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Autore: Bradamantee    13/02/2014    2 recensioni
Alexandra, chiamata da tutti Alex, è una ragazza di 20 anni che abita nella meravigliosa New York.
Divide il suo tempo fra amiche, università e lavoro. Per pagarsi la retta universitaria fa la cameriera, insieme con la sua migliore amica Judie, in un caffetteria del centro: il Paradise Cafè.
Un giovedì mattina però, la sua vita viene scombussolata dall'incontro con un ragazzo che fa scattare, per la povera sventurata, una sere di sfortunati eventi.
Ma chissà che da queste numerose sfortune non possa venir fuori qualcosa di bello, che possa cambiare la sua vita.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO UNDICI
 





La giornata non è iniziata bene ma a quanto pare sarà un periodo.
Sono stata sveglia tutta la notte perché in qualunque posizione mi mettessi stavo scomoda, ho lanciato la coperta da ogni parte perché mi sentivo soffocare.
Non so, magari è un preludio della menopausa!
Anche in facoltà non è certo andata meglio: la signora McCall era più scorbutica del solito e ogni occasione era buona per farci vergognare.
Neanche a dirlo, il vedere che non prestavo particolare attenzione a quanto aveva da dire le ha offerto una vasta gamma di materiale per far sprofondare la mia autostima nei meandri della terra.
Così ora mi ritrovo con una fortissima emicrania mentre aspetto il mio turno in mensa dove il vociare di tutti i presenti non aiuta di certo a farmi sentire meglio.
"Cosa ti posso servire? Oggi il piatto principale sono gli spaghetti al sugo di verdure o se preferisci ci sono gli gnocchi al ragù oppure puoi scegliere fra uno dei nostri secondi, che sono squisiti, o se no..."
"Un toast e una caffè andranno benissimo, grazie"
La ragazza sbuffa e alza le spalle come a dire "se proprio vuoi", la verità è che non sarei riuscita ad ascoltarla nemmeno per un secondo di più mentre recitava allegramente ogni singolo piatto.
Prendo il mio vassoio e vado alla ricerca di un posto a sedere anche se sembrano tutti occupati; non mi resta che provare a vedere fuori.
"Alex! Vieni a mangiare con noi!" Vedo una mano alzata e, stampandomi in faccia il sorriso migliore che riesca a fare, mi avvio al tavolo di Paige dove, per mia somma fortuna, c'è anche Pamela con corteo al seguito.
Dov'è Jud quando ho bisogno di lei! Mannaggia al martedì e al suo giorno libero in università.
Coraggio Alex, ce la puoi fare a resistere per un'ora.
"Mi dispiace per come la McCall se la sia presa con te oggi, deve essersi proprio alzata con la luna storta" dice Paige davvero dispiaciuta nei miei confronti cosa che non si può dire della sua vicina che mi guarda con un falso dispiacere sul volto mentre pilucca la sua insalatina condita senza sale e senza olio.
"Già Alex, mi dispiace un sacco, cos'è che ti ha detto? Ah sì: un tricheco obeso a pancia all'aria ha più cervello di te. Roba da non crederci!" E insieme a lei anche le altre oche iniziano a starnazzare.
"Non prendertela Alex, sai benissimo che non lo pensa davvero e fa così con tutti, non ti abbattere" dice in tono materno Paige poggiando la sua mano sulla mia in segno di conforto. È davvero una bella persona.
La mimo un "grazie" con le labbra e inizio ad addentare il mio pranzo anche se ho lo stomaco chiuso.
Almeno non devo fingere di essere allegra e felice.
"Parlando di cose serie ragazze, ho delle novità da dirvi" esclama tutta euforica Pamela mentre le altre ragazze la intimano a continuare.
Dubito di voler stare a sentire quanto ha da dire.
"Sabato sera sono andata a letto con uno strafigo da paura!"
"No,davvero?"
"Oddio che bello!"
"Dai racconta, racconta!"
Rettifico, non ho alcuna voglia di sentirla parlare.
"Allora, ci siamo conosciuti in un locale e appena mi ha visto ha iniziato a sbavare ed ha subito perso la testa per me, come mi aspettavo. Ci ha provato tutta la sera anche se era un po' troppo appiccicoso ma alla fine mi sono lasciata andare anch'io così abbiamo lasciato gli altri ragazzi che erano usciti insieme a noi è siamo andati a casa mia e..."
Non ce la faccio più, ha già detto fin troppe cavolate per i miei gusti e il bello deve ancora venire: non resisto più, ho troppa voglia di sapere quello che è successo dopo...
Le altre invece sembrano pendere dalle sue labbra, tutte meno Paige, unica ragazza intelligente del gruppetto.
Mi sta simpatica ogni secondo di più.
Il capo delle oche fa stare ancora per un po' sulle spine le sue paperotte infine si decide a parlare.
"Siamo stati svegli tutta la notte! Non mi lasciava nemmeno il tempo di respirare tra un amplesso e l'altro tanta era la sua voglia di me. Mi ha detto persino che sono una dea prima di venire. Ha detto, testuali parole, che sono stata la miglior scopata della sua vita"
Finisce di raccontare mentre le altre esultano con allegri schiamazzi che non fanno che peggiorare il mio mal di testa già poco sopportabile.
In più sapere che genere di esclamazioni fa Seth mentre fa sesso non mi aiuta a stare meglio.
Comunque sia, non lo facevo così aperto a queste rivelazioni dato il suo orgoglio. Non mancherò di farglielo notare appena lo vedrò.
Un sorriso mi spunta sulle labbra al pensiero di questa conversazione con lui.
Le continue grida delle mie vicine mi riportano alla realtà e ringrazio il cielo che la pausa pranzo sia quasi finita.
Mi alzo col vassoio e mi avvio verso l'uscita.
"Aspettami Alex!"
Mi volto e vedo Paige venire verso di me.
Che stupida, mi sono dimenticata che oggi abbiamo lo stesso corso di genetica.
"Anche tu non ce la facevi più a sopportare il dettagliatissimo racconto di Pamela?" Chiedo, ironica.
"È la terza volta che mi tocca sentirlo anche se le altre due non era stata così esplicita nel raccontare i particolari. Ammetto che a volte esagera un po'"
Poverina, non la invidio per niente ad avere un'amica come lei, deve avere tanta di quella pazienza e buona volontà che la stimo per questo ma comunque non vorrei mai essere al suo posto. Pazienza e calma sono qualità che mi mancano da sempre.
"Potresti dirglielo che a volte è troppo esagerata, sei sua amica non dovrebbe prendersela più di tanto"
"Lo so è solo che lei adesso è fatta così. Secondo lei solo comportandosi in questo modo otterrà quello che vuole"
"E cosa vorrebbe esattamente?" Adesso sono curiosa di sapere quanto possano essere profondi i pensieri dell'oca.
"Fama e ammirazione, da parte di chiunque. Vorrebbe che tutti la conoscessero, vorrebbe sentir parlare sempre di lei dalle persone che incontra, anche solo di sfuggita"
Ok, non credevo che potesse essere così egocentrica e superficiale da pensare solo ed esclusivamente a questo.
"Non fraintendermi, so che questo possa farla passare per un'egocentrica di prima categoria, ma è stata la sua reazione a quello che le è accaduto tempo fa ad averle fatto avere questo atteggiamento"
"Cosa le è successo?" Chiedo perché molte volte Paige mi aveva raccontato che prima, quando l'aveva conosciuta per la prima volta, Pamela non era come è adesso. Era una persona completamente diversa, molto simile a lei. Difficile a credersi ma è vero.
Per questo vorrei sapere cosa l'abbia indotta a questa radicale trasformazione, non per farmi i fatti degli altri, semplicemente per capire e porre fine a un tarlo che mi assilla da quando l'ho conosciuta.
"È successo tutto l'ultimo anno del liceo. Pamela usciva con un ragazzo più grande che aveva conosciuto durante una vacanza coi suoi genitori. Lei era tutta felice, era il suo primo ragazzo. Solo che non è stato l'amore da favola che aveva sempre sognato, infatti lui, dopo alcuni mesi che continuavano a frequentarsi, le ha detto che aveva trovato un'altra con cui si trovava meglio e, per di più, era anche più bella di lei e molto più attraente. Le ha detto che mentre stava con lui aveva perso tutto il suo fascino, che aveva iniziato a curarsi di meno. Le ha confessato che si vergognava di lei, della brutte figure che gli faceva fare davanti ai suoi amici, testuali parole. Così ha avuto inizio la sua trasformazione in quella che è adesso"
Mi ci vuole un po' per raccogliere bene tutte le informazioni che ho appena appreso.
Non riesco a credere che al mondo esistano persone così orribili da far sentire delle ragazze sbagliate, da far si che si odino per come sono plasmandole con le loro parole fino a che non corrispondano ai loro standard.
Disprezzo gli uomini così e provo pena per le ragazze che si fanno trascinare in questo modo da quegli essere immondi.
Non riesco a capire perché, nonostante tutto, il loro mondo continui a girare attorno a quegli sciocchi non curandosi del male che hanno procurato a loro stesse.
Ma forse dovrei solo stare zitta, perché io sono stata la prima ad essermi comportata in questo modo e me ne pento ogni volta che ci ripenso.
Adesso capisco meglio Pamela e riesco anche a vedere sotto un altro punto di vista.
Mi impegnerò per trovare la Pamela che aveva conosciuto Paige agli inizi sperando di trovarla sotto la barriera che si è creata intorno a sé.
"Mi dispiace per quello che le è successo" è tutto quello che mi viene da dire e dopo ciò ci avviamo tutte e due verso l'aula27.





"Alex puoi portare te il caffè al tavolo 14? Odio avere la nausea, al diavolo chi pensa che sia solo mattutina!" Borbotta Lexie mentre corre verso i bagni del personale per svuotare il suo stomaco, come da routine da quando ha scoperto di essere incinta.
Qui al café siamo tutti eccitati, noi ragazze non vediamo l'ora di avere una piccola, o un piccolo, masquotte da  spupazzare mentre Margaret è al settimo cielo, felicissima di diventare nonna. Sta già organizzando la festa per il nascituro qui al locale mentre fra i clienti abituali si è formata una bisca di scommesse sul sesso e nome del pargolo. Pure io ho partecipato: sarà un maschio e si chiamerà Jack.
Ora non mi resta solo che persuadere la futura mamma, ignara di tali scommesse, a scegliere il nome su cui ho puntato così da farmi vincere un bel gruzzoletto.
Mi basterà assecondare le sue richieste per i prossimi otto mesi e, quando mi chiederà in che modo potrà mai ricambiare tali favori, non mi resterà che sganciare la bomba e la vittoria è bella che assicurata.
Ma in primis lo faccio soprattutto per aiutarla essendo una così brava e gentile ragazza.
Preparo subito il caffè che porto immediatamente al tavolo che mi ha detto Lexie.
Per poco la tazzina non mi scappa di mano quando vedo che al tavolo è seduta proprio l'ultima persona che mi sarei potuta immaginare qui, al café, da solo.
"Come mai sei venuto qui Seth?" Chiedo, senza giri di parole, mostrando tutta la mia sorpresa nel tono di voce.
Lui posa il cellulare con cui stava scrivendo un messaggio aprendo il suo volto in un sorriso  abbagliante.
"Avevo voglia di un caffè e devo ammettere che il vostro non è niente male" ammette prendendo la tazzina che ho appena posato.
"Ah si? E dovevi venire qui dall'altra parte della città per gustarti un buon caffè?" Lo ammetto, adoro stuzzicarlo.
"Co-come fai a sapere che mi trovavo là?"
Cosa crede, anche io ho i miei assi nella manica.
"Me lo ha detto Kevin che lavori da quelle parti della città"
In effetti ero stata io a chiedere a mio cugino, a volte un po' insistendo, informazioni riguardo i suoi coinquilini. Ma la mia era solo curiosità per accertarmi che il mio adorato cuginetto non vivesse circondato da persone pericolose.
"E come mai volevi tanto saperlo?" Domanda recuperando il controllo della situazione, e della voce che per un attimo era scomparsa.
"Non ho mai detto di volerlo TANTO SAPERE, semplice te ero curiosa di conoscere qualcosa in più sugli amici di mio cugino"
"Capisco" è tutta la sua risposta.
"Comunque non hai risposto alla mia domanda" chiedo recuperando il discorso di poco fa.
"Avevo voglia di cambiare aria" dice guardando fuori dalla vetrata assorto nei suoi pensieri.
Strano, sembra avere un aria...triste.
"È successo qualcosa di brutto al lavoro?"
Kevin mi ha accennato qualcosa a proposito di quanto si occupa, un'azienda di famiglia mi sembra di ricordare.
"Diciamo che per mio padre sarò sempre il figlio messo in secondo piano" sospira, rassegnato.
Non avrei mai detto che si sarebbe confidato con me.
Pensavo che avrebbe ribattuto in modo brusco come a marcare il fatato che non siano affari miei! invece mi ha sorpreso.
"Perché la pensi in questo modo?" Forse sto tirando un po' troppo la corda, a parte i nostri soliti battibecchi e frecciatine non abbiamo mai sostenuto una conversazione che toccasse argomenti personali. Ci limitavano per lo più a parlare del più e del meno, quando non passavamo il tempo a stuzzicarci vicendevolmente.
Mi guarda per un attimo come a studiare la sincerità delle mie intenzioni poi abbassa lo sguardo sulla tazza fumante che deve ancora bere.
"Nella mia famiglia il figlio prodigio è sempre stato mio fratello maggiore David, non importava quanto io mi sforzassi di arrivare al suo livello. Lui era sempre più avanti di me in ogni cosa, a scuola era il migliore, stava sempre insieme alle ragazze giuste e ogni occasione era buona per rinfacciarmelo, così come succede tuttora. Oggi, quando mio padre ha elogiato tutte le eccellenti qualità di mio fratello davanti ai commercianti, come se io nemmeno ci fossi in quella stanza, mi sono sentito veramente inutile, un fallimento"
Non mi riesce vedere Seth struggersi per qualcosa, non è nella sua persona.
Il Seth che ho iniziato a conosce io, anche se non nel migliore dei modi, è uno spaccone, un menefreghista, egoista che non perde occasione per fare innervosire le persone.
Quello che ho di fronte a me, rassegnato all'idea di non poter mai essere alla pari del fratello è accettato agli occhi del padre, non è lui.
"Scusami, non volevo annoiarti con i miei problemi"
E per di più chiede scusa?! Ok, qui c'è lo zampino degli alieni, ora sono certa che esistano e sicura che abbiano rapito il vero Seth per fare degli esperimenti sulla stronzaggine del genere umano maschile e abbiano lasciato qui questa brutta copia per celare il rapimento.
Basta, qui c'è bisogno di una svegliata.
"So che non sono affari miei e che non conosco la situazione, ma stare qui seduto a guardare rassegnato fuori dalla finestra non aiuterà di certo a far cambiare opinione a tuo padre. Hai già fatto tanto? E allora fai di più, ma non rimanere fermo, aspettando che la situazione cambi da sé. Reagisci!"
Non avrei mai pensato che un giorno avrei dato consiglio a un cafone del genere, ma non posso farci nulla. Se una persona è preoccupata per qualcosa, cerco se possibile di aiutarla, anche se si trattasse del re degli idioti per eccellenza.
Lui deve essere rimasto sorpreso dal mio intervento perché ancora non ha detto niente, si limita ad aprire la bocca e richiuderla subito dopo.
Che c'è, ho detto forse una cavolata?
Mi guarda ancora per qualche secondo poi si decide a parlare.
"Sai, mi ricordi molto una persona" dice, con una punta di nostalgia nella voce.
"Davvero? E com'è questa persona?" Domando, cercando di proseguire il discorso per farlo distrarre dai suoi pensieri.
Lui sorride, ma è un sorriso amaro il suo, probabilmente starà pensando a quella persona.
"Non voglio parlarne" risponde subito, brusco, cancellando ogni traccia di un passato sorriso da suo volto.
Possibile che vadano sempre a finire così i miei tentativi di cercare di discorrere con lui?
Abbiamo iniziato bene ma come l'altra volta in discoteca si è fatto improvvisamente rigido ed è diventato distaccato.
"Non c'è mica bisogno di essere così scontrosi!" Va bene una volta ma poi il solito comportamento comincia a seccarmi.
"E sentiamo, che cosa ti ha dato fastidio? Il fatto che ti abbia parlato della mia condizione familiare pur conoscendoti appena? Perché se è così potevi benissimo evitare di darmi i tuoi "preziosi" consigli,  uguali a quelli degli altri del resto e pressoché inutili. Se ti faccio così pena batosta dirlo tan.."
Non gli lascio nemmeno finire il suo patetico discorso perché mi sono stufata di starlo ad ascoltare: un po' di acqua in faccia magari potrà svegliarlo e fargli capire che è un emerito deficiente.
"Volevo fare l'AMICA, idiota!" gli dico con tutta la rabbia che le sue parole mi hanno provocato.
Non solo cerco di dargli il mio sostegno, nonostante lo trovi antipatico, ma come vengo ripagata per i miei sforzi? Con parole velenose servite su un piatto d’argento.
“Forse non è un’amica come te che voglio” è tutto ciò che ha da dire mentre col tovagliolo cerca di asciugarsi la faccia poi si alza.
Che se ne vada, è meglio.
“Dovresti ringraziarmi che non vada a lamentarmi con il tuo capo per questo”
Detto questo se ne va lasciandomi lì, davanti ad un posto vuoto, con tanta rabbia ancora da sbollire.

 



≈ANGOLO AUTRICE≈

Ciao ragazze!!!
Perdonate la mia assenza ma per la scuola che tratta non poveri comuni mortali come se non avessi una vita al di fuori di quelle vecchie mura e, sì, pure piccoli (GRANDI) problemi di cuore che mi hanno dato molto a cui pensare non ho avuto tempo per aggiornare...
Ma adesso, eccomi qui!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto: scopriamo qualcosa di più sul passato della carissima Pamela e anche sulla situazione familiare del nostro boy.
Che ne pensate? Vorrei chiedervi, se avete del tempo (anche poco poco poco poco), di lasciarmi na recensione per sapere le vostre opinioni che per me sono indispensabili.
Ringrazio luchia nanami e fabisweetheart per le loro recensioni nello scoro capitolo. Grazie mille ragazze!!
Spero di trovare del tempo per poter pubblicare il capitolo sucessivo la prossima settimana, prima di partire per Berlino.
Nel frattempo godetevi questo capitolo

bacioniiiii

alinalaali
  
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