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Autore: fearless13k    15/02/2014    1 recensioni
*Dal terzo capitolo*
-No! Non mi liquiderai così in fretta! Qual è il problema, eh? Sono le mie scarpe? È il mio cognome? Non è quello che determina la personalità di una persona!- continuai a dire ad alta voce, in modo che mi potesse sentire, nonostante il presunto sordismo (sì, continuerò ad utilizzare questa parola!) e i tre metri che ci separavano a causa delle mie scarpe da riccona. Accidenti di nuovo a loro! Stronze.
Liam si fermò in mezzo al corridoio e si girò, visibilmente incazzato. Come si permetteva di incazzarsi? LUI? Io ero appena stata definita Superficiale! Io mi sarei dovuta incazzare!
-Il problema non sono le scarpe, non è il cognome. Non sono queste cose in sé per sé, sono queste cose per quello che rappresentano, ovvero una persona ricca, che disprezza quelli che non sono come lei e se non li disprezza, li considera meno di zero e io non voglio che succeda a me.-
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10.The Train station
Bess sarebbe andata a cena con le altre, serata fra donne apparentemente, io le avrei incontrate al QQ, se non prima. Per qualche strana ragione però avevo un buon presentimento per la serata, mi sentivo che con Liam sarebbe andato tutto bene quella sera.
Avevo deciso di vestirmi come volevo io, senza stare troppo a preoccuparmi di quello che avrebbe potuto pensare, dopotutto avevamo comunque in programma di andare a ballare in un locale dopo cena, quindi era naturale che mi volessi vestire bene.
Dopo essermi depilata con cura, per evitare strani effetti cactus, indossai una canotta beige, molto comfy, giusto per non esagerare e una minigonna che adoravo e che non mettevo da secoli, ricoperta di paillettes dorate. Prima di giudicare, avreste dovuto vedere quella fantastica gonna e la figura che faceva su di me. Avreste apprezzato, fidatevi. I tacchi mi aspettavano accanto alla porta, insieme al cappotto nero appeso all’ingresso.
Quando arrivai in stazione, trovai Liam seduto su una delle numerose panchine. Clik clok continuavano a tintinnare i miei tacchi sul marmo della stazione. Maledizione.
-Hey, Liam Payne.- lo salutai, sorridendo un po’ intimidita.
Lui voltò all’improvviso la testa verso di me, inchiodandomi con quei suoi occhioni color nocciola. Diavolo, se aveva dei begli occhi! Mi sorrise vagamente, senza esagerare, mi pare ovvio.
-Ciao, Selene. Siediti un attimo accanto a me,- mi rispose, spostandosi leggermente per farmi spazio, poi voltò di nuovo la testa verso il punto che stava osservando prima, che risultò essere il tabellone con scritti gli arrivi e le partenze della stazione. Una cinquantina di treni in tutto erano segnalati a grandi lettere fluorescenti.
-Se ti dico una cosa, poi risponderai a una mia domanda?- mi chiese e sentii un scossa scorrermi lungo il collo, come se Liam mi avesse toccata decidendo di aprirsi un pochino.
-Dipende da quanto è interessante la cosa che hai da dirmi. Insomma, se mi vuoi fare un complimento tipo “Selene, sei davvero bellissima stasera”, cosa che non guasterebbe, visto che comunque è un’ovvietà che io sia bellissima, non sarei tanto propensa a confessarti qualcosa in cambio ecco.- dissi, sopraffatta dalla situazione, eccedendo in eloquenza. Liam continuò a guardare fisso il tabellone mentre parlavo, poi sbuffò.
-Selene, fai la seria, ok? È una cosa un po’ personale, se vuoi te la racconto, se no, non te la racconto andiamo a mangiare e tanti saluti, ok?- mi rimproverò, lasciandomi con un palmo di naso, come al solito.
-Ok, scusa, sono un po’ nervosa forse. Dai, raccontami.- dissi, pentendomi di aver voluto fare la strafottente prima.
-Allora, come stavo dicendo prima che tu mi rispondessi in maniera idiota,- e qui fece un mezzo sorriso, lo giuro,- ti dirò una cosa. Sin da quando ero piccolo, adoravo venire in stazione. In questa in particolare, perché è davvero bella e grande. E la cosa che preferivo era osservare il tabellone degli arrivi e delle partenze. Non tanto perché fosse bello, ma perché in qualche modo legava milioni di persone che fra di loro non si conoscevano neanche. Quelle persone viaggiavano sugli stessi treni, verso gli stessi luoghi, senza nemmeno essersi mai viste, o meglio, notate. Mi rendeva e mi rende stranamente affascinato dal mondo questa stupidaggine.- concluse, sorridendo nuovamente e abbassando lo sguardo.
Sorrisi anche io e mi avvicinai a lui, così che, anche attraverso i vestiti, potessimo sentire l’uno il calore del corpo dell’altro.
-È una cosa davvero bella, lo sai? Anche io ci penso ogni tanto. Insomma, quante persone fanno la mia stessa strada ogni giorno, quante ragazze vengono nella mia scuola senza che mai ci incontriamo davvero?- commentai, guardando più intensamente quel tabellone, - Insomma, magari c’è un qualche criterio per cui incontri delle persone e non altre. Un motivo che non ci è sempre noto per il quale parliamo con qualcuno e non con qualcun altro.- dissi, con un’alzata di spalle.
Liam voltò la testa verso di me, con aria interdetta, risposi alla sua occhiataccia guardandolo dritto nei suoi profondi occhi color nocciola. –Quindi secondo te c’è un motivo per cui sei arrivata a rompermi le palle a lavoro più di una volta?- mi domandò, mordendosi un labbro.
Sorrisi, felice perché finalmente iniziava a prendere confidenza. –Ma come siamo simpatici, signor Liam Payne! Certo che c’è un motivo, solo che ancora non ci è dato saperlo.- dissi, non volendo tirare troppo la corda rispondendo con uno stupidissimo “Certo, perché siamo destinati a stare insieme e ad avere tre bellissimi bambini!”.
-Ok, staremo a vedere allora.- rispose, poi si alzò in piedi e si fermò impalato di fronte a me, che ancora stavo beatamente seduta  a rimirarlo.
-Dunque, mentre andiamo, potrei chiederti quella cosa, che ne dici?- mi chiese, indicando con la testa la direzione che avremmo dovuto prendere. Feci finta di pensarci, come se la cosa che mi aveva appena raccontato non mi avesse completamente intenerita.
-Direi che si può fare, era una storiella decente.- risposi, sorridendogli amabilmente. Liam sogghignò.
-Perché diamine continui a chiamarmi per nome e cognome?- mi chiese, con un’aria alquanto frustrata, dopo un po’ che camminavamo.
- Lo sai che è una domanda piuttosto stupida? Avresti potuto chiedermelo anche senza storiella, ma sono comunque felice che tu mi abbia raccontato la storia dei treni.- iniziai, continuando a camminare al suo fianco, ma Liam sembrava piuttosto impaziente di sapere la risposta, - Non c’è un vero motivo per cui lo faccio, è solo che il tuo nome sembra essere la sola cosa che so veramente su di te. La sola cosa che non è cambiata da quando ci siamo conosciuti e che non cambierà, suppongo.- dissi, rendendomi conto in quel momento che era la verità. Io e Liam potevamo non andare nella stessa scuola, provenire da due mondi diversi, avremmo potuto non vederci mai più dopo quella sera, ma lui sarebbe rimasto Liam Payne, quello non sarebbe mai cambiato. E mi confortava.
Liam rimase per un po’ in silenzio, ponderando la mia risposta con aria assorta e poi alzò lo sguardo, per perdersi nei miei occhi blu. O così mi piace pensare.
-E io che pensavo lo facessi per mettere in risalto il tuo cognome super lungo, signorina Fisher-Lewis- commentò, ma con un po’ meno acidità del solito per fortuna.
-Vedi di rimanere simpatico per stasera, d’accordo, Liam Payne?- lo ammonii, prendendolo in giro e per evitare davvero che tornasse a fare lo stronzetto.
 
Quando arrivammo al bistro, finalmente riuscii a dare sollievo ai miei adorabili piedini, sedendomi in questo tavolino un po’ ridicolo, fatto da un cerchio di legno, sostenuto da una botte gigante, ma, hey!, ero con Liam Payne il Libraio Sexy, potevo sopportare una botte-tavolo.
Si sedette anche lui, proprio accanto a me, forse apposta o forse no, ma le nostre gambe si sfioravano in maniera molto provocante.
-Sei molto, come dire, sbrilluccicosa stasera, eh?- fu il commento di Liam sul mio look, lo guardai di sottecchi, non sapendo bene cosa pensare.
-Lo prenderò come un complimento e eviterò di prenderti in giro per il fatto che mi hai appena definita “sbrilluccicosa”, come fai a sapere questa parola?!-  ribattei, aggrottando la fronte.
-Oh, andiamo, primo: era un complimento, più o meno, secondo: ho due sorelle, sono giustificato dal sapere queste parole!- disse in sua difesa, facendomi ridere alquanto.
-Quindi, cosa?, sei tipo un mezzo guru della moda? Sai cosa sono le scarpe open-toe e lo shatush?- continuai, non riuscendo a evitare le battute su questa nuova informazione.
-Hey, hey, hey, non avevamo detto che non mi avresti preso in giro? Smettila e mangiamo. Sono affamato, donna.- concluse, prendendo il menù e regalandomi un sorriso sbilenco, nonostante lo sguardo indignato.
Mentre mangiavo il mio stupido panino con speck e qualche formaggio italiano di cui non avevo assolutamente idea di come pronunciare il nome, mentre Liam mangiava il suo panino con qualcosa di piccante e altrettanto impronunciabile, mi concessi un attimo per osservare l’abbigliamento non troppo formale, ma nemmeno troppo casual di Liam. Inaspettatamente, pur non avendo tutti i soldi che avevo io, lo so che sembra una cosa cattiva da dire, ma è la verità, sembravano davvero capi di classe quelli che indossava: aveva una bella camicetta azzurra con gli ultimi bottoni slacciati che lasciavano intravedere una deliziosa voglia color caffelatte alla base del collo, e le maniche tirate un po’ su, dei jeans che gli stavano alla perfezione e sulla sua sedia aveva appoggiato la sua giacca sportiva, che lo rendeva davvero, davvero fico.
Avevo avuto l’inconscia paura che si sarebbe vestito a sciattone, pur di non darmi soddisfazione, e che avrebbe sfigurato, nonostante la sua bellezza fisica, fra tutti i damerini pieni di soldi che frequentavano il QQ, invece era lì, accanto a me, in quell’adorabile bistro, vestito impeccabilmente e ero certa che sarebbe stata una bellissima serata.
Mentre finivo la mia Corona il mio cellulare, che avevo appoggiato con nonchalance sul tavolo ad inizio cena, sperando di non doverlo utilizzare per il “Caso Emergenza”, iniziò a squillare. Nel giro di due sorsi, avevo ricevuto circa tredici messaggi, naturalmente tutti di Bess.
-Chi è che ti tartassa così?- mi chiese Liam, a cui non era sfuggito il sovraccarico del mio telefono.
-Oh, deve essere la mia amica Bess. Niente di importante.- spiegai, tentando di liquidare la questione. Peccato che mentre pronunciavo quella frase, mi arrivarono altri cinque messaggi. Che cazzo voleva Bess??
-Bess è la ragazza che era con te a infamare quella povera ragazzina la prima volta che ci siamo incontrati?- mi domandò ancora Liam, socchiudendo gli occhi. Cavolo, speravo si fosse dimenticato dell’incidente con la nanetta spocchiosa.
-In primis, non ho infamato proprio nessuno. Quella ragazzina mi era passata avanti e avevo le mie buone ragioni per avercela con lei.- misi bene in chiaro, una volta per tutte, -Comunque, sì, Bess era con me quella volta. È la mia migliore amica.- lo informai, sovrastando ancora una volta il rumore della mia suoneria per i messaggi.
-Un’altra amica ricca, immagino. Comunque credo che dovresti risponderle, così poi la smette magari.- mi suggerì Liam, bevendo un sorso della sua birra alla spina.
-Ok, adesso metto fine alla cosa. Tra l’altro non capisco perché continui a scrivermi, ci vedremo fra tipo mezzora, al QQ! – esclamai, iniziando a digitare un messaggio minaccioso per Bess.
“Smetti di rompermi, stronza! Se avessi problemi ti scriverei!!!! Per ora tutto alla grande. Cena davvero carina. Niente baci. Lasciami in pace. A dopo.” Scrissi tentando di tenere lo schermo il più lontano possibile  dagli occhi attenti di Liam.
-Sì, credo che tra poco ci avvieremo, però dobbiamo passare a prendere il mio amico Niall, è un problema?- mi informò il Libraio, continuando a bere la sua birra e controllando anche lui il cellulare che aveva vibrato in quell’istante.
-Ovvio che non è un problema, ci mancherebbe altro. Che tipo è Niall? Ha un nome strano.- domandai, un po’ per farmi i fatti suoi, un po’ per trovare qualcosa di cui parlare con questo tipo, una volta passatolo a prendere.
-Oh, il nome è colpa di sua madre, che ha origini Irlandesi. Comunque è davvero forte, è il mio migliore amico, andiamo a scuola insieme. Penso che ti piacerà.- disse, senza sprecarsi troppo tra l’altro. Mi sarei fatta bastare queste informazioni, come ho già detto, ero piuttosto brava a fare chiacchiere da quattro soldi.

 
SALVE A TUTTI!!! 
mi scuso con tutto il mio cuoricino per averci messo le ere per pubblicare il nuovo capitolo,
so che aspettavate da tanto il fatidico appuntamento, ma mi si è rotto il computer e non sapevo come fare!
Comunque oggi ho postato la prima parte,
domani con calma revisiono la seconda che è quella più succulenta!
Un bacione grande, commentate e fatemi sapere che ne pensate,
grazie per non avermi abbandonata! :)
LA
 
  
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