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Autore: r_Astrello    13/02/2014    1 recensioni
Una storia originale dove i protagonisti prendono spunto dalle persone che mi sono vicine. Un gruppo di giovani allenatori si ritroverà presto a fronteggiare una nuova minaccia per la regione di Kalos e i volenterosi intraprenderanno un viaggio comune per tentare di impedire la catastrofe, sebbene ognuno cerchi comunque di portare il proprio obbiettivo personale come allenatore, durante tutto il viaggio. Una storia scritta con la massima cura per i dettagli, cercando di restare il più possibile fedele ai giochi di sesta generazione (X e Y), non rinunciando a inserire ogni tanto quale piccola storia di puro contorno, per arricchire nel corso della lettura una regione che ha già tanto da raccontare.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Astro chiuse la porta di casa, una lieve brezza gli muoveva i capelli davanti agli occhi mentre girava la chiave nella serratura, un sorriso soddisfatto appariva sul suo viso mentre si voltava, salutando la sua casa, con la mente già rivolta all’avventura.
Poi un pensiero gli passò per la testa, e si domandò perché non fosse successo prima. Mitsuki gli aveva consegnato il suo primo pokémon, ma non gli aveva nemmeno detto quale pokémon fosse! Come aveva potuto non pensarci? Era talmente preso dall’idea di stare per partire come allenatore, che si era dimenticato la cosa più importante solo per fantasticare su tutto ciò che avrebbe fatto insieme ai suoi pokémon.
Fortunatamente, pensò, era abbastanza preparato sul piano teorico. Aveva frequentato due volte il corso alla scuola per allenatori, la prima volta da giovanissimo, la seconda mentre attendeva di ricevere il suo primo pokémon, appena il mese precedente. Qualunque fosse stato il suo primo pokémon, a prescindere dal suo tipo, era sicuro che lo avrebbe adorato, così come era certo che sarebbe riuscito in un modo o in un altro ad allenarlo al meglio.
Guardò la pokéball, come se stesse guardando la misteriosa creatura che conteneva, come se volesse comunicargli le sue sensazione riguardo il loro futuro come allenatore e pokémon, come se volesse consolidare in quel momento il loro legame. Si fece coraggio e andò a sud, verso il Bosco Novartopoli, lungo la via Aperta, in cerca di una prima esperienza nel mondo dei pokémon. Aveva sentito infatti che da quelle parti si allenavano tutti coloro che volevano affrontare la palestra di Violetta.
Uscendo dalla città si sentì come rinato, una nuova energia scorreva in lui, rendendolo scoppiettante, allegro, volenteroso. Si mise a correre spensierato, ridendo.
Fece una piroetta, allargando le braccia e lanciando la sua pokéball. La vide atterrare sul sentiero in terra battuta appena fuori dalle porte di Novartopoli, aprendosi.
 
Quello che ne uscì fuori sembrava un vero e proprio cucciolo, era alto circa mezzo metro, sembrava essere molto leggero, un vero e proprio piccoletto. Sembrava quasi una lucertola con qualcosa di un cagnolino, la testa tonda, la punta della coda e gran parte delle lunghe orecchie erano le uniche parti nere del suo corpo, mentre il resto era tutto giallo, i grandi occhi azzurri. Non era un pokémon che si potesse trovare dalle parti di Novartopoli!
Lo guardò e gli corse incontro, sedendosi a terra e abbracciandolo. Già lo adorava. Lo strinse a sé e lui emise un verso acuto, agitandosi un po’. Sembrava divertito, sembrava capire e provare le stesse sensazioni di Astro. Gli leccò la mano, lui rise e poi lo lasciò andare, guardandolo saltellare a destra e a manca, festoso.
«Vediamo un po’ che cosa dice il Pokédex su di te, piccino.»  Prese il pokédex, inquadrandolo, sorridente.
«Helioptile, il Pokémon Generatore di tipo Elettro e Normale» La voce del Pokédex inziò a leggere gli stessi dati che dava su schermo. «Vive nei deserti. Può produrre energia elettrica sfruttando la luce solare e, grazie a essa, può sopravvivere anche senza mangiare.»
«Uh, quindi sei un tipo tosto! Elettro/Nomale.. niente male! Mi piace!» Helioptile continuava a saltellare, sembrava capirlo, era piuttosto esaltato.
Astro guardò un po’ più attentamente il pokédex: Helioptile era il pokémon numero 046 della zona di Kalos Costiera. Allora aveva intuito giusto! Novartopoli faceva parte della zona di Kalos centrale, Helioptile non apparteneva a quel luogo, infatti, come aveva già detto il pokédex, è un pokémon che vive nei deserti. Sempre secondo il pokédex, lo si poteva incontrare allo stato selvatico nel percorso Punzoni, che da Petroglifari portava alla Grotta dei Bagliori. Era da tutt’altra parte rispetto alla loro posizione!
Helioptile, nel frattempo, continuava a fare le feste e saltellare allegro, salendo poi sulle gambe di Astro, leccandogli ancora la mano. Lui posò il pokédex e lo accarezzò sorridente, strusciando poi la guancia sulla sua testolina, ricevendo un’altra leccata, stavolta in viso.
Giocarono insieme per qualche minuto, poi Astro si alzò e Helioptile si mise a fianco a lui.
«Ti chiamerò Helios!» Lo guardò sorridendo, e lui parve entusiasta. Avanzò lungo la via Aperta, di fronte a sé aveva dell’erba alta dove probabilmente si nascondevano dei pokémon selvatici, alla sua sinistra continuava il sentiero fino a una scala che risaliva il dislivello di una parete rocciosa. Era già uscito alcune volte, tempo prima, lungo il sentiero verso il bosco senza però, essersi mai addentrato nell’erba alta. Tuttavia conosceva quella zona abbastanza bene, ogni tanto ci andava per vedere le lotte tra gli allenatori che si preparavano ad affrontare la palestra di Novartopoli. Adorava le lotte pokémon, anche da spettatore. A volte aveva anche assistito alle sfide in palestra.
Decise di non entrare ancora nell’erba alta e seguì il sentiero verso il bosco, con Helios che gli correva intorno e tra le gambe, entusiasta.
 
«Hey, tu!» Una voce attirò la sua attenzione appena dopo che lui avesse salito le scale. Un ragazzo alla sua destra lo stava chiamando, si girò a guardarlo.
Aveva l’aria di essere un allenatore, aveva anche lui l’immancabile borsa a tracolla per gli stumenti, e quel gonfiore rotondo nella tasca doveva essere una pokéball.
«Parli con me?» Si rivolse a lui, perplesso.
«Sì, certo! Carino il tuo Pokémon, non ne avevo mai visto uno simile!»
«Non se ne trovano da queste parti. È un piccoletto molto speciale!» Sorrise, mentre il pokémon correva qua e la.
«Dimmi un po’» il ragazzo riprese a parlare «Ti andrebbe di fare una lotta? Devo allenarmi per affrontare la palestra          !» Il suo sguardo era serio e determinato, ma anche entusiasta.
«Una... Lotta?» Guardò il suo pokémon, come se stesse chiedendo a lui di decidere il da farsi. Helios sembrava capirlo davvero, infatti il suo sguardo si fece determinato e sembrò annuire con quella sua testolina rotonda. Astro si rivolse di nuovo al ragazzo misterioso che lo aveva sfidato. Per la prima volta avrebbe lottato, non sarebbe stato un semplice spettatore.
«Accetto!»
 
Helios si mise di fronte ad Astro, pronto per combattere nella sua prima lotta. Il ragazzo fece un passo indietro per mettere distanza tra gli allenatori, così da lasciare lo spazio per la lotta, e lanciò la pokéball.
«Forza, Kai, fai vedere cosa sappiamo fare!» La pokéball cadde a terra, e il Pokémon uscì.
Era una piccola volpe gialla con del pelo arancione che usciva fuori dalle sue orecchie. Era poco più bassa di Helios, ma a differenza sua, era quadrupede, mentre la lucertolina elettrica camminava sulle zampe posteriori, nonostante la postura del corpo ricordasse molto quella degli animali si quattro zampe.
Astro mise mano al proprio pokédex, esaminando la piccola volpe, leggendo i dati sullo schermo. Un mucchio di punti interrogativi, il numero 4 nella zona di Kalos centrale, e un nome: Fennekin.
Nient’altro.
«Sei un allenatore alle prime armi, vero?» Il ragazzo lo guardò, sguardo curioso.
«Anche io ho iniziato la mia avventura da poco, un mese fa mi muovevo esattamente come te! Lasciatelo dire, quel pokédex non ti servirà moltissimo. Non dice niente di un pokémon finché non lo catturi. O meglio, niente di interessante. Ti dice solo numero, nome, e dove lo si può catturare, se è possibile trovarli allo stato brado.»
«Oh.» Rispose Astro perplesso. «Non lo sapevo.» Concluse.
«Ti do un consiglio, tieni il pokédex in questo modo.»  Con un gesto della mano, il ragazzo gli indicò il proprio pokédex. Il piccolo quadrato rosso era attaccato alla cintura, rivolto in avanti.
«Così inquadra e rileva in automatico tutti i pokémon nuovi che incontri, e dovrai prenderlo per consultarlo solo quando ti servirà davvero.» Torno con lo sguardo su di lui. «è davvero pratico, fidati!»
«Beh, Grazie!» Astro attaccò il suo pokédex alla cintura come gli aveva mostrato, poi rialzò la testa, lo sguardo determinato.
«Allora» fece una breve pausa «Lottiamo o no?» La domanda, ovviamente, era retorica.
 
Il ragazzo sorrise. «Kai, avanti, usa Braciere!»
Il Fennekin scattò verso Helios, e spiccando un piccolo salto, sputando una piccola fiammella colpendo l’avversario, che non aveva fatto in tempo a evitare il colpo.
«Helios!» Lo guardò preoccupato, stringendo i denti per un istante.
«Tutto okay?» Il pokémon si voltò verso di lui e annuì.
«Bene, allora vai al contrattacco! Helios, Usa Botta!» La sua voce era carica di energia e determinazione. La lucertola gialla si lanciò verso il Fennekin, cercando di dargli un colpo con la zampa anteriore. Il piccolo avversario incassò, arretrando di un passo, soffiando aria calda dalle orecchie.
«Kai, forza! Usa Nitrocarica!» Il volpino, già in sintonia con l’allenatore, sapeva da prima cosa fare. Aveva già cominciato a caricare il suo corpo con delle piccole fiamme, rendendosi con l’energia sprigionata dal calore più veloce, e adesso stava caricando Helios, non abbastanza lontano da poter evitare l’impatto. Cadde a terra, spinto via di diversi centimetri dall’urto. Provò a rialzarsi, ma non ci riuscì e Astro lanciò la pokéball, facendolo rientrare.
«È stata una bella lotta, complimenti!» Il rivale lo guardò incredulo.
«Dici davvero? » Rispose curioso. «Nessuno mi ha mai detto qualcosa del genere dopo una sconfitta» continuò.
«Dico davvero. Tu e il tuo Fennekin siete stati grandi!» Sorrise, porgendogli la mano come per stringergliela.
«Si chiama Kai.» Disse, poi fece una brevissima pausa. «E io mi chiamo Neksu!» Alzò la mano, senza stringergliela, ma chiudendo il pugno davanti a se, tenendo il braccio in avanti.
«Io, invece, sono Astro.» strinse il pugno a sua volta e alzò il braccio mettendosi come lui, per poi far scontrare i loro pugni chiusi, il dorso di una mano contro quello dell’altra. Sorrisero entrambi in segno di intesa.
  
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