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Autore: Layla    14/02/2014    1 recensioni
Lui sta per sedersi a un tavolo quando la porta si apre violentemente e due rapinatori entrano nel locale puntando la pistola su di noi.
“Consegnaci l’incasso!”
Mi urlano, io corro al ricevitore di cassa, prelevo i soldi e schiaccio l’allarme, poi consegno tutto ai banditi che iniziano a far passare i clienti.
Arrivati a Tom lui si rifiuta di collaborare e tenta di disarmare uno di loro.
È questioni di attimi, il rapinatore – troppo teso ed eccitato, forse un eroinomane – perde il controllo e gli spara. L’altro impreca e lo trascina via, lasciando Tom steso a terra.
Dovrei aspettare l’ambulanza, ma i miei piedi si muovono da soli e con un unico movimento mi inginocchio accanto a lui e gli premo la mano dove è stato colpito.
Mi concentro e una leggera luce scaturisce dalla mia mano, fortunatamente nessuno lo nota e io continuo fino a quando non sento tutti i tessuti e gli organi tornare normali e la pallottola svanire completamente.
Genere: Generale, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
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7)Shock! (sono morta!)

 

La mattina dopo è strana.
Sono bersagliata da occhiatacce sia quando sono con Tom sia quando non lo sono, ma nessuno fa nulla, il suo discorso deve avere fatto effetto, qualsiasi cosa abbia detto loro.
È una mattinata tranquilla e l’ora di pranzo arriva quasi subito, Tom si siede con me è Isabel.
“Dopo scuola posso far visita a casa tua?”
Mi chiede facendomi l’occhiolino.
“Devo chiedere a mio padre.”
Lui capisce che mi riferisco a Johnny e annuisce. Sembra eccitato come un bambino la notte di Natale.
“Va bene.”
Io sospiro, un po’ triste.
È il mio essere aliena che gli interessa, non me come persona. La verità è dura da accettare anche per una come me.
Finita la scuola porto lui e Izzie alla casa nel deserto, dentro troviamo Johnny sulla difensiva.
“DeLonge.”
“Mayer.”
“Come mai qui?”
“Vorrei dare un’occhiata ai bozzoli e poi vi ho portato una cosa che forse vi è utile.”
Johnny alza un sopracciglio perplesso, io scuoto la testa, Tom si avvicina ai bozzoli. Li tasta, li annusa, ne prende un pezzo in mano e se lo ficca in tasca.
“Sono davvero strani. Sembrano un ibrido fra le uova terrestri e qualcos’altro.”
“Bene, ora che ci hai riferito la tua opinione, posso chiederti cosa hai portato per noi”
“Sì, certo.”
Si fruga ed estrae una pietra esagonale nera, liscia con un simbolo inciso sopra.
“Ieri, ho guardato la vostra colonna e mi sono accorto che c’era un buco che sembrava coincidere perfettamente con questa. È una pietra che mi ha venduto un vecchio indiano l’estate scorsa, sono andato a Roswell per curiosare un po’, sapete.
L’impatto, l’area 51…
Ieri sera l’ho vista sulla scrivania così mi sono detto, perché non portarla?
Magari non succede nulla, ma magari succede qualcosa.”
Jo lo guarda scettico, credo pensi sia solo una perdita di tempo dar retta a Tom, ma lo fa per non farmi arrabbiare.
“Va bene. proviamoci.”
Tom mi dà la pietra e io la infilo nel buco, è vero ci sta perfettamente!
Spingo ancora un po’ e la pietra si incastra con un sonoro “click!”, poi la  luce invade la stanza lasciandoci momentaneamente ciechi. Cosa diavolo è successo?
Una luce che sembra formare uno schermo esce dalla colonna, nel filmato ci sono un indiano e una donna vestita di nero dalla testa ai piedi, con tanto di cappello, veletta e guanti.
“Quello che ti lascio è di vitale importanza. Deve arrivare alla principessa e deve arrivarci al momento giusto.”
“Perché non glielo porta lei, bella signora?”
“Lo sai che non posso stare troppo lontana dalla gente, conosci il caos che regna su Naftva, ora che gli abitanti di Ioria si sono alleati con gli Swaahn. Rischiamo veramente che questa volta ce la facciano a prendere il potere.”
“ E noi saremmo spacciati.”
“Sì, per questo devi darla alla persona giusta.”
“Coma farò a capirlo?”
L’indiano si rigira la pietra tra le mani.
“Quando arriverà la persona giusta diventerà calda e manderà un lieve bagliore.”
Poi cala il nero sulla scena e poco dopo una donna – la stessa dama vestita di nero dalla testa ai piedi – appare, solo che questa volta indossa un vestito color panna che sembra scuro se paragonato alla sua pelle.
La sua pelle è bianca, ma non come quella delle statue, ma piuttosto come quella dei cadaveri e bersagliata com’è dalla luce fredda della stanza sembra quasi rilucere.
Ha gli occhi di un azzurro chiarissimo, la bocca di un rosa appena abbozzato e lunghissimi capelli bianchi. Somiglia molto a un’albina se non fosse per le orecchie che si allungano a mezza testa, come quelle di certi elfi o pixie.
“Salute a te Ava, salute a te Rath, sono Nahria.
Ava, sono tua madre, la regina del pianeta Naftva e sono costretta a raccontarti in fretta la tua storia e la tua missione, fuori i bombardamenti e Swaahn incombono.
Naftva è un pianeta molto lontano dalla terra, è stato sempre soggetto a due dinastie per il comando, gli Aria – la nostra – e quella degli Swaahn.
Gli Swaahn sono sempre stati  soggetti inclini alla violenza e al soffocare ogni forma di malcontento, vessano il popolo, si appropriano dei suoi beni e da sempre sono stati detronizzati da qualcuno.
Noi siamo la famiglia che regna quando non ci sono loro, non siamo una dinastia perfetta, ma il popolo si trova bene sotto di noi e il pianeta è in pace.
Ora è in corso una rivolta, gli Swaahn vogliono un potere che non è loro, tuo fratello sta combattendo e sono certa che quando ascolterai questo messaggio lui li avrà sconfitti e sarà il re meritato di questo pianeta.
Ora ti starai chiedendo perché ti ho mandato qui. Su Naftva sei morta, piccola mia e non si possono resuscitare i morti, ma si possono creare cloni.
Abbiamo mischiato il tuo dna con quello dei terrestri e ti abbiamo mandato qui insieme a Rath. Era il tuo ragazzo quassù, ma questo non significa nulla, nella tua nuova vita sei libera di amare chi vuoi e non sei nemmeno obbligata a tornare quassù.
La tua missione è quella di eliminare gli Swaahn nascosti qui sulla terra, quando vedrai questo messaggio due persone verranno ad aiutarvi.
Spero che la pietra abbia scelto un buon candidato per te, di solito hanno un buon fiuto.
Ti voglio bene, piccola mia.”
La luce si spegne lasciandomi scioccata, se non fosse per Tom che ha la prontezza di riflessi di afferrarmi sarei caduta a terra svenuta.
Ho visto mia madre, la mia vera madre e ho scoperto che sono morta.
MORTA!
“Mayer, cosa le sta succedendo?”
Urla Tom, nella voce ha una sfumatura tra l’isterico e il preoccupato.
“Non ne ho idea, DeLonge! Sembra andata in sovraccarico e sia impazzita momentaneamente!
Aspetta che ti aiuto a portarla sul divano.”
Da molto lontano sento John che mi alza le gambe e che mi stanno trasportando verso il vecchio divano verde che c’è nella stanza. Mi depositano delicatamente e poi si guardano negli occhi senza sapere cosa fare.
Nella mia testa c’è in corso un bombardamento, rivivo tutta la mia vita passata. Vedo i miei genitori, il mio pianeta, John, come ci siamo messi insieme, le rivolte, la missione suicida che accettammo di fare.
“Preferisco morire con te qui e adesso che vivere e vedere il nostro pianeta in balia degli Swaahn.”
Questa è l’ultima cosa che ci siamo detti, poi c’è solo il dolore che ho provato nell’esplosione che mi ha ucciso, ma anche fatto saltare in aria un punto militare strategico del nemico.
Urlo, urlo come una matta, urlo fino a perdere le forze, poi svengo.
Finalmente svengo.

 

Mi risveglio dopo quelle che sembrano ore, Izzie è seduta ai piedi del divano insieme a Johnny e Tom è seduto in un angolo.
“Bentornata, cosa ti è successo?”
Mi chiede Tom.
“Ho rivisto la mia vita, la mia vecchia vita. Io sono morta, ho visto come è morire!”
Esclamo agitata,Tom si precipita da me e poi mi abbraccia.
“Buona, non è niente.”
Io racconto a tutti dei miei ricordi, solo Jo non mi sembra stupito.
“Johnny, tu sembri conoscere già tutto questo.”
Lui scuote le spalle.
“Faccio sogni sul nostro passato da quando avevo quattordici anni.”
“Perché non me l’hai mai detto?”
“Perché non volevo scioccarti e poi non sempre capivo in che modo collegarli.”
“Accidenti, Johnny!”
“Ma hai visto come hai reagito ora? Come avresti reagito allora?”
Il suo ragionamento non fa una piega, ma io sono troppo arrabbiata per dargliene atto.
“Erano anche ricordi miei, dovevi dirmelo!
Ecco perché ci provavi, per seguire quegli stupidi frammenti!”
“Ava…”
“NON CHIAMARMI CON QUEL CAZZO DI NOME!”
John si zittisce all’istante, non ho mai usato questo tono con lui.
“Tu sapevi delle cose che riguardano il nostro passato e non mi hai detto niente!
Pensavo fossi il mio migliore amico e che non avessi segreti per me, soprattutto su queste cose.
Quante altre cose non mi hai detto, John Mayer?”
“Nessun’altra, Chia. Giuro!”
“Per forza! Questa cosa vale come mille!”
Me ne vado fuori di me, se potessi sbattere la porta nella roccia lo farei ben volentieri!
Mi incammino nel deserto senza sapere bene dove andare e forse non mi importa molto saperlo, ho appena scoperto che  il mio migliore amico mi nasconde delle cose fondamentali.
Potrei perdermi e non tornare mai più e in fondo non è così male come prospettiva, almeno non dovrei preoccuparmi di alieni, amici che non ti dicono le cose, sorelle sconvolte e cotte che non riesci a gestire.
All’improvviso sento chiamare il mio nome e mi volto, Tom sta correndo verso di me, intralciato dalla sabbia.
Io lo aspetto con aria cupa e nemmeno quando lui mi raggiunge riesco a produrre un piccolo sorriso, nonostante dentro di me il mio cuore stia facendo le capriole dalla gioia.
“Dove stai andando?”
“A fare un giro, devo pensare. Da sola.”
Lui scuote la testa.
“Neanche per sogno, sconvolta come sei rischi di perderti nel deserto e il tuo amico potrebbe impazzire!”
Alla parola “amico” la mia bocca si storce in una brutta smorfia.
“Posso ancora definirlo amico dopo quello che mi ha nascosto?”
“L’ha fatto per proteggerti, ha cercato di fare la cosa giusta.
Non è che Mayer mi piaccia particolarmente, ma ha cercato di fare del suo meglio per proteggerti, credo. Non sono rivelazioni che si possono fare così alla leggera, basandosi su un sogno, no?”
Io sbuffo.
“Io ho sempre raccontato tutto a John, anche i miei sogni qualche volta, quando credevo fossero importanti per quello che siamo, perché lui non l’ha fatto?”
“Perché lui è sempre stato quello forte, la tua roccia, ti eri quella da proteggere. Non credo ti ami, ma ti vuole un mondo di bene, come se fossi una sorellina.
Le sorelline si proteggono, lo sai?
È istintivo cercare di tenerle fuori dai guai e dalle brutte situazioni o semplicemente da ciò che può farle soffrire.”
Io scuoto la testa.
“Avrebbe dovuto dirmelo.”
“Sei testarda. Anche tu non hai cercato di proteggere Isabel?
Dovresti sapere cosa si prova.”
“Lo so, ma quello che mi ha tenuto nascosto era una cosa che dovevo sapere!”
Scoppio a piangere all’improvviso, come una bambina, come chi ha tenuto per sé troppe cose e a un certo punto scoppia.
Lui mi guarda preoccupato, poi si avvicina e mi abbraccia. Dovrei cacciarlo – o almeno così mi suggerisce il mio orgoglio – ma quello che faccio è abbandonarmi tra le sue braccia, piangendo più forte che mai e inondando la sua maglia arancione di lacrime.
Mi sento uno schifo, debole, fragile, distrutta e in attesa di essere ricostruita.
“Avrebbe dovuto dirmelo, lo sapeva quanto ci tenessi! Ho persino perso un anno di scuola per trovare tracce delle mie origini e ora scopro che lui sapeva qualcosa e non me l’ha detto.”
Tom sospira.
“Vai a casa, fatti un bagno, mangia e vai a letto.
A mente fresca vedrai le cose diversamente, Mayer dopotutto è un bravo ragazzo.”
“Anche tu lo sei, grazie.”
Mi tende una mano.
“Dai, vieni. Ti accompagno a casa.”
“Come?”
“Con la mia macchina, così mi mostri la scorciatoia che hai usato quando sei scappata dal bagno.”
Io rido tra le lacrime pensando a quello strano episodio.
Camminiamo per un po’ nel deserto, fino ad arrivare al limitare del parco, scavalchiamo la recinzione e io mi godo la frescura data dalle piante.
Tom è in un bagno di sudore.
Ci sediamo un attimo su una panchina e io gli passo una bottiglietta d’acqua senza dirgli nulla, lui beve grato.
Finita la pausa ci alziamo e raggiungiamo il punto del parco che confina con la scuola e scavalchiamo un’altra volta. Lì finalmente arriviamo alla macchina di Tom, che mi porta a casa senza dire una parola.
Solo quando si ferma davanti al vialetto parla.
“Riposati, cerca di stare bene. Io torno là ad avvisare gli altri.”
Io annuisco ed entro in casa, ancora scossa e mi fiondo in camera mia.
Appena entro una foto attira la mia attenzione: una ragazza dai lunghi capelli di un viola accesissimo è seduta sulle gambe di un punkettone dai capelli arancioni.
Entrambi sorridono, questi siamo io e Johnny all’inizio del liceo, non so perché il cuore mi si stringe e una lacrima solitaria solca il mio viso.
Sembravamo così forti, uniti, invincibili e invece…
Invece tra di noi c’erano dei segreti, chi l’avrebbe mai detto, eh?
Mi butto sul letto e cado immediatamente addormentata.

 

Mi sveglia mia madre per la cena, mi guarda attentamente e mi accorgo che è preoccupata.
“Cosa è successo?”
“Niente, mamma. Ho solo litigato con Johnny.”
“Non mi piace quel ragazzo, perché continui a frequentarlo?”
“Perché per me è come un fratello.”
Rispondo stancamente, uscendo con lei dalla mia stanza.
A cena mangiamo un polpettone, mio padre parla del suo lavoro, ogni tanto mamma interviene, io e Izzie siamo un po’più silenziose del solito.
Finita la cena io salgo in camera mia seguita da mia sorella.
“Come stai?”
“Come una che all’improvviso ha visto il suo mondo crollare. Ti rendi conto che ho visto mia madre?
Che Johnny sapeva qualcosa e non me lo voleva dire?”
Lei sospira.
“Non essere così dura con Johnny. Quando te ne sai andata voleva seguirti e solo io e Tom insieme l’abbiamo convinto che non era una buona idea, era sconvolto.
Ci tiene a te, non vuole perderti. Tutto quello che ha fatto l’ha fatto per proteggerti, guardati: sei scioccata.”
“Chi non lo sarebbe?
Ho sempre saputo di essere la più diversa tra i diversi della scuola e del pianeta, ma vedere come avrei dovuto essere… Beh, mi ha sconvolto, ogni tanto ho l’impulso di toccarmi le orecchie per vedere se sono ancora al loro posto o se si sono abbassate e sono diventate come quelle di un elfo.”
“Chia…”
“E la missione? Come faccio?
Io non so controllare ancora bene i miei poteri!”
“Forse queste persone vi aiuteranno, andrà bene, Chia.”
Io sospiro e mi si riempiono di nuovo gli occhi di lacrime.
“Mi sento come se qualcuno mi avesse deposto un fardello sulle spalle e non so se sarò in grado di farcela.”
Izzie non mi dice nulla.
“Forse è meglio che io me ne vada, non so come aiutarti e forse hai solo bisogno di riposo.”
Lascia la stanza e io mi butto di nuovo sul letto in preda a un pianto isterico, non sento nemmeno che qualcuno entra dalla finestra.
“Ehi!”
Alla voce maschile che si fa viva faccio un salto e mi volto verso di lui: è Johnny.
“Cosa ci fai qui?”
“Ti prego, perdonami.
Ho fatto una cosa stupida e non la rifarei, ma ho bisogno che tu mi perdoni, sei mia sorella.
Mi fa male averti ferito e mi fa male vederti stare male.”
Io rimango in silenzio, guardo lui e  guardo la foto di noi due insieme.
“Perché l’hai fatto?”
“Perché non riuscivo a vederci un senso, un nesso, qualcosa che desse senso al tutto.
Se ci fosse stato quello te l’avrei detto, te lo giuro.”
“Mi manchi, Johnny, ma da te non me l’aspettavo.”
“Ho sbagliato, scusa, ma giuro, volevo solo proteggerti. Non eri pronta per quelle rivelazioni, non sei pronta nemmeno ora. Sei troppo terrestre.”
“Ancora con questa storia?”
“Sì, perché è da lì che ha origine tutto.
Tu sei terrestre, ma anche un’aliena e ora sai che hai un obbligo verso la tua gente, assolto quello tornerai alla tua vita.”
Mi esce una risata straordinariamente prova di allegria.
“Ti rendi conto che assolvere quel compito significa attirare su di noi l’attenzione dell’fbi e che questa volta potrebbero farcela a prenderci.
Hanno fallito tredici anni fa, ma se noi iniziamo a muoverci daremo loro un’occasione ghiotta, John.
Io non voglio mettere in pericolo la mia famiglia.”
Lui non dice nulla.
“Vuoi ignorare il problema come hai sempre fatto.”
“Meglio ignorare che nascondere le cose! Fammi un favore, Johnny, vattene!
Sei venuto qui a farti perdonare o a farmi sentire in colpa?”
“Io…”
Lo spingo decisa verso la finestra.
“Vattene!”
“Ci rivedremo ancora?”
La sua domanda ha  una punta di paura non indifferente.
“Non lo so, adesso vattene!”
A malincuore se ne va, io prendo a pugni il cuscino. Per lui è facile partire all’avventura, ha fatto in modo di non crearsi dei legami e poter partire se necessario, io no e lui non riesce a capire.
Che poi una volta finita questa merda di missione, chi ci assicura che ci lasceranno in pace?
Mi ributto a letto e cado in un sonno leggero abbastanza da sentire un rumorino, è come se qualcosa stesse battendo sul vetro della finestra.
Mi sveglio e mi affaccio, Tom mi sta tirando dei sassolini.
“Posso salire?”
Mi chiede gesticolando, io annuisco.
Poco dopo è seduto sul letto della mia camera e io gli sto raccontando della visita di Johnny, lui ogni tanto annuisce, ogni tanto fa delle smorfie strane.
“Io penso che tu debba perdonarlo.”
Dice alla fine.
“Non è solo quello. È che lui muore dalla voglia di iniziare questa missione, io no. Lui non ha ancora capito che se inizieremo a muoversi li avremo addosso in breve tempo.
Quando siamo stati trovati nel deserto tredici anni fa, l’FBI voleva studiarci e solo la testardaggine dell’assistente sociale che si occupava del nostro caso gliel’ha impedito.
Io  sospetto che ci tengano d’occhio da allora e sarebbe un casino se gli dessimo motivi per muoversi. Caccia all’alieno, cazzo, nemmeno nei film più scrausi si usa ancora questa trama.”
Esclamo infuriata.
“E tu perché non vuoi?”
“La mia famiglia. La mia famiglia deve stare fuori da queste cose, non deve essere messa in pericolo per quello che sono. Loro non hanno colpa, hanno solo raccolto un’orfana, non , beh, quello che sono. Non volontariamente almeno.”
“Capisco.”
Rimaniamo in silenzio.
“Tom… Rimarresti con me a dormire  stasera?
Ho bisogno di qualcuno vicino.”
“Va bene, spogliati e fammi spazio.”
Detto, fatto.
Siamo noi due sotto le coperte e il mio cuore batte a una velocità assurda, eppure mi sento bene.
Forse non è stato uno sbaglio salvare la vita di questo scemo.

 Angolo di Layla

Ringrazio DeliciousApplePie per la recensione.

   
 
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