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Autore: remsaverem    16/02/2014    0 recensioni
Mycroft Holmes e gli eventi che hanno portato a un tragico evento che non aveva contemplato. Sherlock, John e tutti gli altri personaggi presi in un gioco più grande di loro. Flashback sull'infanzia di Mycroft e Sherlock.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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Ripensandoci non era stato in grado di determinare il momento esatto in cui gli eventi avevano preso una brutta piega, l’infinitesimo scarto scelto dal destino per fargli pagare tutti i suoi crimini. Mycroft era un uomo razionale e sapeva che prima o poi qualcuno gli avrebbe presentato il conto di anni di macchinazioni e dubbi insabbiamenti, credeva però che si sarebbe presentato sotto forma di siluramento in qualche ambasciata di un losco paese dell’Est oppure nella canna del silenziatore di un m14. Ipotesi più che plausibili che lui avrebbe accettato con un accenno di sorriso. Solo, non avrebbe mai immaginato che ad esserne travolti sarebbero state le persone che The Ice Man si era concesso di amare.
 
Sherlock era sempre stato un bambino piuttosto “curioso”. Quando erano piccoli Mycroft era solito chiamarlo l’idiota ogni volta che, bè ogni volta che non era capace di battere il fratello in una gara di equazioni differenziali, una semplice partita a scacchi, oppure nel riconoscere che il lattaio era appena stato piantato dalla fidanzata. Quando accadeva Sherlock si indispettiva e correva a nascondersi in camera sua, magari per un intero pomeriggio, solo per tramare qualche nuova sfida che lo mettesse in miglior luce agli occhi del fratello. Era capace di trascorrere intere ore ad osservare abitudini di insetti, uccelli… e a sette anni avrebbe saputo indicarti il percorso più agevole, tenendo conto di incroci, semafori e divieti di accesso per arrivare da casa loro al centro della città.
Da bambini avevano giocato molto insieme, anche se gioco non era esattamente la parola giusta. Talvolta S., il loro papà, li osservava chiacchierare in salotto su questo e su quello, quando faceva troppo caldo per uscire.
Erano ragazzini dall’intelletto vivace, come la loro madre e S. li guardava ora affascinato ora preoccupato.
Davanti alle sue timide rimostranze però la moglie rispondeva sempre con un sorriso: cresceranno, lasciali fare. Appunto, cresceranno, pensava S., che pregava che continuassero così, che rimanessero uniti, perché non era convinto che il mondo, là fuori, sarebbe stato tanto tenero con delle menti come le loro.
Un giorno, era ancora molto piccolo, Sherlock era corso in casa tutto sudato, entrando in salotto come una furia, incurante, come suo solito, di scarpe infangate e buone maniere.
“Papà papà” aveva gridato come se ne andasse della sua vita.
S. aveva imparato da tempo che gli appelli di Sherlock spesso riguardavano tartarughe marine con strane voglie, furetti con un occhio solo o la vicina Miss Pure che mancava di ritirare la posta (“papà sono siiiicuro che è stata rapita!!”). S.aveva abbassato lievemente il giornale che stava leggendo. “Oh papà, gli altri bambini sono degli idioti!!! Devo correre a dirlo a Mycroft!!” e, veloce come il lampo, quasi avesse il diavolo alle calcagna, era corso su per le scale strillando.
Sherlock non si era mai integrato in nessuno gruppo o aveva stretto amicizie di lungo corso. Sebbene brillante dal punto di vista scolastico era perennemente annoiato.
L’unico con cui riuscisse a interagire alla pari era suo fratello maggiore: il compìto e devoto Mycroft Holmes.
I nomi li aveva scelti sua moglie in un vecchio libro di genealogie nordiche, a patto che lui avesse facoltà di veto e di integrazione e se il piccolo Mycroft era sempre rimasto impassibile davanti a prese in giro e scherzi, non era stato lo stesso per Sherlock, no decisamente no.
Crescendo, entrambi avevano sviluppato personalità molto differenti, non andavano più d’accordo come un tempo, ma lui sapeva che, in qualche modo, Mycroft non aveva mai smesso di tener d’occhio quello scapestrato di suo fratello.
  
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