Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Chaosreborn_the_Sad    18/06/2008    2 recensioni
L’elfo correva, attraverso il sottobosco. Era l’ultima volta che si lasciava scappare una preda come quella. Il cervo galoppava in ciò che restava dell’Ithilien, fuggendo dal suo cacciatore. L’elfo, che dimostrava venticinque anni ma dai suoi occhi trasparivano almeno un paio di millenni, tese l’arco e tirò. La freccia penetrò la zampa posteriore dell’animale, costringendolo a rallentare la sua folle corsa. Nota: MOLTO AU
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
VII Age VII

Cap VII Decisioni Lungimiranti

- TALIA! Talia, svegliati!-.
La ragazza prese sua sorella per le spalle e la scosse, tentando di farla rinvenire. Talia ebbe una convulsione ed aprì gli occhi verdi.
- Hestia, non preoccuparti- disse alla sorella, con voce tranquilla. Gli occhi cerulei di Hestia osservarono Talia. Non sembrava essere troppo convinta.
- Che cosa è successo?- domandò.
- Nulla di che. Gli eventi prenderanno una piega inconsueta, però- rispose l’altra.
Talia si mise a sedere su una sedia poco lontana. Le due ragazze si trovavano in una casa formata da due stanze.
In quella dove erano adesso c’era un tavolo, qualche sedia ed il camino. Contro di uno dei muri esterni c’era una cassapanca, sopra della quale stava un’ampia finestra. Alle spalle di Hestia c’era la porta (ancora aperta), mentre alla loro destra vi era la camera dove stavano i loro letti.
Hestia si abbassò al livello della sorella, per poterla guardare negli occhi, come se stesse cercando qualcosa.
Entrambe le fanciulle dimostravano circa venticinque o ventiquattro anni ed entrambe avevano i capelli di un rosso fiamma molto intenso. Ma, mentre quelli di Hestia erano lisci, quelli di Talia le coronavano la testa con una massa di ricci.
Hestia si erse di nuovo in tutti suoi cinque-punto-sette piedi e si diresse verso la porta. Si chinò a raccogliere la lancia e l’arco, che aveva lasciato cadere in terra quando aveva visto Talia in preda agli spasmi, insieme alla coppia di conigli che aveva cacciato.
- Sei in grado di cucinare? Pensavo di farmi un bagno, questo dannato mi ha fatto sprecare mezza dozzina di frecce e m’ha costretta a corrergli dietro per un miglio- disse, alzando uno dei due conigli.
- Ammettilo che ti sei divertita. Lo fai apposta a lasciar loro una minima possibilità di fuga- disse Talia, sorridendo.
- Perché negarsi un po’ di sano divertimento? Se avessi avuto tempo, sarei andata a cercare un cinghiale, ma non ne avevo voglia- rispose Hestia, abbozzando anch’ella un mezzo sorriso. Lasciò armi e cena sul tavolo, si sfilò la tunica di cuoio che indossava e afferrò un telo di lino ed uscì di nuovo.
- Sempre in movimento- sospirò Talia. Prese una pentola dalla cassapanca e seguì i passi della sorella, dirigendosi verso la vicina sorgente.

***

- Tutto a posto?-.
- Come sta?-.
Meldarion aprì gli occhi.
Era ancora steso sul ponte della Ithil. Una coperta lo avvolgeva quasi del tutto ed aveva un panno bagnato appoggiato sulla fronte. Sentiva un odore salubre intorno a lui e comprese che qualcuno doveva avergli strofinato dell’Athelas sulla fronte.
Castiel era china su di lui, che gli teneva la mano sinistra.
- Amore, che cosa…?- cominciò a domandare.
- Sei stato senza sensi per più di due ore- disse lei. Aveva la voce rotta, probabilmente doveva essersi preoccupata molto. Zoe era seduta alla sua destra.
- Come ti senti?- domandò quest’ultima.
- Da schifo. Che aspetto ho?-.
- Da schifo-. Nessuno dei tre poté nascondere un sorriso.
- Ho preparato un decotto di Athelas, se lo vuoi. Castiel, dovresti prenderne un po’ anche tu, sei troppo stressata-.
Entrambi declinarono l’offerta, seppur con gentilezza.
- Neanche se ve lo correggo un po’?- domandò, mostrando una piccola chiave.
- Dove diamine hai trovato quella…- cominciò Castiel.
- Eglerion sa che sarebbe stupido tenere solo una copia. Ma ancora più stupido è stato nasconderla in cucina tra le altre, il giorno prima che facessi un inventario- disse, sorridendo.
S’alzò e si diresse nel castello di poppa, per poi uscirne pochi minuti dopo, portando una bottiglia di Miruvor .
Versò il cordiale in tre tazze (-Pensate che lasci brindare solo voi? D’altronde, la chiave l’ho trovata io!-) e le passò ai due elfi.
Il trio bevve, mentre intorno a loro il resto dell’equipaggio passava a salutare Meldarion, chiedendogli se andasse tutto bene, o a chiedere a Castiel se c’erano informazioni o ordini da eseguire.
- Che cosa hai visto tale da farti restare svenuto per così tanto tempo?- chiese Zoe sottovoce, dopo che ebbero finito. Gli altri due ammutolirono.
- Tu come sai?- domandò Castiel. Zoe arrossì.
- L’altra notte ero insonne e non ho potuto fare a meno di udire la vostra conversazione- disse, un po’ esitante.
- Vi prometto che potete fidarvi. Non ne ho parlato con nessuno- aggiunse dopo.
Meldarion si aprì in un sorriso.
- Grazie. Ad ogni modo, era molto contorto. Ho visto molte immagini di vari luoghi alternarsi. Ricordo  un porto delle Falas, le dune dell’Harad, un esercito di nani caricare la cavalleria Numenoreana, una tribù di Haradrim combattere, Porto Malo e, soprattutto, una donna- disse, aspettandosi uno sfogo di gelosia da parte di Castiel. Che non tardò ad arrivare.
- Che donna?- domandò l’elfa.
- Non lo so. Non l’ho mai vista, se non in quest’ultima visione. Emetteva un grande potere, comunque-.
Castiel emise un verso indistinto.
- Tranquilla, non provo attrazione per le rosse ricce- le disse, sorridendo.

***

- Ti dobbiamo i nostri più sentiti ringraziamenti- disse Eglerion.
Si trovavano nell’anticamera che portava alla sala del concilio. Essendo stati assolti, avevano ricevuto il permesso di lasciare l’aula. Ma la seduta non era ancora finita, la Regina aveva solo indetto altri dieci minuti di pausa.
- Ho solo fatto ciò che dovevo. Non pensavate che vi avrei lasciato alla mercé dei Maethor- rispose Galadhwen, alle parole dei Noldor.
- Maethor?- domandò Lancaeriel.
- “I guerrieri ”. Sono uno dei partiti politici. Proclamano la guerra come unica risoluzione. La sventura è che sono anche molto influenti. Chi per carisma- lanciò uno sguardo a Maeglad, - chi con altri mezzi-.
- Ne parleremo in un altro momento- interloquì Gelirion, notando alcune occhiate piene d’astio che gli erano rivolte dagli elfi che avevano preso posto alla sinistra della Regina.
- Piuttosto mi chiedo come mai Megildur non si sia schierato ancora una volta contro di noi-.
- Semplicemente, perché non n’aveva ragione. È un elfo ragionevole, dopotutto- rispose la conciliata.
In quel momento una campana suonò.
- Devo tornare dentro. Spero di potervi incontrare di nuovo- disse Galadhwen.
- Lo speriamo anche noi, nìn Hiril- disse Eglerion, con un mezzo sorriso.
Ella sorrise al gruppo e si diresse di nuovo nella Sala del Concilio.

- Se volete, mia sorella potrà scortarvi fino a casa nostra. Io resterò qui per ascoltare gli ulteriori sviluppi- disse Daeron, una volta che Galadhwen fu sparita oltre la porta.
I membri dell’equipaggio si voltarono verso Rhavanwen.
- Se non è un peso per voi, Lady Glirdir …- cominciò Gelirion.
- Non lo è, anzi. Sarò felice di ospitarvi per pranzo, poiché è quasi il meriggio-. Aveva detto ciò con voce calma, ma nei suoi occhi era sceso un velo di tristezza.
- Perché non ci accompagnate voi, messer Daeron?- disse Lancaeriel, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più ammalianti. L’elfo ed i tre uomini si scambiarono occhiate divertite. Conoscevano bene i modi di Lancaeriel, quando doveva convincere qualcuno. Infatti, riconobbe Eglerion una volta, non importava quanto eri ubriaco nella locanda dove lavorava Lancaeriel: finché il tuo borsello era pieno, ella t’avrebbe convinto ad ordinare un’altra birra.
- D’altronde, né Stephane né io abbiamo avuto l’onore di desinare con voi- continuò Tuarwaithion, con lo stesso tono lusinghiero.
- Come volete- disse l’elfo.
Rhavanwen sorrise.
- In tal caso, resterò qui e parlerò con i conciliati quando essi usciranno, per scoprire che cosa hanno deciso- disse.
Fecero per avviarsi verso le porte, quando notarono Burin venirgli incontro.
- Salve, sire Eglerion. Volevo solo esprimere la mia gioia nel vedervi tutti quanti assolti- disse.
- Vi ringrazio, mastro Burin. Senza il vostro intervento, non penso ce l’avremmo fatta-.
- Piuttosto, vi devo mettere in guardia verso Mardion. A quanto pare se n’è andato subito dopo la sentenza, mormorando minacce. Vi siete fatti un nemico pericoloso-.
- Per caso lo conoscete?- interloquì Stephane.
- No, per mia fortuna. Ma alcuni della mia razza hanno avuto problemi con un “assassino con un occhio solo”, tempo fa. Sospetto si tratti dell’uomo che abbiamo incontrato stanotte-.
- Dovremo guardarci le spalle, a quanto pare- asserì Eglerion.
Il gruppo uscì dal palazzo conciliare.
- Ed ora? Dove andrete?- domandò Tuarwaithion al nano. Il cuoco, infatti, aveva sviluppato presto una simpatia verso di lui.
- Non saprei. Potrei cercare il capitano della nave su cui ero imbarcato, ma penso sarebbe inutile. La mia merce è bruciata, quindi mi sa che dovrò mettermi in marcia verso Minas Falas, al più presto. Magari mi prenderò qualche giorno di riposo, in una locanda, ma poi dovrò ritornare ad Erebor-.
I due elfi e i tre uomini si scambiarono un’occhiata.
- Perché non vi unite a noi?- propose Lancaeriel.
- Non so se il Signor Daeron qui presente è d’accordo. Non vorrei autoinvitarmi-.
- Non intendevo a pranzo. A quello ci penserà Lord Daeron. Intendevo sulla Ithil-.
Il nano rimase silente per alcuni secondi, ponderando l’offerta.
- Non saprei. Vorrei sapere dove siete diretti, prima-.
- Direi che a questo punto è più facile se voi pranzate con noi. Così che Eglerion e i suoi compagni potranno spiegarvi la situazione- disse Daeron, comprendendo, ormai, di non poter negare l’offerta di fronte a Lady Lancaeriel.
Il nano accettò l’invito e seguì il drappello d’elfi e uomini, verso la casa dei Glirdir .

Il gruppo arrivò in pochi minuti e si sistemò nella sala da pranzo.
Rilien servì loro del vino, mentre attendevano il pranzo. Quando arrivò a Burin, però, si fermò.
Senza perdere la sua flemma, squadrò il nano.
- Forse il nostro insolito ospite preferisce un’altra bevanda- disse, calcando sull’”insolito”.
Nonostante i tempi in cui gli elfi ed i nani non potevano sopportare la presenza reciproca nella stessa stanza erano finiti con l’Anello Sovrano, restava un vago tono di canzonamento, da parte d’entrambe le razze.
Burin incassò con un sorriso la frecciata.
- Il vino andrà benissimo. Nonostante preferisca la birra, sto già usufruendo abbastanza della vostra ospitalità- disse, alludendo alla pila di pesanti volumi che erano stati posti sulla sua sedia per pareggiare l’altezza del tavolo con la sua.
Rilien versò il rosso nel calice del nano, che n’assaggiò un paio di sorsi.
- Decisamente buono- disse, pensoso.
- Vi ringrazio, messer Burin- disse Daeron. Il nano continuò a gustare il vino.
- I miei complimenti. Tenere le vigne vicino al confine di Rohan è stato un colpo da maestro. Infatti, siete riusciti ad ottenere una perfetta miscela tra il gusto… campestre dei vini di quelle zone, senza perdere il gusto forte che caratterizza i vini di queste terre- asserì.
La tavolata si voltò verso di lui.
- Non vi facevo così esperto, i miei complimenti, messere- disse Eglerion.
Burin abbozzò un inchino.
In quel momento arrivarono le pietanze. I commensali mangiarono l’ottimo arrosto di cervo, condito da erbe aromatiche tipiche della costa, con gioia.
- Mi sa tanto che torneremo sulla Ithil con più di un’oncia di troppo. Senza offesa per la tua cucina, fratello, ma è da quando siamo scesi che mangiamo pasti di proporzioni immani, confrontate alle razioni che abbiamo sulla nave- disse Gelirion, a fine pranzo.
Tuarwaithion sorrise.
- Io, piuttosto, vorrei parlare con il cuoco. Quel cervo aveva un che d’insolito, desidererei chiedergli con che cosa è stato insaporito-.
- Ogni cosa a tempo debito- disse Eglerion.
Si voltò verso Burin e gli espose la situazione.

***

- Ancora nessuna notizia?-.
- No, signora, sono desolato- rispose l’elfo, con un’espressione mesta.
Castiel sospirò. Era già passato il meriggio e non avevano ancora ricevuto notizie dalla terraferma. Ma era restia a mandare in città un’altra ambasciata. N’avevano perse già due.
Tornò nel castello di poppa, diretta verso lo studio d’Eglerion. Magari quel posto l’avrebbe tranquillizzata.
- Castiel!-.
Si voltò, sorpresa di trovarsi davanti Zoe. Quella ragazza non dormiva da più di ventiquattr’ore, eppure continuava a battere la nave palmo a palmo, in cerca d’eventuali danni non riferiti, a scrutare la costa in cerca di segni di vita e a confortare gl’animi come meglio poteva.
- Dimmi, Zoe-.
- Se vieni in cucina t’ho preparato qualcosa da mangiare. Starai morendo di fame, poiché hai saltato a piè pari il pasto che ho messo in tavola verso le nove- disse, quasi tutto d’un fiato.
- Ho scelta?- domandò retoricamente l’elfa. Zoe sorrise.
Sconfitta, la comandante improvvisata seguì la cuoca.
Le due si sederono al piccolo tavolo nella cucina, solitamente ingombro di pentole che né Tuarwaithion né Zoe volevano lavare (e che alla fine lavava sempre lui), o di cibi in preparazione.
Zoe passò una scodella di zuppa a Castiel, prendendone una anche per sé.
- Nessuna novità?-.
L’elfa scosse la testa. La ragazza annuì in silenzio, prendendo una cucchiaiata della bevanda.
- Spero che stiano tutti bene- asserì poi Castiel.
- Meldarion s’è ripreso?- chiese Zoe.
L’elfa abbozzò un sorriso.
- Non appena è stato in grado d’alzarsi, ha preso e s’è rintanato in camera a dormire. Ma non prima di scolarsi il resto del Miruvor -.
Zoe rise.
- L’infame…-.
Le due ragazze finirono di pasteggiare parlando del più e del meno, evitando di pensare alla sera prima.
- Ma, secondo te, la ragazza vista da Meldarion chi poteva essere?- domandò la ragazza, verso la fine del pasto.
- Mah… chi può saperlo. Ha solo detto che emanava un grande potere, era rossa ed era riccia-.
- Un’elfa?-.
- Secondo me è una sua vecchia “amica ” e non vuole dirmelo- disse Castiel, sorridendo.
- Chi può saperlo, finché il nostro veggente dorme-.
- Stavate parlando di me?- disse una voce, dalla porta della cambusa. Entrambe si voltarono, vedendo Meldarion entrare.
- Sei tu quello che ha le premonizioni, dovresti saperlo- rispose la sua metà. Egli s’avvicinò, si sedé e baciò Castiel.
- Com’era il Miruvor ?- domandò la ragazza, quando i due ebbero finito.
- Dei migliori-.
- E adesso al capitano chi gliela spiega la mancanza di una bottiglia intera dalla sua riserva?- chiese Castiel, con un altro sorriso.
- Penso che avremo cose più importanti di cui parlare, quando sarà qui. Ogni cosa a suo tempo- rispose il moro, incupendosi.

***

Ma perché dovevo essere la primogenita reale? Ma perché dovevo entrare in politica?!
Queste erano le domande che Alastegiel si stava ponendo in quel momento.
Aveva appena esposto la proposta dei Noldor al concilio, e per questo era scoppiato il putiferio.
Da una parte v’erano i Maethor , che strepitavano riguardo ai problemi ai confini, le dicevano che avrebbe dovuto mobilitare l’esercito, anziché ascoltare i primi venuti. Tra loro si faceva riconoscere Maeglad, che continuava ad incolpare i Noldor dell’incendio, nonostante ne fossero già stati scagionati.
Dall’altra parte v’erano gli appartenenti al Gwannen Moth , il partito lealista. Spesso Galadhwen, l’esponente più in vista di tale partito, aveva preso parola in difesa della proposta.
- È inutile litigare, mentre oltre i Valli gli uomini riuniscono i loro eserciti!- proruppe Megildur, ad un certo punto.
S’alzò in piedi e scese al centro della platea.
- Per quale motivo ci stiamo riducendo ad urlarci contro come barbari? Perché non possiamo fermarci un momento e respirare?-.
I conciliati ammutolirono.
Maeglad fece per parlare, ma Megildur lo bloccò.
- So che cosa stai per dire, amico mio. Che è inutile sprecare forze nella ricerca di una terra inesistente- disse, spostando lo sguardo sulle persone dentro la sala. Si fermò quando notò Rhavanwen che lo fissava, da un angolo della stessa. Un sorrisetto gl’incurvò le labbra, aspettandosi che ella lo contraddisse di nuovo. Ma la sentinella rimase in silenzio.
- Resta da dire, però, che la richiesta postaci dal capitano Eglerion non è troppo folle, considerando che il governo Manwetol ha spedito l’ammiraglia della flotta in questa ricerca-.
Maeglad sorrise a sua volta. Megildur continuò, rivolgendosi direttamente ai Maethor .
- Per questo motivo, miei compagni, vi chiedo di cessare le polemiche e dichiararvi favorevoli alla proposta dei Noldor. Dopotutto, si tratta solo di tre persone-.
L’elfo seduto al fianco di Galadhwen, lo stesso notato da Eglerion al suo ingresso nella sala, s’alzò in piedi. Nonostante non si potesse vedere, era uno degli elfi più anziani della sala. L’unica traccia dell’età sul suo corpo erano i lunghi capelli argentei, che gli ricadevano sulle spalle, mentre scrutava la sala con gli occhi grigi. Come Megildur, aveva un mento molto pronunciato e la fronte alta.
- Per quanto strano possa sembrare, mi trovo d’accordo con Megildur- disse. Si voltò verso gli elfi seduti intorno a lui.
- Se non ci sono obiezioni, dichiarerei che anche noi, del Crepuscolo Dipartito, siamo favorevoli a mandare un’ambasciata di tre persone con i Noldor, alla ricerca di nuovi alleati- disse.
I Gwannen Moth si scambiarono qualche occhiata, per poi annuire.
Le Regina prese di nuovo la parola.
- Megildur, Bellrauthien, mi devo congratulare con voi, per essere riusciti a far calmare ciò che poteva degenerare in una lite degna d’una bettola. Ma resta comunque una questione in sospeso: chi di voi è disposto a seguire i Noldor alla volta del Mithlond?-.
Galadhwen s’alzò.
- Eglerion ha chiesto specificatamente almeno un appartenente a questo Concilio. Io m’offro volontaria per imbarcarmi sulla Ithil e seguire la delegazione di Manwetol verso Ovest-.
I lealisti esplosero in applausi, seguiti dal resto della sala. Persino Megildur batté le mani un paio di volte, insieme agli altri Maethor.
Quando l’ovazione s’acquietò Alastegiel parlò ancora.
- C’è nessun altro che vuole seguire l’esempio di Galadhwen ed imbarcarsi?-.
- Mia signora- esordì una voce, da un angolo della sala.
I presenti si voltarono, stupendosi di vedere Rhavanwen.
Indossava ancora l’abito con cui aveva cenato la sera prima, non avendo avuto occasione di cambiarsi. I capelli erano sciolti e spettinati, ed appariva alquanto stanca. Ma, nonostante l’apparenza, riusciva comunque a mantenere un certo contegno.
- Ditemi, Lady Glirdir -.
- Se nessuno dei qui presenti conciliati intende offrirsi, volevo comunicarvi che sono pronta ad unirmi all’ambasciata. In quanto sentinella dell’esercito dell’Ithilien, potrei adempiere il ruolo di guardia del corpo di Lady Galadhwen -seppur io non metta in dubbio ch’ella sia sicuramente capace di difendersi- e, in quanto di nobile famiglia, potrei aver una certa influenza nel convincere gli abitanti delle Falas ad aiutarci-.
I conciliati guardarono la ragazza seduta in disparte, vicino alla porta, per poi applaudire anch’ella, con un entusiasmo pari a quello per Galadhwen.
Il silenzio calò di nuovo.
- Nessun altro?- chiese la Regina, dopo lunghi minuti.
- In tal caso, ho deciso: andrò io stessa. Se c’è da trattare con un’altra nazione, è giusto che vada io, in quanto Regina-.
L’intera platea era stupefatta. Nessuno s’immaginava tale azione da Alastegiel stessa.
- Somma Thalien … ne siete sicura?- domandò Bellrauthien, stupito.
- Sì. Più che sicura- rispose concisa.
Dopo pochi silenziosi secondi, si levò un applauso anche per la Regina.
- Direi che anche quest’argomento dell’ordine del giorno è risolto. Prima di concludere la riunione, v’è un’ultima cosa che devo fare. Bellrauthien, Megildur, avvicinatevi-.
I due elfi interpellati s’alzarono e s’avvicinarono al centro della sala, dov’era seduta la Regina.
- Nel periodo in cui sarò lontana, sarete voi due a governare in mia vece. Il vostro potere è eguale, quindi nessuno dei due sarà superiore all’altro. So di potermi fidare di voi due. Non deludetemi- disse Alastegiel.
Vedendo che nessuno aggiungeva commenti, s’alzò in piedi.
- La riunione è aggiornata. Le hannon a tholel -.
Detto ciò, si diresse fuori della sala.

***

Burin sorseggiò l’ultimo goccio di vino rimasto nel bicchiere, soffermandosi a pensare a ciò che Eglerion gli aveva narrato.
- La vostra impresa è ben pianificata. Ma avete dimenticato un particolare- disse.
- Che particolare?-.
- Come potremo avere informazioni su ciò che Nuova Numenor intende fare, se saremo tutti impegnati nell’esplorare le terre più a Sud di qui?-.
Le labbra di Eglerion s’incurvarono in un sorriso cospiratore.
- Non prevedo nulla di buono- disse Stephane, a Tuarwaithion.
- No, Stephane? E come puoi saperlo?- chiese il capitano.
- Sono ormai anni che navighiamo assieme, Eglerion, - intervenne Tuarwaithion, gettando alle ortiche la finta deferenza, - riconosco quell’espressione. Stai tramando qualcosa. Qualcosa di estremamente avventato e folle-.
- E qualcosa per la quale tu e Stephane vi siete offerti volontari- aggiunse Eglerion. Stephane prese un paio d’attimi per respirare. Poi si rivolse a Daeron.
- Lord Glirdir , vi recherebbe dispiacere se io m’assentassi per qualche minuto dal tavolo?- domandò.
- Nessun problema- rispose Daeron.
Stephane s’’alzò e si diresse fuori della porta. Una volta oltrepassata quella, continuò a camminare, fino ad uscire dalla casa. Arrivato al cancello della villa, imprecò a voce alta e a pieni polmoni, in un dialetto Rohirric.
Quando rientrò dentro la casa, i convitati sorrisero. L’avevano tutti udito, anche se non tutti l’avevano capito.
- Adesso, Eglerion, illustraci la missione suicida per la quale ci siamo offerti- disse, con calma.
Eglerion era sul punto di cominciare, quando furono interrotti dall’arrivo di Rhavanwen.
- Buongiorno, signorina- disse Eglerion, voltandosi a guardarla. Ella salutò il gruppo e prese posto al capo della tavola, opposta al fratello.
- Buone notizie- esordì.
Spostò lo sguardo sul gruppo e sorrise.
- La proposta è stata accettata e ci sono tre volontari disposti ad imbarcarsi sulla Ithil-.
Rilien stappò un’altra bottiglia e riempì i calici.
- Mi pare un ottimo motivo per festeggiare, signore- disse a Daeron.
Daeron levò il bicchiere, seguito dagli altri. Brindarono, bevvero e guardarono di nuovo Rhavanwen.
- I Maethor han dato problemi?- chiese Lancaeriel, memore delle parole di Galadhwen.
- Alcuni. Ma, stranamente, Megildur è accorso in vostro aiuto-.
- Come?-.
- Ha detto che, nonostante tutto, si trattava solo di tre persone. Quindi ha pregato i Maethor di approvare la proposta-. L’elfa prese un altro sorso di vino, prima di continuare.
- Ad ogni modo, è andata più che bene-.
- E potresti dirci chi sono i tre che si sono offerti per seguire Sire Eglerion e il suo equipaggio?- chiese Daeron.
- Lady Galadhwen ha deciso d’imbarcarsi, poiché avevate richiesto qualcuno con buone nozioni di politica- disse. Lancaeriel trattenne uno sbuffo. Non voleva veder Eglerion ripiombare nello stato di un secolo prima. Avrebbe di gran lunga preferito veder Rhavanwen salire a bordo.
- Chi altri a deciso di venir con noi?- domandò Lancaeriel.
- Questa è stata una gran sorpresa per tutti: la Regina stessa vuole salire a bordo. Sospetto che non voglia far pensare agl’elfi del Mithlond che la Regina dell’Ithilien abbia di meglio da fare, mentre il Re di Manwetol si prende la briga di far tutta la strada fin laggiù- disse Rhavanwen.
Fece un’altra pausa, aspettando che il fratello le chiedesse dell’ultimo volontario. Daeron non si fece attendere molto.
- E il terzo rappresentante? Chi sarà?-. Rhavanwen sorrise, dentro di sé.
- Qualcuno che funga da guardia del corpo per la Regina e Lady Galadhwen- cominciò a dire.
Eglerion la interruppe, avendo compreso la situazione.
- E chi meglio di una sentinella, discreta e silenziosa, può adempiere tale ruolo?- domandò.
- Avete inteso bene, sire Eglerion. Di una sentinella trattasi, infatti- disse Rhavanwen.
Daeron la fissò, sperando che le sue prossime parole non confermassero i suoi timori. Cosa che, però, fecero.
- Spero sarete lieti di riaccogliermi a bordo, poiché io sono la sentinella che s’è offerta per tale ruolo-.
- Raich !- imprecò Daeron, infischiandosene beatamente dell’etichetta da lui tanto osannata.
- Qualcosa non va, fratello mio?-.
Senza una parola, l’elfo s’alzò in piedi e lasciò la tavola.
- Se posso esprimere il mio umile giudizio, siete stata forse un po’ troppo diretta, milady- disse Rilien, nel silenzio generale.

***

- Eglerion…-.
Nulla.
- Eglerion!-.
Ancora nessuna risposta. Alastegiel sospirò. S’alzò in piedi e comincio a camminare avanti ed indietro. Non riusciva ad avviare la risonanza con la mente d’Eglerion.
Sarebbero dovuti partire il prima possibile, la sera stessa, al massimo. Ma prima sentiva il bisogno di scambiare due parole in privato con il Re.
Aveva percepito solo un forte sentimento di sorpresa, nella mente del capitano, quando aveva tentato di contattarlo. Probabilmente, Rhavanwen aveva annunciato i nomi di coloro che sarebbero partiti assieme ai Noldor.
Sospirò nuovamente e si sedé. Entrò in trance e diresse i propri pensieri verso una mente che aveva notato essere più attenta.
-Lancaeriel-.
Lancaeriel sussultò. Le era parso che qualcuno l’avesse chiamata. Nessuno attorno a lei, però, sembrava averle rivolto la parola.
- Lancaeriel-.
Di nuovo. E fu allora che comprese. La voce le era familiare, ma sembrava remota. La riconobbe come quella della Regina Thalien .
- Ditemi, somma Thalien-.
- Mi scuso per quest’intrusione nella vostra mente, Lady Lancaeriel, ma il vostro Re sembra non voler rispondere. Desideravo comunicarvi un paio di notizie-.
- V’ascolto-.
- Come penso che Rhavanwen v’abbia detto, saremmo io, ella e Lady Galadhwen a partire assieme a voi. A capo del concilio saranno Megildur e Bellrauthien, nel mentre. Appartengono a due partiti opposti, quindi saranno costretti a collaborare per il bene comune e il potere sarà comunque diviso. Dopo di ciò, volevo comunicarvi che sia io che le altre due vostre ospiti sono tenute ad essere pronte a partire entro stanotte, vi pregherei di convincere Eglerion a preparare la nave per il tramonto-. Non era tutto quello che avrebbe dovuto dire al Re, ma poteva bastare. Avrebbero sicuramente trovato dei momenti, durante la traversata.
La Regina s’alzò e si diresse nei suoi quartieri.
La stanza era ampia ad ariosa, in una delle pareti era incassata una grande vetrata, che mostrava un ampio tratto dell’Anduin e della città. Sulla sinistra della finestra stava un letto a due piazze, mentre adiacente alla parete opposta c’era una scrivania, riempita da scartoffie varie.
Alastegiel sospirò, vedendo quest’ultime, e si segnò mentalmente di portarle nella sala del trono, una volta finito il bagaglio. Facevano parte dei disegni di legge futuri, di cui si stava discutendo in quel periodo, quindi sarebbe stato meglio lasciarli dove i due conciliati avrebbero potuto trovarli.
L’elfa finì in poco tempo il suo bagaglio. Dopodiché, si chinò ed estrasse una pesante scatola di legno da sotto il letto.
Era passato un secolo, da quando l’aveva riposta.
Dopo qualche minuto perso a rimembrare, prese coraggio e l’aprì.
Levò dal contenitore un lungo involto, che srotolò sul letto. L’impugnatura della sua lama elfica scintillò alla luce del sole. Sfoderò l’antica arma e riprovò qualche affondo. Se la sarebbe cavata. In più, era sicura che avrebbe avuto occasione d’allenarsi, durante il viaggio. Ripose la spada nel fodero e prese in mano l’altro oggetto uscito dalla scatola.
Saggiò la corda del suo lungo arco, trovandola ancora in ottime condizioni. Dopotutto, si disse, sono i miei capelli, a formare questa corda.
Appoggiò anche l’arco, con la lama, in cima al proprio bagaglio, e prese il mucchio di fogli e pergamene dal tavolo, decisa ad apportare un paio d’ultime correzioni, prima di partire.

***

- Ehi! Voi della nave!-.
Castiel e Zoe accorsero, sentendo delle grida dalla terraferma.
Si stupirono di trovare un’elfa dalla fluente chioma scura, una veste elegante ed un bagaglio in spalla a fissarle dalla riva.
Castiel guardò Zoe, che s’affrettò a far calare la passerella.
Dopodiché, le due scesero.
- Sto cercando la Ithil di Manwetol, direi d’averla trovata-.
- Sì. Io sono Castiel, cartografa della nave e temporaneo Capitano. Sapete qualcosa delle ambasciate in città?-.
- Stanno tutti bene, sono vivi e indenni. Io sono Galadhwen, conciliata dell’Ithilien e vostro futuro ospite. Ma non penso che la notizia vi sia ancora giunta- disse la conciliata, presentandosi e leggendo le occhiate stupite che s’erano dipinte sulle facce delle due.
Galadhwen appoggiò il bagaglio in terra.
- A quanto pare Sire Eglerion non vi ha lasciato informazioni su dove avrebbe condotto la nave dopo essere passati a Minas Duin, se non sbaglio- disse, vedendo le ragazze ancora incredule.
Per loro fortuna, Meldarion accorse in loro aiuto.
- Buon pomeriggio Miss. Anche voi siete pronta per imbarcarvi verso l’ignoto?- disse, in tono scherzoso.
Galadhwen restò interdetta. Era mai possibile che su quella nave ci fosse qualcuno serio, oltre Lancaeriel?
- Seguitemi, Lady…- si fermò, per farsi dire il nome dalla conciliata.
- Galadhwen-.
- Galadhwen… bel nome avete, signorina. Seguitemi, vi mostrerò il vostro alloggio- continuò Meldarion, dopo un attimo di pausa. Quel nome gli era familiare, ma non sapeva dove collocarlo.
Prese il bagaglio di Galadhwen e si fece seguire nel castello di poppa. Castiel e Zoe risalirono silenziose sulla nave, domandandosi che cosa poteva ancora attenderle.

La risposta arrivò un’ora dopo quando, finalmente, le ambasciate tornarono.
Assieme a loro c’erano anche Rhavanwen, la sentinella che avevano incontrato qualche giorno prima, ed un’elfa che, seppur fosse vestita in modo semplice, emanava un gran potere. Infatti, persino Eglerion si rivolgeva a lei con deferenza, durante il tragitto. Seguivano due elfi dagl’occhi grigi, vestiti molto elegantemente. Il più anziano dei due aveva una lunga chioma argentea, mentre l’altro aveva i capelli molto corti.
Zoe si chiese chi fossero quei due, poiché non rientravano nel gruppo di persone contato da Galadhwen, che aveva preso quell’ora di tempo per informare le due, assieme a Meldarion, su ciò che sarebbe successo.
In fondo al gruppo, che chiacchierava con Tuarwaithion, c’era un nano. Zoe spalancò gli occhi. Le pareva impossibile, nonostante ci fossero leggende di nani ancora vivi, nelle Terre Selvagge, trovarsene uno davanti.
Aiutata da Meldarion, calò di nuovo la passerella ed accolse il gruppo di nuovi arrivati.
- Benvenuti sulla Ithil, miei nobili ospiti- esordì Eglerion, voltandosi verso la folla.
I membri dell’equipaggio si unirono a Castiel, Meldarion e Zoe, contro le balaustre di dritta, mentre Eglerion e Lancaeriel discutevano le ultime cose con i due sconosciuti che, Zoe scoprì tramite Tuarwaithion, erano due dei conciliati dell’Ithilien e attuali reggenti. Quanto all’elfa, le disse Gelirion, altri non era che la Regina.
Le ambasciate raccontarono ai tre che cosa era avvenuto in città, dal momento in cui il Re aveva messo piede a terra, fino al loro ritorno; mentre i politici terminavano le loro raccomandazioni.
- Un’ultima cosa, somma Thalien-.
- Ditemi-.
- Devo chiedervi il permesso di lasciar attraversare a tre dei miei marinai l’Ithilien, in direzione di Nuova Numenor-.
- Raich- imprecò Tuarwaithion. Aveva capito a che cosa si riferiva Eglerion, durante il pranzo.
- Tuarwaithion, mi sa che ci tocca fare i bagagli- disse Stephane, accanto a lui. Zoe li guardò, non capendo.
- Ovviamente il permesso vi è accordato, Sire Eglerion- stava dicendo la Regina, mentre i due scendevano sottocoperta.
Eglerion sorrise.
- Vi ringrazio. Lancaeriel, potresti mostrare alle due nostre ospiti il loro alloggio, mentre attendiamo Lady Galadhwen?-.
Prima che il secondo potesse rispondere, una voce dal castello di poppa parlò.
- Non serve che tu attenda a lunga, Eglerion-.
Galadhwen scese la scala e si unì dal gruppo. Castiel s’avvicinò al gruppo.
- È arrivata qua un’ora fa. Se permettete, potrei mostrarvi io i quartieri a voi riservati. Li abbiamo preparati durante l’attesa-.
Le due elfe seguirono Castiel, mentre Eglerion si voltava verso Burin, che era rimasto silente durante tutto il colloquio.
- Purtroppo non abbiamo alloggi pensati per i nani, amico mio, ma se hai la pazienza d’attendere ancora un po’, ti mostrerò la nave, per farti trovare un’adeguata sistemazione-.
- Onorato, Sire- disse.
Nella mezz’ora che susseguì, i preparativi per la partenza furono ultimati. Restava solo una questione da risolvere.
Tuarwaithion e Stephane fecero un giro della nave, per raccogliere le cose che sarebbero state loro utili durante il viaggio che sapevano stare per percorrere.
- Sai- cominciò Stephane, mentre prendevano degli archi dall’armeria, assieme ad un paio di faretre ben ricolme, - potrebbe essere l’ultima volta che vediamo la Ithil-.
- So… speriamo non lo sia- disse Tuarwaithion. Il suo tono mesto, comunque, lasciava trasparire il suo pessimismo.
Ritornarono sul ponte, poco dopo, con i bagagli in spalla, pronti a partire.
Eglerion era là, assieme a Zoe.
- Direi che ci siamo, Eglerion- disse il rosso, avvicinandosi.
- Sì, amici miei. Goheno nin-. Perdonatemi.
- Rachon le, Eglerion- rispose Stephane. Che tu sia maledetto, Eglerion. Ma lo disse con un sorriso.
Tuarwaithion guardò Zoe.
- E tu? Anche tu qui per vedere due pessimi elementi partire?- domandò.
- Veramente no. Son qui per vedere tre elementi partire- disse, muovendosi di lato e mostrando il suo bagaglio.
I due rimasero senza parole.
- No. Sarebbe troppo pericoloso, amica mia…- cominciò Stephane.
- Stephane, ho solo pochi anni meno di te. Saprò cavarmela. E se non riuscirò perfettamente, avrò due ottimi mentori- disse la ragazza.
I due non parvero convinti, ma sapevano che la determinazione di Zoe era tale che discutere non sarebbe stato utile.
- Belain na le, Aran nin- disse Tuarwaithion, mettendo una mano sulla spalla di Eglerion. Che i Valar siano con te, mio Re.
Eglerion ricambiò il gesto.
- Che siano con voi- rispose.
I tre scesero dalla nave e si avviarono verso l’entroterra della Landa della Luna, rivolgendo alla Ithil un ultima occhiata.
Il sole stava tramontando, ad occidente, mentre gli ormeggi venivano levati e i tre viandanti prendevano la strada.

 

Un po’ malinconico, questo finale, so…
E così, il gruppo comincia a dividersi e finalmente si parte da Minas Duin.
L’azione pian piano comincerà, mentre Eglerion&co andranno a cercare aiuto nel Mithlond e i tre si dirigono verso la tana del lupo.
Ma passiamo ai ringraziamenti:
@Silvì: grazie mille, amica mia, per la recensione. Mardion è abbastanza un verme, ma ti toccherà attendere prima di scoprire chi è veramente.
@Elfa: so, forse come capitolo è un po’ veloce, ma era necessario, come questo, per mandare avanti il tutto. Meldarion il suo spazio lo avrà, tranquilla, è uno dei personaggi che sto iniziando ad apprezzare di più anche io. Mi dispiace solo averti fatto attendere così a lungo prima di sfornare questo VII.
@Hareth: grazie mille, anche a te. Perdonami per le due ragazze all’inizio, t’assicuro che i personaggi resteranno quelli che sono ora, ma le due sono necessarie, si vedrà più avanti. Spero di non far sforzar troppo i poveri neuroni, che son già impegnati a dirigere quel cast di maghi indemoniati ed elfe più o meno elfiche, a ritmo di CCR. Zahal e Rain li avranno i numeri, prima o poi, anzi, Eglerion manda i suoi saluti ad entrambi, invitandoli a passar una serata tra bettole. Meldarion invece lascia un saluto a Verugast, il mago di Morte da Harma Ondo, compagno di preveggenza.
Ma cosa temevi, quando leggevi di Eglerion e la mora? Una ripetizione di Rhi-Zefiro?

Detto ciò, vi saluto, mie lettrici ed eventuali lettori che non recensiscono. Ci si risente per il capitolo VIII

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Chaosreborn_the_Sad