Serie TV > NCIS
Segui la storia  |       
Autore: redbullholic    15/02/2014    2 recensioni
They tell us everything’s alright
and we just go along.
How can we fall asleep at night
when something’s clearly wrong?

E se... Kelly fosse sopravvissuta?
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kelly Gibbs, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Girl Who Lived'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Kelly trascorse il resto della giornata tra la saletta per la pausa e la scrivania di suo padre, irrequieta. Aveva perso il conto dei caffè che aveva bevuto e che avevano contribuito ad agitarla. Dopo la scenata con McGee nessuno dei tre colleghi, a parte Tony, le aveva più parlato, se non per aggiornarla su quello che stavano facendo.
Era ormai scesa la sera quando Tony a malincuore decretò che per il momento non c’era più niente da fare e comunicò a Ziva e McGee di andare a casa. Una volta che i due colleghi furono usciti si avvicinò a Kelly, che non aveva accennato a muoversi dalla scrivania di Gibbs.
-Tu vieni a casa con me- sentenziò.
-Grazie Tony, ma preferisco tornare a casa… mia- rispose bruscamente lei.
-Tu là non ci torni finché questa storia non sarà finita, e comunque non da sola. Gibbs mi ha ordinato di proteggerti ed è quello che intendo fare, anche se lui non è qui-.
Alla fine Kelly fu costretta ad accettare, un po’ perché la stanchezza le aveva tolto la voglia di discutere e un po’ perché lei stessa non si sentiva sicura a passare la notte da sola nella casa in cui avevano rapito suo padre.
L’appartamento di Tony non era molto lontano dalla sede dell’NCIS. Era grande e luminoso e estremamente ordinato. Kelly se lo era immaginato completamente diverso, considerando che Tony viveva solo e che il suo lavoro spesso gli consentiva di tornare a casa praticamente solo per dormire.
Tony le mostrò la stanza degli ospiti, mentre le annunciava che avrebbe preparato la cena.
-Wow, sai anche cucinare?- chiese Kelly, stupita.
-Te l’ho detto, sono pieno di sorprese- sorrise Tony, sparendo dietro la porta della cucina.
Mentre aspettava, Kelly si avvicinò a una delle grandi finestre del soggiorno, appoggiò le mani sul davanzale e la fronte contro il vetro freddo. Il suo sguardo si perse in mezzo ai fiocchi di neve che continuavano a cadere incessantemente dal giorno prima. Pensò a suo padre, a dove lo tenessero, se stesse bene… E a Michael, che per anni l’aveva ingannata, per poi attirarla in quella trappola. Al solo pensiero del suo ormai ex collega sentì la rabbia ribollirle dentro e strinse il davanzale con tanta forza che le nocche le divennero bianche.
Da uno spiraglio della porta della cucina, Tony la osservava silenzioso. Poteva quasi percepire le sue emozioni, la rabbia per una persona che considerava amica e il dolore per Gibbs. In fondo, anche lui considerava Gibbs un po’ come un padre…
In quel momento l’acqua che aveva messo a bollire per la pasta tracimò, strappandolo bruscamente ai suoi pensieri. Istintivamente afferrò uno dei due manici della pentola per spostarla, ma non appena il palmo della sua mano entrò in contatto con il manico bollente non poté fare a meno di gridare dal dolore.
Kelly si precipitò in cucina, allarmata -Non avevi detto di saper cucinare?- lo punzecchiò, spegnendo la fiamma sotto la pentola.
-Mi sono… distratto- sbuffò Tony, esaminando la mano bruciata con un’espressione dolorante.
La ragazza scosse il capo -Dammi qua- prese la mano di Tony, il cui volto si contorse in una smorfia di dolore, aprì l’acqua fredda e la fece scorrere sulla bruciatura.
Mentre Kelly si occupava della sua scottatura, Tony non poté fare a meno di osservarla. Era la prima volta da quando era arrivata all’NCIS ce era così vicina a lui, e quella vicinanza gli provocava una piacevole sensazione di calore in tutto il corpo, tanto piacevole da sovrastare il dolore alla mano.
-Ecco fatto- disse Kelly, una volta finito di medicargli la bruciatura -Tranquillo, non perderai la mano né morirai. Comunque, è meglio che per stasera pensi io alla cena- un lieve accenno di un sorriso comparve sul suo volto, per la prima volta da quando Gibbs era stato rapito.
Tony non protestò e rimase seduto al tavolo della cucina mentre Kelly armeggiava ai fornelli. Di nuovo si ritrovò a fissarla, ma questa volta si riscosse immediatamente, tirandosi uno scappellotto mentale mentre gli sembrava di sentire la voce di Gibbs sibilargli all’orecchio “Non pensarci nemmeno, DiNozzo. È mia figlia”.
 
Gibbs si risvegliò dal sonno agitato in cui era piombato per l’ennesima volta da quando lo avevano legato e rinchiuso lì. Non aveva idea di dove fosse, né di quanto tempo fosse passato da quando lo avevano sequestrato. Poche ore? Un giorno? Gli sembrava di stare lentamente perdendo il contatto con la realtà, e si sforzava di rimanere lucido il più possibile.
Vestito solo di una vecchia felpa dell’NIS e dei vecchi jeans sdruciti che usava per lavorare nel seminterrato, era continuamente scosso da brividi di freddo. Quel posto, senza finestre, doveva essere una specie di cantina. Aveva una tempia che pulsava a causa di un colpo ricevuto da Corby con il calcio della pistola.
Non faceva altro che pensare a Kelly. Era sicuro che i suoi colleghi avrebbero fatto di tutto per proteggerla, ma anche che Corby e il suo complice avrebbero trovato un modo per attirarla lì. E ucciderla, davanti ai suoi occhi. Il solo pensiero gli fece accapponare la pelle. Non avrebbe sopportato anche la sua perdita, dopo Shannon, ancora una volta per colpa sua. L’aveva appena ritrovata e tutto ciò che voleva era passare il resto della vita con lei accanto, come una famiglia. Come prima che Shannon morisse.
La porta di fronte a lui, unico modo per entrare e uscire da quella specie di bunker, si aprì di scatto lasciando entrare Corby con un sorrisetto soddisfatto dipinto in volto. Sorrisetto che Gibbs desiderava ardentemente distruggere con un pugno ben assestato.
-Buonasera agente Gibbs, dormito bene?- ghignò.
Gibbs non rispose; si limitò fissarlo con occhi furenti.
-Non si preoccupi, tra poco potrà rivedere sua figlia- fece Corby, portandosi alle sue spalle.
-Sei un illuso se credi che verrà- rispose Gibbs, che solo a sentir parlare di sua figlia da quell’essere sentiva la sua già scarsa pazienza venir meno -Non è stupida-.
-Oh, so bene che non è un’incosciente- continuò Corby, mentre da dietro la schiena tirava fuori una siringa piena di un liquido biancastro -Ma sono anche certo che verrà a farle visita-.
Gibbs non ebbe tempo di replicare. Si rese conto troppo tardi dell’ago piantato nel suo braccio, e della risata malefica dell’uomo alle sue spalle. Provò con tutte le sue forze a divincolarsi, ma le corde con cui era legato gli impedivano qualsiasi movimento.
-Sei un maledetto…- iniziò a dire, ma non riuscì a terminare la frase. Si sentiva sempre più debole, incapace persino di articolare le parole e aveva la vista annebbiata.
La voce di Corby gli giunse distorta e lontanissima -Ci vediamo più tardi, agente Gibbs-.





Si ok, forse è più corto dell'altro ^^" Ma almeno è ricomparso Gibbs!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > NCIS / Vai alla pagina dell'autore: redbullholic