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Autore: Ale Villain    14/02/2014    1 recensioni
STORIA IN FASE DI REVISIONE (Aprile 2020)
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Michelle non era così, per niente. Michelle, pur di vedere il ragazzo felice, avrebbe ribaltato il mondo; Ambra, invece, avrebbe ribaltato il mondo per ottenere ciò che voleva, proprio come lui. A Jimmy sarebbe decisamente piaciuta.
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Sentiva dannatamente la mancanza di Zacky in casa: non sorridergli, non uscire con lui, non scherzare, anche non litigarci. Erano tutte cose che erano svanite nel giro di un’ora e mezza, da casa sua all’aeroporto. Lei, comunque, continuava a sperare e a credere in quel meraviglioso chitarrista, che l’aveva attratta subito, e si domandò, con tutta sé stessa, se davvero il ragazzo non le avesse mentito.
Ambra, che di nascosto l’aveva seguita, osservò la scena dallo stipite della porta senza farsi vedere e sorrise amaramente, nel vedere la sua bionda preferita stare così in pena per un ragazzo; anche se lei, di sicuro, non era messa molto meglio.

AGGIORNAMENTI INTERROTTI FINO A DATA DA DESTINARSI
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Milano, 16 Aprile 2010 H 06.32
 
- Ma chi è che rompe a quest’ora? – bofonchiò Ambra, sentendo il suo cellulare squillare e udendo lo scream iniziale di Let’s get it cracking*. Afferrò malamente l’apparecchio telefonico tastando più volte sul comodino e infine si coprì gli occhi quando la luce del display le arrivò, all’improvviso, sul viso assonnato.
- Pronto? – chiese acidamente, quando premette la cornetta senza nemmeno vedere chi la stava chiamando.
- Non troppa allegria, eh piccola? – rise la voce sarcastica di Synyster, che, al contrario suo, era più che allegro.
- Vorrei vedere te, se ti chiamassero alle sei del mattino – ribatté con sicurezza la ragazza, passandosi una mano sugli occhi.
- Come le sei del mattino? – domandò il ragazzo stranito – Se sono le due del pomeriggio! – concluse poi, dopo essersi, presumibilmente, messo a guardare l’orario da qualche parte.
- Sì, lì da te sono le due del pomeriggio – rispose lei – Idiota, io sono in Italia e qui sono le sei del mattino! –
- Cazzo è vero! – fece lui, schiaffeggiandosi una mano sulla guancia e provocando un rumore sordo, ma che Ambra riuscì ad udire comunque, dall’altra parte della cornetta – Non crolla il mondo per questo, vero?  –
- Non preoccuparti  – marcò lei sarcastica, sbadigliando – Dovevi dirmi qualcosa? –
- Veramente volevo un po’ di compagnia… - ammise lui, mordicchiandosi un labbro – Johnny è uscito con la ragazza e lo stesso Matt. Zacky sta riposando –
- Povero, tutto solo… - fece Ambra sarcasticamente e scoppiando a ridere da sola.
- Sì, sono tutto solo e tu sei antipatica – ribatté il ragazzo, ma mantenendo, in ogni modo, il sorriso sulle labbra – Anzi, no, una cosa ci sarebbe… -
- Sentiamo –
La ragazza sentì Synyster sospirare e aspettò che parlasse, mentre lei si rigirava e si sistemava meglio nel letto  che era quasi completamente disfatto.
- Come mai hai aspettato così tanto per scrivermi? –
- Lo sapevo – fece lei, dando voce ai suoi pensieri e inspirando profondamente.
- Lo sapevi? –
- Sì, mi aspettavo questa domanda – spiegò la rossa – Anche Giorgia me l’ha chiesto un po’ di volte – concluse, per poi voltarsi verso la sua coinquilina che dormiva accanto a lei.
- E quindi… -
- Quindi non ti ho scritto perché non lo ritenevo ancora necessario, non sapevo cosa dirti –
A Synyster tornarono in mente le parole di Zacky: Se sarà necessario ti scriverà. Cazzo, aveva ragione.
- Chiedermi come stavo dopo il viaggio non mi sarebbe dispiaciuto, sai? – Ambra ebbe una sorta di deja vu.
- Scusami tanto se ero distrutta e se, soprattutto, anche Giorgia lo era! – disse Ambra, alzando leggermente la voce.
- Il giorno dopo? – provò ancora lui, non convinto affatto di ciò che le aveva appena riferito la ragazza.
- Il giorno dopo… oh, Synyster! Accontentati che ti abbia scritto –
- Quindi mi hai scritto perché non avevi niente da fare? – domandò lui ancora, alzando un sopracciglio e cambiando la mano con cui stava reggendo il telefono.
- Syn, piantala, non sei un bambino. No, non ti ho scritto perché non avevo niente da fare, semplicemente volevo sentirti –
- Mi devo fidare? – domandò, dopo attimi di silenzio.
- Ti devi fidare – continuò lei, con sicurezza.
Synyster sospirò nuovamente.
- Va bene, allora ti lascio dormire –
- Non sei arrabbiato, vero? – si informò lei, riabbassando il tono di voce.
- No piccola – non riesco arrabbiarmi con te e qualcuno mi deve spiegare il perché  – Scrivimi quando hai voglia –
- D’accordo, a dopo –
Synyster la salutò e riattaccò per primo.
Subito dopo, la ragazza rimise il cellulare al suo posto e tentò di riaddormentarsi, dato che meno di un’ora dopo si sarebbe dovuta svegliare per raggiungere la biblioteca, il suo posto di lavoro, con scarso successo; era strano, ormai, sentirti chiamare piccola, come se fosse il nome di battesimo, ma allo stesso tempo era anche fantasticamente piacevole. Le veniva il sorriso spontaneo ogni volta che il ragazzo la chiamava in quel modo e sperava che non smettesse più di farlo: all’inizio, era vero, non aveva apprezzato particolarmente quel soprannome, forse perché all’inizio lo aveva trovato più un offesa che un nomignolo. E forse era solo perché nessuno l’aveva mai chiamata in quel modo tanto dolce e tenero: nessuno dei suoi ex ragazzi, infatti, aveva provato a chiamarla così senza essere sgridato o ripreso, in qualche modo, da lei. E invece Synyster non aveva ceduto: aveva continuato a chiamarla in tale modo fino a quando lei non si era arresa e forse aveva fatto davvero bene.
H 12.00
- Rafaelle, puoi venire un secondo? – chiese la rossa, con gli occhiali poggiati sulla punta del naso, mentre controllava seria una lista di romanzi segnati sul computer della sede della biblioteca. La collega lasciò la sua postazione in pochi istanti e la raggiunse, accovacciandosi di fianco alla sedia girevole su cui vi era la ragazza che l’aveva chiamata.
- E questo? – domandò Ambra, una volta notata la ragazza, mentre indicava con l’indice della mano sinistra un libro evidenziato in giallo, di fianco al quale non vi era il solito pallino verde per gli ordini completati e pagati.
- Evidentemente il cliente non ha ancora pagato o non ha riportato indietro il libro – concluse lei, studiando il titolo del romanzo con interesse – Quanto tempo ha, ancora? –
- Controllo – disse la rossa, digitando qualcosa sulla tastiera e selezionando l’articolo – Una settimana –
- Dammi il nome che lo metto in lista e lo contatto –
- D’accordo – disse Ambra e le lesse il nome. Poi si tolse gli occhiali e li poggiò sulla scrivania, sospirando stancamente.
- Tutto bene? – domandò con fare preoccupato la mora.
- Sì sì – rispose lei vaga – Sono solo molto stanca –
- Io te l’ho detto di riposarti un po’ – continuò la ragazza, spostandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio – Senti, ma quel bel ragazzone che ti è venuto a far visita tempo fa? Non l’hai più sentito? – chiese curiosa, cambiando discorso. Ambra strabuzzò gli occhi e si girò verso di lei di scatto, come se si fosse svegliata all’improvviso.
- Ambra, c’è qualcosa che devi dirmi? –
- No, non preoccuparti – spiegò lei – O meglio… non è niente di preoccupante
- Sicura? –
- Sicurissima –
- Sono tutta orecchie allora! – esclamò sorridente la ragazza, tendendo le orecchie e preparandosi ad ascoltare. Ambra sospirò e si preparò al racconto.
 
 
Huntington Beach H 20.00
 
 
- Dimmi che non tocca a me… - iniziò Brian, vedendo entrare dalla porta sia Matt sia Valary, che lo salutarono calorosamente e con sorrisi a trentadue denti – Matt, dimmi che non tocca a me –
Il ragazzo dagli occhi verdi richiuse la porta dietro di sé, continuando a tenere una mano sul fianco della moglie: - Se vuoi non te lo dico –
- Simpatico – fece Synyster, sorridendo amaramente.
- Fatti aiutare da Zacky se per te è così terribile – proseguì il cantante – E poi dai, Syn, devi solo cucinare! –
- Senti sparisci e fai le tue porcate con Valary – la buttò lì Synyster, indicandoli con la mano, per poi andarsene lui dalla stanza per cercare Zacky, mentre Matt scoppiava a ridere e la moglie avvampava.
Brian sapeva perfettamente che quando Johnny era con la fidanzata e Matthew con la moglie, toccava sempre a lui o all’altro chitarrista cucinare, per evitare di far scomodare Mike, l’ospite. Peccato che Synyster odiasse cucinare, anche perché non sapeva affatto farlo, a differenza di Zack che, ai fornelli, qualcosa riusciva a combinare.
- Zacky? – chiamò, girando per casa Haner. In quel periodo suo padre, meglio conosciuto come Papa Gates, era fuori per lavoro con la moglie e Synyster era libero di ospitare chiunque in casa propria (e per chiunque si intendeva la band al completo).
- Cosa c’è? – domandò stancamente l’amico, dalla stanza del ragazzo. Synyster varcò la soglia di camera sua e trovò Zacky intento a svogliare lentamente un album di foto, seduto scomodamente sul suo letto.
- Cosa stai guardando? – gli domandò mentre si avvicinava al moro e gli si sedeva accanto, allungando il collo per osservare le foto.
- Ho preso un album a caso da lì – rispose, indicando con la testa la scrivania – Evita di farmi la paternale perché ho toccato le tue cose – disse, senza alzare lo sguardo dalla pagina in cui era. Vi era un’unica grande foto che occupava tutta la busta dell’album e vi era la band al completo alla fine di un concerto: Brian spaparanzato su un divano con James, e Zachary seduto in mezzo a loro e dietro il divano vi era Johnny, preso per il collo da Matthew che sorrideva teneramente mostrando le sue favolose fossette.
- Duemila e sette, mi sembra – disse Synyster, sorridendo nostalgicamente alla vista di quella foto. Quanto gli mancavano quei momenti e, soprattutto, quanto gli mancava James: era stato sicuramente il più sveglio del gruppo, senza di lui molte canzoni non sarebbero esistite e soprattutto loro non sarebbero esistiti, gli Avenged Sevenfold. Ma era anche un ragazzone che sapeva come divertirsi e far ridere, in ogni situazione sapeva cogliere l’ironia e sapeva tirare fuori il meglio delle persone e nonostante la stazza, dato che era alto un metro e novantatré centimetri belli tondi, era buono come il pane. Synyster si ricordava ancora di come l’aveva conosciuto casualmente nel negozio metal e di come erano diventati inseparabili e del periodo in cui Jimmy aveva vissuto a casa sua, con suo padre, Papa Gates. Ricordava ancora perfettamente che la nascita del nome “Synyster Gates” era dovuta ad un’uscita con lui, ricordava di quando, da ubriaco, aveva gridato per tutta una serata Pink is the new black! e di come James l’aveva preso in giro per quel fatto fino sfinimento. In breve, ricordava tutto, dal minimo dettaglio alla cosa più ovvia; ed era un bene questo, assolutamente, poiché poteva, in questo modo, mantenere in vita il suo amico e compagno di band, come se fosse accanto a lui e gli stesse raccontando ciò che gli stesse succedendo in quel momento. Adesso, infatti, Jimmy saprebbe come comportarsi con Ambra, saprebbe come prenderla; ma quante cose avrebbe dovuto sapere Jimmy, quante!
I have so much to say and you’re so far away.
Brian alzò la testa di scatto dalla foto che stava osservando e si alzò dal letto, mentre Zacky lo seguiva con lo sguardo. Si avvicinò alla scrivania e estrasse dal portapenne una biro nera, poi prese un foglio dal cassetto e ritorno sul letto, afferrando la chitarra posta li vicino, rovesciandola e utilizzandola come tavolo sulle sue cosce.  Posò il foglio e iniziò a scrivere, dato che le parole gli venivano come automatiche, nella sua mente.
 
Never feared for anything
Never shamed but never free
A life that healed a broken heart with all that it could
Live a life so endessly
Saw beyond what other see
I try to heal your broken heart, with all that I could
 
- Will you stay? Will you stay away forever? – suggerì Zachary, intuendo le intenzioni di Synyster. Quest’ultimo annuì, serrando le labbra e iniziando a sentire gli occhi pungergli.
 
How do I live without the ones I love?
Time still turns the pages of the book its burned
Place and time always on my mind
I have so much to say but you’re so far away



Plans of what our futures hold
Foolish lies of growing old
It seems we’re so invincible
The truth is so cold
A final song, a last request
A perfect chapter laid to rest
Now and then I try to find a place in my mind

 
Synyster si voltò nuovamente verso l’amico che gli prese la biro e in pochi secondi scrisse qualche parola, per poi ripassare la penna al ragazzo, che ora tremava vistosamente.
 
Will you stay? Will you stay awake forever?
How do I live without the ones I love?
Time still turns the pages of the book its burned
Place and time always on my mind
I have so much to say but you’re so far away

 
Sleep tight, I’m not afraid
The ones that we love are here with me
Lay away a place for me
Cause as soon as I’m done I’ll be on my way
To live eternally



How do I live without the ones I love?
Time still turns the pages of the book its burned
Place and time always on my mind
And the light you left remains but it’s so hard to stay
When I have so much to say and you’re so far away

 
[Synyster cominciò a scrivere sempre più malamente e velocemente le parole, rischiando di strappare il foglio]


I love you
You were ready
The pain is strong enough despite
But I’ll see you
When he lets me
Your pain is gone, your hands are tied
So far away
And I need you to know
So far away
And I need you to need you to know

 
Synyster scrisse il titolo della canzone alla rinfusa e poi gettò il foglio per terra, spostò la chitarra e scoppiò in un pianto disperato, prendendosi la testa tra mani. Zachary, lì di fianco a lui, non poté fare altro che circondargli il braccio con le spalle e accarezzargliele teneramente, facendogli sentire la sua vicinanza.
- Mi manca Zacky, mi manca tanto – continuò a ripetere il ragazzo, tra le lacrime.
- Anche a me manca… manca a tutti, Syn – concluse a voce bassa il chitarrista, mentre sospirava e cercava di non piangere anche lui. Non era solito piangere, da parte di Synyster, ma dopo quello che aveva appena creato, quello sfogo se lo meritava a pieno.
H 20.30
Synyster continuava a rigirarsi il foglio per metà accartocciato tra le mani: non sapeva che fare, non sapeva se considerarlo un suo “piccolo” sfogo personale oppure farlo vedere a Matthew per proporgli un qualcosa di nuovo. Non voleva aggiungere altro malumore in più, in quella casa, ma prima o poi, a parte Zacky ovviamente, qualcuno avrebbe saputo di questo testo, che lo scoprissero da soli o per mano di Synyster. Non sapeva nemmeno se sarebbe piaciuta, magari sarebbe stata impossibile da registrare, non aveva trovato neanche una melodia per il testo. Magari era destinato a rimanere chiuso in un cassetto per sempre, senza che nessuno ne avrebbe saputo mai qualcosa.
Si alzò dal letto sul quale era rimasto seduto fino a quel momento e lentamente raggiunse la porta, stringendo il testo tra le mani; nel momento in cui strinse la maniglia, però, si voltò verso il punto sul quale si era seduto prima e poi spostò nuovamente lo sguardo sul foglio. Ritornò indietro e lasciò la carta sul materasso, poi uscì definitivamente dalla stanza, scendendo le scale e raggiungendo gli altri in salotto, intorno al tavolo da pranzo.
- Oh, è vero… - disse il chitarrista, mentre raggiungeva gli altri e osservando i cinque cartoni di pizza posti sul tavolo davanti a Matthew che li stava aprendo.
- Tranquillo – rispose quest’ultimo, sorridendogli comprensivo. Synyster si sedette di fianco a Zacky, che ricevette subito la pizza.
- Hai deciso di farlo vedere a qualcuno? – gli domandò all’istante, approfittando della confusione che si stava creando, dato che Matt aveva aperto un cartone di pizza che non corrispondeva alla descrizione di nessuna delle pizze che avevano voluto i ragazzi.
- No – rispose semplicemente il ragazzo, decidendo di prendersi lui la pizza che aveva creato subbuglio, afferrandola dalle manone del cantante.
- Falla vedere almeno a Matthew… oh, no, a Mike! Ci potrebbe lavorare su – propose il ragazzo, allargando gli occhi verdi. Synyster sospirò e smise di staccare pezzi di pizza e si voltò verso l’amico.
- Ne possiamo parlare un’altra volta? –
- Oh… sì, certo – borbottò Zacky, dando un generoso morso ad uno dei suoi tranci alla salamella piccante. Il resto della cena passò particolarmente silenzioso, silenzio interrotto solo dai sonori rutti di Jhonny.
- Com’era la pizza ai funghi? – domandò appunto un  Jhonny sorridente a Synyster, una volta finita la cena.
- Era ai funghi? – domandò perplesso – Comunque non male, dai –
- E… cos’hai combinato al posto di cucinare? – domandò il bassista nuovamente, non riuscendo a tenere a freno la curiosità.
- Niente – rispose, con fin troppo serietà, il chitarrista.
- Non ti credo – tentò ancora.
- Libero di non farlo – continuò Syn e lasciò Jhonny da solo, in cucina, mentre ripercorreva le scale e si chiudeva per la seconda volta in camera sua.
Afferrò il telefono e cerò un numero nella rubrica, cliccò sul nome e attese.
- Pronto? –
- Ambra, devo farti sentire una… cioè, leggere una cosa – disse all’istante il ragazzo, non appena sentì la voce della ragazza.
- Sì Synyster va tutto bene, grazie – disse lei fingendosi offesa.
- Prima ti leggo quello devo leggerti, poi ti chiedo come stai –
- Sei strano, lo sai? –
- Sì, me lo dicono – e afferrò il foglio – Non ridere, per favore -
Syn combatté più volte contro l’istinto di piangere al telefono con la ragazza mentre leggeva, ma alla fine gliela lesse tutta e riuscendo, anche, a non incrinare la voce, mentre la rossa era rimasta in ascolto per tutta la lettura senza proferire parola, tanto che Synyster ebbe paura che si fosse allontanata e non lo stesse più ascoltando.
- Com’è? – domandò, leggermente titubante, una volta che finì di leggere il testo.
- Synyster è… è bellissima. Se l’hai scritta tu è una delle cose più… più belle che tu abbia mai scritto – disse Ambra e il ragazzo riuscì a notare lo stato d’animo della ragazza anche attraverso il telefono.
- Oh, grazie – rispose soddisfatto – Però non piangere, eh  –
- No, non piango – si affrettò a dire la rossa.
- Allora – disse il ragazzo – Come stai, piccola? – proseguì, cambiando tono di voce e rilassandosi.
- Tutto bene – rispose – Ma ciò che hai scritto? È una canzone? Se non lo è falla vedere a Matthew! – riprese subito il discorso la ragazza, ormai convinta di vedere quel semplice testo diventare una canzone di successo.
- Me l’ha detto anche Zacky –
- Ci sarà un motivo se siamo già in  due – rispose fiera la ragazza.
- Non voglio portare altro rammarico… scrivere questo per Jimmy… non è… -
- Anche Nightmare è per Jimmy, no? Me lo hai detto tu, eppure ce l’avete fatta; quindi ce la farete anche sta volta, tranquillo -  e Synyster la sentì sorridere dall’altra parte.
- Ti farò sapere, va bene? – si arrese infine.
- Synyster, devi lavorarci su con Matthew – insistette lei – Non puoi lasciare marcire un capolavoro simile –
- Non è niente di che, l’ho scritto di getto e alcune parole sono illeggibili –
- Anche con Nightmare avete fatto tutto questo caos? – domandò, quasi allibita, la ragazza.
- No, ma… ma solo perché ci abbiamo lavorato tutti insieme! Questo testo l’ho scritto da solo –
- Non ci credo che in undici anni di carriera, non ci sia stata neanche una canzone scritta da uno solo di voi –
Synyster sospirò.
- Certo che c’è stata, ma questa è una situazione delicata… mi capisci? –
- Sì che capisco, ma so anche che non ti puoi buttare giù così! Pensa ai parenti di Jimmy: se avessi scritto qualcosa per loro figlio ti amerebbero a vita. Pensa ai tuoi fans! Vi loderebbero ancora di più! E, soprattutto, pensa a te stesso: quale altro modo per coronare questi anni passati con James se non dedicargli una canzone scritta di tuo pugno? –
Il ragazzo si prese un attimo di riflessione per pensare alle parole della ragazza che, dovette ammettere, aveva perfettamente ragione. Non c’era altro modo per mantenere viva e salda quell’amicizia che andava avanti da tantissimi anni.
- Va bene, va bene… credo che la farò vedere a Matt – disse, infine, sospirando.
- Ci conto – rispose lei sorridendo – Ora ti devo lasciare, sono in metro e devo scendere qui, a presto –
- Ciao piccola –
Synyster chiuse la chiamata e sorrise, sentendosi più leggero. Parlare con la ragazza gli aveva chiarito le idee e la sua testardaggine lo aveva aiutato di sicuro, ma ora dove lo trovava il coraggio di far vedere il testo al cantante?

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*let’s get it crackin: canzone di Deuce, io lo amo alla follia, ex cantante degli Hollywood Undead.
 
Eccomi ritornata (:
Chiedo scusa se il capitolo non è dei migliori, lo avevo scritto diversamente, ma puntualmente non ho salvato e così ho dovuto rifarlo con metà capitolo già fatto e non mi ricordavo bene cosa avessi scritto precedentemente, perciò ho cercato di sistemarlo al meglio!
Ringrazio chi segue, recensisce, preferisce o chi legge e basta!
Un bacio, alla prossima.
 
 
 
 
 
  
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