era riuscita a placare i miei tormenti, come se me li avesse raccolti pian piano dalla testa e li avesse avvolti con le sue braccia, che li avesse strinti, fino a bloccarli, a schiacciarli.
Io e lei, stavamo bene insieme. 
Ed il mio intento era quello di proteggierla, di renderla libera. Volevo che lei si sentisse finalmente felice, che riposasse.
Ultimamente, non facevo altro che pensare ad una vita senza di lei.
Ovvio, troppo presto per dire che non avrei potuto vivere senza lei, ma spesso arrivavo a domandarmi cose come..
Se tu non l'avessi incontrata? Cosa faresti adesso?
Probabilmente diventerei amico di Ariana. Rispondevo sempre.
Ariana non ha bisogno di te quanto ne ha bisogno Perrie, e tu questo lo sai perfettamente.
Uscii da quel fottutissimo bar e mi accesi una sigaretta.
Aspirai il fumo e lo rilasciai come se avessi appena buttato fuori tutti i miei sentimenti, tutti i miei pensieri. Ma purtroppo, non fu così.
Faceva freddo, fuori.
Ed io, a vedere quella luna bianca come il latte in mezzo a tutto quel nero del cielo, non potei fare a meno di pensare a Perrie.
Merda.
Pensai a quanto lei potesse sembrare forte, ma che in realtà era più fragile di quanto volesse dimostrare. Lei era diversa, era bianca, come quella luna. Era pura, semplice, melodica. 
Eppure, era circondata da una marea di oscurità, di gente che la faceva soffrire.
Ed io dovevo essere il suo sole, quello che l'avrebbe tolta dall'oscurità.
Allo stesso tempo però, stare insieme implicava molti problemi.
Esattattamente come il sole e la luna: insieme, formano qualcosa di meraviglioso, stupendo, che tutti amano. Ma appena si avvicinano di più, succede qualcosa di raro, che nessuno vorrebbe mai vedere.
ARIANA

Ero incazzata. Anzi, infuriata con Harry Styles. 
Gli avevo chiesto esplicitamente di non chiamarmi, non messaggiarmi e soprattutto di non seguirmi. 
Ero decisa a dimenticarmelo del tutto e anche sel nel mio profondo sapevo che niente e nessuno mi avrebbe completamente allontato da lui, rimaneva sempre la speranza.
La speranza che potessi dimenticare.
La speranza che lui un giorno non fosse assolutamente niente per me.
La speranza di viviere finalmente tranquilla, felice e serena.
La speranza di passare almeno una notte, senza sognarlo.
L'avevo trascinato nel retro del bar, quasi dimenticandomi che ero andata lì per perlare con Zayn e non con lui.
Ma l'atroce pulsazione nelle vene mi stava facendo contorcere e non potevo resistere all'impulso irrefrenabile di urlargli addosso.
Come non poteva capire quanto cazzo ci stessi male?
Come non poteva capire che io dopotutto, forse, provavo ancora qualcosa per lui?
Mi aveva trattato come una principessa, mi era stato vicino, mi aveva fatto sfogare e lui si era aperto con me in una maniera indescrivibile.
Avevamo costruito qualcosa di unico, da non sottovalutare, era come se io e lui, insieme, potessimo spazzare tutto ciò che ci opprimeva, come una forza incontrastabile.
E lui, lui aveva deciso di mandare tutto a puttane.
Aveva deciso di mandare a fanculo ciò che avevamo costruito e ciò che avevamo stabilito.

"Ari." Harry si avvicinò di più a me.
Io stavo piangendo a dirotto, il viso coperto dalle mani. Non volevo nascondergli che stavo male, ma non volevo neanche fargli capire quanto cazzo fossi debole.
Eppure, a lui non sembrava importare. Sembrava capire le mie paure, le mie angoscie. Sebrava quasi che anche lui provasse le stesse cose, per me. Perchè infondo sapevo che lui mi voleva bene, mi voleva bene più di chiunque altro. Non mi avrebbe mai abbandonato o tradito, mai. Ne ero totalmente sicura.
"Ari." Ripetè, stavolta avvolgendomi con un braccio. Mi scostò i capelli e venni immediatamente percossa da un'ondata di brividi.
Non mi chiese perchè piangevo, perchè lo sapeva già.
E non tentò neanche di dire un semplice "mi dispiace" che anche se fosse stato sincero, non sarebbe servito assolutamente a niente. E poi, lui non era il tipo.
Mi baciò cautamente la testa e levò con una dolcezza innata le mie mani ancora attaccate al volto.
Mi asciugai velocemente le lacrime e lo guardai.
Occhi verdi, pieni di pietà, tristezza, paura. Gli stessi occhi di cui mi ero perdutamente innamorata da tempo, che mi avevano trascinato in salvo da quella lugubre vita senza senso. E poi i suoi riccioli, così belli, così dannatamente perfetti.
Lo sguardo imperscrutabile. Era tirato, come se fare qualsiasi espressione gli costasse caro, uno sforzo immane.
Mi accarezzò la guancia ed io, inevitabilmente, arrossii.
"Cosa?" Dissi in un soffio, con quel poco di voce che mi rimaneva. Mi sentii goffa, stupida per non aver neanche il fiato per parlare.
"Sei bellissima." Mi disse, infine. Io diventai quasi come un pomodoro e lui molto probabilmente se ne accorse.
Mentre io, non so come, ma ero riuscita a smetterla di piangere. Poi sorrisi, perchè pensai all'effetto che Harry aveva su di me.
"Harry.." Iniziai, senza in realtà dover dire alcun chè. E come avevo previsto, lui mi interruppe.
"Ariana. Stavolta, siamo io e te, contro il mondo. Lo saremo per sempre, lo sai? Non dovremmo più essere costretti a stare soli."
Ed io, senza preavviso, spinta da un'ondata di emozioni indescrvibili che mi soffocavano il respiro, presi la sua testa tra le mie mani e lo baciai.
Fu una cosa veloce, appena il tempo di avvolgere le mie labbra contro le sue, senza lingua.
Poi mi staccai e lo guardai dritto negli occhi.
"Harry.. scusa, ma credo di.. amarti." sussurrai.
Lui mi guardò esattamente come mi aveva guardato prima. Volto indecifrabile ed io ebbi una fottutissima paura di aver appena perso il mio migliore amico, il mio cugino.
Ma appena mi ritrassi, lui improvvisamente mi prese e strinse la mano per poi "Vieni con me." Annunciare fermamente.

Ci ritrovammo in un ristorante. Io non sapevo che dire,stava facendo tutto lui.
"Questo, che ti piaccia o no, è il tuo primo appuntamento." Disse in fare quasi divertito dopo aver ordinato due pizze.
A che gioco stava giocando? Stava cercando di dirmi qualcosa, di mettermi in imbarazzo o semplicemente quello era il suo modo contorto e subdolo per farmi capire chelui provava lo stesso?
Ecco, quella era l'unica cosa che odiavo di lui.
Non riuscivo mai a capire cosa gli saltasse per la testa.
Dopo mangiato, mi trascinò fuori dal locale.
"Ariana.." Sussurrò, portandomi dolcemente attaccata al muro.
"Eh.." Sussurrai a mia volta.
"Chiudi gli occhi." Disse.
Sapevo che mi voleva baciare. Ne ero sicurissima. Allora chiusi gli occhi, l'aria fredda ad accarezzarmi la pelle, il viso ghiacciato per il freddo, l'aria che entrava e usciva lentamente dal naso. Respiri che si stavano facendo più affannosi, man mano che l'attesa si prolungava.
Ma quel dannatissimo bacio, non arrivò mai. 
Quando aprii gli occhi, vidi il vuoto davanti a me. Il mondo crollarmi addosso, le nostre risate, i nostri sguardi, i nostri sfoghi cuore a cuore risultavano come ricordi di un passato offuscato dalle tenebre.
Mi ero odiata per essere così ingenua. E poi capii una cosa: lo avevo spaventato. Lui non mi amava e quello era stato il suo modo carino e gentile, per così dire, per dirmi una volta per tutte addio. E pensare, che poche ore fa, mi aveva detto il contrario.
Un attacco d'ansia. Respiro affannato.
Cuore a mille, vista annebbiata. Volto rigato di lacrime, occhi gonfi.
Ero a pezzi, ed era stata colpa mia e della mia detestabile ingenuità. Ero caduta nella ragnatela e nelle false promesse di quel ambiguo e superficiale Harry Styles, che mi era stato vicino per comodità tutto il tempo, aspettando solo il momento giusto per abbandonarmi. Io gli avevo dato l'opportunità di farlo e ora lui non c'era più. 
Svanito, puff.
Ora, mi faceva molto più freddo di prima. E non era perchè le temperature si stavano abbassando.
No, era il freddo interno che mi annunciava che ora, ero realmente sola.
E lo sarei stata per sempre, forse.

"Che c'è?!" Disse Harry frustrato. "Perchè mi hai trascinato qua?!"
"Perchè tu mi stai seguendo, Styles."
"No." Rispose. "Non sto facendo proprio un cazzo, Ariana." Sembrò pentirsi per un attimo di avermi risposto così, ma poi cambiò del tutto espressione.
"Lo vuoi capire che io non dipendo dalla tua vita? Sei solo mia cugina, stop. Non sto cercando di esserti amico, o meglio, prima volevo che tu ti lasciassi tutto alle spalle, ma ora ho capito che non me ne frega proprio un cazzo di te." 
Fu un'immensa pugnalata al cuore. Per tutto il tempo io avevo pensato che lui un minimo tenesse ancora a me e che volesse restaurare il rapporto che prima c'era tra noi.
E adesso, che vedevo nei suoi occhi il disprezzo che provava nei miei confronti, addirittura il disgusto nel solo pronunciare il mio nome, mi sentivo inutile. Una merda, una schifezza.
"Tu sei una grande testa di cazzo Styles."
Sbuffò. "E te ne sei accorta ora? Non ti è bastato vero che ti lasciassi da sola, dopo averti promesso che non ti avrei mai abbandonata, eh? Non ti è bastato il solo fatto che ti abbia illuso per un solo momento che io fossi realmente interessato a te, eh? Beh, sai che ti dico? Prima ero un grande stupido, un idiota. Dovevo dirtelo chiaramente in faccia che di te me ne fregava meno di un cazzo."
Lo guardai a metà tra lo schifata e l'inorridita. Ma allo stesso tempo, sorpresa. Sorpresa che si ricordasse di quello che era successo nei dettagli. Ma  se davvero pensava certe cose sul mio conto, che senso aveva avuto trascinarmi in quel bar quella mattina e parlarmi come degli amici di vecchia data? Non poteva solo.. evitarmi?
E allora capii. Finalmente.

HARRY

Cercai di non mostrare quanto sforzo facessi per dirgli quelle falsità, quelle cazzate che in realtà non pensavo neanche minimamente.
Lei non sapeva di quanto avessi sofferto quando ci eravamo allontanati.
Lei non sapeva, o forse si tifiutava di capire, che quando mi aveva baciato io non avevo provato assolutamente niente.
Daltronde, come succedeva con ogni ragazza che avevo frequentato da tanti anni a quella parte. 
Non trovi mai quella giusta, Harreh. é questo il problema.
Mi ripetevo ogni volta.
Ma con lei, era diverso. Per me era davvero importante e non potevo solo permettermi di farla soffrire. Per un attimo avevo pensato che portarla in un appuntamento l'avrebbe fatta stare tranquilla. Ma poi mi ero reso conto che era la cazzata più grande che avessi mai fatto in vita mia, perchè la stavo illudendo. E quello, era ancora peggio.
Non volevo abbandonarla, perchè la promessa che le avevo fatto, sarebbe durata per sempre. L'avevo fatta con la mia stessa anima, con il mio stesso cuore. Era un giuramento.
Poi, ci riflettei a lungo.
Il modo più semplice era lasciarla andare.
Sì, perchè così lei mi avrebbe creduto un perfetto stronzo e così io avrei potuto vergliarla da lontano, un po' come un angelo custode.
E così, l'abbandonai, proprio come gli avevo promesso poche ore prima quel giorno che non avrei mai fatto.
Le feci credere di essere un completo deficente e poi, io stesso, trasportato da Liam, lo diventai.
Iniziai a gettare tutta la mia vita nell'alcool, nella droga.
Non c'era giorno in cui non ne facessi uso.
Perchè lo stai facendo, Harreh? Perchè ti riduci così?
Per Ariana. Per dimenticare ciò che ho fatto. Per levarmela dalla testa, una volta per tutte.
E poi, pian piano, mi accorsi che non potevo nasconderlo ai miei genitori così a lungo.
E perciò, decisi di scappare.
Fu il giorno più triste della mia vita, perchè sapevo che infondo la mia assenza sarebbe stata una gioia per tutti, perchè una volta dimenticato ciò che avevo fatto, come li avevo trattati, sarebbero stati tranquilli per il resto della loro vita. Si sarebbero dimenticati anche il mio nome e sarebbe stato meglio per tutti.
Però, il solo fatto che la mia stessa esistenza fosse la causa di così tante delusioni, sofferenze, angoscie, mi uccideva.
A cosa servi, eh Harreh? Dimmelo, perchè io proprio non lo so..
Non fai altro che "uccidere" le persone, non sarebbe ora giunto il momento di uccidere te stesso?
Ritornai alla realtà.
"S-se.. se davvero pensi queste cose di me, vattene. Ma stavolta, non tornare più."
"Non voglio tornare." Ma già le lacrime, stavano iniziando a gonfiarmi gli occhi, così mi voltai di scatto, per non fargli notare la tristezza remissiva che non cessava di torturarmi con la voglia di piangere, urlare, per buttare fuori tutto quello che mi ero sempre tenuto per me.
Mi poggiò con una naturalezza estrema una mano sulla spalla, come per farmi voltare.
Ed io lo feci, ma fui accolto da uno sguardo grave, profondo che mi mise un po' a disagio.
"Allora... Ciao Harry."
Lei staccò lentamente la mano dalla mia spalla e mi sentii improvvisamente freddo, dentro.
Il volto tirato, mentre a poco a poco gli occhi pieni di delusione e rigati da lacrime.
Non potei resistere, non ci riuscivo proprio a vederla così.
Così l'afferrai e la costrinsi a guardarmi di nuovo, eravamo ad un centimetro di distanza, i petti che si scontravano e le pelli che si pigiavano l'una con l'altra.
Ma, non stavo provando niente. 
"Ciao." Dissi infine, lasciandola andare via per sempre.
L'avevo appena persa, di nuovo. Ed era giusto così.

ARIANA

Entrai nel locale per poi vedere che Zayn era fuori a fumare.
Lo squadrai per un po' in silenzio, ammirando la sua bellezza. Gli zigomi sporgenti, quel poco di barbetta che lo faceva sembrare più sexy di quanto non lo fosse già. La gamba ripiegata ed appoggiata al muro, lo sguardo fisso sulla luna. Chissà a cosa stava pensando.
Mi diressi verso il nostro tavolo e notai subito che ci avevano portato le pizze. Ne toccai una.. era troppo fredda per essere commestibile.
E allora mi vergognai tremendamente. Mi ero comportata da insensibile, attratta dalla voglia di piantare Harry al muro e gridargli tutto l'odio che provavo nei suoi confronti mi ero dimenticata del vero motivo del perchè mi trovavo lì: Zayn. Dovevamo sfogarci e raccontarci i nostri segreti, le nostre paure. Ed io l'avevo piantato in asso.
Presi un po' di coraggio e lo raggiunsi, ancora il volto rosso e lo sguardo vuoto.
"Ehi." Disse tranquillo come non mai, senza dsitogliere neanche per un attimo lo sguardo dalla luna.
"Ehi." Risposi a mia volta. "Zayn..." Cominciai.
"Non dire niente, Ariana. Avrai avuto di sicuro i tuoi motivi e se non ne hai bisogno tu, non dirmeli neanche." 
"Scusa. Mi dispiace, ma dovevo dirtelo. Davvero, io mi sono comportata.."
"Ariana, perfavore. é tutto ok, davvero."
Sospirai. "Grazie."
"Ne vuoi una?" Disse indicando il pacchetto di sigarette che aveva incastrato nei pantaloni.
In quel momento sarebbe stato molto più educato non accettare, perchè già quella serata era stato un totale schifo e chiedergli qualcosaltro sarebbe stato da veri idioti. Ma con lui era diverso, era un po' come avere un fratello. Non dovevo chiedergli scusa perchè lui mi capiva perfettamente, voleva solo il mio bene. Ed era strano avere per amico una persona come Zayn, perchè riusciva a farti stare bene anche in momenti del genere, con delle semplici parole, a volte solamente un cenno. Lui se ne stava sempre in silenzio ad ascoltare tutti. 
Ognuno di noi è capace di sentire le parole delle persone, ma lui sapeva ascoltare con il cuore, cosa che nessuno che avevo incontrato in vita mia ci era mai riuscito, a parte Harry.
Ma ovviamente Harry aveva finto e quindi Zayn sarebbe rimasto il primo.
Così annuì e lui mi gettò l'intero pacchetto e ritornò a scrutare con occhi lucidi il cielo.
Così, del tutto presa da quel momento di intimità "Stai pensando a Perrie, vero?" azzardai.
E dalla sua faccia avevo capito che quella domanda non l'aveva sorpreso e non era neanche infastidito. Fui colpita dalla sua reazione così spontanea, e lo ammirai.
Rilasciò una nuvoletta di fumo e abbassò lo sguardo.
"Si.." 
"Ti piace, vero?"
"Non lo so.. è solo che..." Fece una pausa. "é così strano."
"Lo so." sospirai. "é difficile."
"Proprio così. Il fatto è che non so cosa provo realmente e tutto ciò è molto frustrante."
"Siamo sulla stessa barca, Malik. Non so cosa provo neanche io e in più, non so cosa provo per mio cugino. Sono messa molto bene, direi." Ridacchiai, e lui mi guardò un po' sconcertato.
"Non me l'avevi mai detto."
"Te lo volevo dire oggi. Volevo parlare nel nostro passato, per conoscerci meglio. Ed è per questo che mi sento in colpa.."
"Non preoccuparti. Alla fin fine, non c'è miglior modo che parlare accompagnati dal silenzio della notte e da una buona sigaretta di qualità." Un attimo dopo mi sentii sollevata, perchè ero appena riuscita a strappargli un sorriso e lui a me.
"Zayn... sono contenta di conoscerti. Tu.. non vorrei fare la sdolcinata del momento ma.. cioè.. grazie."
Fece un ghigno compiaciuto per poi "Io non giudicherò mai il vero amore. che tu ami tuo cugino o meno, poco importa. Nessuno può comandare i sentimenti, e chi sono io per dire che ciò è sbagliato?"
"Zayn."
"Dimmi."
"Credo di... Volerti bene."
"Lo credo anch'io."
Le nostre sigarette finirono nello stesso momento.
Lo stesso momento in cui capii che quel ragazzo era diventato parte di me, lo stesso momento in cui capii che finalmente, dopo tanto tempo, avevo trovato una persona che mi volesse bene per come ero, senza pregiudizi.
E da ora in poi il mio compito sarebbe stato quello di renderlo felice, per sempre.
"Zayn.."
"Si?"
"Mi prometti una cosa?"
"Spara."
"Promettimi che se io mi innamorassi di te, tu non mi lasceresti andare."
"Ma ti farei soffrire."
"No, soffrirei di più senza la tua presenza."
"Ariana..."
"Promettimelo."
Fece un respiro profondo e poi mi guardò dritto negli occhi. "Te lo prometto."
Ed io, gli credetti.

Bene, siccome prima avevo fatto un ritardo immenso, ho deciso di premiarvi pubblicandovi un altro capitolo. 
é una fortuna che mi è tornato internet, non potevo stare senza.
Mi scuso per eventuali errori, sono un disastro. 
Allora, dato che la storia non è molto recensita ho deciso di fermarmi a scrivere questa ff per un po', anche perchè adesso ne sto scrivendo una Larry con una mia amica e devo dire che sta venendo molto meglio. 
Quindi, questa storia prenderà una pausa per un po', ma poi continuerò a scriverla se qualcuno si degnerà di recensirla, ahahah. :') 
  
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