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Autore: sinful_theatre    16/02/2014    1 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XVIII

La battaglia di Altovento
 

 


 Quella notte non ci furono cerimonie, né si danzò attorno al fuoco. Il cenone non si tenne nella tenda dell’anziano capo villaggio, ma in una più piccola nell’Altura dei cacciatori. Non ci fu corno da cui uscì una singola nota. Nessun accenno ad alcun festeggiamento. Fu la prima volta che Kriystal si trovò intorno ad una tavola con un così alto numero di Tauren ed un tale silenzio.
   Cairne Bloodhoof non era fra i presenti. A rappresentarlo come per la maggior parte del tempo negli ultimi giorni fu il figlio Baine, anch’Egli privato di tutta la grinta che lo caratterizzava.
   Sul popolo di Thunderbluff gravava una battaglia che inesorabile avrebbe preso il via con il sorgere del sole del mattino seguente. Se si fosse trattato di allontanare centauri e arpie, o di sgombrare una cava nanica, l’idea d’esser costretti a combattere sarebbe stata più semplice da mandar giù. Ma scontrarsi con i propri fratelli, se pur portatori di diversi nomi e costumi, sembrava risultar per loro inconcepibile. Kriystal ammirava tale sensibilità e legame, ma allo stesso tempo sapeva di non poter nemmeno immaginare cosa volesse dire trovarsi al posto di uno qualsiasi delle creature taurine sedute accanto a lei.
   “Partiremo domani al passo con la luce che si diffonde sulle Savane del sud. Attaccheremo in volo e via terra. I primi che saranno avvistati da quei vermi dei Grimtotem voglio che siano i cavalieri di Viverne, guerrieri e arcieri. A seguire, in sella ai Kodo e a piedi, il resto delle unità giungerà in soccorso.  Avremo le spalle coperte dagli Elfi della notte, come promesso dalle truppe di Feralas” I Tauren si limitavano ad annuire alle direttive del loro principe. Kriystal era a conoscenza dell’alleanza fra il popolo di Cairne e quello dei cosiddetti Kaldo’rei, per quanto lei stessa faticasse a farsene una ragione. Gli Elfi della notte infatti appartenevano alla fazione dell’Alleanza assieme a umani, nani e gnomi. Fazione avversa in tutto e per tutto all’Orda, costituita da orchi, Elfi del sangue, troll, non morti e dagli stessi Tauren. Guerre fra queste e altre razze si erano susseguite in tutta la storia di Azeroth. Eppure, Cairne Bloodhoof era riuscito sinora a mantenere  l’equilibrio fra il suo debito personale nei confronti degli orchi di Thrall, e quindi dell’Orda, e il suo ideale di pacificazione fra tutti i popoli indipendentemente dallo stemma riportato sugli stendardi. Così facendo, nel corso della storia aveva coltivato a poco a poco il legame di tolleranza con i vicini abitanti di Feralas, gli Elfi della notte, e guadagnatosi la loro fiducia si assicurò anche il loro reciproco sostegno. Nonostante il suo disprezzo per l’Alleanza Kriystal fu più che felice di tutto ciò.
   Dalle parole di Baine la battaglia si sarebbe conclusa in mattinata. I Grimtotem era un clan costituito da meno di due centinaia di unità. Le famiglie di Thunderbluff e gli Elfi della notte avrebbero costituito plotoni da migliaia di combattenti. La missione non sembrava difficile, eppure le espressioni quella sera denotavano un’incommensurabile quantità di profonda sofferenza. All’indomani della Battaglia di Altovento l’atmosfera che aleggiava in quella tenda era pesante come se l’indomani non sarebbe mai arrivato.
   Qualunque sarebbe stato il verdetto dello scontro, il popolo di Thunderbluff avrebbe perso un alto numero di fratelli. Né vinti, né vincitori. Il resto della cena si svolse allo stesso modo di una cerimonia funebre.
   A notte inoltrata ognuno ritornò nelle proprie abitazioni. Kriystal abbandonò la tenda e si soffermò sull’esteso panorama notturno del Mulgore. Le piccole luci di Villaggio Bloodhoof lasciavano intendere che anche lì qualche Tauren non sarebbe riuscito a dormire.
   Illuminata solo da un fuoco acceso a due passi da lei Kriystal ricordò la sua richiesta fatta a Cairne Bloodhoof la prima volta di prendere in considerazione l’aiuto dei Sind’Orei qual’ora se ne fosse presentato il bisogno. Ora si chiedeva se davvero sarebbe potuta essere utile alla buona riuscita della missione. L’istinto omicida e vendicativo con il quale si era seduta alla tavola di Baine ora si era unito ad un’inclina amarezza. Uccidere un Tauren per vendicarne un altro era come uccidere lo stesso due volte. È così che doveva vederla il vecchio Cairne. E Magatha Grimtotem lo sapeva bene.
   “Dovresti già essere al tuo alloggio ad incanalare mana” Kriystal trasalì quando Bithah le apparve alle spalle. Anche lui aveva assistito alle direttive di Baine ed era fra gli ultimi ad essere uscito dalla sua tenda:“ho voluto approfondire personalmente il ruolo che svolgerai nella battaglia di domani. Baine ritiene opportuno che tu salga su una Viverna assieme ad uno dei suoi guerrieri. Piomberai nel mezzo dell’azione in tutta sicurezza”
   “In tutta sicurezza? E tu dove sarai?”
   “Anch’io sarò su una Viverna, ma farò parte della prima ondata”
   “Prima ondata? Cioè quella che verrà sicuramente travolta da un muro di frecce?” Kriystal si scoprì contrariata all’idea della vita del paladino messa a rischio.
   “Io come anche Vonch e Robil. Non preoccuparti. Saremo all’incirca trecento soldati e a metri e metri di altezza. Ci sono poche possibilità che uno di noi venga colpito”
    A malincuore Kriystal scelse di fidarsi ancora una volta dell’amico:“E Soran? Anche lui come me giungerà assieme al secondo plotone di Viverne?”
   “Lui e Thehorde sono Warlock molto capaci e sicuramente più affidabili di Vonch. Sapranno rendersi più utili con le loro magie che con la spada. Giungeranno via terra immediatamente dopo di noi, quando ormai i Grimtotem saranno alle strette. Invero comincio a credere che non fosse così necessaria la nostra partecipazione”.
   “Voglio esserci quando pagheranno per ciò che hanno fatto” una sfumatura d’ira prese nuovamente il sopravvento.
   Bithah restò un momento in silenzio, poi con calma disse:“Vorrei che venissi un momento con me”
   “Dove?” domandò l’elfa.
   “In questo tempo trascorso a Thunderbluff ho avuto la possibilità di insegnarti qualche base. L’Esorcismo ti ha impegnata molto, ma con il Martello dell’Ira hai fatto un gran bel lavoro. Ora ho intenzione di sfruttare il pochissimo tempo rimastomi per mostrarti un’ultima cosa che rientra nelle capacità fondamentali per un paladino”
   “E cioè? Dimmi di cosa si tratta”
   “Vieni con me” ripeté irremovibile. Kriystal lasciò la presa e si trovò a seguire il suo maestro un’ultima volta attraverso le vie e le abitazioni delle alture di Thunderbluff. Qualsiasi lezione Bithah le volesse impartire questa volta non si diressero alle carrucole, ma si fermarono nell’altura principale solitamente gremita da mercanti e abitanti della città. Quella notte silenziosa era solo illuminata dalle poche fiaccole ancora accese.    L’elfa pensò a tutte le famiglie di Tauren che in quel preciso momento stavano dormendo o pregando negli alloggi tutti attorno a loro.
   “Non disturberemo qualcuno allenandoci qui?”
   Bithah continuava a camminare:“è lì che andremo” rispose indicando un padiglione poco più grosso degli altri e illuminato a dovere. Qualcuno evidentemente era ancora sveglio.
   Si addentrarono lentamente nell’abitato. Una luce fioca tingeva di ombre le pareti interne della tenda e l’arredo dell’ambiente era costituito soltanto da poche candele, una piccola tavola e una brandina sulla quale giaceva dormiente un Tauren dal pelo nero.
   “Sono riuscita a farlo tranquillizzare. Ma l’effetto dell’infuso non combatterà il dolore per molto” la voce calda e femminile li raggiunse da uno sgabello posto all’angolo opposto.
   “Kriystallina, ti presento Jaquira. A mio parere uno fra i migliori guaritori di cui Cairne Bloodhoof possa vantare” proclamò Bithah con parole di rispetto.
   “Certe lusinghe mi fanno solo sembrare più vecchia, Sind’Orei” sorrise Jaquira, pur rimanendo ferma al suo posto.
   “Che cosa gli è capitato?” arrivò al dunque Kriystal riferendosi all’infermo.
   “Nulla di incurabile” rispose la Tauren senza distogliere lo sguardo dall’aspirante paladina:“lui è Tanith del clan dei Cornogrigio. Quando non è un valoroso soldato di Cairne Egli indossa le vesti di fabbro di Thunderbluff. Come potrai immaginare quest’oggi avrà avuto un gran da fare in vista degli avvenimenti di domani. Asce, spade, lance. Un intero arsenale in così poco tempo. Era prevedibile che potesse capitare un incidente”
   “Si è fatto molto male?” domandò l’elfa.
   “Nel forgiare le armi che toglieranno la vita dei suoi stessi fratelli? Certamente. Ustionandosi una mano? Io non credo”
   Kriystal soppesò le parole del suo interlocutore e poi si rivolse a Bithah: “Perché mi hai portata qui?”
   “Per assegnarti un compito molto importante. Forse non ti salverà la vita nella battaglia di domani, ma la mia speranza è che un giorno possa tornarti utile”
   “Guarire le ferite” indovinò l’elfa, trasportando la sua attenzione sulla mano destra del Tauren avvolta in una benda di foglie scure.
  “Per lo più ferite minori. Non ci sarebbe il tempo di approfondire il tutto e portare l’incantesimo ad un livello superiore” senza che Kriystal avesse qualcosa da ribattere Bithah aveva già aggiunto una seconda seggiola a quella vuota presente affianco al giaciglio. Ci si sedette e fece gentilmente segno all’allieva di imitarlo. Lei obbedì e in pochi istanti si trovò vicinissima al respiro pesante del Tauren..
   “Slega delicatamente l’impacco di foglie umide” ordinò senza perdere troppo tempo il paladino:“Non temere, ha ingurgitato così tanti infusi sedativi che non si accorgerà di nulla, o quasi”.
   Kriystal esitò:“Non so se ne sarò capace”
   Bithah non mostrò segni di delusione. Raccolse la grossa mano del paziente e la posò su quelle piccole dell’elfa. “Lascia che ti dica due parole su di lui. Tanith è figlio di un grande soldato di nome Camira Cornogrigio. Egli morì combattendo, proprio come il padre e i capostipiti delle due generazioni precedenti. Ciò può sembrarti incomprensibile, ma per questo guerriero perdere l’occasione di partecipare alla battaglia di domani sarebbe peggio della morte stessa”. Bithah aveva ragione, era difficile da capire. Eppure Kriystal lo trovò meno incomprensibile di tante altre cose:“Non c’è morte più valorosa per un guerriero di morire combattendo”
   Il paladino parve sorpreso. Allargò un immenso sorriso:“Mi stupisci sempre più, Kriystallina.”
   L’elfa ne fu lieta e in tutta risposta cominciò pur con timore a togliere le foglie dalla brutta ferita di Tanith. La scottatura era più vasta di quanto sembrasse. La carne ridotta al vivo era colma di sangue secco che rendeva difficoltosa la rimozione della garzatura di Jaquira. Un piccolo lamento nel sonno servì a Kriystal per moderare la forza e indirizzarsi sulla pressione da applicare. Dopo un calvario di qualche momento poté finalmente appoggiare le foglie umide sul tavolo vicino e quando tornò alla mano ustionata, ancora sostenuta dalla sua, poté osservare la ferita in tutta la sua gravità. Anche una dilettante come lei sapeva che nessun impacco di erbe avrebbe potuto curare quella bruciatura nel solo arco di una notte.
   “Non è certo l’ideale per impugnare un’ascia” tramutò in parole le sue preoccupazioni Bithah.
   “No, infatti. E io non ho la minima idea di come poterlo aiutare!” le paure dell’elfa erano accompagnate da un senso di inutilità. La stessa sensazione che aveva provato solo in due occasioni, entrambe recenti: l’ultima conversazione con Chidril che provocò la sua scelta di fuggire da Silvermoon e l’esecuzione pubblica di quella femmina Non morta per mano dei soldati di Flaghart.
   “In questo momento solo due tipi di persone possono aiutarlo: un prete e un paladino” Infierì Bithah senza interrompere il contatto visivo con lei.
   “Curalo tu!” lo implorò:“tu ne sei in grado, ho visto con i miei occhi che puoi…”
   Bithah la zittì riportando la sua mano sotto quella dell’elfa:“Sì. E Jaquira è ancora più capace di me. Ma non stavolta. Ti ho portata qui perché voglio che sia tu a farlo, e solamente tu.” Le sorrise e poi si sistemò sulla sua seggiola, lasciandola da sola a tenere stretto il braccio e la vita di un guerriero.
   Jaquira nel suo angolo sembrava esser diventata un tutt’uno con le pareti in pelle.
   “Ora chiudi gli occhi” la esortò Bithah. Kriystal obbedì, pur avendo il battito cardiaco più accelerato che mai:“chiudi gli occhi e rilascia con scioltezza una piccola quantità di mana. Lascia che scorra da te a lui come acqua da una borraccia a un boccale.”
   Kriystal percepì il mana rispondere quando lo chiamò. Lo sentì attraversarle il corpo come se il sangue confluisse più rapidamente attraverso le vene. Un brivido la colse e ostacolò il passaggio del mana.
   “Devi calmarti se vuoi riuscire a trasmetterglielo” la guidò sapientemente Bithah notando l’espressione crucciata dell’elfa. Seguì il consiglio e gradualmente sentì che il flusso non terminava in lei, ma scorreva senza impedimenti attraverso il suo corpo in quello del Tauren.
   “Proprio così!” la incoraggiò:“lascialo scorrere lentamente. Non devi sforzarlo, fai in modo che confluisca naturalmente”
Kriystal si rendeva conto della quantità di energia che la stava abbandonando. Guarire qualcuno costava molto più di qualsiasi altro incantesimo. Il suo ricordò andò al giorno in cui Bithah le sistemò il braccio dopo la disavventura con il guardiano del Fosso della morte. In quell’occasione l’incantesimo di guarigione del paladino le aveva provocato incredibile dolore. Si chiese se anche Tanith Cornogrigio ne stesse provando.
   “Mantieni la concentrazione!” la sgridò Bithah:“Non manca molto. Lascia andare, non sforzare il mana e … ora interrompi!” ordinò improvvisamente e Kirystal riuscì a fermare il flusso di mana appena in tempo.
   “Adesso la tua energia è in sospeso nel suo corpo. In questo stato non è molto utile e questa fatica non sarebbe servita a nulla. Per mandarlo in circolazione e fare in modo che abbia effetto ci vuole una bella spinta
   “Una spinta?” la testa le pulsava terribilmente.
   “Quando è il momento devi dare un’ultima, potente scarica di mana” ciò che Bithah cercava di impartirle non era chiarissimo, ma Kriystal scelse comunque di dargli retta.
   Al chiaro segnale del paladino, l’elfa scatenò quasi tutto ciò che restava del suo mana. La sensazione fu simile a ciò che si prova schiantando un Esorcismo, ma l’effetto sul bersaglio fu tutt’altro che devastante. Ad un primo bagliore scaturito dal punto in cui era stato emanato l’incantesimo si sostituì una mano perfettamente sana, priva di scottature e colma di pelo nero come le piume eleganti di un corvo.
   “Eccellente prestazione giovane Sind’Orei!” esclamò Jaquira, ricomparsa dal nulla.
   “Sembra proprio che tu ci sia riuscita” si complimentò Bithah, come se ne fosse stato convinto sin dall’inizio. E senza accorgersene anche Kriystal sorrideva, nonostante l’improvviso calore infernale che stava provando e le forze che gradualmente la stavano abbandonando:“Ce l’ho fatta” si ripeté, incredula.
   La cerimonia fra i presenti si interruppe di colpo quando il massiccio corpo di Tanith diede segni di vita e i grandi occhi del Tauren cominciarono ad aprirsi. Kriystal si alzò improvvisamente dalla seggiola e si sporse sul paziente per osservare meglio le sue condizioni:“Ben tornato! il mio nome è Kriystal. Come ti senti?”
   Tanith parve un attimo confuso. Ispezionò l’area passando i suoi occhi scuri dal paladino alla guaritrice Tauren, poi tornò all’elfa piegata coi suoi buffi capelli rossicci su di lui.
   “Mae’rhi” sussurrò a fatica. Prima che qualcuno potesse aggiungere qualche cosa Egli era già ripiombato nel sonno.
   “Non c’è da allarmarsi” la rassicurò calorosamente Bithah “Il suo corpo deve ancora ristabilirsi, ma nel giro di poche ora starà benone e grazie a te domani potrà scendere in campo!”
   “Mae’rhi” ripeté Kriystal:“che significa?” domandò a Jaquira, la quale sorrise mostrando i suoi grandi denti e un volto quasi materno:“Nella lingua comune significa ‘tocco-delicato’”.
   Kriystal sorrise lusingata poco prima di sentirsi mancare. Se Bithah non l’avesse afferrata in tempo si sarebbe sicuramente trovata a terra nel giro di pochi attimi.
   “Forse e il caso di rientrare. Domani ci aspetta una dura giornata”
   Mentre abbandonavano il padiglione Jaquira pronunciò per loro una preghiera in lingua Taur’ahe.
   “Anche tu domani starai meglio” quella di Bithah rivolta a Kriystal pareva proprio una promessa, mentre l’accompagnava sotto braccio per le vie deserte di Thunderbluff. Kriystal sapeva quanto fosse stato importante imparare un incantesimo di guarigione la notte prima di una battaglia e fu grata al paladino per questo.
   “Hai parlato con Banqui Piumaria questa sera?” le domandò improvvisamente sulla soglia della tenda che divideva Kriystal da un comodo letto su cui riposare. La testa dell’elfa era in procinto di esplodere per la stanchezza. Perché Bithah le parlava di Banqui a quell’ora della notte?
   “Sai bene che non sono stata al villaggio Bloodhoof questa sera” tagliò corto, sperando con tutta se stessa che il paladino le perdonasse quell’involontario tono di arroganza.
   “L’ho vista qui in città. Così mi chiedevo se aveste parlato del ritorno del messaggero di Cairne”
   “Ne abbiamo parlato nei giorni precedenti” perché tutte queste domande? “Ne riparliamo domani, d’accordo? sono sfinita” la sua voce scemò, mentre cominciando a vederci doppio prese ad avviarsi all’interno della tenda.
   “Ti ha anche detto che era suo figlio?” la voce di Bithah alle spalle dell’elfa sembrò improvvisamente lontana. Tutto attorno prese a girare e dovette tenersi alle bassi pareti in pelle per non barcollare. Come poteva esser stata così stupida? Tutti a Thunderbluff parlavano da giorni e giorni dell’atteso ritorno del messaggero con la risposta di Magatha Grimtotem in tasca. Ma Banqui Piumaria ne parlava più di tutti gli altri. Perché non le aveva detto che è di suo figlio di cui discutevano nelle loro giornate al villaggio? Si sentì tremendamente colpevole per non esserle stata accanto quella sera. Fu un’emozione che non servì a migliorare il suo stato d’animo e fisico.
   “Mi sono sentito in dovere di parlartene” si scusò Bithah, ora all’interno della tenda di Kriystal. Come c’erano arrivati? Doveva averla accompagnata per non lasciarla accasciata fuori. Lui era in piedi sulla soglia d’ingresso e lei sdraiata sulla branda con lo sguardo perso rivolto verso il soffitto.
   “Non è colpa tua” tentò di dire l’elfa, non riuscendo a sentire nemmeno la propria voce da quant’era esausta.
   “Nemmeno tua” rispose secco il paladino.  
   “Non sarebbe cambiato nulla” si auto convinse, ma era sempre stata più brava a far valere il suo pensiero quando era rivolto agli altri. Il baratro in cui stava sprofondando le impediva di tenere gli occhi aperti.
   “Penso proprio di no. Magatha Grimtotem è malvagia e non potevi prevedere che si trattasse del figlio di Banqui. Soprattutto se ha scelto di non dirtelo”
   “Non potevo prevederlo” fece eco Kriystal. Le immagini sempre più sfocate. La voce del paladino ridondante.
   “Buona notte Kriystallina. Domani combatteremo anche per Banqui”.
  
Lo squarcio di cielo che si poteva intravedere attraverso il fitto fogliame degli alberi era nascosto da un grigio velo di nubi. Gocce di pioggia cominciavano a picchiettare sul suo volto e lei, sdraiata sulla schiena in una fangosa radura, sentiva la vita venirle strappata dal petto. Come un ricordo rimosso inconsciamente. Non si trovava più a Thunderbluff, non era nella sua tenda avvolta dal calore del fuoco acceso da Bithah prima che si addormentasse. Era sola e morente in una terra ostile.
Dopo pochi istanti tutto quanto diventò intangibile.
 
   Aprì gli occhi e i primi raggi del mattino che entravano nella sua tenda la scaldarono dal gelo di una notte tormentata. Una volta indossata l’armatura, aldilà del telo in pelle trovò una Thunderbluff in subbuglio e immersa nei preparativi. Il sole non era ancora sorto del tutto. La battaglia stava per cominciare.
   “Grande giornata!” la salutò Vonch equipaggiato a dovere:“ti senti rinvigorita? Bithah ha detto di averti lasciata distrutta dalla stanchezza. Fare le ore piccole non è bene il giorno prima di una battaglia”
   “Mi ha insegnato a guarire le ferite” Kriystal non aveva assolutamente voglia del sarcasmo del Warlock biondo.
   “Stavo scherzando, Rossiccia. Sono io ad averglielo consigliato. Lui credeva non ce ne fosse il tempo, ma io so che sei più intelligente di quel che sembra!” le strappò un sorriso contro la sua volontà e lei lo punì con una spinta che lo fece collidere con un grosso Tauren dall’umore nero e dal carico pesante. Mentre Vonch si scusava e offriva il suo aiuto per trasportare i materiali, Kriystal ne approfittò per andare da Baine a fare il punto della situazione. Proprio ad un passo dall’entrare nella tenda del principe Tauren una voce la colse alle spalle:“Non lo troverai” Banqui Piumaria le si avvicinò con il suo sguardo amichevole. Nonostante l’aspetto non fosse dei più raggianti, Kriystal notò quel qualcosa di diverso in lei.“ma guardati Sind’Orei, sembri un vero e proprio soldato” dicendolo le sistemò le spalle dell’armatura e le ordinò la frangia di capelli rossi.“se agirai con un quarto della destrezza che hai utilizzato nello scontro con i centauri ti farai sicuramente onore. L’Assassino e il giovane Warlock tuoi amici hanno decantato le tue gesta in più occasioni”
   “Banqui” provò l’elfa:“io non trovo le parole per esprimere la mia sorpresa e il mio dolore quando mi è stata riferita la tua perdita”
   Esperta qual’era, l’amica Tauren mascherò attentamente i suoi sentimenti:“Non valeva la pena caricarti di futili preoccupazioni. Il tuo addestramento era già abbastanza difficile senza che ti innestassi altri pensieri. D’altronde sarebbe cambiato nulla”
   “Ma potevi comunque dirmelo. Noi siamo complici!” e dicendolo le venne naturale mostrare il ciondolo regalatole proprio da Banqui:“Amiche, come il mio Zampalesta. Potevo darti appoggio e sostenerti”
   “Sarebbe vivo, ora?” se ci fosse stata risposta alla domanda di Banqui Piumaria, Kriystal non voleva saperlo. “Non verrà dimenticato” seppe solo dire.
   “Ti credo Kriystallina. E mi dispiace per non avertene parlato. Ma poc’anzi ho avuto modo di incontrare Baine Bloodhoof. Ho interceduto con lui circa il tuo ruolo in questa battaglia”
   “Io combatterò, Banqui. Non mi desisterai da questo”
   “Lo so, lo so bene” rise:“non ho intenzione di tenerti a casa. Non è l’ho fatto con mio figlio pur essendo consapevole delle alte probabilità che venisse ucciso. Non ti ostacolerò. Tuttavia desidero chiederti un favore personale”
   Kriystal rimase in ascolto. Avrebbe soddisfatto ogni richiesta da parte di una preziosa persona come Banqui.
   “Riporta a casa quel che resta di mio figlio” la sua voce vacillò un istante:“potrebbero non averlo ancora bruciato e conoscendo i Grimtotem non sono così organizzati da seppellirlo o abbandonarlo nel canyon il giorno prima di una battaglia. Potrebbero esser stati impegnati ad accoglierci come si deve, quindi con tutta probabilità lo tengono ancora nel luogo in cui lo hanno tenuto prigioniero”
   “Sai che potrei tornare a mani vuote, vero?”
   “Ne sono cosciente. Ma se c’è anche solo un minimo spiraglio di speranza di avere la possibilità di concedergli una vera cerimonia d’addio…” parve non trovare la forza di continuare.“farai questo per me?”
   Era una grande responsabilità, ma Kriystal promise di impegnarsi per riuscirci:“Indicami dove posso trovare Baine, chiederò a lui dove è meglio che incominci a cercare per…”
   “Oh, questo non è possibile. Non ti hanno detto che la prima squadra è già partita?”
   Kriystal spalancò gli occhi:“La prima squadra?” aveva dimenticato le direttiva impartitegli da Bithah la sera prima. In quel momento probabilmente il paladino si trovava già nel campo di battaglia. Lui, Robil e … Vonch?
   “Vonch doveva essere con loro!” non si accorse nemmeno del suo improvviso isterismo.“perdonami. Devo correre a carcarlo!” e senza indugi si dileguò. Corse come una forsennata attraverso le vie e le alture di Thunderbluff. Dove si era cacciato? Ragionò qualche istante e seguendo l’andamento della folla scoprì che tutti in un modo o nell’altro convergevano verso l’Altura principale. Si rimproverò per esser stata così sciocca da non aver preso in considerazione la stazione di volo. Raggiunse in tempo la torre e una volta arrivata in cima trovò schierato un buon numero di creature quadrupedi simili a leoni alati
   “Viverne!” la accolse Vonch. Con fare teatrale indietreggiò di qualche passo.“non avrai intenzione di spingermi contro uno di quei cosi per vedere se mi sbranano?”
   “Per quale motivo sei ancora qui?” il tono di inquisizione dell’elfa lasciò di stucco il Warlock.
   “Partecipo alla battaglia” rispose attonito.
   “Ma tu dovresti già essere lì!”
   “Oh, intendi lo schema originale? il tuo paladino ha preferito che nella tua squadra ci fosse qualcuno di cui potessi fidarti”
   “E ha scelto te?” ora Kriystal non poté trattenere una sfumature di ironia.
   “Beh, la scelta era fra me e quel simpaticone di Thehorde con il quale tu vai tanto d’accordo.
   La verità è che se escludiamo Soran e la sua staffa ‘presa in prestito’ io sono l’elfo del sangue che conosci da più tempo” strano a dirsi, eppure le parole di Vonch avevano un senso.
   Nel frattempo il tetto della torre si riempì in fretta di Tauren indossanti grossolane armature per lo più in cuoio, pelle e legno. Le armi dal gusto arcaico spaziavano da lance, spade dalle lame rovinate e archi dall’aspetto molto fragile. Il chiasso di ordini, esclamazioni e urla guerrigliere era tale che Kriystal aveva smesso da qualche minuto di sentire le parole dell’amico.
   “Eccoti finalmente!” una voce roca e calorosa rivelò fra la folla un rinvigorito Tanith Cornogrigio. Ora che Kriystal poteva vederlo nel pieno della salute si accorse di quanto il mantello nero di cui il suo corpo era rivestito fosse corto e lucente. La sua giovane grinta era evidente rispetto a molti altri Tauren con i quali aveva avuto il piacere di parlare. “Mae’rhi! È un piacere rivederti. Gli ordini di Baine e del paladino Bithah sono stati chiari. Tu volerai con me!” Vonch si fermò a lungo ad osservare da vicino il bianco sorriso del guerriero:“Aspetta un secondo bestione, e io allora a che servo?”
   “Quali domande! Tu volerai con noi!” e con enfasi raccolse Vonch in un forte abbraccio e lo posizionò come un fantoccio in sella ad una delle Viverne. Divertita dallo sbigottimento del Warlock, Kriystal accettò volentieri di volare assieme a Tanith.
   Il sorgere del sole fu uno spettacolo indimenticabile. Se Kriystal non stesse assistendo a quegli eventi di persona, non avrebbe mai creduto che quel giorno molti dei Tauren al suo fianco non avrebbero fatto ritorno a Thunderbluff.
   Quando tutti i cavalieri furono in posizione un soffio di corno sancì la loro partenza. Kriystal dovette stringersi forte all’armatura di Vonch, e lo stesso Lui si trovò costretto a fare con quella di Tanith.
   Il decollo fu un’altra di quelle esperienze che non capita tutti i giorni. Complice era certamente la bellezza che caratterizzava animali come le Viverne. Anche Silvermoon ne aveva posseduta qualcuna in passato e Kriystal aveva visto spesso i pastori portare loro cibo e latte. Come il felino più pericoloso avevano affilate sciabole al posto dei denti, una folta criniera rossa lungo la schiena e un manto più chiaro che rivestiva tutto il resto del loro corpo. Alzandosi sempre più in volo emanarono in coro un concerto di ruggiti. Il suono che avrebbe terrorizzato qualsiasi animale preso di mira incoraggiò invece Kriystal ad entrare nello spirito dello scontro.
    Il plotone si mosse tutto assieme senza scomporsi mai per l’intera durata del il viaggio. In testa un Tauren del pelo grigio e dall’armatura più rinforzata rispetto alle altre gridava direttive in lingua Taur’ahe, alzando la spada ad ogni esclamazione e incitando gli altri soldati ad imitarlo.
   “Volare con una mandria di mucche!” urlò Vonch per farsi sentire dall’elfa. “devo spuntare dalla mia lista una delle dieci cose da fare assolutamente prima di morire!”
   “Sicuro di riuscire a fare le altre nove?” lo provocò Tanith sorridendo. Vonch scelse di non sfidare la grossa ascia che portava legata sulla schiena, nella quale riusciva addirittura a specchiarsi.
   Kriystal volle stare ben attenta al mutare del paesaggio al di sotto. Il Mulgore fu sorpassato rapidamente e i suoi monti lasciarono lo spazio alle vaste savane identiche a quelle di cui l’elfa aveva già fatto conoscenza.
   “Che cosa sapete con esattezza delle Thousand Needles?” li interrogò Tanith intento a pilotare la Viverna.
   “Un’enorme e asciutto crepaccio nel terreno abitato da centauri e altre creature selvagge e maleodoranti!” rispose con sarcasmo Vonch.
   “Le Thousand Needles sono per definizione un vasto canyon asciutto punteggiato da Alture torreggianti. Ad est si aprono in direzione della distesa di sale utilizzata dai Goblin per mettere alla prova le loro bizzarre invenzioni. Ad ovest invece si apre la strada per Feralas. Dovrei dedurne che in quella direzione siamo coperti dai vostri alleati Kald’orei.
   Si dice che il canyon sia stato creato dall’evaporazione del mare ai tempi dell’antica Kalimdor, all’alba della Grande catastrofe!” Kriystal fece il punto della situazione con più rigore di quanto lo stesso Tanith si sarebbe aspettato.
   “E io che cosa ho detto? Un’enorme e asciutta crepa nel terreno abitata da centauri e altre creature sel…”
   lo ammonirono in coro l’elfa e il Tauren prima che finisse la frase.
   “In origine voi Tauren vi siete sistemati in cima alle alture per sopravvivere alle orde di centauri che minacciavano la vostra incolumità. Qualche presidio è rimasto anche dopo la costruzione di Thunderbluff e Altovento è uno di questi” continuò Kriystal esibendo quanto aveva studiato.
   “Tu sai molto, Sind’orei!” si congratulò Tanith. La smorfia che Vonch rivolse a Kriystal fu impagabile.“se siamo riusciti ad affrontare i nostri più antichi nemici è stato grazie agli orchi di Thrall e all’Orda. Vi saremo eternamente grati per questo!” Kriystal accolse le parole del Tauren, anche se sapeva bene che nel periodo storico di cui Egli parlava gli Elfi del sangue ancora non facevano parte della fazione avversa all’Alleanza.
   Gradualmente, aldilà di alcune piante selvagge cominciò a intravvedersi l’enorme crepaccio che interrompeva le savane del Sud allungandosi trasversalmente per chilometri e chilometri. Sapendo che ad est sfociava nel Gran mare Kriystal non si sarebbe mai aspettata un paesaggio così aspro. Un esteso e arido territorio sprofondava nell’entroterra in profondità e sulle numerose alture che lo contrassegnavano si potevano già vedere piccole sagome in fermento. La battaglia si stava scatenando sotto di loro.
   “Quello è il ponte levatoio di cui ci serviamo slitamente per accedere alle alture. Quei maledetti lo hanno distrutto. Ora i rinforzi a piedi dovranno trovare un’altra strada. Un momento!…” Kriystal cercò di collegare le immagini che vedeva in lontananza al tono preoccupato di Tanith, senza però trarne una conclusione.
   “Correggetemi se sbaglio, ma non dovevano essere così tanti!” esclamò Vonch.
   “No infatti. Quelli non sono solo Grimtotem! Devono avere coinvolto altre famiglie” Kriystal capì al volo la gravità della situazione. Le viverne presero a perdere quota.
   “Atterreremo su una delle alture centrali. appena scesi non avremo il tempo di organizzarci, quindi buttatevi nella mischia e fatela pagare a quei traditori!” Kriystal e Vonch annuirono.
   Man mano che scendevano in picchiata l’elfa cercò di distinguere le varie figure coinvolte negli scontri. Non sembrava esserci una sola altura in cui non si stesse vivendo una lotta. Anche i ponti di collegamento erano gremiti di soldati che si fronteggiavano senza tregua. Ora erano così vicini da sentire anche le urla e i rumori della gente e delle lame in conflitto fra loro.
   “Reggetevi!” urlò Tanith quando con un atterraggio non troppo morbido toccarono terra alzando un denso polverone. Senza indugi abbandonarono la Viverna e si ritrovarono nel cuore della battaglia. Intorno a sé Kriystal vedeva solo Tauren combattere con tutta la loro forza e la loro rabbia. Non era semplice distinguere un clan dall’altro e non c’era alcuna traccia né di Bithah, né di Robil. Accantonò i pensieri peggiori.
   “Che cosa aspetti? Segui me!” Vonch si fece strada fra i drappelli di Tauren. Impegnate entrambe le mani con staffa e spada corta, con la prima schiantava incantesimi addosso a chi si metteva sulla sua strada e con le seconda mieteva vittime a suon di affondi e fendenti. Kriystal gli stava dietro e il chiasso era assordante. Un Tauren le si accasciò davanti e dovette saltare per superarne l’ormai cadavere.
   “Non ci vedo molto! C’è troppa polvere!” si lamentò con il Warlock, il quale però sembrava concentrato sulla sua missione primaria: aprirsi uno spiraglio. Kriystal alzò lo sguardo ad un cielo pieno di cavalieri in sella alle loro viverne che sostenevano i soldati a terra scagliando frecce all’impazzata. Mentre continuava a controllare la caotica situazione e a tenere il passo di Vonch non poté evitare di incrociarsi con un energumeno dalle evidenti cattive intenzioni:“Sei finita!”, ma era tanto grande e grosso quanto lento. Mentre si prendeva il tempo di alzare la sua pesante mazza chiodata Kriystal gli era già sotto con la spada. Con forza sentì la sua lama affondare nel massiccio corpo del Tauren, il quale mugugnò qualcosa di incomprensibile prima di inginocchiarsi sanguinante a terra. L’elfa lo lasciò così, senza esser certa di averlo abbattuto del tutto o meno e terrorizzata all’idea di perdere di vista Vonch. Quest’ultimo si era diretto al ponte in legno che avrebbe permesso loro di raggiungere l’altura successiva e di abbandonare quella affollata in cui si trovavano ora.
   “Tutti vogliono concludere questa battaglia nel minor tempo possibile!” le urlò Vonch mentre continuavano a marciare e a liberarsi dei Tauren che gli si gettavano contro:“quindi vedi di non farti buttare giù!” L’elfa non poté che dare un’occhiata al suolo sottostante. La caduta da uno di quei ponti avrebbe certamente significato un risultato molto spiacevole. Ai piedi delle alture vide gli Elfi della notte con le loro bianche armature e le sinuose movenze nell’arte del combattimento. Veloci e scattanti sembravano non avere grandi problemi nel difendere a spada tratta gli accessi ai sentieri per salire in cima.
   “Grimtotem e Nubescura!” esclamò Vonch:“i vigliacchi hanno unito i clan per formare uno squadrone!” e con un colpo di staffa scagliò un Tauren nel vuoto. Kriystal vide in tempo un altro minacciare la vita del Warlock biondo e così vi si scagliò addosso lama contro lama. Lo spadone del Tauren che aveva davanti era possente e la forza nelle braccia maggiore, ma ancora una volta l’elfa poté puntare sulla propria statura e agilità. Parò due potenti colpi e ritenne un miracolo che la propria arma non le si fosse spezzata in mano, finché non fu il momento di scattare a lato dell’avversario e mirare al fianco destro. L’urlo del bestione le lacerò i timpani. Imprecò contro di lei in Taur’ahe e l’attacco che le servì di seguito fu ancora più violento e dominato da una traboccante  furia cieca. Così cieca da permetterle di evitarlo con non troppa difficoltà e di affondare per diritto la lama nella larga schiena. Un altro avversario era stato abbattuto.
Tirò un sospiro di sollevo e si voltò senza abbassare la guardia. Era pronta ad accogliere eventuali assalitori, ma con grande sorpresa il ponte si rivelò improvvisamente sgombro. Il sollievo che provò nel trovarsi il sentiero libero sfumò immediatamente quando sentì Vonch chiamarla da lontano. Troppo lontano.
   Lo cercò, ma di fronte a sé vide solo un’altra altura con un muro costituito da diversi Tauren che si scontravano a muso duro.
   “KRIYSTAL!” il richiamo ancora più forte, poi finalmente lo vide. Gli azzurri occhi spalancati dell’amico le rivelarono il motivo per cui si trovava da sola su un ponte completamente vuoto. Un muscoloso soldato dal pelo chiaro lo teneva fermo mentre un altro sogghignava rivolto verso l’elfa. Anche da quella distanza poteva capire l’intenzione del Tauren che la stava osservando. In preda al panico cominciò a correre verso di loro, doveva togliersi di lì il prima possibile.
   Vonch si agitava nella presa del nemico mentre l’altro alzava l’ascia e la faceva ricadere violenta su uno dei due pilastri a cui erano legate le corde che sostenevano il ponte. Kriystal sentì il vuoto improvviso sotto ai propri piedi. Le assi in legno sulle quali poggiava poco prima cedettero e lei si trovò sospesa nel vuoto stringendo con una sola mano le uniche corde rimaste in piedi. Poteva ancora sentire Vonch urlare il suo nome e imprecare contro i suoi nemici. La spada non le era mai sembrata così pesante. Riusciva solo a pensare a come potesse scivolarle la presa da un momento all’altro. Scelse di dimenticare che cosa l’aspettasse se ciò fosse accaduto. Le bastò la brezza che le sfiorava i capelli per ricordarle a che altezza si trovasse.
   Spostò a fatica lo sguardo in direzione del punto in cui si trovava Vonch e lo colse nell’atto di liberarsi del nemico che lo teneva fermo e di impedire all’altro di tranciare gli ultimi sostegni del ponte. Pur essendo grata al Warlock biondo, sentì la propria fine solo ritardata di qualche istante. Stava abbandonando l’idea di potersi salvare quando sentì un ruggito amabilmente familiare.
   “Non temere Mae’rhi!” la presa possente di Tanith la strappò via dalla morte. La Viverna si librò in volo allontanandosi dal ponte, da Vonch e dalla battaglia.
  “Non possiamo lasciarli soli!” gridò l’elfa.
   “Non lo faremo. Ma la Viverna è ferita, non resisterebbe ad una manovra complicata come un atterraggio al centro della lotta. Ora ci fermiamo sulla sponda nord dove c’è quell’incavo nella roccia. Lì dovremmo essere al sicuro!” Kriystal stentava a credere che esistesse un solo spiazzo in quel luogo in cui potessero ritenersi protetta da arcieri e bovini bipedi imbizzarriti.
   La Viverna atterrò senza problemi, ma appena l’elfa e il Tauren scesero a terra la povera creatura andò ad accovacciarsi vicino ad un grosso masso dalla forma a mezzaluna. Un profondo taglio di falce le si estendeva lungo tutto il fianco. “Posso guarirla” sostenne convinta Kriystal.
   “Conserva l’energia per il combattimento” le consigliò Thanit. Il suo tono non nascondeva preoccupazione per le sorti della battaglia.“se solo ci fossimo interrogati sulla fedeltà di tutti gli altri clan non saremmo finiti in questa situazione. A quest’ora Magatha Grimtotem marcirebbe sul fondo delle Thousand Needles!” la sua voce si tramutò in un ringhio. Senza indugi si sfilò dalla cintura un grosso corno adornato di ciondoli e pietre colorate.“Adesso non ci rimane che chiamare qualcuno in grado di portarci via da questo scoglio”.
   La descrizione di Tanith del luogo in cui si trovavano era molto vicina alla realtà. Una piccola rientranza nelle pareti rocciose del canyon. Dalla loro postazione il caos sulle alture era ridotto a piccole figure confuse fra loro. Nessuno sarebbe riuscito a vederli da così lontano.
Dietro di loro l’enorme cinta del canyon era rivestita in gran parte da un intreccio di rami  coperti da grosse spine che correvano per metri lungo la superficie verticale. L’eventualità di arrampicarsi era fuori discussione. Se fosse stata sola Kriystal sarebbe rimasta intrappolata in quell’avvallamento abbastanza tempo da essiccarsi al sole del Kalimdor meridionale. Per fortuna i Tauren conoscevano i rischi di quelle terre e il corno nel quale Tanith stava investendo tutto il fiato che aveva in corpo ne era la prova. Presto li avrebbero soccorsi.   
   Cominciarono a passare alcuni istanti.
   “Che cosa aspettano?” cominciò a preoccuparsi l’elfa dopo il terzo tentativo del Tauren. Questi non rispose e provò ancora.
   “Ci stiamo perdendo lo scontro. Perché non ci vengono a prendere?”
   “Non lo so” concluse.“forse non riescono a liberarsi dei loro avversari”
   “Tutti quanti?” insistette Kriystal. Guardò le alture davanti a sé. Tutti continuavano a combattere senza mostrare il minimo accorgimento dei due intrappolati in quell’insenatura. Un lamento della Viverna la riportò alla realtà. Le possibilità dell’animale di sopravvivere erano tante quanto quelle che qualcuno avesse sentito il loro richiamo. “Usiamo questi strumenti per comunicare da distanze inverosimili, spesso da una montagna all’altra. È impossibile che non sia stato udito” Tanith sembrò innervosirsi. “molti fra i nostri più antichi nemici sono stati colti di sorpresa grazie alle nostre strategie legate al richiamo dei corni. Non c’è mezzo esistente in grado di impedirci di percepirne il suono, tranne se ci trovassimo in tutt’altra regione e forse se…” la sua riflessione vibrò sospesa nell’aria.
   “Forse che cosa?” lo scosse Kriystal.
   “Tranne forse per mezzo della magia” Tanith portò i suoi grandi occhi al volto confuso dell’elfa.“Magatha Grimtotem potrebbe essere capace di utilizzare simili trucchetti”
   “Ha incantato tutti i vostri corni affinché nessuno sentisse il loro suono?” Kriystal era cosciente di apparire sciettica.
   “Prova ad ascoltare i rumori della battaglia. Che cosa senti?” l’aspirante paladina guardò ancora una volta di fronte a sé. Guardò, ma non riuscì a sentire nulla. “Siamo isolati” lei stessa non credeva alle parole che erano appena uscite dalla sua bocca.
   “Lo siamo” concordò tetro il guerriero. “gli sciamani come Magatha e Hamuul Runetotem hanno simili capacità. Segnano l’area di un determinato spazio delimitandone alcuni punti cardine tramite totem o altri artefatti magici. All’interno di tale perimetro sono in grado di fare qualsiasi cosa sia in loro potere. Ad esempio  impedire ai nemici di utilizzare incantesimi, rendere immune l’incantatore da attacchi esterni, o in questo caso isolare qualsiasi rumore …”
   “Magatha Grimtotem avrebbe incantato il grosso sasso su cui ci troviamo affinché non venissero in nostro soccorso?” tutto ciò continuava a non avere un senso.
   “Anch’io ne dubito. Ho motivo di credere che nemmeno sappia chi siamo. Temo piuttosto che atterrando in questo punto abbiamo involontariamente varcato i confini del suo nascondiglio e potremmo essere più vicini all’obiettivo più di chiunque altro si trovi su quelle alture in questo momento”
   Kriystal rabbrividì all’idea, ma si guardò intorno e non poté che scuotere le spalle:“Qui io non la vedo”
   “Non qui ovviamente!” la bacchettò Tanith. Nel breve tempo trascorso lontano dal combattimento aveva perso tutto il suo senso dell’umorismo. Kriystal lo capiva perfettamente. Non aveva rimosso cosa ci fosse in ballo:“Forse lassù” la mano dell’elfa si alzò indicando la cima della parete. “ma non possiamo scalare. I rovi sono pieni di spine”
   “I rovi?” Tanith sembrò illuminarsi. Si avvicinò alla fitta barriera di piante intersecate fra loro e prese a studiarle scrupolosamente:“Ah-aaah!”  l’esclamazione vittoriosa del Tauren fece trasalire l’elfa.“forse non avremo bisogno di scalare!” Kriystal si avvicinò desiderosa di venire a conoscenza della scoperta. Tanith le mostrò un’enorme sorriso aspettandosi una reazione simile.
   “Ebbene?” domandò impaziente l’elfa.
   Il Tauren sospirò:“Ricordami di farti assaggiare la nostra favolosa zuppa di carota una volta tornati a Thunderbluff. Fa bene alla vista e all’intelletto!” e ironizzando sulla poca attenzione dell’elfa ai particolari il guerriero infilò la propria ascia attraverso la trama di spine. Non passò altro tempo prima che anche l’aspirante paladina capisse. Il braccio del Tauren era scomparso aldilà del muro di spine, come se aldilà non ci fosse nulla.
   “Non c’è roccia dietro!” esclamò Kriystal.“può trattarsi di una via d’uscita?”
   “è quello che spero, Mae’rhi!” esultò Tanith Cornogrigio, cominciando ad abbattere la cespugliosa barriera a colpi d’ascia. Dopo un alto numero di rami tranciati Kriystal riuscì ad intravvedere ciò che si stagliava oltre. Scavato nella roccia uno stretto sentiero saliva verso quella che l’elfa riconobbe come la luce del sole.
   “Siamo salvi!” gioì.
   “Procediamo con cautela. Non sappiamo cosa troveremo lassù. Potremmo piombare al centro di un imboscata nemica, o addirittura trovarci di fronte la sciamana in persona.”
   Kriystal osservò lo sguardo determinato del guerriero:“L’idea spaventa anche te?”
   “No” Una scintilla nei suoi occhi. “affrontare la responsabile di tutto questo è il mio desiderio più grande”
 



N.D Il19esimo capitolo è già pronto, a breve qui su EFP. See u soon!

 
  
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